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Gli oncologi farebbero la chemio? 80% degli intervistati non la farebbe... ecco perché!

Gli oncologi si farebbero la chemio? Domanda molto importante, perché è giusto sapere cosa farebbero i medici oncologi - quelli che usano ogni giorno i chemioterapici su altre persone - se avessero loro un tumore. Nel marzo del 2005 al Senato australiano è stata presentata una “Inchiesta sui servizi e sulle opzioni di trattamento di persone con cancro”, prodotta dal Cancer Information & Support Society, del St. Leonards di Sydney. Secondo tale inchiesta, alcuni scienziati del McGill Cancer Center di Montreal in Canada, inviarono a 118 medici, esperti di cancro ai polmoni, un questionario per determinare quale grado di fiducia nutrissero nelle terapie da loro applicate, nel caso essi stessi avessero sviluppato la malattia.  Risposero 79 medici e 64 di loro non avrebbero acconsentito a sottoporsi ad un trattamento che contenesse Cisplatino (un chemioterapico molto utilizzato a base di platino). Mentre 58 dei 79 reputavano che tutte le terapie sperimentali in questione fossero inaccettabili a causa dell'inefficacia e dell'elevato grado di tossicità!

Un risultato eclatante: l'81% degli oncologi intervistati, in caso di tumore, non si farebbero somministrare un chemioterapico, mentre il 73% di loro reputano addirittura le “terapie sperimentali inaccettabili per l'elevato grado di tossicità”. Anche se il numero di oncologi intervistati non è molto elevato, ognuno tragga le proprie conclusioni…Considerando i due principali strumenti terapeutici nelle mani degli oncologi (chemio e radio), vediamo il costo di un tumore oggi in Italia. Attualmente sappiamo esserci in Italia 1,7 milioni di ammalati e oltre 270.000 nuovi malati ogni anno (in America ogni anno i nuovi malati di cancro sono 1.372.910. La conclusione, senza entrare troppo nel dettaglio, è la seguente: il tumore in Italia (solamente tra chemio e radio, escludendo quindi chirurgia, costi di degenza, farmaci vari, apparato medico e infermieristico, i soldi fagocitati dalle industrie per la ricerca, ecc.) è indubbiamente una delle patologie più costose, non solo in termini di vite umane, ma soprattutto dal punto di vista economico. In Appendice del libro sono stati appositamente pubblicati, oltre una ventina di “bugiardini” di chemioterapici con i loro effetti collaterali devastanti (foglietti illustrativi), anche i costi ufficiali (dichiarati dalle rispettive case di produzione) dei più diffusi chemioterapici in circolazione, per rendersi conto di quello che è stato appena detto. Un qualsiasi tumore trattato con chemio e radioterapia (ad esclusione della chirurgia i cui costi sono paragonabili a quelli della chemioterapia), costa al Sistema Sanitario Nazionale svariate centinaia di migliaia di euro. 

Una testimonianza esemplare è stata pubblicata dal settimanale “Gente” poco tempo fa. Si tratta della vicenda di Gennaro De Stefano, un uomo normalissimo, che nel suo “Diario di un malato di cancro” ha provato a comporre la “lista della spesa” per la sua malattia. Dopo aver consultato medici e fotocopiato le fustelle dei farmaci, ha messo insieme tutte queste informazioni.  Il suo calvario è iniziato con due interventi chirurgici (biopsia più operazione alla vescica) e una degenza di 22 giorni, per un totale di 30.000 euro. Il primo ciclo di chemio è costato 9.000 euro e 1.500 euro spesi per ogni TAC effettuata (ne ha fatte oltre 20). «Un ciclo completo di cocktail chemioterapici partiva da alcune migliaia di euro per arrivare anche a 50 mila euro al mese per ogni paziente». «Durante la chemioterapia, che, com'è noto, fa abbassare i globuli bianchi e quelli rossi (tralasciando la quantità impressionante di medicinali di sostegno per lo stomaco, l'intestino, la fatica, la nausea, il vomito e via cantando), occorre sottoporsi a cure ormonali che aiutino la crescita dei globuli bianchi. Di solito si fanno tre o quattro iniezioni che costano una 1.500 euro, le altre 150 euro ognuna. Arriva poi l'Epo, l'ormone diventato famoso come doping dei ciclisti, che costa dai 500 ai 1.000 euro a iniezione. Di queste bombe ne avrò fatte, fino a oggi, una quarantina». 

Ha dovuto eseguire la radioterapia (6.000 euro); un nuovo intervento chirurgico per alcune metastasi (9.000 euro); di nuovo radioterapia, ecc. Risultato: la Sanità pubblica ha pagato per il sig. De Gennaro, circa 200.000 euro. Questo che avete appena letto, purtroppo, è l'iter seguito dalla stragrande maggioranza dei malati oncologici.  Moltiplicate questa cifra per il numero dei malati vecchi e nuovi, e capirete dal risultato che forse per qualcuno - e dico forse - non c'è convenienza nel trovare la soluzione definitiva ad una patologia che sviluppa centinaia di miliardi di euro ogni anno in Italia.  Ogni anno la “lobbies del cancro” - solamente con i nuovi ammalati (270.000 persone), e supponendo che tutti entrino nei percorsi terapeutici - movimenta una cifra superiore a 54.000.000.000 di euro. Cinquantaquattro miliardi di euro ogni anno per un trattamento oncologico.  Se a questi ci aggiungiamo tutte le persone ammalate di cancro oggi in Italia (1 milione e 700 mila), che ripetono i trattamenti, che necessitano di trapianto di midollo, che muoiono nonostante, o per colpa delle terapie, ecc., tale cifra, come detto prima, raggiungerà i centinaia di miliardi di euro.  Pensate all'industria della morte, meglio nota come “imprese funebri”. Ogni anno sono 162.000 le persone che muoiono per cancro in Italia (dati Istat).  I costi per un servizio funebre privato (pagato dalle famiglie) vanno da un minimo di 2.155 euro (Roma) a un massimo di 3.575 euro (Milano) [9] a persona. Facendo una media più che ragionevole di 3000 euro…il 'lutto per cancro' (funerale, epigrafi, fiori, trasporto, organizzazione) sottrae alla società 486.000.000 di euro. Tutti gli anni inesorabilmente.  Pensate nel mondo intero… Ecco cosa riporta il “bugiardino” (pubblicato assieme agli altri in appendice) di uno dei più usati chemioterapici: la Doxorubicina della Ebewe Italia Srl

Doxorubicina:

Multinazionale: Ebewe Italia srl
Principio attivo: Doxorubicina
Concentrato per soluzione iniettabile per infusione
Categoria terapeutica: Antracicline
Effetti controindicati:
- Gravi aritmie acute sono state descritte durante o poche ore dopo la somministrazione;
- Una mielosoppressione grave può provocare insorgenza di emorragia e superinfezioni, e costituisce una indicazione alla riduzione o alla sospensione della Doxorubicina;
- Esiste un rischio accertato di sviluppo di cardiomiopatia indotta dalle antracicline e dipendente dalla dose cumulativa;
- Il rischio di insufficienza cardiaca nei pazienti neoplastici trattati con Doxorubicina persiste per tutta la vita;
- Può potenziare la tossicità della radioterapia e di altre terapie anti-neoplastiche;
- Neoplasie benigne e maligne;
- Il verificarsi di una leucemia mieloide acuta secondaria;
- Il danno del tratto gastrointestinale può indurre ad ulcera, emorragia e perforazione;
- La Doxorubicina è altamente irritante e lo stravaso nella sede dell'infusione può provocare dolore locale, irritazione, infiammazione, tromboflebiti, che possono causare un'ulcera grave e necrosi della cute.

Smaltimento:

Il personale che manipola la Doxorubicina deve indossare indumenti protettivi: occhiali, camici, maschere e guanti monouso. Tutti gli articoli usati per la somministrazione e la pulizia, inclusi i guanti, dovranno essere posti in appositi sacchi per rifiuti ad alto rischio, per l'incenerimento ad alte temperature.
Le fuoriuscite o le perdite di soluzione devono essere trattate con ipoclorito di sodio diluito che preferibilmente va lasciato agire per tutta la notte e a cui va fatto seguire un risciacquo con acqua.
Tratto dal libro Cancro SPA: leggere attentamente le avvertenze prima dell'uso”, di Marcello Pamio

Fonte: Scienza e conoscenza