Il microbiota intestinale, cioè i batteri che popolano l’intestino, metabolizzano i carboidrati durante i pasti e causano la proliferazione delle cellule intestinali. Una dieta ricca di carboidrati può aumentare il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto. Negli ultimi anni sono state raccolte molte informazioni sui meccanismi che portano alla formazione di questo tumore: infiammazioni intestinali croniche, una dieta scorretta e più recentemente il microbiota ( quella comunemente nota come “flora intestinale”, cioè i batteri che popolano l’intestino) sono stati individuati come fattori che giocano un ruolo determinante. Ora una ricerca dell’Università di Toronto, condotta su cavie di laboratorio e pubblicata su Cell, ha cercato di fare chiarezza sulle “relazioni pericolose” tra microbiota, infiammazione e alimentazione che possono favorire le mutazioni genetiche che scatenano poi un carcinoma colorettale. Attenti ai carboidrati troppo raffinati I carboidrati rappresentano circa la metà dell’apporto calorico giornaliero nella dieta occidentale: diversi studi avevano già collegato un elevato consumo di carboidrati al cancro del colon-retto. Ad oggi è ormai stato dimostrato scientificamente che un’alimentazione di tipo mediterraneo (ricca di frutta, verdura, cereali integrali, olio d’oliva e pesce) ha un buon effetto protettivo verso questa malattia e il rischio di ammalarsi può diminuire persino del 46 per cento. È anche stato dimostrato che da limitare sulle nostre tavole sono i carboidrati troppo raffinati (per esempio farina “0” o “00”, riso bianco) a favore di quelli integrali e le patate. È poi importante avere familiarità con l’indice glicemico, un numero che indica quanto un cibo alza i livelli di glicemia rispetto a un altro poco dopo aver mangiato: il carico glicemico alto deriva da una dieta con molti cibi che provocano una rapida salita nel tasso di zucchero nel sangue, come appunto quelli ricchi di farina bianca, i carboidrati le patate e i dolci. Sperimentazione e controprova Il tumore del colon retto è anche frequentemente associato con le mutazioni in un gene anti-cancro chiamato Apc nonché del gene Msh2, che svolge un ruolo fondamentale nella riparazione del danno del Dna. I ricercatori ipotizzano che l’interazione dei microbi intestinali con la dieta possa spiegare queste mutazioni, più comuni in questo tipo di tumore che in altri. Gli scienziati hanno utilizzato cavie che avevano le mutazioni dei geni Apc e Mshm, quindi predisposti a sviluppare il cancro del colon-retto. Quando erano trattati con antibiotici o venivano alimentati con una dieta povera di carboidrati la proliferazione delle cellulare “killer”, il numero di tumori nell’intestino tenue e nel colon, subivano una diminuzione. I due trattamenti avevano anche ridotto i livelli di alcuni microbi intestinali che metabolizzano i carboidrati per produrre un acido grasso chiamato butirrico.La controprova del legame tra consumo di carboidrati e aumentano del tumore del colon-retto è avvenuta quando gli scienziati hanno aumentato livelli di acido butirrico nei topi trattati con antibiotici: le proliferazione cellulare e i tumori sono tornati a crescere. La conclusione che ne hanno tratto è dunque che i metaboliti prodotti da microbi dell’intestino durante la trasformazione dei carboidrati aumentato una proliferazione cellulare anomala di cellule e lo sviluppo del tumore nei topi geneticamente predisposti al cancro del colon-retto. «Abbiamo stabilito un collegamento diretto - conclude Alberto Martin, autore della ricerca - tra la genetica e la popolazione microbica intestinale, i nostri risultati suggeriscono quindi che una dieta a basso contenuto di carboidrati potrebbe essere utile per i soggetti che sono geneticamente predisposti al cancro del colon-retto. Fonte: Corriere della Sera