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Ricercatori: "Attenzione alla glicemia, può essere l’anticamera dell’Alzheimer"

Secondo un nuovo studio, l’intolleranza al glucosio (pre-diabete) e il diabete possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. L’importanza di tenere sotto controllo la glicemia, e quindi i livelli di zuccheri nel sangue. L'intolleranza la glucosio e il diabete pare possano far aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Scienziati della Georgetown University di Washington DC (Usa) hanno scoperto che c’è un legame tra il pre-diabete (o intolleranza al glucosio), il diabete e la malattia di Alzheimer – la devastante patologia che intacca il cervello e le capacità cognitive. Secondo il nuovo studio condotto dal neurologo R. Scott Turner e colleghi, si è infatti scoperto che molte delle persone affette dall’Alzheimer presentavano anche pre-diabete e diabete. A motivo di ciò, il prof. Turner ha voluto esaminare il ruolo di un antiossidante come il resveratrolo (il composto presente nell’uva rossa) al fine di regolare i livelli di glucosio nel sangue nei pazienti con lieve e moderata presenza della malattia di Alzheimer.

L’osservazione degli effetti del resveratrolo ha permesso agli scienziati di scoprire che questa sostanza agisce sulle proteine nel cervello allo stesso modo di una dieta a basso contenuto calorico e zuccheri. Come già suggerito da precedenti studi del dottor Turner – che è anche Direttore del Memory Disorders Program del Georgetown University Medical Center – la restrizione calorica nella dieta è in grado di prevenire le malattie dell’invecchiamento tra cui diabete e Alzheimer. Ora, proprio il diabete è uno dei principali sospettati per l’aumento di rischio nello sviluppo dell’Alzheimer, per cui migliorare la tolleranza al glucosio potrebbe essere una strategia preventiva della demenza. Per dunque osservare gli effetti del resveratrolo sul controllo della glicemia, Turner e colleghi hanno reclutato 128 pazienti cui è stato eseguito un test di tolleranza al glucosio a digiuno, al fine di ottenere un livello di base. Dopo di che sono stati di nuovo sottoposti al test due ore dopo aver mangiato. Come si sa, i livelli di glucosio (o zuccheri) nel sangue cambiano durante la digestione. Difatti durante questo processo naturale il livello di zucchero nel sangue aumenta, ma il pancreas produce insulina per abbassarlo. Se dopo due ore questo livello di zucchero resta elevato si deve sospettare un’intolleranza al glucosio (o pre-diabete), o anche diabete vero e proprio se il livello è molto alto. 

I risultati dei test hanno rivelato una situazione inaspettata: erano infatti molti i soggetti con un’intolleranza al glucosio che non sospettavano, per cui non sapevano di essere in una condizione pre-diabetica. Questo, secondo i ricercatori, potrebbe suggerire che in giro vi sono molte persone che non sanno di essere in questa situazione – per cui ci sono molti candidati al diabete e, come suggerito dallo studio, all’Alzheimer. Nello specifico, i dati raccolti mostravano che cinque dei 128 partecipanti (il 4%) avevano la glicemia a digiuno alterata, mentre altri tre partecipanti (il 2%) mostravano risultati coerenti con la presenza di diabete mellito di tipo 2. Dei 125 soggetti in totale che hanno completato il test delle due ore, trentotto (il 30%) hanno dimostrato un’intolleranza al glucosio; sedici soggetti (il 13%) sono invece risultati coerenti con la presenza di diabete. Il risultato finale mostra che la prevalenza di un’alterata tolleranza al glucosio o diabete era di ben il 43%, ossia quasi la metà dei partecipanti allo studio, suggerendo pertanto che sono molte le persone a essere a rischio pre-diabete e diabete e, di conseguenza, a potenziale rischio di malattia di Alzheimer.

Fonte: La Stampa