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Ricerche confermano aumento incidenza dell'Alzheimer con scarsa qualità del sonno

Tra gli adulti anziani residenti in comunità, un riposo notturno di breve durata e di scarsa qualità si associa a una maggiore deposizione di beta amiloide, un segno caratteristico della malattia di Alzheimer (AD). Sono queste, in sintesi, le interessanti conclusioni di uno studio svolto alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e pubblicato su Jama Neurology, «Numerosi studi hanno collegato il sonno disturbato al deterioramento cognitivo che può verificarsi negli anziani, tanto che i malati di AD passano più tempo a letto svegli e hanno un sonno più frammentato rispetto ai coetanei sani» dice Adam Spira ricercatore al Dipartimento di salute mentale della Bloomberg e primo firmatario dell’articolo.

Queste osservazioni sono state confermate anche di recente da uno studio che associa la scarsa qualità del sonno a una minore performance cognitiva negli anziani residenti in comunità. «Tuttavia, rimane ancora da chiarire se la scarsità del riposo notturno possa contribuire ai cambiamenti neuropatologici sottostanti al declino cognitivo che si osserva, per esempio, nell’AD» continua Spira, ricordando che le placche di beta amiloide sono uno dei tratti distintivi dell’Alzheimer, e che le sue fluttuazioni nei livelli cerebrospinali aumentano con la veglia e calano con il riposo. «Ciò detto, la nostra ipotesi era che il sonno frammentato, di breve durata e di scarsa qualità potesse legarsi a una maggiore deposizione cerebrale di beta amiloide» sottolinea il ricercatore, che assieme ai colleghi ha usato i dati dei residenti in comunità partecipanti al Baltimora Longitudinal Study of Aging (Blsa), confrontando le caratteristiche del loro riposo con i depositi di ?ß misurati con la tomografia cerebrale a emissione di positroni (Pet). E i risultati gli danno ragione: un sonno breve e disturbato si lega in modo significativo a un maggiore accumulo di ?ß. «Alla luce di questi risultati servono ulteriori studi per capire se l'ottimizzazione del sonno può prevenire o rallentare la progressione dell’AD» conclude Spira

FONTE: http://www.alzalt.it/news/page/sonno-e-alzheimer