Scienziati hanno scoperto quali sono i meccanismi molecolari che stanno dietro ai benefici per la salute del resveratrolo, il noto antiossidante contenuto nell’uva rossa Ricercatori hanno scoperto il ruolo molecolare dell'antiossidante resveratrolo, contenuto in particolare nella buccia dell'uva rossa, ma non solo. Ritenuto uno degli antiossidanti per eccellenza, il resveratrolo è una sostanza contenuta in particolare nella buccia degli acini d’uva. Per questo motivo sono in molti a suggerire che bere vino rosso faccia bene alla salute, dimenticando tuttavia di ricordare che questa bevanda – per quanto naturale – contiene alcol (o etanolo) che, invece, non fa bene. La soluzione ottimale diviene pertanto quella di mangiare l’uva tal quale o in forma di succo. Non dimentichiamo però che il resveratrolo lo troviamo anche in altri alimenti come i frutti di bosco (mirtilli, more eccetera), frutta secca come arachidi, pistacchi e così via. Questo antiossidante, ritenuto una vera e propria fonte di giovinezza, in verità è stato trovato essere attivo nel ridurre il colesterolo LDL, o cattivo, prevenire le malattie cardiache e cardiovascolari, e anche il cancro. Altri benefici, oltre all’effetto antinvecchiamento sarebbero un’azione benefica contro l’infiammazione organica e nel controllo del metabolismo. Ma come fa il resveratrolo a essere così benefico, come una sorta di tuttofare? A dare finalmente una risposta sarebbero stati i ricercatori dell’Università della Florida – The Scripps Research Institute (TSRI), che hanno identificato una delle vie molecolari che il resveratrolo utilizza per produrre la sua azione benefica. Il dott. Kendall Nettles e colleghi hanno scoperto che il resveratrolo controlla la risposta infiammatoria del corpo creando un legame con il recettore degli estrogeni, senza stimolare la proliferazione cellulare estrogenica. Questa caratteristica ne fa un buon candidato per il suo possibile uso come modello per la progettazione di nuovi farmaci. Lo studio, i cui risultati saranno presto pubblicati sulla rivista eLife, una pubblicazione sostenuta dall’Howard Hughes Medical Institute, la Max Planck Society e il Wellcome Trust, mostra che sfruttando questo meccanismo molecolare è possibile intervenire in modo più efficiente nel controllo dei fattori di rischio per l’invecchiamento precoce, l’ossidazione del corpo e l’infiammazione, nonché tutte le malattie correlate. «Gli estrogeni – sottolinea il prof. Nettles – hanno effetti benefici su condizioni come il diabete e l’obesità, ma possono aumentare il rischio di cancro. Quello che non è stato ben capito fino a ora è che si possono ottenere gli stessi effetti benefici con qualcosa di simile al resveratrolo». Uno dei problemi da superare, spiegano i ricercatori, è proprio che il resveratrolo non funziona in modo particolarmente efficiente nell’organismo, una volta che sia stato assunto. «Ora che abbiamo capito che possiamo fare questo attraverso il recettore degli estrogeni, ci sono diversi composti al di là del resveratrolo che possono fare la stessa cosa, anche meglio», prosegue Nettles. «I nostri risultati – aggiunge Jerome C. Nwachukwu, coautore dello studio – dovrebbero portare gli scienziati a riconsiderare il recettore degli estrogeni come obiettivo principale del resveratrolo e di eventuali analoghi». In questo studio, Nettles, Nwachukwu e colleghi hanno scoperto che il resveratrolo è un efficace inibitore della proteina pro-infiammatoria interleuchina 6 (IL-6). Questa proteina fa parte del sistema immunitario e alti livelli nell’organismo sono stati, per esempio, collegati a più bassi tassi di sopravvivenza nelle pazienti con cancro al seno. Nello specifico, i ricercatori hanno trovato che il resveratrolo è in grado di regolare IL-6, senza tuttavia stimolare la proliferazione cellulare, agendo in modo da alterare un certo numero di co-regolatori del recettore degli estrogeni. Tutte queste osservazioni potranno essere di grande aiuto nella compressione di come può lavorare e agire un antiossidante, e sviluppare rimedi capaci di interagire al meglio con l’organismo in modo tale da sfruttare al massimo le proprietà benefiche per la salute: sia nella prevenzione che nella cura delle malattie. Fonte: La Stampa