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Corretta alimentazione? Attenzione ai grassi vegetali, gli omega 6 fanno morire prima

Pensare di sostituire i grassi animali con quelli vegetali perché ritenuti più sani potrebbe essere un errore. Coloro che infatti assumono acidi grassi polinsaturi omega-6 contenuti in prodotti come la margarina hanno tassi di mortalità più elevati. Lo studio che mette in dubbio le proprietà cardioprotettive dell’acido linoleico e consimili Sostituire il burro con la margarina potrebbe non essere una buona idea, suggerisce un nuovo studio Quanti, pensando di fare cosa buona, si sono rivolti a certi tipi di grassi vegetali in sostituzione di quelli animali, perché convinti che i primi facciano più bene dei secondi? Potrebbe essere un errore, suggerisce un nuovo studio pubblicato sul British Medical Journal. Chi infatti è solito assumere acidi grassi polinsaturi omega 6, contenuti per esempio nella margarina, è a più alto rischio di morte, rispetto a chi assume altri tipi di acidi grassi.

Stare dunque il più lontano possibile dai grassi omega 6? Niente allarmismi, sottolinea il team di ricercatori statunitensi e australiani che ha condotto lo studio. Gli esperti ricordano infatti che questa ricerca «non modifica la nostra comprensione della possibile relazione tra dieta e rischio cardiovascolare». Quanto emerso dai risultati dello studio, poi, non è nuovo o in contrasto con le prove esistenti. Lo studio è stato finanziato dal Life Insurance Medical Research Fund of Australia e New Zealand, e dal Intramural Program of the National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism, US National Institutes of Health. E’ stato condotto coinvolgendo 458 uomini di età compresa tra i 30 ei 59 anni, che avevano subìto un attacco di cuore o erano stati oggetto di un episodio di insufficienza coronarica o angina dopo il ricovero in ospedale. I partecipanti sono poi stati suddivisi a caso in due gruppi atti a ricevere, rispettivamente, un intervento dietetico o nessuna istruzione specifica sulla dieta, oltre alla terapia medica standard.

L’intervento dietetico prevedeva di aumentare l’assunzione di acidi grassi polinsaturi a circa il 15% dell’apporto energetico totale; ridurre l’assunzione di acidi grassi saturi a meno del 10% dell’apporto energetico; ridurre il colesterolo a meno di 300 mg al giorno. Per ottenere quanto prefissato, ai soggetti interessati dalla dieta particolare è stato dato dell’olio liquido di cartamo e l’olio di cartamo polinsaturo in forma di margarina, che avrebbero sostituito i grassi di origine animale come, per esempio, il burro. L’olio di cartamo contiene 74, 6 g per 100 g di un tipo di grassi polinsaturi omega-6 chiamato acido linoleico, e non altri acidi grassi polinsaturi. Lo studio è durato poco più di 50 mesi, durante i quali i volontari sono stati invitati a redigere un diario riportante la dieta seguita, e sono stati oggetto di visita e valutazione clinica ogni 3 mesi durante il primo anno, e poi ogni 6 mesi per altri 39 mesi circa. Durante le visite, ai partecipanti sono stati prelevati campioni di sangue per misurare i livelli di colesterolo e trigliceridi (grassi).

I risultati dello studio hanno mostrato che tra i soggetti che seguivano la dieta particolare, ricca di acidi grassi polinsaturi omega 6, vi era un maggiore tasso di morte – anche se il livello di colesterolo nel sangue era diminuito significativamente, rispetto al gruppo di controllo. Le variazioni del livello di trigliceridi nel sangue, l’indice di massa corporea (BMI) e la pressione arteriosa non hanno mostrato significative differenze tra i due gruppi. Nonostante ciò, l’incidenza di morte per qualsiasi causa era del 17,6% nel gruppo a intervento dietetico, rispetto all’11,8% del gruppo di controllo, che ha continuato a seguire la propria dieta di sempre. Anche rispetto alle cause di morte per malattia coronarica, il gruppo d’intervento dietetico registrava un 16,3%, rispetto a un 10,1% del gruppo di controllo.

I ricercatori, ritengono non vi sia una chiara evidenza clinica che gli acidi grassi polinsaturi, come l’acido linoleico, siano in grado di ridurre il rischio di malattie cardiache – come sostenuto da molti dietisti. Per cui, lo studio suggerisce che contrariamente a quanto ritenuto, non tutti gli acidi grassi polinsaturi sono buoni per il cuore e hanno un effetto cardioprotettivo. Visti i contrastanti risultati, i ricercatori sentono la necessità di ulteriori e approfonditi studi che facciano luce sull’utilità o meno – o anche possibile dannosità – degli acidi grassi polinsaturi omega 6 nella dieta.

Fonte: La Stampa