Rinchiuse e stressate. Mantenere i “nervi saldi” sembra ormai un lontano ricordo. Un anno difficile per gli italiani, il lockdown e la pandemia hanno messo a dura prova il nostro sistema nervoso. Per non parlare poi di tutte le attività connesse alla vita sociale che siamo costretti a svolgere tra le mura domestiche. Scuola, lavoro e attività sportiva. Tutto rigorosamente “fatto in casa”. Un sondaggio dell'EURODAP (Associazione Europea per il Disturbo da Attacchi di Panico) ha evidenziato che a incidere sullo stress è stato anche lo smart working e la didattica a distanza dei figli. Le prime vittime di questo stress da pandemia sono proprio le donne che hanno registrato un incremento dell’ansia di ben il 73%. Un dato notevole che, tra smart working e DAD (didattica a distanza), ha stravolto gli equilibri familiari, infliggendo un duro colpo soprattutto alle donne. Una percentuale importante della popolazione femminile quella che emerge da un sondaggio promosso dall’EURODAP a cui hanno risposto 532 donne. Insomma, intere giornate trascorse al chiuso tra impegni e stress ci hanno trasformato in vere e proprie “casalinghe disperate” alle prese con una moltitudine di faccende da sbrigare. I figli, il lavoro, lo studio, gli esami e la casa. Senza contare poi la mancata interazione con i colleghi. «La pandemia ha creato inevitabilmente squilibri, disagi e pressioni che hanno modificato il nostro modo di vivere e, in questo scenario, il ruolo che si è trovata a rivestire la donna non è da sottovalutare», spiega Eleonora Iacobelli, psicoterapeuta e presidente EURODAP.
La necessità di gestire le nuove dinamiche relazionali e familiari che si sono presentate, dal lavoro alla cura dei figli e della casa, ha portato le donne - prosegue - ad accumulare stati di stress e ansia e ad adattarsi a una nuova quotidianità, dove mitigare sentimenti come tristezza, depressione e paura rischia di passare pericolosamente in secondo piano. Inoltre, lo smart working e, in alcuni casi, la perdita del lavoro hanno contribuito ad aumentare il tempo che le donne passano in casa. Se già in passato gestire tutti i differenti aspetti della vita costituiva una delle problematiche principali della donna, ora è diventato ancor più complicato.
Salute a rischio con STRESS e CORTISOLO, come influisce lo stile di vita
Un circolo vizioso che ci lascia alla mercè del virus. Difatti, poiché lo stress abbassa le nostre difese immunitarie, oltre a renderci particolarmente irritabili e ansiosi ci espone maggiormente al rischio di contagio. Ora, più che mai, è importante non abbassare la guardia e tenere alla larga stress e brutti pensieri cercando, perlomeno, di non peggiorare la situazione. Lo stress, legato a una situazione temporanea, contingente, facilita la produzione di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress. Tra le soluzioni tra adottare nell’immediato sicuramente quelle accomunate dallo stesso fine, ovvero abbassare i livelli di cortisolo e aumentare la capacità immunitaria del nostro organismo. Tra i primi alleati in questo impegno quotidiano sicuramente l’alimentazione, una dieta sana ed equilibrata è fondamentale per immagazzinare tutti i nutrienti necessari a rafforzare le nostre difese. Prezioso un apporto di vitamina C e D oltre a sali minerali. Poi, a fare la differenza sono anche il corretto riposo e la qualità della vita. Ecco perché diventa importante agire anche sullo stile di vita. Quindi, tra le azioni positive per il nostro benessere: mantenere uno stile di vita sano, svolgere regolarmente attività fisica e dormire bene! Un valido aiuto arriva poi anche dall'assunzione di integratori alimentari che influenzano la produzione di cortisolo.
Lo stress (dall’inglese “sforzo o spinta”) è un termine mutuato dalla fisica. A partire dalle ricerche del medico austriaco Hans Selye nel 1936 si inizia a fare riferimento allo stress in quanto sindrome prodotta da diversi agenti nocivi per l'organismo, fino a identificare questa condizione come uno stato di tensione in grado di manifestarsi con “trasformazioni morfologiche tangibili in vari organi, particolarmente nelle ghiandole endocrine che stanno sotto il controllo dell'ipofisi anteriore”. In base a recenti statistiche è possibile osservare un aumento dei disturbi legati a stress e ansia, con un’impennata nell’ultimo anno a seguito della pandemia e le previsioni per il futuro sembrano tutt’altro che incoraggianti. «È un ormone prodotto dalle due ghiandole surrenali che, come dice il nome, si trovano alle estremità dei due reni», spiega a Gazzetta Active il dottor Carmine Gazzaruso, endocrinologo e diabetologo, responsabile delle Unità Operative di Diabetologia, Endocrinologia, Malattie Metaboliche e Vascolari, nonché del Pronto Soccorso dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia) e responsabile dell’Unità di crisi Covid dell’Istituto. Viene definito un ormone perché: «La funzione principale di questo ormone - prosegue il diabetologo - è proprio quella di rispondere alle situazioni di stress, intendendo con questo termine qualsiasi situazione che l’organismo non riconosce come normale, fisiologica, ma di pericolo, sia esso fisico o psichico». Altro fattore importante è la sua capacità dello stress di abbassare le nostre difese immunitarie. «Infatti il cortisolo, tra le sue molte funzioni, riduce anche l’immunità, come si può osservare con il cortisone, che è la formulazione farmaceutica del cortisolo, ed è un antinfiammatorio e immunosoppressore».
Le reazioni di stress: le tre fasi della Sindrome Generale di Adattamento
Tra le altre funzioni del cortisolo oltre ad indebolire il sistema immunitario:
Modifica tutte le funzioni dell’organismo. Di fronte ad una situazione di pericolo l’organismo si prepara a combattere o a scappare. Questo può avvenire di fronte ad una situazione di pericolo acuto, come una infezione o un trauma, o davanti ad una situazione di pericolo cronico, come uno stress prolungato nel tempo. In tutte queste situazioni il cortisolo agisce sul cuore, aumentando la pressione e la frequenza cardiaca, agisce sul sistema respiratorio, stimolando la funzione respiratoria, aumenta la funzione metabolica, e quindi i livelli di glicemia nel sangue, dal momento che ha bisogno di energia immediata in quel momento. In altre parole, di fronte ad uno stress il cortisolo fa aumentare tutte quelle funzioni che servono per scappare o difendersi, mentre fa diminuire tutte le funzioni che in quel momento non servono. Così, per esempio, il sistema digestivo rallenta e il sistema immunitario si abbassa, perché in quel momento le forze vanno dislocate altrove. Il sonno viene inibito, perché in quel momento è importante essere svegli, e così aumenta il livello di attenzione. Anche la funzione riproduttiva ha delle ripercussioni, perché in una situazione di pericolo non serve fare figli. Il cortisolo fa tutto questo.
Lo STRESS e i tanti rischi per la nostra salute
Senza dimenticare poi che elevati livelli di cortisolo potrebbero aumentare il rischio di una serie di patologie come ipertensione, diabete e altre malattie metaboliche. «Sì, si va incontro alla sindrome metabolica, quindi al rischio di obesità, diabete, ipertensione e patologie cardiovascolari». Ma cos’è l’ipercortisolismo noto anche come sindrome di Cushing? Una prerogativa solo delle persone obese o in sovrappeso? Sono una aumentata produzione di ACTH (per una iperplasia o un adenoma dell’ipofisi o per la produzione da parte di un tumore) che stimola il surrene a produrre cortisolo, oppure la presenza a livello del surrene di una iperplasia o di un adenoma che produce cortisolo in maniera autonoma. Inoltre, nelle condizioni di obesità l’asse ipofisi-surrene che regola il sistema ACTH-cortisolo è più attivo, per cui nei soggetto obesi, sebbene in forma più sfumata, si possono avere alcuni disturbi da ipercortisolismo. Insieme all'obesità, la presenza di una vita stressante e problemi di ipertensione, soprattutto se insorta in giovane età, sono elementi che devono far pensare a un rischio di ipercortisolismo.
No, l’obesità in sé probabilmente non crea ipercortisolismo, ovvero cortisolo in valori superiori alla norma. Ad incidere sono prima di tutto la predisposizione genetica e lo stress. Anche i magri possono avere livelli elevati di cortisolo. In uno studio condotto su persone obese si è osservate che avevano livelli minori di cortisolo coloro che facevano yoga, senza aver perso peso, rispetto a coloro che si sottoponevano a chirurgia bariatrica, e quindi perdevano peso. La componente nervosa, legata al cervello è fondamentale. Sicuramente l’ordine di produrre cortisolo parte dal cervello, per l’esattezza da due aree cerebrali presenti nella zona dell’ipotalamo. C’è un asse nervoso-endocrino ma soprattutto un asse puramente nervoso nella produzione del cortisolo. E purtroppo una volta che il cervello si abitua a stimolare la produzione di cortisolo in eccesso è difficile bloccare questo processo. Per questo motivo è fondamentale iniziale a fare una vita sana da giovani, con attività fisica, dieta equilibrata e sonno a sufficienza. Ma soprattutto a tenere a bada lo stress.
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Per approfondimenti:
Gazzetta Active "Cortisolo, cos’è e come agisce l’ormone dello stress legato (anche) all’obesità"
Agi "Le donne vittime dello stress da pandemia: per il 73% aumenta l'ansia"
Donna Moderna "Cortisolo: cos’è e come abbassarlo"
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Dall’aumento degli ormoni dello stress al risveglio delle cellule tumorali “dormienti”. Questi i risultati su Science Translational Medicine. L’équipe di ricercatori dell’Università della Pennsylvania (Usa), guidato dall’italiana Michela Perego, hanno individuato, nei topi, un meccanismo biologico legato allo stress e all’infiammazione che può portare alla riattivazione delle cellule “dormienti” del cancro, favorendo di conseguenza le recidive. Gli studiosi sono partiti da uno dei grandi quesiti ad oggi ancora insoluti della ricerca sul cancro, ovvero la ricomparsa dei tumori. «Oggi sappiamo che il tumore può tornare perché alcune cellule si diffondono e rimangono quiescenti - spiega Perego - ma poco si sa su come, quando e perché si risveglino, e tornino a crescere». La domanda, quindi, è: cosa causa la loro riattivazione? Gli scienziati hanno condotto dei test in vitro e studiato alcuni topi con cellule dormienti di tumore del polmone, sottoposti a situazioni di stress. Hanno osservato che gli ormoni prodotti in risposta allo stress, come il cortisolo e la noradrenalina, agiscono su un particolare tipo di globuli bianchi, chiamati neutrofili, inducendoli a rilasciare delle proteine, S100 A8/A9. A loro volta queste proteine, negli animali studiati, hanno portato le cellule tumorali dormienti a riattivarsi e a diffondersi.
Per avere un’ulteriore conferma, i ricercatori hanno ripetuto l’esperimento somministrando a un gruppo di topi un beta-bloccante in grado di inibire gli effetti degli ormoni dello stress sui neutrofili, impedendo così la produzione delle proteine S100 A8/A9. Risultato: gli animali trattati con il farmaco hanno avuto un tasso di sopravvivenza migliore degli altri. Così hanno analizzato campioni di sangue di un piccolo gruppo di 80 pazienti (26 uomini e 54 donne tra 50 e 84 anni) con un tumore del polmone in fase iniziale (stadio I o II), in cura presso il New York University Medical Center. I campioni erano stati prelevati a tre mesi dall’intervento chirurgico, per evitare gli effetti diretti dello stress associato all'operazione e alla riabilitazione. Ebbene, i pazienti con livelli più alti delle proteine S100 A8/A9 hanno avuto maggiore probabilità di ammalarsi nuovamente nei 33 mesi successivi. «Pensiamo, però, che monitorare i livelli degli ormoni dello stress possa essere molto importante», sottolinea l’esperta. Le proteine individuate potrebbero quindi essere utilizzate come biomarcatori. Anche altre indagini hanno suggerito che i beta-bloccanti potrebbero aumentare la sopravvivenza di pazienti con tumore del polmone e ridurre il rischio di recidiva in pazienti con tumore al seno.
Insomma, una notizia positiva nella lotta al cancro. Anche gli scienziati del Cold Spring Harbor Laboratory avevano capito in che modo i tumori 'addormentati', ovvero in remissione, possono risvegliarsi. Una scoperta quella descritta su Science, progettata proprio per prevenire recidive e metastasi del cancro. Anche dopo il successo delle terapie anti-cancro, le cellule tumorali dormienti, che in precedenza si erano staccate dal tumore originale, possono ancora essere presenti nell'organismo. Quindi, se risvegliate, queste cellule possono proliferare e crescere, provocando tumori metastatici. Il team di scienziati, guidato da Mikala Egeblad, che studia le metastasi ai polmoni, ha identificato i segnali che accompagnano l'infiammazione in grado di risvegliare le cellule tumorali dormienti.
Come abbiamo visto le cause di insorgenza di un tumore possono essere legate a fattori ambientali e genetici. Quello che è certo è che molti dei fattori che compongono il nostro sangue ed il nostro organismo, possono essere modificati dal cibo e dal nostro stile di vita, dunque è ragionevole pensare che possiamo intervenire attivamente in prima persona per ridurre il rischio di ammalarci. Alcuni dei fattori interni che possono danneggiare il DNA e creare cellule tumorali, sono sicuramente i radicali liberi. Questi ultimi sono molecole molto nocive, prodotte normalmente dalle reazioni che avvengono nell’organismo umano: possono essere considerate come veri e propri rifiuti in grado di danneggiare le nostre cellule. Ciò si verifica perché i radicali liberi, essendo molto reattivi e instabili, nel tentativo di ritrovare il loro equilibrio, aggrediscono (ossidano) altre molecole presenti nel nostro organismo dando origine a sua volta a nuove molecole instabili, innescando così una reazione a catena che porta a danneggiare le strutture cellulari e ad accelerare l’invecchiamento. Se i radicali liberi non vengono prontamente neutralizzati possono creare o aggravare molti processi patologici, come quelli relativi all’apparato circolatorio, alle malattie degenerative (come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer) e persino quelli relativi all’insorgenza di alcuni tumori. L’azione dei radicali liberi si si verifica normalmente ogni giorno nel corpo umano, ma possono essere prodotti anche da agenti esterni come stress, inquinamento, fumo, raggi ultravioletti, etc… si legge in un articolo pubblicato su Fondazione Cesare Serono.
Le reazioni di stress: le tre fasi della Sindrome Generale d'Adattamento
Inoltre, il ruolo dello stress ossidativo (attribuito all’azione dei radicali liberi), e quindi, non solo nell’invecchiamento in sé, ma anche come fattore scatenante e corresponsabile di altre patologie. Tra i radicali liberi, i più pericolosi sono quelli chiamati ROS, o “specie reattive dell’ossigeno”, che si formano nell’organismo e che, se non vengono adeguatamente contrastati, scatenano reazioni che possono dare origine a danni cellulari, compromettere l’efficacia del sistema immunitario e perfino arrivare a ledere il DNA, accelerando l’invecchiamento dell’organismo e aumentando il rischio sia di una maggiore sensibilità alle malattie infettive, che sono ancora più pericolose in età avanzata perché predispongono a maggiori complicanze in caso di contagio, come ha dimostrato la pandemia di Covid-19, sia di sviluppare patologie gravi come tumori e malattie neurodegenerative, legate a loro volta al processo di invecchiamento. Sebbene l’elisir di lunga vita, inteso come "pozione" dell’immortalità, sia ancora un miraggio, grazie alle scoperte degli ultimi decenni, la scienza punta sempre più a contrastare gli effetti dell’invecchiamento soprattutto limitando l’azione dei ROS, non solo per combattere i segni che il tempo imprime sui volti di uomini e donne, come le rughe, ma anche per consentire di arrivare in salute a quella che in Giappone (primo Paese al mondo per longevità della popolazione) viene definita “seconda giovinezza” e che parte dal sessantesimo compleanno. Difatti, tra i segreti della lunga vita degli orientali, un ruolo di primo piano viene svolto senza dubbi dall’alimentazione grazie al consumo quotidiano di cibi fermentati: la ricerca medica ha infatti scoperto che il processo di fermentazione di alcuni alimenti ne modifica la composizione, aumentando il contenuto vitaminico e modificando il profilo enzimatico, con la formazione di molecole che nell’alimento fresco non si riscontrano. Queste molecole possono essere sfruttate come potenti antiossidanti per contrastare l’azione dei radicali liberi e perfino, in alcuni casi, per “riparare” i danni provocati dallo stress ossidativo.
La Repubblica "Cellule tumorali “dormienti”, uno studio indaga il ruolo dello stress"
Science Traslational Medicine "Reactivation of dormant tumor cells by modified lipids derived from stress-activated neutrophils"
Adnkronos "Tumori, ecco come il cancro 'addormentato' si risveglia"
SkyTg24 "Cortisolo, cos'è l'ormone dello stress e come abbassarlo"
Fondazione Cesare Serono "I radicali liberi"
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Pericolo, paura, incertezza e sconforto. Tra i principali segnali latenti dell’ansia. Dall’isolamento degli ultimi mesi al rischio di contagio. Sono questi i fattori che hanno peggiorato la condizione psicologica di molte persone. La conferma arriva da uno studio dell’Istituto Mario Negri che ha esaminato alcuni pazienti per indagare sulla relazione causa-effetto nell’aumento di questo disturbo. Complice lo scoppio della pandemia e le relative conseguenze che hanno portato a un incremento di questo disagio. Per sommi capi, l’ansia può essere definita come una sensazione di tensione psichica legata all’aspettativa della paura di un evento considerato pericoloso o investito di significati particolari. Inoltre, l’ansia rappresenta anche un sintomo largamente diffuso in molte situazioni di disagio, è anche uno stato psicologico che si sperimenta in condizioni normali e confina con quelle emozioni che fanno parte della nostra vita quotidiana. Ansia e depressione sono deleterie per il nostro benessere psicofisico poiché influenzano negativamente l’energia mentale di ogni individuo oltre alla salute del corpo stesso. A complicare un quadro già critico anche le tante faccende da sbrigare e le mille cose da pianificare nei giorni che precedono la partenza per le vacanze estive.
A soffermarsi con grande attenzione sul disagio sperimentato dagli italiani durante la quarantena è stato un sondaggio ideato dal dipartimento di salute pubblica dell’Istituto Mario Negri. Il team di ricerca guidato dal professor Marco Bonati condotto una ricerca lanciando, nel mese di aprile 2020 un questionario online composto da 48 domande. In questo modo sono state raccolte informazioni e dati demografici, sui sintomi fisici nei 14 giorni precedenti la compilazione del questionario. Al sondaggio hanno partecipato 35011 adulti e sono state raccolte 20518 risposte complete. I dati raccolti hanno evidenziato un aumento delle problematiche psicologiche e hanno permesso di delineare un quadro molto preciso delle persone che più di altre hanno sviluppato disturbi psicologici, ovvero donne, le persone con un basso livello di istruzione, segnate da problemi di salute, disoccupati, relegati in abitazioni con meno di 2 camere, con contatti con pazienti infetti da Sars- Cov-2 e che non erano uscite di casa nelle due settimane precedenti la somministrazione del questionario.
«I dati a disposizione evidenziano come l’ansia sia una problematica soprattutto femminile: il rapporto uomini/donne è infatti 1/3. Nel corso della vita si stima che circa l’11% delle persone adulte soffra di un disturbo d’ansia; tale disturbo compare indipendentemente dall’età anagrafica. La situazione italiana, in ogni caso è apparentemente migliore se confrontata con la maggioranza delle altre nazioni europee» spiega in un’intervista a La Stampa, Maurizio Bonati capo del Dipartimento di Salute pubblica del Mario Negri. Tuttavia, non tutti reagiscono allo stesso modo ai fattori circostanti. La prima differenza è quella di genere, tra uomo e donna. «Le donne – continua Bonati - reagiscono in modo diverso a condizioni di stress psicologico che possono indurre disturbi d’ansia, ma la maggiore prevalenza nel sesso femminile riconosce anche meccanismi biologici su base ormonale e neurochimica. Gli uomini e le donne, in ogni caso attivano azioni, comportamenti e risposte diverse a comuni situazioni di disagio». Inoltre, l’esperto evidenzia un quadro tutt’altro che incoraggiante: «E’ aumentato, in particolare negli uomini raddoppiando il numero di ansiosi». Ma oltre all'ansia c'è di più. Partendo dalla definizione universalmente riconosciuta, per stress si intende una reazione che si manifesta quando una persona percepisce uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute e le risorse a disposizione. Si tratta, precisamente, di una sindrome generale di adattamento (SGA) atta a ristabilire un nuovo equilibrio interno (omeostasi) in seguito a fattori di stress (stressors).
Le alterazioni dell'equilibrio interno possono avvenire a livello endocrino, umorale, organico, biologico. Il termine stress viene introdotto per la prima volta in biologia da Walter Cannon nel 1935; la sindrome viene definita in questo modo da Hans Selye nel 1936. Sugli eventi cosiddetti 'stressori' apre una parentesi anche Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni - Le verità che nessuno vuole raccontarti: «Sicuramente poche, ma siamo bombardati da eventi stressori che attivano, pur non volendo, il medesimo meccanismo. Se infatti nel passato, l’ambiente circostante attivava la nostra reazione definita “combatti o scappa” una volta al giorno, oggi esistono centinaia di stimoli quotidiani che attivano tale meccanismo, facendoci vivere una vita stressata e sempre sul chi va là». O ancora peggio, il disagio mentale dovuto alla percezione di essere impotente verso i problemi, mantenendo un costante umore negativo che coinvolge i pensieri, i comportamenti e, di conseguenza, il benessere fisico, meglio nota come depressione. Ed è soprattutto in situazioni come queste, in cui siamo alle prese con fattori di stress 'straordinari' oltre a quelli ordinari, che dobbiamo migliorare l'efficienza dell'organismo, contro gli effetti dannosi dello stress. E il modo migliore rinforzare il nostro corpo è seguire uno stile di vita equilibrato, una sana alimentazione e una corretta integrazione.
Come riconoscere l’ansia dai sintomi manifestati? «I sintomi – si legge nell’intervista su La Stampa - che possono far pensare a un disturbo d’ansia sono vari: senso di vuoto mentale e di pericolo, pensare a ricordi o formulare pensieri negativi frequentemente, avere la sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui. Ricercare spiegazioni, rassicurazioni, vie di fuga o evitare condizioni di insicurezza, disagio o paura. L’ansia, spesso, produce anche sintomi fisici quali tremore, sudorazione, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea». I disturbi legati all’ansia possono prendere anche altre forme come ad esempio, le fobie e il disturbo da stress. Inoltre, sono frequentemente accompagnati da depressione. Un altro disturbo d’ansia si potrebbe presentare con preoccupazione costante, persistente e pervasiva di eventi negativi, accompagnata da irrequietezza, difficoltà di concentrazione, irritabilità e insonnia. Questi fastidi incidono poi negativamente sui rapporti sociali e compromettono qualsiasi attività. Anche l’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap) ha condotto un’indagine su oltre 700 soggetti tra i 19 e i 60 anni, per indagare la frequenza nelle persone dei sintomi tipici dell’ansia e del panico. Dai risultati è emerso che il 79% di coloro che hanno risposto al sondaggio ha avuto, durante l’ultimo mese, manifestazioni fisiche frequenti e intense di ansia; il 73% si percepisce come una persona molto apprensiva, che si preoccupa facilmente di piccole cose o situazioni; il 68% dichiara di avere non poco disagio a stare lontano da casa o da luoghi familiari, mentre il 91% trova molto spesso difficoltà nel rilassarsi.
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Città Nuova "Ma che ansia!"
Il Giorno "Effetto Coronavirus: Aumentati i pazienti con disturbi del sonno"
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Dormire bene ai tempi del Covid: post lockdown, + 71% con disturbi del sonno
Lo stress ai tempi del Coronavirus. Al via le regole anti-panico proposte dalla Società Italiana di Psichiatria (Sip) per far fronte all'emergenza Covid-19. Quindi, non solo un'emergenza sanitaria. Oltre a prevenire il rischio del contagio, ci troviamo anche a fare i conti con la paura del virus e, di conseguenza anche con episodi di ansia e stress che scandiscono il tempo delle nostre giornate e la fanno da padrone impedendoci di gestire la situazione al meglio e soprattutto, senza stravolgere le nostre abitudini quotiane. Infatti, è fondamentale mantenere la calma ed evitare di prendere iniziative in situazioni di panico. Partendo dalla definizione universalmente riconosciuta, per stress si intende una reazione che si manifesta quando una persona percepisce uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute e le risorse a disposizione. Si tratta, precisamente, di una sindrome generale di adattamento (SGA) atta a ristabilire un nuovo equilibrio interno (omeostasi) in seguito a fattori di stress (stressors).
Partendo dal postulato dell'impossibilità di eliminare completamente la paura dalla nostra vista, «e in questo caso è amplificata dalla diffusione velocissima di notizie parziali, quando non addirittura false, che può causare un crollo di fiducia nei rapporti tra le persone e nelle Istituzioni» spiega Enrico Zanalda, presidente della Sip. Cnclude poi Zanalda, nell'intervista all'ANSA: «Il virus sta avendo un impatto violento sulla vita quotidiana, modificando le nostre vite e provocando l'annullamento o la posticipazione di centinaia di migliaia di eventi minori, ma importanti nella vita delle persone, dai compleanni ai battesimi». «Le notizie contraddittorie che circolano online e sui social, unite alle necessarie misure assunte, creano un mix ansiogeno che ha modificato la percezione di salute e benessere individuale e rischia di generare anche ipocondria e ansia da untori» aggiunge Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Sip e ordinario di psichiatria all'Università di Chieti-Pescara.
«Non stravolgere le abitudini quotidiane». Così, per arginarla, la Società Italiana di Psichiatria, lancia un appello e mette a punto le 7 regole anti-panico. E poichè l'informazione, quando corretta, aiuta a contenere la paura, proprio per gestire l'epidemia di insicurezza che si diffonde rapidamente tra la popolazione, la Sip propone un elenco di suggerimenti per controllare al meglio stress e ansia: 1) Attenersi alle comunicazioni ufficiali delle autorità; 2) riconoscere che le cose "spaventose" non sono necessariamente le più rischiose; 3) mantenere la calma, non stravolgere le proprie abitudini ed evitare di prendere decisioni se si è in un momento di panico; 4) affidarsi solo alle testate giornalistiche autorevoli; 5) non fare tesoro di ciò che si intercetta online e sui social media, se non accuratamente verificato; 6) rivolgersi al proprio medico e non chiedere opinioni su gruppi social e 7) se compaiono ansia o depressione rivolgersi a specialisti. Ricordiamo, inoltre, l'importanza della prevenzione, per noi stessi e per gli altri. Come si legge sul sito del Ministero della Salute, lavare e disinfettare le mani sono la chiave per prevenire l'infezione. Si raccomanda, quindi di lavare le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 60 secondi. E quando, questi non sono disponibili, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcool (concentrazione di alcool di almeno il 60%).