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Infarto del miocardio, ictus, insufficienza cardiaca e morte. Uno scenario catastrofico causato da una dieta a elevato indice glicemico che aumenterebbe il rischio di patologie cardiovascolari e porterebbe ad altre pericolose conseguenze. Un recente studio riporta che in più paesi e regioni geografiche ed economiche, gli stili alimentari con un indice glicemico elevato erano associati a un rischio più elevato di malattie cardiovascolari e morte rispetto alle diete con un indice glicemico basso. Emerge poi, la diversità culturale e socioeconomica di questo studio consente un esame dell'associazione tra indice glicemico e carico glicemico con eventi in una gamma molto ampia di modelli dietetici. Questo studio sottolinea anche che l'indice glicemico e il carico glicemico sono misure rilevanti della qualità dei carboidrati nell'analisi di un'ampia gamma di diversi modelli dietetici in base alla loro associazione con impatti cruciali per la salute. Sul banco degli imputati finiscono sicuramente anche gli zuccheri semplici come quelli presenti nel pane bianco, nella pasta, nel riso bianco, nelle patate, nella pizza, nei dolci e ngli altri prodotti da forno: «Se si mandano in circolo zuccheri semplici, l’insulina viene scaricata improvvisamente e si può creare anche una iperlipidemia. Questa situazione porta ad un aumento dell’ossidazione e ad un aumento della disfunzione endoteliale che alla lunga produce danni anche a livello cardiovascolare» spiega il professor Gazzaruso. Insomma, come dimostra l’indagine condotta da un team di ricercatori dell'Università di Toronto, uno stile alimentare ad elevato indice glicemico incide negativamente sulla nostra salute con conseguenze catastrofiche anche in assenza di una pregressa malattia cardiovascolare. «Studio gli effetti delle diete ad alto indice glicemico da molti anni e questi dati confermano che il consumo di elevate quantità di carboidrati di scarsa qualità rappresenta oggi un problema in tutto il mondo», evidenzia David Jenkins, esperto nutrizionista dell’Università di Toronto e autore della ricerca. «Le diete ricche di carboidrati di scadente qualità sono associate a ridotta longevità [...]».

3a Puntata "I CARBOIDRATI FANNO BENE O MALE?" de IL CERCA SALUTE

I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 137.851 volontari tra i 35 e i 70 anni di tutti e cinque i continenti, con un follow-up medio di 9,5 anni. Facendo compilare ai partecipanti questionari relativi alle loro abitudini alimentari hanno potuto osservare che una dieta ad alto indice glicemico era associata ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari e morte sia in coloro che avevano patologie cardiovascolari pregresse sia in coloro che non le avevano. Nel corso dell'indagine sono stati utilizzati questionari sulla frequenza alimentare specifici per paese per determinare l'assunzione alimentare e stimato l'indice glicemico e il carico glicemico sulla base del consumo di sette categorie di alimenti a base di carboidrati. Poi sono stati calcolati gli hazard ratio utilizzando modelli di fragilità di Cox multivariabili. L'outcome primario era un composito di un evento cardiovascolare maggiore (morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale, ictus e insufficienza cardiaca) o morte per altra causa. Nella popolazione in studio si sono registrati 8.780 decessi e 8.252 eventi cardiovascolari maggiori si sono verificati durante il periodo di follow-up. Tuttavia, solo dopo aver confrontando i quintili dell'indice glicemico più basso e più alto è stato scoperto che una dieta con un indice glicemico elevato era associata a un aumentato rischio di un evento cardiovascolare maggiore o di morte, sia tra i partecipanti con malattia cardiovascolare preesistente (rapporto di rischio, 1,51; 95% intervallo di confidenza [CI], da 1,25 a 1,82) e tra quelli senza tale malattia (rapporto di rischio, 1,21; 95% CI, da 1,11 a 1,34). Per cui, un alto indice glicemico era anche associato ad un aumentato rischio di morte per cause cardiovascolari. I risultati relativi al carico glicemico erano simili ai risultati relativi all'indice glicemico tra i partecipanti con malattia cardiovascolare al basale.

Dannati carboidrati

L'infiammazione che si verifica in concomitanza con iperglicemia e iperlipidemia dopo l'ingestione di un pasto ad alto contenuto di carboidrati (HFCM) è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD). Quindi, alimenti, più di altri, innescano meccanismi che aumentano il rischio dell’insorgenza di una lunga serie di malattie. «Alla base ci sono quegli alimenti che vanno a contrastare i processi infiammatori innescati dallo squilibrio tra citochine pro-infiammatorie e citochine anti-infiammatorie. Ritrovando l’equilibrio si spegne l’infiammazione a livello cellulare» spiega a Gazzetta Act!ve Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Oltre l’asma, anche il Parkinson.

L'INFIAMMAZIONE CRONICA, le vere cause del killer silenzioso

 

Come agisce la iperglicemia a livello di aggravamento dell’infezione da coronavirus e perché è importante tenere la glicemia bassa anche a livello di protezione dal coronavirus?


L’iperglicemia in sé va ad ostacolare quella che si chiama immunità innata o generica, che aggredisce qualunque virus o batterio esterno. Esiste poi anche l’immunità adattativa, che riconosce i virus e i batteri e forma anticorpi specifici contro quel virus o quel batterio. Nel diabetico la iperglicemia va ad inficiare l’immunità innata, quindi c’è una carica maggiore di virus che penetra. E per questo, forse, il Covid è più grave. Va infatti ricordato che il Covid-19 non è grave in sé, ma è grave l’infiammazione che il virus innesca nell’organismo, è la risposta immunitaria del soggetto. Se all’inizio dell’infezione non ho uno schermo che mi limita l’entrata del virus, questo scatena una reazione immunitaria massiva». Inoltre «La glicemia va mantenuta bassa sempre, rispetto a tutte le malattie infettive. 

INDICE GLICEMICO e alimenti: tutto quello che dobbiamo sapere

Utilizzati per l'energia necessaria all'organismo. Una teoria - quella dei grassi - ampiamente supportata e dimostrata nello stile Life 120 ideato da Adriano e Roberto Panzironi che a differenza della dieta chetogenica, non porta alla chetosi poiché prevede un apporto di carboidrati provenienti da verdure (consumate a sazietà durante i pasti) e frutta (uno al mattino). Inoltre, prevede anche una quantità di zuccheri giornaliera, funzionale ai soli due organi che utilizzano come fonte di energia, ovvero cuore e cervello. Tra le altre patologie, secondo quanto conferma uno studio dell'Università di Bonn pubblicato sulla rivista scientifica Immunity, una dieta a basso contenuto di carboidrati potrebbe aiutare anche nel contrasto dell’asma. «La prevalenza di asma è aumentata drammaticamente negli ultimi decenni forse, questo è anche correlato a una dieta sempre più comune ad alto contenuto di zuccheri [...]», ipotizza Christoph Wilhelm, esperto di chimica e farmacologia clinica dell’Università di Bonn.

Scatta l’allarme tumori

Un’indagine che è stata condotta con partecipanti dei cinque continenti, quindi, senza influenze da parte della genetica:  «Significa che il danno non ha cause diverse da quelle innescate propriamente dall’indice glicemico degli alimenti, che porta all’assorbimento rapido del glucosio che si riflette sui vasi - sottolinea il professor Gazzaruso - va notato che a creare danni è l’iperglicemia post-prandiale, quella che si ha dopo aver mangiato, legata all’indice glicemico dei cibi: è questa che aumenta il rischio cardiovascolare, molto di più della glicemia del mattino». Ma qual è l'associazione tra l'indice glicemico e le malattie cardiovascolari e la mortalità per tutte le cause in un ampio studio che coinvolge partecipanti con un'ampia gamma di assunzioni di carboidrati e diversi modelli dietetici? «Un eccesso di insulina circolante è un fattore di crescita per i tumori, li favorisce, in particolare i due più comuni, ovvero quello alla mammella e quello al colon. Questo dato, però, non è legato ad una iperglicemia del momento, bensì ad una iperinsulinemia cronica che si ha nei soggetti con insulino-resistenza, che siano diabetici o semplicemente obesi, - chiarisce il professor Gazzaruso - come società scientifiche di tutto il mondo abbiamo ormai assodato l’importanza di ridurre la quantità di zuccheri semplici che si assumono nella dieta». Tuttavia, esiste una dieta sana per limitare al minimo il rischio cardiovascolare. Tra gli alimenti ad alto indice glicemico, e quindi banditi assolutamente dalla tavola ci sono, il pane bianco e tutti gli alimenti costituiti da farine raffinate, lo zucchero e quindi i dolci, i cereali non integrali e le patate. Fatte queste premesse, la cosiddetta dieta mediterranea a base di pasta e pizza sembra venir meno nelle proprie basi… «Infatti la vera dieta mediterranea non si fonda sui cereali raffinati. La dieta mediterranea originaria prevedeva molti legumi (ricchi di fibre e proteine), verdura, frutta, molto pesce (anche quello grasso, ricco di omega 3), olio extravergine di oliva, uova e un po’ di carne. Con questo non si vuol dire che ci siano degli alimenti vietati. […] In generale, la pizza si può mangiare, non in maniera frequente e preferendo l’impasto integrale. Purché lo si faccia con la consapevolezza del circolo dannoso che viene innescato dagli zuccheri semplici».

Ecco come la PASTA potrebbe influenzare la nostra salute

Semplici o complessi. Una definizione viene presentata da Adriano Panzironi nel libro “Vivere 120 anni. Le verità che nessuno vuole raccontarti”: «I carboidrati (zuccheri) si distinguono in semplici o complessi, in base alla lunghezza della catena di atomi di cui sono formati. Gli zuccheri semplici contengono una catena corta di facile scomposizione. Al contrario gli zuccheri complessi hanno una catena più lunga (si necessita di più tempo per l’assimilazione). Della prima categoria fanno parte molti zuccheri, i più conosciuti dei quali sono, quello di barbabietola (lo zucchero bianco che abbiamo tutti in casa) o di canna (si riconosce dalla composizione di cristalli marroncini). Della seconda categoria fanno parte gli amidi come la farina (e tutti i suoi derivati: pane, pasta, pizza, etc.), il riso, il mais, le patate ed i legumi. Tutti i carboidrati una volta scomposti si trasformano in glucosio che serve poi alle cellule solo per produrre energia tramite il processo della glicolisi (o dopo la sua trasformazione in piruvato, anche nei mitocondri). Gli zuccheri incamerati in eccesso, sono trasformati dal fegato in grasso saturo e stipati nelle cellule adipocite (soprattutto nella pancia, nei fianchi e sui glutei)».

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Per approfondimenti:

Gazzetta Active "Una dieta ad elevato indice glicemico aumenta il rischio di infarto e di morte: lo studio"

PubMed "Glycemic Index, Glycemic Load, and Cardiovascular Disease and Mortality"

American Colleg of Cardiology "Glycemic Index and Cardiovascular Disease"

Gazzetta dello Sport "Ecco la dieta antinfiammatoria, uno stile alimentare per prevenire le patologie dell’era moderna"

Sky Tg24 "I benefici delle spezie, possono aiutare a ridurre l'infiammazione"

The Journal of Nutrition "Spices in a High-Saturated-Fat, High-Carbohydrate Meal Reduce Postprandial Proinflammatory Cytokine Secretion in Men with Overweight or Obesity"

Università di Toronto "Ecco perché una dieta ricca di carboidrati aumenta il rischio di cancro al colon"

Quotidiano di Ragusa "Dieta ipoglicemica: cosa può mangiare chi soffre di diabete?"

Gazzetta Active "Diabete e Covid-19, il primario: “I rischi arrivano dalla glicemia e dal peso”"

Il Messaggero "Dieta chetogenica, può avere effetti benefici nelle persone che soffrono di asma"

The Italian Times "Dieta chetogenica: cos'è, come funziona ..."

Immunity "Lipid-Droplet Formation Drives Pathogenic Group 2 Innate Lymphoid Cells in Airway Inflammation"

Universität Bonn "Researchers suggest a special diet against asthma"

Il Messaggero "Una dieta con pochi carboidrati potrebbe aiutare contro l'asma"

Ansa "Dieta con pochi carboidrati potrebbe aiutare contro l'asma"

Il Giornale "Asma, una dieta con pochi carboidrati potrebbe essere di aiuto"

LEGGI ANCHE: 'Obiettivo salute': contro le patologie una dieta a basso indice glicemico

Infiammazione? Lo stile alimentare che aiuta la prevenzione di tante patologie

Dieta senza carboidrati: un toccasana per asma e altre patologie

Meno carboidrati e più grassi: un regime alimentare ricco di benefici

Addio carboidrati: contro il tumore al colon basta ridurre zuccheri e amidi

 

 

 

 

 

Pubblicato in Informazione Salute

Meno chili e più salute. Stop a diabete, obesità, morbo di Parkinson, patologie cardiovascolari e tumori. Al via con l’alimentazione povera di carboidrati e ricca di grassi per uno stile alimentare preventivo delle patologie figlie del benessere. Secondo uno studio condotto dall'Università della California San Francisco (UCSF) (UCSF) la dieta con una minima presenza di carboidrati, avrebbe un impatto decisivo sui microbi che risiedono nell'intestino umano, collettivamente indicati come il microbioma. Indagini più recenti hanno dimostrato che i cosiddetti "corpi chetonici", un sottoprodotto molecolare, incidono direttamente sul microbioma intestinale spegnendo definitivamente l'infiammazione. Questo processo avviene perché, in questo regime alimentare, il consumo di carboidrati è drasticamente ridotto al fine di costringere l’organismo ad alterare il suo metabolismo usando molecole di grasso, invece dei carboidrati, come fonte di energia primaria.

3a Puntata "I CARBOIDRATI FANNO BENE O MALE?" de IL CERCA SALUTE


Teoria - quella dei grassi utilizzati per l'energia necessaria all'organismo - ampiamente supportata e dimostrata nello stile Life 120 ideato da Adriano e Roberto Panzironi. Questa, tuttavia, a differenza della dieta chetogenica, non porta alla chetosi poiché prevede un apporto di carboidrati provenienti da verdure (consumate a sazietà durante i pasti) e dalla frutta (uno al mattino). Inoltre, prevede anche una quantità di zuccheri giornaliera, funzionale ai soli due organi che utilizzano come fonte di energia, ovvero cuore e cervello. Tra le altre patologie, secondo quanto conferma uno studio dell'Università di Bonn pubblicato sulla rivista scientifica Immunity, una dieta a basso contenuto di carboidrati potrebbe aiutare anche nel contrasto dell’asma. «La prevalenza di asma è aumentata drammaticamente negli ultimi decenni forse, questo è anche correlato a una dieta sempre più comune ad alto contenuto di zuccheri [...]», ipotizza Christoph Wilhelm, esperto di chimica e farmacologia clinica dell’Università di Bonn.


Tutta colpa dei carboidrati insulinici


L'infiammazione postprandiale che si verifica in concomitanza con iperglicemia e iperlipidemia dopo l'ingestione di un pasto ad alto contenuto di carboidrati (HFCM) è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD). Quindi, alimenti, più di altri, innescano meccanismi che aumentano il rischio dell’insorgenza di una lunga serie di malattie. «Alla base ci sono quegli alimenti che vanno a contrastare i processi infiammatori innescati dallo squilibrio tra citochine pro-infiammatorie e citochine anti-infiammatorie. Ritrovando l’equilibrio si spegne l’infiammazione a livello cellulare» spiega a Gazzetta Act!ve Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Oltre l’asma, anche il Parkinson.

«Nella malattia di Parkinson – evidenzia Christian Orlando, biologo - l'importanza dell’alimentazione è ormai nota a tutti. In presenza di malattie croniche un’alimentazione corretta diventa condizione fondamentale per il benessere dell’individuo e influisce positivamente sull’efficacia della terapia farmacologica e sullo stato di salute generale». Inoltre, «un’alimentazione a basso contenuto di carboidrati insulinici ha un enorme potenziale nella prevenzione e nella gestione delle patologie neurodegenerative come il Parkinson. Gli studi clinici che esplorano l’effetto dei cambiamenti dietetici a livello neuronale sono pochi e lontani tra loro, ma esiste già un’enorme quantità di materiale scientifico che dettaglia come le diete ad alto contenuto di zucchero mettono a repentaglio la salute del cervello e quanto invece, al contrario, le diete a basso contenuto di carboidrati supportano la salute del cervello. Infatti nella patologia del Parkinson la funzione mitocondriale indebolita si suppone sia coinvolta nella morte dei neuroni che forniscono la dopamina. I ricercatori ipotizzano che i corpi chetonici, utilizzati come fonte energetica in caso di ridotto apporto di carboidrati, possono proteggere i mitocondri e sostenere la loro funzione» conclude l’esperto.

L'INFIAMMAZIONE CRONICA, le vere cause del killer silenzioso

Facciamo ora un passo indietro e vediamo cosa sono i carboidrati. Una definizione viene fornita da Adriano Panzironi nel libro “Vivere 120 anni. Le verità che nessuno vuole raccontarti”: «I carboidrati (zuccheri) si distinguono in semplici o complessi, in base alla lunghezza della catena di atomi di cui sono formati. Gli zuccheri semplici contengono una catena corta di facile scomposizione. Al contrario gli zuccheri complessi hanno una catena più lunga (si necessita di più tempo per l’assimilazione). Della prima categoria fanno parte molti zuccheri, i più conosciuti dei quali sono, quello di barbabietola (lo zucchero bianco che abbiamo tutti in casa) o di canna (si riconosce dalla composizione di cristalli marroncini). Della seconda categoria fanno parte gli amidi come la farina (e tutti i suoi derivati: pane, pasta, pizza, etc.), il riso, il mais, le patate ed i legumi. Tutti i carboidrati una volta scomposti si trasformano in glucosio che serve poi alle cellule solo per produrre energia tramite il processo della glicolisi (o dopo la sua trasformazione in piruvato, anche nei mitocondri). Gli zuccheri incamerati in eccesso, sono trasformati dal fegato in grasso saturo e stipati nelle cellule adipocite (soprattutto nella pancia, nei fianchi e sui glutei)».

Il vademecum della corretta alimentazione

Tuttavia i danni fatti dai carboidrati non finisco qui. Sul rapporto tra fertilità e consumo di carboidrati insulinici interviene la dottoressa Daniela Pelotti, medico specialista in ostetricia e ginecologia:

«Purtroppo, assolutamente sì, nel senso che il lavoro non è svolto solo da me, ma ci sono altri miei colleghi che hanno verificato, che una dieta che porta all'eliminazione dei carboidrati ad alto indice glicemico e soprattutto i cibi contenenti glutine, fa avere alle pazienti che hanno irregolarità del ciclo mestruale o anche menometrorragie una regolarizzazione del ciclo. Tra l'altro, tra i cibi come i cereali ad alto indice glicemico, ci sono quelli che contengono glutine che è tossico per alcune pazienti, geneticamente predisposte, perché può scatenare malattie autoimmuni, tra cui anticorpi, anti riserva ovarica. Quindi diciamo che lentamente l'ovaio perde la sua capacità di ovulare e le pazienti, la prima cosa che manifestano, è un blocco della mestruazione. Quando i medici vanno a fare i dosaggi ormonali e la riserva ovarica diminuisce, i valori FSH ed LH aumentano, come ad indicare l'ingresso in una menopausa precoce, ma i miei colleghi non sanno di questa correlazione, ma non è che ne hanno colpa, non sono informati o non sono incuriositi e non vanno a leggere, oppure non mettono in dubbio quella che è la Medicina ufficiale e suggeriscono ovviamente una integrazione con una terapia ormonale sostitutiva. La paziente, di solito, è disperata, alcune sono anche molto giovani e temono ovviamente di non poter avere figli; ma messe a dieta e con gli anticorpi “antiovarici” che man mano si abbassano, portano l’ovaio a rifunzionare. Quindi, il ciclo ritorna».

INDICE GLICEMICO e alimenti: tutto quello che dobbiamo sapere

La ginecologa illustra poi, i diversi risultati ottenuti con una modifica dello stile alimentare nei soggetti affetta da papilloma virus.


«Sì, ho avuto dei risultati, nel senso che quando si ha un’infiammazione o un virus attacca un tessuto dell'uomo, significa che vi è un’alterazione delle difese immunitarie. I cibi che creano infiammazione sono i cibi ad alto indice glicemico, non a caso dico che i semi sono per gli uccelli, le erbe per gli erbivori e l'uomo è prettamente un carnivoro. Se definito onnivoro, vuol dire che mangia di tutto, ma non gli è permesso, obiettivamente, di trasformare i cibi che non riesce a digerire. Per tale motivo li cuoce e non si rende conto che non sono idonei al suo tipo di DNA e a ciò che ha stabilito la natura geneticamente. Alcuni vanno avanti comunque, altri realizzano delle patologie, fra queste quella del colon irritabile. A proposito, ultimamente si parla molto di comorbilità, cioè di patologie che riguardano l'intestino e la connessione con altri distretti, come il cervello, ma soprattutto la contiguità dell'intestino con l'apparato uro ginecologico, questo fa pensare, in effetti, ho la verifica, che vi sia un’infiammazione da parte dell'apparato uro ginecologico partendo dall'intestino. Fino ad oggi, i ginecologi pensavano: “Hai una vaginite, hai una cistite che viene da fuori”, invece no! Viene da dentro. Quindi, il papilloma virus può venire da fuori ma attecchisce là, dove ci sono un terreno favorevole e le difese immunitarie indebolite: l'intestino infiammato. Questo altera il sistema immunitario, tra l'altro si è scoperta una patologia per cui batteri e sostanze infiammatorie, da un intestino ormai infiammato, lo fanno diventare come un colabrodo. Questi batteri e queste infiammazioni come le candide, attraversano l'utero e vanno al collo dell'utero. Ovviamente, un’infiammazione cronica fa sì che la mucosa non ha difese e attecchisce facilmente il papilloma. Ho verificato tutto questo su alcune pazienti, in cui era presente il papilloma, ma avendo una displasia lieve e non essendo il papilloma già entrato nelle cellule e non avendo dato un’alterazione delle cellule; c'era l’attesa di verificare se l'organismo era in grado di respingere questo virus con una dieta a basso indice glicemico. Il papilloma è scomparso!»

Ecco come la PASTA potrebbe influenzare la nostra salute

Altri importanti risultati sono stati ottenuti anche con la mastopatia fibrocistica (MFC), un'affezione di natura benigna caratterizzata dalla presenza, nel tessuto mammario, di noduli composti da microcisti e aree fibrose di varie dimensioni.

«Purtroppo sì. La cosiddetta mastopatia fibrocistica è un’infiammazione dell’apparato mammario dovuta a un’iperstimolazione estrogenica, che parte da un intestino infiammato dai molti carboidrati mangiati; quindi un’infiammazione a livello ovarico, con l’ovaio infiammato, che viene iperstimolato dall’ipofisi e porta alla produzione di molti estrogeni. Quindi, a livello dell’utero può comportare un utero fibromatoso, mestruazioni molto abbondanti; mentre a livello del seno può portare a un’iperstimolazione delle cellule del tessuto mammario, con formazione di cisti. La terapia solo a base di eliminazione dei carboidrati, fa sì che il primo segnale è che la paziente non avverte più il dolore e la mastodinia. A livello ecografico, invece, noto una riduzione o addirittura la scomparsa della mastopatia fibrocistica. Quindi, un messaggio che vorrei dare a tutte le donne è quello di tenere sotto controllo un organo, ma forse sarebbe meglio eliminare la causa» conclude Pelotti.

RIPRODUZIONE RISERVATA LIFE 120 © Copyright A.R.

Per approfondimenti:

Gazzetta dello Sport "Ecco la dieta antinfiammatoria, uno stile alimentare per prevenire le patologie dell’era moderna"

Sky Tg24 "I benefici delle spezie, possono aiutare a ridurre l'infiammazione"

The Journal of Nutrition "Spices in a High-Saturated-Fat, High-Carbohydrate Meal Reduce Postprandial Proinflammatory Cytokine Secretion in Men with Overweight or Obesity"

Università di Toronto "Ecco perché una dieta ricca di carboidrati aumenta il rischio di cancro al colon"

Il Messaggero "Dieta chetogenica, può avere effetti benefici nelle persone che soffrono di asma"

The Italian Times "Dieta chetogenica: cos'è, come funziona ..."

Immunity "Lipid-Droplet Formation Drives Pathogenic Group 2 Innate Lymphoid Cells in Airway Inflammation"

Universität Bonn "Researchers suggest a special diet against asthma"

Il Messaggero "Una dieta con pochi carboidrati potrebbe aiutare contro l'asma"

Ansa "Dieta con pochi carboidrati potrebbe aiutare contro l'asma"

Il Giornale "Asma, una dieta con pochi carboidrati potrebbe essere di aiuto"

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Addio carboidrati: contro il tumore al colon basta ridurre zuccheri e amidi

 

 

 

 

 

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