Parliamo di infiammazione, e di come questa incida sulle malattie cardiovascolari in presenza di valori elevati di colesterolo. Mark Sisson su colesterolo e infiammazione Per esempio, gli abitanti Giapponesi dell’isola di Okinawa risultano essere tra le popolazioni più in salute al mondo. Il tasso di malattie del cuore è estremamente basso, anche se tendono ad avere elevati livelli di colesterolo. Il punto è che tutto è collegato all’infiammazione. L’infiammazione è il fattore principale nelle malattie cardiovascolari. E’ ormai un argomento assodato, tuttavia riceve sempre poca attenzione, senza particolare prevenzione né trattamento. Per controllare i livelli di infiammazione esiste un test che si chiama Proteina C Reattiva (PcR) tramite prelievo del sangue. E’ solo un marker, ma che può dirci molto. Da cosa è causata l’infiammazione? Non dai grassi, ma dai carboidrati. Zuccheri e carboidrati raffinati sono al primo posto nella lista dei responsabili, ma anche cereali e amidacei contribuiscono al problema. Il colesterolo LDL non aumenta proporzionalmente con un maggiore consumo di grassi saturi, ma con l’incremento dei livelli di infiammazione causati dai carboidrati e dai grassi idrogenati. Inoltre, quasi ogni studio suggerisce che il colesterolo LDL sia una vera minaccia solo quando è ossidato (dai radicali liberi). Stiamo parlando principalmente di grassi idrogenati. Per contrastare i radicali liberi, è necessario consumare antiossidanti come vegetali, frutta, noci, olio d’oliva e così via. Quando i valori dei trigliceridi ematici sono elevati (solitamente ciò è dovuto a un’alimentazione ad alto tenore di carboidrati che provoca un eccessivo rilascio di insulina), la produzione di VLDL (very low density lipoprotein) aumenta vertiginosamente per gestire la quantità anomala, e molte di queste particelle possono essere convertite in particelle LDL piccole e dense (le più pericolose). Si è appurato che queste ultime sono le particelle di colesterolo che possono aderire alle pareti delle arterie e successivamente ossidarsi e infiammarsi. Il processo aterosclerotico è ulteriormente accelerato dal consumo dei PUFA, facilmente ossisabili. Una dieta con un ridotto contenuto in carboidrati consente la riduzione del numero di queste pericolose particelle. Su questo argomento, quanto sostenuto dalle opinioni convenzionali è totalmente sbagliato. Mentre è vero che i farmaci che riducono i livelli di colesterolo (statine), o un’alimentazione a basso contenuto di grassi e/o vegetariana può ridurre i livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue, una dieta che comporta un’eccessiva produzione di insulina avrà come effetto quello di infiammare e ossidare tutte le LDL piccole e dense che siano ancora presenti. Un esempio “sfortunato” è stato quello del giornalista Tim Russert, stroncato nel 2008 da un infarto all’età di 58 anni, malgrado avesse livelli di colesterolo totale estremamente bassi (105 mg/dl) grazie all’uso delle statine. In definitiva, non c’è alcuna correlazione diretta tra il consumo di colesterolo e grassi saturi e la malattia cardiaca; l’ipotesi convenzionale che i grassi facciano male al cuore si verifica esclusivamente qualora sia presente nel sangue, per lunghi periodi, una quantità eccessiva di glucosio e di insulina. Sul colesterolo totale cosa dicono? Cerca di mantenere il colesterolo totale sotto 200, altrimenti prima o poi ti verrà un infarto. Mark Sisson: Quanto appena scritto non ha alcun significato. Anche se l’evidenza epidemiologica suggerisce che un colesterolo totale tra 200 e 240 mg/dl è migliore per limitare tutte le cause di mortalità, non possiamo essere completamente d’accordo. Prima di tutto, il valore del colesterolo totale è limitato poiché ci dice solamente la quantità di colesterolo contenuto in tutte le lipoproteine senza dirci niente circa il tipo di lipoproteine che abbiamo o che ci sono. Secondariamente, il colesterolo totale è limitato poiché viene determinato tramite una formula bizzarra (HDL-C+LDL-C+[Trigliceridi/5]) che riduce i vari tipi di lipidi nel sangue, ognuno con un ruolo differente nell’organismo ed un unico impatto sul rischio di ammalarsi, a semplici numeri. Qualcuno con un basso livello di HDL e trigliceridi alti potrebbe facilmente avere lo stesso colesterolo totale di qualcun altro con livelli alti di HDL e bassi trigliceridi. Per cui, sebbene sia utilizzato per prevedere malattie o salute di ferro, il colesterolo totale in sé non ha alcun valore. Il Dr. Joseph Mercola su colesterolo e rischio cardiovascolareSecondo il Dr. Mercola, il livello totale di colesterolo non è un grande indicatore del rischio cardiovascolare. Nei test di laboratorio viene indicato un valore massimo di 200 per il colesterolo totale come ottimale per ridurre i rischi cardiovascolari. Ma quello che non si dice è che i livelli di colesterolo totale non hanno alcun significato a meno che tale valore non sia superiore a 330. Negli ultimi 20 anni, il colesterolo è stato considerato il primo responsabile per la demonizzazione di intere categorie di alimenti (come uova e grassi saturi) e accusato per ogni caso di malattie del cuore. Qualcosa da tenere il più basso possibile per non subirne le conseguenze. Del resto, ancora oggi, vive quasi indisturbato il mito che descrive i grassi ed il colesterolo come alcuni tra i peggiori cibi che si possano consumare. Ecco, sappiate che questi sono miti da sfatare che fanno male alla vostra salute. Non solo il colesterolo (molto probabilmente) non rovinerà la nostra salute (come ci hanno fatto credere), ma non è neppure la causa delle malattie cardiovascolari. Robb Wolf su colesterolo HDL e carboidrati Ho accennato al fatto che l’acido palmitico può aumentare le particelle LDL, ma la verità è che sono i carboidrati ad avere un effetto molto maggiore sul colesterolo e, in generale, sul rischio di malattie cardiovascolari. Ecco di seguito alcune cose da ricordare riguardo l’eccessivo consumo di carboidrati e all’iperinsulinismo che ne consegue. Quando si assumono troppi carboidrati il colesterolo LDL viene convertito nella sua versione piccola, densa e aterogenica (la più pericolosa). Il colesterolo totale aumenta a causa della sovraregolazione della HMG-CoA reduttasi. L’infiammazione sistemica aumenta attraverso la sovraregolazione delle molecole proinfiammatorie come le prostaglandine, le citochine e i leucotrieni. Quando si parla di colesterolo e malattie cardiovascolari, le cose importanti da ricordare sono: concentrare l’attenzione sulle quantità e sulla qualità dei carboidrati che si consumano, privilegiando le verdure e utilizzando la frutta e i tuberi come fonte di energia per l’esercizio fisico intenso. cercare di creare equilibrio tra omega-3 ed omega-6 che rispecchi le proporzioni di 1:1 o 1:2, mangiando prevalentemente carne di animali alimentati esclusivamente a erba e pesce non allevato, e limitando al contempo l’assunzione di omega-6. Colesterolo basso, statine, infiammazione ed infarti. Questo studio indica che la maggior parte delle persone che hanno un infarto hanno il colesterolo basso! Ora, tutti sono impegnati nel cercare di abbasare i livelli di colesterolo e somministrare statine per salvare le persone, ma la gran parte degli infarti avviene in persone con livelli bassi di colesterolo! Sorprendentemente, le statine sembrano diminuire il tasso di infarti in pazienti con livelli bassi di colesterolo. Il meccanismo? Possibilmente una riduzione della Proteina C Reattiva, un indicatore di infiammazione sistemica. Sapete cos’altro riduce l’infiammazione sistemica? Una paleo dieta che controlli i livelli di insulina, che elimini i cibi irritanti per l’intestino, che riequilibri il rapporto tra omega 3 ed omega 6. Che aggiunga vitamina D ed ore di sonno. Così facendo, si disattivano i fattori infiammatori causanti malattie cardiovascolari, cancro e neurodegenerazione. Fonte: Codice Paleo