In Italia quella di osteoporosi è una “grave pandemia silenziosa”. A svelarlo sono i dati emersi da una ricerca realizzata da Fondazione per l’Osteoporosi Piemonte e Città della Salute e della Scienza di Torino, pubblicati sulla rivista Calcified Tissue International, secondo cui l'80% cieca delle donne over 65 soffre di osteoporosi o di osteopenia, ma in molti casi non lo sa. “Lo studio – spiega Giancarlo Isaia, coordinatore della ricerca – effettuato con la tecnica DXA, considerata il gold standard nella diagnosi dell’osteoporosi, rappresenta il primo approccio al problema della prevalenza della malattia in Italia”. Durato 4 anni, lo studio si è avvalso della collaborazione di 32 medici di base che hanno permesso di reclutare le mille donne che sono state sottoposte alle analisi densitometriche tramite DXA. Ne è emerso che più del 33% della popolazione over 65 è affetto da osteoporosi e il 47% circa di osteopenia. Non solo, circa il 17% delle italiane sopra i 65 anni ha dovuto affrontare una frattura non associata a un trauma, quindi attribuibile ad una fragilità ossea. “Il dato che emerge è sorprendente – commenta Claudia Matta, presidente della Fondazione per l’Osteoporosi Piemonte – soprattutto perché rivela con certezza che molte donne non sono consapevoli di essere a rischio. La sensibilizzazione sulla malattia è quindi fondamentale”. “In generale – aggiunge Isaia – il problema dell’Osteoporosi è in Italia ampiamente sottovalutato e di conseguenza, pur potendo disporre di farmaci estremamente efficaci nel prevenirne le conseguenze fratturative, molti Pazienti non hanno accesso ai trattamenti. La conseguenza è di constatare la presenza di numerose fratture, soprattutto di femore e di vertebre, che avrebbero potuto essere prevenute in presenza di una seria e diffusa campagna di prevenzione”. Matta sottolinea la rilevanza sociale ed economica del problema, ricordando anche che “il 50% delle persone con frattura di femore subisce una forte riduzione della propria autosufficienza e, in circa il 20% dei casi, richiede un’ospedalizzazione a lungo termine, con oneri economici per il sistema sanitario”. I costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale per le fratture al femore associate all'osteoporosi ammonterebbero a 6,8 miliardi di euro ogni 5 anni, un onere che potrebbe essere ridotto sensibilmente grazie a una diagnosi precoce abbinata a una corretta terapia, che da sola fa scendere del 50-70% il rischio di fratture. “Lo studio – conclude Isaia - ha anche consentito di validare un nostro precedente lavoro relativamente ai criteri in base ai quali prescrivere la densitometria ossea con un più favorevole rapporto costi/benefici, considerando che non è assolutamente razionale prescrivere l’esame indiscriminatamente a tutte le donne in menopausa”. Fonte: Il Sole 24Ore