Il seguente articolo è tratto dal mio recente libro "MANGIA GRASSO e VIVI BENE" e si riferisce al Dr Price, straordinario personaggio vissuto agli inizi del secolo scorso e praticamente sconosciuto in Italia. Il Dr Price aveva scoperto che i vari popoli del mondo rimanevano in salute fin tanto che seguivano la loro dieta tradizionale, ricca di alimenti freschi, naturali e poco manipolati. Soprattutto, il Dr Price insisteva sull'importanza del grasso, come elemento fondamentale per assimilare al meglio i diversi nutrienti e i fattori protettivi (vitamine, antiossidanti) per la salute. Il Dr. Price era un dentista americano, ma originario dell’Ontario. Ha pubblicato numerosi lavori scientifici e libri, che divennero opere di riferimento per gli altri colleghi e furono anche utilizzate come testi per gli studi universitari. Nel praticare la sua professione di odontoiatra, si accorse che nelle nuove generazioni le affezioni dentali erano più frequenti di quelle che lui aveva riscontrato nella generazione precedente e che addirittura alcuni disturbi erano del tutto nuovi. Oltre ad avere più carie, molti bambini avevano arcate piccole e conseguentemente denti storti. Ragionando sulle possibili cause, il sospetto cadde sull’alimentazione. Egli notò che le condizioni dei denti riflettevano la salute generale del soggetto. Si fece strada nella sua mente che forse la moderna alimentazione era povera di qualche fattore. Ai suoi tempi, esistevano già eccellenti testimonianze di antropologi sulle perfette dentature della gente appartenente a culture non ancora “intaccate” dalla civiltà. Fu allora, che decise di partire alla ricerca delle ultime popolazioni “primitive” del Pianeta o di quelle comunità che ancora si attenevano ad un’alimentazione tradizionale. Egli voleva trovare gruppi di uomini che ancora vivevano del cibo con cui si erano evoluti i loro antenati e valutarne lo stato di salute, soprattutto da un punto di vista odontoiatrico. È così che, spesso assieme alla moglie, fece più volte il giro del mondo, visitando gli angoli più remoti del pianeta. I suoi viaggi lo portarono in sperduti villaggi delle Alpi svizzere, nelle isole a nord della Scozia, perennemente sferzate dal vento, nelle più idilliache isole del Pacifico, nella gelida Alaska, nella misteriosa Africa e tra gli ultimi “paleolitici” dell’Australia. Poté constatare e riccamente documentare con eloquenti fotografie che là, dove questi popoli erano rimasti fedeli alla loro dieta tradizionale, le carie e i denti storti erano praticamente inesistenti. Studiando invece gli indigeni che avevano iniziato a consumare gli alimenti raffinati, devitalizzati e ricchi di zuccheri dei coloni occidentali, egli accertò un notevole aumento del decadimento dentale. Soprattutto nelle seconde generazioni, si potevano notare vistosi cambiamenti nella struttura facciale. Oltre ad un aumento delle carie, i giovani avevano, con sorprendente frequenza, un viso che tendeva ad essere triangolare (con angolo più acuto verso il basso) e questo comportava arcate dentali più strette, poco spazio per i denti che quindi crescevano storti. Questo aspetto del viso strideva, se paragonato ai visi più ovali e alle mandibole più possenti e squadrate degli indigeni che seguivano ancora la dieta tradizionale. Inoltre, gli indigeni che avevano abbandonato i loro alimenti nativi, erano molto meno resistenti alla malattie. Indigeni nati da genitori che seguivano ancora la dieta tradizionale. Si notino la mandibola larga e la dentatura perfetta. Indigeni nati da genitori che avevano abbandonato la dieta tradizionale e consumavano invece gli alimenti raffinati e processati dei coloni occidentali. Si notino i visi "triangolari" e i denti storti. Price si convinse che la dieta era fondamentale per la salute ed il benessere dei denti. Studiò così diverse diete. Alcune si basavano esclusivamente sul pesce, altre su prodotti animali e nessun tipo di vegetale o frutta, altre ancora comprendevano più cereali integrali e ortaggi. Alcune prevedevano frequentemente il ricorso alla cottura, altre meno. Tuttavia, una delle caratteristiche comuni di tutte le diete primitive era l’assoluta mancanza di cibi manipolati, conservati, pastorizzati, dolcificati, raffinati o in qualche modo privati delle loro caratteristiche di naturalità. Tutte contenevano prodotti animali e relativi grassi, a volte anche in quantità importanti. Le analisi sui campioni di cibo effettuate dallo Stesso rivelano che le diete primitive contenevano almeno quattro volte la quantità di minerali e di vitamine idrosolubili rispetto alla dieta occidentale. Il fatto più sorprendente è che queste diete contenevano almeno 10 volte più vitamine liposolubili, come la A, E, D, K derivate dai grassi animali, compreso il burro. Secondo il Dr. Price, erano proprio le vitamine liposolubili, gli elementi nutritivi più preziosi delle diete degli indigeni. Li chiamò “attivatori”, perché erano fondamentali per assimilare tutti gli altri fattori presenti nei cibi, come proteine e minerali. “È possibile soffrire di gravi carenze di minerali anche se questi sono abbondantemente presenti negli alimenti, perché senza i fattori di attivazione liposolubili non possono essere utilizzati”. I cibi che fornivano all’uomo questi preziosi “attivatori liposolubili” si trovano nel burro, nelle uova, nella carne, nel pesce e nei grassi animali, compreso il lardo. Come si vede, per la gran parte, si tratta di cibi che in questi decenni sono stati, a torto, demonizzati per il loro contenuto di colesterolo e di grassi saturi. Oltre alle già note vitamine liposolubili, nella dieta primitiva il Dr. Price aveva anche individuato un altro principio salutare, che chiamò “Fattore X”. Un fattore/attivatore estremamente potente nel catalizzare l’assorbimento intestinale dei minerali. Si trovava in alcuni cibi che i “primitivi” consideravano sacri, come diversi organi animali, soprattutto il fegato, l’olio e le uova dei pesci, il burro prodotto con latte di mucche che avevano pascolato in primavera e autunno mangiando esclusivamente erba a rapida crescita. Questo salutare fattore, sarebbe praticamente scomparso dai cibi moderni. D’altronde anche il grande Galeno (129 – 201 d.C.) ebbe ha dire: “Ogni animale che si nutre di erba, di foglie e germogli quando questi sono più rigogliosi, cresce più sano, s’ingrassa più facilmente ed è migliore per l’uomo da un punto di vista nutritivo” . Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi