La tiroide è una ghiandola endocrina che produce ormoni indispensabili per la regolazione del consumo energetico dell'organismo. La sua funzione è necessaria a tutto l'organismo non solo per regolare l'ingrassamento e il dimagrimento, ma si integra nell'intero equilibrio ormonale. I primi studi sul rapporto tra alimentazione e funzione tiroidea risalgono al 1994, quando si scoprì la prima adipochina (la leptina), una sostanza prodotta dalle cellule del tessuto adiposo con una azione sia di tipo ormonale sia di tipo regolatorio sull'infiammazione. Senza assunzione di cibo, comportamento che attiva la produzione di leptina, non viene attivata la funzione tiroidea, modificando quindi la risposta energetica dell'organismo. Poi si scoprì che una delle più comuni affezioni della tiroide, la tiroidite, è in stretta relazione con la condizione allergica della persona che ne soffre. La minore o maggiore reazione tiroiditica può quindi dipendere dalla presenza di una maggiore o minore reattività allergologica. La ricerca sulle adipochine ha portato poi a capire come il modo in cui si mangia (ad esempio il bilanciamento di carboidrati e proteine nel singolo pasto) può determinare la produzione di una particolare adipochina, condizionando cosìa lcuni aspetti ormonali o la induzione di alcune patologie. Ma anche il fatto di mangiare in modo da aumentare la resistenza insulinica può interferire con la funzione della tiroide. La dominate assunzione di carboidrati e lo sviluppo di obesità (condizione non certo rara in questi tempi) è sicuramente correlata alla funzione tiroidea. In particolare alcuni dei lavori più recenti hanno potuto definire che alcune adipochine (come la visfatina) hanno unafunzione specificamente infiammatoria senza dipendere dalla resistenza insulinica (Oki K et al, Clin Endocrinol (Oxf).2007 Nov;67(5):796-800. Epub 2007 Jul 18), ma che la loro azione, affiancata alla presenza di una resistenza insulinica è strettamente correlata ad una disfunzione tiroidea come l'ipertiroidismo (Chu C eta al, Metabolism. 2008Oct;57(10):1380-3). Quest'ultimo lavoro, pubblicato da pochissimo sulla rivista Metabolism apre delle importanti chiavi di applicazione per una terapia veramente integrata e “olistica” delle disfunzioni tiroidee. Infatti la interpretazione della ricerca consente di capire che una citochina infiammatoria come la visfatina e l'insulinoresistenza indotta da scorrette abitudini alimentari (ecceso di carboidrati alimentari) e comportamenti (assenza di attività fisica) convergono insieme nel determinare una alterazione di funzione tiroidea, che tende al riequilibrio dopo la terapia farmacologica. È ovvio che il medico, l'immunologo e l'endocrinologo hanno quindi a disposizione non solo farmaci che vadano ad agire sulla disfunzione in sé, ma una serie di indicazioni comportamentali che possono portare l'organismo ad una autoterapia in alcuni casi e ad una corretta cooperazione verso la guarigione in altri. Da oggi, andando dall'endocrinologo non dobbiamo aspettarci solo di ricevere un farmaco, ma dobbiamo sentire la responsabilità di modificare dei comportamenti per riportare l'organismo verso il riequilibrio e la regolazione ormonale. Quindi non più solo la pillola in tasca, ma anche le scarpette da corsa nella borsa e una chiara idea di cosa mangiare a prima colazione e pranzo, per una vera terapia integrata degli squilibri tiroidei. Fonte: Eurosalus