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L’inconfondibile profumo e il sapore aspro del frutto d’inverno: gli agrumi. Utili alla nostra salute. Dalla prevenzione alla cura di influenze, raffreddori e malanni stagionali passando per i tanti benefici per l’organismo. Arancia e limone, ma anche lime, cedro, mandarino e pompelmo. Tra le caratteristiche fondamentali degli agrumi quella di dare energia, regolare il metabolismo, svolgere un’azione diuretica e garantire la regolarità intestinale. Questi importanti frutti sono ricchi di elementi (sali minerali, magnesio, ferro oltre alle vitamine A, B, e C) necessari al buon funzionamento del nostro organismo. Arancia, mandarino o limone? Immancabile sui banchi dei reparti di ortofrutta, l’arancia è uno degli agrumi più consumati in Italia. Dalla nota azione benefica per il cuore, per la circolazione e per la difesa del corpo dagli agenti chimici, fisici e ambientali, soprattutto durante la stagione invernale, rafforzando le nostre difese immunitarie contro virus e batteri. Dona, inoltre, energia favorendo un effetto antistress, aiuta la digestione e depura l’organismo. Energetico e dal dolce sapore, per le sue caratteristiche energizzanti, il mandarino è fortemente consigliato ad adulti e bambini che svolgono attività fisica. Al suo interno, la presenza di fibre facilita la regolarità intestinale. Noto soprattutto per l’elevata quantità di vitamina C, questo frutto è ideale per rafforzare le nostre difese immunitarie e nel contrasto alle influenze stagionali. Ottimi alleati per combattere le infiammazioni alla gola, raffreddori e influenze grazie alle loro proprietà antibatteriche. Ultimi, ma non per importanza, i limoni. Questi agrumi donano un senso di sollievo ai piccoli fastidi quotidiani, inoltre, grazie alla presenza di presenza di antiossidanti, il limone è considerato l’anticolesterolo per eccellenza.

VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benefici

Regina indiscussa dell’inverno, la vitamina C con il suo prodigioso effetto antinfiammatorio. Preziosa ancor più nella stagione fredda e soprattutto alle prese con questa pandemia e nella lotta al Covid, come condermano diverse ricerche uscite negli ultimi mesi, dovrebbe diventare un vero e proprio must. Insomma, sarebbe buona abitudine mantenere uno stile di vita capace di rinforzare le difese contro virus, batteri e malanni stagionali. Difatti, è proprio nel periodo che va dall’autunno alla primavera che vede le nostre difese immunitarie sottoposte a un maggiore stress, sia a causa del calo delle temperature che della minore esposizione ai raggi solari e anche del tempo trascorso, in prevalenza in luoghi chiusi. L’ascorbato, assunto sotto forma di alimentazione o integrazione, rappresenta un ottimo aiuto per il sistema immunitario, rinforzandolo. Le innumerevoli proprietà della vitamina C l’hanno inclusa nell’elenco dei medicinali essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e quindi, tra i più sicuri ed efficaci necessari al sistema sanitario. Valido supporto nella prevenzione delle malattie da raffreddamento da oltre trent’anni. La teoria della vitamina C contro il raffreddore diventa popolare intorno al 1970 quando, il premio Nobel Linus Pauling, pubblica un libro su come prevenire le malattie da raffreddamento con mega dosi di vitamina C. Secondo Pauling, un'assunzione giornaliera di vitamina C di 1.000 mg può ridurre l'incidenza del raffreddore di circa il 45% e l'assunzione giornaliera ottimale di vitamina C per vivere in modo sano e prevenire le malattie dovrebbe essere di almeno 2,3 g. Una sua carenza, per contro, si traduce in una condizione nota come lo scorbuto. Inoltre, diverse evidenze scientifiche indicano che la vitamina C si concentri nelle cellule del sistema immunitario e venga consumata piuttosto rapidamente durante un’infezione ovvero sintomi più lievi e durata inferiore.

Riduce dell'8% la durata del raffreddore

Ad oggi, diversi studi hanno dimostrato che gli integratori di vitamina C assunti in chiave preventiva possono ridurre la durata del raffreddore. Questa metanalisi ha raccolto i dati di 43 studi sulla vitamina C e ha raggiunto le seguenti conclusioni sull’integrazione preventiva: la vitamina C dimezza il rischio di raffreddore nelle persone esposte a un intenso stress fisico (ad esempio corridori di maratona, sciatori o soldati in condizioni subartiche) e riduce la durata del raffreddore dell’8% negli adulti e del 14-18% nei bambini. Diminuisce anche la gravità del raffreddore in tutte le popolazioni, soprattutto nei bambini. Essenziale per la risposta antivirale nella fase iniziale dell’infezione influenzale, inoltre, una sua carenza sembra peggiorare il danno polmonare. E ancora uno studio su oltre 1.500 donne ha associato un’elevata assunzione di vitamina C a una ridotta incidenza di infezioni del tratto respiratorio superiore. A queste, si aggiunge, un’importante meta-analisi che ha indagato gli effetti della supplementazione di vitamina C sulla prevenzione (2.335 pazienti) e sul trattamento (197 pazienti) della polmonite. Secondo questo studio, l’integrazione preventiva può ridurre l’incidenza della polmonite dell’80%. Quando si parla di trattamento poi, la vitamina C può ridurre la durata, la gravità e la mortalità per polmonite. Infatti, in uno studio clinico su 30 pazienti con polmonite grave, la supplementazione di vitamina C ha ridotto: lo stress ossidativo, il danno al DNA e l’infiammazione (TNF -a e IL-6).

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Nella figura il meccanismo schematico in cui una IA di vitamina C potrebbe modulare funzioni specifiche dei neutrofili (ROS e TNFα, mediata da IL-1β), inibendo le vie coinvolte nella formazione della trappola extracellulare dei neutrofili (NETosis) e riducendo la produzione incontrollabile di citochine infiammatorie nell'alveolare spazio. Potenziali effetti sulla riduzione della produzione di citochine sono stati ipotizzati anche nei linfociti e nei macrofagi. ROS, specie reattive dell'ossigeno; NFkB, fattore di trascrizione nucleare kappa B; ┴, stimolo di inibizione; freccia tratteggiata, effetto o produzione ridotti.

Noto che una carenza di vitamina C dovuta a un basso apporto nutritivo porti a una maggiore suscettibilità alle infezioni. Inoltre, come tutti sanno, un apporto maggiore di vitamina C, per contro, potenzia il sistema immunitario e l'uso degli integratori è considerato un rimedio, soprattutto invernale, per prevenire le malattie infettive. Tuttavia, è anche vero che una dieta equilibrata capace di soddisfare l'assunzione giornaliera di vitamina C influisce positivamente sul sistema immunitario e contribuisce, di conseguenza, alla riduzione della suscettibilità alle infezioni. Il comune raffreddore è una delle infezioni virali delle alte vie respiratorie (URTI) più diffuse, caratterizzata da tosse, stanchezza, febbre, mal di gola e dolori muscolari, che persistono per un periodo che va da pochi giorni a non più di 3 settimane. Con "raffreddore comune" si fa generalmente riferimento a una sindrome aspecifica causata da diversi virus, sebbene il rinovirus sia il patogeno coinvolto più frequentemente, essendo presente nel 30-50% dei malati. Infatti, un'integrazione di vitamina C potrebbe modulare l'infiammazione, con potenziali effetti positivi sulla risposta immunitaria alle infezioni. Infatti, la letteratura mostra che alte dosi di vitamina C per infusione endovenosa possono ridurre la produzione di citochine infiammatorie.

Senza trascurare poi, i suoi punti forti:

  • È un antiossidante necessario per produrre collagene nella pelle.
  • Capacità di ridurre la gravità e la durata del raffreddore.
  • Contribuisce alla riduzione dei rischi di malattie cardiovascolari e del cancro
  • Favorisce la tonicità muscolare e il contrasto della sarcopenìa
  • Rafforza i vasi sanguigni e la resistenza alle infezioni
  • Facilita l’assorbimento del ferro
  • Aumenta la resistenza alla fatica

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Per approfondimenti:

Il Giornale "Agrumi: proprietà e benefici del frutto dell'inverno"

Frontiers in Immunology “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19

PubMed "Evolution and the need for ascorbic acid"

MDPI "Vitamin C and Immune Function"

Il Messaggero "Covid, influenza stagionale e coronavirus: come distinguere i sintomi in caso di febbre"

Centro meteo italiano "Coronavirus, influenza stagionale e raffreddore, come distinguerli: i sintomi e le caratteristiche"

Corriere della Sera "Coronavirus, come incide la dieta sulla forza del sistema immunitario"

Salute Prevenzione "Nella guerra contro i Virus la scienza si dimentica sempre del Sistema Immunitario"

Philippe Lagarde "Libro d'oro della prevenzione: difendere la salute con gli integratori alimentari e le vitamine"

Sapere "I sistemi di difesa dell'organismo"

Corriere del Mezzogiorno "Coronavirus, come difendersi a tavola"

Il fatto alimentare "Coronavirus: dieta e trattamenti terapeutici naturali proposti da docenti di medicina"

LEGGI ANCHE: Storia della vitamina C: dalla prevenzione del raffreddore al trattamento del Covid

Nuova ricerca sulla vitamina C: un potenziale aiuto contro il Covid

Tra vitamina C e scorbuto: come prevenire il "morbo del marinaio"

Vitamina C: rafforza il sistema immunitario e combatte virus e malanni di stagione

L'importanza del sistema immunitario, potente alleato nella guerra contro il virus

La prima linea di difesa è il sistema immunitario, tutti i segreti per rinforzarlo

Vitamine e sali minerali: i principali alleati di adulti e bambini

Pubblicato in Informazione Salute

Dall’alterazione del collagene allo scorbuto, la malattia del passato si riaffaccia nel mondo occidentale. Prende il nome di scorbuto la patologia che deriva dalla carenza di vitamina C. Situazione in cui il collagene, presente nell’organismo, diviene instabile e poco efficiente minando la funzionalità di altri enzimi presenti nel nostro corpo. Macchie cutanee e sanguinamento, gengive "spugnose", crescita dei capelli "a cavatappi" e scarsa guarigione delle ferite tra i principali sintomi di questo deficit vitaminico. Ma anche lesioni cutanee, soprattutto sulle cosce e gambe, pallore, depressione e sporadica attività motoria. Nello scorbuto allo stato avanzato si manifestano poi anche ferite suppuranti, caduta di denti e diverse anomalie ossee. Tra i principali sintomi debolezza, confusione, esaurimento fisico, scarso appetito (che può trasformarsi anche in anoressia), letargia, irritabilità, dolori alle gambe, anemia, gengivite, ematomi, carie, dolori articolari, dolori muscolari, caduta dei capelli, pelle secca, sensibilità alla luce, sbalzi d’umore, depressione, sanguinamento gastrointestinale e mal di testa. Tuttavia è possibile trattarlo attraverso l’integrazione di acido ascorbico. Oltre all’integrazione di vitamina C, è importante modificare anche lo stile di vita necessario a garantire un’assunzione adeguata della vitamina.

VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benenfici

Definito da Ippocrate come “ileo ematite”, lo scorbuto è conosciuto anche come "il morbo dei marinai" o "la malattia dei pirati”. Premesso che le riserve di vitamina C del corpo umano sono limitate e si esauriscono entro 1–3 mesi, lo scorbuto era comune tra gli equipaggi impegnati nelle lunghe traversate oceaniche, e quindi, non avevano scorte alimentari fresche e sufficienti. Verso la fine del 1700, la marina britannica sapeva che lo scorbuto poteva essere curato consumando arance e limoni, oggi invece, sappiamo che lo scorbuto può essere evitato assumendo quotidianamente vitamina C. Ampiamente dimostrata, inoltre, l’associazione tra la carenza di vitamina C e le aree a basso status socioeconomico. Tra gli altri fattori di rischio di questa carenza possiamo includere alcolismo, dieta squilibrata, fumo, disturbi alimentari, diabete del tipo 1, disturbi del tratto gastrointestinale (come ad esempio il morbo di Crohn, la celiachia), obesità, febbre alta, infiammazioni e invecchiamento.

Cause, sintomi e prevenzione

Più volte ci siamo soffermati sugli aspetti deficitari della nostra alimentazione e sull'importanza di integrare la propria dieta con degli specifici micronutrienti. Insomma, lo scorbuto è una malattia dovuta a carenza alimentare o a insufficiente assorbimento intestinale di vitamina C, caratterizzata da un estremo deperimento dell'organismo, oltre che da manifestazioni emorragico-ulcerose della cute, delle mucose e degli organi interni. E anche se in passato colpiva i marinai o comunque le categorie più disagiate, oggi torna nei Paesi ricchi a causa della cattiva alimentazione. Già qualche anno fa un gruppo di ricercatori australiani ha raccontato su Diabetic Medicine di 11 casi di scorbuto, diagnosticati in pazienti diabetici la cui dieta era particolarmente povera di frutta e verdura. Infatti pochi sanno che tra le altre cause compare anche un’alimentazione squilibrata poiché una carenza di vitamina C superiore ai tre mesi porta a questa malattia. Inoltre, lo scorbuto può portare persino alla morte: il nostro corpo, alle prese con una grave carenza, non riesce né a produrre né a stoccare l’acido ascorbico e la mancanza di questa vitamina può portare a gravi conseguenze.

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Nella figura il meccanismo schematico in cui una IA di vitamina C potrebbe modulare funzioni specifiche dei neutrofili (ROS e TNFα, mediata da IL-1β), inibendo le vie coinvolte nella formazione della trappola extracellulare dei neutrofili (NETosis) e riducendo la produzione incontrollabile di citochine infiammatorie nell'alveolare spazio. Potenziali effetti sulla riduzione della produzione di citochine sono stati ipotizzati anche nei linfociti e nei macrofagi. ROS, specie reattive dell'ossigeno; NFkB, fattore di trascrizione nucleare kappa B; ┴, stimolo di inibizione; freccia tratteggiata, effetto o produzione ridotti.

Necessaria per numerosi processi di idrossilazione catalizzati da alcune ossigenasi (enzimi), la vitamina C supporta tantissime funzioni importanti per la nostra salute:

  • Preziosa per la funzione immunitaria:
  1. stimola la produzione di interferoni, che proteggono le cellule dagli attacchi virali;
  2. stimola la proliferazione dei neutrofili;
  3. protegge le proteine dall'inattivazione da parte dei radicali liberi prodotti durante i processi ossidativi.
  • Biosintesi del collagene: interviene nella conversione della prolina in idrossiprolina e della lisina in idrossilisina (mantiene il ferro in forma ridotta);
  • Biosintesi degli acidi biliari;
  • Sintesi della noradrenalina (neurotrasmettitore) a partire dalla dopamina e del triptofano in serotonina;
  • Assorbimento intestinale del ferro
  • Sintesi della carnitina, essenziale per il trasferimento di acili nei mitocondri;
  • Catabolismo della tirosina ad acidi fumarico e acetacetico attraverso la formazione dell'acido omogentisinico;
  • Capacità di ridurre la tossicità di alcuni minerali;
  • Stimolazione della reduttasi del citocromo, responsabile dell'idrossilazione del colesterolo, necessaria per la sintesi dell'acido colico;
  • Favorisce l'uso del selenio a dosi fisiologiche;
  • Attivazione dell'acido folico in acido tetraidrofolico;
  • Regolazione dei livelli endogeni di istamina, inibendone il rilascio e favorendone la degradazione (a scopo terapeutico per prevenire lo shock anafilattico, la pre-eclampsia e la prematurità nelle complicanze della gravidanza);
  • Biosintesi degli ormoni steroidei della corteccia surrenale;
  • Riduzione degli ioni superossidi, dei radicali idrossilici, dell'acido ipocloroso e altri potenti ossidanti, proteggendo la struttura del DNA, delle proteine e delle membrane da eventuali danni;
  • Riduzione dell'efficienza dell'assorbimento intestinale del rame;
  • Azione preventiva nella cancerogenesi da nitrosamine, inibendo la loro sintesi;
  • Insieme alla vitamina E, protegge dal danno ossidativo provocato dai radicali liberi;

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Per approfondimenti:

La gazzetta del Mezzogiorno "Lo scorbuto, malattia del passato, nota come morbo dei marinai"

Affari Italiani "Scorbuto, allarme. Poca vitamina C e ci si ammala di scorbuto. Rischio morte"

La Stampa "Così lo “scorbuto” dei marinai del ’500 venne sconfitto con gli agrumi"

Frontiers in Immunology “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19

PubMed "Evolution and the need for ascorbic acid"

MDPI "Vitamin C and Immune Function"

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Pubblicato in Informazione Salute

La risposta alla pandemia? Confermato e poi contestato il ruolo dell’acido ascorbico nel trattamento del coronavirus. Nel corso degli ultimi mesi, sono state avanzate diverse tesi su questo prezioso nutriente, somministrato ad alte dosi ai pazienti ospedalizzati. Sull’efficacia della vitamina C nel contrasto al Covid provano a far luce un gruppo di ricercatori dell’Università di Augusta. Attualmente, sono in corso almeno una trentina di studi clinici attraverso cui gli esperti stanno valutando gli effetti della somministrazione di vitamina C – anche in combinazione con altri farmaci – nel trattamento dell’infezione da Sars-Cov-2. E nonostante le ricerche non abbiano ancora fornito risultati necessari a ribaltare tutte le tesi contrarie, le prime osservazioni suggerirebbero un fondamentale aiuto, soprattutto in alcuni pazienti. Secondo gli studiosi che esplorano da tempo gli effetti della vitamina C sull’invecchiamento questi, potrebbero dipendere da diversi fattori, in particolare dai livelli di trasportatori di vitamina C presenti in ciascuno di noi. «Esistono diverse variabili, sulle quali ci sono poche informazioni e da cui può dipendere l’efficacia della somministrazione di vitamina. Queste comprendono l’età, la razza, il sesso, e soprattutto i livelli di espressione dei trasportatori di vitamina C e il polimorfismo» spiegano in uno studio pubblicato sulla rivista Aging and Disease .

In tal senso, gli studiosi raccomandano di non trascurare questi importanti fattori per valutare l’effettiva efficacia nel trattamento di Covid-19 per esaminare il beneficio della vitamina C anche in altre condizioni. «Con l’aumento esponenziale del tasso di infezione da coronavirus e della mortalità – precisano nello studio -, ricercatori, medici e agenzie governative di tutto il mondo si stanno concentrando sul riposizionamento di farmaci con profili di sicurezza noti, tra cui la vitamina C. Il trattamento con vitamina C è riconosciuto per il suo effetto benefico nel prevenire/neutralizzare la risposta infiammatoria, ridurre lo stress ossidativo e stimolare gli interferoni e altre citochine antivirali», peculiarità che rendono la vitamina C importante nella terapia di contrasto al virus. Inoltre, «sarà interessante comprendere se la vitamina C potrà essere specificamente efficace nel trattamento di pazienti Covid-19 che sono più anziani, hanno malattie pregresse o appartengono a popolazioni afroamericane. C’è inoltre un’urgente necessità di indagare sulla relazione diretta tra i livelli sierici/plasmatici di vitamina C nel tasso di infezione da COVID-19 e nella gravità della malattia» concludono i ricercatori.

Dal trattamento agli altri fattori

In tal senso appare evidente il ruolo benefico della vitamina C come antiossidante e antinfiammatorio che ha portato l’intera comunità scientifica a indagare sull’efficacia e sugli effetti di alte dosi di vitamina C nel trattamento e nella riduzione delle complicanze relative a una serie di infezioni virali, tra cui quella provocata dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2. La sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) si è diffusa in tutto il mondo a un ritmo esponenziale, portando a milioni di persone che sviluppano la malattia associata chiamata COVID-19. A causa della natura nuova e dell’assenza di immunità negli esseri umani, c'è stato uno sforzo globale collettivo per trovare trattamenti efficaci contro il virus. Questo ha portato la comunità scientifica a riutilizzare farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) con profili di sicurezza noti. Tra i molti farmaci possibili, la vitamina C è stata nella rosa dei possibili interventi a causa del suo ruolo benefico come potenziatore immunitario e delle sue intrinseche proprietà antiossidanti. Al centro della discussione: la funzione intracellulare e le proprietà intrinseche della vitamina C. Questa ricerca fornisce, inoltre, una revisione completa dell’indagine pubblicata relativa alle differenze nell'espressione del trasportatore della vitamina C in diverse condizioni fisiopatologiche. Infine, è stata esaminata l'efficacia della somministrazione di vitamina C nel trattamento delle infezioni virali e delle condizioni potenzialmente letali. Nel complesso, lo studia mira a presentare le informazioni esistenti circa la misura in cui la vitamina C potrebbe essere un trattamento efficace per COVID-19 e le relative spiegazioni sul motivo per cui potrebbe funzionare, ancor più in alcuni individui.

VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benefici

La pandemia globale del coronavirus in corso, nota anche come COVID-19, ha avuto un impatto significativo sulla salute mondiale. La terapia endovenosa ad alte dosi di vitamina C è nella rosa dei potenziali regimi farmacologici testati per l'efficacia nel trattamento del COVID-19. Diversi ricercatori e medici hanno ipotizzato che l'uso di acido ascorbico potrebbe ridurre l'infezione da SARS-CoV-2 attraverso la capacità degli integratori di aumentare la risposta immunitaria insieme alla diminuzione della gravità della risposta infiammatoria mediata dal virus. Numerosi studi supportano la scoperta che una dose elevata di vitamina aiuta a rafforzare il sistema immunitario.

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Nella figura il meccanismo schematico in cui una IA di vitamina C potrebbe modulare funzioni specifiche dei neutrofili (ROS e TNFα, mediata da IL-1β), inibendo le vie coinvolte nella formazione della trappola extracellulare dei neutrofili (NETosis) e riducendo la produzione incontrollabile di citochine infiammatorie nell'alveolare spazio. Potenziali effetti sulla riduzione della produzione di citochine sono stati ipotizzati anche nei linfociti e nei macrofagi. ROS, specie reattive dell'ossigeno; NFkB, fattore di trascrizione nucleare kappa B; ┴, stimolo di inibizione; freccia tratteggiata, effetto o produzione ridotti.

La vitamina C, nota anche come acido ascorbico, è una delle vitamine essenziali necessarie alle specie di mammiferi per sopravvivere e prosperare. Attraverso l'evoluzione, la specie homo sapiens ha perso la capacità di sintetizzare la vitamina C a causa dell'inattivazione del gene della gluconolattone ossidasi. Tuttavia, frutta e verdura come fragole, arance e broccoli sono ricchi di vitamina C e prontamente disponibili per il consumo umano. Bassi livelli di vitamina C potrebbero causare una miriade di problemi, con carenze prolungate portando persino allo scorbuto, una malattia spesso associata ai marinai nell'800 (a causa della mancanza di frutta e verdura fresca) in mare. Sintomi come gengive sanguinanti, cicatrizzazione anomala delle ferite e febbre sono comunemente associati alla malattia e possono essere attribuiti all'incapacità di alcuni enzimi di funzionare correttamente, specialmente quelli coinvolti nella sintesi del collagene. Inoltre, è stato notato da studi precedenti che i pazienti affetti da varie condizioni fisiopatologiche quali diabete, COPD, ipertensione cronica e virale sepsi indotta, sono diminuiti i livelli di siero e plasma vitamina C. Ciò ha portato a studi sull'uso della somministrazione endovenosa di vitamina C per il trattamento di pazienti affetti da malattie gravi e croniche nonché infezioni virali come COVID-19.

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Per approfondimenti:

Aging & Disease "Low level of Vitamin C and dysregulation of Vitamin C transporter might be involved in the severity of COVID-19 Infection"

Fanpage "L’efficacia della vitamina C come cura per Covid dipende da più fattori"

Sanders JM, Monogue ML, Jodlowski TZ, Cutrell JB (2020) "Pharmacologic treatments for coronavirus disease 2019 (COVID-19): a review

Shanmugaraj B, Siriwattananon K, Wangkanont K, Phoolcharoen W (2020) "Perspectives on monoclonal antibody therapy as potential therapeutic intervention for Coronavirus disease-19 (COVID-19)"

Qin X, Liu J, Du Y, Li Y, Zheng L, Chen G, et al. (2019) "Different doses of vitamin C supplementation enhances the Th1 immune response to early Plasmodium yoelii 17XL infection in BALB/c mice"

Bozonet SM, Carr AC, Pullar JM, Vissers M (2015) "Enhanced human neutrophil vitamin C status, chemotaxis and oxidant generation following dietary supplementation with vitamin C-rich SunGold kiwifruit"

Frontiers in Immunology “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19

PubMed "Evolution and the need for ascorbic acid"

MDPI "Vitamin C and Immune Function"

Il Messaggero "Covid, influenza stagionale e coronavirus: come distinguere i sintomi in caso di febbre"

Centro meteo italiano "Coronavirus, influenza stagionale e raffreddore, come distinguerli: i sintomi e le caratteristiche"

Corriere della Sera "Coronavirus, come incide la dieta sulla forza del sistema immunitario"

Salute Prevenzione "Nella guerra contro i Virus la scienza si dimentica sempre del Sistema Immunitario"

Philippe Lagarde "Libro d'oro della prevenzione: difendere la salute con gli integratori alimentari e le vitamine"

Sapere "I sistemi di difesa dell'organismo"

Corriere del Mezzogiorno "Coronavirus, come difendersi a tavola"

Il fatto alimentare "Coronavirus: dieta e trattamenti terapeutici naturali proposti da docenti di medicina"

LEGGI ANCHE: Storia della vitamina C: dalla prevenzione del raffreddore al trattamento del Covid

Vitamina C: rafforza il sistema immunitario e combatte virus e malanni di stagione

L'importanza del sistema immunitario, potente alleato nella guerra contro il virus

La prima linea di difesa è il sistema immunitario, tutti i segreti per rinforzarlo

Vitamine e sali minerali: i principali alleati di adulti e bambini

Pubblicato in Informazione Salute

La vitamina C (o acido ascorbico) svolge un ruolo importante nel normale funzionamento del sistema immunitario e il suo utilizzo nella prevenzione e nella cura delle infezioni ha attirato l'interesse di medici e ricercatori per quasi un secolo. Numerosi sono gli articoli pubblicati sull’argomento, sebbene sia noto che una carenza di vitamina C dovuta a un basso apporto nutritivo porti a una maggiore suscettibilità alle infezioni. Inoltre, come tutti sanno, un apporto maggiore di vitamina C, per contro, potenzia il sistema immunitario e l'uso degli integratori è considerato un rimedio, soprattutto invernale, per prevenire le malattie infettive. Oltre all’influenza c’è di più. Difatti, a peggiorare lo scenario, anche la rapida diffusione mondiale della SARS-CoV2 e la conseguente emergenza pandemica riconosciuta dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) richiede urgentemente uno sforzo globale per identificare tutto ciò che può curare i sintomi e ridurre i decessi. 46.509.232 milioni di contagiati e oltre 1.200.361 di morti nel mondo, numero in costante aumento. E anche se attualmente, nessuna terapia antivirale specifica è stata approvata per la cura del Covid-19, è importante proteggersi e prevenire questo virus con tutti i mezzi a disposizione.

VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benefici

Tuttavia, è anche vero che una dieta equilibrata capace di soddisfare l'assunzione giornaliera di vitamina C influisce positivamente sul sistema immunitario e contribuisce, di conseguenza, alla riduzione della suscettibilità alle infezioni. Lo studio “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19”, pubblicato su Frontiers in Immunology, rivista ufficiale dell’International Union of Immunological Societies (IUIS), nasce con lo scopo di riassumere il ruolo immunologico della vitamina C, analizzando i suoi potenziali effetti se utilizzata come integratore alimentare, sui meccanismi coinvolti durante le infezioni virali respiratorie oltre a evidenziare gli effetti di questo prezioso nutriente nel trattamento della sepsi grave e delle condizioni di ARDS (Sindrome da distress respiratorio acuto). L’indagine mette in luce anche l’alto rischio che nelle categorie come obesi, diabetici, cardiopatici, anziani, etc…, l'integrazione con vitamina C potrebbe ridurre i marcatori dell'infiammazione, quindi di conseguenza la suscettibilità all’infezione e l'eventuale sviluppo della malattia stessa. Inoltre, in queste categorie di persone un'integrazione di vitamina C potrebbe modulare l'infiammazione, con potenziali effetti positivi sulla risposta immunitaria alle infezioni. Tuttavia, anche se l'impatto di un'assunzione orale maggiore di vitamina C sulla durata del raffreddore e sulla prevenzione o il trattamento della polmonite è ancora in discussione, dall'altra parte appare ormai confermata quella che prima era solo un'ipotesi: l'infusione di vitamina C nel trattamento per COVID-19 sui pazienti ricoverati in ospedale tra cui anziani o con importanti patologie. In sostanza, riassumendo gli studi più rilevanti dalla prevenzione e cura delle comuni patologie respiratorie all'uso della vitamina C in condizioni di malattia critica, con l'obiettivo di chiarirne la potenziale applicazione durante un'infezione acuta da SARS-CoV2, un'integrazione di vitamina C potrebbe modulare l'infiammazione, con potenziali effetti positivi sulla risposta immunitaria alle infezioni.

La ricerca tra integrazione e prevenzione

Il comune raffreddore è una delle infezioni virali delle alte vie respiratorie (URTI) più diffuse, caratterizzata da tosse, stanchezza, febbre, mal di gola e dolori muscolari, che persistono per un periodo che va da pochi giorni a non più di 3 settimane. Con "raffreddore comune" si fa generalemente riferimento a una sindrome aspecifica causata da diversi virus, sebbene il rinovirus sia il patogeno coinvolto più frequentemente, essendo presente nel 30-50% dei malati. Le evidenze scientifiche secondo cui un apporto molto elevato di vitamina C potrebbe portare a una minore suscettibilità alle infezioni delle vie respiratorie ha origine dalle teorie di Linus Pauling pubblicate negli anni Settanta. Secondo Pauling, un'assunzione giornaliera di vitamina C di 1.000 mg può ridurre l'incidenza del raffreddore di circa il 45% e l'assunzione giornaliera ottimale di vitamina C per vivere in modo sano e prevenire le malattie dovrebbe essere di almeno 2,3 g. Il COVID-19 è una nuova forma di polmonite virale riconosciuta a livello mondiale, causata dall'infezione da SARS-CoV2. La sintomatologia spesso inizia entro 2 settimane dal contagio e comprende principalmente febbre, affaticamento, tosse e mancanza di respiro. Le attuali conoscenze suggeriscono che mentre la maggior parte dei soggetti infetti (80% -90%) mostra sintomi lievi o può essere asintomatica, circa il 5% può sviluppare polmonite, ARDS e disfunzione multiorgano che porta alla morte. Premesso questo è indiscutibile che uno stato nutrizionale ottimale riduca efficacemente l'infiammazione e lo stress ossidativo, migliorando la regolazione del sistema immunitario. Inoltre, un'integrazione di vitamina C potrebbe essere efficace per migliorare lo stato di salute dei pazienti considerati ad alto rischio di infezioni virali, ovvero delle categorie già citate.

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Nella figura il meccanismo schematico in cui una IA di vitamina C potrebbe modulare funzioni specifiche dei neutrofili (ROS e TNFα, mediata da IL-1β), inibendo le vie coinvolte nella formazione della trappola extracellulare dei neutrofili (NETosis) e riducendo la produzione incontrollabile di citochine infiammatorie nell'alveolare spazio. Potenziali effetti sulla riduzione della produzione di citochine sono stati ipotizzati anche nei linfociti e nei macrofagi. ROS, specie reattive dell'ossigeno; NFkB, fattore di trascrizione nucleare kappa B; ┴, stimolo di inibizione; freccia tratteggiata, effetto o produzione ridotti.

Ma non è tutto. Infatti, un'integrazione di vitamina C potrebbe modulare l'infiammazione, con potenziali effetti positivi sulla risposta immunitaria alle infezioni. Soprattutto in casi particolari. Tra questi, la sepsi, una disfunzione d'organo pericolosa per la vita causata da una ridotta risposta dell'ospite all'infezione, caratterizzata da un drammatico fallimento del sistema circolatorio, metabolico e immunitario e riconosciuta come la causa principale di morte per infezione: i pazienti che sviluppano shock settico possono avere tassi di mortalità fino al 50%. In queste condizioni cliniche la letteratura mostra che alte dosi di vitamina C per infusione endovenosa possono ridurre la produzione di citochine infiammatorie connesse e potenzialmente migliorare i risultati importanti quali la durata del tempo di ventilazione meccanica e mortalità. Ciò è di particolare importanza poiché la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è una delle condizioni gravi più frequenti registrate nei pazienti COVID-19. L'ARDS è una sindrome grave e, in alcuni casi fatale, caratterizzata da una forte risposta infiammatoria con massiccio danno alveolare e insufficienza multiorgano, che richiede un trattamento in unità di terapia intensiva (ICU). Gli autori dell'indagine hanno poi riportato una percentuale di casi di ARDS di circa il 15% tra i pazienti ospedalizzati con infezione da SARS-CoV2.

Preziosa nella cura delle infezioni

La vitamina C è un nutriente essenziale che deve essere assunto attraverso l'alimentazione poiché gli esseri umani non sono in grado di sintetizzarlo. Il nostro corpo, nel corso del tempo, ha così sviluppato un efficace sistema di adattamento che mantiene le riserve organiche di vitamina C e ne previene la carenza dovuta a un basso apporto alimentare. Questi adattamenti includono una maggiore capacità di assorbimento e riciclaggio della vitamina C rispetto ad altre specie animali (ad esempio capre e rettili), che normalmente sono in grado di produrla. Negli esseri umani, al contrario, il muscolo scheletrico rappresenta il principale contenitore di vitamina C. L'omeostasi della vitamina C è finemente regolata da almeno quattro meccanismi: assorbimento intestinale, trasporto ai tessuti, riassorbimento renale ed escrezione di urina, regolati principalmente da una famiglia di proteine denominate trasportatori di vitamina C dipendenti dal sodio (SVCT). Oltre a un'ampia gamma di percorsi biochimici in cui è coinvolta la vitamina C, partecipa anche alla risposta del sistema immunitario innato e adattativo.

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Per approfondimenti:

Frontiers in Immunology “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19

PubMed "Evolution and the need for ascorbic acid"

MDPI "Vitamin C and Immune Function"

Il Messaggero "Covid, influenza stagionale e coronavirus: come distinguere i sintomi in caso di febbre"

Centro meteo italiano "Coronavirus, influenza stagionale e raffreddore, come distinguerli: i sintomi e le caratteristiche"

Corriere della Sera "Coronavirus, come incide la dieta sulla forza del sistema immunitario"

Salute Prevenzione "Nella guerra contro i Virus la scienza si dimentica sempre del Sistema Immunitario"

Philippe Lagarde "Libro d'oro della prevenzione: difendere la salute con gli integratori alimentari e le vitamine"

Sapere "I sistemi di difesa dell'organismo"

Corriere del Mezzogiorno "Coronavirus, come difendersi a tavola"

Il fatto alimentare "Coronavirus: dieta e trattamenti terapeutici naturali proposti da docenti di medicina"

LEGGI ANCHE: Vitamina C: rafforza il sistema immunitario e combatte virus e malanni di stagione

L'importanza del sistema immunitario, potente alleato nella guerra contro il virus

La prima linea di difesa è il sistema immunitario, tutti i segreti per rinforzarlo

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Pubblicato in Informazione Salute

Febbre, tosse, raffreddore e dolori muscolari o articolari. Differenze e analogie confondono milioni di italiani. Tra i temi più discussi con l’arrivo dell’autunno, e di conseguenza dei primi malanni causati dagli sbalzi di temperatura, come riconoscere e distinguere l’influenza stagionale dal Covid. Confuse spesso a causa delle sintomatologie assai simili, secondo uno studio condotto da Assosalute, presentata durante una conferenza online, «il timore più diffuso tra gli italiani è proprio quello di non essere in grado di saperle distinguere prontamente. A sostenerlo, ben il 33% degli intervistati. Seguono poi il timore di non poter ricevere cure adeguate (14,7%), soprattutto tra gli over 65, e la paura di un nuovo isolamento (14%), soprattutto tra i più giovani». Difatti, rispetto agli anni precedenti, l’atteggiamento delle persone rispetto all’influenza è cambiato radicalmente. Tra le principali differenze degne di nota, la perdita di gusto (ageusia) e olfatto (anosmia) tipiche della Sars-CoV2, al contrario dell’influenza. Anche la tosse, in caso di Covid è secca e persistente. Altra differenza va ricondotta ai sintomi iniziali, il coronavirus si manifesta quasi sempre con febbre a cui poi si associano tosse e dolori muscolari. Al contrario, invece, l’influenza inizia quasi sempre con la tosse. Per quanto riguarda le difficoltà respiratorie poi, in caso di Covid evolvono spesso in polmonite, questo perché il patogeno tende a scendere nelle basse vie respiratorie.

VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benefici

«Distinguere la normale influenza da Covid-19 non è così semplice – spiega in un’intervista al Messaggero Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi - Nonostante i due virus siano diversi, i sintomi che caratterizzano l'influenza stagionale e Covid-19 sono molto simili. L’unico modo certo per fare una diagnosi differenziale è quindi quello di eseguire il tampone. È bene ricordare che l’influenza con cui abbiamo a che fare tutti gli anni presenta sempre le medesime caratteristiche: insorgenza brusca di febbre oltre i 38 gradi, presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari/articolari) e di un sintomo respiratorio (tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale, mal di gola). La momentanea perdita (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), la perdita (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), sono invece tipici del Covid e non legati all’influenza stagionale. Attenzione anche ai bambini: se assistiamo al verificarsi di un unico sintomo respiratorio, è verosimile che siamo di fronte a malanni di stagione, se invece se ne verifica più di uno contemporaneamente, è bene fare ulteriori accertamenti» suggerisce il virologo.

La prima linea di difesa per stare bene

Come già detto, con l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus è cambiato anche l'atteggiamento degli italiani in caso di sintomi influenzali rispetto al passato. Come dimostra la ricerca Assosalute, infatti, «se nel 2019 il 55% degli intervistati dichiarava che il primo comportamento, in caso di febbre, sarebbe stato rimanere a casa, riposare e assumere farmaci da banco, oggi lo conferma soltanto il 37,1%. Aumentano coloro che si rivolgeranno subito al parere del medico di base: il 34,5% rispetto al 12,3% del 2019». Sempre dall'indagine emerge che sono «stabili rispetto all'anno scorso le figure di riferimento in caso di febbre: il 53% degli italiani continuerà a rivolgersi al medico di base, seguito dal 28,4% che invece si affiderà alla propria esperienza, curandosi con gli usuali farmaci di automedicazione, soluzione più diffusa a cui farà ricorso, se necessario, il 60,6% degli italiani; cala invece il numero di coloro che si rivolgeranno al farmacista: sono il 14,6% degli intervistati, rispetto al 23,2% del 2019».

INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico

In ultimo, la raccomandazione di Pregliasco è quella di non uscire in caso di sintomi ed evitare il contatto con gli altri. Inoltre, il virologo suggerisce anche di evitare gli sbalzi di temperatura, preferire un’alimentazione sana e corretta e rinforzare il sistema immunitario, prima linea di difesa contro i malanni stagionali. Tra le altre cause di influenze e sindromi parainfluenzali, gli ambienti affollati e poco areati che creano le condizioni per la diffusione di virus e batteri. Per cui, il modo migliore per difendersi dagli attacchi degli agenti patogeni è, primo tra tutti, quello di potenziare il nostro sistema di difesa con un’alimentazione sana ed equilibrata insieme al prezioso supporto di integratori alimentari, soprattutto di vitamine e minerali che danno al nostro organismo una marcia in più per combattere gli attacchi esterni. «Un sistema immunitario efficiente — sottolinea Annamaria Colao in uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition — è importantissimo per difenderci da malattie e virus e passa anche per una nutrizione corretta». La resistenza alle infezioni può essere, quindi, migliorata e facilitata grazie agli antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a difendersi dall’attacco dello stress ossidativo. Via libera a tavola, quindi, agli agrumi e a tutti i cibi ricchi di vitamina C, considerata da sempre l’antiraffreddore per eccellenza.

L'importanza del sistema immunitario

Attenzione poi a non trascurare i fattori che indeboliscono il nostro sistema immunitario. Primo tra tutti, il consumo smodato di alcolici inibisce il sistema immunitario e altera il microbiota intestinale, riduce inoltre le capacità dei globuli bianchi di circondare e distruggere batteri pericolosi. L’eccesso di alcolici, interferisce anche con la produzione di citochine, rendendo più sensibili alle infezioni. Da evitare assolutamente quando è in corso un’infezione virale o batterica che sia. E ancora, l’uso eccessivo di sale riduce le difese immunitarie, e quindi, la possibilità di contrastare le infezioni batteriche. Stesso meccanismo con l’introduzione di zuccheri in quantità elevate.

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Per approfondimenti:

Il Messaggero "Covid, influenza stagionale e coronavirus: come distinguere i sintomi in caso di febbre"

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