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Pronti a dire addio al mal di testa? Una dieta ricca di pesce grasso può ridurre l'intensità e la frequenza dell'emicrania. È la scoperta dei ricercatori del National Institute on Aging (NIA), del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) e dell'Università della Carolina del Nord (UNC). Lo studio, pubblicato su "The BMJ", è stato condotto su 182 partecipanti predisposti al mal di testa, ha ampliato il precedente lavoro del team sull'impatto dell'acido linoleico (un acido grasso polinsaturo) sull'algia cronica. Indagini precedenti avevano valutato il possibile ruolo dell'acido linoleico nell'infiammazione dei tessuti e delle vie di elaborazione del dolore correlato all'emicrania del nervo trigemino ed erano giunti alla conclusione che una dieta povera di acido linoleico e ricca di acidi grassi omega 3 potrebbe lenire questa flogosi. Per 16 settimane i partecipanti all’indagine sono stati assegnati casualmente a uno dei tre piani di dieta. Tutti hanno ricevuto un pasto che includeva pesce, verdure, insalate e prodotti per la colazione. Al primo gruppo sono stati assegnati cibi con ampie porzioni di pesce grasso, mentre l'acido linoleico era ridotto. Il secondo gruppo ha avuto alimenti con abbondanti porzioni sia di pesce grasso che di acido linoleico. Al terzo gruppo, infine, sono toccati pasti con quantitativi abbondanti di acido linoleico e porzioni ridotte di pesce grasso. Durante la sperimentazione i ricercatori hanno monitorato il numero di giorni, la durata e l'intensità dell'emicrania oltre all'eventuale incidenza del mal di testa sulle capacità lavorative e sociali e alla necessità di assumere antidolorifici.

Oltre 4 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di emicrania. Tra le cause più frequenti di dolore cronico, i suoi effetti si ripercuotono negativamente sul lavoro e sulla vita quotidiana. Le donne di età compresa tra 18 e 44 anni sono maggiormente inclini a questa patologia e si stima che il 18% di tutte le donne americane ne sia colpita. L'emicrania è una malattia neurologica, tra le cause più comuni di dolore cronico, perdita di tempo lavorativo e qualità della vita ridotta. Lo studio ha mostra che i soggetti avevano una media di più di 16 giorni di cefalea al mese, oltre cinque ore di emicrania al giorno e punteggi di base che mostravano un grave impatto sulla qualità della vita e 122 partecipanti (67%) avevano emicrania cronica e 102 (56%) soddisfacevano i criteri per l'abuso acuto di farmaci. La dieta a basso contenuto di olio vegetale e con maggiori quantità di pesce grasso ha ridotto del 30-40% le ore di mal di testa totale al giorno e di giorni complessivi di cefalea al mese rispetto al gruppo di controllo. «Questa ricerca - ha affermato Luigi Ferrucci, direttore scientifico della NIA - ha fornito prove intriganti del fatto che i cambiamenti nella dieta hanno il potenziale di migliorare una condizione di dolore cronico molto debilitante come l'emicrania senza i relativi aspetti negativi dei farmaci». Ha aggiunto Chris Ramsden coordinatore dello studio: «Ecco un'ulteriore prova che i cibi che mangiamo possono influenzare i percorsi del dolore». Gli scienziati sperano di continuare a espandere questo lavoro per studiare gli effetti del regime alimentare su altre condizioni di algia cronica. Il team NIH è stato guidato da Chris Ramsden, un ricercatore nei programmi di ricerca intramurale NIA e NIAAA e membro della facoltà dell'UNC. Ramsden e il suo team sono specializzati nello studio dei lipidi, composti di acidi grassi presenti in molti oli naturali, e del loro ruolo nell'invecchiamento, in particolare nel dolore cronico e nelle condizioni neurodegenerative. Il team UNC è stato guidato da Doug Mann, MD, del Dipartimento di Neurologia, e Kim Faurot, Ph.D., del Program on Integrative Medicine.

Riducono l'infiammazione

Questo studio su 182 adulti con frequenti emicranie ha ampliato il lavoro precedente del team sull'impatto dell'acido linoleico e del dolore cronico. L'acido linoleico è un acido grasso polinsaturo comunemente derivato nella dieta americana da mais, soia e altri oli simili, nonché da alcune noci e semi. I precedenti studi più piccoli del team hanno esplorato se l'acido linoleico infiammasse i tessuti e le vie di elaborazione del dolore correlato all'emicrania nel nervo trigemino, il più grande e complesso dei 12 nervi cranici del corpo. Hanno scoperto che una dieta più povera di acido linoleico e più alta nei livelli di acidi grassi omega 3 (come quelli che si trovano nel pesce e nei crostacei) potrebbe ridurre il rischio di insorgenza di fastidiosi mal di testa. I ricercatori hanno notato che questi risultati servono come convalida del fatto che gli interventi basati sulla dieta che aumentano i grassi omega 3 riducendo le fonti di acido linoleico mostrano una migliore promessa per aiutare le persone con emicrania a ridurre il numero e l'impatto dei giorni di cefalea, riducendo al contempo il bisogno di farmaci per il dolore. 

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute

Gli acidi grassi n-3 e n-6 sono i principali componenti dei tessuti implicati nella patogenesi dell'emicrania dove fungono da precursori per diverse famiglie di mediatori lipidici bioattivi che regolano il dolore (come ad esempio prostaglandine, leucotrieni, resolvine, maresine). Questi mediatori lipidici sono noti collettivamente come ossilipine. Poiché gli esseri umani non possono sintetizzare gli acidi grassi n-3 e n-6, i livelli di questi acidi grassi e dei loro derivati dell'ossilipina possono essere alterati dalla dieta. Dallo studio emerge che diverse famiglie di recettori dell'ossilipina sono arricchite nelle terminazioni nervose trigeminali e nelle vie centrali di elaborazione del dolore, dove regolano la sensibilizzazione e il rilascio del neuropeptide correlato al gene della calcitonina correlato alla cefalea; ciò implica un legame diretto tra acidi grassi n-3 e n-6 e patogenesi della cefalea. Diverse ossilipine derivate da acidi grassi n-6 hanno proprietà pronocicettive (promotori del dolore). In pratica, l'infusione di prostaglandine derivate dall'acido arachidonico n-6 suscitano nelle persone attacchi di tipo emicranico. I derivati dell'ossilipina dell'acido linoleico n-6 sensibilizzano le terminazioni del nervo trigemino ed evocano risposte al dolore comportamentale in modelli preclinici. Al contrario, diverse ossilipine derivate dall'acido eicosapentaenoico n-3 (EPA) e dall'acido docosaesaenoico (DHA) hanno potenti proprietà antinocicettive (riducenti il dolore). In particolare, l'acido 17-idrossidocosaesaeonico (17-HDHA) è il precursore della via per diverse famiglie di ossilipine segnalate per avere potenti effetti antinocicettivi in modelli sperimentali ed è stato collegato a punteggi del dolore più bassi nei pazienti con artrite.

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Per approfondimenti:

Il Giornale "Così il pesce grasso nella dieta aiuta l'emicrania"

NHI "Consuming a diet with more fish fats, less vegetable oils can reduce migraine headaches"

The BMJ "Dietary alteration of n-3 and n-6 fatty acids for headache reduction in adults with migraine: randomized controlled trial"

AGI "Pesce azzurro in tavola due volte a settimana riduce i rischi cardiaci"

Ansa "Meno rischio cardiaco con 2 porzioni di pesce a settimana"

URV "A study identifies the mechanism by which eating fish reduces the risk of cardiovascular disease"

Corriere Nazionale "Chi mangia regolarmente pesce azzurro ha un rischio significativamente inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi prende integratori"

Notizie Scientifiche "Omega-3 del pesce riduce rischio di malattie cardiovascolari modulando lipoproteine"

Ragusa News "Omega-3: perché inserirli nella dieta"

Journal of the American Heart Association (JAHA) "Habitual Fish Consumption, n‐3 Fatty Acids, and Nuclear Magnetic Resonance Lipoprotein Subfractions in Women"

Il Fatto Alimentare "Omega 3: guida al consumo degli acidi grassi essenziali molto presenti nel pesce azzurro e nel salmone e pochissimo nei filetti di sogliola"

Il Giornale "Gli integratori omega 3 salvano cuore, mente e portafogli"

Prima Lodi "Che cosa sono gli Omega 3 e a cosa servono"

Prima Milano Ovest "I benefici degli Omega 3, fra pesce, frutta e verdura"

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La via dei grassi: fanno bene e sono fonte di energia per gli sportivi

Columbia University: ecco il perché gli omega 3 proteggono dall'Alzheimer

Cibi ricchi di omega 3 aiutano a combattere la stanchezza

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Ricercatori: per infiammazione e depressione, consigliata integrazione con Omega 3

 

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Demonizzati da decenni, i grassi, soprattutto quelli “saturi” (i grassi cattivi), sono considerati erroneamente come i principali responsabili di tante patologie e causa del colesterolo. Tuttavia, è arrivato il momento di sfatare questo luogo comune perché i grassi non fanno male, anzi sono utili soprattutto agli sportivi. «I grassi non fanno male», chiarisce in un'intervista a Gazzetta Active la dottoressa Claudia Delpiano, dietista e biologa nutrizionista presso l’IRCCS Policlinico San Donato e il Policlinico San Pietro. Al via quindi con gli effetti benefici dei lipidi, in particolare per chi pratica sport di resistenza. In particolare l’olio extravergine di oliva (fonte di acidi grassi monoinsaturi, è uno dei condimenti più indicati per chi soffre di colesterolo alto), il pesce azzurro (come l'alice, l'aringa, la ricciola, la sardina e lo sgombro, ricco di grassi buoni, ovvero gli omega3, contiene anche selenio, calcio, iodio, fosforo, potassio, selenio, fluoro, zinco e vitamine A e B), le noci, le nocciole, le mandorle (povere di carboidrati e ricche di proteine, fibre e, appunto, grassi buoni, sono potenti antiossidanti), i semi di lino (fonte preziosa di energia per l’organismo nei periodi di stress) e il cioccolato fondente (fonte di ferro, magnesio, rame e manganese, aiuta a mantenere la mente attiva e migliora le abilità cognitive ed è utile per contrastare il colesterolo cattivo e scacciare stress e cattivo umore) sono ottime fonti di grassi monoinsaturi e polinsaturi, i cosiddetti “grassi buoni”. Questi poi rappresentano anche un fattore protettivo rispetto all’ipercolesterolemia.

Fonte di energia per l’organismo, migliorano l’assorbimento delle sostanze nutritive. Conosciuti anche come lipidi, forniscono al nostro organismo l’energia necessaria per il suo sostentamento e un quantitativo di gran lunga maggiore rispetto a quella prodotta dai carboidrati e dalle proteine. Utilizzati, dunque, per lo svolgimento di funzioni organiche essenziali per il nostro benessere. «Per comprendere l’importanza dei grassi per l’organismo è fondamentale capire l’uso che ne fa il nostro corpo – precisa Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti -. Per molti di noi il grasso è visto come un substrato energetico (utilizzato per creare energia) e niente più, invece le sue funzioni sono essenziali anche per altri motivi. Distinguiamo intanto i tre differenti tipi di grassi che il nostro corpo assimila con l’alimentazione o produce in base alle proprie esigenze: trigliceridi, fosfolipidi e colesterolo». Tra i grassi più importanti indubbiamente omega 3 e 6. «Questi acidi grassi – spiega la nutrizionista - sono molto importanti perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli endogenicamente e quindi li deve assumere attraverso la dieta». Difatti, questi grassi, sono un concentrato di benefici anche per gli sportivi. «I grassi sono una fonte di energia nelle prestazioni di resistenza, che si tratti di corsa, ciclismo o triathlon. Per lo sportivo l’apporto di grassi dovrebbe essere intorno al 30% dell’apporto energetico totale. La restrizione di grassi va limitata al pre-gara, in cui troppi lipidi potrebbero rallentare la digestione».

Sfolgono funzioni essenziali

Non solo non fanno male, ma sono deputati al benessere dell’organismo e allo svolgimento di numerose funzioni essenziali.


Proprio ultimamente c’è stata, da parte della comunità scientifica, una rivalutazione degli acidi grassi polinsaturi, i cosiddetti grassi buoni. Ma non bisogna abolire nemmeno i grassi saturi, quelli considerati cattivi. È vero, sono legati allo sviluppo di patologie cardiache e diabete, ma svolgono anche diverse funzioni utili per l’organismo. Prendiamo il burro: l’acido butirrico in esso contenuto è necessario per la salute metabolica della mucosa del colon perché va a nutrire i colonociti. Una noce di burro al giorno, meglio se crudo chiarificato, fa solo bene, soprattutto se si ha una vita attiva. Svolgono il ruolo di deposito energetico e hanno una funzione strutturale, perché vanno a costruire la membrana delle cellule, che è fatta proprio di lipidi e proteine. Vanno a costituire i nervi, il cuore, il fegato e i reni, e sono quindi fondamentali anche per lo sviluppo del sistema nervoso. Per questo motivo, per esempio, ai bambini bisognerebbe dare sempre latte intero, e non scremato. Lo stesso latte materno è molto lipidico. Trasportano anche le vitamine liposolubili come la A, la D, la E e la K, e ne permettono l’assorbimento. E la vitamina D, per esempio, è molto importante per gli sportivi, in particolare per runner e maratoneti, perché fondamentale per il metabolismo dell’osso. Nella corsa lo scheletro subisce molte sollecitazioni e microtraumi, da qui l’importanza della vitamina D.

Non sono nostri nemici

  • Riparano e sintetizzano le membrane cellulari, garantendone la giusta permeabilità, sono quindi indispensabili per il corretto funzionamento di organi e tessuti;
  • Riserva energetica importante sia sotto forma di acidi grassi circolanti che di tessuto adiposo, che svolge innumerevoli funzioni tra cui quella di deposito di scorie tossiche e di metalli pesanti che l’organismo non è in grado di eliminare;
  • Favoriscono il trasportano di alcune vitamine (quelle liposolubili);
  • Sono precursori di prostaglandine (sostanze che mediano la risposta infiammatoria) e di ormoni (quelli sessuali e quelli di origine cortico-surrenalica);
  • Sono costituenti del sebo (composto da una miscela di acidi grassi liberi, trigliceridi e colesterolo), una sostanza prodotta dalle ghiandole sebacee che serve a proteggere la pelle da fattori ambientali, fattori chimici e infezioni batteriche. Il sebo ha una composizione ben precisa ed è composto da una miscela di acidi grassi liberi, trigliceridi e colesterolo. Pertanto una variazione della percentuale relativa di queste componenti potrebbe alterarne le caratteristiche compromettendo, di conseguenza, la sua funzione protettiva.

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute

Su questi costituenti essenziali, Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti fornisce un quadro dettagliato e completo per conoscere e comprendere il modus operandi di questi preziosi elementi e gli effetti positivi sulla nostra salute:

I grassi si distinguono in: saturi monoinsaturi e polinsaturi. Sono composti da una catena di atomi di carbonio (da 4 a 24) ed idrogeno, che in base alla lunghezza, al numero dei legami ed al posizionamento degli stessi, assumono strutture e caratteristiche differenti. Gli acidi grassi saturi hanno una consistenza solida anche a temperatura ambiente e si trovano principalmente negli animali (strutto), nei vegetali (palma e cacao) e nel latte. Gli acidi grassi monoinsaturi hanno un aspetto liquido e sono presenti nei vegetali come pistacchi, noci, mandorle ed avocado, ma vengono anche estratti dai semi come olive, arachidi, colza. Difatti li assumiamo sotto forma di oli. Gli acidi polinsaturi si dividono in due categorie, gli omega 3 e gli omega 6. Tali grassi sono anche definiti essenziali, in quanto il nostro corpo non è in grado di costruirli (a differenza degli altri grassi) e quindi vanno assunti con la dieta. Inoltre questi ultimi sono molto importanti perché il nostro corpo li utilizza solo a fini plastici (e non energetici). Gli acidi grassi saturi non hanno interruzioni, disponendosi longitudinalmente, dalla testa alla coda, dove si legano gli atomi di ossigeno (il gruppo ossidrile). Tale struttura permette l’allinearsi delle catene, conferendo al grasso, a temperatura ambiente, un aspetto solido. Inoltre più è lunga la catena e maggiore è la resistenza al calore (punto di fusione). Fanno parte di questa tipologia: i grassi caproico (6 atomi) e caprilico (8 atomi) presenti nel latte; il grasso miristico (14 atomi) presente negli oli, nei grassi vegetali, nel latte (11%), nel cocco e nella noce moscata; il grasso palmitico (16 atomi) che si trova nei grassi animali (strutto) e vegetali (palma 35-50% e cacao 25%); il grasso stearico (18 atomi) che si trova nello strutto al 10%, nel cacao al 35%, negli oli vegetali all’1,5%; i grassi arachico e beenico (22 atomi); il grasso lignocerico (24 atomi). Questi ultimi si trovano in piccole quantità nei grassi animali e vegetali. Gli acidi grassi monoinsaturi sono molecole che non hanno un aspetto lineare, bensì ricurvo, dovuto ad un doppio legame, ca pace di creare uno squilibrio elettrostatico. Ciò impedisce l’allineamento delle catene, rendendo il grasso liquido (solidifica solo con l’abbassamento della temperatura). Fanno parte di questa tipologia l’olio di oliva (che solidifica in frigorifero), l’olio d’arachide, l’olio di colza. È presente nei frutti come l’avocado, le mandorle, le noci, i pistacchi, gli anacardi ed in animali come le anatre e le oche. Esistono poi grassi polinsaturi che non hanno una catena lineare (fenomeno registrato anche in alcuni grassi monoinsaturi), bensì due doppi legami. Si dividono in due categorie, gli omega 3 e gli omega 6. Tale distinzione in omega, partendo dal fondo della catena, indica la posizione del primo doppio legame (omega 3 ad esempio indica la terza posizione; omega 6 la sesta posizione). Questi grassi polinsaturi sono anche definiti essenziali, in quanto il nostro corpo non è in grado di produrli (a differenza degli altri grassi) e quindi vanno assunti con la dieta. Inoltre questi ultimi sono utilizzati solo a fini plastici (e non energetici). Di conseguenza la loro carenza crea molti problemi (lo approfondiremo più avanti). Infine, esistono i grassi trans, una tipologia di grassi omega 6 o monoinsaturi, modificati da procedimenti chimici (con l’inserimento di atomi d’idrogeno) al fine di raggiugere la consistenza dei grassi saturi (la margarina ne è un esempio). Parleremo più avanti di quanto tali grassi, possano dimostrarsi dannosi per la nostra salute.

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Per approfondimenti:

Il giornale "Grassi buoni, quali sono e in quali alimenti trovarli"

Marie Claire "I cibi grassi da evitare vs i grassi buoni, buonissimi, da riscoprire"

Science Direct "Peroxidation of n-3 and n-6 polyunsaturated fatty acids in the acidic tumor environment leads to ferroptosis-mediated anticancer effects"

UCLouvain "An Omega-3 that’s poison for tumours"

News Medical Life Science "Lo studio delucida come gli acidi grassi Omega-3 avvelenano le celle del tumore"

Medi Magazine "Un Omega-3 che è veleno per il cancro"

Il Giornale "I grassi buoni: acidi grassi Omega-3"

GEN "Mechanism Identified by Which Omega-3 Fatty Acid Is “Poison” to Tumors"

Medical Xpress "An omega-3 that's poison for tumors"

LEGGI ANCHE: Nuova ricerca: Omega 3, i “grassi buoni” che avvelenano le cellule tumorali

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Tumori che si disintegrano in pochi giorni grazie all'azione dell’omega 3. È questa l'eccezionale scoperta dei ricercatori dell'Università di Lovanio (UCLouvain), pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Cell Metabolism. Non si tratta di prevenzione, ma di un vero e proprio di arresto della crescita del tumore. Alcuni acidi grassi, secondo lo studio condotto in Belgio, che va avanti da alcuni anni, gli omega 3 ucciderebbero le cellule tumorali. Fondamentali per la salute umana, in particolare l’acido docosaesaenoico (DHA), ritenuto fondamentale per la funzione celebrale, la vista e i fenomeni infiammatori. Ora quaesta nuova ricerca, gli attribuisce un ruolo fondamentale nella lotta ad alcuni tipi di tumore, tra cui quello al seno e al colon, due dei tumori più letali che affliggono i nostri tempi. I cosiddetti “grassi buoni” allentano la progressione di alcuni tumori maligni confermando, di conseguenza, alcuni precedenti studi sul cancro. Questo fenomeno si verifica perché il DHA li avvelena letteralmente. In pratica, il veleno, agisce sulle cellule tumorali attraverso un fenomeno chiamato ferroptosi, un tipo di morte cellulare legata alla perossidazione di alcuni acidi grassi. Maggiore è la quantità di acidi grassi insaturi nella cellula, maggiore è il rischio della loro ossidazione. Di solito, nel compartimento acido all’interno dei tumori, le cellule immagazzinano questi acidi grassi in goccioline lipidiche, una sorta di protezione dall’ossidazione. Ma, in presenza di una grande quantità di DHA, la cellula tumorale è sopraffatta e non può immagazzinare il DHA, che si ossida e arriva alla morte. Utilizzando un inibitore del metabolismo lipidico che previene la formazione di goccioline lipidiche, i ricercatori hanno osservato che questo fenomeno è ulteriormente amplificato, ulteriore conferma al meccanismo identificato. Gli studiosi hanno dunque dimostrato che, in presenza di DHA, gli sferoidi prima crescevano e poi implodevano, verificando che lo sviluppo del tumore risultava significativamente rallentato.

omega 3

Tumori che si disintegrano in pochi giorni grazie all’azione di un noto Omega-3 (DHA, che si trova principalmente nei pesci): questa è l’eccezionale scoperta dell’Università di Lovanio. Affamate di acidi grassi, le cellule tumorali in acidosi si rimpinzano di DHA ma non sono in grado di immagazzinarlo correttamente e si avvelenano letteralmente. Il risultato? Loro muoiono.

Un veleno per il cancro. Affamate di acidi grassi, le cellule tumorali in acidosi si rimpinzano di DHA ma non sono in grado di immagazzinarlo correttamente e si auto-avvelenano. «Abbiamo presto scoperto che alcuni acidi grassi stimolavano le cellule tumorali mentre altri le uccidevano» spiegano gli autori dello studio. Insomma, un’indagine che conferma la teoria delle ricerche precedenti. Nel 2016, il team di Leuven guidato da Olivier Feron, specializzato in oncologia, aveva scoperto che le cellule in un microambiente acido (acidosi) all’interno dei tumori sostituiscono il glucosio con i lipidi come fonte di energia per moltiplicarsi. In collaborazione con Cyril Corbet della UCLouvain, il Prof. Feron ha dimostrato nel 2020 che queste stesse cellule sono le più aggressive e acquisiscono la capacità di lasciare il tumore originale per generare metastasi. Nel frattempo, Yvan Larondelle, un professore della Facoltà di Bioingegneria dell’UCLouvain, il cui team sta sviluppando fonti di lipidi alimentari migliorate, ha proposto al Prof. Feron di unire le proprie competenze in un progetto di ricerca, guidato dalla dottoranda Emeline Dierge, per valutare il comportamento cellule tumorali in presenza di diversi acidi grassi. Così gli esperti hanno rapidamente identificato che le cellule tumorali acidotiche rispondevano in modi diametralmente opposti a seconda dell’acido grasso che stavano assorbendo e, nel giro di poche settimane, i risultati sono stati impressionanti e sorprendenti. L' acidosi tumorale promuove la progressione della malattia attraverso una stimolazione del metabolismo degli acidi grassi (FA) nelle cellule tumorali. Invece di bloccare l'uso di AF da parte delle cellule cancerose acide, abbiamo esaminato se l'eccessiva captazione di specifici AF potrebbe portare a effetti antitumorali. È stato concluso che n-3 ma anche notevolmente n-6 FA polinsaturi (PUFA) inducono selettivamente ferroptosi nelle cellule tumorali sotto acidosi ambientale. Al superamento della capacità tampone dello stoccaggio dei trigliceridi nelle goccioline lipidiche, la perossidazione dei PUFA n-3 e n-6 ha portato a effetti citotossici in proporzione al numero di doppi legami e ancora di più in presenza di diacilglicerolo aciltransferasi inibitori (DGATi). Quindi, una dieta ricca di PUFA a catena lunga n-3 ha ritardato significativamente la crescita del tumore del topo rispetto a una dieta ricca di FA monoinsaturi, un effetto ulteriormente accentuato dalla somministrazione di DGATI o induttori della ferroptosi. Questi dati indicano i PUFA dietetici come una modalità antitumorale adiuvante selettiva che può integrare efficacemente altri approcci farmacologici.

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• I PUFA n-3 e n-6 si accumulano preferenzialmente nelle goccioline lipidiche delle cellule cancerose acide
• I LC-PUFA in eccesso subiscono perossidazione e inducono ferroptosi nelle cellule cancerose acide
• Gli inibitori DGAT prevengono la formazione di goccioline lipidiche e promuovono la ferroptosi
• DGATi migliora gli effetti inibitori della crescita tumorale degli n-3 LC-PUFA dietetici nei topi

Un sovraccarico fatale

Gli acidi grassi essenziali, chiamati così perché l’organismo non è in grado di produrli e devono quindi essere introdotti dall’esterno, con l’alimentazione oppute con il supporto degli integratori. Delegati allo svolgimento di diverse funzioni, l’acido alfa linolenico (ALA) contribuisce a mantenere livelli normali di colesterolo del sangue, l’acido eicosapentaenoico (EPA) è importante per il buon funzionamento del cuore e l’acido docosaesaenoico (DHA) aiuta a mantenere la normale funzione cerebrale. Inoltre, gli effetti positivi sul cervello degli omega sono stati dimostrati da decine di studi internazionali. Questo è possibile perchè gli acidi grassi entrano a far parte delle membrane cellulari, che si mantengono elastiche, e combattono l’invecchiamento mentale, infatti, gli omega 3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione dei dati, migliorando sia le performance scolastiche sia quelle lavorative. Hanno poi un’azione antitrombotica, e migliorano il ritmo cardiaco, evitando l’insorgenza di aritmie. L'EPA e il DHA hanno effetti benefici sulla pelle perché costituiscono le membrane cellulari. Conservano l’elasticità cutanea, rendendo la pelle compatta e meno segnata dalle rughe del tempo. In pratica, riparando le membrane cellulari, ne ritardano la comparsa e rimediano ai danni già fatti nel corso degli anni. Inoltre, questi grassi hanno la capacità di diminuire i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e di trigliceridi nel sangue, altro fattore di rischio per la salute del cuore, e al tempo stesso aumentano i valori di quello buono (HDL). Importanti per la loro azione antinfiammatoria, contribuiscono a potenziare il sistema immunitario. Fondamentali anche per i bambini. Grazie al Dha favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso centrale nei primi anni di vita. Preziosi negli adulti, invece, hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose, stimolano memoria e concentrazione

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute

Buoni e salutari per l’organismo. Il consumo degli acidi grassi riduce anche il rischio di patologie cardiovascolari. Come dimostra un recente studio dell’Universitat Rovira i Virgili (URV) e della Harvard Medical School sui notevoli benefici degli omega 3 per il nostro organismo. Secondo questi ricercatori, il consumo di omega 3, principalmente attraverso il pesce, ma anche negli integratori contenenti questi acidi grassi, contrasta le malattie grazie all’azione che consente di modulare le lipoproteine, le particelle che spostano i lipidi attraverso il sangue. Riducono poi, tra i tanti benefici, i livelli ematici di una proteina, la beta-amiloide, strettamente associata allo sviluppo della malattia di Alzheimer. In sostanza, per quanto riguarda le funzioni biologiche, nell’organismo umano, tra gli effetti protettivi e più rilevanti degli omega 3 ricordiamo sicuramente l’azione antiaggregante piastrinica, o effetto antitrombotico, il controllo del livello plasmatico dei lipidi, soprattutto dei trigliceridi, la riduzione del rischio di problemi cardiovascolare, il controllo della pressione arteriosa mantenendo fluide le membrane delle cellule, e dando elasticità alle pareti arteriose. Per supportare e favorire l’introduzione degli omega 3 sarebbe opportuno consumare dalle 2 alle 3 porzioni settimanali di pesce, in particolare sgombro, merluzzo, pesce spada, tonno, trota, sardina e aringa. Oppure in alternativa di avvalersi del supporto di integratori alimentari. Altra importante fonte di omega 3 sono i semi di lino, valido supporto per sopperire alla carenza di questi preziosi acidi.

RIPRODUZIONE RISERVATA LIFE 120 © Copyright A.R.

Per approfondimenti:

Science Direct "Peroxidation of n-3 and n-6 polyunsaturated fatty acids in the acidic tumor environment leads to ferroptosis-mediated anticancer effects"

UCLouvain "An Omega-3 that’s poison for tumours"

News Medical Life Science "Lo studio delucida come gli acidi grassi Omega-3 avvelenano le celle del tumore"

Medi Magazine "Un Omega-3 che è veleno per il cancro"

Il Giornale "I grassi buoni: acidi grassi Omega-3"

GEN "Mechanism Identified by Which Omega-3 Fatty Acid Is “Poison” to Tumors"

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Non solo azzurro. Anche tonno, salmone e tutte le varietà di pesce ricche di omega 3. Buoni e salutari per l’organismo e utili nel contrasto di tante patologie. Due porzioni a settimana di cibi ricchi di questi acidi grassi essenziali riducono l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Giunge a questa conclusione lo studio, pubblicato sul Journal of American Medical Association Internal Medicine, condotto dagli scienziati della McMaster University, che hanno esaminato i dati di oltre 190 mila persone provenienti da 58 Paesi per correlare il consumo di pesce alle condizioni di salute. «Abbiamo osservato dei benefici significativi – sostiene Andrew Mente della McMaster University – ma è noto da tempo che gli acidi grassi omega 3 siano positivi per l’organismo». Il team di studiosi ha raccolto i dati relativi a diversi studi precedenti, considerando un totale di 191.558 persone provenienti da tutto il mondo, 51mila delle quali avevano sviluppato disturbi cardiaci. I partecipanti sono stati monitorati per oltre nove anni, in cui sono stati analizzati i rapporti sul consumo di pesce e di altri alimenti. Stando ai dati dell’équipe di ricercatori, le morti improvvise e i tassi di mortalità complessivi erano rispettivamente del 21 e del 18% più bassi tra i consumatori di almeno due porzioni di pesce azzurro ogni settimana. Altro studio recente, quello della Universitat Rovira i Virgili (URV) e della Harvard Medical School che dimostra i notevoli benefici degli omega 3 sul nostro organismo. Secondo questi ricercatori, il consumo di omega 3, principalmente attraverso il pesce, ma anche negli integratori contenenti questi acidi grassi, contrasta le malattie grazie all’azione che consente di modulare le lipoproteine, le particelle che spostano i lipidi attraverso il sangue. Nello studio gli scienziati si sono concentrati soprattutto su tre tipi di acidi grassi omega-3: acido α-linoleico (ALA), acido docosaesaenoico (DHA) e acido eicosapentaenoico (EPA), che si possono trovare nel pesce e in altri alimenti, essenziali per la nostra salute.

Teoria già confermata da una precedente ricerca condotta nel 2018 e pubblicata sulla rivista Diabetes Care dove un gruppo di esperti dall’American Heart Association ha concluso che «le attuali evidenze scientifiche supportano fortemente la raccomandazione che i frutti di mare siano parte integrante di una dieta sana per il cuore». Questi alimenti ad alto contenuto di acidi grassi polinsaturi omega 3 a catena lunga (n-3 LCPUFA) sono fonti benefiche che riducono il rischio di morte per cause cardiovascolari, malattie coronariche e ictus ischemico. «I pesci grassi di acqua fredda come salmone, acciughe, aringhe, sgombri, tonno e sardine hanno i livelli più alti di acidi grassi n-3 a catena lunga, in particolare acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico(DHA)». Inoltre, il consumo del pesce azzurro è fortemente raccomandato anche per prevenire lo sviluppo del diabete di tipo 2. Lo studio prospettico e osservazionale condotto Qibin Qi e colleghi dell’Albert Einstein College of Medicine di New York su un campione di 400mila adulti britannici senza diabete o malattie cardiovascolari ha mostrato che il consumo di pesce riduce del 22% l’incidenza di diabete. Altra importante fonte di omega 3 sono i semi di lino, valido supporto per sopperire alla carenza di questi preziosi acidi.

Gli acidi "essenziali" per l'organismo

Una persona su tre muore per malattie cardiovascolari. 17,9 milioni di vittime ogni anno. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), infatti, le malattie cardiovascolari in generale rappresentano la prima causa di morte a livello globale. Fino ad oggi era stato dimostrato che un elevato consumo di acidi grassi omega 3 era associato a livelli più bassi di trigliceridi nel sangue. Tuttavia, era stato anche correlato ad un aumento del colesterolo LDL, cioè colesterolo a bassa densità trasportato dalle lipoproteine, noto anche come colesterolo cattivo. Il colesterolo LDL aumenta il rischio di malattie cardiovascolari perché può accelerare la formazione di aterosclerosi, cioè il processo mediante il quale le arterie si induriscono e perdono la loro elasticità. Per contro, lo studio ha scoperto che un aumento del consumo di colesterolo LDL dai pesci è associato principalmente al colesterolo trasportato dalle particelle più grandi di LDL, che sono meno aterogeniche e non con un aumento del numero totale di particelle di LDL. Questa diminuzione del numero di trigliceridi trasportati da qualsiasi tipo di lipoproteina aiuta a proteggere l'individuo dalle malattie cardiache. «Sulla base di questi dati – evidenzia Victoria Taylor, dietista presso la British Heart Foundation, che non è stata coinvolta nello studio – due porzioni di pesce a settimana sembrerebbero rappresentare la quantità minima di pesce necessaria per ottenere il massimo beneficio dalle proprietà nutritive dell’alimento».

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute


Chi assumeva almeno 175 grammi di pesce a settimana – osservano gli scienziati – era anche associato a un rischio inferiore del 16% di subire un ictus o un infarto. Mangiare pesce può infatti aiutare a combattere le malattie cardiovascolari e le condizioni cliniche associate a disturbi cardiaci o dei vasi sanguigni. Sardine, sgombro, merluzzo, salmone, tonno e tutte le varietà di pesce ricche di omega 3 possono portare a benefici a livello cardiaco, oculare e cerebrale l’acido docosaesaenoico, o DHA, della categoria degli omega 3, in particolare, è fondamentale per la crescita e lo sviluppo dell’organo cerebrale, tanto che costituisce circa il 14% degli acidi grassi nel cervello umano. Salmone e tonno non sono propriamente pesci azzurri ma sono assimilabili alla categoria per via delle proprietà nutritive». - Gli studiosi aggiungono inoltre che i benefici sono stati osservati indipendentemente dalla modalità di conservazione dell’alimento - «Fresco, congelato o in scatola, il pesce è fondamentale per la salute cardiovascolare – precisa Taylor – che sia bianco o grasso, inoltre, il pesce rappresenta un’ottima fonte di proteine ed è un’alternativa preferibile alla carne rossa e lavorata. La dieta […] ricca di verdura, frutta […] e pesce, rappresenta una delle abitudini alimentari più sane, in grado di ridurre il rischio di problemi legati a ipertensione, colesterolo alto e malattie cardiache.

I 3 tipi di acidi grassi omega 3 studiati, acido α-linolenico, DHA e EPA sono presenti nei pesci e in altri alimenti e lo studio ha scoperto che differiscono nella loro associazione con il rischio di patologie cardiovascolari. Altro punto a favore: gli effetti positivi sul cervello. Dimostrati da decine di studi internazionali, gli acidi grassi entrano a far parte delle membrane cellulari, che si mantengono elastiche, e combattono l’invecchiamento mentale, infatti, gli omega 3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione dei dati, migliorando sia le performance. Hanno, inoltre, un’azione antitrombotica e migliorano il ritmo cardiaco evitando l’insorgenza di aritmie. Conservano l’elasticità cutanea, rendendo la pelle compatta e meno segnata dalle rughe del tempo. Svolgono un’azione riparatrice delle membrane cellulari, ne ritardano la comparsa e rimediano ai danni già fatti.

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Per approfondimenti:

AGI "Pesce azzurro in tavola due volte a settimana riduce i rischi cardiaci"

Ansa "Meno rischio cardiaco con 2 porzioni di pesce a settimana"

URV "A study identifies the mechanism by which eating fish reduces the risk of cardiovascular disease"

Corriere Nazionale "Chi mangia regolarmente pesce azzurro ha un rischio significativamente inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi prende integratori"

Notizie Scientifiche "Omega-3 del pesce riduce rischio di malattie cardiovascolari modulando lipoproteine"

Ragusa News "Omega-3: perché inserirli nella dieta"

Journal of the American Heart Association (JAHA) "Habitual Fish Consumption, n‐3 Fatty Acids, and Nuclear Magnetic Resonance Lipoprotein Subfractions in Women"

Il Fatto Alimentare "Omega 3: guida al consumo degli acidi grassi essenziali molto presenti nel pesce azzurro e nel salmone e pochissimo nei filetti di sogliola"

Il Giornale "Gli integratori omega 3 salvano cuore, mente e portafogli"

Prima Lodi "Che cosa sono gli Omega 3 e a cosa servono"

Prima Milano Ovest "I benefici degli Omega 3, fra pesce, frutta e verdura"

LEGGI ANCHE: Columbia University: ecco il perché gli omega 3 proteggono dall'Alzheimer

Cibi ricchi di omega 3 aiutano a combattere la stanchezza

Ricerca: i semi di lino ottimi per abbassare il colesterolo e ricchi di omega 3...

Ricercatori: per infiammazione e depressione, consigliata integrazione con Omega 3

 

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Buoni e salutari per l’organismo, ma oltre al gusto c’è di più. Il consumo di pesce, o meglio, degli acidi grassi, riduce il rischio di patologie cardiovascolari. Un nuovo studio della Universitat Rovira i Virgili (URV) e della Harvard Medical School dimostra i notevoli benefici degli omega 3 sul nostro organismo. Secondo questi ricercatori, il consumo di omega 3, principalmente attraverso il pesce, ma anche negli integratori contenenti questi acidi grassi, contrasta le malattie grazie all’azione che consente di modulare le lipoproteine, le particelle che spostano i lipidi attraverso il sangue. Nello studio sono stati analizzati campioni di lipoproteine di 26.034 donne per indagare sul collegamento tra il consumo di omega 3, contenuto nel pesce e la diminuzione del rischio di problemi cardiovascolari. Gli scienziati si sono concentrati soprattutto su tre tipi di acidi grassi omega-3: acido α-linoleico (ALA), acido docosaesaenoico (DHA) e acido eicosapentaenoico (EPA), che si possono trovare nel pesce e i altri alimenti, essenziali per la nostra salute e il benessere del nostro organismo.

L’importanza di questa ricerca nasce da un dato non trascurabile: una persona su tre muore per malattie cardiovascolari. Fino ad oggi era stato dimostrato che un elevato consumo di acidi grassi omega 3 era associato a livelli più bassi di trigliceridi nel sangue. Tuttavia, era stato anche correlato ad un aumento del colesterolo LDL, cioè colesterolo a bassa densità trasportato dalle lipoproteine, noto anche come colesterolo cattivo. Il colesterolo LDL aumenta il rischio di malattie cardiovascolari perché può accelerare la formazione di aterosclerosi, cioè il processo mediante il quale le arterie si induriscono e perdono la loro elasticità. Per contro, lo studio ha scoperto che un aumento del consumo di colesterolo LDL dai pesci è associato principalmente al colesterolo trasportato dalle particelle più grandi di LDL, che sono meno aterogeniche e non con un aumento del numero totale di particelle di LDL. Questa diminuzione del numero di trigliceridi trasportati da qualsiasi tipo di lipoproteina aiuta a proteggere l'individuo dalle malattie cardiache.

I 3 grassi “amici” della salute

I 3 tipi di acidi grassi omega 3 studiati, acido α-linolenico, DHA e EPA sono presenti nei pesci e in altri alimenti e lo studio ha scoperto che differiscono nella loro associazione con il rischio di malattie cardiovascolari. L’indagine dimostra che non vi era alcun aumento delle più piccole lipoproteine LDL che trasportano il colesterolo; invece l'aumento è stato tra le maggiori lipoproteine LDL, che non sono associate al rischio di malattie cardiache. Vi è stata una diminuzione di tutte le particelle che trasportano i trigliceridi e, inoltre, è aumentata la dimensione media delle particelle di HDL e LDL, un fenomeno associato a una maggiore protezione dalle malattie cardiovascolari.

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute

Un altro elemento importante di questa ricerca riguarda i modelli utilizzati per valutare l'associazione tra il consumo di pesce e la riduzione del rischio cardiovascolare hanno isolato altri fattori nutrizionali che influenzano il risultato, come il consumo di altri alimenti, la concentrazione di omega 3 in base all'origine del pesce e ai tradizionali fattori di rischio come lo stile di vita sedentario, l'età, la massa corporea e il fumo. Lo studio ha analizzato 26.034 donne con un'età media di 53 anni (tra i 48 e i 59 anni). Di questi due grassi essenziali (EPA e DHA) ne sono ricchi pesci come sardina, aringa, sgombro e tonno. L’ALA (acido alfa-linolenico) è presente invece negli alimenti vegetali ad esempio nella frutta a guscio, nei semi oleosi e negli oli.

Gli effetti positivi sul cervello degli omega sono stati dimostrati da decine di studi internazionali. 3 Gli acidi grassi entrano a far parte delle membrane cellulari, che si mantengono elastiche, e combattono l’invecchiamento mentale, infatti, gli omega 3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione dei dati, migliorando sia le performance scolastiche sia quelle lavorative. Hanno inoltre un’azione antitrombotica, e migliorano il ritmo cardiaco, evitando l’insorgenza di aritmie. Conservano l’elasticità cutanea, rendendo la pelle compatta e meno segnata dalle rughe del tempo. In pratica, riparando le membrane cellulari, ne ritardano la comparsa e rimediano ai danni già fatti nel corso degli anni.

Cosa sono e a cosa servono

Una pratica nota per gli eschimesi. I primi studi risalgono metà ‘900 quando, gli scienziati decidono di indagare le ragioni per cui anche se, gli eschimesi, per combattere il freddo si alimentassero con una dieta a base di grassi animali, ciò non incideva sull'aumento di malattie cardiovascolari. L'ipotesi iniziale dei ricercatori era quindi che gli omega 3, consumati in abbondanza dagli Inuit, potessero costituire un fattore protettivo. Infatti, questi grassi hanno la capacità di diminuire i livelli di di colesterolo cattivo (LDL) e di trigliceridi nel sangue, altro fattore di rischio per la salute del cuore, e al tempo stesso aumentano i valori di quello buono (HDL).

Importanti per la loro azione antinfiammatoria, contribuiscono a potenziare il sistema immunitario. Fondamentali per i bambini. Grazie al Dha favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso centrale nei primi anni di vita. Preziosi negli adulti, invece, hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose, stimolano memoria e concentrazione. L'EPA e il DHA fanno anche bene alla pelle perché costituiscono le membrane cellulari. Inoltre, gli acidi grassi essenziali omega 3 potrebbero rivelarsi utili anche per mantenere la linea. Alcune indagini hanno evidenziato che questi grassi potrebbero favorire l'equilibrio metabolico e rivelarsi, quindi, utili per prevenire l'aumento di peso.

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Per approfondimenti:

URV "A study identifies the mechanism by which eating fish reduces the risk of cardiovascular disease"

Notizie Scientifiche "Omega-3 del pesce riduce rischio di malattie cardiovascolari modulando lipoproteine"

Ragusa News "Omega-3: perché inserirli nella dieta"

Journal of the American Heart Association (JAHA) "Habitual Fish Consumption, n‐3 Fatty Acids, and Nuclear Magnetic Resonance Lipoprotein Subfractions in Women"

Il Fatto Alimentare "Omega 3: guida al consumo degli acidi grassi essenziali molto presenti nel pesce azzurro e nel salmone e pochissimo nei filetti di sogliola"

Il Giornale "Gli integratori omega 3 salvano cuore, mente e portafogli"

Prima Lodi "Che cosa sono gli Omega 3 e a cosa servono"

Prima Milano Ovest "I benefici degli Omega 3, fra pesce, frutta e verdura"

LEGGI ANCHE: Columbia University: ecco il perché gli omega 3 proteggono dall'Alzheimer

Cibi ricchi di omega 3 aiutano a combattere la stanchezza

Ricerca: i semi di lino ottimi per abbassare il colesterolo e ricchi di omega 3...

Ricercatori: per infiammazione e depressione, consigliata integrazione con Omega 3

 

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