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La pelle, il nostro organo speciale, ma complesso. Il più esteso, il più “pesante” ed il più esposto dell’intero corpo umano e proprio in virtù della sua collocazione, come avviene anche per il resto del nostro organismo, abbiamo il dovere di prendercene cura con maggiore attenzione. Un importante rituale quotidiano che si fonda sui tre pilastri fondamentali del benessere: alimentazione, integrazione e skincare. Ancora meglio se a completare il quadro generale si aggiunge anche l’attività sportiva. Sono questi gli ingredienti per vivere in salute a 360° gradi. Costituito da diversi tessuti, questo organo rivestire il corpo umano. Assicura la protezione all’organismo e permette i rapporti con il mondo esterno. Altra curiosità: il suo spessore. Diverso nelle varie sedi del corpo umano, lo spessore medio nell’adulto è tra 1,5 e 2 mm nel palmo delle mani e nella pianta del piede mentre raggiunge i 4 mm nel cuoio capelluto. Solchi, pieghe e rilievi ne costituiscono la superficie che varia in base a una serie di fattori, tra cui l’adesione della pelle all’apparato locomotore e la disposizione degli annessi cutanei, cioè peli e unghie. Considerato lo specchio del corpo perché capace di riflettere eventuali disturbi del metabolismo (come avviene nei casi di eccesso di sebo o di batteri alla base di alcune malattie dermatologiche, tra cui la dermatite seborroica). Uno stile di vita sano con una regolare attività sportiva, una quotidiana igiene personale e una dieta equilibrata, sono gli elementi necessari per ristabilire l’equilibrio e la salute sia dell’organismo che della cute.

Il benessere interiore comincia dall’esterno. Importante, estesa ed esposta. La pelle è la nostra prima linea di difesa dagli attacchi esterni e svolge mansioni essenziali per il corretto funzionamento della “macchina-uomo”. Salute, benessere e bellezza sono legate dallo stesso filo conduttore e dipendono soprattutto dalle nostre scelte alimentari. Insomma, sani e forti sia dentro che fuori. Il primo segreto per mantenerla in salute, oltre al prezioso contributo delle giuste creme, è quello di fornire al nostro organismo un’idratazione costante e un’alimentazione corretta ed equilibrata, ricca di vitamine essenziali. Pelle e alimentazione procedono di pari passo, difatti, numerose patologie cutanee si acuiscono a causa di una cattiva alimentazione. Tra i nutrienti fondamentali per il suo mantenimento indubbiamente figura la vitamina C, indispensabile nella formazione del collagene, svolge un ruolo non indifferente nella crescita e nella riparazione dei tessuti, oltre a proteggere la pelle dall’inquinamento atmosferico e dalla foto-ossidazione causata ai raggi UV. La vitamina A favorisce il rinnovamento cellulare, migliorando l’idratazione della pelle e rendendola più elastica. La vitamina-ormone, la D con il suo ruolo essenziale di barriera cutanea, di strumento di difesa della nostra pelle, oltre che di fattore di crescita delle cellule cutanee. Altrettanto importanti poi gli omega 3 (in grado di contrastare la produzione di radicali liberi, rallentando l’invecchiamento cellulare e con il loro triplice ruolo fanno da barriera per gli elementi dannosi, aiutano il passaggio delle sostanze nutritive e permettono l’espulsione di sostanze di scarto) oltre alle vitamine B ed E (fondamentale per combattere l’invecchiamento cutaneo, con azione di contrasto ai radicali liberi). Contro la secchezza poi, l’importanza dell’idratazione, dall’interno così come dall’esterno. Ma per mantenere sana e luminosa la nostra cute ci sono anche altri accorgimenti che passano dalla dieta all’attenzione per l’idratazione fino ai trattamenti. Una pelle è sana e luminosa se si è in equilibrio dentro!

Lo specchio della salute


Protezione, controllo, regolazione termica, escrezione, assorbimento, difesa, etc… Un mediatore fondamentale tra il mondo esterno e quello interno che svolge tantissime importanti funzioni. La pelle esercita la sua principale funzione come una sorta di barriera anatomica contro potenziali patogeni ed eventuali agenti nocivi e tutte le varie forme di aggressioni esterne. Insomma, la prima linea di difesa forte, ma al tempo stesso uno strato sensibile e delicato, poiché contiene, al suo interno, numerose terminazioni nervose che rilevano le variazioni termiche (termocettori), le pressioni (pressocettori), vibrazioni e sensazioni dolorose (algocettori), media il senso del tatto. Si presenta poi, regolando anche l'escrezione di elettroliti tramite la sudorazione, come uno scudo asciutto e impermeabile contro la perdita di liquidi. Inoltre, la pelle è un ottimo mezzo per espellere dall’organismo sostanze di rifiuto (acqua, sali, etc…) attraverso la sudorazione che svolge, per l'appunto, una funzione termoregolatrice. Grazie all’afflusso ematico notevolmente superiore alle sue effettive necessità metaboliche, si dimostra perfettamente idonea per la regolazione della temperatura corporea. Nello specifico, questo si verifica perché la vasodilatazione provoca un incremento del flusso ematico locale che favorisce la cessione dell'energia termica all'ambiente esterno e viceversa, la vasocostrizione, riducendo la quantità di sangue in transito, preserva per contro le dispersioni termiche. Infine, la pelle costituisce un serbatoio di lipidi e acqua tale da permettere la sintesi di alcune sostanze necessarie, tra cui la preziosa vitamina D3.

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La cute rappresenta lo strato più esterno dell'apparato tegumentario appena sopra il tessuto sottocutaneo o ipoderma, una regione di connettivo fibrillare lasso ricco, a seconda del posto, di tessuto adiposo. A sua volta la pelle è formata da epidermide e derma. Il legame con l'ipoderma conferisce un'aderenza negli strati più profondi (come muscoli od ossa) molto variabile. Formata da tre parti, l'epidermide, il derma e l’ipoderma che rappresentano rispettivamente un epitelio di rivestimento pavimentoso pluristratificato cheratinizzato e un tessuto connettivo di sostegno e originano da ectoderma e mesoderma. L’epidermide è quella parte a contatto diretto con l’esterno e svolge essenzialmente una funzione di protezione. Sotto l’epidermide e sostenuto da esso, il derma che offre sede alle appendici epidermiche, cioè a peli e ghiandole. Costituito dal collagene che assicura robustezza alla pelle, l’elastina che la rende elastica e dai mucopolisaccaridi con una funzione cementante. In questo strato cutaneo sono, altresì presenti i vasi sanguigni, le innervazioni e gli annessi cutanei. Ovvero, le ghiandole sudoripare, i follicoli piliferi, i peli, le ghiandole sebacee e il muscolo del pelo. Scendendo poi ancora più in profondità, e quindi, al di sotto del derma si trova l’ipoderma, un tessuto di natura prevalentemente adiposa. La sua funzione principale è quella di cuscinetto, di isolante. Si presenta come una riserva di calorie per i periodi di digiuno ed è copiosamente innervato e vascolarizzato. La pelle è una struttura estremamente complessa che svolge funzioni molto importanti per il nostro corpo e proprio per questo deve essere attentamente pulita, idratata e protetta in particolari situazioni facendo attenzione ai prodotti utilizzati: rigorosamente salutari e che non arrechino danni a questo complesso e prezioso ecosistema.

Un organo estremamente importante

La pelle è un vero e proprio organo a cui dare la stessa importanza e la stessa cura, al pari dei nostri organi interni. Possiamo aiutarla in misura significativa, oltre che con l’utilizzo di micronutrienti, come sali minerali e vitamine, anche con altri due prodotti come l’argento colloidale al 100% naturale ed il trealosio, ove gli studi scientifici di settore, ne hanno comprovato la loro eccellenza in termini di efficacia, stabilità e sicurezza. Un validissimo aiuto naturale dalle innumerevoli proprietà, per il benessere del nostro organo pelle.

Sottolinea Gloria Mosconi, biologa. Un organo che svolge funzioni essenziali: da quella protettiva a quella di termoregolazione, da quella sensoriale a quella respiratoria, passando poi per quella secretiva, difensiva e riproduttiva.

  • Funzione protettiva: Grazie all’elasticità delle fibre collagene ed elastiche, contro gli stimoli meccanici dovuti a traumi, pressioni, frizioni o colpi agisce come barriera protettiva. Inoltre, esercita la sua funzione protettiva anche nei confronti di agenti chimici. Svolge poi un’azione schermante sulle radiazioni ultraviolette.
  • Funzione di termoregolazione: Agisce sia come isolante sia come regolatore termico. In questo meccanismo, le ghiandole sudoripare esercitano un importante ruolo nella regolazione termica attraverso l’eliminazione del calore dall’organismo mediante l’evaporazione del sudore.
  • Funzione sensoriale: Attraverso gli organi recettoriali, l’innervazione cutanea riceve stimoli pressori, termici e dolorosi che trasmette poi al sistema nervoso centrale in modo tale da permettere l’adattamento alle condizioni ambientali esterne sopraggiunte. Esistono, inoltre, recettori specifici per i differenti stimoli che danno luogo a una sensibilità pressoria che varia da un punto all’altro.
  • Funzione respiratoria, secretiva, e difensiva: Attraverso la pelle vengono eliminati scorie e cataboliti dall’interno dell’organismo. Quando nell’organismo penetrano agenti estranee, come virus, batteri o funghi, si innesta un processo attivo di protezione ad opera dei vari tipi di cellule coinvolte nella funzione immunitaria. Pertanto, la capacità difensiva della pelle è ottimale se è in buone condizioni, per questo è importante preservarla al meglio.
  • Funzione riproduttiva: non tutti sanno, infatti, che il processo di rinnovamento cellulare inizia proprio nello strato basale.

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Per approfondimenti:

JAAC "Trehalose-Induced Activation of Autophagy Improves Cardiac Remodeling After Myocardial Infarction"

Alimentazione Gazzetta "Dieta e beauty routine per una pelle luminosa e sana: alimenti, creme e trattamenti"

Il Secolo XIX "C’è uno zucchero che piace anche al cervello"

Alimentazione Gazzetta "Vitamine per la pelle, nella dieta e nelle creme: quali sono le più utili?"

Wikipedia "Pelle"

Starbene "Salute della pelle e alimentazione"

Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"

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Grande amico della buona cucina e della nostra salute, l’olio extravergine di oliva sta conquistando sempre più consumatori. Colonna portante della nostra alimentazione e pilastro fondamentale della tradizione italiana. Non solo condimento. Difatti, l’olio EVO è molto di più. Un concentrato di proprietà benefiche per il nostro organismo. Protegge il cuore e ringiovanisce il cervello. Le sue notevoli doti, conosciute sin dall’antichità, sono state confermate nel corso degli anni da una serie di evidenze scientifiche che ne mostrano tutte le peculiarità. Sposa perfettamente la filosofia di un’alimentazione ricca ed equilibrata è considerato anche tra i migliori ingredienti “anticancro”. Un potente alleato nella lotta ai tumori intestinali. È quanto mostrato da uno studio pubblicato dalla rivista Gastroenterology e ripreso in Italia in un dossier pubblicato dall’Associazione Italiana di Ricerca contro il Cancro (Airc). I ricercatori hanno riscontrato nell’olio la presenza di una sostanza utile nel contrasto ai tumori intestinali. Questo è dovuto all’acido oleico, spiegano gli scienziati, una sostanza in grado di regolare la proliferazione cellulare. Nelle cellule dei topi di laboratorio, i ricercatori hanno potuto simulare l’azione di alcuni geni alterati e di stati di infiammazione intestinale, dimostrando che la somministrazione di una dieta arricchita di acido oleico è in grado di garantire notevoli benefici per la salute. Il team di esperti ha dimostrato poi in laboratorio che questa sostanza riduce le infiammazioni intestinali e lo sviluppo dei tumori. Infatti, secondo l’Airc, il consumo quotidiano dell’olio di oliva extravergine contribuisce a prevenire e combattere le neoplasie tumorali. Ricco di acidi grassi essenziali, se consumato abitualmente, si trasforma in un elisir di lunga vita.

Toccasana per mente, cuore e intestino. Dalla raccolta delle olive alla conservazione, dall'estrazione alle tempistiche di lavorazione. Il comun denominatore è il parametro di acidità che dev'essere inferiore o uguale allo 0,8%. A lavorazione ultimata, il pH dell'olio extravergine di oliva rappresenta, assieme ad alcune proprietà organolettiche e gustative, il parametro fondamentale nella valutazione qualitativa del prodotto. Il made in Italy alla conquista del mondo. Come testimonia un recente report della Commissione Europea, in Europa ha registrato un incremento del 15,6% nelle esportazioni verso i paesi extraeuropei fra ottobre 2019 e settembre 2020. Relativamente all’Italia, fra ottobre 2019 e agosto 2020 le esportazioni intraeuropee sono aumentate del 24,7 %. E in Italia, considerato anche il lockdown dovuto al Covid-19 di bar e ristoranti, secondo Coldiretti, 9 famiglie su 10 consumano quotidianamente olio extravergine d’oliva. «Durante il lockdown le persone hanno avuto modo di fermarsi e riflettere sulla propria alimentazione e questo ha influito su ciò che cercano sugli scaffali dei supermercati: prediligono ingredienti di qualità, sani e preferibilmente nostrani», spiega Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor. Ecco come l’olio extravergine contribuisce al nostro benessere. Un recente studio pubblicato da ABC News precisa che l’olio Evo, ricco di fenoli e grassi monoinsaturi, può diminuire il grado d’infiammazione e il livello di grassi nel sangue, e aumentando la quantità di HDL, il colesterolo "buono" che aiuta a ridurre il rischio di malattie cardiache. «Le proprietà benefiche dell’olio Evo sono legate principalmente alla sua composizione – evidenzia la biologa nutrizionista Alice Parisi –. L’alta concentrazione di polifenoli e tocoferoli, infatti, contrasta l’ossidazione delle macromolecole biologiche, ovvero Dna, proteine e lipidi, e aiuta a prevenire cancro, diabete e numerose malattie cronico-degenerative. Io ne raccomando il consumo a crudo, in quanto le alte temperature degradano i composti dell’olio». Consumare olio extravergine d’oliva è «la prima profilassi anti-cancro che possiamo fare», ha spiegato a Affari Italiani, la dottoressa Farnetti. Esso è infatti ricco di idrossitirosolo e tirosolo, sostanza dalle proprietà antitumorali. L’olio Evo rinforza anche il sistema immunitario e regola il microbiota intestinale, ossia l’insieme dei microrganismi che si formano nell’intestino.


Tutti pazzi per l’EVO


Fondamentale, non solo a tavola, ma anche nella prevenzione di malattie cronico degenerative. La sua utilità nel combattere lo stress ossidativo e la formazione di radicali liberi è ormai nota e consolidata. Da una recente ricerca condotta presso l'Università degli studi di Bari con la collaborazione dell'Airc (l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro) è emerso che l'olio d'oliva possiede la capacità di proteggere il nostro organismo dall'insorgenza del tumore all'intestino. Nel corso dell’indagine, i ricercatori, inattivando il gene che codifica per SCD1, hanno dimostrato che l'assenza dalla dieta di acido oleico (di cui è l'olio EVO è particolarmente ricco) e la ridotta produzione endogena ad opera di questo enzima, comporta in un primo momento uno stato di infiammazione. Lo stesso potrebbe poi evolvere in un cancro dell'intestino. Antonio Moschetta, coordinatore della ricerca e autore del libro "Il tuo metabolismo", spiega perché l’olio extravergine di oliva è così prezioso per la nostra salute:

L'olio extravergine di oliva è ricco di acido oleico, una sostanza in grado di regolare la proliferazione cellulare. In studi preclinici abbiamo potuto simulare geni alterati e stati di infiammazione intestinale, dimostrando che la somministrazione di una dieta arricchita di acido oleico è in grado di garantire notevoli benefici per la salute. Tali effetti positivi sembrano essere dovuti anche alla presenza dell'enzima SCD1 nell'epitelio intestinale che funziona quale principale regolatore della produzione di acido oleico nel nostro corpo.

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Insomma, un alimento che non dovrebbe mai mancare nelle nostre case. Consigliato nelle diete anche dai nutrizionisti per i benefici notevoli che fornisce. È un amico del benessere e fa bene all’apparato digerente, al cuore, al fegato e alle ossa. Dal valore nutrizionale eccellente al concentrato di vitamine, antiossidanti, fitosteroli e acidi grassi monoinsaturi. Insomma, l’olio d’oliva si presenta come una composizione nutrizionale che lo rende un alimento di grande importanza per il nostro organismo. Migliora la funzionalità del sistema cardiocircolatorio. L'olio d'oliva è stato anche correlato con una riduzione dei composti infiammatori che possono contribuire alla progressione della malattia cardiovascolare. Le olive contengono sostanze chimiche vegetali chiamate polifenoli che possono aiutare a ridurre l'infiammazione. Concentrato di proprietà importanti contiene antiossidanti, acidi grassi essenziali, polifenoli in grado di mantenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue. In particolare, favorisce l’aumento del colesterolo buono (HDL) e diminuisce, per contro, quello cattivo (LDL). Favorisce poi la corretta funzionalità dell’apparato digerente facilitando il transito degli alimenti e aiutando l’intestino grazie al suo leggero effetto lassativo. Migliora, inoltre, l’assorbimento delle vitamine, in particolare A, E, D e K2. Contribuisce, dunque, alla salute della pelle, aiuta la memoria e rinforza le ossa. Consente infatti di assorbire più calcio e magnesio. In ultimo, ma non per importanza, il suo effetto anti-age. L’olio EVO favorisce anche la longevità con il suo potente effetto anti-invecchiamento.

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Per approfondimenti:

Il Giorno "L’olio extravergine è un concentrato di grassi anti-cancro"

Il Giornale "Cancro all'intestino: l'olio extravergine d'oliva lo previene"

Donna Moderna "Con l’olio extravergine d’oliva il cervello ringiovanisce"

La Repubblica "L'olio extravergine d'oliva conquista il mondo: nel 2026 mercato da 1,8 mld di dollari"

Harvard Medical School "Olive oil or coconut oil: Which is worthy of kitchen-staple status?"

Journal of the American College of Cardiology "Olive Oil Consumption and Cardiovascular Risk in U.S. Adults"

La Stampa "L’olio d’oliva vince su tutti gli altri: lo conferma ricerca di Harvard Medical School"

Il Secolo XIX "L’olio d’oliva vince su tutti gli altri: lo conferma ricerca di Harvard Medical School"

Consiglio Nazionale delle Ricerche "L'olio fa bene al cervello, soprattutto negli anziani"

LEGGI ANCHE: Al via con la sfida del più sano: conquista il podio l’olio d’oliva

SOS invecchiamento? Arriva l'olio EVO, potente alleato del cervello

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“Gli uomini preferiscono le bionde” capolavoro cinematografico e preludio di un amore millenario. Segni particolari: artigianale, biologica e low carb. Non tutte le birre sono uguali, ma soprattutto non tutte fanno bene alla nostra salute. Dalle grigliate alle feste popolari. Una scelta che dilaga anche tra le donne e valida alternativa al buon vino. Tra le bevande alcoliche più antiche e più amate al mondo. Anche se ne rivendicavano la paternità egizi e sumeri, la leggenda narra una storia tutta femminile. Nata per errore dalla distrazione di una donna che dimenticò una ciotola di cereali fuori casa, quei semi, complice un temporale, si bagnarono al punto tale da trasformarsi nella prima versione di birra della storia. Prodotta intorno al 3500-3100 a.C. tra Egitto e Mesopotamia. Con i sumeri poi, nascono i primi birrai, professionisti del settore retribuiti, seppur in parte, con la birra stessa. La prima legge a regolamentarne la produzione, fu indubbiamente il codice Hammurabi (1728-1686 a. C.) che prevedeva la condanna a morte per chi non ne rispettava i criteri di produzione. La birra poi, assumeva anche una connotazione religiosa e veniva consumata durante le cerimonie funebri in onore del defunto. Una delizia da gustare, ancora meglio se biologica, non pastorizzata, priva di carboidrati e senza glutine. Insomma, una bevanda buona e rinfrescante che se assunta con moderazione fa bene alla salute. Promossa anche dai medici italiani, considerata genuina per 9 su 10. Sali minerali, antiossidanti e vitamine sono le proprietà apprezzate. Il consumo eccessivo della birra industriale e di scarsa qualità che non rispetta precisi criteri di produzione potrebbe alterare il microbiota intestinale, infatti «La quantità eccessiva di zucchero, alcol e funghi capaci di alterare la nostra flora batterica la rendono un alimento poco salutare» spiega Adriano Panzironi. Tuttavia, se il malto è inserito nel mosto attraverso la fermentazione, trasformandosi poi in alcol, il problema è solo la qualità (e ovviamente, anche la quantità) oltre naturalmente al processo produttivo e agli ingredienti utilizzati. I cereali se, in piccole quantità e miscelati con altri elementi non sono nocivi perché in realtà, il carico glicemico che ne deriva non è dannoso per il nostro organismo.

Dalle proprietà digestive a quelle antiossidanti. Tra le numerose proprietà benefiche per l’organismo, secondo una ricerca italiana, va aggiunta anche la capacità di contrastare l’angiogenesi, ossia il meccanismo alla base della proliferazione dei tumori. L’indagine condotta dall’IRCCS MultiMedica di Milano, dall’Università di Pisa e dall’Università dell’Insubria di Varese si è focalizzata sullo xantumolo, molecola contenuta nel luppolo della birra che parrebbe in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali, affamandole: ossia bloccando il meccanismo attraverso cui tali cellule si procurano l’ossigeno di cui hanno bisogno per diffondersi nell’organismo. In realtà i ricercatori si sono soffermati su due derivati dello xantumolo, i quali esplicherebbero un’azione anti-angiogenica ancora più efficace rispetto al principio naturale. Tra gli alimenti OGM Free, riduce del 24,7% il rischio di malattie coronariche e del 17% gli incidenti cardiovascolari. Le buone notizie per gli amanti del luppolo arrivano da uno studio svolto dal Department of Food Science and Technology presso l'Università della California, secondo i ricercatori la birra servirebbe a prevenire l'osteoporosi. Lo studio ha evidenziato che la birra è una ricca fonte di silicio organico, un ingrediente fondamentale per aumentare la densità minerale ossea. Un moderato consumo di birra può aiutare a combattere l'osteoporosi. Attenzione poi all’intruso. Ebbene sì, in alcune birre c’è un ingrediente non gradito: il glifosato, un pesticida comunissimo associato al cancro. È ciò che emerge da uno studio condotto dallaUS Public Interest Research Group secondo cui il 95% delle bottiglie esaminate è risultato positivo. Il glifosato è tra gli ingredienti principali contenuti nei diserbanti. E poi che chi beve birra campa cent’anni lo dice la scienza. A conferma della teoria, i risultati di una ricerca europea condotta dall'Istituto nazionale della Nutrizione insieme all'Istituto di Medicina interna dell'Università Cattolica di Roma e all'Istituto di industrie agrarie dell'università di Perugia, sugli effetti della somministrazione di birra nei topi e presentati al Cnr di Roma. «La birra come prodotto vegetale contiene micronutrienti, molecole antiossidanti in piccola quantità, ma molto potenti dal punto di vista fisiologico, medico, biochimico, nel neutralizzare i famosi radicali liberi, rallentando così gli effetti dell'invecchiamento» sottolinea il professor Giuseppe Rotilio presidente dell'Istituto nazionale della nutrizione. E per mantenere la linea, precisa in un’intervista a Vanity Fair il dottor Daniele Basta, biologo nutrizionista: 


La birra contiene acqua, vitamine del gruppo B, tracce di minerali come calcio, ferro, magnesio, fosforo, potassio, manganese e selenio, preziosi per l’organismo. Inoltre, è fonte di antiossidanti, in particolare di polifenoli. Per queste caratteristiche, come dimostrano diversi studi, un consumo moderato di questa bevanda è associato per esempio a un ridotto rischio cardiovascolare. Consigliabile abbinarla a alimenti ipocalorici come un secondo di carne o di pesce accompagnati da un contorno di verdure miste» suggerisce l’esperto nell’intervista. - Secondo diverse evidenze scientifiche un consumo lieve-moderato di birra può avere effetti benefici nei confronti della salute cardiovascolare. Il merito è della presenza di polifenoli che, come dimostrano diversi studi, hanno un’azione antinfiammatoria e antiossidante - precisa il nutrizionista. Inoltre, aiuta nel contrasto all’invecchiamento - Grazie alla presenza di composti antiossidanti, la birra consumata in quantità moderate, può contribuire a combattere lo stress ossidativo alla base dell’invecchiamento contrastando l’azione dannosa dei radicali liberi.

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L'analisi svolta ha infatti evidenziato che sia il luppolo che il malto, i due principali ingredienti da cui si produce la birra, contengono alti livelli di silicio. Il silicio organico è presente nella birra in forma solubile di acido orto silicico, con un tenore medio di 6,4-56,5 mg per litro.


Un moderato consumo di birra può - dicono gli studiosi - aiutare a combattere l'osteoporosi, la malattia del sistema scheletrico sistemica dell'apparato scheletrico caratterizzata da una bassa densità minerale ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo. Un valore questo che fa diventare la bevanda - affermano i ricercatori - una delle principali fonti del minerale nelle diete occidentali. Per quanto riguarda il malto - spiegano i ricercatori - che nella buccia dell'orzo risiede la maggiore concentrazione del minerale, parte che non viene influenzata nel corso della germinazione del cereale. E inoltre le analisi effettuate sul luppolo hanno rilevato livelli di silicio quattro volte superiori rispetto a quelli del malto. La birra contiene alti livelli di malto d'orzo e di luppolo che sono le più ricche fonti di silicio - commenta Charles Bamforth, autore principale dello studio - il grano contiene meno silicio rispetto all'orzo, perché è l'involucro dell'orzo ad essere ricco di questo elemento.

Tanti buoni motivi per "farsi una bionda"

L’obiettivo dello studio, pubblicato sullo European Journal of Medicinal Chemistry e durato quattro anni, era invece quello di sperimentare sostanze analoghe allo xantumolo, che potessero essere utilizzate come chemiopreventivi efficaci, alternativi e a basso costo. Negli esami effettuati è stata evidenziata una capacità di riduzione dell’angiogenesi, da parte delle nuove sostanza sperimentate, addirittura dell’80%. I ricercatori sostengono che i derivati neo-sintetizzati analizzati sono risultati particolarmente efficaci nell’interferire con funzioni chiave della cellula endoteliale (lo scheletro che costituisce i vasi sanguigni tumorali) quali: la proliferazione, l’adesione, la migrazione, l’invasione e la formazione di strutture simil-capillari. Ecco tanti buoni motivi per “farsi una bionda”. In primis per l'elevato contenuto di vitamine e sali minerali (un bicchiere di birra contiene fosforo, iodio, magnesio, potassio e calcio) e il suo consumo, quindi, aiuta a proteggere la densità minerale delle ossa. La birra non pastorizzata poi ha i maggiori vantaggi per la salute perché contiene grandi quantità di Vitamina B12 fondamentale per il sistema nervoso. Altro ingrediente prezioso, gli antiossidanti naturali. Utile, come dimostrano numerose ricerche, nella prevenzione di malattie come il diabete e l'Alzheimer, patologia associata ad alti livelli di allumino che il silicio contenuto nella birra potrebbe compensare. Inoltre, fa bene al cuore perché migliora la flessibilità delle arterie. Amica delle donne, grazie ai fitoestrogeni del luppolo aiuta a ridurre i sintomi della menopausa come le vampate di calore e l'abbassamento della libido. Inoltre, riequilibra gli ormoni in caso di sindrome da ovaio policistico, endometriosi e perimenopausa. Importante per mantenere l'idratazione, grazie alle sue caratteristiche che la rendono una bevanda per reintegrare i liquidi e i sali minerali persi durante lo sforzo fisico: aminoacidi, minerali, vitamine del gruppo B e antiossidanti. 

«Un moderato consumo della birra può dare notevoli benefici alla nostra salute» suggerisce Christian Orlando, biologo e nutrizionista:


Secondo Eric Rimm, ricercatore di Harvard, può ridurre il rischio di attacco cardiaco del 30% e incrementare il colesterolo buono. Uno studio condotto in Finlandia ha indicato che la birra ha un impatto negativo inferiore sui reni rispetto alle altre bevande alcoliche. Consumare birra può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare calcoli ai reni fino al 40%. Bisogna comunque sempre fare attenzione a non bere alcolici in eccesso e a seguire una dieta sana e bilanciata. Uno studio pubblicato nel 2009 sulla rivista scientifica Diabetes Care ha rivelato che bere alcol con moderazione può contribuire nella prevenzione del diabete di tipo 2 sia negli uomini che nelle donne. Uno studio condotto di recente dall’Università di Cambridge ha rivelato che la birra sarebbe una fonte di acido ortosilicico, che incoraggia lo sviluppo delle ossa. Secondo uno studio condotto dall’Università di Harokopio, in Grecia, bere birra può fare bene al cuore e contribuire a migliorare la circolazione del sangue, in particolar modo rendendo più flessibili le arterie. Secondo i ricercatori greci, i benefici della birra sulla salute del cuore e sulla circolazione sarebbero da ricercare nel suo contenuto di antiossidanti. La birra contiene vitamine. È considerata una fonte di vitamina del gruppo B, in particolare di vitamina B6 e di vitamina B9, che sono importanti per proteggere il nostro organismo dalle malattie cardiovascolari. Un moderato consumo di birra, secondo uno studio olandese, può aiutare ad incrementare il contenuto di vitamina B6 nel sangue. Uno studio condotto di recente in Spagna suggerisce che il silicio contenuto nella birra potrebbe contribuire a proteggersi dagli eventuali effetti deterioranti dell’alluminio sul cervello, che da ricerche precedenti era stato correlato al rischio di Alzheimer. Gli esperti dell’Università di Alcala ricordano comunque che il consumo di bevande alcoliche deve essere mantenuto entro certi limiti, che possono variare a seconda del sesso e dell’età. Bere un bicchiere di birra prima di andare a dormire potrebbe essere d’aiuto a chi soffre di insonnia. La birra tende a generare torpore. Viene dunque indicata a chi fatica a prendere sonno come rimedio per cercare di contrastare l’insonnia. L’alcol contenuto nella birra svolgerebbe una blanda azione sedativa, mentre l’effetto soporifero della birra sarebbe dovuto al luppolo La birra può essere d’aiuto per chi soffre di ansia e stress? Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Montreal, in Canada, bere 2 bicchieri di birra al giorno può rappresentare un antidoto utile per ridurre l’ansia e lo stress, soprattutto se sono legati alla propria situazione lavorativa. Anche in questo caso, però, è importante non cadere vittime del consumo eccessivo di bevande alcoliche.

Il segreto di una bevanda tra prevenzione e longevità


Inoltre riduce la formazione di sostanze nocive (idrocarburi policiclici aromatici) previa cottura alla griglia di carne o pesce, come già detto è utile a prevenire l’osteoporosi, (fonte di silicio, molecola organica fondamentale per la densità minerale dell’osso), dopo l’attività fisica aiuta a reintegrare i liquidi e i sali minerali persi durante lo sforzo, riduce il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson, previene la formazione dei calcoli renali e favorisce la diuresi per la presenza di magnesio e potassio e, grazie al ridotto contenuto di sodio, facilita il normale funzionamento dei reni. Migliorare il metabolismo della glicemia e tiene a bada il diabete. È quanto dimostra un recente studio, presentato all'incontro annuale dell'Associazione Europea per lo Studio del Diabete a Barcellona, che ha messo in relazione il consumo di birra (ma anche di vino) con il diabete. Difatti, bere una birra (o un bicchiere di vino) al giorno può proteggere dal diabete e, in particolare da quello di tipo 2. Dove i soggetti che ne soffrono hanno una ridotta capacità di scomporre il glucosio, con conseguente alterazione dei livelli di glicemia, resistenza all'insulina e un aumento del peso. I ricercatori della Southeast University hanno osservato come una quantità moderata di alcol possa migliorare la regolazione della glicemia. Senza trascurare però i pericolosi cambiamenti nei livelli di zucchero nel sangue causati dal consumo frequente di alcolici causa, peraltro di obesità, fattore importante per l'insorgenza del diabete di tipo 2. Altro dato importante riscontrato nel corso dell’indagine riguarda il collegamento tra consumo di alcolici e livelli più bassi di trigliceridi. Raccomanda in un'intervista a Today la dottoressa Daniela Vitiello:


«Prima di tutto c’è differenza di composizione soprattutto in base al tipo di cereale usato per la produzione della birra. Ogni cereale ha proprietà specifiche. Le birre industriali, a differenza di quelle artigianali, sono sempre filtrate, pastorizzate e addizionate di additivi. Nonostante così si migliori la conservazione, la fermentazione viene bloccata, privando la birra della sua peculiarità. Inoltre parte delle vitamine e dei minerali vengono perse durante la pastorizzazione, poiché sono sensibili al trattamento termico. Quindi direi che le migliori sono decisamente quelle artigianali».

Quando il consumo moderato si trasforma nell’elisir di lunga vita. Altra scoperta interessante è quella fatta da un team di scienziati dell'Università di Scienze della Vita di Varsavia secondo i quali l'assunzione moderata di birra (insieme a vino e cioccolato) potrebbe aiutare a vivere più a lungo. «[…] la birra è ricca di antiossidanti. L'aderenza a una dieta con un alto potenziale antinfiammatorio può ridurre la mortalità per tutte le cause, cardiovascolare e tumorale, e prolungare il tempo di sopravvivenza. La nostra analisi della dose-risposta ha mostrato che anche l'adesione parziale alla dieta antinfiammatoria può fornire un beneficio per la salute» spiega a Il Giornale la professoressa Joanna Kaluza dell'Università di Scienze della Vita di Varsavia (WULS), autrice della ricerca. La raccomandazione è quella di scegliere birre artigianali di alta qualità, meglio se provenienti da produzione biologica, non pastorizzate, a ridotto contenuto di carboidrati e di additivi, per godere dei benefici senza avere brutte soprese sulla salute.

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Per approfondimenti:

AGI "Con alcune birre beviamo anche il glifosato?"

Il Giornale "Una birra al giorno protegge dal diabete"

Today "I benefici della birra: 10 motivi per consumarla"

Libero Quotidiano "La birra previene l'osteoporosi"

Il Giornale "Birra, vino e cioccolato fanno vivere più a lungo"

ADNkronos "Birra: è provato, un litro al dì fa campare 100 anni"

Il Giornale "La birra: un potente antitumorale"

Libero Quotidiano "Bere birra fa bene alla salute. I sei motivi per farsi una bionda"

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Il vino e le notevoli proprietà benefiche: tutto merito del resveratrolo

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In cucina come in un quadro di Van Gogh. Punto di fumo, temperatura e acidi grassi sono i tre pilastri fondamentali dell’olio di girasole alto oleico per il rispetto della salute. Sicuramente meno noto dell’EVO, ma altrettanto ricco di nutrienti. Tre concetti imprescindibili per una frittura sana. Dall’acido grasso monoinsaturo alla concentrazione di benefici e antiossidanti. La sua stabilità sino ai 230 gradi lo rendono ottimo per friggere. E questo non è un dettaglio trascurabile perché, quando l’olio comincia a fumare si forma una sostanza tossica, l’acroleina. Tutti ne parlano, ma pochi lo conoscono realmente. Insomma, un simil olio extravergine non solo con le medesime proprietà nutrizionali e salutistiche, ma persino con una marcia in più. Difatti, il suo valore aggiunto è proprio l’elevato punto di fumo che garantisce fritture leggere e gustose. E poi, proprio come l’olio extravergine di oliva, riduce i livelli di colesterolo nel sangue. Un prodotto sano che compare la prima volta in Russia nel 1976 con la sua prima variante: il Pervenets. Paese che ancora oggi, insieme all’Ucraina, detiene il primato della produzione mondiale di semi di girasole (circa l’80%). L’alta percentuale di acido oleico (letteralmente “di acido grasso insaturo, diffuso in natura come componente della maggior parte dei grassi animali e vegetali, dai quali viene estratto per la fabbricazione di sapone, lubrificanti e resine”) rende quest’olio di girasole maggiormente stabile alle alte temperature oltre che all’ossidazione e alla degradazione a cui gli acidi grassi vanno incontro non solo durante la cottura, ma anche durante la conservazione. Estratto naturalmente dai semi di girasole si presenta con un colore dorato e un gusto sottile, privo di grassi saturi e colesterolo (poiché i grassi insaturi che contiene sono ben metabolizzati nel fegato). Al contrario, aumenta anche i livelli di HDL (colesterolo buono), riducendo così il rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre, l'American Heart Association, l'associazione dei cardiologi americani, lo indica tra gli oli più efficaci per la prevenzione del colesterolo.


Tra cucina e cosmetica, utilizzato per le molteplici proprietà, quest’olio vanta numerose applicazioni. Grazie alla sua consistenza leggera e non grassa, agisce come ottimo idratante naturale, viene usato anche per rigenerare le cellule della pelle danneggiate e tenere alla larga i batteri che causano l’acne. Inoltre, si rivela come un rimedio efficace per ammorbidire capelli secchi o crespi. Ricco di vitamina E, preziosa per il corretto funzionamento di muscoli e per il supporto fornito al sistema immunitario. Una buona dose di acido ascorbico, contenuta in esso, ne aumenta il potere antiossidante. Fonte anche di vitamina B3 (niancina o PP), B5 (acido pantotenico), B6 e di folati, indispensabili per la corretta attività del sistema nervoso e per la creazione dei tessuti del sistema digestivo. Inoltre, è un concentrato di minerali (tra cui ferro, rame, zinco, fosforo, magnesio e manganese). Queste sostanze lo rendono un alleato fondamentale per rinforzare tessuti, ossa, oltre al circolo sanguigno e alla produzione di ormoni. Secondo quanto spiega su Alimenti e Sicurezza Sabina Rubini, biologa ed esperta in sicurezza degli alimenti, la progressiva alterazione dell'olio e dei grassi, durante il processo di frittura, si evidenzia attraverso una serie di cambiamenti fisico-chimici: Intensificazione del colore o imbrunimento, aumento della viscosità, maggiore schiumosità, riduzione del punto di fumo. Quest’ultimo di caratterizza nella fase di ossidazione dell’olio, per contatto con l’aria, dovuto all’alta temperatura sfociando, infine, in una colonna di fumo. Il suggerimento, in generale, è quello di non friggere a una temperatura inferiore a 160 e superiore a 180 gradi. Difatti, è proprio in questo intervallo che, con un tempo adeguato, si ottiene la migliore cottura senza la liberazione di sostanze tossiche. 100% italiano e con oltre l’80% di acido oleico. Al via con il meglio del girasole!

Le virtù dell'acido grasso monoinsaturo


Straordinario non solo per le caratteristiche chimiche, ma anche organolettiche. Con alcuni grassi si arriva a tavola a cuor leggero e sono fortemente consigliati nella dieta di chi soffre di diabete. In primis, gli acidi grassi monoinsaturi, soprattutto l’acido oleico, si associano a una riduzione del rischio di diabete, migliorano il profilo lipidico, la pressione arteriosa e il controllo glicemico. Inoltre, le basse concentrazioni di acido linoleico (rispetto all’olio di girasole classico) conferiscono un’altra caratteristica positiva: un minore potere infiammatorio. La presenza di acido oleico rispetto a quello linoleico riduce la produzione di prostaglandine. Contribuisce quindi a limitare l’ondata infiammatoria e favorisce la prevenzione e il trattamento di alcune patologie. Un altro vantaggio è quello di regolare le lipoproteine plasmatiche. L’acido oleico, infatti, aumenta la produzione di HDL (il colesterolo buono), migliorando il profilo lipidico del sangue e la protezione cardiovascolare. Dall’extravergine al girasole alto oleico. Via libera quindi all’olio del benessere.


E' una delle grandi novità nel panorama agroalimentare - spiega il presidente del Gruppo oli da semi di Assitol, Carlo Tampieri - il consumatore ne sa ancora poco, ma ci chiede produzioni sostenibili e italiane e l'altoleico va proprio in questa direzione». Si tratta di una varietà con un alto contenuto di acido oleico, grasso monoinsaturo presente anche nell'olio di oliva, ma non nel girasole convenzionale, consigliato per le sue qualità salutistiche e per la resistenza alle alte temperature. Non è un Ogm, spiegano dall'associazione, ma è una diversa varietà dell'originale ottenuta attraverso incroci di diversi ibridi; a vederli sono identici quello che cambia è la loro composizione. Oggi il 90% del girasole coltivato in Italia è di questa varietà per una produzione di semi di 270 mila tonnellate, insufficiente a coprire la domanda interna ed estera.

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Ma cos’è l’acido oleico? Un acido grasso monoinsaturo maggiormente presente nell’olio d’oliva. Tuttavia, a differenza del classico olio di girasole, dove l’acido grasso in maggiore quantità è quello linoleico (polinsaturo) che possiede due doppi legami l’olio alto oleico, si differenzia dalla sua versione classica per la natura dei grassi in esso contenuti o meglio, la prevalenza di grassi insaturi, per la precisione, quelli polinsaturi, a differenza degli altri oli di semi che in genere contengono prevalentemente grassi polinsaturi, ovvero i grassi facilmente deperibili che vanno per lo più in contro a ossidazione e irrancidimento. Insomma, un surrogato con tutte le carte in regola. Dunque, poiché è un acido grasso monoinsaturo, l’olio girasole ad alto oleico assomiglia più all’olio d’oliva per composizione di acidi grassi che non al tradizionale olio di girasole.

La sua qualità più importante è sicuramente l'elevato contenuto di vitamina E - sottolinea Christian Orlando, biologo e nutrizionista -, quantità talmente elevata da superare ampiamente altri oli vegetali come l'olio di mandorle dolci o burri cosmetici come quello di karité. L'olio di girasole è inoltre ricco di vitamine A, C e D, che hanno tutte ottime qualità protettive. La vitamina E in esso contenuta è stata individuata come un elemento in grado di proteggere i polmoni dallo stress ossidativo, e inoltre sembra che contribuisca ad alleviare i dolori causati dall’artrite. L’olio di girasole ad alto oleico deriva da varietà ad elevata concentrazione di acido oleico. La particolare presenza dell’acido oleico rende l’olio di girasole più stabile alle alte temperature rispetto a quello ordinario, più resistente all’ossidazione e alla degradazione a cui gli acidi grassi vanno incontro soprattutto durante la cottura o durante la conservazione. Oltre all’impiego diretto come condimento, il basso valore di acidi grassi insaturi e l’elevato punto di fumo (220-230°C), fanno sì che questo olio sia particolarmente indicato nelle fritture. L'acido oleico rappresenta il più noto ed apprezzato acido grasso della serie omega-nove. L'acido oleico è un omega-9 contenuto soprattutto nell'olio di oliva (60-80%) che però presenta un punto di fumo (210°C) più basso di quello di girasole. Oltre all’impiego diretto come condimento, il basso valore di acidi grassi insaturi e l’elevato punto di fumo (220-230°C), fanno sì che questo olio sia particolarmente indicato nelle fritture. L’olio di girasole ad alto oleico risulta essere povero in acidi grassi essenziali quali l’acido linoleico e l’acido alfa-linolenico. Come tutti gli oli vegetali è ricco in fitosteroli, in particolar modo in beta-sitosterolo che rappresenta il 52% circa.

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Per approfondimenti:

Ansa "Girasole, olio semi più amato dagli italiani"

Marie Claire "Cos'è l'olio di girasole alto oleico e perché potrebbe sostituire l'extra vergine di oliva"

Il fatto alimentare "Arriva nei supermercati l’olio di semi di girasole alto oleico..."

Ansa "Girasole 'buono' e green scala il mercato degli oli di semi"

Trieste Prima "Olio di girasole, proprietà e benefici per la pelle"

Harvard Medical School "Olive oil or coconut oil: Which is worthy of kitchen-staple status?"

Journal of the American College of Cardiology "Olive Oil Consumption and Cardiovascular Risk in U.S. Adults"

La Stampa "L’olio d’oliva vince su tutti gli altri: lo conferma ricerca di Harvard Medical School"

Consiglio Nazionale delle Ricerche "L'olio fa bene al cervello, soprattutto negli anziani"

LEGGI ANCHE: Olio di girasole: tutte le virtù salutistiche dell'alto oleico

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Al via con un disaccaride dalle notevoli virtù. In primis, un idratante naturale, ma i tanti benefici del trealosio sulla pelle non finiscono qui. Infatti, questa sostanza crea una sottile pellicola in grado di preservare le molecole, costruendo così una sorta di rivestimento intorno a esse e proteggendole, di conseguenza, dagli agenti esterni. Un processo che lascia inalterate tutte le caratteristiche funzionali delle molecole. Un film sulla pelle che agisce nel contrasto ai radicali liberi e ai processi degenerativi cellulari, rallentando i processi di invecchiamento, cattura l'idratazione avvolgendo le molecole d’acqua e la mantiene costante, oltre a proteggere la pelle dai più comuni agenti inquinanti. Secondo quanto emerso nello studio dal Laboratorio di Fisiopatologia Vascolare dell’IRCSS Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’americana Rutgers New Jersey Medical School dell’IRCSS Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’americana Rutgers New Jersey Medical School il trealosio esercita la propria azione protettiva sulle cellule attivando il meccanismo dell’autofagia. Letteralmente “divorare sé stessi”, l’autofagia è uno dei più importanti sistemi attraverso i quali le cellule si rinnovano ed eliminano componenti non più funzionanti: in sostanza, una sorta di impianto di riciclaggio.

La capacità di attivare l’autofagia – commenta in un'intervista al Corriere Nazionale Sebastiano Sciarretta, ricercatore dell’I.R.C.C.S. Neuromed e Professore Associato presso l’Università Sapienza di Roma, primo firmatario della pubblicazione – sta ponendo il trealosio sotto i riflettori in molti campi della medicina, comprese alcune patologie neurologiche nelle quali proprio i meccanismi di ‘ripulitura’ delle cellule risultano difettosi.

Dalle proprietà conservative a quelle antiossidanti, protegge efficacemente le molecole degli organismi viventi contro stress e invecchiamento e dagli agenti esterni. Conosciuto anche come “zucchero della resurrezione”, il trealosio è un principio attivo superidratante che avvolge le molecole d’acqua e garantisce un’idratazione no stop. Crea un film che agisce anche da protezione contro i radicali liberi e contrasta i processi degenerativi cellulari. Protegge la pelle da agenti inquinanti e rallenta i processi di invecchiamento. Ricerche dimostrano che il trealosio protegge efficacemente la struttura della membrana cellulare epidermica, attiva le cellule e mantiene la pelle sana. Una sostanza usata anche come additivo per alcuni prodotti alimentari. Il trealosio è un dissaccaride presente in molti organismi viventi come funghi e lieviti. Utilizzato per la sua capacità protettiva delle strutture macromolecolari della cute e per il suo potere stabilizzante delle membrane, gioca un ruolo chiave nella preservazione dell’integrità strutturale e funzionale di componenti cellulari. Infatti, in virtù della sua struttura, è in grado di intrappolare, formando un film sottile, proteine, acidi nucleici e membrane biologiche, proteggendole da situazioni avverse come disidratazione, freddo e radiazioni ionizzanti. Nel caso di secchezza cutanea è in grado di assorbire umidità, garantendo una prolungata idratazione. É anche oggetto di studio dalla comunità internazionale per possibili impieghi nel trattamento delle malattie neurodegenerative. Recenti studi poi hanno accertato che il trealosio conferisce alle cellule umane, opportunamente trattate, la capacità di rimanere in vita, anche in assenza di acqua.

Negli ultimi anni – continua il ricercatore – il trealosio si sta rivelando molto più interessante del previsto perché è risultato capace di proteggere le cellule da varie situazioni di stress. Una protezione che, nei nostri esperimenti, riesce in particolare a ridurre i danni di un infarto, limitando il fenomeno del rimodellamento cardiaco. Ricordiamo che l’insufficienza cardiaca colpisce quindici milioni di persone solo in Europa. Una vera minaccia per la salute dei cittadini e, non bisogna dimenticarlo, per i bilanci dei Sistemi sanitari nazionali.

Uno zucchero per la pelle

Un valido aiuto per il benessere della pelle. Le sue preziose peculiarità lo rendono una sostanza naturale utilizzata nei prodotti di cosmesi nel contrasto ai segni dell'invecchiamento cutaneo. Rughe, tono della pelle, incarnato spento e disomogeneo, grana irregolare e perdita di tono ed elasticità? Ci pensa il trealosio! Innescando un processo di riparazione globale profonda, un supporto quotidiano per una pelle più sana, giovane e bella.

Una spiegazione sui notevoli benefici di questa sostanza la fornisce in un'intervista a Life 120 la dottoressa Gloria Mosconi:

Cos’è e a cosa serve questa sostanza?

Il trealosio è uno zucchero (disaccaride , composto da due molecole di glucosio). E’ ampiamente diffuso in natura e in molti alimenti (nelle alghe, in alcuni semi, prodotti da forno etc…).

In che modo garantisce un’idratazione no-stop?

Garantisce senza dubbi, una idratazione no stop perché il trealosio ha la peculiarità di essere fortemente igroscopico attirando a sé molecole di acqua, e favorendo così una eccellente idratazione.

Agisce anche da protezione contro stress ossidativo e agenti esterni?

In questo modo gioca un ruolo chiave nel preservare la struttura e le funzione della cellula proteggendola dalla disidratazione, dall’azione dannosa dei radicali, e dai processi degenerativi cellulari anche in condizioni di stress ambientale estremo, come ad esempio il freddo prevenendo cosi i principali fattori di invecchiamento.

È efficace anche contro l’invecchiamento?

La sua struttura mima la composizione del fattore naturale di idratazione (NMF), incrementando il turgore cutaneo e il recupero della pelle secca, e contrastando cosi il processo di invecchiamento.

Protegge la struttura della membrana cellulare epidermica dagli agenti inquinanti?

Alla luce di ciò che abbiamo detto, il trealosio è in grado di proteggere la cellula e quindi anche la sua membrana, di mantenere la vitalità cellulare, e la sua attività biologica. Quando una cellula funziona bene, essa sarà in grado di proteggersi anche dagli agenti inquinanti.

Argento colloidale e trealosio, quali sono i benefici di un’azione combinata di queste due sostanze?

L’applicazione dell’argento colloidale e del trealosio nella cosmetica, si basa quindi sulla capacità dermopurificante, antisettica e detossinante dell’argento colloidale, e dall’altra il trealosio con la sua azione idratante e lenitiva, favorendo il recupero di pelli secche e arrossate, e ricostituente con l’aumento del turgore. L’azione sinergica di queste due sostanze di eccellenza rende i nostri prodotti di gran lunga efficaci ed esclusivi.

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Per approfondimenti:

JAAC "Trehalose-Induced Activation of Autophagy Improves Cardiac Remodeling After Myocardial Infarction"

Il Secolo XIX "C’è uno zucchero che piace anche al cervello"

Il Giornale "Trealosio: lo zucchero che protegge il nostro cuore"

Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"

Fondazione AIRC "Lo zucchero favorisce la crescita dei tumori?"

LEGGI ANCHE: Tutta l’amara verità sullo zucchero: dai rischi per la salute alla dipendenza

Il lato amaro del cibo: gli effetti nocivi di una dieta ricca di zuccheri

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Arriva l'ingrediente avveniristico di cui tutti parlano, ma che in pochi conoscono. Al via con l’olio di girasole alto oleico. Sicuramente meno conosciuto di quello tradizionale, ma ricco di benefici. Cos’è l’acido oleico? Per antonomasia l’acido grasso maggiormente presente nell’olio d’oliva che appartiene ai grassi monoinsaturi (quelli con un solo doppio legame nella sua struttura chimica); a differenza del classico olio di girasole, dove l’acido grasso in maggiore quantità è quello linoleico (polinsaturo) che possiede due doppi legami. In sostanza, l’olio alto oleico, si differenzia dalla sua versione classica per la tipologia dei grassi in esso contenuti o meglio, la prevalenza di grassi insaturi, per la precisione, grassi polinsaturi; a differenza degli altri oli di semi che in genere contengono prevalentemente grassi polinsaturi, ovvero i grassi facilmente deperibili che vanno più facilmente in contro a ossidazione e irrancidimento. Altro punto a sfavore dell’olio di girasole: è altamente sconsigliato sia per le fritture che per le cotture ad alte temperature (quindi anche per le cotture in forno). Ha un punto di fumo più basso rispetto ad altri oli e, di conseguenza, a temperature più basse sviluppa sostanze cancerogene in tempi più brevi rispetto ad altri oli.

Insomma, un surrogato con tutte le carte in regola. Dunque, poiché è un acido grasso monoinsaturo, l’olio girasole ad alto oleico assomiglia più all’olio d’oliva per composizione di acidi grassi che non al tradizionale olio di girasole. Peculiarità che lo mette in una posizione di vantaggio rispetto all’altro per una serie di motivi. Prima tra tutte, la sua resistenza alle alte temperature permette una minore ossidazione e produzione di sostanze tossiche e cancerogene, oltre a una maggiore durata dell’olio durante la cottura. Proprio per questo motivo viene principalmente utilizzato per le fritture e per le cotture al forno. Altro punto a favore, le basse concentrazioni di acido linoleico (rispetto all’olio di girasole classico) conferiscono un’altra caratteristica positiva: un minore potere infiammatorio. La presenza di acido oleico rispetto a quello linoleico riduce la produzione di prostaglandine. Contribuisce quindi a limitare l’ondata infiammatoria e favorisce la prevenzione e il trattamento di alcune patologie. Un altro vantaggio è quello di regolare le lipoproteine plasmatiche. L’acido oleico, infatti, aumenta la produzione di HDL (il colesterolo buono), migliorando il profilo lipidico del sangue e la protezione cardiovascolare.

La salubrità del simil olio extravergine

L'olio di girasole alto oleico fa la sua comparsa in Russia, nel lontano '76 dove viene realizzata la prima varietà mutante di girasole, il Pervenets, con alto contenuto di acido oleico. L'80% della produzione mondiale di semi di girasole proviene tutt'oggi dalla Russia e dell'Ucraina. «Poiché l’olio extra vergine di oliva è un prodotto delicato e instabile è stato necessario creare dei surrogati, meglio se a prezzi più competitivi, che riuscissero a riunire tutte le virtù salutistiche dell’extravergine, dando un’immagine di salubrità, al contempo facendo leva sull’utilizzo più comune dell’olio: la cucina e la frittura» spiega Christian Orlando, biologo e nutrizionista. «Le due caratteristiche salutistiche più importati per l’extravergine – prosegue l’esperto - sono l’alto contenuto di acido oleico (acido grasso monoinsaturo) e il contenuto di fenoli (antiossidanti naturali)». «L’industria alimentare ha così creato un olio di semi di girasole ad alto oleico (80% dichiarato), arricchito di vitamina E e antiossidanti naturali di rosmarino, alloro e salvia – precisa Orlando - si tratta di un simil olio extravergine di oliva perfetto ed in più viene considerato ottimo per friggere in quanto stabile fino a 230 gradi».

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«L’olio di semi di girasole alto oleico ha anche un altro vantaggio, la shelf life (conservabilità) è di 24 mesi, contro i 18 medi di un extra vergine». «L'acido oleico è un grasso omega 9 ad azione antinfiammatoria e immunitaria con effetti benefici anche sul metabolismo e a differenza degli omega 3 e omega 6 che non sono sintetizzabili dal corpo umano ma devono essere introdotti mediante l’alimentazione, gli omega 9 rientrano nella categoria dei prodotti che l’organismo riesce a produrre partendo da altri tipi di grassi di cui l’acido oleico è il più importante» conclude il biologo. Ideale per le alte temperature e per la preparazione dei dolci, perfetto per i condimenti a crudo. Unica raccomandazione: come tutte le cose, si sa, va consumato senza esagerare!

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Marie Claire "Cos'è l'olio di girasole alto oleico e perché potrebbe sostituire l'extra vergine di oliva"

Teatro Naturale "La perfetta operazione di marketing: il simil olio extra vergine di oliva"

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SOS invecchiamento? Arriva l'olio EVO, potente alleato del cervello

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Prezioso e ricco di proprietà benefiche. Riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Lo conferma ricerca pubblicata sul blog dell'Harvard Medical School. La sfida tra l’olio di cocco e l’olio di oliva la vince quest’ultimo, ovvero il più sano. In questo lavoro, la ricercatrice Emily Gelsomin ha indagato su recenti studi scientifici dei due prodotti. Secondo un’indagine pubblicata sul Journal of American College of Cardiology emerge come la sostituzione di margarina (o derivati) con l'olio d'oliva evidenzia un minore rischio di malattie cardiovascolari. L’analisi dimostra che il consumo di mezzo cucchiaio al giorno diminuisce le probabilità di sviluppare questo genere di patologie. Inoltre, a conferma di questa teoria, un’altra ricerca pubblicata su Circulation, dimostra, per l'olio di cocco, l’assenza di benefici alla riduzione del grasso addominale o corporeo rispetto ad altri grassi a base vegetale. Tuttavia, nell’indagine si fa riferimento all'aumento del colesterolo cattivo, Ldl, associato a una crescita del rischio delle malattie del cuore. Tra le tante proprietà, l’olio extravergine d’oliva contribuisce a regolarizzare il livello di colesterolo nel sangue, aumentando il livello di quello buono e favorendo l’eliminazione di quello cattivo.

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Dal valore nutrizionale eccellente al concentrato di vitamine, antiossidanti, fitosteroli e acidi grassi monoinsaturi. Insomma, l’olio d’oliva si presenta come una composizione nutrizionale che lo rende un alimento di grande importanza per il nostro organismo. Inoltre, la sua particolare composizione, soprattutto il contenuto di acidi grassi, lo rende particolarmente indicato nella prevenzione di malattie cardiovascolari. Questi acidi contribuiscono, inoltre, a regolare i livelli di zucchero nel sangue, la produzione di insulina, e dunque, lo rendono un potente alleato contro il diabete. Tra le sue principali proprietà, degna di nota è senza dubbio la sua funzione antiossidante. Grazie al contenuto di fenoli e tocoferoli, contrasta efficacemente i radicali liberi. L’olio d’oliva è anche un leggero lassativo. La presenza di oleocantale, conosciuta per la sua funzione antinfiammatoria e antidolorifica è un valido aiuto in caso di dolori articolari. Ma non è tutto! Contribuisce a ritardare il deterioramento mentale e previene malattie neurologiche come l’Alzheimer. Grazie agli acidi grassi che stimolano il metabolismo, facilita la regolarità intestinale. Prezioso anche per la bellezza di pelle e capelli: combatte l’effetto crespo rendendo i capelli più lucidi e nutriti e previene la formazione delle rughe grazie alla notevole funzione idratante. Utile anche in caso di dermatiti.

Toccasana per l’organismo: protegge cuore e cervello

«I vantaggi dell'uso di oli vegetali non tropicali rimangono molto promettenti, rendendo l'olio d'oliva una scelta naturale in cucina», dichiara Emily Gelsomin, specialista in nutrizione. Un recente studio pubblicato sul Journal of American College of Cardiology ha esaminato gli adulti negli Stati Uniti e ha scoperto che la sostituzione di margarina con olio d'oliva era associata a un ridotto rischio di malattie cardiovascolari (CVD). Ciò è particolarmente evidente perché gli americani tendono a consumare meno olio d'oliva rispetto ai nostri omologhi europei. Negli Stati Uniti, i consumatori elevati hanno una media di poco meno di un cucchiaio di olio d'oliva al giorno, mentre l'assunzione giornaliera negli studi che esaminano le popolazioni del Mediterraneo è stata di ben tre cucchiai. Dopo aver preso in considerazione fattori demografici e stile di vita, quelli che consumano più di mezzo cucchiaio al giorno avevano un rischio ridotto di sviluppare CVD rispetto a quelli che usano l'olio di oliva di rado (meno di una volta al mese). Il consumo di più olio d'oliva era anche associato a una ridotta mortalità di CVD. Anche lievi aumenti del consumo di olio d'oliva, come sostituire all'incirca un cucchiaino di margarina ogni giorno con una quantità simile di olio d'oliva, hanno avuto dei vantaggi su gravi patologie. 

L'olio d'oliva è stato anche correlato con una riduzione dei composti infiammatori che possono contribuire alla progressione della CVD. Le olive contengono sostanze chimiche vegetali chiamate polifenoli che possono aiutare a ridurre l'infiammazione. L'uso di olio d'oliva vergine, che viene estratto con mezzi meccanici piuttosto che chimici, è pensato per offrire livelli più elevati di composti vegetali protettivi rispetto agli oli di oliva raffinati. L'olio extra vergine di oliva (EVO) è un prodotto della lavorazione meccanica preferita. Questi polifenoli potrebbero anche estendere i benefici ad altre aree del corpo, come il cervello. Ad esempio, insieme ad altre abitudini alimentari sane, come mangiare verdure a foglia verde, principalmente l'uso di olio d'oliva durante la cottura è stato associato alla lotta contro il declino delle funzioni cerebrali che si verifica con l'età. Quindi, toccasana per il corpo... e ancor più, per la mente! Infatti, un recente studio del Cnr ha dimostrato che l'olio extravergine di oliva, non solo contrasta, ma inverte il processo di invecchiamento neurale. Grazie allo studio di un team di ricercatori del Cnr e della Università della Tuscia, pubblicato poi sulla rivista internazionale Faseb Journal è stato individuato il ruolo per contrastare il deterioramento neurale di un componente dell'olio extravergine di oliva. Si tratta dell’idrossitirosolo, presente in abbondanza anche negli scarti di lavorazione. Nell'opera di ricerca sono stati riscontrati anche particolari effetti benefici negli anziani.

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