Morti in vano per il Covid-19 quando, forse, potevano essere salvati. Sulle inutili vittime di questo virus, si interroga Ken Walker Gifford-Jones. Anzi, ci spiega come, secondo lui, potrebbero essere salvate migliaia di vite. «Ai pazienti che risultano positivi al coronavirus - spiega l'esperto - dovrebbe essere somministrata la vitamina C per via endovenosa, e salverà vite umane. Il problema è che la maggior parte dei medici si rifiuta ancora di credere che l'IVC sia efficace». Poi, parla anche di prevenzione con le giuste dosi per rafforzare il sistema immunitario. Raccomanda di «iniziare con 2000 mg due volte al giorno per costruire l'immunità e se i sintomi dell'influenza si sviluppano, arrivare anche a 2.000 mg all'ora, ovviamente fino alla tolleranza intestinale, ma sempre su consiglio medico». Gifford-Jones mette in guarda dai possibili effetti collaterali di un sovradosaggio, ma «meglio sedersi su una toilette che sotto una lapide» sdrammatizza l'esperto.
Dal trattamento clinico per i contagiati alla misura di prevenzione per contrastare il virus. Gifford-Jones condanna la mancanza di intervento sia da parte dei governi degli Stati colpiti dall'emergenza sia dei rispettivi sistemi sanitari. «La vitamina C è a buon mercato - scrive nel suo saggio Gifford-Jones -, innocua e ampiamente disponibile ed è ampiamente stata dimostrata la sua efficacia nel ridurre la mortalità dovuta all'infezioni virali». Poi, con un punta il dito contro i dottori inconsapevoli e si lancia in un duro j'accuse alla classe medica: «Non somministrarla ai pazienti affetti da COVID-19 è uguale all'omicidio». A sostegno della sua tesi cita Lendon H. Smith autore della Clinical Guide to the Use of Vitamin C che riprende la ricerca del Dr. Frederick R. Klenner, pioniere nell'utilizzo della vitamina C e nella sua applicazione, con successo, a svariate malattie virali e batteriche.
Ad alcuni ricercatori della Orthomolecular Medicine News Service (OMNS), che studiano il potenziale degli integratori per combattere la malattia, è stato chiesto come tratterebbero il Coronavirus. Una selezione di risposte meritevoli di attenzione sono state riproposte dal dottor Ken Walker Gifford-Jones, sul suo blog. «Il coronavirus può essere drasticamente rallentato o fermato completamente con l'uso immediato diffuso di alte dosi di vitamina C che, assunto in razioni giornaliere diventa un antivirale senza eguali» spiega Andrew W. Saul, esperto internazionale di terapia vitaminica. «Il dr. Robert F. Cathcart - ricorda Saul -, che ha avuto una vasta esperienza nel trattamento delle malattie virali sostiene di non aver mai visto influenza che non sia stata curata con dosi massicce di vitamina C». Altra interessante teoria, quella del professor Victor Marcial-Vega della Caribe School of Medicine:«Dato il tasso relativamente elevato di successo della vitamina C endovenosa nelle malattie virali e la mia osservazione del miglioramento clinico entro 2 o 3 ore dal trattamento, credo fortemente che sarebbe la mia prima raccomandazione nella gestione del coronavirus». E aggiunge: «Ho anche usato la vitamina C per via endovenosa per trattare pazienti con influenza, febbre dengue e chikungunya, per 24 anni». Della stessa filosofia dei colleghi, anche Jeffery Allyn Ruterbusch, professore associato presso Central Michigan University: «Credo che tutti noi siamo d'accordo sui notevoli benefici della vitamina C quando le persone sono poste a condizioni di stress». Poi, è la volta di Damien Downing, ex redattore del Journal of Nutritional and Environmental Medicine che spiega la correlazione tra il selenio e il sistema immunitario:«Influenza suina, influenza aviaria, e SARS, tutte sviluppati in Cina dove è carente il selenio. Quando ai pazienti contagiati è stato somministrato il selenio, i tassi di mutazione virale sono diminuiti e, nel complesso, le difese immunitarie sono migliorate». In sintesi, tutti i ricercatori sostengono non solo la validità e l'importanza del trattamento IVC nei casi di COVID-19, ma garantiscono anche un miglioramento a 2-3 ore dalla somministrazione.
Ma non sono i soli. Favorevole all'uso della vitamina C anche Elio Lannutti, giornalista, scrittore e portavoce M5S al Senato scrive su Twitter: «La vitamina C può aiutare a curare la polmonite e a prevenire la replicazione virale». Altri esperti sostengono che alte dosi di vitamina C, insieme a 3.000 IU di vitamina D, e 20 milligrammi di zinco, siano una buona combinazione per aiutare a combattere le malattie virali. È il caso di Carolyn Dean, e Thomas Levy, entrambi esperti nel panorama internazionale sul magnesio, hanno sottolineato che il minerale è coinvolto in 1.000 reazioni metaboliche e che mantenere livelli adeguati migliora l'immunità. Un'altra opinione overriding era che poche persone sanno che alte dosi di C aumentano l'immunità e sconfiggono le malattie virali. E secondo Ken Walker Gifford-Jones, queste informazioni non sarebbero nuove: «Durante la grande epidemia di poliomielite del 1949-50 il Dr. Frederick R. Klenner, un medico di famiglia in North Carolina, ha curato 60 malati di poliomielite con alte dosi di vitamina C per via endovenosa». In quell'occasione, non si sono registrati casi di paralisi. Questa scoperta avrebbe dovuto fare notizia in tutto il mondo, ma la notizia del dottor Klenner è caduta sulle orecchie dei sordi. Più tardi, Klenner ha dimostrato che alte dosi di C potevano anche essere efficaci nei trattamenti per meningite, polmonite, morbillo, epatite e altre malattie virali e batteriche. Anche per curare il morso di un serpente a sonagli.
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Per approfondimenti: "More Research Is Killing COVID-19 Victims" e "People Are Dying Needlessly of Coronavirus" di W. Jifford-Jones
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Storia e segreti della VITAMINA C nella prevenzione di tante malattie
Vitamina C, un concentrato di proprietà e benefici
Le vitamine combattono il Coronavirus. È questa la scioccante rivelazione che arriva dalla Cina. «La vitamina C non fa male alle persone ed è uno dei pochi, se non l'unico, agente che ha la capacità di pevenire e trattare l'infezione COVID-19» è il messaggio che manda al resto del mondo Richard Z. Cheng, MD, PhD, leader internazionale del team di supporto medico epidemico della vitamina C in Cina. D'accordo con i colleghi, anche i medici coreani dell'ospedale di Onvit che informano i cittadini sulle possibilità di aumentare il sistema immunitario contro il COVID-19. Infatti, gli specialisti, sostenendo l'importanza della prevenzione, spiegano come rafforzare il sistema immunitario e raccomandano di uscire il meno possibile, indossare le mascherine, lavarsi (spesso e bene) le mani, utilizzare disinfettante a base alcolica.
Secondo gli esperti, quindi, anche se il virus penetrasse nel corpo, non potrebbe in alcun modo moltiplicarsi e superare le difese del nostro organismo. I medici dell'Onvit sostengono la capacità di un uso estensivo di alte dosi di vitamina C di rallentare notevolmente e immediatamente il virus o fermarne la crescita. L'altra parte del lavoro viene poi affidata alla vitamina D. Gli specialisti coreani confermano il ruolo importante svolto nella prevenzione della crescita dei virus, stimolando le difese immunitarie dell’organismo oltre che per il suo fondamentale effetto antivirale diretto sul virus. Ad oggi, la Corea del Sud nonostante il numero importante di soggetti positivi al coronavirus, registra un basso tasso di decessi, pari allo 0,8% degli infettati, mentre, l'Italia, registra uno numero di morti nettamente superiore, pari al 6,6% dei contagiati. Come dimostra anche l'andamento esponenziale presentato nel grafico (v. di seguito) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (comunicato del 14 marzo 2020):
«Il COVID-19 - spiega il direttore del servizio di notizie di medicina ortomolecolare, Andrew W. Saul,con un articolo su Orthomolecular - dovrebbe essere trattato con elevate quantità di vitamina C per via endovenosa». Le raccomandazioni sul dosaggio variano in base alla gravità della malattia, da 50 a 200 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno fino a 200 mg / kg / giorno». Sui dosaggi interviente poi Atsuo Yanagisawa, MD, PhD, presidente del College of Intravenous Therapy di Tokyo ed esperto di terapia endovenosa: «Questi dosaggi sono approssimativamente da 4.000 a 16.000 mg per un adulto, somministrati per via endovenosa. Questo specifico metodo di somministrazione è importante, perché l'effetto della vitamina C è almeno dieci volte più potente per via endovenosa che se assunto per via orale». «La vitamina C per via endovenosa - aggiunge l'esperto - è un antivirale sicuro, efficace e ad ampio spettro».
«Altro contributo importante - aggiunge il direttore del servizio di notizie di medicina ortomolecolare - è sicuramente quello fornito da Richard Z. Cheng, MD, PhD, medico specialista cinese-americano che ha lavorato a stretto contatto con le autorità mediche e governative in Cina. Ha contribuito a facilitare almeno tre studi clinici cinesi sulla vitamina C per via endovenosa attualmente in corso. Il dottor Cheng è attualmente a Shanghai, continuando i suoi sforzi per incoraggiare ancora più ospedali cinesi a implementare la terapia con vitamina C che incorpora alte dosi orali e C per IV». In sintesi, sia il dottor Cheng che il dottor Yanagisawa, non solo ne confermano la rilevanza, ma raccomandano la vitamina C orale per la prevenzione dell'infezione da COVID-19».
Secondo quanto riportato in un comunicato dell'ospedale dell'Università di Xi'an Jiaotong: «Nel pomeriggio del 20 febbraio 2020, altri 4 pazienti con nuova polmonite coronavirale grave si sono ripresi dal reparto C10 dell'ospedale occidentale di Tongji. Negli ultimi giorni, 8 pazienti sono stati dimessi dall'ospedale [...] raggiunto una dose elevata di vitamina C buoni risultati nelle applicazioni cliniche. Riteniamo che per i pazienti con polmonite neonatale grave e pazienti critici, il trattamento con vitamina C dovrebbe essere iniziato il prima possibile. Una rapida applicazione di dosi elevate di vitamina C può avere un forte effetto antiossidante, riduzione delle risposte infiammatorie e miglioramento della funzione endoteliale [...] Numerosi studi hanno dimostrato che la dose di vitamina C influenza il risultato del trattamento stesso. La dose di gh di vitamina C non può solo migliorare il quadro clinico, ma soprattutto può prevenire e curare lesioni polmonari acute (ALI) e difficoltà respiratoria acuta (ARDS)».
A tal proposito, citiamo lo studio riportato sul sito dell'Ordine Nazionale Biologi : «Il calcitriolo [1,25 (OH)2D3] viene di solito studiato l’effetto preventivo della vitamina D attivata contro la polmonite interstiziale. Sebbene il colecalciferolo (vitamina D3) possa essere facilmente ottenuto con la dieta e abbia un’emivita più lunga rispetto al calcitriolo, ci sono poche studi sui suoi effetti nella polmonite interstiziale. Abbiamo usato linee cellulari umane di fibroblasti polmonari (human pulmonary fibroblast cell lines, HPFC) e un modello murino di fibrosi polmonare indotta da bleomicina per valutare se la vitamina D3 fosse attivata nei polmoni e avesse un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale. L’espressione del gene del recettore della vitamina D e dei geni per gli enzimi che metabolizzano la vitamina D è stata valutata in due linee cellulari di HPFC, come pure l’effetto soppressivo della vitamina D3 sull’induzione delle citochine infiammatorie.
L’espressione genica del recettore della vitamina D e degli enzimi che metabolizzano la vitamina D è stata studiata nelle linee cellulari di fibroblasti polmonari umani. Nelle cellule HPFC la vitamina D3 ha soppresso l’espressione indotta dalla bleomicina delle citochine infiammatorie e dei marcatori di fibrosi. Nei topi, i sintomi della fibrosi polmonare indotta dalla bleomicina sono migliorati e l’espressione dei marcatori di fibrosi e degli induttori della fibrosi è stata ridotta da una dieta ricca di vitamina D3. La vitamina D3 viene attivata localmente nei tessuti polmonari, il che suggerisce che un elevato apporto dietetico di vitamina D3 può avere un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale».
Per approfondimenti:
1) Orthomolecular.org
2) OrdineNazionaleBiologi.it
3) RadiclBio.com
Sistema immunitario debole e malattie associate alla carenza di Vitamina D: i principali segnali
#Iorestoacasa. È questa la nuova campagna social all'insegna di responsabilità e consapevolezza. Lavarsi bene le mani, mantenere le distanze di sicurezza ed evitare assembramenti. Iniziamo così a rispettare le norme igieniche per prevenire il contagio e limitare il rischio diffusione del virus, ma non basta. Diventa fondamentale, soprattutto in situazioni difficili come questa, rinforzare il sistema immunitario che potrebbe diventare un potente alleato contro il nemico comune. Come rispondiamo a virus e malanni stagionali? Il modo migliore per contrastarli è proprio quello di farci trovare in salute. Quindi, per evitare di ammalarsi, bisogna innanzitutto rinforzare gli anticorpi con la corretta alimentazione. E per rinforzare il sistema immunitario ed evitare il contagio, al via con le vitamine C e D che, sono, oggi più che mai, nostri amici in questa grande battaglia.
«Una buona difesa, quindi utile anche contro il coronavirus, si ha assumendo vitamina C e D e in generale prendendo tutto ciò ciò che combatte i processi ossidanti che mandano in crisi il sistema immunitario. Non farsi prendere dal panico per il coronavirus. Non è una malattia così pericolosa come ci è stata presentata, bisogna difenderci, ma in maniera ordinata» ribadisce Luc Montagnier nell’intervista realizzata da Giulietto Chiesa a Pandora Tv. Coì, Montagnier Nobel per la medicina nel 2008 spiega come rinforzare sistema immunitario. E poi «non farsi prendere dal panico per il coronavirus - aggiunge il premio Nobel - non è una malattia così pericolosa come ci è stata presentata, bisogna difenderci ma in maniera ordinata». Infatti, secondo Montagnier, lo stato di panico produce enzimi che indeboliscono le nostre difese, rendendo l'organismo più vulnerabile»
Per sistema immunitario intendiamo il sistema di difesa dagli agenti estranei all'organismo. Un'interessante spiegazione viene presentata nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. «Il nostro corpo è attaccato continuamente dall’esterno da virus, batteri, funghi e solo la nostra pelle riesce a difenderci efficacemente. Tali microrganismi patologici cercano in ogni modo di entrare nel nostro organismo, utilizzando le ferite o le abrasioni, oppure tramite la bocca o il naso. Un altro terreno di scontro all’interno del nostro corpo è l’intestino, dove colonie di batteri patogeni, presenti nel colon, si scontrano con le nostre difese immunitarie. Il nostro corpo è difeso da un esercito definito “sistema immunitario”, perché composto da gruppi differenziati di globuli bianchi, ognuno dei quali pronto ad assolvere specifici compiti (circa 5.000/9.000 globuli per millimetro cubo) e da organi di produzione e maturazione degli stessi. Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine. In primis, tutte le cellule a difesa del nostro organismo nascono nel midollo osseo e sono di tre tipi differenti: mastociti, monociti, granulociti (che si suddividono in neutrofili, basofili ed eosinofili), linfociti (che si suddividono in linfociti T e linfociti B e cellule dendritiche».
«La complessità del nostro sistema immunitario - si legge nel libro - è dovuto sia al meccanismo di controllo che alle scelte di difesa da attuare in base al tipo di nemico che aggredisce il nostro corpo. Ogni singola tipologia di cellula immunitaria deve essere attivata al momento giusto e disattivata subito dopo aver risolto l’invasione, per evitare di infliggere dei danni al nostro corpo. Vi sarete resi conto che a seguito di un’influenza il nostro corpo reagisce alzando la temperatura, aumentando la permeabilità dei vasi sanguigni ed innesca una serie di reazioni».
Come aumentare le difese immunitarie? Ovviamente con il carburante primario del nostro sistema immunitario: il cibo. Infatti, una corretta alimentazione, sana ed equilibrata, fornisce al nostro organismo la giusta energia per affrontare le nostre battaglie quotidiane. Innanzitutto, evitare gli i cibi con un'elevata quantità di zuccheri e grassi saturi. Ecco alcuni cibi le nostre difese. Gli agrumi sono una fonte primaria di vitamina C, con le loro proprietà antiossidanti e immunomodulanti, collaborano con il sistema immunitario nella protezione dalle malattie. lmportante, tra questi, il ruolo svolto dal limone nei processi di difesa cellulare: antisettico, battericida e combatte bronchite, artrite, sovrappeso e ipertensione. Le verdure, soprattutto quelle a foglia verde con proprietà antibatteriche e antivirali. L'olio Extra Vergine di Oliva o EVO, riequilibra la membrana delle cellule bianche del sangue (linfociti). La frutta secca, ricca di vitamina E, è un concentrato di sostanze prebiotiche come minerali e omega 3, utile per aiutare il nostro organismo ad affrontare gli attacchi degli agenti patogeni esterni. L'echinacea o curcuma, ottime anche come tisane, grazie ai suoi estratti infatti, utili per favorire le naturali difese immunitarie dell’organismo, aiuta a prevenire i raffreddori. L'aglio, capace di contrastare le infezioni. Assolutamente da evitare: lo zucchero, che potrebbe compromettere l’attività del sistema immunitario, aumentando i rischi legati alle malattie cardiache e alla pressione. E, per sopperire a carenze alimentari, o semplicemente per rafforzare le difese immunitarie, ricordiamo la possibilità di aiutare il nostro organismo con la giusta integrazione di vitamina C, vitamina D, magnesio, zinco e selenio.
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Coronavirus contro influenza e come riconoscerlo: ecco le principali differenze
Dall’impegno fisico e mentale nella fase di crescita ai periodi di convalescenza. Per i bambini è fondamentale integrare l’alimentazione, a volte inadeguata, con vitamine e minerali. Questi micronutrienti, svolgono un ruolo chiave, in primis, come apporto nutrizionale e, in secundis, quale supporto al regolare svolgimento delle sue funzioni nei processi metabolici. L’apporto calorico ottimale, come suggerito nella piramide alimentare (vedi foto), è fornito dal giusto apporto di proteine, grassi, vitamine e sali minerali, per gli adulti, così come anche per i bambini, è fondamentale e, laddove l’alimentazione non riesce a reperire l’energia necessaria per affrontare la giornata è importante colmare il gap, tra quest’ultima e l’energia consumata, con la supplementazione nutrizionale. Una dieta equilibrata e una corretta integrazione permettono ai bambini una crescita sana e offrono un’importante supporto nello sviluppo delle funzioni cognitive.
Da non trascurare poi, il valore aggiunto di vitamine e minerali per la salute delle ossa soprattutto, durante la fase della crescita. A tal proposito, come riportato anche nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: Le ricerche, l'importanza della vitamina C è «fondamentale per il buon mantenimento delle ossa e la sua carenza comporta disturbi ossei quali, la frattura spontanea, la ridotta crescita e la compromissione della guarigione». Ruoli e meccanismi delle azioni della vitamina C nell'osso, vengono anche confermate da uno studio di un'equipe di ricercatori, riportato su JBMR. Infatti, nel 2015, Patrick Aghajanian, Susan Hall, Montri D. Wongworawat e Subburaman Mohan rilevano che «[...] le carenze di acido ascorbico (AA)inibivano la corretta sintesi del collagene, e inoltre che la sintesi del collagene osseo femorale disfunzionale era il risultato del ridotto contenuto di idrossiprolina [...] le cavie carenti di AA avevano ridotto il numero e lo spessore dell'ossotrabecolare, ma aumentavano la spaziatura trabecolare della tibia [...]. Le cavie scorbutiche mostrano una ridotta attività della ALP, sia nel tessuto osseo che nel siero rispetto a quelle a dieta integrata con AA. In queste cavie si condividono fenotipi scheletrici simili tra cui la frattura spontanea, lo spessore corticale ridotto, il numero ridotto di trabecole metafisarie [...]. L'AA ha dimostrato di essere un modulatore vitale della differenziazione osteogenica econdrogenica. Gli organismi vertebrati carenti nei normali livelli fisiologici di AA sviluppano disturbi ossei quali la fratturazione spontanea, la ridotta crescita ossea e la compromissione della guarigione [...] pertanto, l'effetto dell'AA sulla salute delle ossa è vitale».
Nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti, Adriano Panzironi spiega le caratteristiche e le principali funzioni dei sali minerali sul nostro organismo. «Lo iodio è efficace nella cura di problemi di tiroide, articolazioni, sistema cardiaco e apparato circolatorio. «La dose giornaliera raccomandata dal Consiglio Nazionale della Ricerca USA è di 150 microgrammi. Lo iodio è assorbito attraverso la pelle o nel tratto gastro-intestinale. Il 30% è utilizzato dalla tiroide (trasformato dagli ormoni della tiroxina e della triiodotironina) e il restante quantitativo dai reni o eliminato attraverso l’urina (piccole quantità sono eliminate anche con il sudore, le lacrime, la saliva e la bile). Dalla tiroide dipende la regolazione del metabolismo; di conseguenza aiutando la produzione energetica del corpo (dei grassi con la sintesi del colesterolo) si favorisce la crescita, il buon funzionamento della conversione del Beta-carotene in vitamina A e l’assorbimento dei carboidrati all’interno dell’intestino. Il selenio è utilizzato per fluidificare il sangue, regolare, regolare le prostaglandine e la viscosità delle piastrine,prevenendo malattie coronariche, l'ictus e l'insufficienza cardiaca. Tale minerale è funzionale per il sistema immunitario. Il rame, secondo alcuni studi riportati nel libro, ha avuto un ruolo importante nella riduzione dei danni all’aorta ed al cuore (successivamente ad eventi come l’infarto) grazie alla sua azione antinfiammatoria. Regola inoltre la pressione sanguigna. Il magnesio svolge diverse azioni protettive nei confronti del sistema circolatorio. Favorisce la diminuzione della pressione sanguigna, agendo sulle cellule muscolari del cuore (facendole rilassare), prevenendo palpitazioni e battito cardiaco irregolare. È un ottimo vasodilatatore. Inibisce la coagulazione del sangue (diminuzione del rischio dell’ictus ischemico) e riduce il colesterolo. Facilmente rintracciabile in alimenti come cacao, frutta secca oleosa, frutti di mare, pesci (aringa e merluzzo), legumi, verdure a foglie verdi, cereali integrali. La cottura del cibo può ridurre del 75% la quantità di magnesio».
«Il manganese - si legge nel libro - è un ottimo antiossidante e rintracciabile in alimenti come l'avocado, le alghe, il tuorlo d'uovo, la frutta secca, i mirtilli, l'ananas, i piselli e gli spinaci. Questo oligominerale è essenziale per il nostro organismo. Il 40% di ciò che ingeriamo è assimilato nell’intestino tenue e quotidianamente, attraverso le feci, ne eliminiamo 4 milligrammi. Di media un uomo adulto contiene solamente dai 10 ai 20 milligrammi di questo oligominerale, di conseguenza è basilare assumerne la giusta quantità. Il cromo è, invece, utilizzato per la cura del diabete (insulino dipendenti), per mitigare gli effetti dell’iperglicemia e dell’ipoglicemia, per ridurre il desiderio di zuccheri. Favorisce l’utilizzo del glicogeno a livello muscolare ed epatico; migliora i livelli dell’insulina e del colesterolo nel sangue (facilitando l’utilizzo dei grassi nei mitocondri). Il cromo in diversi studi ha confermato la sua capacità antiossidante (contro l’invecchiamento) e di contrasto all’arteriosclerosi. Migliora l’attività del pancreas e la struttura muscolare (mantenimento del peso corporeo). Il ferro è noto per la sua capacità di produrre emoglobina (il pigmento che dà il colore rosso al sangue), fondamentale per il trasporto dell’ossigeno dai polmoni a tutte le cellule del nostro corpo. La carenza di tale minerale comporta una minore quantità di ossigeno e può provocare stanchezza, affanno, palpitazioni, mal di testa e vertigini (sintomi conosciuti con il nome di anemia). L’assunzione del ferro può avvenire tramite alimenti quali carni rosse, tuorlo dell’uovo, pesce, frutta e verdura. Allo zinco si attribuisce la capacità di rimarginare rapidamente le ferite (comprese le ulcere e i danni alle arterie), di aiutare a prevenire i raffreddori (migliora la risposta immunitaria), di migliorare la vista (compresa quella notturna), di migliorare l’odore corporeo, di combattere l’acne e l’ingrossamento prostatico (previene il cancro) e di aumentare la produzione dello sperma Il calcio è il minerale più abbondante nel nostro corpo e si trova per il 99% depositato nelle ossa e nei denti e per l’1% nei tessuti molli, nel sangue e nei fluidi cellulari. La dose giornaliera raccomandata dal Consiglio Superiore di Ricerca USA è di 800/1.000 milligrammi al giorno, da incrementare con l’avanzare dell’età.»
Una dieta equilibrata e un'integrazione consapevole sono le basi di partenza per vivere 'in salute' e all'insegna del benessere. Infatti, una giusta integrazione di vitamine e minerali è fondamentale per grandi e piccini per sopperire allo squilibrio nutrizionale provocato dalle cosiddette 'cattive abitudini' a tavola. Ecco, quindi, uno schema riepilogativo delle principali vitamine, le probabili conseguenze di questi deficit e i cibi che le contengono:
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Coronavirus o influenza stagionale? È questa la simil influenza che sta interessando l'intera popolazione. Secondo quanto riportato nel Manuale MSD, il Coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave viene trasmesso da persona a persona tramite stretto contatto personale. Si pensa che sia trasmesso più facilmente dalle goccioline respiratorie emesse quando una persona infetta tossisce o starnutisce. La diagnosi della sindrome respiratoria acuta grave viene fatta clinicamente e il trattamento è di supporto. Il coordinamento di pratiche per un controllo rapido e rigido delle infezioni ha aiutato a controllare rapidamente l'epidemia che scoppiò nel 2002. Sebbene non siano stati segnalati nuovi casi dal 2004, non deve essere considerata debellata perché il virus causale ha una riserva animale dalla quale potrebbe teoricamente riemergere.
La prima lampante differenza tra l’influenza e il coronavirus è che la prima ha un vaccino e il secondo no. Perché «l’influenza è conosciuta da cento anni, il coronavirus da due mesi quindi parzialmente», spiega il virologo Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della Società italiana di terapia anti-infettiva (Sita). «E in Italia il coronavirus è presente da almeno quattro settimane». La conseguenza più ovvia è che gli scienziati come lui, in questi giorni, leggono - perché hanno gli strumenti - i dati di Wuhan, epicentro della malattia in Cina, per capire le caratteristiche del Covid-19.
La principale differenza con l’influenza è che quando siamo di fronte al Coronavirus le difficoltà respiratorie si manifestano «subito, nei primi giorni». Rispetto all’influenza il coronavirus, spiega Bassetti, provoca più facilmente complicanze a carico del sistema respiratorio come «polmoniti gravi e polmoniti interstiziali». Sempre Wuhan dà le prime risposte: «il numero di vittime lì sta progressivamente dimunuendo - continua il virologo - perché i medici stanno imparando a conoscere meglio il virus, stanno imparando come devono ventilare i pazienti» per superare la crisi respiratoria.
In base alle informazioni finora disponibili, l’influenza e il coronavirus hanno un’altra cosa in comune: «entrambi i virus possono essere trasmessi anche in fase pre-sintomatica» spiega Bassetti, cioè nel periodo di incubazione del virus quando non si sono ancora manifestati i sintomi. Le vie di trasmissione sono note: il contatto stretto con una persona malata, si legge nelle FAQ del Ministero della Salute. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette trasmesse con saliva, tosse, starnuti, e contatti diretti personali: in primis le mani non lavate che poi toccano bocca, naso e occhi. In rari casi il contagio può avvenire attraverso contaminazione delle feci. Quello che ancora non sappiamo è se il coronavirus, come l’influenza, perderà aggressività con il caldo e le temperature elevate. Su questo non vi è certezza, spiega Bassetti, e non ve ne può essere visto che il virus circola, o almeno è stato tracciato, da pochi mesi. Non è detto insomma che il coronavirus, come l’influenza, sia stagionale.
Si legge nelle FAQ del ministero che i sintomi di influenza e coronavirus sono simili: «le persone con il virus Covid19, l'influenza o il raffreddore, tipicamente sviluppano sintomi respiratori come febbre, tosse e naso che cola». Abbiamo appena superato il picco dell’influenza stagionale, in questi giorni di forte preoccupazione chi ha mal di gola, raffreddore o sintomi influenzali deve richiedere il tampone per coronavirus? «No - risponde Bassetti - se non si è stati a contatto con uno dei due focolai dell’epidemia in Italia (nel Lodigiano e nel Padovano ndr), al momento non ha senso fare il tampone». Allo stesso modo, spiega Bassetti, se un medico ha un paziente con polmonite da pneumococco, non farà il tampone per coronavirus perché sa già qual è la causa. Nel caso di sospetto coronavirus, inoltre, è necessario effettuare esami di laboratorio con il tampone per confermare la diagnosi.
Una differenza tra il numero di contagiati da influenza e quello da coronavirus non si può fare, non solo perché nel primo caso chi vuole si può vaccinare e nel secondo no, non solo perché il coronavirus è presente nel nostro Paese «da circa quattro settimane» stima Bassetti e l’altro è ben conosciuto ma anche perché «In Italia in questo momento siamo più proattivi, abbiamo cambiato i metodi di rilevamento e stiamo cercando il coronavirus, stiamo facendo migliaia di tamponi e quindi il numero di contagiati sta salendo: non sono sicuro che i colleghi francesi o tedeschi, ad esempio in Baviera c’è stato un cluster di coronavirus, abbiano fatto la stessa cosa» osserva Bassetti.
Come l’influenza anche il coronavirus può colpire in modo più grave le stesse categorie di soggetti vulnerabili: «persone con malattie croniche, gli anziani, gli immunodepressi, i cardiopatici, i diabetici. Ma nell’85% dei casi la malattia colpisce in maniera blanda, chiarisce Bassetti, solo un 10% dei casi è grave» ma se si interviene in modo tempestivo ci sono buone possibilità di guarigione. Al coronavirus dobbiamo abituarci proprio come all’influenza, in un certo senso entrerà nella nostra quotidianità. Si parla di mesi non di settimane, nella speranza che arrivi presto un vaccino. «Il coronavirus sarà inserito nel work-up diagnostico delle polmoniti», spiega Bassetti «cioè quando un medico avrà davanti una persona con la polmonite, farà anche il controllo per coronavirus».
Spesso in questi giorni nei dibattiti, si fa molta confusione tra tasso di letalità e tasso di mortalità. Il dottor Bassetti spiega bene la differenza: «Il tasso di letalità è il rapporto tra numero di infettati e morti, il tasso di mortalità riguarda l’intera popolazione quindi anche i non contagiati». L’indice di letalità fuori dalla Cina è tra lo 0,4 e 0,8 per cento, calcola Bassetti.
Fonte: Il Sole 24 Ore
Un concentrato di proprietà nutritive benefiche per il nostro organismo, soprattutto nei mesi freddi, aiutano il nostro sistema immunitario a difendersi e a tenere alla larga i virus del momento e i malanni di stagione. Dalla tosse al raffreddore, dai dolori articolari agli altri disturbi. L’inverno è per eccellenza la stagione dei malesseri e le cause principali sono quasi sempre gli sbalzi improvvisi di temperatura, dovuti al transito da ambienti caldi a quelli, freddi o umidi, che rendono l’organismo estremamente vulnerabile. Ecco come rafforzare le difese dell’organismo e ridurre al minimo i rischi.
Inoltre, la vitamina C, vanta poteri antiossidanti e rafforza il sistema immunitario, ancor di più in questo momento particolare. Questa sostanza è in grado di combattere i radicali liberi e di prevenire i danni cellulari, oltre a essere una preziosa fonte di fibre, in grado di regolare la funzionalità intestinale e contrastare il colesterolo. E poiché la vitamina C non viene accumulata dall’organismo, va assunta regolarmente con l’alimentazione. Ebbene si, un aiuto al sistema immunitario può arrivare anche dall’alimentazione, quindi dall’integrazione. Ci sono infatti cibi che per le sostanze contenute contribuiscono ad alzare le difese o ne favoriscono un più veloce recupero, ma non sono sempre sufficienti e per questo integrare diventa fondamentale.
«L’acido ascorbico rimane la migliore arma di prevenzione naturale contro i malanni influenzali», informa Paola Genovese, medico specialista in scienza dell’alimentazione all’ICLAS – Istituto Clinico Ligure di alta specialità di Rapallo. «La prima fonte di questa preziosa sostanza è la frutta – aggiunge l’esperta - tra quella di stagione, kiwi e papaya rappresentano ottime scelte (ne contengono tra i 50 e i 100 mg ogni 100 g) e poi ci sono ovviamente gli agrumi (arance, mandarini, mandaranci, pompelmi e limoni), che ne assicurano una dose inferiore (30-50 mg ogni 100 g), ma hanno dato il vantaggio di poter essere tenuti in borsa per dare spazio nella dieta a broccoli e cavolini di Bruxelles (60 mg di vitamina C ogni 100 g di prodotto cotto), oltre che a spinaci, songino e tarassaco crudi (40 mg ogni 100 g di prodotto crudo)». Essendo vulnerabile alle alte temperature e molto sensibile alle variazioni termiche, come tutte le vitamine termolabili, non resiste al calore, per cui le caratteristiche rimangono inalterate solo se i cibi vengono consumati crudi (o comunque poco cotti) o al massimo cotti al vapore. Quindi, per preservarla al meglio, l’ideale sarebbe evitare le cotture prolungate.
Il limone, ricco di acido ascorbico è utilizzato, per il trattamento dell’acne oltre che come astringente, diuretico e per favorire la sudorazione. E gli agrumi sono ingredienti perfetti per un gran numero di piatti quali, ad esempio, l’insalata invernale, un mix di radicchio, sedano, finocchio, rape e arance, il tutto arricchito da senape dolce e mandorle tostate, tagliate a lamelle. Chi ama i sapori esotici può provare il misto di lattughe con avocado e mandarini: le due tipologie di lattughe, quella romana e quella cappuccia, si sposano in un connubio perfetto col dolce sapore di mandarini e avocado. E dulcis in fundo: la salsa, preparata con senape, olio, sale e pepe. Un altro abbinamento di sapori da gustare è infatti quello tra carciofi, olive snocciolate e limone, tagliato a fettine sottilissime, il tutto, insaporito da aglio e timo.
E pare proprio che, dalla sua scoperta, nel 1937 ad opera dell’ungherese Albert Szent-Gyorgyi, come si legge anche nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni – Le ricerche, sia «fondamentale per la formazione del collagene (tessuto connettivo di pelle, ossa e legamenti) permette di migliorare la fase anabolica del nostro corpo, mantenendo il giusto equilibrio della fase catabolica. Diversi i riconoscimenti ricevuti, dalla stessa, per la sua funzione antisclerotizzante. In primis, brucia le concentrazioni di grassi che si depositano sulle pareti delle vene e, nel contempo, partecipa alla riparazione dell’epitelio interno delle arterie, impedendo la riformazione antisclerotica. Inoltre, previene la formazione delle nitrosammine (cancerogene), derivanti da nitrati a nitriti, protegge dalla tossicità delle clorammine (sostanze aggiunte nell’acqua al posto del cloro) e dai gas di inquinamento, proteggendo le cellule dei polmoni dall’ossidazione. Tre studiosi dell’Università di Roma hanno verificato che tale vitamina rallenta la crescita dei melanomi, inibendo lo sviluppo dei neuroblastomi e dei gliomi. Inoltre, la vitamina C è utilizzata come ansiolitico e nel trattamento di schizofrenia, depressione e paranoia».
Quindi, non solo per combattere i malanni stagionali, ma tra le innumerevoli proprietà della vitamina C anche la sua capacità di contrastare invecchiamento, Alzheimer e malattie della pelle oltre alla sua efficacia nel trattamento del dolore come analgesico naturale e alla protezione svolta nei confronti del cervello nei disturbi neurodegenerativi.Per cui una buona integrazione di Vitamina C è fondamentale.
Leccornie ricche di proprietà benefiche e sostanze nutritive. Vitamina C, polifenoli, potassio, vitamina E, rame, ferro e antiossidanti. Dal kiwi al cioccolato fondente. Solo ingredienti di qualità per la gioia di grandi e piccini.
Tritate il Chocolife Extra Dark, fatelo sciogliere a bagnomaria o in un pentolino a fuoco molto basso. Togliete dal fuoco e versare in un piatto fondo. Lasciate raffreddare leggermente. Nel frattempo, sbucciate i kiwi. Tagliateli ciascuno in 4 fette spesse, su ogni spiedino mettere la fetta di kiwi in verticale.Immergere un lato di fetta nel cioccolato fuso lasciando l'altro lato vuoto. Lasciate asciugare la cioccolata di tutti i lecca-lecca. Immergete di nuovo nel cioccolato, per avere uno strato più spesso.Cospargete subito le noci tritate, poi lasciate asciugare. Mettete nel frigorifero per 30 minuti e servite.
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La vitamina C, somministrata per via endovenosa in quantità equivalenti a quelle contenute in 2000 (duemila!) arance, potrebbe costituire un’arma in più nell’arsenale delle terapie contro il cancro. È quanto ipotizza uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine: alte dosi di vitamina C renderebbero più efficace la chemioterapia e allevierebbero i suoi effetti collaterali.
Non è certo la prima volta che la vitamina C viene tirata in causa come possibile terapia antitumorale. Alla fine degli anni ’70, Linus Pauling, due volte vincitore del premio Nobel (per la chimica nel 1954 e per la pace nel 1962) sosteneva che alte dosi di acido ascorbico, altro nome del composto, erano in grado di prevenire o trattare molti tipi di tumore. Quella di Pauling è stata una vera e propria ossessione sui benefici dell’acido ascorbico. Ma gli studi clinici organizzati per verificare la sua teoria non hanno mai trovato alcun risultato positivo. Da allora la vitamina C è stata abbandonata dalla medicina ufficiale, anche se trova ancora cittadinanza, più che altro come terapia di supporto, nella medicina alternativa.
Nel nuovo studio, Qi Chen e colleghi della University of Kansas hanno prima esaminato l’effetto dell’acido ascorbico in laboratorio su linee cellulari di vari tumori (su cui ha dimostrato un effetto tossico), poi l’hanno somministrato per via endovenosa e a dosi altissime, da dieci a cento volte superiori a quelle normalmente presenti nell’organismo, a topi in cui erano stati indotti tumori dell’ovaio, e trattati con farmaci chemioterapici classici, il carboplatino e il paclitaxel. Negli animali alla cui chemioterapia era stata aggiunta la vitamina C i tumori si sono ridotti assai più che in quelli sottoposti alla sola chemioterapia. Il trattamento è stato sperimentato anche su un piccolo gruppo di malati di cancro in fase avanzata, 25, sottoposti a chemioterapia, per vedere se la vitamina C ad alte dosi era tollerata. Apparentemente sì: i pazienti non avuto effetti collaterali dalla vitamina, ma hanno sopportato meglio la chemioterapia, dichiarando di avere avuto meno nausea e fatica.
Sulla base di questi risultati promettenti, gli autori dello studio sostengono che il caso della vitamina C come trattamento anticancro vada riesaminato. La mancanza di efficacia emersa nei vecchi studi – sostengono – potrebbe essere dovuta al fatto che la vitamina era somministrata per via orale. In questo modo, solo una piccola quantità viene assorbita dall’intestino, ma la maggior parte viene eliminata dai reni. La somministrazione per via endovenosa, invece, riesce a far salire la concentrazione di acido ascorbico nel sangue a livelli impossibili con l’assunzione orale.
Non è neppure chiaro in che modo la vitamina C svolga la sua azione, e anche questo ha contribuito alla scarsa fiducia che potesse davvero funzionare. L’acido ascorbico è noto per essere un antiossidante, cioè una molecola che combatte l’azione dei radicali liberi. Proprio per questo motivo, si è ragionato che il suo effetto logico dovrebbe essere di indebolire l’efficacia della chemioterapia boicottando il suo effetto ossidante sulle cellule tumorali. Da questo studio sembrerebbe esattamente l’opposto.
Gli scienziati ipotizzano che la vitamina C somministrata in vena e ad alte dosi agisca in realtà proprio come ossidante, cioè aiuti le sostanze chemioterapiche nell’opera di danneggiamento delle cellule tumorali, risparmiando però quelle sane. Interrogativi che andrebbero sciolti con altri studi. Il problema è chi potrebbe essere interessato a finanziarli, dato che la vitamina C costa poco e non è brevettabile. L’unica è che, come chiedono gli autori dello studio, entrino in gioco enti pubblici.
Fonte: Focus
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