Contro infezioni virali, tumori e malattie autoimmuni la riscossa delle proteine. Il nome, una garanzia. Deriva dalla loro nota “capacità di interferire” con la crescita del virus, gli interferoni fanno parte della grande famiglia delle citochine, nome composto dalla radice cito-cellula e chinetico/cinetico (dal greco κινέω «muovere, mettere in movimento»). In sostanza, un gruppo di proteine prodotte dalle cellule per difendersi dall'invasione di un virus e chiamate così perché si formano per l'interferenza reciproca tra il virus e la cellula. Acclarata da tempo poi anche la funzione del sistema immunitario nella cura e nella prevenzione. E di conseguenza, di quella svolta dai micronutrienti che ne costituiscono la principale linea di difesa e di attacco nella lotta contro le infezioni. Da sempre, unica e principale difesa naturale, è proprio questo sofisticato circuito di allarme che, per buona parte (circa il 70%) si trova nel nostro intestino. Un sistema che reagisce e ci difende anche se messo a dura prova e sotto continuo attacco da parte di inquinamento, alimentazione scorretta, stress e abuso dei farmaci. E laddove si trova indebolito si arrende a un crollo delle difese che apre le porte a microrganismi patogeni e virus, spianando la strada all’attuale pandemia da Covid. «Gli interferoni sono delle citochine, ovvero delle proteine con funzione di segnalazione e comunicazione tra le cellule», spiega in un’intervista a Gazzetta Active il professor Lorenzo Dagna, primario dell’Unità di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore associato di Medicina Interna all’Università Vita-Salute San Raffaele.
Foto: Corriere della Sera
Gli interferoni, secondo quanto riportato in una nota dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sono “proteine (molecole, sostanze) prodotte naturalmente dalle cellule in risposta ad una grande varietà di stimoli”. Scoperti nel 1957 dagli scienziati Isaacs e Lindenman, nel corso dei loro studi sull'infezione, causati dal virus dell'influenza. All'epoca, i due ricercatori isolarono un fattore capace di interferire con la crescita del virus. Oltre alla capacità di conferire resistenza a molti virus, è stato poi scoperto che gli interferoni hanno anche quella di inibire la crescita di cellule normali e maligne (tumorali) e di modulare le funzioni di diverse cellule del sistema di difesa dell'organismo (sistema immunitario). Da queste molteplici funzioni derivano le diverse applicazioni terapeutiche degli interferoni, che spaziano dalle infezioni virali (epatite B e C) ai tumori e alle malattie autoimmuni. Queste molecole si diffondono nei tessuti e negli organi in cui vengono prodotte o in cui sono trasportate dal circolo sanguigno, permettono la comunicazione a distanza tra le rispettive cellule. Questi esercitano la loro azione sulle cellule legandosi a molecole presenti sulla superficie cellulare, i cosiddetti recettori, che innescano una serie di reazioni. Esse culminano con la produzione di numerose proteine, chiamate proteine responsive all'interferone che, a loro volta, svolgono diversi ruoli nella difesa della cellula da agenti infettivi o, comunque, pericolosi.
Ma in che modo gli interferoni si attivano all’interno del nostro sistema immunitario e come esercitano la loro azione contro le infezioni virali?
Gli interferoni attivano le cellule del sistema immunitario e anche alcune cellule esterne al sistema immunitario in modalità di difesa da virus e agenti pericolosi per l’organismo. Il loro nome deriva proprio dal fatto che, quando gli interferoni vennero scoperti, si notò che interferivano con la replicazione dei virus. Il virus è più subdolo del batterio: mentre quest’ultimo resta al di fuori delle cellule, e quindi può essere attaccato in vari modi, dagli anticorpi, ad esempio, o dai macrofagi, il virus penetra all’interno della cellula. Per questo motivo il sistema immunitario deve attivare dei programmi intracellulari che vadano ad interferire con la replicazione virale e ad uccidere la cellula infetta. L’interferone mette in atto questi programmi intracellulari e rende le cellule del sistema immunitario più aggressive nei confronti delle cellule infette.
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Ciononostante, non tutti sanno che queste proteine, all’occorrenza, si trasformano in una sorta di “farmaco” preziosi nel trattamento di tantissime terapie.
Esistono diverse classi di interferoni, con funzioni leggermente diverse tra loro. Alcune di queste classi, per esempio, rendono il sistema immunitario in grado di controllare infezioni virali come l’epatite B e l’epatite C, mentre altri interferoni sono in grado di contrastare una patologia neurodegenerativa autoimmune come la sclerosi multipla. Gli stessi interferoni alfa capaci di combattere l’epatite B e C sono anche utili nell’acuire la risposta del sistema immunitario nei confronti di alcuni tipi di tumore.
Inoltre, tra le tante infezioni virali che riescono a ostacolare, anche il Covid:
Gli interferoni sono una delle citochine chiave nelle risposte antivirali. Da qui il presunto legame con il Covid. Quello che ad oggi si ipotizza è che nelle fasi iniziali dell’infezione virale da coronavirus Sars-CoV-2 il sistema immunitario normalmente funzionante produca le citochine e, in particolare, anche una buona quantità di interferoni. Quel che sembra, anche se al momento non vi sono certezze a riguardo, è che in alcune persone con Covid grave la produzione di interferoni sia molto ridotta e di conseguenza non si abbia un ottimale controllo del virus nella fase iniziale di malattia. Questa condizione ha portato ad ipotizzare di somministrare l’interferone per fermare la replicazione del Covid. Va altresì ricordato che non sempre una abbondanza di interferoni, anche attraverso somministrazione di farmaci, è cosa buona: alcune malattie autoimmuni come il lupus, ad esempio, sono caratterizzate da un eccesso di interferoni, e aumentarli non sarebbe sicuramente indicato.
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Per approfondimenti:
Gazzetta Active "Interferoni, cosa sono e come agiscono. Forse anche contro il Covid…"
Istituto Superiore di Sanità "Interferoni"
Focus "Che cos'è l'interferone?"
Enciclopedia Treccani "Interferone"
Corriere della Sera "Coronavirus, come incide la dieta sulla forza del sistema immunitario"
Salute Prevenzione "Nella guerra contro i Virus la scienza si dimentica sempre del Sistema Immunitario"
Philippe Lagarde "Libro d'oro della prevenzione: difendere la salute con gli integratori alimentari e le vitamine"
Sapere "I sistemi di difesa dell'organismo"
Corriere del Mezzogiorno "Coronavirus, come difendersi a tavola"
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Morti in vano per il Covid-19 quando, forse, potevano essere salvati. Sulle inutili vittime di questo virus, si interroga Ken Walker Gifford-Jones. Anzi, ci spiega come, secondo lui, potrebbero essere salvate migliaia di vite. «Ai pazienti che risultano positivi al coronavirus - spiega l'esperto - dovrebbe essere somministrata la vitamina C per via endovenosa, e salverà vite umane. Il problema è che la maggior parte dei medici si rifiuta ancora di credere che l'IVC sia efficace». Poi, parla anche di prevenzione con le giuste dosi per rafforzare il sistema immunitario. Raccomanda di «iniziare con 2000 mg due volte al giorno per costruire l'immunità e se i sintomi dell'influenza si sviluppano, arrivare anche a 2.000 mg all'ora, ovviamente fino alla tolleranza intestinale, ma sempre su consiglio medico». Gifford-Jones mette in guarda dai possibili effetti collaterali di un sovradosaggio, ma «meglio sedersi su una toilette che sotto una lapide» sdrammatizza l'esperto.
Dal trattamento clinico per i contagiati alla misura di prevenzione per contrastare il virus. Gifford-Jones condanna la mancanza di intervento sia da parte dei governi degli Stati colpiti dall'emergenza sia dei rispettivi sistemi sanitari. «La vitamina C è a buon mercato - scrive nel suo saggio Gifford-Jones -, innocua e ampiamente disponibile ed è ampiamente stata dimostrata la sua efficacia nel ridurre la mortalità dovuta all'infezioni virali». Poi, con un punta il dito contro i dottori inconsapevoli e si lancia in un duro j'accuse alla classe medica: «Non somministrarla ai pazienti affetti da COVID-19 è uguale all'omicidio». A sostegno della sua tesi cita Lendon H. Smith autore della Clinical Guide to the Use of Vitamin C che riprende la ricerca del Dr. Frederick R. Klenner, pioniere nell'utilizzo della vitamina C e nella sua applicazione, con successo, a svariate malattie virali e batteriche.
Ad alcuni ricercatori della Orthomolecular Medicine News Service (OMNS), che studiano il potenziale degli integratori per combattere la malattia, è stato chiesto come tratterebbero il Coronavirus. Una selezione di risposte meritevoli di attenzione sono state riproposte dal dottor Ken Walker Gifford-Jones, sul suo blog. «Il coronavirus può essere drasticamente rallentato o fermato completamente con l'uso immediato diffuso di alte dosi di vitamina C che, assunto in razioni giornaliere diventa un antivirale senza eguali» spiega Andrew W. Saul, esperto internazionale di terapia vitaminica. «Il dr. Robert F. Cathcart - ricorda Saul -, che ha avuto una vasta esperienza nel trattamento delle malattie virali sostiene di non aver mai visto influenza che non sia stata curata con dosi massicce di vitamina C». Altra interessante teoria, quella del professor Victor Marcial-Vega della Caribe School of Medicine:«Dato il tasso relativamente elevato di successo della vitamina C endovenosa nelle malattie virali e la mia osservazione del miglioramento clinico entro 2 o 3 ore dal trattamento, credo fortemente che sarebbe la mia prima raccomandazione nella gestione del coronavirus». E aggiunge: «Ho anche usato la vitamina C per via endovenosa per trattare pazienti con influenza, febbre dengue e chikungunya, per 24 anni». Della stessa filosofia dei colleghi, anche Jeffery Allyn Ruterbusch, professore associato presso Central Michigan University: «Credo che tutti noi siamo d'accordo sui notevoli benefici della vitamina C quando le persone sono poste a condizioni di stress». Poi, è la volta di Damien Downing, ex redattore del Journal of Nutritional and Environmental Medicine che spiega la correlazione tra il selenio e il sistema immunitario:«Influenza suina, influenza aviaria, e SARS, tutte sviluppati in Cina dove è carente il selenio. Quando ai pazienti contagiati è stato somministrato il selenio, i tassi di mutazione virale sono diminuiti e, nel complesso, le difese immunitarie sono migliorate». In sintesi, tutti i ricercatori sostengono non solo la validità e l'importanza del trattamento IVC nei casi di COVID-19, ma garantiscono anche un miglioramento a 2-3 ore dalla somministrazione.
Ma non sono i soli. Favorevole all'uso della vitamina C anche Elio Lannutti, giornalista, scrittore e portavoce M5S al Senato scrive su Twitter: «La vitamina C può aiutare a curare la polmonite e a prevenire la replicazione virale». Altri esperti sostengono che alte dosi di vitamina C, insieme a 3.000 IU di vitamina D, e 20 milligrammi di zinco, siano una buona combinazione per aiutare a combattere le malattie virali. È il caso di Carolyn Dean, e Thomas Levy, entrambi esperti nel panorama internazionale sul magnesio, hanno sottolineato che il minerale è coinvolto in 1.000 reazioni metaboliche e che mantenere livelli adeguati migliora l'immunità. Un'altra opinione overriding era che poche persone sanno che alte dosi di C aumentano l'immunità e sconfiggono le malattie virali. E secondo Ken Walker Gifford-Jones, queste informazioni non sarebbero nuove: «Durante la grande epidemia di poliomielite del 1949-50 il Dr. Frederick R. Klenner, un medico di famiglia in North Carolina, ha curato 60 malati di poliomielite con alte dosi di vitamina C per via endovenosa». In quell'occasione, non si sono registrati casi di paralisi. Questa scoperta avrebbe dovuto fare notizia in tutto il mondo, ma la notizia del dottor Klenner è caduta sulle orecchie dei sordi. Più tardi, Klenner ha dimostrato che alte dosi di C potevano anche essere efficaci nei trattamenti per meningite, polmonite, morbillo, epatite e altre malattie virali e batteriche. Anche per curare il morso di un serpente a sonagli.
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Per approfondimenti: "More Research Is Killing COVID-19 Victims" e "People Are Dying Needlessly of Coronavirus" di W. Jifford-Jones
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