Complice i mesi di isolamento, l’ipovitaminosi D ha indebolito le nostre difese immunitarie, lasciandoci più vulnerabili ad altre infezioni. «Chi può faccia bagni di sole e cammini nelle foreste». È il consiglio dei ricercatori del Trinity College che nel nuovo studio hanno ribadito l’importanza della vitamina D per il nostro organismo. Non solo per rafforzare la risposta immunitaria contro gli attacchi esterni, ma anche per rendere più forti e sani sia i denti che le ossa. Nella ricerca, pubblicata su BBC Future, questo prezioso nutriente sembrerebbe avere un ruolo anche nel ridurre i livelli di una sostanza che causa l’infiammazione, l’interleuchina-6, associata a gravi difficoltà respiratorie (come quelle osservate nel Covid-19). La vitamina D modifica anche la disponibilità del recettore ACE2 nelle cellule polmonari che il virus Sars-CoV-2 utilizza per insediarsi. Infatti, quando la vitamina D altera questi recettori, per il virus diventa più difficile innescare l’infezione.
L'importanza della Vitamina D - intervista ad Adriano Panzironi
Non dimentichiamo che gli esseri umani si sono evoluti su un pianeta con un ciclo di luce e oscurità di 24 ore, e i nostri corpi sono “programma” per lavorare in collaborazione con quella luce. In questo meccanismo strutturato come una sorta di prima linea di difesa contro le infezioni respiratorie, la vitamina D consente ai macrofagi nei nostri polmoni di vomitare un peptide antimicrobico chiamato cathelicidin, uccidendo direttamente batteri e virus. Inoltre, questo importante nutriente, modifica anche l'attività di altre cellule immunitarie, come le cellule B e T, che regolano le risposte a lungo termine. Difatti, le persone con bassi livelli di vitamina D rischiano maggiormente di contrarre infezioni del tratto respiratorio virale come ad esempio avviene con l'influenza. I ricercatori stanno ora indagando sull’influenza degli integratori di vitamina D nella riduzione del rischio di alcune delle gravi complicanze associate al coronavirus.
Lo studio condotto da Rosa Kenny, gerontologo al Trinity College di Dublino e colleghi, dimostra che le popolazioni europee con i tassi di mortalità più alti da Covid-19, tra cui la Spagna e l'Italia, hanno i più bassi livelli di vitamina D. Tuttavia, anche se a primo impatto potrebbe sembrare poco logico, considerati i climi soleggiati che accomunano i due paesi, si ritiene che il responsabile sia soprattutto il cambiamento nello stile di vita che ha costretto le persone a mesi di lockdown, e quindi, a trascorrere più tempo al chiuso, potrebbe essere responsabile di questa carenza vitaminica. E anche se non è possibile collegare, gli alti tassi di mortalità di Covid-19 in questi paesi, esclusivamente alla carenza di vitamina D «ci sono forti prove circostanziali per un'associazione tra vitamina D e le vie immunitarie che sappiamo siano implicate in Covid e in particolare la grave risposta di Covid» spiega Rosa Kenny. Questo avviene perché, in primis, la vitamina D sembrerebbe ridurre i livelli di una sostanza biochimica alla base dell'infiammazione nota come “interleuchina-6”, associata a gravi difficoltà respiratorie osservate nella malattia. La vitamina D, poi, modificherebbe anche la disponibilità dello stesso recettore ACE2 sulle cellule polmonari che la Sars-CoV-2 utilizza per accedere a queste cellule e radicare un'infezione. Quando la vitamina D altera questi recettori, per il virus diventa più difficile ancorarsi nel nostro organismo.
Il mio medico - Tutti i benefici della vitamina D
Alla luce di quanto scoperto e dimostrato, la ricercatrice, suggerisce che tutti gli adulti dovrebbero prendere in considerazione integratori di vitamina D, soprattutto con il pericolo costante di contrarre quest’infezione. Ora, che abbiamo ripreso la routine, più che mai. Kenny spiega anche i notevoli benefici di trascorrere più tempo all'aria aperta. Altro modo per rafforzare le nostre difese contro altre infezioni virali, tra cui l'influenza e il raffreddore, oltre ad aumentare la risposta immunitaria. Queste ricerche suggerisco che passare qualche giorno in una foresta provocherebbe un aumento del numero e dell'attività delle nostre cellule killer naturali. La spiegazione è la riduzione dello stress. «Sappiamo che le persone usano l'esercizio fisico come un cuscinetto per lo stress, ed è molto chiaro che alti livelli di stress cronico non fanno bene al sistema immunitario», sostiene Neil Walsh, che studia l'impatto dell'esercizio fisico sul sistema immunitario a Liverpool John Moores, Università nel Regno Unito. «Quindi - secondo Walsh - se riesci a ridurre i livelli di stress essendo attivo, ciò avrà un impatto positivo sulla tua salute».
Ruolo della vitamina D sul sistema immunitario e nelle malattie dermatologiche
Stare al sole e mangiare tanto pesce per fare il pieno di vitamina D per aumentare le nostre riserve. Tra le sue fondamentali funzioni, non solo quella protettiva. Come suggerito nella variegata letteratura scientifica, oltre che per la salute di calcio e ossa, la vitamina D è anche una potente alleata nella prevenzione di numerose malattie cronico-degenerative.
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Per approfondimenti:
BBC Future "How staying indoors affects your immune system"
NCBI "The immunological case for staying active during the COVID-19 pandemic"
Huffington Post "Bagni di sole e camminate nei boschi per difendervi dal virus. I consigli del Trinity College"
Il Mattino "Tutto il potere della D: la vitamina che proviene dalla stessa stella anti-Covid"
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Sport e vitamina D: riduce il rischio di fratture ed aumenta la tonicità muscolare
Preziosa per ossa, muscoli e per l’attività sportiva. Dei numerosi benefici della vitamina D e dei rischi dell’ipovitaminosi parliamo da tempo, ma quello che, forse, ignoravamo è la sua capacità di migliorare le prestazioni sportive proprio in virtù della capacità di questo importante nutriente di rinforzare l’apparato scheletrico e il sistema muscolare. Nonostante sia una vitamina, il calcitriolo, cioè la forma attiva della vitamina D, agisce come un ormone regolatore delle diverse azioni metaboliche e come alleato nella prevenzione di una lunga serie di patologie. La vitamina D, infatti, favorisce l’assorbimento e il fissaggio di fosforo e calcio nelle ossa, preservando così, la salute di ossa e muscoli anche in età adulta e riducendo, di conseguenza, il rischio di fragilità e osteoporosi. Tra le categorie di soggetti più a rischio, oltre agli anziani, gli sportivi che, in caso di carenza vitaminica, si espongono a un rischio maggiore di fratture. Questo perché uno scheletro fragile, avrà sicuramente meno possibilità di sopportare l’impatto durante un infortunio, come avviene di solito nella maggior parte degli sport.
Non sono solo le ossa a beneficiare della vitamina D. A trarre vantaggio anche i muscoli che diventano più forti nelle attività sportive e garantiscono prestazioni atletiche migliori. Nelle attività aerobiche contribuisce a ridurre la frequenza del battito cardiaco e migliorare così l’ossigenazione dei tessuti. Spesso asintomatica, l’ipovitaminosi D tra gli sportivi è piuttosto diffusa e può avere gravi conseguenze per la salute. Tra quelli più frequenti affaticamento, debolezza ossea, dolori articolari, diminuzione forza muscolare, maggiore rischio di fratture, aumento di infezioni e infiammazioni. D’aiuto l’attività fisica all’aperto, soprattutto con le belle giornate. Così, oltre a mantenersi in forma e al passo con gli allenamenti, l’esposizione alla luce solare, se ripetuta, contribuisce ad apportare sufficienti livelli di vitamina D. Anche uno studio americano dimostra che le nostre performance sportive risentono della carenza di vitamina D. Lo rivela una ricerca della University of Tulsa, pubblicata su International Journal of sport nutrition and exercise metabolism.
Questi ricercatori americani hanno analizzato i livelli di vitamina D presenti nel sangue di 100 atleti universitari, misurando le loro prestazioni nello sprint, nel salto in alto, in quello in lungo e nel sollevamento pesi. L’indagine ha dimostrato che circa un atleta su 3 aveva livelli inadeguati di vitamina D (meno di 72 nanomoli per litro di sangue) e, di conseguenza, le loro performance nel sollevamento pesi sono risultate peggiori del 77% rispetto agli altri soggetto con livelli di vitamina D più alti, mentre nello sprint hanno registrato tempi inferiori del 18%, nel salto in alto misure più basse del 15% e nel lungo dell'80%. Questo accade perché gli alti livelli di vitamina D aiutano a rilasciare il calcio con più efficienza durante le contrazioni muscolari. E il risultano è facilmente prevedibile: contrazioni più veloci e prestazioni migliori.
Cibo, sole e corretta integrazione. Giancarlo Isaia (docente di Geriatria e Presidente dell'Accademia di Medicina di Torino) e Enzo Medico (ordinario di Istologia) spiegano le due modalità di assunzione di questa importante vitamina che può essere sintetizzata dalla cute, per effetto delle radiazioni ultraviolette emanate dalla luce solare oppure tramite gli alimenti. Nell’indagine dell’Università degli Studi di Torino, viene proposta anche una “top ten” degli alimenti ricchi di vitamina D (vedi figura). Quindi, mangiare molto pesce e prendere tanto sole. L’esposizione alla luce solare e un sano stile alimentare, ricco soprattutto di cibi che contengono vitamina D, diventano i nostri principali alleati nella vita e nell'attività sportiva.
Le sollecitazioni esercitate dall’attività fisica sullo scheletro aumentano la densità minerale ossea, anche la perdita di sali minerali con il sudore può essere notevole e se abbinata a una carenza di vitamina D corriamo il rischio di aumentare le probabilità di fratture da stress, a prescindere dallo sport e dall’età. Inoltre, altra importante scoperta, le fibre muscolari presentano il recettore della vitamina D. Per questo motivo, nei soggetti con deficienza di vitamina D, una sua integrazione sembrerebbe ottimizzare la resistenza muscolare. Altro segnale importante di questa carenza, quindi, sono proprie le fratture da stress.
Alla luce degli studi scientifici presenti in letteratura e quanto detto finora, possiamo concludere dicendo che per raggiungere un adeguato e salutare livello di Vitamina D, è non solo importante, ma fondamentale tenere questi livelli sotto controllo con una combinazione equilibrata di tre fattori: alimentazione, esposizione solare e integrazione. Non dimentichiamo, inoltre, che l'Italia, è uno dei Paesi europei, insieme a Spagna e Grecia, con maggiore prevalenza di ipovitaminosi D. Vediamo ora i principali sintomi di questa deficienza vitaminica. E anche se, come detto prima, una sua carenza può essere asintomatica, quando questa diventa più grave compaiono i primi segnali da non sottovalutare. Primi tra tutti, dolore a ossa e articolazioni accompagnati da debolezza e dolori muscolari, stanchezza cronica e confusione mentale con una maggiore difficoltà di concentrazione, fragilità, deformazione e indebolimento (osteoporosi) delle ossa e in ultimo, anche se più raro, il rachitismo (conseguenza di un difetto della mineralizzazione associato alla mancanza di vitamina D).
PubMed "Compromised Vitamin D Status Negatively Affects Muscular Strength and Power of Collegiate Athletes"
MDPI "Special Issue "Vitamin D and Sport Performance"
PubMed "The Effect of Vitamin D Supplementation in Elite Adolescent Dancers on Muscle Function and Injury Incidence: A Randomised Double-Blind Study"
MDPI "Vitamin D and Sport Performance"
Gazzetta dello Sport "Vitamina D: preziosa per ossa, muscoli e prestazioni sportive"
Quotidiano "Vitamina D, il segreto delle prestazioni sportive"
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Una tra le informazioni inequivocabili giunte sino ad oggi, sul Covid-19, riguarda proprio le complicanze in caso di contagio e il relativo stato di infiammazione con la conseguente alterazione del sistema immunitario. La maggior parte di queste cellule, circa il 70-80% si trova nel nostro intestino, forse, non tutti sanno che, l’efficienza di questa attività dipende soprattutto dalla tipologia di alimenti e ancor più di nutrienti che introduciamo attraverso il cibo. «Un sistema immunitario efficiente — sottolinea Annamaria Colao in uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition — è importantissimo per difenderci da malattie e virus e passa anche per una nutrizione corretta». La resistenza alle infezioni può essere, quindi, migliorata e facilitata grazie agli antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a difendersi dall’attacco dello stress ossidativo. Via libera a tavola, quindi, agli agrumi e a tutti i cibi ricchi di vitamina C, considerata da sempre l’antiraffreddore per eccellenza.
Foto: Corriere della Sera
Anche Renata Bracale, ricercatrice e docente in nutrizione umana presso l’Università degli Studi del Molise, evidenzia in un’intervista a Fanpage l'importanza, mai come ora in cui siamo impegnati in questa lotta al virus, di tutti quegli alimenti, come frutta e verdura, a cui dovremmo attingere per rafforzare il nostro sistema immunitario. Nell’articolo, l’esperta spiega l’importanza della scelta di cibi ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti: «La regola da tenere presente è che è importantissimo mangiare colorato. I colori nascondono dietro di sé dei segreti importanti: ad ognuno corrisponde una vitamina, un minerale, un antiossidante». Lei Zhang e Yunhui Liu due ricercatori dell’ospedale dell’Università Medica di Shenyang, in Cina, sostengono che i nutrienti che potrebbero svolgere un ruolo determinante nella difesa contro il COVID-19 sono le vitamine A, B2, B3, B6, C, D ed E, oltre ai micronutrienti come selenio, zinco e ferro e agli acidi grassi polinsaturi omega 3.
«Il primo scudo contro la pandemia è proprio il sistema immunitario» spiega Philippe Lagarde, oncologo di fama mondiale. Ad agire, per il medico francese, una volta assorbiti, sarebbero i micronutrienti, come appunto le vitamine, gli oligoelementi, i polifenoli, etc.... «Essi agiscono in sinergia tra loro - prosegue l’esperto -, ma anche assieme agli enzimi e ai sistemi antiossidanti della cellula per neutralizzare i radicali liberi costantemente sviluppati all’interno delle cellule». «Questa sinergia è essenziale – continua Lagarde -, eppure viene totalmente trascurata nella lotta alle infezioni, in particolare contro quelle virali». «Le vitamine C, E, A, il selenio, lo zinco, l’acido lipoico, il glutatione e suoi precursori, i carotenoidi (flavonoidi, antociani, tannini) agiscono in sinergia e sono il “nutrimento” di cui il sistema immunitario ha bisogno» conclude il noto oncologo francese. A confermare l’ipotesi anche un report dell’OMS: «L’83% della popolazione con più di 40 anni è carente di micronutrienti». Secondo i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il sistema immunitario della popolazione a livello mondiale e, ancora più, di quella del mondo occidentale, è stato pericolosamente indebolito, soprattutto quello della fascia over 65. Detto e fatto, questo crollo delle difese apre le porte ai microrganismi patogeni, virus inclusi, spianando la strada alle pandemie.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico
La difesa dell'organismo contro l'aggressione dall'esterno da parte di microrganismi patogeni (virus, batteri, protozoi, funghi) formano nel loro complesso il sistema immunitario. Costituito principalmente da globuli bianchi o leucociti. I leucociti, che derivano da cellule staminali presenti nel midollo osseo e nel tessuto linfoide, intervengono in modi differenti nella difesa dell'organismo: alcuni sono in grado di inglobare l'agente esterno e distruggerlo (fagociti), altri agiscono indirettamente liberando diverse sostanze. «Il nostro corpo è attaccato continuamente dall’esterno da virus, batteri, funghi e solo la nostra pelle riesce a difenderci efficacemente» scrive Adriano Panzironi nel libro “Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti”. «Tali microrganismi patologici – continua nel libro - cercano in ogni modo di entrare nel nostro organismo, utilizzando le ferite o le abrasioni, oppure tramite la bocca e il naso o anche l’intestino, dove colonie di batteri patogeni, presenti nel colon, si scontrano con le nostre difese immunitarie».
L’importanza di una dieta equilibrata per il corretto funzionamento della difesa immunitaria l’aveva intuita anche Ippocrate quando raccomandava: «Fa che il cibo sia la tua medicina». E se è vero che la miglior difesa comincia dalla tavola, vediamo quali sono gli alimenti fondamentali ricchi di nutrienti e micronutrienti per prevenire e contrastare le infezioni e per vivere in salute. La vitamina A è considerata un antinfettivo per eccellenza, indispensabile per l’integrità di cute e mucose, che sono la prima linea di difesa dai patogeni esterni. Ne sono ricchi gli alimenti dal colore arancione come carote, zucche, albicocche e uova. La vitamina B (B2, B3 e B6), influenza la risposta immunitaria contro virus e batteri. La vitamina C è un potente antiossidante in grado di contrastare le infezioni respiratorie di origine virale, evitando così, lo sviluppo di complicanze. Presente nei kiwi, nelle arance, nelle fragole e nel ribes rosso. E ancora nel peperone rosso, nel cavolo nero, nei broccoli, negli spinaci, nella lattuga e nella rucola. La vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella modulazione della risposta immunitaria e una sua carenza aumenta il rischio e la gravità delle infezioni, soprattutto quelle del tratto respiratorio.
Alimentazione Life 120 verdure consigliate e le loro proprietà
Nel libro "Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti", Adriano Panzironi spiega le caratteristiche e le principali funzioni dei sali minerali sul nostro organismo: «Il magnesio svolge diverse azioni protettive nei confronti del sistema circolatorio» e una sua carenza viene associata a uno stato di infiammazione cronica. Favorisce la diminuzione della pressione sanguigna, agendo sulle cellule muscolari del cuore (facendole rilassare), prevenendo palpitazioni e battito cardiaco irregolare. È un ottimo vasodilatatore. Inibisce la coagulazione del sangue (diminuzione del rischio dell’ictus ischemico) e riduce il colesterolo. Facilmente rintracciabile in alimenti come cacao, frutta secca oleosa, frutti di mare, pesci (aringa e merluzzo), spinaci crudi, noci brasiliane, legumi, verdure a foglie verdi, cereali integrali. Il selenio influenza differenti tipi di risposta immune, ostacola la formazione dei radicali liberi, proteggendo le cellule dai danni dell’ossidazione. Lo zinco riduce la morbilità e la mortalità dovuta alle infezioni respiratorie e una sua carenza è associata a condizioni patologiche come raffreddori e polmoniti, difatti, «allo zinco - evidenzia Adriano Panzironi nel libro - si attribuisce la capacità di aiutare a prevenire i raffreddori e migliorare la risposta immunitaria». Se combinato piritione, inibisce la replicazione di diversi virus, compreso il coronavirus SARS-CoV2. Il ferro, una sua carenza, e determina un indebolimento del sistema immunitario aumenta rischio di infezioni acute del tratto respiratorio. Presente sia nei cibi animali (come alici, seppie, calamari, tacchino, uova, manzo e nell’alimento che ne contiene sicuramente la maggiore quantità, ovvero le ostriche) che vegetali (germe di grano, semi oleosi di canapa, sesamo, semi di zucca e girasole). Presente anche nei pinoli, noci, mandorle, nocciole e, tra i latticini, in maggior quantità nel parmigiano.
Altro ruolo importante è quello svolto dai beta-glucani, presenti nella parte esterna del chicco di orzo e avena, nei funghi e nelle alghe, sono capaci di stimolare l’attività dei fagociti, particolari globuli bianchi che hanno il compito di eliminare virus, parassiti e batteri. Gli omega 3, dotati di proprietà antinfiammatorie, inibiscono la replicazione del virus dell’influenza A e ne riducono la mortalità. Riconosciuto come nutriente essenziale, deve necessariamente essere introdotto nella dieta perché l’organismo non è in grado di sintetizzarlo. Presente soprattutto in alcune tipologie di frutta secca e di semi oleosi. Fondamentali per l’organismo sono anche l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesoenoico (DHA), appartengono anche essi alla classe degli omega-3 e rintracciabile soprattutto nel pesce azzurro: alici, sgombri e sarde. L’acido folico stimola la formazione di globuli bianchi, si trova negli asparagi, spinaci fagiolini, scarola, cavolfiori, cavolo e piselli. I polifenoli sono dei modulatori epigenetici del microbiota e dal potere anti-infiammatorio.
In primis, il consumo di alcol inibisce il sistema immunitario e altera il microbiota intestinale, riduce inoltre le capacità dei globuli bianchi di circondare e distruggere batteri pericolosi. L’eccesso di alcolici, interferisce anche con la produzione di citochine, rendendo più sensibili alle infezioni. Da evitare assolutamente quando è in corso un’infezione virale o batterica che sia. In ultimo, l’uso eccessivo di sale riduce le difese immunitarie, e quindi, la possibilità di contrastare le infezioni batteriche. Stesso meccanismo con l’introduzione di zuccheri in quantità elevate.
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Covid-19, dalle vitamine ai minerali: la miglior difesa comincia a tavola
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Stare al sole per fare il pieno di vitamina D per aumentare le nostre riserve. È la raccomandazione di uno studio scientifico preliminare. Quindi non solo per proteggere e rinforzare il sistema immunitario da 3 a 5, ma addirittura per evitare le complicanze del Covid-19. Gli innumerevoli benefici della vitamina D, per la salute in generale e per il potenziamento della risposta immunitaria non sono una novità per nessuno e anche in questa occasione si dimostra un potente alleato contro l’infezione da SARS-CoV2. La ricerca, condotta dagli esperti degli Queen Elizabeth Hospital Foundation Trust, dell’Università dell’East Anglia, in Inghilterra, ha evidenziato un collegamento tra i bassi livelli di mortalità per coronavirus e buone riserve di vitamina D. Il team di ricercatori guidati dal professor Petre Cristian Ilie hanno incrociato i dati con quelli della mortalità per Covid-19, osservando che i Paesi colpiti più duramente sono proprio quelli in cui si registra una maggiore deficienza di vitamina D. Al primo posto l'Italia, seguita da Spagna e Svizzera, dove il coronavirus ha colpito duramente e nelle cui popolazioni anziane la carenza vitaminica è una condizione particolarmente diffusa.
Tra i soggetti maggiormente a rischio: gli anziani. Sono loro la categoria con maggiore carenza di vitamina D. La correlazione tra Covid-19 e vitamina D sostenuta dal gruppo di ricercatori inglesi era già stata anticipata da due ricercatori dell’Università di Torino. I due scienziati torinesi suggerivano già un mese fa di «assicurare adeguati livelli di vitamina D nella popolazione, ma soprattutto nei soggetti già contagiati». Non solo agli anziani, il suggerimento veniva poi esteso a tutti coloro che, per vari motivi, non si esponevano adeguatamente alla luce solare. Nell’indagine, Giancarlo Isaia, docente di geriatria e presidente dell’Accademia di Medicina di Torino, e Enzo Medico, docente di istologia presso l'Università degli Studi di Torino, richiamano l’attenzione su un aspetto di prevenzione: l’ipovitaminosi D. «Sulla base di numerose evidenze scientifiche – spiegavano gli esperti - e di considerazioni epidemiologiche, sembra che il raggiungimento di adeguati livelli plasmatici di Vitamina D sia necessario anzitutto per prevenire le numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, ma anche per determinare una maggiore resistenza all’infezione COVID-19 che, sebbene con minore evidenza scientifica, può essere considerata verosimile. Tale compenso può essere raggiunto anzitutto con l’adeguata esposizione alla luce solare, poi alimentandosi con cibi ricchi in Vitamina D». I due scienziati hanno anche sottolineato l’importanza di livelli adeguati di vitamina D per offrire all’organismo una maggiore resistenza all'aggressione del patogeno.
Si aggiunge così un altro importante tassello al puzzle che lega il Covid-19 al sistema immunitario e di conseguenza alla vitamina D, ma anche alla vitamina C. lo studio infatti indaga sul legame tra bassi livelli di vitamina D e mortalità da Covid-19 in 20 Paesi europei. I risultati hanno mostrato una correlazione statistica tra le cifre, o meglio, le popolazioni con più bassi livelli di vitamina D hanno mostrato una mortalità da Coronavirus più alta. Secondo l'Università di Harvard ne soffrirebbero, a livello mondiale, circa un miliardo di persone. Conosciuta anche come ipovitaminosi D, questa carenza vitaminica è la condizione risultante dall'assenza di adeguate quantità di questo composto organico nel nostro organismo. «Riteniamo – hanno detto gli studiosi – di poter consigliare l’integrazione di vitamina D per proteggersi dall’infezione da SARS-CoV2». La vitamina D è un composto liposolubile raro negli alimenti, ma che può essere assunto anche tramite la corretta integrazione. La principale fonte naturale sono i raggi del sole. Tuttavia, tra i pochissimi alimenti ricchi di vitamina D, ricordiamo pesce azzurro, uovo, funghi, burro e olio di fegato di merluzzo.
Dott. Paolo Giordo - Le verità nascoste sulla vitamina D
Cibo, sole e corretta integrazione. Gli esperti spiegano poi le due modalità di assunzione di questa importante vitamina che può essere sintetizzata dalla cute, per effetto delle radiazioni ultraviolette emanate dalla luce solare oppure tramite gli alimenti. Nell’indagine dell’Università degli Studi di Torino, viene proposta anche una “top ten” degli alimenti ricchi di vitamina D (vedi figura). Quindi, mangiare molto pesce e prendere tanto sole. L’esposizione alla luce solare e un sano stile alimentare, ricco soprattutto di cibi che contengono vitamina D, diventano i nostri principali alleati in questa grande battaglia.
Tra le tante proprietà della vitamina "del sole" anche tante funzioni importanti. Tra le più citate rientrano la modulazione del sistema immunitario e la riduzione nel rischio di sviluppare infezioni respiratorie di origine virale. Inoltre, rinforza le ossa, favorendo la crescita nei bambini, promuove l'assorbimento del calcio nelle vie intestinali, rinforza le ossa e modula, infine, l'assorbimento intestinale di ferro, magnesio, fosfati e zinco. La principale fonte di approvvigionamento è l’esposizione alla luce solare. A tal proposito, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda l’esposizione ai raggi solari per almeno mezzora al giorno.
Prof. Luca Avoledo - Vitamina D: perché è così importante e in quali alimenti si trova?
In ultima analisi, la vitamina D fornirebbe un valido aiuto per ridurre l’incidenza di infezioni delle vie respiratorie e dei casi di influenza. Ad avvalorare la testi, le ricerche precedenti che dimostrano il ruolo attivo della Vitamina D sulla modulazione del sistema immune, la stretta correlazione dell’Ipovitaminosi D con una lunga serie di patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita, ancor più in caso di infezione; un effetto della Vitamina D nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da coronavirus, oltre alla sua capacità di limitare il danno polmonare da iperinfiammazione. Ecco, alcune delle motivazioni scientifiche a supporto:
1) Particolarmente attuale ed importante, “Vitamin D Supplementation Could Prevent and Treat Influenza, Coronavirus, and Pneumonia Infections” nel quale viene sottolineato un possibile ruolo della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento anche della malattia da coronavirus. Vi si legge che la Vitamina D riduce il rischio di infezioni respiratorie attraverso tre meccanismi:
➢ Mantenimento delle tight junctions, e della barriera polmonare:➢ Incremento dell’espressione di peptidi antimicrobici quali la catelicidina e beta-defensine: Da notare che questi peptidi sono dotati di attività antivirale:➢ Stimolo dell’attività immunoregolatoria, potenzialmente rilevante rispetto al rischio di tempesta citochinica e di polmonite, osservata in pazienti con COVID-19
2) Ruolo immunomodulatore della Vitamina D e anche un suo effetto antagonista sulla replicazione virale nelle vie respiratorie.
3) Nel 2014, una review “Vitamin D: a new anti-infective agent?”, esamina le interazioni fra la Vitamina D, il sistema immunitario e le patologie infettive, sottolineando l’associazione tra l’ipovitaminosi D e le infezioni respiratorie ed enteriche, l’otite media, le infezioni da Clostridium, le vaginosi, le infezioni del tratto urinario, la sepsi, l’influenza, la dengue, l’epatite da attribuire alla capacità della vitamina D di incrementare peptidi antimicrobici (catelicidina e beta-defensine) dotati di attività antivirale e immunomodulatoria.
4) Uno studio condotto in Sud Corea ha evidenziato valori ridotti di vitamina D in pazienti con polmonite acuta acquisita in comunità.
5) Una concentrazione di vitamina D si associa al dimezzamento del rischio di infezioni respiratorie acute.
6) Una metanalisi del 2017 ha considerato 25 studi randomizzati, evidenziando che la supplementazione di Vitamina D riduce di due terzi l’incidenza di infezioni respiratorie acute
7) Il calcitriolo si è dimostrato efficace nei ratti nel ridurre il danno polmonare acuto
Tra le cause dell’ipovitaminosi D rientra l’apporto alimentare insufficiente, l’inadeguata esposizione al sole, l’alterato assorbimento intestinale o un aumento del suo fabbisogno. Da non sottovalutare condizioni particolari come malattie epatiche e renali e l'assunzione di alcuni tipi di farmaci, soprattutto anticonvulsionanti, antivirali e glucocorticoidi. Esistono, poi, fattori di rischio in grado di favorire questa carenza. Tra questi obesità, fumo, alcolismo, fibrosi cistica, celiachia, pancreatite cronica e l'età. Il deficit di vitamina D, contribuisce anche alla comparsa di osteoporosi e rachitismo, di patologie come ipertensione, diabete e sindrome metabolica oltre al non trascurabile rischio cardiovascolare. Precedenti studi hanno dimostrato che, in caso di carenza, l’aumento dei livelli di vitamina D, potrebbe ridurre il rischio di altre infezioni respiratorie. Sul possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D si era già aperto uno spiraglio e stando agli studi citati, sia gli scienziati britannici che quelli italiani suggeriscono come mantenere la vitamina D a livelli ottimali con il supporto di una giusta alimentazione e della corretta integrazione possano essere d'aiuto nel contrasto alla pandemia di coronavirus.
Il Giornale "Carenza di vitamina D e Coronavirus: esiste una connessione?"
Fanpage "Carenza di vitamina D associata a maggior mortalità per coronavirus: lo suggerisce una ricerca"
Science Alert "I decessi per COVID-19 sono collegati alla carenza di vitamina D. Ecco cosa significa"
Blitz Quotidiano "Coronavirus e Vitamina D, c’è correlazione? Anziani sono carenti e sono la categoria più a rischio"
Università degli Studi di Torino "Possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19"
The Lancet "Vitamin D supplementation and musculoskeletal health"
La Stampa "Sole e pesce alleati contro il rischio contagio da coronavirus"
La Repubblica "Coronavirus, studio dell'Università di Torino: assumere più vitamina D per ridurre il rischio di contagio"
Adnkronos "Coronavirus, l'ipotesi: carenza vitamina D può aumentare rischi"
Fanpage "Coronavirus, carenza di Vitamina D possibile fattore di rischio: lo studio italiano"
Leggo "Coronavirus, carenza di vitamina D aumenta il rischio? Lo studio italiano"
Corriere della Sera "Coronavirus: perché serve la Vitamina D"
Io Donna "Coronavirus: perché serve la Vitamina D"
Panorama "Combattere il Coronavirus a tavola: ecco la giusta alimentazione"
Mercola "Perché la vitamina D è meglio di QUALSIASI vaccino e migliora il sistema immunitario di 3-5 volte"
«Fa che il cibo sia la tua medicina» raccomandava Ippocrate. È ormai noto che una dieta non equilibrata renda il nostro sistema immunitario incapace di fronteggiare l’attacco di agenti patogeni, virus inclusi. Pertanto, con questa nuova infezione, è bene non sottovalutare l’importanza di un’alimentazione sana, ricca e consapevole. Lei Zhang e Yunhui Liu due ricercatori dell’ospedale dell’Università Medica di Shenyang, in Cina, sostengono che «in assenza di un trattamento specifico per questo nuovo virus, vi sia una urgente necessità di trovare una soluzione alternativa per prevenire e controllare la replicazione e la diffusione del virus». Questi docenti, considerano fondamentali e non trascurabili i risultati delle ricerche effettuate su altre infezioni virali come l’influenza, l’Aids, e le due infezioni del 2003 e del 2012, rispettivamente la sindrome respiratoria acuta grave (Sars) e la sindrome respiratoria mediorientale (Mers), causate entrambe dai coronavirus Sars-CoV e Mers-CoV.
Gli scienziati ipotizzano due tipi di trattamenti per combattere il nuovo coronavirus: interventi di carattere nutrizionale e terapie di cui è stata già evidenziata un’attività antivirale. Inoltre, fanno notare che, ad oggi, non è stata data la giusta rilevanza al ruolo che svolge il sistema nutrizionale nella difesa contro le malattie, in particolar modo, di quelle infettive. Questo accade nonostante sia ormai acclarato che le carenze nutrizionali possano compromettere la nostra capacità di difesa dagli agenti patogeni. Come avvenne, ad esempio tra il 1918 e 1920, con l’influenza spagnola dove, la maggior parte dei morti, presentava carenze nutrizionali. Secondo Zhang e Liu, i nutrienti che potrebbero svolgere un ruolo determinante nella difesa contro il COVID-19 sono le vitamine A, B2, B3, B6, C, D ed E, oltre ai micronutrienti come selenio, zinco e ferro e agli acidi grassi polinsaturi omega 3. Questi nutrienti partecipano al corretto funzionamento del sistema immunitario. Una battaglia, quella contro il nuovo coronavirus, che si potrebbe combattere anche con le sostanze dotate di potere virucida. In primis, diventa fondamentale per far fronte a questa pandemia, sopperire all'ipovitaminosi D (carenza di vitamina D), considerata come una delle cause di maggiore frequenza dell’infezione da coronavirus. Questa vitamina aiuta il nostro organismo nel contrasto alle infezioni virali respiratorie e ancora meglio se con un alleato come lo zinco che rinforza il corpo contro l’assalto di virus e malattie dell'apparato respiratorio.
La miglior difesa inizia dalla tavola. Sull'importanza di vitamine e minali e della scelta degli alimenti per vivere in salute, sarebbe opportuno ricordare il ruolo svolto da questi nutrienti e micronutrienti nella prevenzione e nel contrasto alle infezioni. La vitamina A è considerata la vitamina antinfettiva per antonomasia, la sua assunzione riduce la mortalità in differenti infezioni. Le vitamine B2, B3 e B6, influenzano la risposta immunitaria contro batteri e virus. La vitamina C è un antiossidante che riduce la durata e l'intensità dei raffreddori e contrasta le infezioni respiratorie di origine virale. La vitamina D svolge un ruolo rilevante nella modulazione della risposta immunitaria e una sua carenza aumenta il rischio e la gravità delle infezioni, in particolare di quelle del tratto respiratorio. Il selenio influenza differenti tipi di risposta immune. Nei bambini affetti da morbillo, lo zinco riduce la morbilità e la mortalità dovuta alle infezioni respiratorie. La combinazione di zinco e piritione a basse concentrazioni inibisce la replicazione di diversi virus a RNA, compreso il coronavirus SARS-CoV2. Il ferro, quando carente, aumenta rischio di infezioni acute del tratto respiratorio. Infine, gli omega 3, dotati di proprietà antinfiammatorie, inibiscono la replicazione del virus dell’influenza A e ne riducono la mortalità .
Ormai, viviamo in balia tra la paura di uscire, col rischio di essere contagiati e lo stare a casa, con l’attività fisica ridotta al minimo, e quindi, con la certezza di mettere su qualche chilo di troppo. L’isolamento sta mettendo a dura prova sia il nostro sistema nervoso che il nostro stomaco. Dalla fame nervosa a chi mangia per noia. E poi, a peggiorare una situazione già critica di suo, le ricette estremamente elaborate che, con la scusa di ingannare il tempo non aiuto di certo. «Un sistema immunitario efficiente — sottolinea Annamaria Colao in uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition — è importantissimo per difenderci da malattie e virus e passa anche per una nutrizione corretta». La resistenza alle infezioni può essere, quindi, migliorata e facilitata grazie agli antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a difendersi dall’attacco dello stress ossidativo. Via libera a tavola, quindi, agli agrumi e a tutti i cibi ricchi di vitamina C, considerata da sempre l’antiraffreddore per eccellenza.
«Per evitare di perdere il controllo – spiega in un’intervista a Fanpage, Renata Bracale, ricercatrice e docente in nutrizione umana presso l’Università degli Studi del Molise – è bene fissare alcune regole alimentari semplici, ma rigorose e che, in qualche modo, ci faranno riscoprire anche delle abitudini e dei piaceri che abbiamo perso a causa della nostra vita frenetica». La nutrizionista sottolinea l’importanza, mai come ora in cui siamo impegnati in questa lotta al virus, di tutti quegli alimenti, come frutta e verdura, a cui dovremmo attingere per rafforzare il nostro sistema immunitario. Nell’articolo, l’esperta spiega l’importanza della scelta di alimenti ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti: «La regola da tenere presente è che è importantissimo mangiare colorato. I colori nascondono dietro di sé dei segreti importanti: ad ognuno corrisponde una vitamina, un minerale, un antiossidante. Una volta fatta la spesa possiamo lavare e tagliare le verdure e congelarle, sia crude che cotte. Possiamo preparare il dado fatto in casa, un minestrone o una vellutata e conservare tutto nel nostro freezer. A differenza delle preparazioni industriali sicuramente avranno anche meno sale». «L'importante è avere una dieta quanto più varia possibile, anche restando in casa e riducendo al minimo le uscite per la spesa» raccomanda la nutrizionista.
Ecco perché l'integrazione alimentare è un valido aiuto per la nostra salute
E dopo il dovere arriva sempre il piacere! Quando le ore che scandiscono le nostre giornate in quarantena sembrano interminabili e non riusciamo a resistere fino al pasto successivo possiamo concederci dei peccati di gola con i cosiddetti comfort food. Al via con lo “scaccia tristezza” per antonomasia: il cioccolato. Concesso, quindi, anche l’uovo di Pasqua, come da tradizione. «Scegliamo una tavoletta fondente – suggerisce Renata Bracale a Fanpage - che abbia una percentuale di cacao almeno del 70%». La nutrizionista spiega che il cioccolato è ricco di triptofano, un aminoacido precursore della serotonina, l'ormone della felicità, che ci dà quella sensazione di essere sempre di buonumore. In alternativa, possiamo sempre ripiegare sulla frutta secca: «La frutta secca è ricca di omega 3, vitamina B6, acido folico e anche triptofano – aggiunge l’esperta - poi contiene il magnesio, che è importante per i muscoli, ma anche per riequilibrare i ritmi circadiani, ovvero il ritmo sonno-veglia, che in questo momento, a causa delle abitudini sballate potrebbe essere messo a dura prova».
Anche le banane rientrano nella categoria dei comfort food: «Sono ricche di potassio, vitamina A, vitamina C, B6, ferro, ma soprattutto di fosforo, che fa benissimo alla nostra memoria. In questo momento infatti il cervello potrebbe essere un po' ‘indolenzito’, per questo un attivatore come le banane è un ottimo rimedio». Infine un cereale: l'avena. «Ricca di fibre – continua nell’articolo, possiamo usarla come sostituto della pasta, inoltre, contiene anche tantissimo zinco, un minerale utile per contrastare la fatica e stimolare la serenità». Ovviamente, oltre a cioccolato, noci, mandorle e tutti gli altri comfort food, c’è anche una soluzione per i nostalgici dell’aperitivo. Da evitare categoricamente il cibo spazzatura e puntare su una vasta selezione di verdure meglio se fresche e da consumare crude come finocchi, cetrioli, carote, ravanelli e sedano. «Possiamo farle diventare delle simpatiche crudités per fare un piccolo aperitivo salutare tra le nostre quattro mura» consiglia la nutrizionista.
Alimentazione Life 120: verdure consigliate e le loro proprietà
In ultimo, Renata Bracale, sottolinea l’importanza di bere molta acqua: «Sono soprattutto gli anziani a correre questo rischio, perché con l'età si perde lo stimolo della sete.». Non dimentichiamo poi che per preservare la giusta idratazione, possiamo ricorrere a piccoli stratagemmi, sicuramente più gustosi dell’acqua stessa. Parliamo proprio delle tisane: «Il nostro fabbisogno di liquidi può essere soddisfatto anche con delle tisane». «Istituiamo questo nuovo rituale – propone l’esperta -, visto che abbiamo del tempo a disposizione, possiamo farci una tisana digestiva, oppure una tisana prima di andare a letto». «Con il cambio di stagione chi soffre di reflusso potrebbe prepararsi una tisana a base di malva o di melissa, o ancora, si può preparare il classico canarino con acqua calda e buccia di limone. Ottima anche quella al finocchietto e chi ha problemi di digestione, ma non soffre di pressione alta, potrebbe prepararsi una tisana a base di liquirizia» conclude la nutrizionista.
Journal of Medical Virology "Potential Interventions for Novel Coronavirus in China: A Systemic Review" Lei Zhang e Yunhui Liu
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Non solo per rinforzare, ma più potente di qualsiasi vaccino. È questa la sorprendente scoperta della vitamina D. La migliore difesa contro ogni malattia e componente cruciale del sistema immunitario. E laddove un vaccino può comprometterlo, la vitamina D lo irrobustisce. Tra i suoi numerosi sostenitori, il dottor Joe Prendergast, uno dei tanti esperti che stanno riconoscendo la notevole importanza delle vitamine per la salute. Per spiegarne le potenzialità, l’esperto cita il lavoro di un’equipe di ricercatori tedeschi che hanno dimostrato come la vitamina D aumenti la funzione immunitaria di un fattore da 3 a 5, stimolando drasticamente, al tempo stesso, la produzione di potenti peptidi antimicrobici. L’altra parte del lavoro, la fa il sole, durante l’esposizione ai raggi ultravioletti. Quindi, la produzione di vitamina D, così stimolata attraverso l’epidermide dimostra la sua capacità nel ridurre l’incidenza delle infezioni respiratorie, insieme a tutta una serie di altre patologie. «Senza questo ormone – spiega Prendergast – si può morire». Infatti, molte persone muoiono per cause strettamente correlate alla deficienza di vitamina D.
Dr. Joe Prendergast on Vitamin D
Esercita un’azione determinante su migliaia di geni. Sicuramente tra i non trascurabili, gli effetti della vitamina D sulla salute, giocando un ruolo decisivo nella risposta immunitaria, decisamente superiore a quella sintetica generata dai vaccini, influenza circa 3000 geni dei 25000 di cui disponiamo. Si aggiudica l’appellativo di “nutriente miracoloso” grazie alla sua capacità di abilitare il corpo umano alla produzione di oltre 200 peptidi con funzione antimicrobica, indispensabili nella lotta contro un vasto numero di infezioni. Quindi, influenzando quasi 3000 geni, svolge un ruolo importante nella risposta immunitaria, tra cui supporto al corpo nella produzione di centinaia di peptidi antimicrobici che aiutano a combattere ogni genere di infezioni. Inoltre, la vitamina D è un ormone steroideo (non una vitamina) che influenza ogni cellula del corpo ed è tra gli alleati più potenti. La miglior difesa migliore si ottiene , quindi, con un robusto sistema immunitario, al contrario delle vaccinazioni che potrebbero anche comprometterlo. Prioprio per questo, supportare il sistema immunitario dovrebbe essere in cima alla lista delle cose da fare per restare in salute e la vitamina D interpreta un ruolo cruciale in questa lotta quotidiana.
Secondo la pubblicazione di uno studio condotto dall’Oregon State University sul ruolo chiave del sistema immunitario è «l’abilità della vitamina D di regolare le proteine antibatteriche, è così importante che è stata conservata in 60 milioni di anni di evoluzione ed è presente solo nei primati, uomo incluso e in nessuna altra specie animale conosciuta». «Il fatto che questa risposta immunitaria – spiegano i ricercatori - mediata dalla vitamina D sia passata indenne dalle modifiche avvenute in milioni di anni di evoluzione e selezione naturale e sia tuttora presente in specie come le scimmie e i babbuini, suggerisce che deve essere cruciale per la sopravvivenza».
La ricerca, precisa poi che «anche se il "peptide antimicrobico della catelicidina" ha diverse attività biologiche oltre a uccidere i patogeni, non è chiaro quale, o combinazione di essi, renda la vitamina D così essenziale per la sua regolazione». L'analisi fornisce ulteriori conferme dell'enorme importanza dei livelli necessari di vitamina D nell'uomo, anche se alcuni studi dimostrano una notevole carenza di vitamina solare. «L’esistenza e l’importanza di questa parte della nostra risposta immunitaria che l'uomo e altri primati devono mantenere livelli sufficienti di vitamina», chiarisce Adrian Gombart, professore associato di biochimica e ricercatore al Linus Pauling Institute dell’Oregon State University. La vitamina D impedisce alla risposta immunitaria "adattiva" di reagire in modo eccessivo e riduce l'infiammazione e sembra sopprimere la risposta immunitaria. Tuttavia, la funzione del nuovo elemento genetico esplorato da questa ricerca consente alla vitamina D di aumentare la risposta immunitaria innata attivando una proteina antimicrobica. L’effetto complessivo può aiutare a prevenire una reazione eccessiva al sistema immunitario.
Carole Baggerly - Dosaggio della vitamina D
«È essenziale – continua Gombart - avere una risposta immunitaria innata che fornisca una difesa immediata e di prima linea, ma abbiamo anche bisogno di una protezione contro uno sforzo eccessivo del sistema immunitario, come avviene nella sepsi e in alcune malattie autoimmuni o degenerative». L’esperto parla di un atto di bilanciamento molto delicato che, in assenza di sufficienti livelli di vitamina D, si potrebbe non ottenere una risposta ottimale e, in queste condizioni, necessaria. Tra le importanti funzioni svolte dalla vitamina D nel nostro corpo, anche la sua capacità di regolare le azioni dei geni importanti per la salute delle ossa, l’assorbimento del calcio e l’inibizione della crescita cellulare. Aiuta a regolare la differenziazione cellulare e, naturalmente, la funzione immunitaria. Gombart sottolinea poi il ruolo importante della vitamina D per la salute della pelle e dell’apparato digerente.
L’ipovitaminosi D è un problema di crescente preoccupazione tra gli scienziati, la causa di questa carenza vitaminica è quasi sempre dovuta al cambiamento dello stile di vita o delle tendenze culturali, in base alle quali, la maggior parte delle persone hanno sempre meno modo di dedicare tempo all’esposizione al sole o di nutrirsi con uno stile alimentare, e quindi, una dieta ricca di vitamine. Questo fenomeno, riguarda ancor più gli anziani, che si espongono di rado alla luce solare e hanno una minore capacità di produrre vitamina D. Oltre ad essere, ovviamente, più sensibili alle fratture ossee, all'infiammazioni croniche e alle malattie infettive. Un’indagine condotta in Giappone, su un gruppo di scolari che assumevano regolarmente vitamina D3 dimostra che erano del 58% meno predisposti a contrarre l’influenza A. Un’efficacia sicuramente maggiore di quella dimostrata da qualsiasi vaccino anti influenzale, senza contare poi, tutta una serie di effetti collaterali che provocano, a lungo andare, sull’organismo.
A conferma, numerosi studi, dimostrano la maggiore efficacia della vitamina D nella prevenzione delle malattie. Nella lunga lista di patologie causate dalla deficienza di vitamina D, possiamo ricondurre: infezioni respiratorie acute, anafilassi, anemia, ansia, artrite, asma, arteriosclerosi, autismo, malattie autoimmuni, disordine bipolare, danni cerebrali, densità del tessuto mammario, fatica e dolore cronico, abilità cognitive, raffreddori, livelli della proteina C-reattiva, morbo di Crohn, fibrosi cistica, carie, depressione, diabete, dislessia, eczema, epilessia, fibromialgia, influenza, fratture, emicrania, problemi cardiaci, colesterolo alto, HIV/AIDS, ipertensione, disfunzioni del sistema immunitario, infiammazioni, infiammazioni intestinali, insonnia, patologie renali, leucemia, lombalgia, melanoma, meningite, sindrome metabolica, sclerosi multipla, miopia, dolori muscolari, obesità, osteoporosi, morbo di Parkinson, polmonite, psoriasi, schizofrenia, ictus, tubercolosi, etc…
Dunque, il modo migliore per ridurre i rischi di tutte queste malattie è sempre quello naturale, ovvero, l’esposizione alla luce solare. Ricordiamo, tuttavia, che l’esposizione occasionale è di per se insufficiente a produrre la quantità necessaria di vitamina D. In questo caso, bisognerà quindi,ottimizzarne i livelli e ricorrere a un'esposizione, al sole, frequente e prolungata al sole. Da non trascurare poi, la differenza tra le due tipologie di luce ultravioletta provenienti dal sole, ed i fattori di rischio che ognuna comporta. I raggi UVB, sono considerate onde salutari che aiutano la pelle nella produzione di vitamina D, mentre quelli UVA, sono quelli "da evitare", generalmente considerati poco salubri perché hanno la capacità di penetrare più profondamente nella pelle, causando danni non trascurabili. E quando l'esposizione solare non ci è possibile, possiamo sempre puntare su un lettino abbronzante e ricorrere a un integratore orale di vitamina D.
National Center for Biotechnology "Randomized trial of vitamin D supplementation to prevent seasonal influenza A in schoolchildren"
American Association for the Advancement of Science (AAAS) "Key feature of immune system survived in humans, other primates for 60 million years"
Home Remedy Network "Dr. Joe Prendergast on Vitamin D""Dr. Joe Prendergast on Vitamin D"
Green Med Info "Patologie e carenza di vitamina D"
OK Salute e Benessere "Vitamina D: è la sua carenza a rendere così letale Covid-19?"
Vivere in modo naturale "La vitamina D è meglio di qualsiasi vaccino"
Nobel sul Coronavirus, Montagnier: "Pensare al sistema immunitario e niente panico"
La carenza di vitamina D è tra i principali fattori di rischio per l'infezione causata dal SARS-CoV-2, il nuovo coronavirus scoppiato in Cina. Sul possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D per contrastare il COVID-19, arriva la ricerca dell’Università degli Studi di Torino. Giancarlo Isaia (docente di Geriatria e Presidente dell'Accademia di Medicina di Torino) e Enzo Medico (ordinario di Istologia), nel loro studio, richiamano l’attenzione su un aspetto di prevenzione: l’ipovitaminosi D. «Sulla base di numerose evidenze scientifiche e di considerazioni epidemiologiche, sembra che il raggiungimento di adeguati livelli plasmatici di Vitamina D sia necessario anzitutto per prevenire le numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, ma anche per determinare una maggiore resistenza all’infezione COVID-19 che, sebbene con minore evidenza scientifica, può essere considerata verosimile. Tale compenso può essere raggiunto anzitutto con l’adeguata esposizione alla luce solare, poi alimentandosi con cibi ricchi in Vitamina D».
Lo studio di Isaia e Medico nasce proprio dai dati raccolti negli ultimi giorni a Torino tra i pazienti ricoverati per Coronavirus. E il denominatore comune tra i soggetti positivi al virus era proprio la carenza di vitamina D. «Questa raccomandazione - spiegano i due ricercatori - è utile per la popolazione generale, ma è particolarmente pregnante per i soggetti già contagiati, i loro congiunti, il personale sanitario, gli anziani fragili, gli ospiti delle residenze assistenziali, le donne in gravidanza, le persone in regime di clausura e tutti coloro che per vari motivi non si espongono adeguatamente alla luce solare. Inoltre, potrebbe essere considerata la somministrazione in acuto del calcitriolo per via endovenosa in pazienti affetti da COVID-19 con funzionalità respiratoria particolarmente compromessa»
Cibo, sole e corretta integrazione. Gli esperti spiegano poi le due modalità di assunzione di questa importante vitamina che può essere sintetizzata dalla cute, per effetto delle radiazioni ultraviolette emanate dalla luce solare oppure tramite gli alimenti. A tal proposito, nell’indagine dell’Università degli Studi di Torino, viene proposta anche una “top ten” degli alimenti in cui è maggiormente presente (vedi figura). Quindi, mangiare molto pesce e prendere tanto sole. Così, la lotta al Covid-19 si combatte tra il terrazzo e la cucina. L’esposizione alla luce solare e un sano stile alimentare, ricco soprattutto di cibi che contengono vitamina D, diventano i nostri principali alleati in questa grande battaglia. Per sommi capi, i due professori suggeriscono, al sistema sanitario, di garantire adeguati livelli di vitamina D sia per le persone già contagiate, sia per il resto della popolazione. In primis, ovviamente, ai soggetti in terapia intensiva e a tutte quelle persone che sono maggiormente a rischio (pazienti oncologici o con altre patologie pregresse, anziani e personale sanitario).
Dott. Luca Avoledo - Vitamina D: perché è così importante? In quali alimenti si trova?
L'Italia, è uno dei Paesi europei, insieme a Spagna e Grecia, con maggiore prevalenza di ipovitaminosi D. E nel Nord Europa poi, la prevalenza è minore per l’antica abitudine di addizionare cibi di largo consumo con vitamina D. Nella nostro Paese, è stato dimostrato che il 76% delle donne anziane presentano carenza di vitamina D. Da non trascurare poi che la maggioranza delle persone in terapia intensiva sono soprattutto anziani e sono proprio questi (ma non solo) a rischiare le complicanze maggiori. Tra i rischi annoverati nel report: «Le concentrazioni ridotte di 25(OH)D aumentano il rischio di osteoporosi e delle cadute dell’anziano, ma si associano anche a tumori, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, infezioni croniche dell’apparato respiratorio, diabete mellito, malattie neurologiche e ipertensione. Queste patologie causano maggiore mortalità, soprattutto se questi pazienti si ammalano di COVID-19»
Intervista a Cristiana Stellato - Effetti della vitamina D sul sistema respiratorio
Inoltre, «la ridotta incidenza di Covid-19 nei bambini - sottolineano gli esperti - potrebbe essere attribuita alla minore prevalenza di ipovitaminosi D conseguente alle campagne di prevenzione del rachitismo attivate in tutto il mondo dalla fine dell’Ottocento». Per cui, concludono i docenti: «L'insorgenza di un focolaio in Piemonte in un convento di suore di clausura, popolazione a più elevato rischio di ipovitaminosi D, costituisce un altro elemento suggestivo sul possibile ruolo protettivo della vitamina D sulle infezioni virali". Mentre la distribuzione geografica della pandemia "sembra potersi individuare maggiormente nei Paesi situati al di sopra del tropico del cancro, con relativa salvaguardia di quelli subtropicali».
Prof. Diego Peroni (Pediatria Università di Ferrara) - Ruolo della vitamina D sul sistema immunitario
In ultima analisi, ma non meno importante, l'aspetto della prevenzione contro il coronavirus. Nello specifico, la vitamina D fornirebbe un valido aiuto per ridurre l’incidenza di infezioni delle vie respiratorie e dei casi di influenza. Ad avvalorare la testi, le ricerche precedenti che dimostrano un ruolo attivo della Vitamina D sulla modulazione del sistema immune, la stretta correlazione dell’Ipovitaminosi D con una lunga serie di patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita, ancor più in caso di infezione; un effetto della Vitamina D nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da coronavirus, oltre alla sua capacità di limitare il danno polmonare da iperinfiammazione. Ecco, alcune delle motivazioni scientifiche a supporto:
1) Concentrazioni ridotte di 25(OH)D aumentano il rischio di osteoporosi e delle cadute dell’anziano, ma si associano anche a tumori, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, infezioni croniche dell’apparato respiratorio, diabete mellito, malattie neurologiche e ipertensione. Queste patologie causano maggiore mortalità, soprattutto se questi pazienti si ammalano di COVID-19.
4) Uno studio condotto in Sud Corea ha evidenziato valori ridotti di 25(OH)D (14 ±8 ng/ml) in pazienti con polmonite acuta acquisita in comunità.
5) In pazienti con malattie infiammatorie intestinali è stato evidenziato che, in presenza di livelli di 25(OH)D < a 20 ng/ml, la somministrazione di vitamina D3 (500 U/die) riduce di due terzi l’incidenza di infezioni delle alte vie respiratorie.
6) Una concentrazione di 25(OH)D superiore a 38 ng/ml si associa al dimezzamento del rischio di infezioni respiratorie acute.
7) Una metanalisi del 2017 ha considerato 25 studi randomizzati, evidenziando che la supplementazione di Vitamina D riduce di due terzi l’incidenza di infezioni respiratorie acute nei soggetti con livelli di 25(OH)D inferiori a 16 ng/ml
8) Il Calcitriolo si è dimostrato efficace nei ratti nel ridurre il danno polmonare acuto indotto nei ratti da lipopolisaccaridi attraverso un effetto sul sistema renina-angiotensina
9) Particolarmente attuale ed importante, “Vitamin D Supplementation Could Prevent and Treat Influenza, Coronavirus, and Pneumonia Infections” nel quale viene sottolineato un possibile ruolo della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento anche della malattia da coronavirus. Vi si legge che la Vitamina D riduce il rischio di infezioni respiratorie attraverso tre meccanismi:
➢ Mantenimento delle tight junctions, e della barriera polmonare:➢ Incremento dell’espressione di peptidi antimicrobici quali la catelicidina e beta-defensine: Da notare che questi peptidi sono dotati di attività antivirale:➢ Stimolo dell’attività immunoregolatoria, potenzialmente rilevante rispetto al rischio di tempesta citochinica e di polmonite, osservata in pazienti con COVID-19:
Dott. Piergiorgio Pietta - Difese Immunitarie: l'importanza dei fermenti lattici e della vitamina D
«Una buona difesa, quindi utile anche contro il coronavirus, si ha assumendo vitamina C e D e in generale prendendo tutto ciò ciò che combatte i processi ossidanti che mandano in crisi il sistema immunitario [...] bisogna difendersi, ma in maniera ordinata» sostiene Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008, in un'esclusiva realizzata da Pandora Tv. Ricordiamo che il sistema immunitario è una sorta di barriera protettiva dagli agenti esterni. Un'interessante spiegazione viene presentata nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. «Il nostro corpo è attaccato continuamente dall’esterno da virus, batteri, funghi e solo la nostra pelle riesce a difenderci efficacemente. Tali microrganismi patologici cercano in ogni modo di entrare nel nostro organismo, utilizzando le ferite o le abrasioni, oppure tramite la bocca o il naso. Un altro terreno di scontro all’interno del nostro corpo è l’intestino, dove colonie di batteri patogeni, presenti nel colon, si scontrano con le nostre difese immunitarie. Il nostro corpo è difeso da un esercito definito sistema immunitario, perché composto da gruppi differenziati di globuli bianchi, ognuno dei quali pronto ad assolvere specifici compiti».
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Le vitamine combattono il Coronavirus. È questa la scioccante rivelazione che arriva dalla Cina. «La vitamina C non fa male alle persone ed è uno dei pochi, se non l'unico, agente che ha la capacità di pevenire e trattare l'infezione COVID-19» è il messaggio che manda al resto del mondo Richard Z. Cheng, MD, PhD, leader internazionale del team di supporto medico epidemico della vitamina C in Cina. D'accordo con i colleghi, anche i medici coreani dell'ospedale di Onvit che informano i cittadini sulle possibilità di aumentare il sistema immunitario contro il COVID-19. Infatti, gli specialisti, sostenendo l'importanza della prevenzione, spiegano come rafforzare il sistema immunitario e raccomandano di uscire il meno possibile, indossare le mascherine, lavarsi (spesso e bene) le mani, utilizzare disinfettante a base alcolica.
Secondo gli esperti, quindi, anche se il virus penetrasse nel corpo, non potrebbe in alcun modo moltiplicarsi e superare le difese del nostro organismo. I medici dell'Onvit sostengono la capacità di un uso estensivo di alte dosi di vitamina C di rallentare notevolmente e immediatamente il virus o fermarne la crescita. L'altra parte del lavoro viene poi affidata alla vitamina D. Gli specialisti coreani confermano il ruolo importante svolto nella prevenzione della crescita dei virus, stimolando le difese immunitarie dell’organismo oltre che per il suo fondamentale effetto antivirale diretto sul virus. Ad oggi, la Corea del Sud nonostante il numero importante di soggetti positivi al coronavirus, registra un basso tasso di decessi, pari allo 0,8% degli infettati, mentre, l'Italia, registra uno numero di morti nettamente superiore, pari al 6,6% dei contagiati. Come dimostra anche l'andamento esponenziale presentato nel grafico (v. di seguito) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (comunicato del 14 marzo 2020):
«Il COVID-19 - spiega il direttore del servizio di notizie di medicina ortomolecolare, Andrew W. Saul,con un articolo su Orthomolecular - dovrebbe essere trattato con elevate quantità di vitamina C per via endovenosa». Le raccomandazioni sul dosaggio variano in base alla gravità della malattia, da 50 a 200 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno fino a 200 mg / kg / giorno». Sui dosaggi interviente poi Atsuo Yanagisawa, MD, PhD, presidente del College of Intravenous Therapy di Tokyo ed esperto di terapia endovenosa: «Questi dosaggi sono approssimativamente da 4.000 a 16.000 mg per un adulto, somministrati per via endovenosa. Questo specifico metodo di somministrazione è importante, perché l'effetto della vitamina C è almeno dieci volte più potente per via endovenosa che se assunto per via orale». «La vitamina C per via endovenosa - aggiunge l'esperto - è un antivirale sicuro, efficace e ad ampio spettro».
«Altro contributo importante - aggiunge il direttore del servizio di notizie di medicina ortomolecolare - è sicuramente quello fornito da Richard Z. Cheng, MD, PhD, medico specialista cinese-americano che ha lavorato a stretto contatto con le autorità mediche e governative in Cina. Ha contribuito a facilitare almeno tre studi clinici cinesi sulla vitamina C per via endovenosa attualmente in corso. Il dottor Cheng è attualmente a Shanghai, continuando i suoi sforzi per incoraggiare ancora più ospedali cinesi a implementare la terapia con vitamina C che incorpora alte dosi orali e C per IV». In sintesi, sia il dottor Cheng che il dottor Yanagisawa, non solo ne confermano la rilevanza, ma raccomandano la vitamina C orale per la prevenzione dell'infezione da COVID-19».
Secondo quanto riportato in un comunicato dell'ospedale dell'Università di Xi'an Jiaotong: «Nel pomeriggio del 20 febbraio 2020, altri 4 pazienti con nuova polmonite coronavirale grave si sono ripresi dal reparto C10 dell'ospedale occidentale di Tongji. Negli ultimi giorni, 8 pazienti sono stati dimessi dall'ospedale [...] raggiunto una dose elevata di vitamina C buoni risultati nelle applicazioni cliniche. Riteniamo che per i pazienti con polmonite neonatale grave e pazienti critici, il trattamento con vitamina C dovrebbe essere iniziato il prima possibile. Una rapida applicazione di dosi elevate di vitamina C può avere un forte effetto antiossidante, riduzione delle risposte infiammatorie e miglioramento della funzione endoteliale [...] Numerosi studi hanno dimostrato che la dose di vitamina C influenza il risultato del trattamento stesso. La dose di gh di vitamina C non può solo migliorare il quadro clinico, ma soprattutto può prevenire e curare lesioni polmonari acute (ALI) e difficoltà respiratoria acuta (ARDS)».
A tal proposito, citiamo lo studio riportato sul sito dell'Ordine Nazionale Biologi : «Il calcitriolo [1,25 (OH)2D3] viene di solito studiato l’effetto preventivo della vitamina D attivata contro la polmonite interstiziale. Sebbene il colecalciferolo (vitamina D3) possa essere facilmente ottenuto con la dieta e abbia un’emivita più lunga rispetto al calcitriolo, ci sono poche studi sui suoi effetti nella polmonite interstiziale. Abbiamo usato linee cellulari umane di fibroblasti polmonari (human pulmonary fibroblast cell lines, HPFC) e un modello murino di fibrosi polmonare indotta da bleomicina per valutare se la vitamina D3 fosse attivata nei polmoni e avesse un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale. L’espressione del gene del recettore della vitamina D e dei geni per gli enzimi che metabolizzano la vitamina D è stata valutata in due linee cellulari di HPFC, come pure l’effetto soppressivo della vitamina D3 sull’induzione delle citochine infiammatorie.
L’espressione genica del recettore della vitamina D e degli enzimi che metabolizzano la vitamina D è stata studiata nelle linee cellulari di fibroblasti polmonari umani. Nelle cellule HPFC la vitamina D3 ha soppresso l’espressione indotta dalla bleomicina delle citochine infiammatorie e dei marcatori di fibrosi. Nei topi, i sintomi della fibrosi polmonare indotta dalla bleomicina sono migliorati e l’espressione dei marcatori di fibrosi e degli induttori della fibrosi è stata ridotta da una dieta ricca di vitamina D3. La vitamina D3 viene attivata localmente nei tessuti polmonari, il che suggerisce che un elevato apporto dietetico di vitamina D3 può avere un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale».
1) Orthomolecular.org
2) OrdineNazionaleBiologi.it
3) RadiclBio.com
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#Iorestoacasa. È questa la nuova campagna social all'insegna di responsabilità e consapevolezza. Lavarsi bene le mani, mantenere le distanze di sicurezza ed evitare assembramenti. Iniziamo così a rispettare le norme igieniche per prevenire il contagio e limitare il rischio diffusione del virus, ma non basta. Diventa fondamentale, soprattutto in situazioni difficili come questa, rinforzare il sistema immunitario che potrebbe diventare un potente alleato contro il nemico comune. Come rispondiamo a virus e malanni stagionali? Il modo migliore per contrastarli è proprio quello di farci trovare in salute. Quindi, per evitare di ammalarsi, bisogna innanzitutto rinforzare gli anticorpi con la corretta alimentazione. E per rinforzare il sistema immunitario ed evitare il contagio, al via con le vitamine C e D che, sono, oggi più che mai, nostri amici in questa grande battaglia.
«Una buona difesa, quindi utile anche contro il coronavirus, si ha assumendo vitamina C e D e in generale prendendo tutto ciò ciò che combatte i processi ossidanti che mandano in crisi il sistema immunitario. Non farsi prendere dal panico per il coronavirus. Non è una malattia così pericolosa come ci è stata presentata, bisogna difenderci, ma in maniera ordinata» ribadisce Luc Montagnier nell’intervista realizzata da Giulietto Chiesa a Pandora Tv. Coì, Montagnier Nobel per la medicina nel 2008 spiega come rinforzare sistema immunitario. E poi «non farsi prendere dal panico per il coronavirus - aggiunge il premio Nobel - non è una malattia così pericolosa come ci è stata presentata, bisogna difenderci ma in maniera ordinata». Infatti, secondo Montagnier, lo stato di panico produce enzimi che indeboliscono le nostre difese, rendendo l'organismo più vulnerabile»
Per sistema immunitario intendiamo il sistema di difesa dagli agenti estranei all'organismo. Un'interessante spiegazione viene presentata nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. «Il nostro corpo è attaccato continuamente dall’esterno da virus, batteri, funghi e solo la nostra pelle riesce a difenderci efficacemente. Tali microrganismi patologici cercano in ogni modo di entrare nel nostro organismo, utilizzando le ferite o le abrasioni, oppure tramite la bocca o il naso. Un altro terreno di scontro all’interno del nostro corpo è l’intestino, dove colonie di batteri patogeni, presenti nel colon, si scontrano con le nostre difese immunitarie. Il nostro corpo è difeso da un esercito definito “sistema immunitario”, perché composto da gruppi differenziati di globuli bianchi, ognuno dei quali pronto ad assolvere specifici compiti (circa 5.000/9.000 globuli per millimetro cubo) e da organi di produzione e maturazione degli stessi. Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine. In primis, tutte le cellule a difesa del nostro organismo nascono nel midollo osseo e sono di tre tipi differenti: mastociti, monociti, granulociti (che si suddividono in neutrofili, basofili ed eosinofili), linfociti (che si suddividono in linfociti T e linfociti B e cellule dendritiche».
«La complessità del nostro sistema immunitario - si legge nel libro - è dovuto sia al meccanismo di controllo che alle scelte di difesa da attuare in base al tipo di nemico che aggredisce il nostro corpo. Ogni singola tipologia di cellula immunitaria deve essere attivata al momento giusto e disattivata subito dopo aver risolto l’invasione, per evitare di infliggere dei danni al nostro corpo. Vi sarete resi conto che a seguito di un’influenza il nostro corpo reagisce alzando la temperatura, aumentando la permeabilità dei vasi sanguigni ed innesca una serie di reazioni».
Come aumentare le difese immunitarie? Ovviamente con il carburante primario del nostro sistema immunitario: il cibo. Infatti, una corretta alimentazione, sana ed equilibrata, fornisce al nostro organismo la giusta energia per affrontare le nostre battaglie quotidiane. Innanzitutto, evitare gli i cibi con un'elevata quantità di zuccheri e grassi saturi. Ecco alcuni cibi le nostre difese. Gli agrumi sono una fonte primaria di vitamina C, con le loro proprietà antiossidanti e immunomodulanti, collaborano con il sistema immunitario nella protezione dalle malattie. lmportante, tra questi, il ruolo svolto dal limone nei processi di difesa cellulare: antisettico, battericida e combatte bronchite, artrite, sovrappeso e ipertensione. Le verdure, soprattutto quelle a foglia verde con proprietà antibatteriche e antivirali. L'olio Extra Vergine di Oliva o EVO, riequilibra la membrana delle cellule bianche del sangue (linfociti). La frutta secca, ricca di vitamina E, è un concentrato di sostanze prebiotiche come minerali e omega 3, utile per aiutare il nostro organismo ad affrontare gli attacchi degli agenti patogeni esterni. L'echinacea o curcuma, ottime anche come tisane, grazie ai suoi estratti infatti, utili per favorire le naturali difese immunitarie dell’organismo, aiuta a prevenire i raffreddori. L'aglio, capace di contrastare le infezioni. Assolutamente da evitare: lo zucchero, che potrebbe compromettere l’attività del sistema immunitario, aumentando i rischi legati alle malattie cardiache e alla pressione. E, per sopperire a carenze alimentari, o semplicemente per rafforzare le difese immunitarie, ricordiamo la possibilità di aiutare il nostro organismo con la giusta integrazione di vitamina C, vitamina D, magnesio, zinco e selenio.
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Dall’impegno fisico e mentale nella fase di crescita ai periodi di convalescenza. Per i bambini è fondamentale integrare l’alimentazione, a volte inadeguata, con vitamine e minerali. Questi micronutrienti, svolgono un ruolo chiave, in primis, come apporto nutrizionale e, in secundis, quale supporto al regolare svolgimento delle sue funzioni nei processi metabolici. L’apporto calorico ottimale, come suggerito nella piramide alimentare (vedi foto), è fornito dal giusto apporto di proteine, grassi, vitamine e sali minerali, per gli adulti, così come anche per i bambini, è fondamentale e, laddove l’alimentazione non riesce a reperire l’energia necessaria per affrontare la giornata è importante colmare il gap, tra quest’ultima e l’energia consumata, con la supplementazione nutrizionale. Una dieta equilibrata e una corretta integrazione permettono ai bambini una crescita sana e offrono un’importante supporto nello sviluppo delle funzioni cognitive.
Da non trascurare poi, il valore aggiunto di vitamine e minerali per la salute delle ossa soprattutto, durante la fase della crescita. A tal proposito, come riportato anche nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: Le ricerche, l'importanza della vitamina C è «fondamentale per il buon mantenimento delle ossa e la sua carenza comporta disturbi ossei quali, la frattura spontanea, la ridotta crescita e la compromissione della guarigione». Ruoli e meccanismi delle azioni della vitamina C nell'osso, vengono anche confermate da uno studio di un'equipe di ricercatori, riportato su JBMR. Infatti, nel 2015, Patrick Aghajanian, Susan Hall, Montri D. Wongworawat e Subburaman Mohan rilevano che «[...] le carenze di acido ascorbico (AA)inibivano la corretta sintesi del collagene, e inoltre che la sintesi del collagene osseo femorale disfunzionale era il risultato del ridotto contenuto di idrossiprolina [...] le cavie carenti di AA avevano ridotto il numero e lo spessore dell'ossotrabecolare, ma aumentavano la spaziatura trabecolare della tibia [...]. Le cavie scorbutiche mostrano una ridotta attività della ALP, sia nel tessuto osseo che nel siero rispetto a quelle a dieta integrata con AA. In queste cavie si condividono fenotipi scheletrici simili tra cui la frattura spontanea, lo spessore corticale ridotto, il numero ridotto di trabecole metafisarie [...]. L'AA ha dimostrato di essere un modulatore vitale della differenziazione osteogenica econdrogenica. Gli organismi vertebrati carenti nei normali livelli fisiologici di AA sviluppano disturbi ossei quali la fratturazione spontanea, la ridotta crescita ossea e la compromissione della guarigione [...] pertanto, l'effetto dell'AA sulla salute delle ossa è vitale».
Nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti, Adriano Panzironi spiega le caratteristiche e le principali funzioni dei sali minerali sul nostro organismo. «Lo iodio è efficace nella cura di problemi di tiroide, articolazioni, sistema cardiaco e apparato circolatorio. «La dose giornaliera raccomandata dal Consiglio Nazionale della Ricerca USA è di 150 microgrammi. Lo iodio è assorbito attraverso la pelle o nel tratto gastro-intestinale. Il 30% è utilizzato dalla tiroide (trasformato dagli ormoni della tiroxina e della triiodotironina) e il restante quantitativo dai reni o eliminato attraverso l’urina (piccole quantità sono eliminate anche con il sudore, le lacrime, la saliva e la bile). Dalla tiroide dipende la regolazione del metabolismo; di conseguenza aiutando la produzione energetica del corpo (dei grassi con la sintesi del colesterolo) si favorisce la crescita, il buon funzionamento della conversione del Beta-carotene in vitamina A e l’assorbimento dei carboidrati all’interno dell’intestino. Il selenio è utilizzato per fluidificare il sangue, regolare, regolare le prostaglandine e la viscosità delle piastrine,prevenendo malattie coronariche, l'ictus e l'insufficienza cardiaca. Tale minerale è funzionale per il sistema immunitario. Il rame, secondo alcuni studi riportati nel libro, ha avuto un ruolo importante nella riduzione dei danni all’aorta ed al cuore (successivamente ad eventi come l’infarto) grazie alla sua azione antinfiammatoria. Regola inoltre la pressione sanguigna. Il magnesio svolge diverse azioni protettive nei confronti del sistema circolatorio. Favorisce la diminuzione della pressione sanguigna, agendo sulle cellule muscolari del cuore (facendole rilassare), prevenendo palpitazioni e battito cardiaco irregolare. È un ottimo vasodilatatore. Inibisce la coagulazione del sangue (diminuzione del rischio dell’ictus ischemico) e riduce il colesterolo. Facilmente rintracciabile in alimenti come cacao, frutta secca oleosa, frutti di mare, pesci (aringa e merluzzo), legumi, verdure a foglie verdi, cereali integrali. La cottura del cibo può ridurre del 75% la quantità di magnesio».
«Il manganese - si legge nel libro - è un ottimo antiossidante e rintracciabile in alimenti come l'avocado, le alghe, il tuorlo d'uovo, la frutta secca, i mirtilli, l'ananas, i piselli e gli spinaci. Questo oligominerale è essenziale per il nostro organismo. Il 40% di ciò che ingeriamo è assimilato nell’intestino tenue e quotidianamente, attraverso le feci, ne eliminiamo 4 milligrammi. Di media un uomo adulto contiene solamente dai 10 ai 20 milligrammi di questo oligominerale, di conseguenza è basilare assumerne la giusta quantità. Il cromo è, invece, utilizzato per la cura del diabete (insulino dipendenti), per mitigare gli effetti dell’iperglicemia e dell’ipoglicemia, per ridurre il desiderio di zuccheri. Favorisce l’utilizzo del glicogeno a livello muscolare ed epatico; migliora i livelli dell’insulina e del colesterolo nel sangue (facilitando l’utilizzo dei grassi nei mitocondri). Il cromo in diversi studi ha confermato la sua capacità antiossidante (contro l’invecchiamento) e di contrasto all’arteriosclerosi. Migliora l’attività del pancreas e la struttura muscolare (mantenimento del peso corporeo). Il ferro è noto per la sua capacità di produrre emoglobina (il pigmento che dà il colore rosso al sangue), fondamentale per il trasporto dell’ossigeno dai polmoni a tutte le cellule del nostro corpo. La carenza di tale minerale comporta una minore quantità di ossigeno e può provocare stanchezza, affanno, palpitazioni, mal di testa e vertigini (sintomi conosciuti con il nome di anemia). L’assunzione del ferro può avvenire tramite alimenti quali carni rosse, tuorlo dell’uovo, pesce, frutta e verdura. Allo zinco si attribuisce la capacità di rimarginare rapidamente le ferite (comprese le ulcere e i danni alle arterie), di aiutare a prevenire i raffreddori (migliora la risposta immunitaria), di migliorare la vista (compresa quella notturna), di migliorare l’odore corporeo, di combattere l’acne e l’ingrossamento prostatico (previene il cancro) e di aumentare la produzione dello sperma Il calcio è il minerale più abbondante nel nostro corpo e si trova per il 99% depositato nelle ossa e nei denti e per l’1% nei tessuti molli, nel sangue e nei fluidi cellulari. La dose giornaliera raccomandata dal Consiglio Superiore di Ricerca USA è di 800/1.000 milligrammi al giorno, da incrementare con l’avanzare dell’età.»
Una dieta equilibrata e un'integrazione consapevole sono le basi di partenza per vivere 'in salute' e all'insegna del benessere. Infatti, una giusta integrazione di vitamine e minerali è fondamentale per grandi e piccini per sopperire allo squilibrio nutrizionale provocato dalle cosiddette 'cattive abitudini' a tavola. Ecco, quindi, uno schema riepilogativo delle principali vitamine, le probabili conseguenze di questi deficit e i cibi che le contengono:
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