Non fa male ed è una miniera di proprietà benefiche. Parliamo proprio del magnesio. Infatti, questo minerale, rinforza ossa, muscoli e tessuti mobili e non fa ingrassare. Essenziale, quindi, per il benessere psicofisico e ancor più per la salute, nel nostro corpo è il quarto micronutriente più abbondante. Immagazzinato per la quasi totalità (99%) nelle ossa, nei muscoli e nei tessuti (il restante 1% si trova nel sangue). Non dimentichiamo, inoltre, che a bassi livelli di magnesio sono associate diverse malattie come l'Alzheimer, il diabete di tipo 2, l'ipertensione, l'insulino-resistenza, l'emicrania, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e le malattie cardiache. Una carenza di magnesio comporta conseguenze non trascurabili per la salute delle persone.
7 segni che il corpo ha bisogno di Magnesio
Ottimo alleato della nostra salute. Attenzione a non restare in riserva! Non sempre per ovviare a questa carenza è sufficiente un'alimentazione sana. A volte, purtroppo, è necessario seguire una vera e propria “dieta del magnesio” assumendo con regolarità tutti gli alimenti maggiormente ricchi di questo importante minerale abbinata a una corretta integrazione per ridurre al minimo il rischio della carenza di questo minerale. Per questo è importante una dieta ricca di magnesio. Tra gli alimenti alleati del benessere quelli che lo contengono in maggiore quantità sono l’avocado, gli spinaci, il prezzemolo e la bietola. Presente anche nella frutta secca e soprattutto mandorle, nocciole, arachidi e fichi secchi. E in quella fresca come banane e fichi. Ultimo, ma non per importanza, un concentrato di magnesio per eccellenza: il cioccolato fondente.
Il segreto per essere in salute? Basta mantenere un alto livello di magnesio nell’organismo. Tra i pochi regimi alimentari ipocalorici con tanti pro e nessuna controindicazione. Oltre ai tanti benefici per la nostra salute, tra cui il rinforzo di cuore, ossa e denti, il magnesio, è anche un valido supporto per non prendere peso. Come già anticipato, questo micronutriente è un potente aiuto per contrastare la stanchezza ed alleviare crampi e dolori muscolari. Questi, sono tra i principali sintomi di un deficit di magnesio. Fondamentale alla realizzazione di una lunga serie di processi metabolici, il magnesio, è presente in tutte le cellule del corpo. Tra le sue notevoli funzioni, stabilizza le catene di DNA e RNA, permettendo alle cellule di rigenerarsi ed evitando mutazioni cellulari o la comparsa di cellule cancerogene, facilita la produzione di ATP, l’energia necessaria ai processi metabolici, interagisce con il metabolismo del calcio, influenza i processi di produzione dei neuromodulatori e dei neurotrasmettitori, che permettono alle informazioni di viaggiare sotto forma di impulso nervoso attraverso il corpo e ci consente di una serie di attività tra cui parlare e muoverci, garantisce il mantenimento del corretto ritmo cardiaco e consente il rilassamento del sistema muscolare e di quello nervoso.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico
«È coinvolto in oltre 300 diversi processi metabolici risultando fondamentale per l’assimilazione del fosforo, del calcio e del potassio. Facilita l’utilizzo di alcune vitamine, come quelle del gruppo B, la vitamina C e la vitamina E» nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti, Adriano Panzironi spiega le peculiarità e le principali funzioni di questo minerale sul nostro organismo. «Il magnesio svolge diverse azioni protettive nei confronti del sistema circolatorio. Favorisce la diminuzione della pressione sanguigna, agendo sulle cellule muscolari del cuore (facendole rilassare), prevenendo palpitazioni e battito cardiaco irregolare. È un ottimo vasodilatatore. Inibisce la coagulazione del sangue (diminuzione del rischio dell’ictus ischemico) e riduce il colesterolo. Facilmente rintracciabile in alimenti come cacao, frutta secca oleosa, frutti di mare, pesci (aringa e merluzzo), legumi, verdure a foglie verdi, cereali integrali. La cottura del cibo può ridurre del 75% la quantità di magnesio».
Prime tra tutte, rafforza ossa e denti. Raccomandato per prevenire l’osteoporosi e la comparsa di carie. Vigila sui livelli di zucchero nel sangue impedendo, così, la comparsa del diabete. Favorisce, con l’aumento della produzione di insulina, l’assorbimento di questi zuccheri nelle cellule, riducendone, di conseguenza, la concentrazione nel sangue. Fondamentale nei processi metabolici che aiutano a produrre energia e avere maggiore forza muscolare soprattutto a gambe e braccia. Distrugge i calcoli renali garantendo la salute dei reni. Calmante naturale e potente antistress. Il magnesio interviene nelle trasmissioni degli impulsi nervosi e agisce sulla produzione di serotonina, conosciuto anche come l’ormone del buonumore. Valido supporto per rilassare il muscolo cardiaco e prevenire le aritmie.
Poiché lo ione magnesio fa parte della saliva, presente nei succhi gastrici, è in grado di controllare gli acidi dello stomaco e favorendo la corretta digestione. Questo minerale agisce come un leggero lassativo capace di espellere le tossine presenti nell’intestino e come regolatore nella proliferazione della flora intestinale. Essenziale per il mantenimento dell’equilibrio dei liquidi corporei, svolge un ruolo importante come regolatore della pressione arteriosa e come potente alleato nel contrasto dell’ipertensione. Inoltre, regola l’equilibrio ormonale ed è in grado di prevenire e alleviare i dolori mestruali. Al contrario, un deficit di magnesio provoca la comparsa di disturbi del sonno, poiché agisce sulla produzione di questo melatonina, quindi, un deficit di magnesio provoca la comparsa di insonnia e disturbi del sonno. Inoltre, disciplina gli squilibri del pH corporeo.
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La prima linea di difesa è il sistema immunitario, tutti i segreti per rinforzarlo
Tra gli alimenti del benessere: il burro chiarificato. Un processo antico 5000 anni. L’essenziale per una dieta sana ed equilibrata. E se è vero che il buon cibo viene considerato il mezzo di prevenzione per eccellenza, allora siamo sani in base a ciò che mangiamo. Lo sosteneva anche Ippocrate quando suggeriva: «Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo». Lavorato mediante un arcaico processo di purificazione. Quindi non solo un condimento o un ingrediente fondamentale in cucina, ma vera e propria medicina. Nei paesi orientali, la leggenda narra che quanto più è vecchio tanto più è in grado di curare patologie importanti. Considerato un potente alleato nel contrasto all’invecchiamento e a tutta una serie di malattie. Ottimo rimedio naturale e valido supporto nell’aiuto alla digestione e all’assimilazione del cibo ingerito. Toccasana nei soggetti anziani e ancor più negli stati di convalescenza e di deperimento organico.
Tuttavia, i suoi benefici non finiscono qui. Viene consigliato, infatti, il consumo nei disturbi dell’infertilità, nei problemi mentali-emozionali e del sistema nervoso. Considerato in India come un potente “rasayana” (che promuove la longevità) perché capace di agire sul midollo e sul tessuto nervoso. Efficiente anche per favorire l’apprendimento e stimolare la concentrazione. Definito, secondo alcuni ricercatori, come il miglior grasso per rafforzare il fegato. Importante inoltre la sua capacità di disintossicare l’organismo e migliorare il nutrimento del sangue. Ottimo rimedio naturale per uso esterno, se abbinato alla curcuma, per infiammazioni, ferite e problemi alle articolazioni. Importante alleato anche della vista. Lavorato con un antico processo di emulsionamento con acqua che rende il prodotto soffice e fruibile anche come cosmetico “anti age”.
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il burro chiarificato non aumenta il rischio di malattie cardiache, come invece si credeva, ma in realtà le diminuisce. Tra questi, una ricerca condotta su una popolazione rurale in India, ha mostrato che il consumo di burro chiarificato tradizionale ha avuto minori incidenze sulle malattie cardiovascolari. Da non trascurare poi, l'importanza della vitamina K2 nei bambini che svolge un ruolo cruciale nello sviluppo. E ricordiamo che il burro chiarificato è una fonte di vitamina K2 e questo lo rende il supporto ideale per la dieta sana ed equilibrata. Inoltre, è un valido supporto per la digestione. Ricco di acido butirrico, un acido grasso a catena corta che nutre le cellule degli intestini. Noto per lenire le condizioni infiammatorie, ridurre l’infiltrazione di particelle alimentari non digeribili e anche per riparare la parete della mucosa.
Le sue notevoli proprietà lo rendono decisamente superiore al burro tradizionale, non solo dal punto di vista nutrivo, ma anche da quello terapeutico. Tra le caratteristiche principali, l’assenza di lattosio, lo rende perfetto per tutti gli intolleranti. Ricco di vitamine A, D, E e K fondamentali sulla salute della pelle, delle ossa, del cervello e sul rafforzamento delle difese immunitarie e di calcio, fosforo e potassio. Da non trascurare, inoltre che, il burro chiarificato è più digeribile e sano del burro comune e il suo periodo di conservazione, più lungo. Oltre ad essere povero di sodio per un prodotto di qualità superiore. Utilizzato come tonico o nutriente, antianemico, disintossicante, stimola la digestione, riduce l’acidità di stomaco, valido aiuto contro l’insonnia. Raccomandato anche in casi di tosse, bronchite e ansia. Ideale anche per la cura della pelle e i disturbi della memoria.
BURRO, PANNA e GRASSI SATURI: amici della salute e del cuore
Una lavorazione, quella del burro chiarificato, tutta Occidentale. Prodotto anche per evaporazione diretta o per centrifugazione a cui segue una fase di essiccazione sottovuoto. Alimento sacro nella religione induista, “ghee” in Asia, "smen" nel Marocco e più genericamente nel Nord Africa, “samna” in Medio Oriente, “beurre noisette” per i francesi e “bown butter” per gli inglesi. In Germania, invece, conosciuto come “butterschmalz”, in Brasile usa il nome di “mantenga clarificada”. Considerato una prelibatezza, in Egitto lo consumano come crema spalmabile. Quindi, non solo per friggere e rosolare, come unguento per capelli o da spalmare sulla pelle. E allora qual è la differenza tra il burro normale e quello chiarificato? Ecco perché quest’ultimo fa bene alla salute. Trasformato, nel processo di lavorazione, in un grasso puro, viene privato delle sue componenti importanti: caseina e acqua.
Per ottenere fritture ottimali senza correre il rischio del falò. «Il burro è un’emulsione di acqua (circa il 15%) in grasso (circa l’82%) – spiega il chimico Dario Bressanini in un’intervista a La Stampa – quando scaldiamo il burro a 100°C, l’acqua contenuta comincia a bollire e osserviamo la caratteristica “schiuma”. Quando l’acqua è evaporata completamente, la temperatura può ricominciare a salire, tuttavia tra i 120°C e i 140°C la caseina ancora presente comincia a brunirsi, e non è possibile raggiungere temperature superiori senza far annerire e bruciare tutto». E per risolvere il problema esiste solo un modo, ovvero quello di chiarificare il burro. E chiarificarlo significa eliminare acqua e caseina e mantenere solo i grassi. Così da consentire a questi di raggiungere le temperature ottimali per friggere al meglio e ottenere risultato ottimali. Utilizzato essenzialmente come grasso per friggere grazie alla sua straordinaria resistenza al calore. Al contrario, invece, il classico panetto di burro contiene, oltre ai grassi, anche acqua e proteine del latte che bruciano a temperature relativamente basse con un punto di fumo compreso fra i 120°C e i 130°C, contro i 190°C - 200°C del burro chiarificato.
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Una tra le informazioni inequivocabili giunte sino ad oggi, sul Covid-19, riguarda proprio le complicanze in caso di contagio e il relativo stato di infiammazione con la conseguente alterazione del sistema immunitario. La maggior parte di queste cellule, circa il 70-80% si trova nel nostro intestino, forse, non tutti sanno che, l’efficienza di questa attività dipende soprattutto dalla tipologia di alimenti e ancor più di nutrienti che introduciamo attraverso il cibo. «Un sistema immunitario efficiente — sottolinea Annamaria Colao in uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition — è importantissimo per difenderci da malattie e virus e passa anche per una nutrizione corretta». La resistenza alle infezioni può essere, quindi, migliorata e facilitata grazie agli antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a difendersi dall’attacco dello stress ossidativo. Via libera a tavola, quindi, agli agrumi e a tutti i cibi ricchi di vitamina C, considerata da sempre l’antiraffreddore per eccellenza.
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Anche Renata Bracale, ricercatrice e docente in nutrizione umana presso l’Università degli Studi del Molise, evidenzia in un’intervista a Fanpage l'importanza, mai come ora in cui siamo impegnati in questa lotta al virus, di tutti quegli alimenti, come frutta e verdura, a cui dovremmo attingere per rafforzare il nostro sistema immunitario. Nell’articolo, l’esperta spiega l’importanza della scelta di cibi ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti: «La regola da tenere presente è che è importantissimo mangiare colorato. I colori nascondono dietro di sé dei segreti importanti: ad ognuno corrisponde una vitamina, un minerale, un antiossidante». Lei Zhang e Yunhui Liu due ricercatori dell’ospedale dell’Università Medica di Shenyang, in Cina, sostengono che i nutrienti che potrebbero svolgere un ruolo determinante nella difesa contro il COVID-19 sono le vitamine A, B2, B3, B6, C, D ed E, oltre ai micronutrienti come selenio, zinco e ferro e agli acidi grassi polinsaturi omega 3.
«Il primo scudo contro la pandemia è proprio il sistema immunitario» spiega Philippe Lagarde, oncologo di fama mondiale. Ad agire, per il medico francese, una volta assorbiti, sarebbero i micronutrienti, come appunto le vitamine, gli oligoelementi, i polifenoli, etc.... «Essi agiscono in sinergia tra loro - prosegue l’esperto -, ma anche assieme agli enzimi e ai sistemi antiossidanti della cellula per neutralizzare i radicali liberi costantemente sviluppati all’interno delle cellule». «Questa sinergia è essenziale – continua Lagarde -, eppure viene totalmente trascurata nella lotta alle infezioni, in particolare contro quelle virali». «Le vitamine C, E, A, il selenio, lo zinco, l’acido lipoico, il glutatione e suoi precursori, i carotenoidi (flavonoidi, antociani, tannini) agiscono in sinergia e sono il “nutrimento” di cui il sistema immunitario ha bisogno» conclude il noto oncologo francese. A confermare l’ipotesi anche un report dell’OMS: «L’83% della popolazione con più di 40 anni è carente di micronutrienti». Secondo i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il sistema immunitario della popolazione a livello mondiale e, ancora più, di quella del mondo occidentale, è stato pericolosamente indebolito, soprattutto quello della fascia over 65. Detto e fatto, questo crollo delle difese apre le porte ai microrganismi patogeni, virus inclusi, spianando la strada alle pandemie.
La difesa dell'organismo contro l'aggressione dall'esterno da parte di microrganismi patogeni (virus, batteri, protozoi, funghi) formano nel loro complesso il sistema immunitario. Costituito principalmente da globuli bianchi o leucociti. I leucociti, che derivano da cellule staminali presenti nel midollo osseo e nel tessuto linfoide, intervengono in modi differenti nella difesa dell'organismo: alcuni sono in grado di inglobare l'agente esterno e distruggerlo (fagociti), altri agiscono indirettamente liberando diverse sostanze. «Il nostro corpo è attaccato continuamente dall’esterno da virus, batteri, funghi e solo la nostra pelle riesce a difenderci efficacemente» scrive Adriano Panzironi nel libro “Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti”. «Tali microrganismi patologici – continua nel libro - cercano in ogni modo di entrare nel nostro organismo, utilizzando le ferite o le abrasioni, oppure tramite la bocca e il naso o anche l’intestino, dove colonie di batteri patogeni, presenti nel colon, si scontrano con le nostre difese immunitarie».
L’importanza di una dieta equilibrata per il corretto funzionamento della difesa immunitaria l’aveva intuita anche Ippocrate quando raccomandava: «Fa che il cibo sia la tua medicina». E se è vero che la miglior difesa comincia dalla tavola, vediamo quali sono gli alimenti fondamentali ricchi di nutrienti e micronutrienti per prevenire e contrastare le infezioni e per vivere in salute. La vitamina A è considerata un antinfettivo per eccellenza, indispensabile per l’integrità di cute e mucose, che sono la prima linea di difesa dai patogeni esterni. Ne sono ricchi gli alimenti dal colore arancione come carote, zucche, albicocche e uova. La vitamina B (B2, B3 e B6), influenza la risposta immunitaria contro virus e batteri. La vitamina C è un potente antiossidante in grado di contrastare le infezioni respiratorie di origine virale, evitando così, lo sviluppo di complicanze. Presente nei kiwi, nelle arance, nelle fragole e nel ribes rosso. E ancora nel peperone rosso, nel cavolo nero, nei broccoli, negli spinaci, nella lattuga e nella rucola. La vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella modulazione della risposta immunitaria e una sua carenza aumenta il rischio e la gravità delle infezioni, soprattutto quelle del tratto respiratorio.
Alimentazione Life 120 verdure consigliate e le loro proprietà
Nel libro "Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti", Adriano Panzironi spiega le caratteristiche e le principali funzioni dei sali minerali sul nostro organismo: «Il magnesio svolge diverse azioni protettive nei confronti del sistema circolatorio» e una sua carenza viene associata a uno stato di infiammazione cronica. Favorisce la diminuzione della pressione sanguigna, agendo sulle cellule muscolari del cuore (facendole rilassare), prevenendo palpitazioni e battito cardiaco irregolare. È un ottimo vasodilatatore. Inibisce la coagulazione del sangue (diminuzione del rischio dell’ictus ischemico) e riduce il colesterolo. Facilmente rintracciabile in alimenti come cacao, frutta secca oleosa, frutti di mare, pesci (aringa e merluzzo), spinaci crudi, noci brasiliane, legumi, verdure a foglie verdi, cereali integrali. Il selenio influenza differenti tipi di risposta immune, ostacola la formazione dei radicali liberi, proteggendo le cellule dai danni dell’ossidazione. Lo zinco riduce la morbilità e la mortalità dovuta alle infezioni respiratorie e una sua carenza è associata a condizioni patologiche come raffreddori e polmoniti, difatti, «allo zinco - evidenzia Adriano Panzironi nel libro - si attribuisce la capacità di aiutare a prevenire i raffreddori e migliorare la risposta immunitaria». Se combinato piritione, inibisce la replicazione di diversi virus, compreso il coronavirus SARS-CoV2. Il ferro, una sua carenza, e determina un indebolimento del sistema immunitario aumenta rischio di infezioni acute del tratto respiratorio. Presente sia nei cibi animali (come alici, seppie, calamari, tacchino, uova, manzo e nell’alimento che ne contiene sicuramente la maggiore quantità, ovvero le ostriche) che vegetali (germe di grano, semi oleosi di canapa, sesamo, semi di zucca e girasole). Presente anche nei pinoli, noci, mandorle, nocciole e, tra i latticini, in maggior quantità nel parmigiano.
Altro ruolo importante è quello svolto dai beta-glucani, presenti nella parte esterna del chicco di orzo e avena, nei funghi e nelle alghe, sono capaci di stimolare l’attività dei fagociti, particolari globuli bianchi che hanno il compito di eliminare virus, parassiti e batteri. Gli omega 3, dotati di proprietà antinfiammatorie, inibiscono la replicazione del virus dell’influenza A e ne riducono la mortalità. Riconosciuto come nutriente essenziale, deve necessariamente essere introdotto nella dieta perché l’organismo non è in grado di sintetizzarlo. Presente soprattutto in alcune tipologie di frutta secca e di semi oleosi. Fondamentali per l’organismo sono anche l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesoenoico (DHA), appartengono anche essi alla classe degli omega-3 e rintracciabile soprattutto nel pesce azzurro: alici, sgombri e sarde. L’acido folico stimola la formazione di globuli bianchi, si trova negli asparagi, spinaci fagiolini, scarola, cavolfiori, cavolo e piselli. I polifenoli sono dei modulatori epigenetici del microbiota e dal potere anti-infiammatorio.
In primis, il consumo di alcol inibisce il sistema immunitario e altera il microbiota intestinale, riduce inoltre le capacità dei globuli bianchi di circondare e distruggere batteri pericolosi. L’eccesso di alcolici, interferisce anche con la produzione di citochine, rendendo più sensibili alle infezioni. Da evitare assolutamente quando è in corso un’infezione virale o batterica che sia. In ultimo, l’uso eccessivo di sale riduce le difese immunitarie, e quindi, la possibilità di contrastare le infezioni batteriche. Stesso meccanismo con l’introduzione di zuccheri in quantità elevate.
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Covid-19, dalle vitamine ai minerali: la miglior difesa comincia a tavola
Vitamine e sali minerali: i principali alleati di adulti e bambini
Riduce di dieci anni l’aspettativa di vita. Considerata una malattia vera e propria, l’obesità e altri disordini metabolici sono diventati le epidemie sanitarie del XXI secolo. Si legge nel primo punto del position paper, il documento redatto da un’équipe di esperti guidati dal professor Michele Carruba, direttore del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità dell’Università Statale di Milano in collaborazione con la Società Italiana Obesità (SIO), la Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (SICOB), l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) e l’Associazione Amici Obesi Onlus. Tra gli aspetti meritevoli di nota, il documento evidenzia anche l’educazione alimentare e l’attività fisica. Il nostro Paese registra decine di migliaia di morti causate da questa patologia o dalle sue conseguenze. In Italia, ogni anno muoiono 57.000 persone per malattie legate all’obesità. Questi drammatici numeri corrispondo a una media di circa 1.000 morti a settimana o, ancora peggio, una persona ogni 10 minuti. Con un incremento del 10% negli ultimi 5 anni. Il quadro non migliora nel resto del mondo, dove ci sono più di un miliardo di adulti in soprappeso e di questi, 300 milioni sono considerati obesi. Colpiti anche i più piccini: sono ben 22 milioni i bambini sotto i 5 anni in sovrappeso.
Le vere cause dell'obesità
Definita “malattia” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già dagli anni Sessanta. Una patologia epidemica che in casi potrebbe essere mortale e si caratterizza con l’aumento significativo della massa grassa e, successivamente, si manifesta sul piano organico con serie conseguenze in ogni organo e apparato. L'eccesso di peso e in particolare il grasso intra-addominale, è associato ad una serie di fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, tra cui: ipertensione, diabete di tipo 2, cancro, malattie renali e malattie epatiche. Il primo segnale di questa patologia è la circonferenza vita: dovrebbe essere inferiore agli 88 cm per le donne e a 102 cm per gli uomini. Il secondo, le numerose malattie correlate: l’88% dei casi di diabete è legato all’obesità, come il 55% dei casi di ipertensione, il 35% dei casi di cardiopatia ischemica e il 35% dei tumori. Inoltre, il fattore determinante è lo stile di vita condotto dai soggetti. Quindi, dall’alimentazione sana ed equilibrata all’attività fisica frequente. E aumentare il movimento, riducendo così la vita sedentaria, riduce il rischio di mortalità di circa tre volte.
Da non sottovalutare, inoltre, le conseguenze psicologiche: dal 20 al 40% di persone affette da obesità soffre di un disturbo del comportamento alimentare. La maggior parte poi convivono con episodi di ansia e depressione legati allo svolgimento della attività di routine. Tra i fattori di rischio, notevole aumento dei casi di cancro di cui, mezzo milione l’anno sono riconducibili all’indice di massa corporea (BMI): i chili di troppo sarebbero implicati nello sviluppo di varie tipologie di tumore tra cui all’esofago, colon-retto, pancreas, cistifellea, seno, endometrio e ovaie. Il grasso in eccesso, soprattutto quello addominale, produce sostanze che provocano infiammazioni dei vasi sanguigni che portano alle più gravi patologie cardiache. Dall’ipertensione al colesterolo. Tra gli altri pericoli del sovrappeso anche ictus e malattie cardiache. Altra correlazione è quella con l’asma allergico. La probabilità di svilupparla raddoppia in caso di obesità. Nel caso specifico, i tessuti adiposi producono mediatori che influenzano l’infiammazione e ostruiscono le vie respiratorie.
Obesità e ipertensione arteriosa
Tra i soggetti a rischio, anche i diabetici. Infatti, quasi il 90% di chi soffre di diabete di tipo 2 è in sovrappeso. Lo zucchero, nei soggetti insulino-resistente, non riesce a raggiungere le cellule e rimane in eccesso nel sangue. Da non trascurare poi, la maggiore pressione su articolazioni e cartilagini che, sottoposte a uno sforzo superiore, sono più soggette all’usura. E ancora un aumento del 25% delle probabilità di incorrere in depressione, lo dimostra uno studio della Rush University Medical Center di Chicago. Così anche per le donne incinte in sovrappeso e ai rischi connessi agli interventi chirurgici oltre che a tutte le procedure operatorie. Da non dimenticare poi la steatosi epatica, causata dall’eccessivo accumulo di grasso nel fegato e, il fegato grasso, è tipico delle persone con chili in eccesso. Ricordiamo che, nella peggiore delle ipotesi, la statosi potrebbe degenerare in cirrosi danneggiando irreparabilmente il fegato. Tra gli altri fastidi correlati all’obesità anche le apnee notturne dovuti al grasso in eccesso intorno al collo che ostacola la respirazione. In ultimo, ma non meno importante, secondo quanto scoperto da un team di ricercatori dell’Università di Cambridge, pubblicata sulla rivista scientifica The Journal of Neurobiology of Aging: il cervello delle persone in soprappeso ha le stesse caratteristiche di quello di un altro soggetto più anziano di dieci anni.
(Fonte: Il Sole 24Ore)
A complicare un quadro già crititico di suo, lo scenario attuale causato dell'epidemia in corso. Il 75% dei pazienti positivi al Covid-19 in terapia intensiva è in sovrappeso. Secondo alcuni ricercatori inglesi del Public Health England, contrarre il Coronavirus in condizioni di obesità aumenterebbe il rischio di complicanze. Difatti, le persone in sovrappeso sarebbero maggiormente esposte per via del maggiore numero di adipociti presenti nel loro corpo, con la funzione di “serbatoio virale” per la malattia. In sostanza, il peso eccessivo potrebbe determinare difficoltà respiratorie e alterare la risposta immunitaria e peggiorare irrimediabilemente la il quadro clinico.
Fanpage "L’obesità può aggravare l’infezione da coronavirus nei giovani"
La Stampa "Scatta l’allarme obesità: è la regina di ogni malattia eppure la sottovalutiamo"
Agi "Gli obesi sono più a rischio Coronavirus"
OK Benessere e Salute "Obesità: in Italia un morto ogni 10 minuti. Serve una svolta"
OK Benessere e Salute "Obesità: ecco tutti i rischi che si corrono""Obesità: ecco tutti i rischi che si corrono"
Società Italiana Obesità (SIO)
Società Italiana di chirurgia dell'Obesità e delle Malattia Metaboliche (S.I.C.OB.)
Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI)
Parola d’ordine: prevenzione! È l’arma più efficace per battere il cancro sul tempo. Infatti, non tutti sanno che il 40% dei casi di tumore potrebbero essere evitati grazie a uno stile di vita sano. Questo concetto di prevenzione del cancro ha assunto maggiore importanza negli ultimi decenni, in seguito all’incremento dei casi di questa malattia. Il primo elenco scientifico contenente i principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un tumore viene stilato nel 1981 da due epidemiologi, Richard Doll e Richard Peto. Tra gli elementi individuati nella ricerca compaiono il fumo di sigaretta e l’alimentazione oltre ad altre cause come virus, radiazioni e ormoni.
Alimentazione e TUMORI, ecco tutta la verità nascosta
In Italia, tre tumori su dieci sono causati dall’alimentazione scorretta. Le neoplasie più influenzate da ciò che mangiamo e dai chili di troppo sono quelle al colon-retto, seno, prostata, pancreas, fegato, ovaio, rene, esofago, cervice, utero ed endometrio. Molte di queste malattie potrebbero essere evitate grazie a una dieta sana e bilanciata. Si tratta di una vera e propria cultura alimentare nata e sviluppatasi nei secoli da popolazioni di contadini e pescatori, che si alimentavano con i prodotti dei loro campi o col pescato. Diversi studi hanno dimostrato, nel corso del tempo, un legame tra il regime alimentare e la diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari e tumori. I suoi punti forti sono l’elevata quantità di alimenti in grado di fornire vitamine e sali e minerali.
Ogni giorno, nel nostro Paese, muoiono 485 persone di cancro. Sul tema delicato, associazioni come l’AIRC e la Fondazione Umberto Veronesi lanciano un messaggio importante: il cancro si previene con una dieta alimentare equilibrata, movimento e niente fumo! Tra tutti, il più letale è quello ai polmoni, quindi quello al colon, infine pancreas e prostata. Per quanto riguarda le donne, invece, l’ago della bilancia si sposta sul tumore alla mammella che causa la morte di una persona su cinque. Per contro, lo scorso anno, è stato registrato un dato importante: un milione di italiani sono guariti dal cancro. Tuttavia, dobbiamo sottolineare che non esistono alimenti che da soli siano in grado di per prevenire la malattia, ma frutto di un insieme di fattori che, legati tra loro, aiutano e collaborano in questo importante lavoro di prevenzione. Ovviamente, gli studi dimostrano come i fumatori siano i soggetti più esposti a questo rischio rispetto a non fumatori. Così come anche un soggetto che si nutre prevalentemente con cibo spazzatura sarà più esposto rispetto a un altro che segue un regime alimentare sano ed equilibrato. Insomma, gli eccessi e le cattive abitudini, sono parte integrante di questo rischio.
Cure alternative al tumore
Quindi, in questa circostanza più che nelle altre, l’espressione “prevenire è meglio che curare”, calza a pennello. I 4 fattori da seguire nella prevenzione sono una dieta sana, attività fisica, limitare il consumo degli alcolici e smettere di fumare. Per quanto riguarda il primo, una dieta sana ed equilibrata è composta da una serie alimenti ricchi di nutrienti e micronutrienti come vitamine e sali minerali. Frutta, verdura, omega3, fibre, antiossidanti sono toccasana per il regolare funzionamento del nostro organismo. La selezione dei cibi è particolarmente importante perché quello che mangiamo determina le cause del tumore. Quello che mangiamo è strettamente correlato al cancro. Già negli anni ’80, l'American Journal of Clinical Nutrition pubblicava il lavoro di alcuni ricercatori dell’Università Usa di Stanford e Harvard che analizzarono gli effetti di una serie di pietanze con 50 ingredienti diversi. Lo studio dimostrò che l’80% degli ingredienti usati aveva un legame positivo o negativo con i tumori. Facciamo, quindi, attenzione a scongiurarne la possibilità di insorgenza.
«Adottare sane abitudini può evitare la comparsa di circa un caso di cancro su tre» si legge sul sito dell’AIRC. Un consiglio pratico vale quanto una medicina, se non di più: previene la malattia invece di curarla. Anche il noto oncologo francese Philippe Lagarde, nel suo libro sulla prevenzione parla dell’importanza dell’alimentari e dello stile di vita. Nel suo libro “Il libro d’oro della prevenzione”, il luminare francese, sottolinea che per prevenzione s’intende «agire prima della malattia». Lagarda spiega che seppur non è un modo per scongiurare il rischio è sicuramente una strategia per limitarlo ed evitarlo. Particolare attenzione, nel libro, viene riservata al consumo di alimenti sani e di qualità oltre che al rinforzo del sistema immunitario, rendendolo capace di proteggerci e contrastare la tossicità di radio e chemioterapia. Così da proteggere il paziente e potenziare l’azione della terapia. Lo dimostra anche uno studio sul mangiare male e il numero di decessi correlati, pubblicato sul Lancet. Nel 2017, 11 milioni di decessi in tutto il mondo, 1 su 5 decessi, sono attribuibili ad un cattivo regime alimentare. Il tabacco causa 8 milioni di decessi all’anno. Meno rispetto alla cattiva nutrizione.
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Secondo Lagarde, la cosa da fare è garantire la qualità degli alimenti che immettiamo nel nostro organismo. Il che significa innanzitutto alimenti che siano il più possibile sani, ma insieme a questi, in funzione sinergica, con essi, bisognerebbe aggiungere integratori antiossidanti di origine naturale. Per proteggersi correttamente, è necessario renderli ancora più efficaci e farli lavorare e interagire l’uno con l’altro poiché, separati perdono gran parte delle loro qualità. Parliamo dei principali antiossidanti come le vitamine A, C, D ed E, l’acido lipoico, il glutatione, i minerali (in particolare selenio e zinco) e ancora le piante multiple, in particolare il Ginkgo Biloba, i tre Ginseng.
AIRC "Stili di vita anti-cancro"
Salute Prevenzione "Mangiare male fa più male che fumare"
Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) "Prevenzione"
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È ormai noto il ruolo fondamentale del sistema immunitario, nella cura e nella prevenzione. E di conseguenza anche della funzione svolta dai micronutrienti (come le vitamine) che ne costituiscono la principale linea di difesa e di attacco nella lotta contro le infezioni. Infatti, da sempre, la nostra unica e principale difesa natura è proprio questo sofisticato sistema di allarme che, per buona parte (circa il 70%), si trova nel nostro intestino. Messo a dura prova e indebolito da una serie di fattori esterni quali inquinamento di aria e acqua, alimentazione sbilanciata, stress e l’abuso dei farmaci. Secondo i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il sistema immunitario della popolazione a livello mondiale e, ancora più, di quella del mondo occidentale, è stato pericolosamente indebolito, soprattutto quello della fascia over 65. Detto e fatto, questo crollo delle difese apre le porte ai microrganismi patogeni, virus inclusi, spianando la strada alle pandemie.
Come dimostrano anche gli studi di Luc Montagnier, medico, biologo, virologo e docente all’Istituto Pasteur e co-scopritore del virus dell’AIDS e premio Nobel per la medicina nel 2008, emerge, in modo evidente, che sostenere e favorire le capacità del sistema immunitario dei singoli individui permette la protezione dai virus, talvolta capaci di mantenersi asintomatici. E quindi perché non dovrebbe essere lo stesso anche per il Covid-19? «Sostenere il Sistema Immunitario sembra comunque una scelta logica, se non addirittura essenziale, e questo, avrebbe dovuto essere il primo gesto di prevenzione da compiere e da diffondere, prima di pensare alle misure di barriera che – lo ripeto per non essere frainteso – sono certamente utili, ma restano ahimè misure troppo deboli e tardive di fronte a un’epidemia così grave, aggressiva e rapida» spiega Philippe Lagarde, medico specializzato in oncologia, conosciuto in tutto il mondo per le sue idee e tecniche innovative di applicazione delle cure per il cancro e per il suo impegno sociale verso le persone affette dalla malattia.
Vediamo ora in che modo interviene il nostro sistema immunitario nel contrasto alle infezioni. «Il nemico numero 1 – ricorda Lagarde riportando le parole del biologo francese Jean-Marie Pelt, scomparso qualche anno fa del nostro sistema immunitario sono i radicali liberi (frammenti di molecole altamente reattive, ndr) che non devono accumularsi in alcun modo. Il corpo deve distruggerli perché sono iper-tossici. Sono quelli che sono coinvolti nella genesi delle malattie, ma sono anche quelli che promuovono le infezioni batteriche o virali». Infatti, secondo Lagarde, il primo scudo contro la pandemia è proprio il sistema immunitario. Ad agire, per il medico francese, una volta assorbiti, sarebbero i micronutrienti, come appunto le vitamine, gli oligoelementi, i polifenoli, etc.... «Essi agiscono in sinergia tra loro - prosegue l’esperto -, ma anche assieme agli enzimi e ai sistemi antiossidanti della cellula per neutralizzare i radicali liberi costantemente sviluppati all’interno delle cellule». «Questa sinergia è essenziale – continua Lagarde -, eppure viene totalmente trascurata nella lotta alle infezioni, in particolare contro quelle virali». «Le vitamine C, E, A, il selenio, lo zinco, l’acido lipoico, il glutatione e suoi precursori, i carotenoidi (flavonoidi, antociani, tannini) agiscono in sinergia e sono il “nutrimento” di cui il sistema immunitario ha bisogno» conclude il noto oncologo francese.
Ma c’è dell’altro. Per il professor Lagarde, tuttavia, questo non è sufficiente a far funzionare a dovere il sistema immunitario, «non basta cioè consumare la sola vitamina C, anche se in dosi elevate o per via venosa, per far sì che agisca, che sia davvero efficace, dobbiamo farla ‘lavorare’ insieme con tutte le altre molecole antiossidanti: in collaborazione e dunque in sinergia con loro». E quindi, per funzionare, devono appunto lavorare insieme. Da questa premessa emerge chiaramente il legame fondamentale tra salute e qualità dell’alimentazione. Per cui, un’alimentazione sana ed equilibrata, sarebbe la soluzione ideale, alla portata di tutti. A confermare l’ipotesi anche un report dell’OMS: «L’83% della popolazione con più di 40 anni è carente di micronutrienti». Per sommi capi, le difese immunitarie delle persone sono sempre più indebolite e, di conseguenza, meno resistenti alle aggressioni. Su quanto detto, il dottor Lagarde ci da un consiglio: «dai ‘cibo’ alle tue difese, apri gli occhi, se ciò non ti impedirà di incontrare il virus lungo la strada, ti consentirà perlomeno di resistere molto meglio all’infezione».
American Association for the Advancement of Science "Key feature of immune system survived in humans, other primates for 60 million years"
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Non solo per rinforzare, ma più potente di qualsiasi vaccino. È questa la sorprendente scoperta della vitamina D. La migliore difesa contro ogni malattia e componente cruciale del sistema immunitario. E laddove un vaccino può comprometterlo, la vitamina D lo irrobustisce. Tra i suoi numerosi sostenitori, il dottor Joe Prendergast, uno dei tanti esperti che stanno riconoscendo la notevole importanza delle vitamine per la salute. Per spiegarne le potenzialità, l’esperto cita il lavoro di un’equipe di ricercatori tedeschi che hanno dimostrato come la vitamina D aumenti la funzione immunitaria di un fattore da 3 a 5, stimolando drasticamente, al tempo stesso, la produzione di potenti peptidi antimicrobici. L’altra parte del lavoro, la fa il sole, durante l’esposizione ai raggi ultravioletti. Quindi, la produzione di vitamina D, così stimolata attraverso l’epidermide dimostra la sua capacità nel ridurre l’incidenza delle infezioni respiratorie, insieme a tutta una serie di altre patologie. «Senza questo ormone – spiega Prendergast – si può morire». Infatti, molte persone muoiono per cause strettamente correlate alla deficienza di vitamina D.
Dr. Joe Prendergast on Vitamin D
Esercita un’azione determinante su migliaia di geni. Sicuramente tra i non trascurabili, gli effetti della vitamina D sulla salute, giocando un ruolo decisivo nella risposta immunitaria, decisamente superiore a quella sintetica generata dai vaccini, influenza circa 3000 geni dei 25000 di cui disponiamo. Si aggiudica l’appellativo di “nutriente miracoloso” grazie alla sua capacità di abilitare il corpo umano alla produzione di oltre 200 peptidi con funzione antimicrobica, indispensabili nella lotta contro un vasto numero di infezioni. Quindi, influenzando quasi 3000 geni, svolge un ruolo importante nella risposta immunitaria, tra cui supporto al corpo nella produzione di centinaia di peptidi antimicrobici che aiutano a combattere ogni genere di infezioni. Inoltre, la vitamina D è un ormone steroideo (non una vitamina) che influenza ogni cellula del corpo ed è tra gli alleati più potenti. La miglior difesa migliore si ottiene , quindi, con un robusto sistema immunitario, al contrario delle vaccinazioni che potrebbero anche comprometterlo. Prioprio per questo, supportare il sistema immunitario dovrebbe essere in cima alla lista delle cose da fare per restare in salute e la vitamina D interpreta un ruolo cruciale in questa lotta quotidiana.
Secondo la pubblicazione di uno studio condotto dall’Oregon State University sul ruolo chiave del sistema immunitario è «l’abilità della vitamina D di regolare le proteine antibatteriche, è così importante che è stata conservata in 60 milioni di anni di evoluzione ed è presente solo nei primati, uomo incluso e in nessuna altra specie animale conosciuta». «Il fatto che questa risposta immunitaria – spiegano i ricercatori - mediata dalla vitamina D sia passata indenne dalle modifiche avvenute in milioni di anni di evoluzione e selezione naturale e sia tuttora presente in specie come le scimmie e i babbuini, suggerisce che deve essere cruciale per la sopravvivenza».
La ricerca, precisa poi che «anche se il "peptide antimicrobico della catelicidina" ha diverse attività biologiche oltre a uccidere i patogeni, non è chiaro quale, o combinazione di essi, renda la vitamina D così essenziale per la sua regolazione». L'analisi fornisce ulteriori conferme dell'enorme importanza dei livelli necessari di vitamina D nell'uomo, anche se alcuni studi dimostrano una notevole carenza di vitamina solare. «L’esistenza e l’importanza di questa parte della nostra risposta immunitaria che l'uomo e altri primati devono mantenere livelli sufficienti di vitamina», chiarisce Adrian Gombart, professore associato di biochimica e ricercatore al Linus Pauling Institute dell’Oregon State University. La vitamina D impedisce alla risposta immunitaria "adattiva" di reagire in modo eccessivo e riduce l'infiammazione e sembra sopprimere la risposta immunitaria. Tuttavia, la funzione del nuovo elemento genetico esplorato da questa ricerca consente alla vitamina D di aumentare la risposta immunitaria innata attivando una proteina antimicrobica. L’effetto complessivo può aiutare a prevenire una reazione eccessiva al sistema immunitario.
Carole Baggerly - Dosaggio della vitamina D
«È essenziale – continua Gombart - avere una risposta immunitaria innata che fornisca una difesa immediata e di prima linea, ma abbiamo anche bisogno di una protezione contro uno sforzo eccessivo del sistema immunitario, come avviene nella sepsi e in alcune malattie autoimmuni o degenerative». L’esperto parla di un atto di bilanciamento molto delicato che, in assenza di sufficienti livelli di vitamina D, si potrebbe non ottenere una risposta ottimale e, in queste condizioni, necessaria. Tra le importanti funzioni svolte dalla vitamina D nel nostro corpo, anche la sua capacità di regolare le azioni dei geni importanti per la salute delle ossa, l’assorbimento del calcio e l’inibizione della crescita cellulare. Aiuta a regolare la differenziazione cellulare e, naturalmente, la funzione immunitaria. Gombart sottolinea poi il ruolo importante della vitamina D per la salute della pelle e dell’apparato digerente.
L’ipovitaminosi D è un problema di crescente preoccupazione tra gli scienziati, la causa di questa carenza vitaminica è quasi sempre dovuta al cambiamento dello stile di vita o delle tendenze culturali, in base alle quali, la maggior parte delle persone hanno sempre meno modo di dedicare tempo all’esposizione al sole o di nutrirsi con uno stile alimentare, e quindi, una dieta ricca di vitamine. Questo fenomeno, riguarda ancor più gli anziani, che si espongono di rado alla luce solare e hanno una minore capacità di produrre vitamina D. Oltre ad essere, ovviamente, più sensibili alle fratture ossee, all'infiammazioni croniche e alle malattie infettive. Un’indagine condotta in Giappone, su un gruppo di scolari che assumevano regolarmente vitamina D3 dimostra che erano del 58% meno predisposti a contrarre l’influenza A. Un’efficacia sicuramente maggiore di quella dimostrata da qualsiasi vaccino anti influenzale, senza contare poi, tutta una serie di effetti collaterali che provocano, a lungo andare, sull’organismo.
A conferma, numerosi studi, dimostrano la maggiore efficacia della vitamina D nella prevenzione delle malattie. Nella lunga lista di patologie causate dalla deficienza di vitamina D, possiamo ricondurre: infezioni respiratorie acute, anafilassi, anemia, ansia, artrite, asma, arteriosclerosi, autismo, malattie autoimmuni, disordine bipolare, danni cerebrali, densità del tessuto mammario, fatica e dolore cronico, abilità cognitive, raffreddori, livelli della proteina C-reattiva, morbo di Crohn, fibrosi cistica, carie, depressione, diabete, dislessia, eczema, epilessia, fibromialgia, influenza, fratture, emicrania, problemi cardiaci, colesterolo alto, HIV/AIDS, ipertensione, disfunzioni del sistema immunitario, infiammazioni, infiammazioni intestinali, insonnia, patologie renali, leucemia, lombalgia, melanoma, meningite, sindrome metabolica, sclerosi multipla, miopia, dolori muscolari, obesità, osteoporosi, morbo di Parkinson, polmonite, psoriasi, schizofrenia, ictus, tubercolosi, etc…
Dunque, il modo migliore per ridurre i rischi di tutte queste malattie è sempre quello naturale, ovvero, l’esposizione alla luce solare. Ricordiamo, tuttavia, che l’esposizione occasionale è di per se insufficiente a produrre la quantità necessaria di vitamina D. In questo caso, bisognerà quindi,ottimizzarne i livelli e ricorrere a un'esposizione, al sole, frequente e prolungata al sole. Da non trascurare poi, la differenza tra le due tipologie di luce ultravioletta provenienti dal sole, ed i fattori di rischio che ognuna comporta. I raggi UVB, sono considerate onde salutari che aiutano la pelle nella produzione di vitamina D, mentre quelli UVA, sono quelli "da evitare", generalmente considerati poco salubri perché hanno la capacità di penetrare più profondamente nella pelle, causando danni non trascurabili. E quando l'esposizione solare non ci è possibile, possiamo sempre puntare su un lettino abbronzante e ricorrere a un integratore orale di vitamina D.
National Center for Biotechnology "Randomized trial of vitamin D supplementation to prevent seasonal influenza A in schoolchildren"
American Association for the Advancement of Science (AAAS) "Key feature of immune system survived in humans, other primates for 60 million years"
Home Remedy Network "Dr. Joe Prendergast on Vitamin D""Dr. Joe Prendergast on Vitamin D"
Green Med Info "Patologie e carenza di vitamina D"
OK Salute e Benessere "Vitamina D: è la sua carenza a rendere così letale Covid-19?"
Vivere in modo naturale "La vitamina D è meglio di qualsiasi vaccino"
Mercola "Perché la vitamina D è meglio di QUALSIASI vaccino e migliora il sistema immunitario di 3-5 volte"
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Nobel sul Coronavirus, Montagnier: "Pensare al sistema immunitario e niente panico"
Le vitamine combattono il Coronavirus. È questa la scioccante rivelazione che arriva dalla Cina. «La vitamina C non fa male alle persone ed è uno dei pochi, se non l'unico, agente che ha la capacità di pevenire e trattare l'infezione COVID-19» è il messaggio che manda al resto del mondo Richard Z. Cheng, MD, PhD, leader internazionale del team di supporto medico epidemico della vitamina C in Cina. D'accordo con i colleghi, anche i medici coreani dell'ospedale di Onvit che informano i cittadini sulle possibilità di aumentare il sistema immunitario contro il COVID-19. Infatti, gli specialisti, sostenendo l'importanza della prevenzione, spiegano come rafforzare il sistema immunitario e raccomandano di uscire il meno possibile, indossare le mascherine, lavarsi (spesso e bene) le mani, utilizzare disinfettante a base alcolica.
Secondo gli esperti, quindi, anche se il virus penetrasse nel corpo, non potrebbe in alcun modo moltiplicarsi e superare le difese del nostro organismo. I medici dell'Onvit sostengono la capacità di un uso estensivo di alte dosi di vitamina C di rallentare notevolmente e immediatamente il virus o fermarne la crescita. L'altra parte del lavoro viene poi affidata alla vitamina D. Gli specialisti coreani confermano il ruolo importante svolto nella prevenzione della crescita dei virus, stimolando le difese immunitarie dell’organismo oltre che per il suo fondamentale effetto antivirale diretto sul virus. Ad oggi, la Corea del Sud nonostante il numero importante di soggetti positivi al coronavirus, registra un basso tasso di decessi, pari allo 0,8% degli infettati, mentre, l'Italia, registra uno numero di morti nettamente superiore, pari al 6,6% dei contagiati. Come dimostra anche l'andamento esponenziale presentato nel grafico (v. di seguito) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (comunicato del 14 marzo 2020):
«Il COVID-19 - spiega il direttore del servizio di notizie di medicina ortomolecolare, Andrew W. Saul,con un articolo su Orthomolecular - dovrebbe essere trattato con elevate quantità di vitamina C per via endovenosa». Le raccomandazioni sul dosaggio variano in base alla gravità della malattia, da 50 a 200 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno fino a 200 mg / kg / giorno». Sui dosaggi interviente poi Atsuo Yanagisawa, MD, PhD, presidente del College of Intravenous Therapy di Tokyo ed esperto di terapia endovenosa: «Questi dosaggi sono approssimativamente da 4.000 a 16.000 mg per un adulto, somministrati per via endovenosa. Questo specifico metodo di somministrazione è importante, perché l'effetto della vitamina C è almeno dieci volte più potente per via endovenosa che se assunto per via orale». «La vitamina C per via endovenosa - aggiunge l'esperto - è un antivirale sicuro, efficace e ad ampio spettro».
«Altro contributo importante - aggiunge il direttore del servizio di notizie di medicina ortomolecolare - è sicuramente quello fornito da Richard Z. Cheng, MD, PhD, medico specialista cinese-americano che ha lavorato a stretto contatto con le autorità mediche e governative in Cina. Ha contribuito a facilitare almeno tre studi clinici cinesi sulla vitamina C per via endovenosa attualmente in corso. Il dottor Cheng è attualmente a Shanghai, continuando i suoi sforzi per incoraggiare ancora più ospedali cinesi a implementare la terapia con vitamina C che incorpora alte dosi orali e C per IV». In sintesi, sia il dottor Cheng che il dottor Yanagisawa, non solo ne confermano la rilevanza, ma raccomandano la vitamina C orale per la prevenzione dell'infezione da COVID-19».
Secondo quanto riportato in un comunicato dell'ospedale dell'Università di Xi'an Jiaotong: «Nel pomeriggio del 20 febbraio 2020, altri 4 pazienti con nuova polmonite coronavirale grave si sono ripresi dal reparto C10 dell'ospedale occidentale di Tongji. Negli ultimi giorni, 8 pazienti sono stati dimessi dall'ospedale [...] raggiunto una dose elevata di vitamina C buoni risultati nelle applicazioni cliniche. Riteniamo che per i pazienti con polmonite neonatale grave e pazienti critici, il trattamento con vitamina C dovrebbe essere iniziato il prima possibile. Una rapida applicazione di dosi elevate di vitamina C può avere un forte effetto antiossidante, riduzione delle risposte infiammatorie e miglioramento della funzione endoteliale [...] Numerosi studi hanno dimostrato che la dose di vitamina C influenza il risultato del trattamento stesso. La dose di gh di vitamina C non può solo migliorare il quadro clinico, ma soprattutto può prevenire e curare lesioni polmonari acute (ALI) e difficoltà respiratoria acuta (ARDS)».
A tal proposito, citiamo lo studio riportato sul sito dell'Ordine Nazionale Biologi : «Il calcitriolo [1,25 (OH)2D3] viene di solito studiato l’effetto preventivo della vitamina D attivata contro la polmonite interstiziale. Sebbene il colecalciferolo (vitamina D3) possa essere facilmente ottenuto con la dieta e abbia un’emivita più lunga rispetto al calcitriolo, ci sono poche studi sui suoi effetti nella polmonite interstiziale. Abbiamo usato linee cellulari umane di fibroblasti polmonari (human pulmonary fibroblast cell lines, HPFC) e un modello murino di fibrosi polmonare indotta da bleomicina per valutare se la vitamina D3 fosse attivata nei polmoni e avesse un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale. L’espressione del gene del recettore della vitamina D e dei geni per gli enzimi che metabolizzano la vitamina D è stata valutata in due linee cellulari di HPFC, come pure l’effetto soppressivo della vitamina D3 sull’induzione delle citochine infiammatorie.
L’espressione genica del recettore della vitamina D e degli enzimi che metabolizzano la vitamina D è stata studiata nelle linee cellulari di fibroblasti polmonari umani. Nelle cellule HPFC la vitamina D3 ha soppresso l’espressione indotta dalla bleomicina delle citochine infiammatorie e dei marcatori di fibrosi. Nei topi, i sintomi della fibrosi polmonare indotta dalla bleomicina sono migliorati e l’espressione dei marcatori di fibrosi e degli induttori della fibrosi è stata ridotta da una dieta ricca di vitamina D3. La vitamina D3 viene attivata localmente nei tessuti polmonari, il che suggerisce che un elevato apporto dietetico di vitamina D3 può avere un effetto preventivo contro la polmonite interstiziale».
1) Orthomolecular.org
2) OrdineNazionaleBiologi.it
3) RadiclBio.com
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