Una relazione tanto discussa che torna, ancora una volta, alla ribalta della cronaca nazionale grazie a una nuova ricerca italiana sull’importanza dell’ormone del sole nella lotta contro l’infezione da SARS-CoV2. Dall’indagine emerge che una carenza di vitamina D sembrerebbe peggiorare le condizioni, con evidenti criticità riscontrate nel quadro clinico delle persone positive al Covid. I ricercatori parlano appunto di "stadi clinici di Covid-19 più compromessi" per indicare una malattia più grave. Allo studio retrospettivo, pubblicato sulla rivista Respiratory Research e condotto su 52 pazienti, hanno collaborato l'Istituto superiore di sanità (Iss), l'Ospedale Sant'Andrea di Roma e altre istituzioni. Tra ipovitaminosi D e malattie polmonari, l’ennesima indagine prova a far chiarezza una volta per tutta: «[...] I nostri dati sottolineano una relazione tra i livelli plasmatici di vitamina D e diversi marcatori di malattia». Nelle persone con deficit di vitamina D, la sua integrazione è in grado di ridurre il rischio di sviluppare diverse infezioni virali. Inoltre, i soggetti con bassi livelli di vitamina D al momento del test Covid-19 erano a maggior rischio di essere positivi per Covid-19 rispetto a quei soggetti con stato di vitamina D sufficiente. Oltre all’esposizione solare e all’alimentazione, la supplementazione di vitamina D è una raccomandazione utile e sicura. Insomma, molto di più di un micronutriente coinvolto nel metabolismo del calcio e nella salute delle ossa. La vitamina D, per l'appunto, svolge tra le altre funzioni anche un ruolo importante come ormone pluripotente in diversi meccanismi immunologici. Come noto, infatti, i suoi recettori sono ampiamente distribuiti in tutto l’organismo e in particolare nell’epitelio alveolare polmonare e nel sistema immunitario. Ad, oggi, l'infezione da Covid-19 è ancora una sfida aperta. Sebbene siano note le caratteristiche cliniche a seguito della penetrazione del virus nel nostro sistema respiratorio, la patobiologia ei meccanismi che regolano questo ingresso e le ragioni alla base dei molteplici quadri clinici osservati sono ancora sconosciuti. Sfortunatamente, circa il 20% dei pazienti contagiati ha sviluppato una grave malattia respiratoria caratterizzata da infiltrati polmonari diffusi e danno di pneumociti alveolari, che va incontro ad apoptosi e morte. Le unità alveolari coinvolte sembrano essere periferiche e subpleuriche. Inoltre, è stata segnalata un'iperinfiammazione virale. Una precoce sovrapproduzione di citochine pro-infiammatorie conosciuta come tempesta di citochine. Tra questi, i livelli plasmatici elevati sono stati inclusi come predittori di mortalità. L'insufficienza della vitamina D è stata correlata alle infezioni virali del tratto respiratorio inferiore e all'esacerbazione nelle malattie polmonari ostruttive croniche e nell'asma. Dalla carenza alle complicanze Coinvolti nella ricerca 52 pazienti (con età media di 68 anni) affetti da coronavirus con coinvolgimento polmonare (27 femmine e 25 maschi, nella fascia di età compresa tra i 29 ed i 94 anni). I livelli di vitamina D erano carenti (con livelli plasmatici di vitamina D molto bassi, sotto 10 ng/ml) nell'80% dei pazienti, insufficienti nel 6,5% e normali nel 13,5%. Circa l'8% della coorte di studio aveva livelli plasmatici di vitamina D normali. I pazienti alle prese con la forma più aggressiva di coronavirus avevano livelli plasmatici di vitamina D più bassi indipendentemente dall'età. Francesco Facchiano, ricercatore dell'Iss, coautore dello studio spiega il metodo di ricerca utilizzato: Nella nostra indagine abbiamo correlato, per la prima volta, i livelli plasmatici di vitamina D a quelli di diversi marcatori (di infiammazione, di danno cellulare e coagulazione) e ai risultati radiologici tramite Tac durante il ricovero per Covid-19 e abbiamo osservato che i pazienti con bassi livelli plasmatici di vitamina D, indipendentemente dall'età, mostravano una significativa compromissione di tali valori, vale a dire risposte infiammatorie alterate e un maggiore coinvolgimento polmonare. Anche se gli effetti in vivo della Vitamina D non sono completamente compresi – si legge nello studio – una serie di osservazioni sottolineano il ruolo della vitamina D nello sviluppo delle malattie polmonari. La sua insufficienza è stata collegata alle infezioni virali del tratto respiratorio inferiore e all’esacerbazione delle malattie polmonari ostruttive croniche e dell’asma. Inoltre, i soggetti con bassi livelli di vitamina D al momento del test Covid-19 erano a un più alto rischio di essere positivi al Covid-19 rispetto ai soggetti con sufficiente stato di vitamina D. Da un punto di vista generale, l'attività della vitamina D sembra essenziale anche nella regolazione dello stress ossidativo e dei meccanismi di sopravvivenza. L'epitelio alveolare respiratorio rappresenta la prima linea di difesa in grado di contrastare e impedire l'ingresso di agenti patogeni. Rappresenta uno dei principali attori dell'immunità innata compresi i macrofagi alveolari e le cellule dendritiche. Se stimolate, queste cellule attivano una varietà di vie di segnalazione intracellulare per specifiche difese antimicrobiche, rilascio di mediatori infiammatori e risposte immunitarie adattative. La risposta immunitaria adattativa è strettamente correlata alla capacità dei linfociti T e B di secernere citochine e produrre rispettivamente immunoglobuline. La carenza di vitamina D è stata correlata all'aumento dei livelli di IL-6, mentre l'integrazione di vitamina D riduce i livelli di IL-6 in diversi studi. L'IL-6 è elevata nei pazienti Covid-19 con malattia grave ed è anche considerata un marcatore prognostico rilevante. È stato riportato altresì che la mortalità è maggiore nei pazienti con livelli elevati di IL-6. Una conta dei neutrofili elevata predice l'infiammazione in corso e la diminuzione della conta dei linfociti è considerata un indicatore di prognosi infausta. Nel caso di infezione acuta, lo stato più grave è spesso associato a un aumento della conta delle cellule dei neutrofili e a una riduzione dei linfociti. L'importanza della Vitamina D - intervista ad Adriano Panzironi Numerosi i lavori condotti sia retrospettivamente (Meltzer D et al.), che con metanalisi (Pereira M et al.), che hanno confermato la presenza di ipovitaminosi D nella maggioranza dei pazienti affetti da Covid-19, soprattutto se in forma severa (Kohlmeier M et al.) e di una più elevata mortalità ad essa associata (De Smet D et al.): tutti questi dati forniscono interessanti elementi di riflessione e di ripensamento su un intervento potenzialmente utile a tutta la popolazione anziana che, soprattutto in Italia, è in larga misura carente di vitamina D (Isaia G et al.). In uno studio randomizzato su 76 pazienti oligosintomatici (Castillo ME et al.), la percentuale di soggetti per i quali è stato necessario, successivamente, il ricovero in terapia intensiva è stata del 2% se trattati con dosi elevate di calcifediolo e del 50% nei pazienti non trattati. Uno studio retrospettivo su oltre 190.000 pazienti ha evidenziato la presenza di una significativa correlazione tra la bassa percentuale dei soggetti positivi alla malattia e più elevati livelli di questo nutriente (Kaufman HW et al.). In 77 soggetti anziani ospedalizzati per Covid (Annweiler G. et al., GERIA-COVID Study), la probabilità di sopravvivenza alla malattia è risultata significativamente correlata con la somministrazione di colecalciferolo, assunto nell’anno precedente oppure al momento della diagnosi. Nei pazienti positivi i livelli di vitamina D sono risultati significativamente inferiori rispetto a quelli dei pazienti negativi (D’Avolio et al.). E ancora in una sperimentazione clinica (Rastogi A. et al., SHADE Study) su 40 pazienti asintomatici o paucisintomatici è stata osservata la negativizzazione della malattia nel 62,5% dei pazienti trattati con alte dosi di colecalciferolo contro il 20,8% dei pazienti del gruppo di controllo. Vitamina D, un prezioso alleato ricco di proprietà e benefici Dati poi confermati da altri lavori condotti dall’inizio della pandemia hanno evidenziato l’importanza di questa sostanza come strategia di prevenzione e trattamento: Una review pubblicata su Nutriens evidenziava la capacità dell’integrazione della vitamina D di incidere sul rischio di sviluppare infezioni da Covid-19. Uno studio norvegese mostra laddove vi è un consumo abituale dell'olio di fegato di merluzzo, fonte di vitamina D, una percentuale inferiore di contagi o una forma più lieve della malattia. L'indagine dell'Università della Cantabria a Santander sottolinea la correlazione tra le persone positive al coronavirus, ricoverate in ospedale, e la carenza di vitamina D. Lo studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism sottolinea che nell’82,2% dei pazienti ricoverati in un ospedale spagnolo sono stati riscontrati scarsi livelli di vitamina D. La ricerca dell'Università di Chicago, pubblicata sul Journal of American Medical Association Network Open, dimostra che le persone con scarsi livelli di vitamina D potrebbero avere fino al 60% di probabilità in più di contrarre il coronavirus e di conseguenza collegata a una minore probabilità di sviluppare un'infezione in forma grave. Lo studio condotto al The Queen Elizabeth Hospital Foundation Trust con l’Università dell’East Anglia mostra un’associazione tra tasso di decessi superiore per Covid-19 e popolazioni con vitamina D carente. Lo studio di Barcellona sostiene il ruolo del calcifediolo contro il Covid, morti in calo del 60% con la vitamina D. La ricerca condotta dall'Accademia di Medicina mostra la prevalenza di soggetti con scarsa vitamina D è risultata pari al 31,86% negli asintomatici e al 96,82% in quelli che sono stati poi ricoverati in terapia intensiva. L’indagine condotta all’Università di Torino sulla necessità di adeguati livelli di questa vitamina, soprattutto negli anziani. RIPRODUZIONE RISERVATA LIFE 120 © Copyright A.R. Per approfondimenti: Respiratory Research "Circulating Vitamin D levels status and clinical prognostic indices in COVID-19 patients" Agi "La carenza di vitamina D può aggravare la malattia" Nurse Time "Coronavirus, carenza di vitamina D associata a stadi clinici più compromessi" Comune di Torino "Vitamina D nella prevenzione e nel trattamento del COVID-19: nuove evidenze" Regione Piemonte "Covid, aggiornato il protocollo delle cure a casa" Ansa "ANSA-IL-PUNTO/ COVID: PIEMONTE si attrezza contro varianti" Nutrients "Effectiveness of In-Hospital Cholecalciferol Use on Clinical Outcomes in Comorbid COVID-19 Patients: A Hypothesis-Generating Study" Jama Network "Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results" Springer Link "Associations between hypovitaminosis D and COVID-19: a narrative review" Il Messaggero "Covid, morti in calo con l'assunzione di vitamina D" Ansa "Covid: calo morti con trattamento con vitamina D" Il Resto del Carlino "Covid, con la vitamina D rischio di decesso e ricovero in Intensiva calato dell'80%" La Nazione "Covid, calo di morti con la vitamina D" La Gazzetta di Parma "Calo dei morti da Covid col trattamento con vitamina D: uno studio anche parmigiano" Il Giornale "La Vitamina D ci salverà dal Covid?" The Guardian "Add vitamin D to bread and milk to help fight Covid, urge scientists" ANSA "Covid: carenza vitamina D per oltre 80% pazienti ricoverati" Queen Mary University "Clinical trial to investigate whether vitamin D protects against COVID-19" ISS "COVID-19: la vitamina D potrebbe cooperare con l’interferone nella risposta antivirale" Today "Coronavirus e Vitamina D: la ricerca sull'olio di merluzzo e Covid-19" Journal of American Medical Association Network Open "Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19" Università di Torino "Possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19" Leggo "Covid, 8 pazienti su 10 ricoverati in ospedale erano carenti di vitamina D" Giornale di Brescia "Covid, carenza di vitamina D nell'80% dei pazienti ricoverati" Corriere del Ticino "Carenza di vitamina D nell’80% dei pazienti COVID" Corriere della Sera "La carenza di vitamina D potrebbe avere un ruolo in Covid-19?" AGI "Le carenze di vitamina D potrebbero aumentare la vulnerabilità al Covid" Fanpage "La vitamina D riduce il rischio di COVID-19, lo conferma un nuovo studio" Huffington Post "Bagni di sole e camminate nei boschi per difendervi dal virus. I consigli del Trinity College" LEGGI ANCHE: Il Piemonte rompe gli schemi: vitamina D introdotta nel protocollo contro il Covid Calcifediolo contro il Covid. Lo studio di Barcellona: morti in calo del 60% con la vitamina D Dalla vitamina D al Covid: una lunga storia tra mito e scienza Covid, calo morti e trasferimenti in terapia intensiva dell'80%: merito della vitamina D Il sole contro il Covid: la vitamina D ci rende più forti e meno vulnerabili Covid, studio a Pavia: carenza di vitamina D associata all’infezione Regno Unito: contro il Covid, vitamina D a oltre 2 milioni di persone Covid, carenza di vitamina D nell'80% dei pazienti Covid: aumenta il rischio del 60% con carenza di vitamina D