L’estate sta arrivando e il Covid se ne va. Ci riscaldano, ci abbronzano e in poche decine di secondi uccidono persino il virus. Meno di un minuto per disattivare la carica virale emessa da una persona positiva. È quanto conferma una nuova ricerca sui raggi che arrivano sulla terra. «Abbiamo dimostrato che raggi Uva e Uvb del sole nel giro di poche decine di secondi uccidono completamente il Sars-Cov-2» dimostra Mario Clerici, immunologo, docente di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore scientifico dell’Irccs di Milano Fondazione Don Gnocchi, autore, insieme al gruppo di ricerca dell’Istituto nazionale di astrofisica, di un nuovo studio tutto italiano. Numerose ricerche precedenti condotte nell’ultimo anno avevano già mostrato gli effetti benefici sia dei raggi solari che della vitamina D come scudo di difesa in questa pandemia. Secondo quando mostrato nell’ultima indagine, la luce ultravioletta a lunghezza d’onda corta o radiazione UV-C avrebbe un’ottima efficacia nel neutralizzare il coronavirus SARS-CoV-2. Confermata e ribadita più volte da recenti studi scientifici la relazione che associa la carenza di vitamina D alle forme più gravi di coronavirus. Insomma, che la carenza di vitamina D potrebbe diventare un fattore predisponente per ammalarsi di Covid e portare ad un esito severo o addirittura letale della malattia l’aveva già sostenuto a inizio pandemia, in una lettera al British Medical Journal, il professor Andrea Giustina primario di Endocrinologia all’Ospedale San Raffaele di Milano, ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo all’Università Vita-Salute San Raffaele e presidente della European Society of Endocrinology. Nella lettera, il primario evidenziava come carenze di vitamina D aumentino la predisposizione ad infezioni sistemiche e abbassino la risposta immunitaria. Insomma, la bella stagione il virus porta via. 10, 20 secondi al massimo e il sole inattiva il virus. Ormai noto da tempo il potere germicida della luce UV-C su batteri e virus, una proprietà dovuta alla sua capacità di rompere i legami molecolari di DNA e RNA che costituiscono questi microorganismi. Difatti, diversi sistemi vengono utilizzati per la disinfezione di ambienti e superfici come appunto ospedali e luoghi pubblici. In pratica, d’estate il virus è spacciato. Quindi, di conseguenza, la peggior letalità del SARS-CoV-2 scaturita dalla minore (o nulla) esposizione ai raggi solari, mezzo primario per sintetizzare la vitamina D. Per l’esperimento, i ricercatori hanno utilizzato cellule polmonari in piastra che sono state irrorate con le diverse quantità di SARS-CoV-2, dunque poste sotto lampade UV per calcolare i tempi di inattivazione delle diverse lunghezze d’onda sul patogeno umano. L’effetto germicida è stato verificato anche in risposta all’irraggiamento con gli UV-A e gli UV-B, indicando che la carica virale può essere completamente inattivata dalle lunghezze d’onda UV corrispondenti all’irradiazione solare UV-A e UV-B. «Abbiamo illuminato con luce UV soluzioni a diverse concentrazioni di virus e abbiamo trovato che è sufficiente una dose molto piccola, per inattivare e inibire la riproduzione del virus, indipendentemente dalla sua concentrazione» sottolinea Mara Biasin, docente di Biologia Applicata dell’Università Statale di Milano. «Con dosi così piccole è possibile attuare un’efficace strategia di disinfezione contro il coronavirus. Questo dato sarà utile [...] per sviluppare sistemi volti a contrastare lo sviluppo della pandemia», aggiunge Andrea Bianco, tecnologo INAF. Neutralizza l’infettività Una teoria confermata già nell’Ottocento quando, per contrastare la tubercolosi, le persone venivano esposte al sole, senza neanche sapere che assumevano in questo modo vitamina D e senza neanche conoscerne gli effetti sul piano immune. Il risultato fu che quelli che vivevano di più all’aria aperta e quindi erano maggiormente esposti ai raggi ultravioletti, si ammalavano di meno di tubercolosi o guarivano più velocemente. La vitamina D, per l'appunto, svolge tra le altre funzioni anche un ruolo importante come ormone pluripotente in diversi meccanismi immunologici. Nelle persone con deficit di vitamina D, la sua integrazione è in grado di ridurre il rischio di sviluppare diverse infezioni virali. Quindi, oltre all’esposizione solare, la supplementazione di questo nutriente è una raccomandazione utile e sicura. Questo studio - spiega Clerici all’Adnkronos Salute - è essenzialmente il seguito di un precedente lavoro che avevamo fatto l’anno scorso quando avevamo visto che i raggi Uvc che sono una componente dei raggi solari che però non arriva sulla terra, uccidevano il Sars-Cov-2 dopo un’esposizione di pochi secondi. Però gli Uvc - ribadisce Clerici - non arrivano sulla terra, quindi quei dati erano importanti solo da un certo punto di vista. Adesso, abbiamo visto che anche gli Uva e Uvb che sono i raggi che arrivano sulla terra, ci abbronzano e ci riscaldano, nel giro di poche decine di secondi uccidono completamente il Sars-Cov-2. Dunque abbiamo esattamente replicato i dati sugli Uvc però dimostrando questa volta che tutti i raggi solari distruggono il virus. E fra l’altro il tempo necessario, quando per esempio si è in spiaggia con il sole che viene amplificato dal riverbero sulla sabbia o sull’acqua, è ancora più breve. Quindi in spiaggia bastano veramente 10-20 secondi di Uva e Uvb per uccidere completamente il virus. La nostra idea è che questo, insieme alla percentuale sempre più alta di vaccinati, spieghi perché con la bella stagione stiamo superando la problematica. Innanzi tutto c’è da dire che il sole - sottolinea Clerici - non è il solo elemento che giustifichi tutto quello che osserviamo. In India hanno contribuito le feste religiose con i bagni nel Gange e poi c’erano i monsoni, quindi c’era tutta la velatura dei raggi solari dovuta alle nuvole. In Brasile sappiamo tutti quello che è successo purtroppo hanno pagato la gestione Bolsonaro, perché è vero che servono i raggi solari però servono anche le mascherine, i vaccini e tutto il resto. Gli studiosi hanno confermato l’efficacia del sole contro il Covid-19 oltre a sterilizzare oggetti e ambienti dal virus. Si vede proprio in una visualizzazione - spiega l’immunologo - l’effetto dei raggi solari sul virus: se non lo esponi ai raggi solari il virus infetta le cellule, se lo esponi ai raggi solari lo uccidi. I dati dell’anno scorso erano importanti perché hanno portato allo sviluppo di dispositivi che svolgevano proprio questa funzione ma i raggi Uvc - ricorda lo scienziato - sono pericolosi per la cute umana, quindi non si poteva stare nella stessa stanza dove venivano applicati. I raggi Uvb invece no, sono i raggi che ci toccano normalmente quando usciamo al sole, per cui questa scoperta ha un’importanza molto più alta. Gli astrofisici hanno collegato una macchinetta che produce i diversi raggi solari in maniera distinta, quindi solo gli Uva o gli Uvb o gli Uvc piuttosto che gli ultravioletti - spiega Clerici - poi abbiamo messo la macchinetta sotto una cappa, abbiamo preso le cellule polmonari e abbiamo buttato sopra il virus. E il virus che è stato esposto oppure no alle diverse componenti dei raggi solari. Dapprima - chiarisce l’immunologo - abbiamo usato una dose massimale di virus, quindi molto molto più alta di quella che si ha in un soggetto con Covid. E poi abbiamo usato la dose presente in un paziente con Covid severo, per vedere se poteva avere anche una potenziale importanza clinica. Ed effettivamente è così: si inattiva nel giro di pochi secondi la quantità di virus che è quella che nei pazienti provoca il Covid severo. L'importanza della Vitamina D - intervista ad Adriano Panzironi Numerosi i lavori condotti sia retrospettivamente (Meltzer D et al.), che con metanalisi (Pereira M et al.), che hanno confermato la presenza di ipovitaminosi D nella maggioranza dei pazienti affetti da Covid-19, soprattutto se in forma severa (Kohlmeier M et al.) e di una più elevata mortalità ad essa associata (De Smet D et al.): tutti questi dati forniscono interessanti elementi di riflessione e di ripensamento su un intervento potenzialmente utile a tutta la popolazione anziana che, soprattutto in Italia, è in larga misura carente di vitamina D (Isaia G et al.). In uno studio randomizzato su 76 pazienti oligosintomatici (Castillo ME et al.), la percentuale di soggetti per i quali è stato necessario, successivamente, il ricovero in terapia intensiva è stata del 2% se trattati con dosi elevate di calcifediolo e del 50% nei pazienti non trattati. Uno studio retrospettivo su oltre 190.000 pazienti ha evidenziato la presenza di una significativa correlazione tra la bassa percentuale dei soggetti positivi alla malattia e più elevati livelli di questo nutriente (Kaufman HW et al.). In 77 soggetti anziani ospedalizzati per Covid (Annweiler G. et al., GERIA-COVID Study), la probabilità di sopravvivenza alla malattia è risultata significativamente correlata con la somministrazione di colecalciferolo, assunto nell’anno precedente oppure al momento della diagnosi. Nei pazienti positivi i livelli di vitamina D sono risultati significativamente inferiori rispetto a quelli dei pazienti negativi (D’Avolio et al.). E ancora in una sperimentazione clinica (Rastogi A. et al., SHADE Study) su 40 pazienti asintomatici o paucisintomatici è stata osservata la negativizzazione della malattia nel 62,5% dei pazienti trattati con alte dosi di colecalciferolo contro il 20,8% dei pazienti del gruppo di controllo. Vitamina D, un prezioso alleato ricco di proprietà e benefici Dati poi confermati da altri lavori condotti dall’inizio della pandemia hanno evidenziato l’importanza di questa sostanza come strategia di prevenzione e trattamento: Una review pubblicata su Nutriens evidenziava la capacità dell’integrazione della vitamina D di incidere sul rischio di sviluppare infezioni da Covid-19. Uno studio norvegese mostra laddove vi è un consumo abituale dell'olio di fegato di merluzzo, fonte di vitamina D, una percentuale inferiore di contagi o una forma più lieve della malattia. L'indagine dell'Università della Cantabria a Santander sottolinea la correlazione tra le persone positive al coronavirus, ricoverate in ospedale, e la carenza di vitamina D. Lo studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism sottolinea che nell’82,2% dei pazienti ricoverati in un ospedale spagnolo sono stati riscontrati scarsi livelli di vitamina D. La ricerca dell'Università di Chicago, pubblicata sul Journal of American Medical Association Network Open, dimostra che le persone con scarsi livelli di vitamina D potrebbero avere fino al 60% di probabilità in più di contrarre il coronavirus e di conseguenza collegata a una minore probabilità di sviluppare un'infezione in forma grave. Lo studio condotto al The Queen Elizabeth Hospital Foundation Trust con l’Università dell’East Anglia mostra un’associazione tra tasso di decessi superiore per Covid-19 e popolazioni con vitamina D carente. Lo studio di Barcellona sostiene il ruolo del calcifediolo contro il Covid, morti in calo del 60% con la vitamina D. La ricerca condotta dall'Accademia di Medicina mostra la prevalenza di soggetti con scarsa vitamina D è risultata pari al 31,86% negli asintomatici e al 96,82% in quelli che sono stati poi ricoverati in terapia intensiva. L’indagine condotta all’Università di Torino sulla necessità di adeguati livelli di questa vitamina, soprattutto negli anziani. RIPRODUZIONE RISERVATA LIFE 120 © Copyright A.R. Per approfondimenti: MedRxiv "UV-A e UV-B possono neutralizzare l'infettività SARS-CoV-2" Adnkronos "Covid, studio italiano: così il sole distrugge il virus in pochi secondi" Fanpage "I raggi solari uccidono il coronavirus in meno di un minuto" HuffPost "I raggi del sole distruggono il virus in pochi secondi: i risultati di uno studio italiano" Secolo d'Italia "Covid, i raggi solari distruggono il virus in pochi secondi. Lo dimostra uno studio italiano" YouMedia "I raggi solari uccidono il coronavirus in meno di un minuto" Respiratory Research "Circulating Vitamin D levels status and clinical prognostic indices in COVID-19 patients" Agi "La carenza di vitamina D può aggravare la malattia" Nurse Time "Coronavirus, carenza di vitamina D associata a stadi clinici più compromessi" Comune di Torino "Vitamina D nella prevenzione e nel trattamento del COVID-19: nuove evidenze" Regione Piemonte "Covid, aggiornato il protocollo delle cure a casa" Ansa "ANSA-IL-PUNTO/ COVID: PIEMONTE si attrezza contro varianti" Nutrients "Effectiveness of In-Hospital Cholecalciferol Use on Clinical Outcomes in Comorbid COVID-19 Patients: A Hypothesis-Generating Study" Jama Network "Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results" Springer Link "Associations between hypovitaminosis D and COVID-19: a narrative review" Il Messaggero "Covid, morti in calo con l'assunzione di vitamina D" Ansa "Covid: calo morti con trattamento con vitamina D" Il Resto del Carlino "Covid, con la vitamina D rischio di decesso e ricovero in Intensiva calato dell'80%" La Nazione "Covid, calo di morti con la vitamina D" La Gazzetta di Parma "Calo dei morti da Covid col trattamento con vitamina D: uno studio anche parmigiano" Il Giornale "La Vitamina D ci salverà dal Covid?" The Guardian "Add vitamin D to bread and milk to help fight Covid, urge scientists" ANSA "Covid: carenza vitamina D per oltre 80% pazienti ricoverati" Queen Mary University "Clinical trial to investigate whether vitamin D protects against COVID-19" ISS "COVID-19: la vitamina D potrebbe cooperare con l’interferone nella risposta antivirale" Today "Coronavirus e Vitamina D: la ricerca sull'olio di merluzzo e Covid-19" Journal of American Medical Association Network Open "Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19" Università di Torino "Possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19" Leggo "Covid, 8 pazienti su 10 ricoverati in ospedale erano carenti di vitamina D" Giornale di Brescia "Covid, carenza di vitamina D nell'80% dei pazienti ricoverati" Corriere del Ticino "Carenza di vitamina D nell’80% dei pazienti COVID" Corriere della Sera "La carenza di vitamina D potrebbe avere un ruolo in Covid-19?" AGI "Le carenze di vitamina D potrebbero aumentare la vulnerabilità al Covid" Fanpage "La vitamina D riduce il rischio di COVID-19, lo conferma un nuovo studio" Huffington Post "Bagni di sole e camminate nei boschi per difendervi dal virus. I consigli del Trinity College" LEGGI ANCHE: Il Piemonte rompe gli schemi: vitamina D introdotta nel protocollo contro il Covid Calcifediolo contro il Covid. Lo studio di Barcellona: morti in calo del 60% con la vitamina D Dalla vitamina D al Covid: una lunga storia tra mito e scienza Covid, calo morti e trasferimenti in terapia intensiva dell'80%: merito della vitamina D Il sole contro il Covid: la vitamina D ci rende più forti e meno vulnerabili Covid, studio a Pavia: carenza di vitamina D associata all’infezione Regno Unito: contro il Covid, vitamina D a oltre 2 milioni di persone Covid, carenza di vitamina D nell'80% dei pazienti Covid: aumenta il rischio del 60% con carenza di vitamina D