Protagonista indiscussa dell’estate: la muscolatura! Da sempre fonte di benessere e di equilibrio psicofisico per antonomasia. Tra le più importanti integrazioni sportive e seconda solo alle proteine del siero di latte, ci sono gli aminoacidi. I nove, degli otto essenziali (chiamati così perché non possono essere autoprodotti dall’organismo), fondamentali per l’alimentazione umana riducono il senso di fatica, aiutano ad aumentare la capacità di recupero tra gli allenamenti, consentendo la costruzione di nuove proteine. Fenilanina, isoleucina, istidina, leucina, lisina, mietonina, trentina, tripoftano e valina. Non solo per l’attività sportiva. Infatti arginina, cisterna e tirosina sono fondamentali durante l'infanzia e lo sviluppo. Questi nutrienti devono necessariamente essere assunti con l’alimentazione o con l’integrazione. Ne sono ricche tutte le fonti animali tra cui uova e carne. Diventa necessario integrare la dieta quando lo sportivo deve far fronte a determinate esigenze, come un aumento di massa muscolare o della resistenza. L’integrazione di aminoacidi (essenziali e ramificati BCAA) è consigliata anche agli anziani con una scarsa massa muscolare o agli atleti con l’esigenza di perdere peso. Con il loro effetto anabolico impediscono al muscolo di degradarsi massivamente, specialmente nel caso di diete particolarmente restrittive.
Gli aminoacidi sono i costituenti delle proteine, il punto di partenza della sintesi proteica, quel processo attraverso il quale il muscolo si autoripara, si ricostruisce e si rinforza, in particolare a seguito dello stress indotto dall’allenamento. Assunti sia prima che dopo l’allenamento a seconda delle esigenze. Prima del workout, riescono ad incidere sul senso di fatica. Da sempre antagonisti del triptofano, un aminoacido fondamentale per la produzione di serotonina, l’ormone responsabile dell’affaticamento durante le sessioni allenanti. Quindi, se assunti prima dell’allenamento, impediscono al cervello di captare il triptofano e di conseguenza riescono a inibire il senso di fatica. Per contro, se presi nel post-workout hanno un effetto ripartivo sulle fibre muscolari permettendo al muscolo di avere una sintesi proteica ottimale. Per questo è preferibile un’assunzione bilanciata e dilazionata prima e dopo l’allenamento in modo da avere un risultato combinato tra i due effetti e migliorare così le prestazioni nel complesso.
Dalla scarsa tonicità causata da una dieta drastica a quando ci si ritrova senza energia, appesantiti o anche in sovrappeso. E ancora con l’avanzare dell’età. Il rischio in cui spesso si incorre è quello di assumere quotidianamente una quantità insufficiente di proteine e dunque di aminoacidi essenziali, gli unici che il corpo non produce da sé e che vanno obbligatoriamente introdotti dall’esterno, con i cibi giusti o con il supporto di integratori alimentari. Gli aminoacidi sono dei veri e propri pilastri, necessari per la crescita, il mantenimento e la riparazione delle cellule, per la produzione di enzimi e ormoni. Una carenza porta alla riduzione della massa muscolare e dell’efficienza fisica, a un insufficienza delle secrezioni digestive, a un abbassamento della resistenza alle infezioni e anche a ritardi dei processi che intervengono nella crescita. E ancora, i processi di invecchiamento diventano più rapidi. A subire questo deficit anche l’alterazione della regolazione del ritmo sonno-veglia con conseguenti peggioramenti nelle prestazioni intellettuali. Quindi, una loro introduzione è quasi vitale al benessere e una loro carenza potrebbe innescare minare il regolare funzionamento del nostro organismo.
Parola d’ordine: movimento! L’importante è tenersi in forma! Validi alleati per mantenere i tessuti sodi ed elastici nel tempo e sotto sforzo. Ma anche per muscoli, pelle e ossa. Muoversi è fondamentale per la salute del nostro corpo, non a caso i muscoli sono l’organo che si forma all’inizio della gestazione. Per lo stile di vita Life 120, l’attività fisica è uno dei pilastri fondamentali e il beneficio maggiore si ottiene seguendo uno specifico allenamento descritto nel libro di Adriano Panzironi Vivere 120 Anni: le verità che nessuno vuole raccontarti e nel DVD Life120 Sport. Gli effetti benefici dello sport influiscono in modo positivo non solo sull’organismo ma anche sull’aspetto psicologico delle persone, migliorando le capacità cognitive oltre all’umore. Inoltre, il movimento è indispensabile per far funzionare al meglio cuore, articolazioni, muscoli, metabolismo, apparato circolatorio e respiratorio e cervello. Al via a passeggiate e corse all’aria aperta, nuotate al mare o in piscina e attività sportive per mantenersi in forma, soprattutto in estate. Dallo sport amatoriale a quello agonistico. Il livello di sforzo varia a seconda dell’obiettivo prefissato. Ovviamente in base a tempi e intensità di esercizio differenti. Tuttavia, nonostante i benefici dell’attività sia molteplici, è bene ricordare che durante l’allenamento, il nostro corpo è sottoposto a uno stress che va gestito correttamente al fine di ottenere il massimo beneficio e la fatica, ripagata.
Gli squilibri metabolici momentanei che derivano da un’intensa attività fisica possono essere gestiti grazie alla giusta integrazione e alla corretta alimentazione che prevede il consumo di tutti quei nutrieti necessari al mantenimento di una buona forma fisica. E in questo processo, gli aminoacidi contribuiscono al ripristino della corretta omeostasi dell’organismo. Favoriscono, inoltre, l’aumento della forza e della prestazione con miglioramento della funzione muscolare, l’incremento della resistenza nella fase aerobica e anaerobica, un abbassamento della produzione di acido lattico e infiammazione delle fibrocellule, l’inertizzazione dei radicali liberi prodotti con l'allenamento, la riduzione dei tempi di recupero durante e dopo l'allenamento, la diminuzione oltre alla riduzione delle lesioni muscolari. Ancora più efficaci poi, se associati a una buona dose di antiossidanti e minerali, preziosi per contrastare la formazione di radicali liberi dannosi, prodotti durante lo sforzo fisico. Con un mix di nutrienti, il recupero è garantito!
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Per approfondimenti:
Gazzetta dello Sport "Aminoacidi ramificati: la corretta integrazione per gli sportivi"
Food Spring "L’effetto degli aminoacidi nello sport"
Gazzetta dello Sport "Antiossidanti, perché sono fondamentali per gli sportivi? Ecco dove trovarli"
Vanity Fair "Quattro modi facili per aggiungere antiossidanti alla tua dieta"
Sapere e Salute "Antiossidanti"
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Un atto d’amore quotidiano. Depurativi, ricchi di minerali e omega 3, un acido grasso polinsaturo che potrebbe aiutare a combattere l'infiammazione e tenere sotto controllo i livelli di colesterolo. I semi di lino (Linum usitatissimum) sono considerati i “semi della salute” per le notevoli proprietà benefiche e protettive. Scopriamo perché sono importanti nella nostra alimentazione. «La ricerca ha anche dimostrato che gli omega 3 possono aiutare a migliorare l'umore e contribuire a migliorare i disturbi dell'umore come la depressione», precisa Brigitte Zeitlin, MPH, RD, CDN. Alleato di corpo, e in particolare intestino, aiuta a contrastare la stitichezza. I semi di lino favoriscono la motilità e la regolarità intestinale, contrastando costipazione e gonfiore. Oltre a favorire la funzione depurativa dell’intestino, infatti, antiossidante. Sono positivi anche per la salute del cuore e della circolazione. Il suggerimento è quello di mangiare i semi di lino. Non interi, poiché l’organismo, al contrario, non sarebbe in grado di assimilare le sostanze. Un’alternativa sicuramente migliore per assumere i semi di lino, è quella di assumerli crudi tritati: farina, olio o integratore. «I semi di lino – continua - sono una buona fonte di proteine che favoriscono il mantenimento in salute di muscoli e ossa e, al contempo, rafforzano la funzione cognitiva aumentando anche le capacità di concentrazione». «Usali per aumentare l'apporto proteico» suggerisce Zeitlin. Inoltre, sono considerati potenti antinfiammatori: «L'infiammazione può portare a malattie cardiache - precisa Zeitlin -, obesità e malattie croniche».
Nell’impasto o sulla crosta tostata. Ancora più buono e salutare. È il turno del pane con la farina di semi di lino. Non solo per il pane, ma anche per le classiche preparazioni lievitate, mescolata con altre farine low carb, o per i dolci come le crostate. Tra le altre proprietà di questa farina, non dimentichiamo che può essere utilizzata anche per preparare impacchi contro i reumatismi, per ridurre tosse e bronchite e per il trattamento di dermatiti, psoriasi e infezioni cutanee. Inoltre, i semi di lino sono una preziosa fonte di fibre, utili per promuovere una migliore salute intestinale. «La fibra solubile può aiutare ad abbassare i livelli di colesterolo LDL (quelli cattivi) nel sangue. Può anche ridurre la velocità di assorbimento degli alimenti, il che aiuta con la sazietà e il controllo della glicemia» evidenzia Daniela Novotny, RD. Ecco alcuni altri benefici per la salute del consumo di più fibre. Oltre alla fibra solubile, quella insolubile che «aiuta ad aggiungere volume alle feci, il che facilita il movimento all’interno del sistema gastrointestinale» spiega l’esperta. Quindi anche un valido alleato «per le persone che soffrono di costipazione». Notevole anche la sua azione anti rughe e anti acne. «I semi di lino sono ricchi di lignani – sottolinea Zeitlin -, un tipo di antiossidanti che possono aiutare a combattere le malattie croniche ed i segni prematuri dell'invecchiamento come rughe sulla pelle» e in grado di bloccare lo sviluppo delle cellule tumorali. Importanti anche nella prevenzione di malattie cardiache: «Gli acidi grassi omega 3 possono aiutare a ridurre la pressione sanguigna, nonché a migliorare i livelli di colesterolo, valido supporto nel contrasto alle malattie cardiache» spiega Novotny.
Ricchi di minerali, proprietà emollienti e protettive questo super food è un vero e proprio toccasana per l’intestino e la digestione oltre ad essere un depurativo per l’organismo. L'alto contenuto di proteine e grassi insaturi, in particolare omega 3 rendono questo alimento importante per la nostra salute. Aiutano il cuore e rinforzano il sistema immunitario. Sono, inoltre, fonte di minerali e vitamine tra cui fosforo, rame, magnesio e manganese, oltre a vitamine del gruppo B, vitamina C, E, K e vitamina F che aiuta la formazione delle membrane cellulari, combatte l'invecchiamento, le infezioni e aiuta ad abbassare il colesterolo cattivo nel sangue. I semi di lino aiutano, quindi, a proteggerci da infiammazioni interne, come la cistite, o esterne, che interessano soprattutto l’epidermide. La presenza di lecitina poi, assicura il buon funzionamento del cervello e del sistema nervoso. Inoltre, le proprietà emollienti e protettive del loro derivato vengono impiegate soprattutto in cosmesi per bellezza e salute di pelle e capelli. Ma quello che non tutti sanno è che, questi semi, facilitano la perdita di peso: aiutano a bruciare i grassi convertendoli in energia. Insomma, l’alimento ideale da inserire in una dieta poiché, contribuisce anche a prolungare il senso di sazietà.
Ecco perchè gli "Omega 6" sono un pericolo per la nostra salute
«I semi di lino contengono acidi grassi monoinsaturi come l’acido oleico, e grassi saturi come l’acido stearico e palmitico, mucillagini emollienti, proteine, sali minerali e lignani che sono un genere di polifenoli antiossidanti capaci di contrastare funghi e batteri e, secondo gli studi fitologici, di esercitare un effetto preventivo contro le patologie correlate allo stile alimentare come il diabete di tipo II» spiega il biologo Christian Orlando. «Gli acidi grassi dei semi di lino – prosegue l’esperto - hanno una potente azione antinfiammatoria e immunostimolante e intervengono nella formazione delle membrane cellulari, rinforzandole e contrastando i processi infettivi e degenerativi e l’invecchiamento dei tessuti. Per questo è consigliato spesso come coadiuvante in tutte le patologie croniche, come le artriti, l'asma e le emicranie ricorrenti». «Sono la fonte vegetale più ricca di omega 3 – evidenzia Orlando -, esercitano un benefico effetto sul sistema cardiovascolare perché promuovono l'espulsione del colesterolo LDL, favorendo la sintesi del colesterolo buono HDL, regolarizzando il battito cardiaco e prevenendo l’insorgere di malattie cardio-vascolari. Inoltre aiutano a smaltire i trigliceridi, mantenendo le arterie pulite e regolando la pressione sanguigna».
Il biologo mette poi in evidenza un altro aspetto. «L'effetto anti-degenerativo dei semi di lino si estende anche al cervello e al sistema nervoso: oltre a proteggere le arterie cerebrali dalla sclerosi, contengono vitamine del gruppo B, vitamina C ed E, sali minerali come magnesio, calcio, potassio, zinco, ferro, manganese, rame, fosforo e selenio e acidi grassi essenziali come la fosfatidilcolina - un componente delle membrane cellulari - che aiutano a proteggere le cellule cerebrali dalle malattie neurodegenerative, migliorando anche le prestazioni cognitive». E ancora, tra le altre proprietà di questi semi preziosi, sottolinea «l'azione antinfiammatoria e lenitiva dell'olio di semi di lino è un molto utile per le mucose dello stomaco, che sfiamma e protegge dal rischio di gastriti e ulcere. Inoltre contiene mucillagini dolcemente lassative che regolano le funzioni intestinali, liberando l'organismo dalle scorie e contrastando disturbi come la stipsi e il colon irritabile, con un effetto emolliente e preventivo contro le intolleranze alimentari di origine tossica o infiammatoria». «L'olio di semi di lino regola le mestruazioni e contribuisce a contrastare sia i disturbi menopausali che i sintomi della sindrome dell'ovaio policistico, come l'aumento di peso, le irregolarità mestruali, l'infertilità, l'acne e la proliferazione di peli (irsutismo)» conclude l’esperto.
OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute
Combattono il diabete, aiutando a tenere sotto controllo anche i livelli di colesterolo e trigliceridi, e sono utili contro l'ipertensione. Contribuiscono, inoltre, a ridurre i fastidi causati dalla menopausa. E ancora le loro proprietà rimineralizzanti che lo rendono, insieme alla presenza di vitamina K, un alimento ideale per prevenire l'osteoporosi. Fonte per antonomasia di omega 3, stimolano e rinforzano il sistema immunitario, prevenendo anche le intolleranze, grazie agli acidi grassi omega 3 e omega 6. Inoltre, questi semi, prevengono la formazione di placche nelle arterie riducendo il rischio di malattie dell'apparato cardiocircolatorio e stabilizzano i battiti cardiaci limitando le probabilità di infarto. Dunque, tirando le somme, i semi di lino sono importanti contro la stipsi, per la loro azione anti rughe e anti acne, per curare tosse, bronchite e raffreddore, per alleviare dolori mestruali e sintomi della menopausa, per curare le infiammazioni dei tessuti, per combattere il diabete e l’ipertensione, per rinforzare il sistema immunitario, per abbassare il colesterolo, per favorire la digestione, per la pulizia del colon, per la salute di cuore e capelli.
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Prezioso e ricco di proprietà benefiche. Riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Lo conferma ricerca pubblicata sul blog dell'Harvard Medical School. La sfida tra l’olio di cocco e l’olio di oliva la vince quest’ultimo, ovvero il più sano. In questo lavoro, la ricercatrice Emily Gelsomin ha indagato su recenti studi scientifici dei due prodotti. Secondo un’indagine pubblicata sul Journal of American College of Cardiology emerge come la sostituzione di margarina (o derivati) con l'olio d'oliva evidenzia un minore rischio di malattie cardiovascolari. L’analisi dimostra che il consumo di mezzo cucchiaio al giorno diminuisce le probabilità di sviluppare questo genere di patologie. Inoltre, a conferma di questa teoria, un’altra ricerca pubblicata su Circulation, dimostra, per l'olio di cocco, l’assenza di benefici alla riduzione del grasso addominale o corporeo rispetto ad altri grassi a base vegetale. Tuttavia, nell’indagine si fa riferimento all'aumento del colesterolo cattivo, Ldl, associato a una crescita del rischio delle malattie del cuore. Tra le tante proprietà, l’olio extravergine d’oliva contribuisce a regolarizzare il livello di colesterolo nel sangue, aumentando il livello di quello buono e favorendo l’eliminazione di quello cattivo.
Dal valore nutrizionale eccellente al concentrato di vitamine, antiossidanti, fitosteroli e acidi grassi monoinsaturi. Insomma, l’olio d’oliva si presenta come una composizione nutrizionale che lo rende un alimento di grande importanza per il nostro organismo. Inoltre, la sua particolare composizione, soprattutto il contenuto di acidi grassi, lo rende particolarmente indicato nella prevenzione di malattie cardiovascolari. Questi acidi contribuiscono, inoltre, a regolare i livelli di zucchero nel sangue, la produzione di insulina, e dunque, lo rendono un potente alleato contro il diabete. Tra le sue principali proprietà, degna di nota è senza dubbio la sua funzione antiossidante. Grazie al contenuto di fenoli e tocoferoli, contrasta efficacemente i radicali liberi. L’olio d’oliva è anche un leggero lassativo. La presenza di oleocantale, conosciuta per la sua funzione antinfiammatoria e antidolorifica è un valido aiuto in caso di dolori articolari. Ma non è tutto! Contribuisce a ritardare il deterioramento mentale e previene malattie neurologiche come l’Alzheimer. Grazie agli acidi grassi che stimolano il metabolismo, facilita la regolarità intestinale. Prezioso anche per la bellezza di pelle e capelli: combatte l’effetto crespo rendendo i capelli più lucidi e nutriti e previene la formazione delle rughe grazie alla notevole funzione idratante. Utile anche in caso di dermatiti.
«I vantaggi dell'uso di oli vegetali non tropicali rimangono molto promettenti, rendendo l'olio d'oliva una scelta naturale in cucina», dichiara Emily Gelsomin, specialista in nutrizione. Un recente studio pubblicato sul Journal of American College of Cardiology ha esaminato gli adulti negli Stati Uniti e ha scoperto che la sostituzione di margarina con olio d'oliva era associata a un ridotto rischio di malattie cardiovascolari (CVD). Ciò è particolarmente evidente perché gli americani tendono a consumare meno olio d'oliva rispetto ai nostri omologhi europei. Negli Stati Uniti, i consumatori elevati hanno una media di poco meno di un cucchiaio di olio d'oliva al giorno, mentre l'assunzione giornaliera negli studi che esaminano le popolazioni del Mediterraneo è stata di ben tre cucchiai. Dopo aver preso in considerazione fattori demografici e stile di vita, quelli che consumano più di mezzo cucchiaio al giorno avevano un rischio ridotto di sviluppare CVD rispetto a quelli che usano l'olio di oliva di rado (meno di una volta al mese). Il consumo di più olio d'oliva era anche associato a una ridotta mortalità di CVD. Anche lievi aumenti del consumo di olio d'oliva, come sostituire all'incirca un cucchiaino di margarina ogni giorno con una quantità simile di olio d'oliva, hanno avuto dei vantaggi su gravi patologie.
L'olio d'oliva è stato anche correlato con una riduzione dei composti infiammatori che possono contribuire alla progressione della CVD. Le olive contengono sostanze chimiche vegetali chiamate polifenoli che possono aiutare a ridurre l'infiammazione. L'uso di olio d'oliva vergine, che viene estratto con mezzi meccanici piuttosto che chimici, è pensato per offrire livelli più elevati di composti vegetali protettivi rispetto agli oli di oliva raffinati. L'olio extra vergine di oliva (EVO) è un prodotto della lavorazione meccanica preferita. Questi polifenoli potrebbero anche estendere i benefici ad altre aree del corpo, come il cervello. Ad esempio, insieme ad altre abitudini alimentari sane, come mangiare verdure a foglia verde, principalmente l'uso di olio d'oliva durante la cottura è stato associato alla lotta contro il declino delle funzioni cerebrali che si verifica con l'età. Quindi, toccasana per il corpo... e ancor più, per la mente! Infatti, un recente studio del Cnr ha dimostrato che l'olio extravergine di oliva, non solo contrasta, ma inverte il processo di invecchiamento neurale. Grazie allo studio di un team di ricercatori del Cnr e della Università della Tuscia, pubblicato poi sulla rivista internazionale Faseb Journal è stato individuato il ruolo per contrastare il deterioramento neurale di un componente dell'olio extravergine di oliva. Si tratta dell’idrossitirosolo, presente in abbondanza anche negli scarti di lavorazione. Nell'opera di ricerca sono stati riscontrati anche particolari effetti benefici negli anziani.
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Harvard Medical School "Olive oil or coconut oil: Which is worthy of kitchen-staple status?"
Journal of the American College of Cardiology "Olive Oil Consumption and Cardiovascular Risk in U.S. Adults"
La Stampa "L’olio d’oliva vince su tutti gli altri: lo conferma ricerca di Harvard Medical School"
Il Secolo XIX "L’olio d’oliva vince su tutti gli altri: lo conferma ricerca di Harvard Medical School"
Di Lei "Olio di oliva: tutti i benefici per la nostra salute"
Consiglio Nazionale delle Ricerche "L'olio fa bene al cervello, soprattutto negli anziani"
LEGGI ANCHE: SOS invecchiamento? Arriva l'olio EVO, potente alleato del cervello
Sgusciate, tostate, al naturale o salate. Laddove il piacere incontra il benessere. Perché mangiare bene è il primo passo per vivere in salute. Ricche di proprietà benefiche. Stiamo parlando proprio delle arachidi, i semi di una tipica pianta brasiliana, conosciuta anche con il nome di “nocciola americana” o “pistacchio di terra”. Dallo snack spezza fame all’aperitivo, grazie ai tanti benefici, questo alimento contribuisce al benessere del nostro organismo. Un pugno di frutta secca al giorno allunga la vita. Ad avvalorare la testi, diversi studi scientifici che hanno confermato le proprietà benefiche delle arachidi. Secondo queste ricerche, l’elisir di lunga vita è una manciata di frutta secca. Un’altra indagine condotta su 200 mila persone tra Cina e Stati Uniti ha dimostrato che un più alto consumo di arachidi porta ad una riduzione del tasso di mortalità causato, in particolare, da ictus. Il consumo di frutta secca riduce, quindi, anche il rischio di malattie cardiovascolari. E ancora, le arachidi sono ricche di fibre, proteine e minerali come calcio e magnesio. In sintesi, le noccioline, sono alimenti piuttosto grassi e fonte di proteine. Considerate tra i cibi in assoluto più ricchi di amminoacido fenilalanina, discreto, invece, il contenuto di purine. Inoltre, l'abbondante presenza di fibra alimentare delle noccioline le rende un buon alimento preventivo e curativo per stipsi o stitichezza. Infine, le arachidi si prestano alla dieta del celiaco, dell'intollerante al lattosio e all'istamina. In Italia, la porzione media consigliata di arachidi è di circa 30 g (crude, 170 Kcal), purchè rimanga inalterata la percentuale dei macronutrienti energetici o l'apporto di calorie totali. Negli USA la Food and Drug Administration (FDA) ne consiglia 1,5 once (42 g circa).
Fonte di grassi insaturi, i cosiddetti grassi “buoni” per la salute, a differenza di alcuni saturi che danneggiano il nostro organismo. Considerata la continua ricerca di alimenti che possano riequilibrare il rapporto di omega 3 e omega 6, questi acidi grassi insaturi vengono assunti nella nostra dieta attraverso i cibi che li contengono, oppure sotto forma di olio tramite i condimenti. I grassi insaturi infatti sono prevalentemente contenuti negli oli, tra cui il più noto è quello d’oliva. Tra questa tipologia di grassi la troviamo anche negli omega 3 e gli omega 6, il cui rapporto è, non solo importante, ma fondamentale per il corretto funzionamento del nostro metabolismo. «Per il corretto funzionamento del nostro organismo, il rapporto tra omega 6 e omega 3, deve essere inferiore o uguale a 4 come riporta l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che evidenzia come bisognerebbe consumare ogni quattro grammi di omega 6 almeno un grammo di omega 3» sottolinea Christian Orlando, biologo. Ad esempio, gli arachidi sono un cibo ricco di omega 6, ma se associati a un altro alimento ricco di omega 3, come la farina di semi di lino, il rapporto tra i due sarà positivo. L’omega 3 si trova principalmente in alimenti di origine animale, come il pesce, e di origine vegetale come noci, arachidi e mais. Gli omega 6 si trovano principalmente negli alimenti di origine vegetale. Questi acidi grassi contribuiscono ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue. L’arachide, ricca di potassio, magnesio, niacina e arginina, regola la pressione arteriosa e protegge il normale funzionamento del nostro cuore. Tuttavia, la raccomandazione è quella di consumarle al naturale, ovvero non sgusciate e non salate, senza esagerare e preferibilmente abbinate ad alimenti con un alto contenuto di Omega 3, perché queste noccioline sono alimenti ipercalorici, anche se nello stile di vita Life 120 le calorie non sono considerate.
Le noccioline sono note anche per l'ottimo contenuto di polifenoli con azione antiossidante. Ma come in tutte le cose c’è anche l’aspetto negativo. Oltre all’eccessiva presenza di calorie sono sconsigliate nei soggetti con sovrappeso o obesità. Inoltre, pur contenendo un alto livello di acidi grassi polinsaturi omega 6, utili nella terapia alimentare contro l'ipercolesterolemia, questi sono prevalentemente costituiti da acido arachidonico, un acido grasso semi essenziale con una forte predisposizione ad aumentare i livelli serici di eicosanoidi pro infiammatori – coinvolti nell'aumento del rischio cardiovascolare. Come detto, i lipidi hanno una prevalenza di acidi grassi insaturi-polinsaturi, con una notevole concentrazione di acido arachidonico – omega 6 semi essenziale – le proteine sono a medio valore biologico e i glucidi non solubili o parzialmente solubili (amido e maltodestrine). Nonostante le noccioline contengano proteine a valore biologico incompleto, si distinguono per il notevole apporto di lisina, glutammina e arginina; quest'ultima è un amminoacido precursore dell'ossido nitrico, importante per il sistema immunitario e molto utilizzato nell'integrazione alimentare. Dal punto di vista minerale, le noccioline si possono considerare ricche di: calcio, ferro, magnesio, manganese, fosforo, potassio e zinco. Le noccioline hanno un'elevata concentrazione di fibre alimentari, rappresentate quasi totalmente da molecole insolubili. Assenti poi all’appello: colesterolo, lattosio e glutine.
«Le arachidi hanno varie proprietà e benefici. Innanzitutto sono una buona fonte di proteine vegetali infatti contengono infatti molti amminoacidi tra cui l’arginina importante per la crescita ed utile per mantenere l’organismo efficiente ed in salute. Sono fonte anche di sali minerali (in particolare magnesio, potassio, zinco, fosforo, manganese e rame), vitamine (soprattutto vitamina E), fibre e grassi buoni come l’acido oleico e sono anche prive di colesterolo. Inoltre è anche un alimento molto ricco di antiossidanti (polifenoli) capaci di ritardare l’invecchiamento cellulare» spiega Christian Orlando, biologo. «Contengono anche la vitamina PP – evidenzia l’esperto - che ha un’azione protettiva nei confronti della circolazione sanguigna e del sistema nervoso». «Le proprietà delle arachidi – sottolinea Orlando - sono state confermate da diversi studi scientifici come quello pubblicato sull’Internation Journal of Epidemiology secondo cui basta mangiare una piccola manciata di frutta secca al giorno per vivere più a lungo. La ricerca è stata condotta su un campione di 120mila persone e si è visto che chi mangiava almeno 10-15 grammi di noci o arachidi ogni giorno (il corrispondente di una mezza manciata) vedeva ridurre il rischio morte per alcune gravi malattie». «La conferma di questo effetto protettivo nei confronti di alcune malattie – prosegue il biologo - arriva poi da un altro studio condotto su circa 200mila persone tra Stati Uniti e Cina che ha visto come ad un maggiore consumo di noci e arachidi corrisponda anche un più basso tasso di mortalità soprattutto causata da ictus». «Un articolo apparso recentemente sulla rivista Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry, ha spiegato come la niacina, sostanza presente in questi frutti, costituirebbe un valido aiuto per quanto riguarda la prevenzione dell’Alzheimer» conclude Orlando.
Il Giornale del Cibo "Arachidi: valori nutrizionali,caratteristiche e proprietà"
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Rinforza le difese immunitarie, contrasta i radicali liberi e protegge dalle infezioni. Facciamo il pieno di vitamina C! Al via con un potente alleato per l’estate. Questo importante nutriente, prezioso per il sistema immunitario, interviene nella formazione di ossa, pelle e denti, sostiene l’attività muscolare, partecipando alla produzione di energia a livello cellulare. Inoltre, la vitamina C favorisce l’assorbimento del ferro da parte dell’intestino e la sua successiva distribuzione nell’organismo. Per contro la deficienza di vitamina C è generalmente imputabile a un insufficiente consumo di frutta e verdura, da cui deriva quel senso di stanchezza persistente che costituisce uno dei sintomi più comuni della sua carenza. O anche in presenza di una serie di condizioni che riducono le scorte di vitamina che deve necessariamente essere apportata con una dieta bilanciata o con integratori specifici) in maggior quantità. Per cui, sarebbe auspicabile, soprattutto in estate, un aumento dell’apporto di questa vitamina, per bilanciare e riequilibrare la perdita di acido ascorbico causato da una maggiore sudorazione.
VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benefici
L’importanza di questo nutriente è ormai indiscussa. «È importante per sostenere il sistema immunitario e per l’assorbimento del ferro. Infatti si consiglia di associarla al consumo di verdure o fonti vegetali di ferro. Ha poteri antiossidanti ed è coinvolta nella produzione di tante molecole come alcuni ormoni, o il collagene che ha un ruolo fondamentale nell’elasticità dei tessuti» spiega alla Gazzetta dello Sport Chiara Saccomani, biologa nutrizionista al Palazzo della Salute, Gruppo San Donato Milano. «In genere – continua la biologa - viene consigliata un’integrazione se c’è un’influenza in corso e se si mangia poco. Oppure se ci si ammala spesso, indice di un sistema immunitario in difficoltà. In questi casi, anche senza effettuare gli esami del sangue possono essere suggerite integrazioni. La vitamina C può essere carente in bambini che non mangiano magari abbastanza frutta e verdura, che sono inappetenti, o non gradiscono questa tipologia di alimenti freschi. Il pediatra dopo una visita specifica può prescrivere un’integrazione. Stessa cosa anche per gli anziani, a cui però solitamente vengono somministrati multivitaminici per andare a coprire il fabbisogno generale. L’apporto vitaminico può essere aumentato anche in gravidanza».
Nota per le sue proprietà antiossidanti contribuisce al normale rendimento del metabolismo energetico, al normale funzionamento del sistema immunitario e alla riduzione di stanchezza e affaticamento. Si tratta di una vitamina idrosolubile con azione molto ampia all’interno del nostro organismo che, come accade per le altre vitamine, va assunta attraverso l’alimentazione dato che il nostro corpo non è in grado di sintetizzarla. «La spremuta fa sicuramente bene – sottolinea l’esperta - ma da sola non basta, proprio perché è importante variare l’alimentazione. Gli agrumi in generale hanno un buon contenuto di vitamina C, quindi via libera a limone, mandarini e pompelmi. Ottimo il contenuto di vitamina C anche nelle fragole e nei kiwi. Non dimentichiamo le verdure: peperoni, pomodori, spinaci e broccoli. L’importante è ricordare che è una vitamina che viene degradata dal calore ed è sensibile alla luce. Per questo la spremuta va bevuta subito. Poi è da evitare la cottura, il calore abbassa il contenuto di vitamina C». «Le vitamine sono composti che svolgono un ruolo essenziale per il nostro corpo: compartecipano a tantissime funzioni metaboliche. Sono da tenere sotto controllo non solo per assumerne il giusto quantitativo ma anche per evitarne gli eccessi. Il consiglio generale è quello di cercare di avere un’alimentazione il più possibile varia, con frutta e verdura di stagione, alimenti che sicuramente ne contengono di più» conclude Chiara Saccomani.
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Tra le altre proprietà della vitamina C ricordiamo anche quella protettiva contro i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cellulare, ma anche il suo ruolo fondamentale nella formazione del collage, per rinforzare muscoli, ossa e vasi sanguigni. Tra le sue caratteristiche vi è poi l’azione positiva nei confronti dell’assorbimento del ferro. È per questo che si consiglia sempre di associare un po’ di succo di arancia o limone spremuto sul momento agli alimenti ricchi di ferro come e verdure a foglia verde. E ancora, partecipa alla sintesi della carnitina e degli ormoni surrenalici; la regolazione dei livelli endogeni di istamina; la riduzione della tossicità di alcuni minerali e la protezione dall’inquinamento. Scientificamente dimostrati sono anche i notevoli benefici sul sistema cardiovascolare. Non meno importante, la sua capacità di migliorare l'iperpigmentazione e ridurre l'infiammazione indotta dall'acne. Tuttavia, nel caso specifico, gli scienziati hanno evidenziato i vantaggi legati all’assunzione quotidiana di integratori di vitamina C.
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Povera di carboidrati e ricca di grassi. Ecco i notevoli benefici che si possono ottenere con questo stile alimentare. Dalla riduzione dell’infiammazione alla perdita di peso e alla salute del cuore. Secondo uno studio condotto dall'Università della California San Francisco (UCSF) la dieta con una minima presenza di carboidrati, avrebbe un impatto decisivo sui microbi che risiedono nell'intestino umano, collettivamente indicati come il microbioma. Indagini più recenti ricerche sui topi hanno dimostrato che i cosiddetti "corpi chetonici", un sottoprodotto molecolare. Questi, incidono direttamente sul microbioma intestinale spegnendo definitivamente l'infiammazione. Questo processo avviene perché, in questo regime alimentare, il consumo di carboidrati è drasticamente ridotto al fine di costringere l’organismo ad alterare il suo metabolismo usando molecole di grasso, invece dei carboidrati, come fonte di energia primaria. Teoria - quella dei grassi utilizzati per l'energia necessaria all'organismo - ampiamente supportata e dimostrata nello stile Life 120 ideato da Adriano e Roberto Panzironi.
I CARBOIDRATI FANNO BENE O MALE?
Un cambiamento che comporterebbe numerosi benefici per la salute. «Mi sono interessato a questa domanda perché la nostra ricerca precedente ha dimostrato che le diete ricche di grassi inducono cambiamenti nel microbioma intestinale che promuovono malattie metaboliche e di altro tipo nei topi, eppure le diete chetogeniche, che sono ancora più elevate nel contenuto di grassi, sono state proposte come un modo per prevenire o persino curare le malattie» evidenzia Peter Turnbaugh, Ph.D., professore associato di microbiologia e immunologia dell'UCSF, membro del Centro di medicina microbiomica UCSF e ricercatore di biochimica Chan Zuckerberg. L’esperto spiega così le motivazioni che hanno spinto l’équipe di ricercatori ad esplorare quella sconcertante dicotomia. Come già detto, la dieta chetogenica è un regime alimentare che prevede una drastica riduzione di carboidrati, costringendo l’organismo a utilizzare i grassi come fonte di energia. In questo modo, si avvia un processo chiamato chetosi, proprio perché si formano molecole definite corpi “chetonici”, utilizzati dal cervello.
Nello studio pubblicato su Cell, in collaborazione con la con la no profit Nutrition Science Iniziative, gli scienziati hanno monitorato, per due mesi, le diete e il livello di esercizio di 17 persone. Per le prime quattro settimane, ai partecipanti è stata somministrata una dieta “standard” composta per il 50% da carboidrati, 15% da proteine e il restante 35% da grassi o una dieta formata per il 5% di carboidrati, 15% di proteine e l’80% di grassi. Dopo quattro settimane, sono state scambiate le diete per consentire ai ricercatori di indagare l’alterazione dei microbiomi dei partecipanti a seguito dello spostamento tra i due stili alimentari. L'analisi del DNA microbico riscontrato nei campioni di feci dei partecipanti ha mostrato che lo scambio tra le due diete aveva cambiato drasticamente le proporzioni di phyla actinobacteria, bacteroidetes e firmicutes nell'intestino dei partecipanti, oltre a cambiamenti rilevanti in 19 diversi generi batterici.
Gli scienziati si sono concentrati su un particolare genere batterico, il bifidobatteri probiotici, ovvero quello che ha risentito maggiore della dieta povera di carboidrati e, per contro, ricca di grassi. Tuttavia, i ricercati hanno indagato su come, i cambiamenti microbici di quest'alimentazione, potevano incidere in modo positivo sulla salute. Gli esperti hanno quindi sottoposto l'intestino del topo a diversi componenti di microbiomi umani che reagiscono alle diete con una scarsa quasi prive di carboidrati, dimostrando così che, queste popolazioni microbiche alterate, riducono sensibilmente il numero di cellule immunitarie Th17. Questa tipologia di cellule T risulterebbe critica per combattere le malattie infettive, ma funzionale per accentuare l'infiammazione nelle malattie autoimmuni. Ai topi, poi, è stata sostituita l’alimentazione a basso contenuto di grassi, con una ad alto contenuto di grassi e basso di carboidrati (dieta chetogenica). Nell’indagine, è stato riscontrato che il microbioma risponde diversamente quando il livello di grasso nella dieta degli animali aumenta a livelli tali da promuovere la produzione di chetoni in assenza di carboidrati. I ricercatori hanno osservato che mentre le diete degli animali venivano invertite, anche i loro microbi iniziavano a spostarsi, in correlazione a un graduale aumento dei corpi chetonici.
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I ricercatori hanno testato i corpi chetonici per comprendere se da soli potevano guidare i cambiamenti che evidenziati nell'ecosistema microbico dell'intestino alimentando direttamente i corpi chetonici nei topi e hanno scoperto che, anche nei topi, la presenza di chetoni aggiunti era sufficiente per innescare cambiamenti microbici specifici osservati con l’applicazione dei questa dieta. «Questa è una scoperta davvero affascinante - sostiene Turnbaugh - perché suggerisce che gli effetti delle diete sul microbioma non riguardano solo la dieta stessa, ma il modo in cui la dieta altera il metabolismo del corpo, che quindi ha effetti a valle sul microbioma». «Per molte persone, mantenere una rigorosa dieta a basso contenuto di carboidrati o chetogenica è estremamente impegnativo, ma se studi futuri scopriranno che ci sono benefici per la salute derivanti dai cambiamenti microbici causati dagli stessi corpi chetonici , che potrebbero rendere un approccio terapeutico molto più appetibile» conclude il ricercatore.
Questo schema nutrizionale che si basa sui seguenti principi: un regime alimentare ipocalorico, una dieta low carb a bassissimo contenuto di carboidrati, ma per contro ad elevato contenuto di grassi e proteine.Questa dieta chetogenica è una strategia nutrizionale basata sulla riduzione, seppur drastica, dei carboidrati alimentari, obbligando così l'organismo a produrre autonomamente il glucosio necessario alla sopravvivenza e ad aumentare, al tempo stesso, il consumo energetico dei grassi contenuti nel tessuto adiposo. La produzione energetica cellulare avviene con la metabolizzazione di alcuni substrati, in particolare il glucosio e gli acidi grassi. Per lo più, questo processo inizia nel citoplasma (glicolisi anaerobica) e termina nei mitocondri (ciclo di Krebs). Tuttavia, anche se a colpo d'occhio, lo stile Life 120 sembrerebbe adottare lo stesso regime alimentare della dieta chetogenica, tra le due ci sono differenze sostanziali. a differenza del Keto, l'alimentazione suggerita da Life 120 non porta alla chetosi poichè prevede un apporto di carboidrati di provenienza da verdure (consumate a sazietà durante i pasti) e della frutta (uno al mattino). Inoltre, prevede anche una quantità di zuccheri giornaliera, funzionale ai soli due organi che utilizzano lo zucchero come fonte di energia, ovvero cuore e cervello.
Medical Xpress "Ketogenic diets alter gut microbiome in humans, mice"
Il Messaggero "Dieta chetogenica, può avere effetti benefici nelle persone che soffrono di asma"
The Italian Times "Dieta chetogenica: cos'è, come funziona ..."
My Personal Trainer "Dieta Chetogenica: Cos'è?"
Di Lei "Mal di testa. La dieta chetogenica può venire in aiuto"
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Meglio un uovo oggi che un medico domani. Tra i pochi elementi classificabili come eccellenti poiché contengono quasi tutti gli ingredienti di cui necessita il nostro fabbisogno giornaliero. Una vera e propria miniera naturale di sostante nutritive. Ogni uovo contiene vitamine A, B, D, E, K, omega 3, folato, fosforo, selenio, calcio e zinco oltre a tanti altri nutrienti importanti per la nostra salute. Per quanto riguarda il calcio, l’uovo è tra gli elementi più ricchi. Necessario allo sviluppo e al mantenimento in salute delle ossa, contribuisce anche alla regolazione dell’eccitabilità delle cellule nervose e alla contrazione muscolare. Altra funzione importante è quella svolta dal fosforo nel metabolismo energetico delle cellule. In questo alimento troviamo anche colina in abbondanza, che aiuta il cervello durante lo sviluppo e lo protegge da perdita di efficienza di memoria, conseguenza all’età. Sono fonti naturali di luteina e zeaxantina, due agenti antiossidanti che svolgono una funzione protettiva sugli occhi. Sono un valido aiuto per rendere il corpo più tonico. Il consumo alza i livelli di colesterolo HDL (quello cosiddetto “buono”).
Salutare e poco calorico. Un complesso nutritivo adatto e necessario a tutte le età. I minerali e vitamine presenti nelle uova sono importanti anche perché proteggono l’organismo dai danni provocati dai radicali liberi. Sostenute da molti esperti in alimentazione e da numerosi studi scientifici che ne esaltano le notevoli proprietà benefiche. L’uovo è quindi una ricca fonte proteica, motivo per cui viene consigliato soprattutto a chi pratica attività sportiva. È tra i cibi più digeribili. L’uovo evita i danni di una deficienza di nutrienti dovuta ad una alimentazione irrazionale ed incompleta (come ad esempio quelle ricche di carboidrati). Inoltre, le uova, contengono colina un nutriente importante per costruire le membrane cellulari. Tanto importante che glie è stata persino dedicata una giornata. Il World Egg Day nasce con lo scopo di sensibilizzare sui tanti benefici prodotti da un alimento fondamentale come l’uovo e smentirne, una volta per tutte, le radicate convinzioni. Infatti è proprio nel tanto demonizzato tuorlo che si trovano la maggior parte delle proprietà nutritive. Inoltre, secondo uno studio americano, pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Nutrition, mangiare un uovo al giorno riduce il rischio di ictus del 12% e non comporta pericoli per quel che concerne il colesterolo.
Miniera di proteine di altissima qualità e superiore a qualsiasi altro, lo rendono l’alimento perfetto sotto ogni punto di vista. I suoi tanti benefici non erano sconosciuti neanche tra le antiche civiltà di egiziani, persiani, greci e romani, venivano consumate anche nel Medioevo per ottenere maggior vigore fisico. In esse sono presenti, tutti gli aminoacidi essenziali, quelli cioè che l’organismo non è in grado di sintetizzare e deve, quindi, assumere con il cibo. Inoltre, sono particolarmente indicate per stimolare la crescita muscolare in risposta alla sollecitazione indotta dall’esercizio. Le uova, oltre a incidere positivamente sulla struttura muscolare, sono essenziali per il corretto funzionamento del sistema immunitario, che difende il corpo dalle infezioni. Sono ideali anche per sostenere la crescita e lo sviluppo.
2 UOVA al giorno per fare il pieno di salute con vitamine e minerali
Insostituibili per l’elevata concentrazione di colina, componente essenziale nella nostra alimentazione e utile per il corretto metabolismo dei grassi. La colina, componente essenziale dell’acetilcolina, abbassa il tasso del colesterolo e ne riduce l’assorbimento, contrasta l’ipertensione, svolge una funzione protettiva nei confronti del fegato e ne impedisce l’accumulo di grasso, è una delle sostanze fondamentali per lo sviluppo del sistema immunitario e garantisce il corretto funzionamento delle cellule cerebrali. Non dimentichiamo poi, che le uova e in particolare, i tuorli, sono ricchi di lecitina, una sostanza preziosa per ogni cellula del nostro corpo. Influisce sui compiti vitali nelle membrane cellulari, soprattutto nel tessuto nervoso. E ancora, influenza in modo positivo i livelli di colesterolo e previene la formazione di calcoli biliari.
Diffamato e demonizzato ingiustamente oltre a essere oggetto, negli ultimi 50 anni, di una vera e propria persecuzione. Sull’uovo se ne sono dette tante, ma è arrivato il momento di fare chiarezza su questo importante alimento. Innanzitutto non aumenta i livelli ematici di colesterolo. Studi scientifici hanno, infatti, dimostrato, che nei soggetti esaminati, il consumo quotidiano di uova non aumenta significativamente il colesterolo ematico. Questo avviene poiché, nelle uova, sono contenuti i principi nutritivi capaci di esercitare un’azione ipocolesterolemizzante. Inoltre, nelle uova sono contenuti grassi insaturi come l’acido linolenico (omega 3), l’acido oleico e la lecitina svolgono la funzione di pulizia delle arterie dai depositi dannosi provocati proprio dalla presenza di colesterolo in eccesso. La lecitina oltre a ridurre il livello di colesterolo nel sangue ha la capacità di far diminuire l’assorbimento di colesterolo alimentare.
Mangiare uova tutti i giorni può aiutare la salute cardiaca
Non è un cibo grasso. Anche se viene spesso creduto il contrario, contiene solo l’11% di grassi e pur essendo di origine animale, è costituito per lo più da monoinsaturi e polinsaturi (quelli considerati benefici per l’organismo). Per quanto riguarda i rimanenti acidi grassi saturi, invece, sono costituiti in gran parte da acido stearico, che nel fegato viene rapidamente trasformato in acido oleico, ovvero in un acido monoinsaturo. Vale a dire, le uova contengono una scarsa quantità di grassi e questi non sono nocivi, anzi, sono quelli che fanno bene alla salute. Come è stato anche dimostrato dalla ricerca con l’innalzamento del “colesterolo buono” e dell’abbassamento di quello “cattivo.”
Non sono nocive per il fegato. Al contrario, fanno bene! Non favorisco in alcun modo lo svuotamento della colecisti e, in presenza di calcolosi biliare non si rischiano dolorose coliche. A sfatare queste leggende metropolitane due preziose sostanze presenti nell’uovo: la colina e la metionina che proteggono il fegato. Quindi, non solo non fanno male, ma chi soffre di patologie epatiche può tranquillamente mangiare uova senza correre rischi. Da non trascurare poi che sono uno tra alimenti più facilmente digeribile. L'uovo non è un nemico della linea. Un uovo contiene solo 80 Kcal ricche di proteine capaci di aumentare l’energia corporea e prolungare il nostro senso di sazietà che inibisce, di conseguenza, il desiderio di mangiare per lungo tempo. Insomma, due uova a colazione sono una vera e propria iniezione di salute.
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Dal polline alle allergie. La primavera, oltre alle belle giornate, porta con se anche tutti i fastidi legati alla febbre da fieno. Dagli starnuti agli occhi gonfi. Le allergie da pollini colpiscono tra il 10 e il 20% delle persone. «La questione con le allergie stagionali è che colpiscono il naso e gli occhi tendono ad essere nasali e la maggior parte dei sintomi è localizzata nella testa, a meno che non si abbia uno sfogo cutaneo» spiega Greg Poland, direttore del Mayo Clinic's Vaccine Research Group. Tuttavia, pochi sanno che il miglior rimedio naturale contro le allergie è il sale rosa dell’Himalaya. Rispetto al sale industriale, il sale rosa himalayano è decisamente il più indicato contro fastidi di tipo allergico. Considerato come il più pregiato, completo e puro tra i sali, solo quello himalayano contiene ben 84 oligoelementi e minerali fondamentali per il nostro organismo come rame e ferro da cui prendono la colorazione rosa naturale tipica di un prodotto non trattato e non sbiancato chimicamente.
Grazie alle sue proprietà antibatteriche e antinfiammatorie, è in grado di sciogliere il muco e accelerare la sua espulsione, supportandone il processo di rinforzamento del sistema immunitario. Una lunga serie di benefici contro i fastidi da allergia possono essere accentuati grazie alla nebulizzazione. Una tecnica unica, meno invasiva e delicata di altri sistemi perché permette di diffondere in modo omogeneo e sicuro tutti gli oligoelementi presenti nel sale himalayano all’interno della stanza. E in attesa della riaperture delle stanze del sale, possiamo sempre scegliere un piano B per non trascurare il benessere del nostro organismo. Nel frattempo, l’alternativa utile e semplice da utilizzare, potrebbe essere quella delle inalazioni di sale rosa dell’Himalaya. Da non dimenticare che, se riscaldato, il sale rosa himalayano, enfatizza le sue proprietà disintossicanti e decongestionanti.
Il sale dell'Himalaya possiede notevoli proprietà depurative, disintossicanti e rinvigorenti che apportano numerosi benefici al nostro organismo. Tra questi, la sua capacità di equilibrare il pH a livello cellulare, favorire l'assorbimento intestinale, contribuire all'igiene orale, vigilare sul corretto funzionamento della tiroide, diminuire i disturbi articolari e muscolari, alleviare gli stati di ansia, tonificare la pelle, facilitare il sonno, aiutare la respirazione e la circolazione sanguigna, curare le infezioni delle vie respiratorie, agevolare la riduzione dei segni dell'invecchiamento, ridurre i crampi, ridurre il rischio di ipertensione e ritenzione idrica, accresce il desiderio sessuale e rinforzare la resistenza delle ossa. Oltre al noto uso alimentare in cucina, il sale rosa è quindi impiegato come soluzione idrosalina grazie alle in numerose peculiarità che lo rendono un potente coadiuvante in grado di curare diverse patologie. In primis, considerata l’emergenza stagionale, le inalazioni idrosaline, metodo utilizzato soprattutto in caso di malattie delle vie respiratorie come asma, bronchite o raffreddore. Il procedimento è molto semplice, basta riempire una pentola e portare l’acqua ad ebollizione, aggiungere poi 30 grammi di sale rosa dell'Himalaya. Appena sciolto il sale, inalare il vapore sprigionato dalla soluzione attraverso fumenti. Una volta terminato, gli organi trattati impiegheranno almeno 30 minuti per espellere le tossine. Tuttavia, queste inalazioni non rappresentano una cura contro le allergie primaverili, ma piuttosto un rimedio naturale efficace contro tutti i sintomi tipici delle manifestazioni allergiche come asma, raffreddore, congestione nasale, lacrimazione degli occhi, bronchiti e difficoltà respiratoria.
I benefici del sale sulla pelle: Sale Rosa dell'Himalaya
Tuttavia, le inalazioni non sono l’unico uso in ambito terapeutico. In caso di bronchite o secchezza cutanea è possibile utilizzare il sale rosa per un bagno nell'acqua salata, attraverso l'osmosi le tossine del corpo vengono espulse nell'acqua mentre i sali minerali della soluzione salina vengono assorbiti attraverso la pelle riequilibrando i livelli del pH. Questo trattamento viene solitamente circoscritto a una parte del corpo, come avviene nel caso del pediluvio, ma può essere adottato anche come bagno totale. Notevole in caso di malattia della pelle come ferite, herpes e punture di insetti, contusioni, rigonfiamenti e distorsioni o più semplicemente può essere utilizzato come scrub per la pelle. Questa soluzione è indicata anche per i lavaggi delle cavità nasali in caso di raffreddore e allergie per dare sollievo a dolori provocati da malattie croniche, oltre alle infiammazioni del cavo orale. Ottimo rimedio anche per alleviare il dolore in caso di mal di gola, utilizzabile per disinfettare sia attraverso sciacqui, eliminando virus e batteri, che attraverso impacchi in grado di attenuare il dolore. Utile anche per sanare i casi di otite, utilizzato attraverso sacchetti di cotone o di lino, riscaldato in forno a 50-60°C e appoggiati sull’orecchio infiammato per circa 20 minuti.
Altro effetto purificante ed equivalente di una dieta disintossicante, è quello del bagno nella soluzione idrosalina. Mediante questa pratica, dove si consiglia di utilizzare almeno 1 Kg di sale, le tossine vengono trasferite dal corpo all'acqua mentre la pelle reintegra i minerali in soluzione. Al contrario del bagno normale, che disidrata, il bagno salino fissa l'acqua depositando il sale nello strato più esterno della pelle, lo strato protettivo rimane intatto e la cute non inaridisce. Indicato particolarmente per chi ha una tipologia di pelle molto secca. E non è tutto. Ottimo rimedio per ferite, punture d'insetto, dolori articolari e muscolari e per riequilibrare il pH della pelle sono le frizioni idrosaline. Questa pratica accelera la cicatrizzazione delle ferite anche in caso di contusioni e gonfiori. Basterà sciacquare e frizionare la parte interessata più volte delicatamente e asciugate. In caso di febbre, utilizzati più frequentemente gli impacchi salini. E ancora, il cuscino di sale usato a caldo o a freddo come metodo naturale per alleviare dolori reumatici o distorsioni. In ultimo, la versione moderna del mantello spagnolo di Sebastian Kneipp, la maglietta al sale disintossica l'organismo e riattiva il metabolismo.
Cure-naturali "Sale rosa, proprietà e uso"
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Asma, difficoltà respiratoria? La scienza conferma che dipende da quello che si mangia
Coronavirus, chi rischia di più? Scatta l’allarme per i diabetici. Il 43,9% dei soggetti deceduti avevano il diabete. Il report del 20 marzo, dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sui pazienti deceduti in Italia, conferma la probabilità di maggiore mortalità in presenza di diabete. Mentre, il 48,6% presentava 3 o più patologie croniche. Secondo il Current Diabetes Review «il diabete di tipo 2 può «aumentare l’incidenza delle malattie infettive e delle comorbilità correlate». E anche se questi non hanno maggiore probabilità di essere contagiati, rischiano sicuramente più degli altri di sviluppare gravi complicanze, una volta contratto il virus. È la conclusione di un équipe di ricercatori dell’Università di Padova. La ricerca, pubblicata sul Journal of Endocrinological Investigation, dimostra come i pazienti diabetici, soggetti a un aggravamento del quadro clinico in presenza di qualsiasi malattia acuta, nel caso di infezione da SARS-CoV2 hanno un rischio di prognosi peggiore della patologia, rispetto a quella degli altri soggetti infetti non diabetici.
I soggetti più a rischio sono «le persone anziane e le persone con condizioni mediche preesistenti, come ipertensione, malattie cardiache, malattie polmonari, cancro o diabete» rende noto l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). A conferma della teoria, una ricerca cinese, pubblicata sulla rivista scientifica Diabetes/Metabolism Research and Reviews, condotta nella Huazhong University of Scienze di Wuhan, sui pazienti con diabete di tipo 1 o di tipo 2 positivi al Covid-19. Lo studio ha registrato valori più elevati di alcuni indici coagulativi e di marcatori infiammatori nei diabetici con polmonite virale in atto, sottolineando come le eccessive risposte di ipercoagulabilità e di flogosi interstiziale a livello degli alveoli polmonari, legati ad una cattiva regolazione del metabolismo del glucosio, aggravassero di fatto il decorso della polmonite da Coronavirus, favorendo lo sviluppo di complicanze multiorgano, coinvolgenti il cuore, il fegato, i reni, l'apparato vascolare e neurologico. L’indagine dimostra che questi soggetti presentano un’infiammazione più acuta degli altri.
L’interconnessione tra Covid-19 e diabete è dovuto all’enzima attraverso cui il virus entra nelle cellule delle vie respiratorie è lo stesso espresso nelle cellule del pancreas e del fegato, e il paziente portatore di entrambe le malattie presenta indici coagulativi, marcatori infiammatori e proteina C reattiva con più alti livelli nel sangue rispetto ai soggetti positivi al Coronavirus, ma senza diabete. Inoltre, le “abituali” complicanze causate dal diabete come neuropatie, retinopatie, arteriopatie e nefropatie, oltre a una maggiore predisposizione a contrarre patologie batteriche e virali durante la infezione Covid 19 si riacutizzano, peggiorando la già critica situazione clinica, esponendo così, il soggetto diabetico, a un elevato rischio di complicanze dei suoi organi vitali. Lo studio dimostra che non solo le persone con diabete, ma tutti i soggetti con valori alterati della glicemia sviluppano una serie di complicanze non trascurabili. Dei 20 pazienti positivi al virus e ricoverati in terapia intensiva, 15 avevano problemi di diabete o di obesità. Anche quest’ultima patologia predispone un’aggressività più alta dell’infezione SARS-CoV2 che attacca con maggiore facilità i soggetti con un sistema immunitario più debole.
Noto è infatti, soprattutto tra le persone in sovrappeso, le difficoltà respiratorie e, sappiamo bene che, il coronavirus, aggredisce prevalentemente l’apparato respiratorio, e quindi, i polmoni. Proprio per questo, per tutte le persone affette da queste patologie o con problemi di glicemia, è importante la prudenza seguendo minuziosamente tutte le misure di prevenzione raccomandate dal Ministero della Salute, oltre a quelle igieniche e al distanziamento sociale, al fine di evitare il contagio. Il rischio poi, diventa più elevato se, a queste (e altre) patologie si aggiunge un altro fattore: l’età. Per queste persone, la sovrapposizione dell’infezione virale a un’altra malattia potrebbe essere fatale. Tra le altre patologie che rendono un soggetto maggiormente esposto e vulnerabile ricordiamo: cancro, malattie cardiovascolari, ipertensione, asma, cardiopatia, insufficienza renale e neuropatia. Secondo uno studio pubblicato sul Current Diabetes Review, la disfunzione della risposta immunitaria rende i diabetici più sensibili alle infezioni. L’iperglicemia nei diabetici potrebbe essere una causa di questa disfunzione che si manifesta in un mancato controllo della diffusione di agenti patogeni invasori, rendendo i soggetti affetti da diabete più sensibili alle infezioni. Riportando, in alcuni casi, anche danni al sistema circolatorio e, di conseguenza, ciò il rallentamento dell’irrorazione sanguigna.
Il sistema immunitario svolge un ruolo importante nei soggetti con diabete che sviluppano gravi sintomi di coronavirus. «Alti livelli di zucchero nel sangue per un lungo periodo di tempo possono effettivamente deprimere il sistema immunitario, quindi non risponde più rapidamente al virus quando entra nel corpo e ha più tempo per replicarsi, scendere ai polmoni e causare i problemi legati alla respirazione che possono portare alla necessità di cure ospedaliere» spiega Amir Khan, affermato specialista ed esperto nella patologia del diabete di tipo 1 e 2. L’esperto fa poi riferimento ai dati diffusi dalla Cina che mostrano, nei primi 44.672 casi positivi, le persone che avevano malattie cardiovascolari, precedenti infarti o ictus, avevano un tasso di mortalità più alto (10,5%). «In Cina, dove la maggior parte dei casi si è verificata finora, le persone con diabete avevano tassi molto più alti di complicanze gravi e morte rispetto alle persone senza diabete» spiega l’American Diabetes Association. Tuttavia, a peggiorare il quadro clinico, come evidenziato nel report dell’ISS, contribuiscono anche alcuni farmaci ad uso comune. Gli Ace inibitori, molecole con effetti antipertensivi che agiscono sulla funzionalità cardiaca ostacolando l'insorgenza della insufficienza renale, influenzano negativamente l’evoluzione dell’infezione.
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Previene diabete, patologie oncologiche e malattie cardiovascolari. E rallenta l’invecchiamento! Al via con l’elisir della salute: il digiuno terapeutico dei 5 giorni. È questo il risultato dello studio condotto da un team di ricercatori della University of Southern California, pubblicato sulla rivista Cell Metabolism. Lo stop di cinque giorni all’apporto calorico giornaliero, secondo questa ricerca, potrebbe rivelarsi un vero e proprio toccasana e i benefici interesserebbero, di conseguenza, l’intero organismo. E non è tutto! «Il digiuno è un'arma straordinaria per contrastare le malattie e assicurasi una maggiore longevità» sostiene Adriano Panzironi. «La natura è in grado di curare ogni tipo di patologia - prosegue Panzironi, citando Ippocrate - e il digiuno è in grado di contrastare tutte quelle malattie che interferiscono con il corretto funzionamento del nostro sistema immunitario, come gotta, artrite, fibromialgia, asma e tutte quelle che coinvolgono la risposta immunitaria». Sottolinea poi una correlazione tra digiuno e riduzione dell'infiammazione spiegando che, una volta riattivato il sistema di equilibrio cellulare e ripristinata la reazione immunitaria, il nostro sistema sarebbe in grado di contrastare un'invasione batterica o un virus. Ricorda, infine, i tanti studi sulla restrizione calorica «la riduzione di cibo alle cavie portava a un aumento della longevità, il digiuno ha gli stessi effetti, è quindi in grado di allungare la nostra vita». Difatti, un regime alimentare di questo tipo potrebbe anche allungare la vita delle persone e soprattutto «ridurre il rischio di diabete, cancro, malattie cardiovascolari e altri disturbi legati all'invecchiamento» spiega il professor Valter Longo della USC Davis School of Gerontology, al quotidiano britannico Telegraph.
Tutto quello che c'è da sapere sul digiuno teraupedico intermittente
I notevoli benefici sul nostro corpo sono dimostrati dall’indagine condotta sui topi. Quelli sottoposti a un regime di breve digiuno subivano un importante rinnovamento cellulare, anche a livello cerebrale. Nei topi più vecchi, invece, sottoposti allo stesso stile alimentare, risultava diminuito il rischio di cancro, rinforzato il sistema immunitario, ridotti notevolmente i processi infiammatori e rallentata la perdita di densità ossea. Miglioravano, poi, sia nei vecchi, sia in quelli più giovani, anche le capacità cognitive. Secondo gli scienziati, il tutto è riconducibile a un ormone che stimola l’invecchiamento. I soggetti normopeso possono scegliere per la dieta dei 5 giorni da praticare ogni 3 o 6 mesi. Tutto dipende dalla circonferenza addominale e dallo stato di salute.
Una digiuno per vivere in salute e più a lungo. ll professor Longo, direttore del Longevity Institute all’University of Southern California e inventore della Dieta Mima Digiuno (DMD), menzionato nel 2018 dal TIME nella lista dei 50 personaggi più influenti del settore salute, è considerato il leader mondiale nei campi di nutrizione e longevità. Insieme al suo team di ricerca ha studiato un regime dietetico che portasse i suoi benefici al nostro corpo, una dieta che, infatti, ha effetti benefici sul nostro fisico, ma svolge anche un ruolo importante nella prevenzione dell’invecchiamento. Vediamo esattamente in cosa consiste. Stato di digiuno (giorno 1): transizione in uno stato di mima digiuno con conseguente ottimizzazione cellulare. Brucia grassi (giorno 2): il corpo passa alla combustione dei grassi, inizia la pulizia cellulare. Riciclo cellulare (giorno 3): riciclo e generazione di nuove cellule con alte possibilità di raggiungere la chetosi completa. Rigenerazione cellulare (giorno 4): l’autofagia continua e aumenta la rigenerazione delle cellule staminali. Rinnovamento (giorno 5): la rigenerazione delle cellule staminali continua e il corpo viene ringiovanito dall’interno.
Digiuno terapeutico ed effetti benefici perla salute
Il digiuno può rigenerare l’intero organismo. «Penso che sulla base dei marcatori dell'invecchiamento – dichiara Valter Longo sul Telegraph - e delle malattie negli esseri umani abbia il potenziale per aggiungere un numero di anni di vita, ma soprattutto per avere un impatto maggiore su diabete, cancro, malattie cardiache e altre malattie legate all'età». Oltre, ovviamente al grasso corporeo. «Si tratta di riprogrammare il corpo in modo che entri in una modalità di invecchiamento più lenta, ma anche di ringiovanirlo attraverso la rigenerazione basata sulle cellule staminali», aggiunge Longo. La ricerca dimostra come l’eliminazione delle calorie non solo prevenga l'aumento di peso, ma prolunghi anche la buona salute e la longevità delle persone. Sulla ricerca interviene anche Lynne Cox, docente all’Università di Oxford: «Tutti i risultati puntano in una direzione, l'imitazione periodica del digiuno porta a marcate diminuzioni dei fattori di rischio per malattie come il diabete e le malattie cardiache e, nei topi, sono state osservate migliorate memorie a breve e lungo termine».
DIGIUNO e cure tradizionali: alleati per contrastare CANCRO e TUMORE
A sostegno della ricerca anche altri studi. La composizione dietetica e il livello calorico sono fattori chiave che influenzano l’invecchiamento e le malattie legate all’età (Antosh et al., 2011, Blagosklonny et al., 2009, Fontana et al., 2010, Gemme e pernici, 2013, López-Otín et al., 2013 e Tatar et al., 2003). La restrizione dietetica (DR) promuove i cambiamenti metabolici e cellulari che influenzano il danno ossidativo e l'infiammazione, ottimizzano il metabolismo energetico e migliorano la protezione cellulare (Haigis e Yankner, 2010, Johnson et al., 2000, Lee et al., 2012b, Longo e Finch, 2003, Mair e Dillin, 2008, Narasimhan et al., 2009 e Smith et al., 2008). Nei roditori, il digiuno intermittente (IF) promuove la protezione contro il diabete, il cancro, le malattie cardiache e la neurodegenerazione (Longo e Mattson, 2014). Nell'uomo, l'IF e i regimi meno gravi hanno effetti benefici su insulina, glucosio, proteine C-reattive e pressione sanguigna (Harvie et al., 2011). Di recente, abbiamo dimostrato che la PF provoca una forte riduzione dei livelli dei globuli bianchi seguita dalla rigenerazione del sistema immunitario basata sulle cellule staminali dopo il refeeding (Cheng et al., 2014). Altri hanno riferito sul ruolo della PF nel causare notevoli riduzioni del fegato e della massa corporea nei ratti (Wasselin et al., 2014).
Valter Longo e la dieta del MIMA DIGIUNO, ma funziona davvero?
«Il digiuno è un’arma straordinaria sia per contrastare le patologie dell’uomo che per allungare la nostra vita» incalza Adriano Panzironi che consiglia un digiuno terapeutico intermittente, ovvero di 5 giorni ogni 3 mesi. Tuttavia, Panzironi, seppur d'accordo dei tanti benefici della dieta menzionati nella ricerca di Valter Longo non sposa la stessa filosofia sulla Mima Dieta perché considera il digiuno (fatto di solo acqua) non equivalente a uno “pseudo-digiuno” e soprattutto, non in grado di apportare gli stessi risultati sull’organismo. Lo stesso, infatti, considera curativo il digiuno perché consente la produzione di corpi chetonici.
Cell Metabolismi "A Periodic Diet that Mimics Fasting Promotes Multi-System Regeneration, Enhanced Cognitive Performance, and Healthspan"
The Telegraph "Five day 'fasting' diet slows down ageing and may add years to life"
Leggo "Dieta Mima Digiuno di Valter Longo: il digiuno simulato per dimagrire ed essere più longevi"
(USC) University of Southern California "Fasting-Mimicking Diet Reverses Diabetes in Mice"
Eco Farma "Dieta Mima Digiuno: Schema dei 5 giorni"
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