Ci rende felici ed è un prezioso concentrato di sali minerali. Fresca, gustosa e dissetante. La bevanda dell’estate è una miniera di proprietà benefiche. Infatti, la birra viene da tempo associata per antonomasia al relax e al buonumore. Da soli o in compagnia, a casa o al mare, come premio alla fatica sostenuta o nelle serate spensierate con gli amici. Per un boccale della bionda schiumosa più amata di sempre ogni occasione è quella giusta. Adesso la scienza la annovera tra gli alleati del buonumore. Secondo uno studio condotto dall’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga pubblicato su Scientific Reports, l’ordenina, una sostanza presente nell’orzo maltato, attiverebbe il recettore della dopamina D2 esclusivamente attraverso le proteine G, stimolando più a lungo il centro di ricompensa del cervello. Ma le scoperte non finiscono qui: alcuni ricercatori dell’Università di Oxford hanno individuato nella birra degli effetti positivi sul piano delle interazioni sociali e, di conseguenza, hanno sottolineato il ruolo fondamentale di locali ad hoc. A confermarlo un’indagine pubblicata su Cbs News, dalla quale risulta che un consumo, seppur moderato, di alcol renda le persone più socievoli, empatiche e disinibite, permettendo loro di individuare volti altrettanto allegri nel mare magnum di persone intorno più velocemente.
«Un moderato consumo della birra può dare notevoli benefici alla nostra salute» suggerisce Christian Orlando, biologo e nutrizionista. Simbolo per eccellenza di familiarità e condivisione, un posto e un momento, felice da ritagliarsi nel caos della quotidianità. «La birra – spiega in un’intervista a Gazzetta Active Ivan Magnus Tagliavia, direttore marketing di Doppio Malto – è da sempre sinonimo di convivialità e ha un grande potere evocativo: ridere insieme dei vecchi aneddoti in attesa di crearne di nuovi è un bel modo per celebrare la giornata dedicata alla felicità». Insomma, contrariamente al pensiero comune, la birra potrebbe avere una lunga serie di benefici per la nostra salute. Secondo alcuni studi pubblicati su Nbc News, il mix di vitamina B, fosforo, acido folico, niacina, proteine, fibre e silicio in essa contenuto può aiutare a impedire la formazione di batteri sui denti, avere un impatto positivo sui livelli di colesterolo e prevenire il rischio di diabete, attacchi di cuore, Alzheimer e osteoporosi. Oltre a essere un ottimo integratore di sali minerali dopo l’attività fisica. Anche il medico della Nazionale italiana di calcio e consigliere della Società italiana nutrizione sport e benessere Luca Gatteschi, in un’intervista aveva spiegato che «lontano dallo sforzo ha effetti positivi e grazie alla minore quantità di zuccheri, al maggior contributo di magnesio, fosforo, calcio e complesso B, se limitata a una piccola quantità, la birra è anche più valida di un qualsiasi altro integratore energetico perché più completo».
Secondo Eric Rimm, ricercatore di Harvard, - spiega Orlando - può ridurre il rischio di attacco cardiaco del 30% e incrementare il colesterolo buono. Uno studio condotto in Finlandia ha indicato che la birra ha un impatto negativo inferiore sui reni rispetto alle altre bevande alcoliche. Consumare birra può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare calcoli ai reni fino al 40%. Bisogna comunque sempre fare attenzione a non bere alcolici in eccesso e a seguire una dieta sana e bilanciata. Uno studio pubblicato nel 2009 sulla rivista scientifica Diabetes Care ha rivelato che bere alcol con moderazione può contribuire nella prevenzione del diabete di tipo 2 sia negli uomini che nelle donne. Uno studio condotto di recente dall’Università di Cambridge ha rivelato che la birra sarebbe una fonte di acido ortosilicico, che incoraggia lo sviluppo delle ossa. Secondo uno studio condotto dall’Università di Harokopio, in Grecia, bere birra può fare bene al cuore e contribuire a migliorare la circolazione del sangue, in particolar modo rendendo più flessibili le arterie. Secondo i ricercatori greci, i benefici della birra sulla salute del cuore e sulla circolazione sarebbero da ricercare nel suo contenuto di antiossidanti. La birra contiene vitamine. È considerata una fonte di vitamina del gruppo B, in particolare di vitamina B6 e di vitamina B9, che sono importanti per proteggere il nostro organismo dalle malattie cardiovascolari. Un moderato consumo di birra, secondo uno studio olandese, può aiutare ad incrementare il contenuto di vitamina B6 nel sangue. Uno studio condotto di recente in Spagna suggerisce che il silicio contenuto nella birra potrebbe contribuire a proteggersi dagli eventuali effetti deterioranti dell’alluminio sul cervello, che da ricerche precedenti era stato correlato al rischio di Alzheimer. Gli esperti dell’Università di Alcala ricordano comunque che il consumo di bevande alcoliche deve essere mantenuto entro certi limiti, che possono variare a seconda del sesso e dell’età. Bere un bicchiere di birra prima di andare a dormire potrebbe essere d’aiuto a chi soffre di insonnia. La birra tende a generare torpore. Viene dunque indicata a chi fatica a prendere sonno come rimedio per cercare di contrastare l’insonnia. L’alcol contenuto nella birra svolgerebbe una blanda azione sedativa, mentre l’effetto soporifero della birra sarebbe dovuto al luppolo La birra può essere d’aiuto per chi soffre di ansia e stress? Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Montreal, in Canada, bere 2 bicchieri di birra al giorno può rappresentare un antidoto utile per ridurre l’ansia e lo stress, soprattutto se sono legati alla propria situazione lavorativa. Anche in questo caso, però, è importante non cadere vittime del consumo eccessivo di bevande alcoliche.
I suoi innumerevoli benefeci passano anche per la salute della pelle. Come alleata nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e nella battaglia contro l’insonnia, ma anche per la bellezza di pelle, capelli e denti. Previene le malattie cardiovascolari: grazie alla concentrazione di potassio e di vitamine del gruppo B (soprattutto la B6) che neutralizzano gli effetti negativi dell’omocisteina, aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari. Inoltre, la birra, aumenta il livello di colesterolo HDL nel sangue, ossia il grasso buono, ovvero quello che riduce il rischio di malattie coronariche. Favorisce il buon riposo: nessun potere soporifero. La birra concilia il sonno grazie alla presenza di alcune sostanze: l’acido nicotinico e la lattoflavina, responsabili rispettivamente dell’effetto di torpore benefico che qualche birretta in più spesso apporta. Toccasana per le ossa: la presenza di flavonoidi stimola l'aumento della calcitonina, l’ormone che previene l’indebolimento delle ossa. Dunque si conferma un alleato nella prevenzione dell’osteoporosi, questo anche grazie al contenuto di silicio( una molecola organica fondamentale per la densità minerale dell’osso).
Un moderato consumo di birra può - dicono gli studiosi - aiutare a combattere l'osteoporosi, la malattia del sistema scheletrico sistemica dell'apparato scheletrico caratterizzata da una bassa densità minerale ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo. Un valore questo che fa diventare la bevanda - affermano i ricercatori - una delle principali fonti del minerale nelle diete occidentali. Per quanto riguarda il malto - spiegano i ricercatori - che nella buccia dell'orzo risiede la maggiore concentrazione del minerale, parte che non viene influenzata nel corso della germinazione del cereale. E inoltre le analisi effettuate sul luppolo hanno rilevato livelli di silicio quattro volte superiori rispetto a quelli del malto. La birra contiene alti livelli di malto d'orzo e di luppolo che sono le più ricche fonti di silicio - commenta Charles Bamforth, autore principale dello studio - il grano contiene meno silicio rispetto all'orzo, perché è l'involucro dell'orzo ad essere ricco di questo elemento.
Utili agli sportivi: tra le notevoli capacità anche quella di reintegrare i sali minerali persi durante lo sforzo o in caso di eccessiva sudorazione. Elisir di giovinezza: “Mens sana ma anche in corpore”. Mantiene giovani nel corpo e nello spirito! Contiene due potenti anti age come malto e luppolo che la rendono una fonte importante di antiossidanti e, tra i nemici dei radicali liberi e di tutti quei processi che causano l’invecchiamento. Effetto drenante: favorisce la diuresi in presenza di magnesio e potassio poiché una un basso contenuto di sodio favorisce il normale funzionamento dei reni e previene persino la formazione di calcoli. Ricca di fibre: prodotta dall’orzo, sostanza ricchissima di fibre solubili, la birra ne mantiene l’alto tasso fibroso. Le fibre poi, sono fondamentali per il regolare funzionamento dell’intestino, il prolungato senso di sazietà e per la normale regolazione della glicemia. Tonico per pelle e capelli: nella vasca da bagno o da tamponare sul viso. Grazie al lievito il risultato sarà pelle morbida e idratata. Oppure come soluzione a base di acqua e birra da passare sui capelli prima dello shampoo e il risultato è garantito: una chioma morbida, setosa, voluminosi e brillanti.
E per mantenere la linea, precisa in un’intervista a Vanity Fair il dottor Daniele Basta, biologo nutrizionista:
La birra contiene acqua, vitamine del gruppo B, tracce di minerali come calcio, ferro, magnesio, fosforo, potassio, manganese e selenio, preziosi per l’organismo. Inoltre, è fonte di antiossidanti, in particolare di polifenoli. Per queste caratteristiche, come dimostrano diversi studi, un consumo moderato di questa bevanda è associato per esempio a un ridotto rischio cardiovascolare. Consigliabile abbinarla a alimenti ipocalorici come un secondo di carne o di pesce accompagnati da un contorno di verdure miste» suggerisce l’esperto nell’intervista. - Secondo diverse evidenze scientifiche un consumo lieve-moderato di birra può avere effetti benefici nei confronti della salute cardiovascolare. Il merito è della presenza di polifenoli che, come dimostrano diversi studi, hanno un’azione antinfiammatoria e antiossidante - precisa il nutrizionista. Inoltre, aiuta nel contrasto all’invecchiamento - Grazie alla presenza di composti antiossidanti, la birra consumata in quantità moderate, può contribuire a combattere lo stress ossidativo alla base dell’invecchiamento contrastando l’azione dannosa dei radicali liberi.
Promossa anche dai medici italiani, considerata genuina per 9 su 10. Che fa bene è vero, ma ricordiamo che non tutte le birre sono uguali. Difatti, quella buona e salutare è rigorosamente artigianale, biologica e low carb. Una bionda tutta da gustare, ancora meglio se non pastorizzata, priva di carboidrati e senza glutine. La birra non pastorizzata poi ha i maggiori vantaggi per la salute perché contiene grandi quantità di Vitamina B12 fondamentale per il sistema nervoso. Nata per caso, o meglio per errore dalla distrazione di una donna che dimenticò una ciotola di cereali fuori casa, quei semi, complice un temporale, si bagnarono al punto tale da trasformarsi nella prima versione di birra della storia. Prodotta intorno al 3500-3100 a.C. tra Egitto e Mesopotamia. Con i sumeri poi, nascono i primi birrai, professionisti del settore retribuiti, seppur in parte, con la birra stessa. La prima legge a regolamentarne la produzione, fu indubbiamente il codice Hammurabi (1728-1686 a. C.) che prevedeva la condanna a morte per chi non ne rispettava i criteri di produzione. La birra poi, assumeva anche una connotazione religiosa e veniva consumata durante le cerimonie funebri in onore del defunto. Inoltre, i sui notevoli benefici non finiscono qui. Secondo un’’indagine condotta dall’IRCCS MultiMedica di Milano, dall’Università di Pisa e dall’Università dell’Insubria di Varese lo xantumolo, un molecola contenuta nel luppolo della birra sarebbe in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali, affamandole: ossia bloccando il meccanismo attraverso cui tali cellule si procurano l’ossigeno di cui hanno bisogno per diffondersi nell’organismo. In realtà i ricercatori si sono soffermati su due derivati dello xantumolo, i quali esplicherebbero, nello specifico, un’azione anti-angiogenica ancora più efficace rispetto al principio naturale.
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Per approfondimenti:
Gazzetta Active "Birra, quante proprietà! Rende felici, è un ottimo integratore di sali minerali e…"
Grazia "Bere birra fa bene alla salute (e fa anche diventare più belli)"
AGI "Con alcune birre beviamo anche il glifosato?"
Il Giornale "Una birra al giorno protegge dal diabete"
Today "I benefici della birra: 10 motivi per consumarla"
Libero Quotidiano "La birra previene l'osteoporosi"
Il Giornale "Birra, vino e cioccolato fanno vivere più a lungo"
ADNkronos "Birra: è provato, un litro al dì fa campare 100 anni"
Il Giornale "La birra: un potente antitumorale"
Libero Quotidiano "Bere birra fa bene alla salute. I sei motivi per farsi una bionda"
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A, B, C e D. Dal potassio al magnesio, dal calcio allo zinco. E ancora B6, B12, acido folico (B9) e sodio. Con questi alleati la stanchezza ha le ore contate. Quando la produzione di energia comincia da micro e macronutrienti. Per combattere, dunque, stanchezza e affaticamento che nelle calde giornate estive la fanno da padrone è importante fare la scorta di queste sostante benefiche e seguire una dieta ricca di alimenti che li contengono. In aggiunta ad un’alimentazione bilanciata, l’integrazione fornisce l’apporto necessario e garantisce l’approvvigionamento quotidiano di questi nutrienti così da evitare fastidiose conseguenze dovute a queste carenze. Le vitamine, infatti sono un potente alleato per la nostra salute e un valido sostegno contro la stanchezza. «In generale tutte le vitamine del gruppo B e il magnesio sono fondamentali perché sono direttamente coinvolti nell’utilizzo dell’energia all’interno del ciclo di Krebs», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Emanuela Russo, dietista presso l’INCO dell’IRCCS Policlinico San Donato e dell’Istituto Clinico S. Ambrogio di Milano e presso il Marathon Center di Palazzo della Salute – Wellness Clinic.
Conosciuta anche come paladina della vista, la vitamina A, combatte il senso di affaticamento e di irritabilità. Inoltre, previene la secchezza e le ulcerazioni della cornea, favorisce la crescita di vari tessuti aumenta, quindi, la resistenza alle infezioni. Contrastare efficacemente i processi di invecchiamento delle cellule e preserva in salute pelle e mucose. Le vitamine del gruppo B sono una famiglia importantissima: favoriscono l’assimilazione di carboidrati e proteine ovvero, trasformano il cibo in energia, partecipando attivamente ai processi del metabolismo permettono ai muscoli e al sistema nervoso di avere a disposizione tutta la vitalità di cui ha bisogno. Non solo per malanni e raffreddore, la vitamina C non serve solo d’inverno, ma è indispensabile tutto l’anno per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Le sue notevoli capacità antiossidanti depurano l’organismo e contrastano i processi di invecchiamento. Fondamentale anche per la struttura delle ossa, delle cartilagini, del sistema muscolare e per la salute dei vasi sanguigni. Sulla salute di ossa e denti invece vigila la vitamina D, al via la scorta tra sole e integrazione. Mentre la vitamina E è essenziale per prevenire le fastidiose irritazioni cutanee e aumentare forza e resistenza muscolare.
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La vitamina B12 - precisa a Gazzetta Active la dottoressa Russo - si trova in particolare nella carne, nel pesce e nel tuorlo d’uovo, e questo è il motivo per cui spesso chi segue una dieta vegana si ritrova a doverla integrare. La B6, come anche l’acido folico o B9, è invece molto più presente negli alimenti di origine vegetale, in particolare nelle verdure a foglia, come gli spinaci, e nelle crucifere, come broccoli, cavoli, cavolfiori. Queste vitamine influiscono positivamente sulla costituzione del gruppo eme, complesso chimico composto da ferro, vitamina B12 ed acido folico (o vitamina B9) deputato al trasporto dei globuli rossi e dell’ossigeno nell’organismo, muscoli compresi. Se manca il gruppo eme non arriva ossigeno nemmeno ai muscoli. Per questo motivo quando un atleta, soprattutto se donna, si sente particolarmente stanco potrebbe avere carenze a livello di ferro, vitamina B12 o B9. La vitamina C è necessaria per assorbire il ferro, ma deve essere ‘fresca’: ad esempio, si può spremere del succo di limone sui legumi per rendere più biodisponibile il ferro in essi presenti, ma non bere una spremuta d’arancia fatta il giorno prima, visto che nel frattempo la vitamina C si è dispersa.
Il magnesio - prosegue l'esperta - è sicuramente tra i più noti e utilizzati, di aiuto contro la stanchezza e lo stress ma anche per la contrazione muscolare. Una funzione che però viene svolta anche da altri due minerali meno noti per questo fine: il calcio e il sodio. Spesso nel caso di crampi muscolari si pensa ad una carenza di potassio e magnesio, ma in alcuni casi a mancare è proprio il sodio, che pure talvolta viene ridotto nella dieta. Ma, essendo anche molto idrosolubile, in caso di carenza non è così peregrino. Spesso per coprire il proprio fabbisogno di sodio basta semplicemente aggiungere un po’ di sale da cucina, meglio se iodato, alla verdura, senza andare a mangiare alimenti ricchi di sodio che spesso non sono particolarmente sani, come gli insaccati. Per uno sportivo consumare formaggio è importante sia per il calcio sia per il fosforo, anche perché gli sportivi hanno spesso perdite di micronutrienti durante la prestazione. Un pezzo di grana o parmigiano possono essere spuntini utili in questo senso.
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Per chiudere il cerchio del benessere è opportuno annoverare anche l’importanza delle proteine all’interno di un regime alimentare
Aiutano a contrastare la stanchezza - conclude nell'intervista - fornendo aminoacidi, che vanno a tamponare e riparare le microlesioni a livello muscolare prodotte dallo sforzo fisico. Se non introduco proteine a sufficienza rischio di innescare il processo di catabolismo, che porta a bruciare il muscolo. Ma ricordiamo che le proteine sono fondamentali non solo per chi fa sport: gli stessi enzimi che producono succhi gastrici sono fatti di proteine. Per questo è sempre bene avere una dieta che ne sia ricca.
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Contro i segni del tempo un corretto regime alimentare e creme funzionali. Perché laddove l’alimentazione non basta, ci pensa la cosmesi! Con il passare degli anni, nella pelle si manifesta una riduzione dei meccanismi di riparazione del DNA e un progressivo accumulo di proteine e di lipidi ossidati. In particolare la cute risente come non mai l’avanzata dei radicali liberi, causa peraltro del cosiddetto stress ossidativo, tra i principali responsabili della formazione di rughe e segni d’espressione. I radicali liberi agiscono negativamente contro le cellule, intaccando la loro membrana plasmatica e portando al loro rapido deterioramento e ad altre problematiche dell’epidermide. Un processo che si origina dalla conseguenza diretta, oltre al fattore temporale, di scelte e di abitudini sbagliate. Solchi, macchie e altre imperfezioni sono tra i principali segni evidenti di una pelle che sta perdendo, giorno dopo giorno, elasticità e tonicità. Tra gli elementi del benessere della pelle: trealosio, argento colloidale, collagene, vitamine e antiossidanti.
Le rughe non sono altro che pieghe superficiali e segno evidente della scarsa elasticità e tonicità della pelle. Tuttavia, oltre all’invecchiamento, questi segni sono anche la conseguenza di fattori esterni e ambientali. La principale causa della loro insorgenza è la perdita della struttura della cute. Le cellule, in un primo momento, diventano meno attive, poi si assiste a una riduzione della sintesi di fibroblasti, fibre elastiche, fibre di collagene e glicosamminoglicani. Anche la minore produzione di sebo, genera l'assottigliamento del film idrolipidico e la disidratazione cutanea, responsabile della formazione delle rughe è anche il foto-invecchiamento provocato dall'eccessiva esposizione alle radiazioni UV, naturali o artificiali che siano. Tra le insidie per la pelle indubbiamente il glucosio, lo zucchero indispensabile per la vita delle cellule. Monosaccaride contenuto soprattutto nei farinacei e se presente in dosi elevate, potrebbe rivelarsi nocivo in quanto, legandosi alle proteine del collagene, causerebbe una perdita di elasticità e di compattezza cutanea, prodromi questi della comparsa delle rughe. Andrebbe dunque limitato l'apporto di cibi ricchi di amidi come pasta, pane, riso, patate e dolci.
Da quelle della fronte, al contorno occhi e labbra. Le rughe sono il più comune segno di invecchiamento dove fibre elastiche e collagene presenti nel derma perdono la capacità di contrastare la forza di gravità. Alterazioni cutanee, ovvero inestetismi, causati da un danno strutturale alle fibre di collagene ed elastiche. Disidratazione e pelle secca poi ne accelerano la comparsa. Di conseguenza, laddove l’idratazione scarseggia si manifesta la secchezza cutanea e più la pelle è secca, maggiormente questa sarà predisposta alla formazione delle rughe. Per mantenere la pelle giovane e bella è importante contrastare, sia dall’interno che dall’esterno, questo processo di impoverimento cutaneo che comincia intorno ai 30 anni. Tra le buone abitudini per ritardare, o addirittura prevenire la formazione precoce delle rughe, sicuramente quello di mantenere la pelle, soprattutto quella del viso, costantemente idratata e nutrita, scegliendo cosmetici mirati e detergenti adatti al proprio tipo di pelle. Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come intervenire e riequilibrare l'idratazione in tutti gli strati della pelle e con quali rimedi prevenire i postumi di secchezza e disidratazione e ripristinare quindi una corretta idratazione cutanea nonostante l’avanzare dell’età.
In che modo la scarsità di collagene influisce sulla comparsa delle rughe?
I fibroblasti sono deputati alla produzione di collagene, ma non solo, anche di elastina, e glicosaminoglicani, cioè gli zuccheri della pelle, precursori dell’acido ialuronico. Insieme formano la struttura che determina l’impalcatura di sostegno del derma, quella che prende il nome di Matrice del Derma, che da l’effetto della pelle rigida e piena. Numericamente i fibroblasti diminuiscono con l’avanzare dell’età, e questo rallenta anche la loro capacità di riprodursi. Il tessuto di sostegno (matrice), si depaupera e tende a cedere: compaiono sull’epidermide segni e solchi di profondità variabile perché il derma tende a collassare ed i risultati si vedranno sul volume e sul contorno del viso.
Frontale, periorbitali e perilabiali. Intorno a quale fascia di età fanno la comparsa i primi segni di espressione?
Il rilassamento della pelle inizia intorno ai 30 anni e diventa un processo inesorabile con l’avanzare dell’età. Possono apparire in un viso anche più giovane ma queste, appartengono prevalentemente a gesti ripetuti come la contrazione della bocca quando si fuma portando alla formazione di rughe verticali sul labbro superiore, dette codice a barre; o il fatto di corrugare le sopracciglia, o nelle persone emotive etc… La conseguenza di questi gesti ripetuti porta al formarsi delle cosiddette rughe di espressione anche sulla fronte ed introno agli occhi.
Quali fattori causano l’insorgenza delle rughe? Tra questi anche quelli provocati dall’esposizione solare e quelli cellulari prodotti dai radicali liberi?
La ruga prende vita nella parte più profonda della pelle, chiamata derma, in seguito all’azione di fattori sia interni che esterni. Vediamo insieme quelli fra i più importanti. Fra quelli interni individuiamo il microcircolo, radicali liberi, ormoni. Fra quelli esterni invece, fumo, alcool, photoaging e rilassamento cutaneo per dimagrimento. Il microcircolo: con il passare degli anni si verificano dei cambiamenti, le reti dei piccoli vasi perde elasticità perché tendono a dilatarsi, diminuendo quindi la portata nel sangue di ossigeno e sostanze nutritive alle cellule. Diminuisce anche il livello energetico che le cellule hanno a disposizione che non saranno più in grado di produrre la stessa quantità di collagene ed elastina. I radicali liberi: anch’essi svolgono un ruolo significativo nella formazione delle rughe. I radicali liberi, come noto, sono prodotti di scarto cellulare. Ora in condizioni fisiologiche c’è un equilibrio fra la loro generazione e la loro neutralizzazione grazie ai meccanismi di difesa antiossidativi di cui l’organismo naturalmente dispone. Quando però lo stesso organismo non si trova in equilibrio i radicali liberi tenderanno a prevalere determinando un danno chiamato stress ossidativo, che a lungo andare si ripercuote anche sul lavoro dei fibroblasti. Questo processo è particolarmente spiccato nell’anziano perché sono minori le difese antiossidanti e la capacità di riparazione cellulare, compreso il DNA. Gli ormoni: svolgono un ruolo fondamentale nei processi di invecchiamento. Quando in menopausa si ha un calo di questi la pelle e le mucose diventano inesorabilmente più secche. Diminuisce infatti la capacità delle ghiandole sebacee a produrre sebo esponendo la pelle a maggiori danni anche da parte dei raggi UV e non solo nella formazione delle rughe ma anche in quella delle macchie cutanee. Il photoaging: anche di inverno non si può sottovalutare l’azione dei raggi solari. Chiaramente faccio riferimento anche alla lampade abbronzanti. Gli UV ci colpiscono anche in presenza di nuvole ed in presenza di basse temperature. Anche di inverno è importante schermare la pelle per esercitare una fotoprotezione e proteggerci dal fotoinvecchiamento, una delle misure queste per prevenire le modificazioni delle strutture profonde di sostegno della pelle: i fibroblasti. Il fumo: è causa di una significativa riduzione dei livelli di ossigenazione del sangue proprio per le sostanze chimiche che aspiriamo. Inoltre è interessante sapere che uno studio condotto presso l’University of California School of Medicine di San Francisco e pubblicato recentemente sulla rivista Cosmetic & Toiletries Science Applied ha dimostrato che se il vizio del fumo è abbinato ad una esposizione solare smodata, il processo di invecchiamento accelera di 11,4 volte in più rispetto a chi non fuma e si abbronza poco. Il rilassamento cutaneo legato al dimagrimento: le modalità di un processo di dimagrimento debbono essere sempre sotto il monitoraggio, l’osservazione, di un tecnico del mestiere. Infatti se brusco ed eccessivo la pelle non avrà il tempo di adattarsi alla nuova condizione e si rischia di andare incontro ad un cedimento della stessa. Sapere cosa mangiare durante una dieta è fondamentale per tutelare la massa magra e scheletrica che rappresentano la struttura in cemento armato del nostro corpo e che vanno sempre tutelate. È bene comunque evitare oscillazioni frequenti di peso. Inoltre l’attività fisica anche il semplice camminare o nuotare, rende la pelle più tonica.
È possibile prevenirle con prodotti mirati a base di acido ialuronico?
Prendersi cura della pelle con rughe del viso e del corpo rappresenta un grande gesto d’amore del proprio vissuto della propria storia ed il via libera ai prodotti è per trasformare i segni del tempo in caratteri di cui andare fieri. La beauty routine (latte detergente e tonico), insieme a creme sieri ed oli è la soluzione per avere un aspetto sano senza perdere la propria identità. Effettuare anche degli scrub sulla pelle del volto e del corpo può essere molto utile. Fra e numerose sostanze ad azione idratante ed antirughe ricche di utili vitamine che l’enorme mercato dei cosmetici propone, concentrerei l’attenzione sulla punta di diamante dell’idratazione: l’acido ialuronico. Ripristinando il giusto equilibrio di idratazione, stimola i fibroblasti ad aumentare la produzione di collagene che insieme all’elastina, come abbiamo già visto, contribuiscono a contrastare in prevenzione o a migliorare, se già presenti, le rughe. Immaginatelo come una spugna in grado di assorbire e trattenere umidità. Attualmente viene ottenuto in laboratorio in maniera naturale attraverso la fermentazione batterica di alcuni lieviti. In passato si è presentato il problema di come far veicolare l’acido ialuronico a livello transdermico a causa del suo alto peso molecolare. I cosmetologi nel corso degli anni, hanno lavorato per formulare e creare molecole di questo acido sempre più microscopiche, rendendo così possibile la penetrazione in profondità nei tessuti e permettendo così una azione idratante più profonda.
Esiste un trattamento specifico o uno stile di vita regolato da comportamenti sani e corretti per trattare questo inestetismo cutaneo?
Quando si parla di benessere del corpo nel senso esteso del termine, è bene focalizzare che le misure atte a migliorare una condizione, qualsiasi essa sia, dovranno essere un insieme di sani comportamenti che lavorando in sinergia fra loro, saranno in grado di migliorare questa condizione. Anche nel caso delle rughe, è difficile immaginare che l’utilizzo della sola crema per il volto o per il corpo, possa essere in grado di dare gli stessi risultati che avremmo se associassimo anche uno stile di vita in cui limitiamo l’uso di alcool, quello di sigaretta, il sano regime alimentare di prodotti ad azione antiossidativa, come la verdura e la frutta, il consigliato utilizzo di integratori contro la formazione di radicali liberi e l’esposizione smodata ai raggi UV per il fotoinvecchiamento. È bene quindi tenere in mente tutta questa serie di accorgimenti per apprezzare il miglioramento sulla formazione delle rughe, in prevenzione, e su quelle già esistenti.
La Repubblica "Idratare: primo passo per una pelle sana"
Corriere Nazionale "Idratazione della pelle: perché è importante"
MSN "Disidratazione della pelle del viso: come rimediare"
Il Giornale "Pelle mista, secca, grassa o sensibile: ecco come riconoscerla"
Wikipedia "Idratazione cutanea"
Ansa "Rughe, è tutta una questione d'acqua"
JAAC "Trehalose-Induced Activation of Autophagy Improves Cardiac Remodeling After Myocardial Infarction"
Alimentazione Gazzetta "Dieta e beauty routine per una pelle luminosa e sana: alimenti, creme e trattamenti"
Alimentazione Gazzetta "Vitamine per la pelle, nella dieta e nelle creme: quali sono le più utili?"
Wikipedia "Pelle"
Starbene "Salute della pelle e alimentazione"
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Vitamine C e D: alleati del benessere per una pelle sana e abbronzata
Saziano e aiutano il muscolo. Le proteine si sono ritagliate un ruolo chiave anche nella maggior parte dei regimi dimagranti che mirano alla perdita dei chili di troppo. Un bisogno assoluto che va supportato con regolarità, tra i nutrienti necessari all’organismo. Ovviamente, un quantitativo giornaliero che aumenta per tutti quei soggetti che praticano discipline di endurance (dove l’energia prodotta può derivare anche dalla trasformazione delle proteine in glucidi) rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Insomma, fondamentale e troppo spesso trascurato, le proteine, sono state spesso associate esclusivamente alla fase di recupero post allenamento. Un adeguato apporto di proteine assunte nell’arco della giornata, è fondamentale soprattutto per gli sportivi. Considerate l’impalcatura dei muscoli (ma anche di altri tessuti come capelli e cute) negli atleti sono sottoposte a ricambio frequente, il cosiddetto turn-over proteico, rispetto a tutte quelle persone che non praticano nessuna forma di attività fisica. Grazie alla loro capacità di produrre energia, le proteine, sono anche la pronta risposta al meccanismo della gluconeogenesi (quel processo in cui si giunge all’esaurimento, completo o parziale del glicogeno). Inoltre, non solo favoriscono, ma prolungano addirittura il senso di sazietà nelle ore successive al loro consumo. Infine, si dimostrano da sempre amici della forma fisica e nemici giurati del grasso in eccesso, mantengono attivo il metabolismo aumentano la spesa energetica indotta dalla digestione.
Dalla costituzione del tessuto muscolare al trasporto di ossigeno nel sangue, dalla protezione contro sostanze pericolose al supporto a ossa e pelle. Un fabbisogno che aumenta con l’età. I principali costituenti chimici del nostro organismo e indispensabili per svariate funzioni vitali (strutturale, di trasporto e di deposito di nutrienti o altre sostanze). Evidenze scientifiche dimostrano, infatti, che apporti proteici più alti sostengono un buono stato di salute e favoriscono un decorso della malattia facile e veloce oltre a un recupero più breve nelle persone con più di 60 anni. Conseguenza naturale dell’organismo dovuta a una minore capacità di costruire massa muscolare che si unisce a un fabbisogno maggiore per compensare eventuali infiammazioni. E ancora, un quantitativo maggiore di proteine si dimostra utile nel supporto del sistema immunitario e nel contrasto di stress e spossatezza. Per un recupero più veloce ed efficace e nella prevenzione della perdita di massa muscolare. Oltre a facilitare il raggiungimento del proprio fabbisogno proteico e limitare, quindi, il catabolismo muscolare, al tempo stesso, favorisce la sazietà prolungata e ottimizza l’assorbimento degli aminoacidi (ovvero le singole “perline” che compongono le proteine), da parte di tutti i tessuti dell’organismo che ne fanno richiesta. Il fabbisogno quotidiano di proteine dipende non solo dalla massa magra di ogni soggetto, ma anche dal suo indice di attività. Per chi non pratica attività sportiva il Ministero della Salute indica come necessario un fabbisogno quotidiano tra lo 0,8 g e 1 g di proteine/Kg peso. Per contro, invece, un podista dovrebbe assumere ogni giorno una quantità non inferiore a tra 1,2 g/Kg e un massimo di 2 g/Kg/die.
Le proteine – come si legge nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - si trovano principalmente nella carne, nel pesce, nel latte (e suoi derivati), nei legumi e nella soia. Le proteine sono formate da catene di più aminoacidi che durante il percorso digerente vengono scomposte e ritornano al loro stato naturale, gli aminoacidi. Ne esistono venti tipi e sono dei veri e propri mattoni, utilizzati dall’organismo per la costruzione del nostro corpo. Gli aminoacidi si dividono in due classi, quelli essenziali (abbiamo bisogno di assumerli attraverso la dieta) e quelli non essenziali (il nostro corpo è in grado di produrli demolendo le proteine che compongono muscoli e matrice extracellulare). Gli aminoacidi essenziali sono otto: fenilalanina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina. Gli aminoacidi non essenziali sono dodici: glutammina, alanina, arginina, asparagina, cisteina, glicina, istidina, aspartato, glutammato, prolina, serina, tirosina. Il nostro corpo costruisce le proteine di cui ha bisogno, utilizzando i vari aminoacidi disponibili, così come in una partita di scarabeo si costruiscono le parole utilizzando le lettere. Consideriamo che il nostro corpo abbisogna di migliaia di tipologie differenti di proteine, ognuna deputata ad un utilizzo specifico. Gli aminoacidi sono anche usati nella produzione di ormoni ed enzimi, mentre quelli in eccesso, vista l’impossibilità di immagazzinarli nella loro forma naturale, sono trasformati in zucchero (glicogeno) all’interno del fegato (processo della neoglucogenesi).
Ecco perché mangiare carne fa bene ed è fondamentale per la nostra salute
Bianca, rossa o nera. Rispettivamente le prime, sono indubbiamente quelle più digeribili, le seconde presentano un contenuto di ferro maggiore rispetto alle prime mentre, le terze, sono quelle più magre. La carne (ma anche il pesce) è ricca di proteine, vitamine (in particolare quelle del gruppo B, utili all'organismo per favorire i processi nervosi e digestivi) minerali e aminoacidi. Tra gli elementi fondamentali per beneficiare di tutte le proprietà nutritive, la cottura: rigorosamente lenta e a basse temperature. Ottima alleata in una dieta sana, bilanciata e completa. Con un alto valore biologico, grazie al ricco contenuto di aminoacidi essenziali, indispensabili per il mantenimento e la costruzione dei tessuti umani, le proteine animali sono facilmente assimilabili. Per contro, il pesce, seppur con livelli di consumo in Italia al di sotto della media europea, è tra gli alimenti essenziali della dieta occidentale. Sotto il profilo nutrizionale, oltre all’ importante quantitativo di vitamine e minerali, è composto da grassi considerati più “nobili” rispetto a quelli della carne.
Partendo dal presupposto che è il deficit calorico a determinare la perdita di peso – spiega in un’intervista a Gazzetta Active Flavia Bernini biologa, nutrizionista -, cerchiamo di capire perché, una volta stabilite le calorie, sono proprio le proteine a giocare un ruolo da protagonista nell’organizzazione di un regime efficace. Tre i motivi fondamentali: dei macronutrienti, le proteine hanno un indice di sazietà maggiore rispetto a grassi e carboidrati. Le proteine frenano il processo di perdita di massa magra, uno scotto che spesso bisogna pagare quando si vuole perdere peso. Tanto più alto è il deficit calorico di una dieta, tanto maggiore sarà il rischio di perdere muscolo. Aumentare la quota proteica rispetto a quella mediamente consigliata, sarà la strategia migliore per dare al nostro organismo sufficienti aminoacidi, i mattoncini di cui sono fatte le proteine, per ricostruire i tessuti muscolari danneggiati. La digestione delle proteine richiede un costo energetico superiore rispetto a quello degli altri macronutrienti, così consumiamo calorie per il solo fatto di metabolizzare proteine, cosa che contribuisce nel lungo periodo al deficit calorico. Anche una dieta vegetariana o vegana può raggiungere adeguati quantitativi proteici. Gli alimenti di origine animale come carne, uova, latticini e pesce hanno un contenuto proteico maggiore e uno spettro amminoacidico più completo rispetto a quelli di origine vegetale: questo è il motivo per cui le proteine animali vengono definite “proteine nobili. Tuttavia, anche utilizzando fonti di origine vegetale […], si possono raggiungere i giusti quantitativi proteici: combinando tra loro alimenti diversi, si possono reintegrare facilmente gli amminoacidi mancanti.
Gazzetta Active "L’importanza delle proteine nella dieta: ecco come dosarle"
La Repubblica "Le proteine animali utili alleate di una dieta completa"
Gazzetta Active "Proteine, una necessità assoluta: ecco perché ti servono"
Il Corriere della Sera "Proteine: il fabbisogno aumenta con l’età"con l’età"
Gazzetta Active "Alimentazione: proteine, perché sono importanti per la corsa"
Gazzetta Act!ve "Carne, dalle proteine nobili alla vitamina B12: i benefici di un alimento spesso sotto accusa"
PubMed "Effects of forage vs grain feeding on carcass characteristics, fatty acid composition, and beef quality in Limousin-cross steers when time on feed is controlled"
Nature "Impact of meat and Lower Palaeolithic food processing techniques on chewing in humans"
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Tesa, ruvida, desquamata, screpolata. La pelle secca e disidratata è tra le principali cause di problemi alla pelle e di invecchiamento precoce. Il primo campanello d’allarme, conosciuta anche come xerosi, ci segnala che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Dagli agenti atmosferici ai problemi ormonali. Troppo spesso trascurata e sottovalutata, questa manifestazione cutanea viene generalmente causata da un’infinita varietà di fattori. La pelle, oltre a riflettere il benessere dell’intero organismo, svolge un’importante azione di protezione dagli agenti esterni e proprio per questo dobbiamo prendercene cura quotidianamente. A lanciare queste richieste d’aiuto sono soprattutto il viso, i gomiti e le ginocchia. Un ottimo rimedio per contrastarne la comparsa fin dai primi segnali è sicuramente l’attenzione nella scelta di alimenti ricchi di vitamine e minerali preziosi, meglio ancora poi se supportati da prodotti e trattamenti specifici. Difatti, è fondamentale in questi casi una beauty routine studiata ad hoc che preveda innanzitutto un’adeguata detersione e idratazione. «Una pelle si definisce secca quando il contenuto di acqua e sebo, presente nello strato più superficiale dell’epidermide, è sensibilmente inferiore rispetto ai parametri fisiologici. Partendo da questa definizione, andiamo a comprendere più nel dettaglio il significato, e le misure che si possono prendere» spiega Gloria Mosconi, biologa. Quando la pelle perde idratazione ed elasticità, fino a diventare secca e screpolata la cause posso essere diverse. Tra queste le principali sono una perdita di acqua dallo strato corneo, un’accelerazione del ricambio cellulare (dovuto a stimoli irritativi o a condizioni patologiche) o ancora, a seguito di un’alterazione della produzione di lipidi, ma anche a seguito dell’utilizzo di detergenti aggressivi che eliminano il film idrolipidico, di un'esposizione inappropriata al sole o ad un clima troppo freddo o troppo caldo oppure dovuta a particolari patologie della pelle. Inoltre, se la barriera naturale presente sulla pelle viene danneggiata, la cute diventa più vulnerabile alle aggressioni esterne e maggiormente incline alle irritazioni e alle infezioni.
Secca, mista o grassa. La disidratazione è una condizione che non risparmia nessun tipo di pelle. Tuttavia, ci sono comunque, oltre ai fattori predisponenti, anche delle categorie maggiormente a rischio. Tra i più colpiti dalla disidratazione indubbiamente bambini e anziani. Una predisposizione fisiologica che nei più piccoli si manifesta con una maggiore fragilità della pelle dovuta alla ancora scarsa attività delle ghiandole sebacee. Ed è proprio in mancanza di questo grasso che l’epidermide risulta più sottile e permeabile, e quindi, più a rischio di arrossamenti e disidratazione. Mentre, in età senile, si assiste a qualcosa di molto simile, ad una graduale riduzione del lavoro delle ghiandole sebacee e di tutti i vari componenti che costituiscono il film idrolipidico, per un generale e normale invecchiamento cellulare. Oltre alla produzione del sebo, si riduce anche quella del glicerolo, sostanza fondamentale per il trasporto di acqua tra i vari strati della pelle, mentre il derma tende ad assottigliarsi. In pratica, negli anziani, la pelle resta più esposta all'azione aggressiva degli agenti esterni e maggiormente soggetta a fenomeni irritativi. Tra le altre cause anche diverse patologie sono collegate alla secchezza cutanea tra cui dermatite atopica, eczemi cronici, ittiosi, psoriasi, eritema solare, ipotiroidismo, morbo di Hashimoto, patologie a carico del connettivo (come la. sclerodermia). «Il piacere di vedere la pelle sana e radiosa, è un desiderio che appartiene a tutti, ma un fenomeno molto frequente che si presenta e ostacola questo risultato è proprio la secchezza cutanea. Un fattore questo, che interessa e affligge una grande fetta della popolazione, e la particolarità è che coinvolge tutte le fasce di età, a partire dai più piccoli fino all’età molto avanzata, indistintamente uomini e donne» conclude la biologa.
Quali possono essere le possibili soluzioni per migliore questa problematica? Cosa possiamo fare quotidianamente per controllare la secchezza cutanea ed i vari fastidi ad essa correlati? Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come si origina una scarsa regolazione di acqua in tutti gli strati della pelle e con quali rimedi combattere gli effetti della secchezza e ripristinare una corretta idratazione cutanea.
Dagli strati superficiali a quelli profondi, quali sono le cause (sia interne che esterne) di secchezza cutanea e disidratazione e come riconoscerla fin dai primi segnali?
Le cause esterne di questo disagio sono soprattutto riconducibili a una correlazione tra l’ambiente e la secchezza della pelle ed in particolare a condizioni climatiche come l’esposizione prolungata ai raggi UV, d’estate e all’aria condizionata, d’inverno. Sempre favorita, quest’ultima, nei luoghi dove l’aria è più asciutta. Mentre fra le cause interne rientrano tutti quei soggetti la cui espressione cutanea risulta essere eccessivamente reattiva nei confronti di vari stimoli. O meglio, i fattori possono essere costituzionali, alimentari e genetici. In particolare i lattanti e bambini piccoli sono esposti ad un maggior rischio a causa del loro sistema immunitario ancora debole. Quando il prurito lascia lesioni sulla pelle, il soggetto strofina continuamente la zona lesa lasciando la cute secca e arida. Diversi studi dimostrano che la disidratazione è dovuta dall’alterazione dell’attività enzimatica 6-gamma-reduttasi, categoria di acidi grassi essenziali utili anche al mantenimento del film idrolipidico, ovvero la fisiologica barriera di protezione della cute. Anche l’avanzare dell’età figura tra le altre cause riconducibili a un inevitabile assottigliamento della pelle e all’impoverimento del film idrolipidico, compromettendone l’idratazione. Tuttavia si manifesta in forme diverse a seconda della zona colpita e della severità.
È possibile prevenire e contrastare l’alterazione della barriera idrolipidica?
Tra i nostri organi più importanti, la pelle, specchio del benessere cellulare, ci protegge dall’ambiente circostante. Ciò premesso, quando ci troviamo in una condizione di secchezza cutanea, questa può risultare ruvida, tesa oppure screpolata, desquamata, tagliuzzata, infiammata, pruriginosa, meno resistente, fragile, poco elastica, e viene danneggiata la sua capacità di funzionare adeguatamente. Sul viso è particolarmente fastidiosa e compare prevalentemente sulle guance, intorno agli occhi e sulle labbra (non a caso si utilizza il burro di cacao), e può essere causa di un aspetto invecchiato. Quella del corpo, invece, si presenta prevalentemente sulle gambe e sui piedi, poiché queste zone sono più esposte all’ambiente, ma anche perché presentano quantità inferiori di ghiandole sebacee. La carenza di lipidi cutanei e di acqua nelle cellule sono il biglietto da visita di una pelle secca. È buona norma intervenire subito alla comparsa dei primi segnali per prevenire e contrastare questo segnale della pelle attraverso i consigli suggeriti di seguito.
Esistono regole da seguire o principi attivi in grado di contrastare questo fenomeno e per preservare il normale comfort della pelle?
È fondamentale ed indispensabile prendersi cura di questo tipo di pelle usando costantemente saponi delicati, ad esempio a base di tiglio e non aggressivi che faciliterebbero la disidratazione, e che rispettino quel poco film idrolipidico, lasciando le poche tracce di sebo rimaste. Inoltre la temperatura dell’acqua non dovrebbe superare i 37 gradi ovvero quella corporea. Una volta finita la doccia, tamponare la pelle e applicare sempre una buona crema idratante su tutto il corpo. Utilizzare gli spray in bomboletta di acque rinfrescanti, ancora meglio se addizionate di principi attivi idratanti. Questi piccoli prodigi della tecnologia, molto utili d’estate per la loro azione rinfrescante ma consigliati e a portata di mano per tutto l’anno, ricchi di vitamine, comodissimi da tenere in borsa e sempre pronti all’uso in ogni momento della giornata. Consigliatissimi per il corpo e il volto anche prima di un ritocco del trucco. È possibile, ai tempi di oggi, individuare diversi principi attivi ad azione idratante: dagli oli naturali ai burri come ad esempio quello di cocco utilizzato nelle creme per il viso e per il corpo, acido ialuronico, collagene, pantenolo, aloe vera, malva, tiglio, fiordaliso; così come l’urea, l’acido lattico e gli amminoacidi. Ma, degno di nota in quanto spicca ed eccelle per le sue innumerevoli proprietà idratanti, è proprio il trealosio, presente in molti organismi viventi come piante funghi batteri ed invertebrati. Un esempio naturale di trealosio, è la rosa di Gerico, originaria della Terra Santa, chiamata anche “Pianta della resurrezione”. Madre Natura permette infatti che il trealosio venga prodotto attraverso un processo noto come anidrobiosi, dove si induce uno stato di dormienza che permette alla cellula di sopravvivere in condizioni di estrema disidratazione, ma contemporaneamente agisce come regolatore della pressione osmotica, regolando così la concentrazione salina, quindi l’idratazione, nei fluidi biologici (nel sangue). Inoltre, mantiene l’equilibrio di alcuni componenti della membrana cellulare come i fosfolipidi. Un aspetto fondamentale questo per combattere la problematica della secchezza cutanea. Non a caso, le creme antietà contenenti trealosio prendono anche il nome di “creme osmotiche”.
In che modo alimentazione e cosmesi contribuisco alla riduzione di questo inestetismo cutaneo?
Ancora una dieta scorretta e una idratazione carente possono contribuire a peggiorare questa situazione. Un buon apporto di acqua ed il consumo di alimenti con la giusta quantità di grassi, vitamine, amminoacidi e proteine è indispensabile per mantenere una pelle idratata ed elastica. E per ultimo, ma non per minore importanza, l’uso dei cosmetici aggressivi con ridotta quantità di attivi ad azione idratante, e/o presenza di alcool e l’assunzione a lungo termine di farmaci come diuretici, contraccettivi ormonali possono alterare il film idrolipidico. Infatti a seguito dell’assunzione di farmaci è buona norma monitorare le condizioni di salute della pelle attraverso visite specialistiche dermatologiche o di medicina estetica. Il primo consiglio per risolvere o migliorare questa problematica, e di conseguenza riuscire a controllare la secchezza cutanea e fastidi correlati, è quello di idratare quotidianamente la pelle dall’interno bevendo molta acqua e facendo consumo quotidiano di alimenti ricchi di questo elemento che, non dimentichiamolo mai, è alla basa della salute delle nostre cellule. Frutta e verdura di stagione non possono assolutamente mancare nella dieta di chi soffre di pelle secca. Poi non dimentichiamo mai la beauty routine che quotidianamente va fatta.
Anche acceleratore dei processi di invecchiamento, tra cui proprio la comparsa di rughe?
Si certo! Con l’avanzare dell’età la capacità da parte dell’organismo di trattenere acqua si riduce e si ha anche una contemporanea riduzione nella produzione degli grassi cutanei predisponendo la pelle ad essere più sottile, fragile, e alla comparsa dei primi segni dell’invecchiamento, fra cui le rughe perché la cellula si troverà più o meno svuotata della sua linfa vitale: l’acqua!
C’è un rapporto tra questa e le infezioni batteriche o virali e le micosi?
Le infezioni della pelle possono svilupparsi anche da una malattia cutanea preesistente il cui substrato presenta una pelle secca o molto secca. Come avviene ad esempio nella dermatite atopica, dove la pelle nelle forme più avanzate, o nelle fase acuta, può presentare delle lesioni, queste possono essere veicolo per microbi di qualsiasi tipo a seconda della stagionalità e degli ambienti che si frequentano come docce delle palestre, piscine o sabbia. Comunque la disidratazione, in generale, causa tensione della pelle ed essendo anche poco elastica tende ad esfoliarsi, fessurarsi e tutto questo espone la cute al rischio di infezioni virali, batteriche o micotiche.
La disidratazione cutanea rappresenta un campanello d’allarme o un fattore predominante per l’insorgenza di altre patologie?
Ci sono diverse forme attraverso cui si manifesta, a seconda della severità e della zona colpita. La secchezza cutanea che dal greco prende il nome come Xerosi, può essere collegata ad alcune malattie come l’ittiosi, un processo di desquamazione e di sfaldamento profondo della pelle che va da una forma lieve fino ad arrivare ad una grave sindrome deturpante. Può essere il segno di una malattia sistemica, si differenzia da una semplice secchezza cutanea proprio perché diventa invalidante a seguito di diagnosi clinica. Ma ancora la dermatite atopica, la psoriasi e la cheratosi piliare, appartengono a malattie caratterizzate un unico comun denominatore, ovvero da pelle secca. Alla base di una secchezza cutanea anche malattie metaboliche come ipotiroidismo, insufficienza renale e diabete.
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Sarcopenia per gli esperti del settore, ma per tutti gli altri questa condizione è meglio nota come riduzione della massa muscolare. Un altro nome che si aggiunge alla lista di malattie, oltre a obesità e patologie cardiovascolari che ci rendono maggiormente vulnerabili al rischio Covid e alle sue capacità di generare gravi complicazioni nei pazienti ospedalizzati. Ennesima evidenza scientifica, anche questa, dimostrata da uno studio italiano coordinato dall’Istituto Galeazzi e dal Policlinico San Donato, in collaborazione con l'Università di Milano. Insomma, dati alla mano, anche una massa muscolare ridotta si è rivelata quindi un fattore prognostico negativo nei pazienti affetti da questa grave infezione, esattamente, come dimostrato, accade in altre patologie e principalmente in ambito oncologico. La ricerca ha coinvolto 552 pazienti, di cui 364 uomini (con età media di 65 anni), ricoverati durante la prima ondata della pandemia nel periodo febbraio-aprile 2020. L’analisi dei parametri si è basata su un modello statistico che ha incrociato le informazioni relative allo stato della muscolatura, ottenute grazie alla Tac toracica eseguita per verificare la presenza di polmonite, con alcuni dati fisici e clinici di ciascun paziente. Lo studio ha messo in luce un’associazione significativa tra la ridotta massa muscolare e l’insorgenza di complicanze da Covid. Teoria che si lega a quella di uno studio inglese che ha valutato l'impatto dell'inattività sulla gravità della malattia. La ricerca pubblicata sul British Journal of Sports Medicine dimostra che chi non pratica attività sportiva ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva.
Parliamo di "SARCOPENIA" nella puntata n°30 de "Il Cerca Salute"
Non sottovalutare le conseguenze dell’invecchiamento. Oltre alla perdita della massa muscolare anche la conseguente diminuzione della forza. L'avanzamento dell'età adulta è associato a profondi cambiamenti nella composizione corporea, la cui componente principale è una diminuzione della massa muscolare scheletrica. Questa perdita legata all'età nel muscolo scheletrico è stata definita sarcopenia. Questa malattia si origina prevalentemente in tre step: il muscolo viene lentamente sostituito da tessuto adiposo (grasso), le giunzioni tra fibre muscolari e nervose (giunzione neuromuscolare) tendono a degenerare e di conseguenza, aumenta lo stress ossidativo a carico delle fibre muscolari. Si tratta di un processo fisiologico che inizia sostanzialmente dopo i 30 anni di età per poi procedere più rapidamente una volta superata la soglia dei 70. A questo si aggiunge una conseguente perdita di forza pari al 20% entro i 60 anni e al 50% intorno agli 80 anni. Da qui l’importanza di rallentare l’avanzamento di questa patologia invalidante attraverso la costante attività fisica ed una corretta alimentazione in modo tale da evitare che tale condizione degeneri rapidamente in una sindrome da fragilità dell’anziano con conseguente disabilità. Tra le cause principali la scarsa attività motoria e tutte quelle patologie che causano un malassorbimento intestinale come ad esempio diverticolite, malattie infiammatorie croniche dell’intestino (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa) e disturbi intestinali. Tra i primi sintomi, invece, debolezza, stanchezza, atrofia muscolare e graduale perdita della forza.
Oltre alla funzione che svolge nei confronti del metabolismo energetico, il muscolo scheletrico e il suo declino correlato all'età possono contribuire a importanti cambiamenti associati all'avanzare degli anni come la riduzione della densità ossea, della sensibilità all'insulina e della capacità aerobica. Un processo che è possibile, come già aticipato, rallentare grazie a un approccio combinato: corretta alimentazione, attività fisica e integrazione. Alcuni studi hanno indagato l’eventuale utilità dell’integrazione alimentare (principalmente proteica e/o amminoacidica), spesso in combinazione con un’adeguata attività fisica. Altre indagini hanno invece evidenziato come per tutelare l’anziano dal rischio di sarcopenia siano necessari almeno 1,2 g di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno (mentre nel soggetto giovane sedentario sono sufficienti meno di 1.0 g per chilogrammo di peso al giorno). Alle proteine (anche e soprattutto di origine vegetale) bisogna poi affiancare altri macro e micronutrienti come fibre, acidi grassi, sali minerali, vitamine, ferro ed acido folico. «Una dieta nutriente over 65 – spiega il professor Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva - dovrebbe sempre prevedere l’apporto di [...] polifenoli, aminoacidi, acidi grassi essenziali, antiossidanti, omega-3, sali minerali e vitamine, coenzima Q10, steroli, selenio, acido folico e ferro insieme a supplementi proteici e a integratori specifici suggeriti dal medico di riferimento o dallo specialista».
Le tac toraciche eseguite sui pazienti affetti da Covid-19 ci hanno dato la possibilità di avere accesso a una fonte preziosa di informazioni relative allo stato dei muscoli paravertebrali - conferma Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’Unità di Radiologia diagnostica e interventistica all’Istituto Galeazzi e docente all’Università Statale di Milano -Questo ci ha permesso di validare la nostra ipotesi, ovvero che la ridotta massa muscolare sia un fattore rilevante da considerare nei pazienti Covid, come già accade per altre comorbidità. Questi risultati potrebbero essere utili ai colleghi clinici impegnati nei reparti Covid. - Lo studio ha convolto quattro ospedali, il Niguarda a Milano, l'Istituto ospedaliero di Brescia, l'azienda ospedaliero-universitaria di Novara e l'Istituto ortopedico Galeazzi nel capoluogo lombardo. - La grande sfida della pandemia ci ha mostrato nuovamente quanto sia preziosa la collaborazione tra diversi ospedali - sottolinea Simone Schiaffino, del Policlinico San Donato e primo autore della ricerca - E' il modello dello studio multicentrico che integra molteplici esperienze per uno scopo comune: ricavare dalle indagini eseguite dati utili alla prognosi, mediante un dato normalmente non considerato, lo stato muscolare, che esprime in modo efficace una possibile 'fragilità' dei pazienti, concetto quanto mai attuale in questo momento di emergenza.
Il Giorno "Covid e complicanze, occhio a chi ha pochi muscoli"
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PubMed "What is sarcopenia?"
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Una proteina “impalcatura” che dona sostegno al nostro corpo. Effetto confermato anche da diversi studi scientifici, i quali dimostrano con risultati alla mano che l’assunzione di peptidi di collagene migliora l’idratazione della pelle, l’elasticità e aiuta a ridurre le rughe del viso. Secondo uno studio, l’assunzione del collagene mostra effetti positivi sulla profondità delle rughe degli occhi, le cosiddette zampe di gallina. Dopo aver assunto 2,5 grammi di peptidi di collagene bioattivo ogni giorno per un periodo di otto settimane, la profondità delle rughe dei soggetti in questione si è ridotta in media di circa il 18 percento e la carnagione si è raffinata (Proksch, E. et al. 2014). Tra gli altri effetti positivi sulla pelle: l’assunzione di collagene aumenta l’idratazione della pelle (Asserin, J. et al. 2015 e Kim, D. U. et al. 2018). Un’altra indagine dimostra che l’assunzione giornaliera di un preparato di collagene porta a un miglioramento dell’elasticità della pelle. I partecipanti allo studio hanno consumato una fiala di un prodotto di collagene contenente 5 grammi di peptidi di collagene bioattivo ogni giorno per 90 giorni (Genovese, L. et al. 2017). Efficace anche contro gli inestetismi della cellulite, nota anche come pelle a “buccia d’arancia”, si verifica quando un tessuto connettivo si indebolisce e non è più in grado di trattenere la cellule adipose nel tessuto sottocutaneo. Il tessuto adiposo sottocutaneo in questione può quindi penetrare più facilmente negli strati superiori della pelle e gonfiare visibilmente la pelle all'esterno. E ancora, secondo uno studio, il collagene può aiutare a combattere la cellulite e a ridurre le ondulazioni della pelle sulle cosce. Una dose giornaliera di 2,5 grammi di peptidi di collagene ha portato dopo 6 mesi a una riduzione del livello di cellulite nelle donne con un peso regolare o in sovrappeso. (Schunck, M. et al. 2015).
Stabili e flessibili. E quando i legamenti si strappano e le ossa si rompono, il collagene diventa anche un prezioso aiuto per le articolazioni. Fondamentale soprattutto per gli sportivi, in caso di sforzo eccessivo, ma anche per chi soffre di artrosi (usura articolare) o artrite reumatoide (malattia infiammatoria delle articolazioni). Effetto benefico dimostrato da altre due ricerche: nel primo studio si è visto che l’assunzione giornaliera di capsule di collagene hanno migliorato il funzionamento dell’articolazione del ginocchio e ridotto la rapida insorgenza di disagio e di dolore articolare durante l’esercizio fisico (Lugo, J. P. et al. 2013) e nel secondo, è stato esaminato l’effetto del collagene in caso di artrosi. Il risultato: l’assunzione di 40 milligrammi di collagene di tipo II ha migliorato nei pazienti con artrosi al ginocchio i sintomi dell'articolazione del ginocchio e i sintomi correlati (Lugo, J. P. et al. 2015). Infine, il contributo fornito alla costruzione muscolare: in uno studio, condotto su soggetti anziani con perdita muscolare, è stato riscontrato che l'assunzione di collagene idrolizzato in combinazione con l'allenamento di forza aiuta la costruzione muscolare (Zdzieblik, D. et al. 2015).
La riduzione di collagene, in età avanzata, è associata alla comparsa delle rughe (figura sopra)
Contorni meno definiti e tonici. Una rigenerazione che decresce inesorabilmente per poi crollare dopo i 40. La produzione di collagene rallenta dell’1,5% ogni anni a cominciare dal ventesimo/venticinquesimo anno di vita e di conseguenza diminuisce anche il livello di collagene nel corpo. Oltre a un fattore strettamente genetico, questa produzione si riduce anche in conseguenza con il calo dei livelli di estrogeno, alla diminuzione del numero di fibroblasti nella pelle diminuisce, alla carenza di vitamina C (che inibisce la degradazione del collagene e grazie alla sua azione altamente ossidante evita il deterioramento delle fibre di collagene) oltre a influssi esterni come le radiazioni UV, il fumo, lo stress o un’alimentazione scorretta. SOS glicazione. Colpevole lo zucchero in eccesso può raggiungere la pelle attraverso il sangue sotto forma di glucosio e fruttosio. Si origina così una reazione (glicazione appunto), in cui le molecole di zucchero si attaccano alle fibre di collagene e le induriscono. Troppo zucchero, carboidrati o cibi ricchi di zuccheri, oltre a rallentare e inibire la sintesi del collagene, accelerano quindi l’invecchiamento e la comparsa di rughe sulla pelle. Obiettivo: mantenere compattezza e tonicità, prevenendo le rughe. A questa proteina, infatti, è affidato l’arduo compito di sostenere il viso, conferendo alla pelle resistenza ed elasticità. E allora stop all’invecchiamento cutaneo! Per una pelle soda, liscia e giovane? Stimolare la produzione di collagene con una dieta sana e migliorare quest'apporto con prodotti di bellezza adeguati. Diverse funzioni complesse e fondamentali. Gloria Mosconi, biologa mette in luce le peculiarità di questa notevole proteina in un'intervista esclusiva a Life 120:
Come avviene la biosintesi del collagene?
La biosintesi del collagene avviene sia all’interno che all’esterno della cellula ed è enzimaticamente coadiuvata. Nella fase iniziale l’m-RNA di circa 34 geni viene trascritto e successivamente tradotto a livello dei ribosomi a ridosso della parete del RER; nella catena nascente di procollagene alcuni residui di prolina e lisina vengono idrossilati da due specifici enzimi per formare idrossiprolina e idrossilisina con catene alfa di procollagene. Tre di queste catene si avvolgono a formare una tripla elica, stabilizzata dal legame idrogeno. Questa catena passa all’apparato del Golgi, dove i filamenti idrossilati subiscono una glicosazione, ovvero l’aggiunta di zuccheri sulla catena peptidica in corrispondenza dell’idrossilisina. A questo punto la molecola è escreta verso l’esterno dove subisce l’azione del procollagene peptidasi. Questo enzima è necessario per il processamento extracellulare del collagene che sarà in grado di rimuovere i residui Ne C terminali con formazione di tropocollagene tra le cui molecole si instaureranno legami covalenti e che tenderanno a disporsi in file parallele formando le fibrille.
Considerato un potente “anti-età”, secondo la scienza può essere utilizzato nel contrasto a rughe e segni d’espressione?
Purtroppo la sintesi di collagene diminuisce con l’invecchiamento aumentando infatti la sua degradazione e con essa la rugosità della cute, che diviene meno compatta e più sottile. È per questo che il collagene trova largo spazio anche nella cosmetica.
Oltre all’invecchiamento cutaneo è prezioso anche per l’organismo? In che modo esercita la sua azione benefica?
L’importanza di questa proteina svolge il suo ruolo non solo dal punto di vista estetico, come è noto, ma anche dal punto di vista strutturale dando sostegno al corpo. Infatti a lungo andare, man mano che l’età tende ad avanzare , anche la produzione di collagene tende a diminuire contribuendo così ad una perdita di tono muscolare, una lentezza dei movimenti, una fragilità di unghie e capelli, e la pelle si raggrinzisce. Stimolare la sua produzione , contribuisce alla guarigione e la riparazione di danni alle ossa e cartilagini e quindi al mantenimento del sostegno, della forza e dell’elasticità di queste. Migliora l’ampiezza di movimento in caso di osteoartrite , previene il deterioramento delle articolazioni, previene la demineralizzazione ossea, ed accelera anche la cicatrizzazione delle ferite.
Come opera nel processo di costruzione del muscolo?
La quantità delle proteine corporee viene associata alla massa magra o più precisamente massa muscolare scheletrica e ne fanno parte le proteine oltre all’acqua e sali minerali. Ora le proteine sono macromolecole composte da tanti mattoncini detti amminoacidi; nella sintesi proteica intervengono solo 20 amminoacidi diversi fra loro, mentre nell’organismo il numero di proteine è di centinaia di migliaia. Come è noto le funzioni delle proteine sono diversissime. Fra queste emerge la funzione strutturale in cui il tessuto connettivo del corpo (cioè quello che sostiene e fa da ponte tra i diversi organi e strutture corporee) è costituito principalmente dal collagene. Il collagene ha proprio il ruolo di collegare ed “incollare” gli elementi cellulari di organi e tessuti quindi anche del muscolo ed ha la capacità di rinnovarsi sempre.
Ci sono controindicazioni ed effetti collaterali?
È chiaro che la stimolazione fisiologica di produzione del collagene è un evento molto positivo che ci protegge dai fenomeni legati ai processi di invecchiamento. L’intento di tutti dovrebbe essere quello di stimolare il più possibile, attraverso la corretta alimentazione, questo fenomeno naturale. Il contributo di creme ed integratori può essere senza dubbio, un’azione di rinforzo, sinergica allo stile di vita, che deve essere sempre al primo posto. Gli integratori di collagene sono bene tollerati e possono considerarsi prodotti sicuri, purché utilizzati in maniera responsabile. Sono chiaramente controindicati a chi soffre di allergia a qualche componente del prodotto, ai bambini e alle donne in gravidanza. È comunque sempre opportuno consultare il medico. Per minimizzare i rischi è preferibile scegliere integratori di collagene idrolizzato e che provengano da un animale a cui non si è allergici.
È possibile ottimizzare l’approvvigionamento di collagene con l’alimentazione giusta e cosmetici mirati?
L’invecchiamento è la prima causa di diminuzione del collagene. Lo stile di vita, gioca un ruolo fondamentale per la riduzione di questa proteina all’interno del proprio corpo. Prima cosa da focalizzare è che una dieta che presenta una elevata quantità di alimenti zuccherati, porta alla GLICAZIONE, un processo attraverso cui zuccheri sia intra che extracellulare, si legano alle proteine generando la formazione di molecole alterate, chiamate Glicotossine o AGE, che legandosi a specifici recettori, chiamati RAGE, si accumulano in maniera importante, aumentando la produzione e la liberazione all’interno dei tessuti dei Radicali Liberi e di molecole pro-infiammatorie, con conseguente alterazione della funzionalità e distruzione degli stessi. Questo è un processo infatti, non a caso, particolarmente abbondante nei pazienti diabetici di tipo II. Il legame tra zuccheri e proteine è un fattore biologico che condiziona il processo di invecchiamento cellulare, quello dei tessuti ed in generale dell’organismo. Non può esistere longevità quindi, senza una riduzione o quantomeno un controllo di questo processo metabolico. Anche a livello cutaneo assistiamo alla conseguenza di questo accumulo di glicotossine con conseguente accumulo nelle pelle che si manifesta con un aumento dello spessore apparendo dura ed ispessita. Chiaramente questo processo di glicazione proteica crea alterazione, oltre che sulla pelle, anche in altri organi del nostro organismo. Alla luce di ciò l’orientamento è verso il consumo di particolari zone di alimenti proteici, come ad esempio nelle lische, nelle pinne, nelle squame presenti nelle sardine, acciughe e sgombri , nella pelle, nelle zampe e cotenna del maiale, nelle ossa sottoforma di brodo, , e nelle cartilagini degli animali (pesce, pollame, maiale, bovini), nella gelatina che si ottiene da ossa, tendini, cartilagini e pelle di diversi animali. A livello cosmetico, l’applicazione di collagene così come tale, non può considerarsi la scelta ottimale in quanto questa proteine presenta una struttura chimica troppo grande per essere assorbita. E’ proprio per questo motivo che nei cosmetici di alta qualità si preferisce utilizzare collagene in forma idrolizzata o piccoli peptidi per favorirne l’assorbimento e quindi la loro funzione. In conclusione la riduzione della produzione di collagene inizia già a partire dai 25 anni e può essere accelerata da fattori genetici, alimentazione non sana, soprattutto ricca di zuccheri, fumo, esposizione ai raggi solai, smog e condizioni ambientali e stress. Siamo noi i primi a poter fare qualcosa per la salvaguardia della nostra salute.
Qual è la correlazione tra collagene e vitamina C?
A dare un contributo alla sintesi del collagene, gioca un ruolo importante la Vitamina C. Infatti quest’ultima interviene nella conversione della Prolina in Idrossiprolina e della Lisina in Idrossilisina ad opera dei rispettivi enzimi che richiedono Ferro 2+. Ed è proprio la Vitamina C che permette di mantenere il ferro in questa forma ridotta e consentire quindi la sintesi di collagene.
Il Corriere della Sera "Dai peperoni rossi alle uova, ecco i cibi che aiutano a fare il pieno di collagene"
AGI "Pelle: contro l'invecchiamento, glicani stimolano collagene"
Io Donna "Il collagene è il trend beauty del momento. Come funziona e cosa bisogna sapere?"
Wikipedia "Collagene"
DiLei "Collagene: cos’è, a cosa serve, cosa mangiare e integratori"
Il Secolo XIX "C’è uno zucchero che piace anche al cervello"
Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"
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Un ruolo prezioso per salute e bellezza. Dalla pelle alle articolazioni, dalle ossa e ai muscoli, ma previene anche la fragilità di unghie e capelli. Naturalmente presente nel derma cutaneo, i suoi notevoli effetti si estendono a tutto il corpo. Il collagene è il componente essenziale della nostra pelle, la proteina strutturale principale del nostro tessuto connettivo, quella più comune del corpo umano che fornisce la resistenza alla trazione del tessuto connettivo stesso. Non solo nella pelle, si trova anche nei legamenti, nei tendini, nella cartilagine, nelle ossa, nei muscoli scheletrici, nei vasi sanguigni e persino nei denti. Una struttura che consente di offrire resistenza meccanica. Costituito da diverse catene proteiche lunghe che a loro volta sono composte da diversi aminoacidi (glicina, prolina e idrossiprolina). Esistono 28 tipi di collagene diversi che si distinguono per composizione, struttura e funzione. Formato poi da diverse cellule, a seconda del tipo e della funzione svolta: i fibroblasti (cellule del tessuto connettivo) e gli osteoblasti (cellule del tessuto osseo) producono principalmente collagene di tipo I e III, mentre i condrociti (cellule del tessuto cartilagineo) formano principalmente collagene di tipo II.
Attraverso la sintesi del collagene le varie cellule vengono allineate in oltre 1000 aminoacidi per formare una catena lunga, la catena polipeptidica, chiamata anche procollagene. Utilizzato come rimedio in caso di ustioni gravi della pelle e impiegato anche in medicina estetica come riempitivo. Noto agente anti-invecchiamento, insieme all’acqua rende la pelle più tonica e compatta, ma niente dura per sempre. Difatti, la produzione di collagene diminuisce con l’avanzare dell’età. Tra i principali segnali di questa scomparsa sicuramente secchezza cutanea, linee pronunciate e rughe sempre più evidenti. Un valido supporto per integrare questa carenza deriva dall’esterno grazie a cosmetici mirati e dall’interno con un’alimentazione sana e bilanciata. Durante il processo di invecchiamento la struttura della pelle diventa inevitabilmente più instabile con il conseguente rilassamento cutaneo e la formazione delle prime rughe e l’assottigliamento della pelle. Questo avviene perché causa della sempre più ridotta densità della struttura del collagene, la struttura e l’elasticità della pelle si deteriorano. Il segreto per prevenire efficacemente questo invecchiamento è la giusta sinergia tra un’alimentazione intelligentemente bilanciata e la corretta selezione di prodotti cosmetici mirati ed efficaci per scoraggiare l’avanzare degli anni e sostenere i bisogni del tessuto connettivo.
Diverse funzioni complesse e fondamentali. Gloria Mosconi, biologa mette in luce le peculiarità di questa notevole proteina in un'intervista esclusiva a Life 120:
Che cos’è e com’è composto il collagene?
Il collagene è uno dei componenti principali del tessuto connettivo che contribuisce a conferire resistenza ai tessuti, tonicità, compattezza e turgore della pelle. Occupa un ruolo importantissimo fra le proteine strutturali nella matrice extracellulare cioè nello spazio tra una cellula e l’altra. E’ presente nel nostro corpo in misura pari al 20% fino 35%, fino ad arrivare al 90% nella nostra pelle, in particolare a livello del derma, dove, insieme alla presenza di fibre elastiche e glicosaminoglicani, dà origine alla sua caratteristica struttura tridimensionale che rappresenta proprio l’impalcatura della nostra pelle. Dal punto di vista strutturale, la prolinia, l’idrossiprolina e la glicina sono gli amminoacidi predominanti nelle fibre di collagene. Queste ultime sono organizzazioni di molecole di tropocollagene, che si associano in modo diverso tra loro, per generare diversi gradi di resistenza. Il tropocollagene è l’unità funzionale del collagene, costituito da tre filamenti (tre catene proteiche) che unendosi fra di loro formano la tripla elica, costituita da due catene identiche, ed una terza che differisce dalle prime due. Come già detto, gli amminoacidi che la caratterizzano, sono tre: glicina, prolina e idrossiprolina, che durante il corso della vita, hanno la particolarità di rinnovarsi sempre.
Quanti tipi di collagene esistono e a cosa servono?
I collageni sono un gruppo di glicoproteine naturali che si trovano nel tessuto connettivo degli animali. Il collagene associato in fibrille, oltre che nel derma, è presente anche nelle ossa, nelle cartilagini, tendini, legamenti, cornea, pelle, vasi sanguigni, ed annessi cutanei (capelli ed unghie), in sostanza ovunque ci sia del tessuto connettivo. Per questo motivo, il collagene si distingue in diversi tipi, quelli più importanti sono: Collagene di tipo I, che rappresenta circa il 90% del collagene totale; Collagene di tipo II, componente del tessuto cartilagineo; Collagene di tipo III, presente nel derma e vasi sanguigni ed infine Collagene di tipo IV che svolge le funzioni di sostegno ed è una componente anche della membrana basale.
Questa proteina è davvero così importante? Quali sono i benefici per la pelle?
L’importanza del collagene è legata principalmente alle sue molteplici funzioni di sostegno nei confronti non solo del derma ma anche di ossa tendini cartilagini e vasi sanguigni; non a caso infatti è una delle proteine più abbondanti dell’organismo. Nel derma in particolare insieme alle fibre elastiche e ai glicosamminoglicani, dà origine a quella struttura tridimensionale compatta e resistente che sorregge la cute conferendo resistenza ed elasticità, compattezza e turgore, minimizzando la presenza di rughe.
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Dal risveglio energetico a quello muscolare. Al via con le giuste vitamine per restare in forma anche dopo l’inverno. La scorta di tanti preziosi nutrienti per affrontare al meglio la primavera e gli sbalzi di temperatura. La ricarica di energia per un risveglio in salute. Con la stagione fredda quasi al capolinea è arrivato il momento di preparare anche il nostro organismo. Ma di cosa ha bisogno il nostro corpo? Quali sono le vitamine più indicate in questo periodo dell’anno? Consideri i principali alleati di adulti e bambini, importanti per il benessere psicofisico e fondamentali nei periodi di convalescenza. Questi micronutrienti, svolgono un ruolo chiave, in primis, come apporto nutrizionale e, in secundis, quale supporto al regolare svolgimento delle sue funzioni nei processi metabolici. L’apporto calorico ottimale, come suggerito nella piramide alimentare ancestrale, è fornito dal giusto apporto di proteine, grassi, vitamine e sali minerali, per gli adulti, così come anche per i bambini, è fondamentale e, laddove l’alimentazione non riesce a reperire l’energia necessaria per affrontare la giornata è importante colmare il vuoto, tra quest’ultima e l’energia consumata, con la supplementazione nutrizionale. Difatti, una dieta equilibrata e una corretta integrazione permettono ai bambini una crescita sana e offrono un’importante supporto nello sviluppo delle funzioni cognitive.
Tra le vitamine maggiormente coinvolte nel metabolismo energetico sicuramente la vitamina B6. Influenza l’assorbimento di proteine, acidi grassi e zuccheri regolandone le riserve nell’organismo. Contribuisce, inoltre, alla formazione di ormoni e di globuli rossi e bianchi e proprio per questo è fondamentale nel rafforzare le difese immunitarie contro infezioni virali e batteriche. Soprattutto in questo momento critico ed estremamente delicato, aiuta anche a stimolare le funzioni cerebrali, contribuendo al corretto funzionamento del sistema nervoso centrale. Al via la scorta con carni bianche, pesce e spinaci. Associandola a fonti alimentari ricche di zinco assicura miglioramenti significativi dei livelli di energia. Favorisce la sintesi e il metabolismo della cisteina, il quello energetico e delle proteine, la formazione di globuli rossi, la regolazione dell’attività ormonale, contribuisce al regolare funzionamento del sistema nervoso e alla riduzione di stanchezza e affaticamento. «Tante vitamine – spiega a Gazzetta Active Luca Colucci, biologo nutrizionista -. Sono contenute in molti alimenti. Di solito è sufficiente seguire una dieta equilibrata per non incorrere in avitaminosi, una condizione clinica di carenza. Tuttavia, se ci sono difficoltà a raggiungere i livelli minimi, è possibile ricorre ad integratori specifici. L’eventuale aggiunta è consigliabile al mattino per via dell’effetto tonico ed energizzante: meglio evitare l’assunzione serale per scongiurare insonnia e agitazione».
Fondamentale per rafforzare il sistema immunitario ed evitare sintomi di stanchezza o debolezza muscolare c’è la vitamina D. Aiuta a mantenere livelli ottimali di calcio nel sangue, fa bene ai reni e al sistema cardiovascolare. Il consiglio, soprattutto in questi ultimi mesi invernali, è quello di aumentare l’assunzione di alimenti che ne contengono grandi quantità come pesci grassi: salmone, acciughe e sgombro, ma anche uova, fegato e funghi.
La vitamina D, che sappiamo essere contenuta in pochi alimenti come latte, formaggi, tuorlo d’uovo, olio di fegato di merluzzo, pesci grassi (come sgombro, sardina, salmone) – spiega la nutrizionista nell’intervista alla Gazzetta Act!ve -, ma la abbiamo soprattutto esponendoci al sole, oppure attraverso integrazioni. Un livello di vitamina D basso porta anche ad una maggiore predisposizione ad alcune patologie come la dermatite atopica o il morbo di Crohn: alti livelli di vitamina D riducono le recidive e tengono sottotono la parte acuta di queste patologie. Questo nutriente è, infatti, indispensabile per rafforzare la risposta immunitaria contro gli attacchi esterni, ma anche per rendere più forti e sani sia i denti che le ossa. Inoltre favorisce la prevenzione di numerose malattie cronico-degenerative oltre al metabolismo del calcio. La vitamina D è quasi sempre insufficiente e spesso va integrata separatamente. Proprio per questo può essere assunta come alimento solo in minima parte, il resto è prodotto grazie all’esposizione alla radiazione solare, in particolare ai raggi UVB. Quindi, non dimentichiamo di stare al sole il più possibile per fare il pieno di questa preziosa vitamina. È poi importante la vitamina E. E ancora: il betacarotene, precursore della vitamina A. É presente nell’olio di fegato di merluzzo, nelle carote, nella zucca, nelle albicocche secche, nel cavolo verde, nel broccolo, nel cavolfiore e nelle verdure a foglia larga.
Insomma, i benefici di questa vitamina sono tantissimi: supporta il sistema immunitario e contribuisce all'assorbimento e/o all'utilizzo del calcio e del fosforo, al mantenimento di ossa, muscoli e denti. Le più importanti molecole, invece, le troviamo nelle vitamine A, E e C. Dal potere antiossidante, supportano le funzioni metaboliche del fegato e lo aiutano nel suo lavoro di detossificazione. Questo organo è la centrale energetica dell’organismo: se mantenuto sano ed efficiente conferisce vitalità e benessere generale a tutto il corpo. L’assunzione quotidiana di frutta fresca, verdura scelta e pesce pescato permette di ricaricarlo di queste preziose sostanze. La vitamina A è preziosa per lo sviluppo e il mantenimento in salute di ossa e denti e concorre anch’essa a rinforzare la risposta immunitaria alle infezioni. Frutta fresca e verdure di colore rosso, giallo e arancione, carote, frutti di bosco, pomodori, ne sono ricchi. Contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo. La vitamina E, dalle notevoli proprietà antiossidanti, favorisce il rinnovamento cellulare. Conosciute anche le sue proprietà antitumorali e protettive nei confronti dei danni da inquinamento esterno. Presente nelle olive, noci e verdure a foglia verde.
Con la primavera quasi alle porte l’organismo si deve ricaricare dopo aver sopportato i problemi dell’inverno quindi è molto importante assumere vitamine, minerali ed antiossidanti che ci aiutano a contrastare l’azione dannosa dei radicali liberi dell’ossigeno, i prodotti “di scarto” che si formano all’interno delle cellule ogni volta che l’ossigeno è utilizzato per produrre energia (ossidazione) - spiega Christian Orlando, biologo -. Importante l’assunzione del beta carotene che a seconda della necessita l’organismo trasforma in Vitamina A per aiutare la pelle durante l’abbronzatura. Le vitamine del gruppo B sono essenziali per l’organismo perché trasformano il cibo in energia. Collaborano al buon funzionamento dei sistemi nervoso e muscolare. E quando facciamo sport e ci muoviamo più del solito le vitamine del gruppo B diventano essenziali ed inoltre ci danno una mano a uscire dal letargo invernale, quando con la bella stagione ci sentiamo spossati e stanchi. La vitamina C, oltre a essere uno degli antiossidanti più potenti, è anche essenziale per il corretto funzionamento del sistema immunitario e per la sintesi di collagene, il costituente principale dei tessuti vascolari, della pelle, dei muscoli e delle ossa. Vitamina D per mantenere ossa e muscoli robusti. La vitamina E importante antiossidante previene l’invecchiamento della pelle mantenendola idratata ed elastica. La vitamina H importante in molti processi metabolici. In seguito all’elevata sudorazione fondamentali i sali minerali come Calcio, Magnesio, Selenio e Zinco.
Dulcis in fundo, la vitamina C, cruciale per molte reazioni metaboliche da cui si ottengono aminoacidi, ormoni e soprattutto collagene. Assumere ogni giorno alimenti come arance, fragole, kiwi, spinaci, broccoli e peperoni permette di mantenere in ottimo stato i tessuti cutanei prevenendo rughe e malattie della pelle. Con il cambio di stagione alle porte è importante riattivare e rigenerare l’organismo per affrontare al meglio stress e danni cellulari provenienti dall’ambiente circostante. Aumentare l’assunzione di vitamina C può essere una strategia vincente per contrastare malanni e piccoli disturbi causati dagli sbalzi di temperatura. Non dimentichiamo ancora la sua spiccata capacità battericida, migliora la risposta del nostro organismo alle infezioni dei patogeni esterni. Questo prezioso nutriente contribuisce al mantenimento della normale funzione del sistema immunitario e al metabolismo energetico, favorisce la formazione del collagene per la normale funzione dei vasi sanguigni, delle ossa, delle cartilagini, delle gengive, della pelle e dei denti, riduce stanchezza e affaticamento, facilita il funzionamento del sistema nervoso e della funzione psicologica e protegge le cellule dallo stress ossidativo.
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“Gli uomini preferiscono le bionde” capolavoro cinematografico e preludio di un amore millenario. Segni particolari: artigianale, biologica e low carb. Non tutte le birre sono uguali, ma soprattutto non tutte fanno bene alla nostra salute. Dalle grigliate alle feste popolari. Una scelta che dilaga anche tra le donne e valida alternativa al buon vino. Tra le bevande alcoliche più antiche e più amate al mondo. Anche se ne rivendicavano la paternità egizi e sumeri, la leggenda narra una storia tutta femminile. Nata per errore dalla distrazione di una donna che dimenticò una ciotola di cereali fuori casa, quei semi, complice un temporale, si bagnarono al punto tale da trasformarsi nella prima versione di birra della storia. Prodotta intorno al 3500-3100 a.C. tra Egitto e Mesopotamia. Con i sumeri poi, nascono i primi birrai, professionisti del settore retribuiti, seppur in parte, con la birra stessa. La prima legge a regolamentarne la produzione, fu indubbiamente il codice Hammurabi (1728-1686 a. C.) che prevedeva la condanna a morte per chi non ne rispettava i criteri di produzione. La birra poi, assumeva anche una connotazione religiosa e veniva consumata durante le cerimonie funebri in onore del defunto. Una delizia da gustare, ancora meglio se biologica, non pastorizzata, priva di carboidrati e senza glutine. Insomma, una bevanda buona e rinfrescante che se assunta con moderazione fa bene alla salute. Promossa anche dai medici italiani, considerata genuina per 9 su 10. Sali minerali, antiossidanti e vitamine sono le proprietà apprezzate. Il consumo eccessivo della birra industriale e di scarsa qualità che non rispetta precisi criteri di produzione potrebbe alterare il microbiota intestinale, infatti «La quantità eccessiva di zucchero, alcol e funghi capaci di alterare la nostra flora batterica la rendono un alimento poco salutare» spiega Adriano Panzironi. Tuttavia, se il malto è inserito nel mosto attraverso la fermentazione, trasformandosi poi in alcol, il problema è solo la qualità (e ovviamente, anche la quantità) oltre naturalmente al processo produttivo e agli ingredienti utilizzati. I cereali se, in piccole quantità e miscelati con altri elementi non sono nocivi perché in realtà, il carico glicemico che ne deriva non è dannoso per il nostro organismo.
Dalle proprietà digestive a quelle antiossidanti. Tra le numerose proprietà benefiche per l’organismo, secondo una ricerca italiana, va aggiunta anche la capacità di contrastare l’angiogenesi, ossia il meccanismo alla base della proliferazione dei tumori. L’indagine condotta dall’IRCCS MultiMedica di Milano, dall’Università di Pisa e dall’Università dell’Insubria di Varese si è focalizzata sullo xantumolo, molecola contenuta nel luppolo della birra che parrebbe in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali, affamandole: ossia bloccando il meccanismo attraverso cui tali cellule si procurano l’ossigeno di cui hanno bisogno per diffondersi nell’organismo. In realtà i ricercatori si sono soffermati su due derivati dello xantumolo, i quali esplicherebbero un’azione anti-angiogenica ancora più efficace rispetto al principio naturale. Tra gli alimenti OGM Free, riduce del 24,7% il rischio di malattie coronariche e del 17% gli incidenti cardiovascolari. Le buone notizie per gli amanti del luppolo arrivano da uno studio svolto dal Department of Food Science and Technology presso l'Università della California, secondo i ricercatori la birra servirebbe a prevenire l'osteoporosi. Lo studio ha evidenziato che la birra è una ricca fonte di silicio organico, un ingrediente fondamentale per aumentare la densità minerale ossea. Un moderato consumo di birra può aiutare a combattere l'osteoporosi. Attenzione poi all’intruso. Ebbene sì, in alcune birre c’è un ingrediente non gradito: il glifosato, un pesticida comunissimo associato al cancro. È ciò che emerge da uno studio condotto dallaUS Public Interest Research Group secondo cui il 95% delle bottiglie esaminate è risultato positivo. Il glifosato è tra gli ingredienti principali contenuti nei diserbanti. E poi che chi beve birra campa cent’anni lo dice la scienza. A conferma della teoria, i risultati di una ricerca europea condotta dall'Istituto nazionale della Nutrizione insieme all'Istituto di Medicina interna dell'Università Cattolica di Roma e all'Istituto di industrie agrarie dell'università di Perugia, sugli effetti della somministrazione di birra nei topi e presentati al Cnr di Roma. «La birra come prodotto vegetale contiene micronutrienti, molecole antiossidanti in piccola quantità, ma molto potenti dal punto di vista fisiologico, medico, biochimico, nel neutralizzare i famosi radicali liberi, rallentando così gli effetti dell'invecchiamento» sottolinea il professor Giuseppe Rotilio presidente dell'Istituto nazionale della nutrizione. E per mantenere la linea, precisa in un’intervista a Vanity Fair il dottor Daniele Basta, biologo nutrizionista:
L'analisi svolta ha infatti evidenziato che sia il luppolo che il malto, i due principali ingredienti da cui si produce la birra, contengono alti livelli di silicio. Il silicio organico è presente nella birra in forma solubile di acido orto silicico, con un tenore medio di 6,4-56,5 mg per litro.
L’obiettivo dello studio, pubblicato sullo European Journal of Medicinal Chemistry e durato quattro anni, era invece quello di sperimentare sostanze analoghe allo xantumolo, che potessero essere utilizzate come chemiopreventivi efficaci, alternativi e a basso costo. Negli esami effettuati è stata evidenziata una capacità di riduzione dell’angiogenesi, da parte delle nuove sostanza sperimentate, addirittura dell’80%. I ricercatori sostengono che i derivati neo-sintetizzati analizzati sono risultati particolarmente efficaci nell’interferire con funzioni chiave della cellula endoteliale (lo scheletro che costituisce i vasi sanguigni tumorali) quali: la proliferazione, l’adesione, la migrazione, l’invasione e la formazione di strutture simil-capillari. Ecco tanti buoni motivi per “farsi una bionda”. In primis per l'elevato contenuto di vitamine e sali minerali (un bicchiere di birra contiene fosforo, iodio, magnesio, potassio e calcio) e il suo consumo, quindi, aiuta a proteggere la densità minerale delle ossa. La birra non pastorizzata poi ha i maggiori vantaggi per la salute perché contiene grandi quantità di Vitamina B12 fondamentale per il sistema nervoso. Altro ingrediente prezioso, gli antiossidanti naturali. Utile, come dimostrano numerose ricerche, nella prevenzione di malattie come il diabete e l'Alzheimer, patologia associata ad alti livelli di allumino che il silicio contenuto nella birra potrebbe compensare. Inoltre, fa bene al cuore perché migliora la flessibilità delle arterie. Amica delle donne, grazie ai fitoestrogeni del luppolo aiuta a ridurre i sintomi della menopausa come le vampate di calore e l'abbassamento della libido. Inoltre, riequilibra gli ormoni in caso di sindrome da ovaio policistico, endometriosi e perimenopausa. Importante per mantenere l'idratazione, grazie alle sue caratteristiche che la rendono una bevanda per reintegrare i liquidi e i sali minerali persi durante lo sforzo fisico: aminoacidi, minerali, vitamine del gruppo B e antiossidanti.
«Un moderato consumo della birra può dare notevoli benefici alla nostra salute» suggerisce Christian Orlando, biologo e nutrizionista:
Secondo Eric Rimm, ricercatore di Harvard, può ridurre il rischio di attacco cardiaco del 30% e incrementare il colesterolo buono. Uno studio condotto in Finlandia ha indicato che la birra ha un impatto negativo inferiore sui reni rispetto alle altre bevande alcoliche. Consumare birra può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare calcoli ai reni fino al 40%. Bisogna comunque sempre fare attenzione a non bere alcolici in eccesso e a seguire una dieta sana e bilanciata. Uno studio pubblicato nel 2009 sulla rivista scientifica Diabetes Care ha rivelato che bere alcol con moderazione può contribuire nella prevenzione del diabete di tipo 2 sia negli uomini che nelle donne. Uno studio condotto di recente dall’Università di Cambridge ha rivelato che la birra sarebbe una fonte di acido ortosilicico, che incoraggia lo sviluppo delle ossa. Secondo uno studio condotto dall’Università di Harokopio, in Grecia, bere birra può fare bene al cuore e contribuire a migliorare la circolazione del sangue, in particolar modo rendendo più flessibili le arterie. Secondo i ricercatori greci, i benefici della birra sulla salute del cuore e sulla circolazione sarebbero da ricercare nel suo contenuto di antiossidanti. La birra contiene vitamine. È considerata una fonte di vitamina del gruppo B, in particolare di vitamina B6 e di vitamina B9, che sono importanti per proteggere il nostro organismo dalle malattie cardiovascolari. Un moderato consumo di birra, secondo uno studio olandese, può aiutare ad incrementare il contenuto di vitamina B6 nel sangue. Uno studio condotto di recente in Spagna suggerisce che il silicio contenuto nella birra potrebbe contribuire a proteggersi dagli eventuali effetti deterioranti dell’alluminio sul cervello, che da ricerche precedenti era stato correlato al rischio di Alzheimer. Gli esperti dell’Università di Alcala ricordano comunque che il consumo di bevande alcoliche deve essere mantenuto entro certi limiti, che possono variare a seconda del sesso e dell’età. Bere un bicchiere di birra prima di andare a dormire potrebbe essere d’aiuto a chi soffre di insonnia. La birra tende a generare torpore. Viene dunque indicata a chi fatica a prendere sonno come rimedio per cercare di contrastare l’insonnia. L’alcol contenuto nella birra svolgerebbe una blanda azione sedativa, mentre l’effetto soporifero della birra sarebbe dovuto al luppolo La birra può essere d’aiuto per chi soffre di ansia e stress? Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Montreal, in Canada, bere 2 bicchieri di birra al giorno può rappresentare un antidoto utile per ridurre l’ansia e lo stress, soprattutto se sono legati alla propria situazione lavorativa. Anche in questo caso, però, è importante non cadere vittime del consumo eccessivo di bevande alcoliche.
Inoltre riduce la formazione di sostanze nocive (idrocarburi policiclici aromatici) previa cottura alla griglia di carne o pesce, come già detto è utile a prevenire l’osteoporosi, (fonte di silicio, molecola organica fondamentale per la densità minerale dell’osso), dopo l’attività fisica aiuta a reintegrare i liquidi e i sali minerali persi durante lo sforzo, riduce il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson, previene la formazione dei calcoli renali e favorisce la diuresi per la presenza di magnesio e potassio e, grazie al ridotto contenuto di sodio, facilita il normale funzionamento dei reni. Migliorare il metabolismo della glicemia e tiene a bada il diabete. È quanto dimostra un recente studio, presentato all'incontro annuale dell'Associazione Europea per lo Studio del Diabete a Barcellona, che ha messo in relazione il consumo di birra (ma anche di vino) con il diabete. Difatti, bere una birra (o un bicchiere di vino) al giorno può proteggere dal diabete e, in particolare da quello di tipo 2. Dove i soggetti che ne soffrono hanno una ridotta capacità di scomporre il glucosio, con conseguente alterazione dei livelli di glicemia, resistenza all'insulina e un aumento del peso. I ricercatori della Southeast University hanno osservato come una quantità moderata di alcol possa migliorare la regolazione della glicemia. Senza trascurare però i pericolosi cambiamenti nei livelli di zucchero nel sangue causati dal consumo frequente di alcolici causa, peraltro di obesità, fattore importante per l'insorgenza del diabete di tipo 2. Altro dato importante riscontrato nel corso dell’indagine riguarda il collegamento tra consumo di alcolici e livelli più bassi di trigliceridi. Raccomanda in un'intervista a Today la dottoressa Daniela Vitiello:
«Prima di tutto c’è differenza di composizione soprattutto in base al tipo di cereale usato per la produzione della birra. Ogni cereale ha proprietà specifiche. Le birre industriali, a differenza di quelle artigianali, sono sempre filtrate, pastorizzate e addizionate di additivi. Nonostante così si migliori la conservazione, la fermentazione viene bloccata, privando la birra della sua peculiarità. Inoltre parte delle vitamine e dei minerali vengono perse durante la pastorizzazione, poiché sono sensibili al trattamento termico. Quindi direi che le migliori sono decisamente quelle artigianali».
Quando il consumo moderato si trasforma nell’elisir di lunga vita. Altra scoperta interessante è quella fatta da un team di scienziati dell'Università di Scienze della Vita di Varsavia secondo i quali l'assunzione moderata di birra (insieme a vino e cioccolato) potrebbe aiutare a vivere più a lungo. «[…] la birra è ricca di antiossidanti. L'aderenza a una dieta con un alto potenziale antinfiammatorio può ridurre la mortalità per tutte le cause, cardiovascolare e tumorale, e prolungare il tempo di sopravvivenza. La nostra analisi della dose-risposta ha mostrato che anche l'adesione parziale alla dieta antinfiammatoria può fornire un beneficio per la salute» spiega a Il Giornale la professoressa Joanna Kaluza dell'Università di Scienze della Vita di Varsavia (WULS), autrice della ricerca. La raccomandazione è quella di scegliere birre artigianali di alta qualità, meglio se provenienti da produzione biologica, non pastorizzate, a ridotto contenuto di carboidrati e di additivi, per godere dei benefici senza avere brutte soprese sulla salute.
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