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Verdura, frutta e spezie, se combinate insieme, sembrano essere delle potenti armi contro il cancro. La frutta e la verdura, insieme alle spezie, formano un cocktail benefico in grado di contrastare anche il cancro. Il cancro è ancora oggi una delle malattie più temibili. Nonostante la continua ricerca, i reali meccanismi della patologia sono pressoché sconosciuti. Trovare dunque la giusta cura è un’ardua impresa. Secondo un recente studio pubblicato sul Journal of Cancer vi sono però molti composti naturali in grado di contrastare le cellule tumorali: tra questi frutta, verdura, spezie e radici. Elementi di uso quotidiano e di facile reperibilità che non mostrano effetti collaterali.

«Una delle cause principali sia della ricorrenza di cancro al seno, sia della mortalità, è un piccolo gruppo di cellule staminali del cancro in grado di sfuggire alle terapie. Queste cellule – spesso multi-farmaco-resistenti – hanno la capacità di generare nuovi tumori, per cui è di fondamentale importanza sviluppare nuovi approcci per il trattamento o la prevenzione del tumore al seno che siano più efficaci e sicuri», spiega Madhwa Raj, professore in Ostetricia e Ginecologia presso LSU Health Sciences Center di New Orleans.

Il team di ricerca ha scelto di testare una decina di nutrienti chimici presenti in frutta, spezie e verdura di uso comune: mele, uva, broccoli, curcuma, tofu eccetera. Della curcuma hanno valutato l’effetto della curcumina; della soia gli isoflavoni; dell’uva il famoso resveratrolo e altri flavonoidi come la quercetina presenti nella frutta, nella verdura e nel tè.  Durante la ricerca è stato valutato l’effetto sia per le persone affette da cancro al seno, sia sulle cellule di controllo. Gli scienziati hanno così potuto scoprire che i composti, presi singolarmente, erano inefficaci.

L’efficacia si è dunque dimostrata soltanto se questi elementi erano combinati a mo’ di cocktail. In questo caso, infatti, le cellule tumorali si riducevano in modo significativo: oltre l’80%. Ma non solo: il cocktail è riuscito a inibire la migrazione e l’invasione da parte delle cellule cancerogene, ha arrestato il ciclo cellulare. Nelle cellule campione si è potuto addirittura innescare un processo che ha portato alla morte il 100% delle cellule cancerogene. Ulteriori approfondimenti e osservazioni hanno permesso ai ricercatori di non rilevare effetti secondari nocivi sulle cellule di controllo, mentre ulteriori analisi hanno permesso di identificare diversi geni chiave che potrebbero servire da marcatori per seguire il progresso della terapia.

Fonte: La Stampa

Come si fa a capire se un frutto è naturale e biologico? Certificazione a parte, è attraverso i nostri sensi che possiamo intuirlo. Provate per esempio ad annusare un’albicocca appena staccata da una pianta e coltivata con trattamento biologico o biodinamico; dopo averne percepito il profumo intenso, assaggiatela: sentirete un sapore persistente.

Se però fate la stessa cosa con un’albicocca coltivata con metodo intensivo e con uso di fitofarmaci, il sapore sarà insipido e il profumo quasi impercettibile. E, ovviamente, anche il contenuto di vitamine, nutrienti e sostanze dimagranti sarà molto diverso. Questi dolci frutti di luglio sono i più ricchi di sostanze tonificanti, in particolare le vitamine A e del gruppo B. E grazie ai sali di potassio e magnesio neutralizzano cuscinetti e flaccidità. Grazie al basso consumo di calorie e al suo notevole potere saziante, l’albicocca costituisce la risposta migliore alla fame estiva di metà mattina e metà pomeriggio. Le albicocche sono povere di calorie, ma ricche di vitamine e minerali. Possiamo abbondare nel loro consumo, quindi, ma senza esagerare.
A luglio non farti mai mancare le albicocche.

Vediamo le loro proprietà

Le albicocche, grazie alle loro proprietà nutritive, rafforzano il sistema immunitario e contribuiscono alla salute degli occhi, della pelle, dei capelli, delle gengive. Ma aiutano anche il bilanciamento della pressione sanguigna, la funzionalità cardiaca e contrastano la formazione di placche sulla parete interna delle arterie.

L’albicocca è un’ottima fonte di potassio e di ferro, per questo è ottima per combattere l’anemia. Non solo. E’ un ottimo alimento per la prevenzione dei tumori. Secondo uno studio pubblicato dall’American Cancer Society, le albicocche e altri alimenti ricchi di beta-carotene riducono il rischio di cancro alla laringe, all’esofago e ai polmoni. Le albicocche, ricche di antiossidanti, tengono lontani i radicali liberi, mantenendo giovane la nostra pelle. Il suo bellissimo colore è dato dalla presenza di una buona quantità di carotenoidi. L’albicocca è uno dei frutti che contengono le dosi più elevate di carotenoidi e di potassio, ed è ricca anche di vitamine (B, C, PP), minerali (magnesio, fosforo, ferro, calcio, rame) e fibre solubili. Ha effetti lassativi grazie ad uno zucchero che si chiama sorbitolo, può essere un valido aiuto in caso di anemia, stanchezza cronica, depressione e per aumentare le difese immunitarie. Consigliata a bambini, ragazzi, anziani, sportivi, donne in gravidanza e negli stati di convalescenza.

I benefici

I maggiori benefici offerti da questo frutto si ricavano proprio durante la stagione della raccolta che va da maggio a luglio. Dobbiamo stare attenti a scegliere i frutti con colore vivo e profumati, evitando quelli troppo acerbi che non svilupperanno mai il sapore del frutto maturo. L’albicocca è molto deperibile, per questo è consigliato conservarla in frigo e consumarla entro una settimana. A causa della loro facile deperibilità vengono conservate e trattate in diversi modi: essiccate, sciroppate, usate per produrre succhi, sciroppi, marmellate, mostarde, gelatine. In cucina sono usate per lo più nella preparazione di dolci, creme e gelati. Come spuntino o alla fine di un pasto sono da preferire quelle fresche ma quando non si trovano più sono un’ottima scelta anche quelle essiccate. Queste, comunemente, vengono trattate con diossido di zolfo per mantenerne il colore vivace, ma si trovano anche albicocche disidratate senza coloranti che rimangono di un colore più marrone. Ricordiamo sempre che è importante variare ed i colori, in questo, ci aiutano molto.

Usa anche olio e “noccioli”

Dal nocciolo di albicocca si ricava un olio ottimo per le pelli secche e sensibili. Aiuta a prevenire le macchie cutanee e le smagliature: va applicato sulla pelle umida dopo il bagno o la doccia. Nei negozi di cibi naturali oggi si trovano anche i noccioli di albicocca, ricchi di proprietà antiossidanti. Assomigliano alle mandorle e ne bastano 1-2 al giorno da gustare insieme a un frutto secco per fare scorta di magnesio, drenante e anti fame; i noccioli amari, in particolare, contengono vitamina B17, che ha virtù anticancro.

Fonte: TGcom24

La psoriasi è un disturbo che può davvero essere fonte di disagio e fastidio forte. Uno studio pubblicato sul Journal of the Academy of American Dermatology ricorda che il controllo dell'impatto glicemico di quello che si mangia può avere un'implicazione importante nel controllo della sintomatologia. Per impatto glicemico s'intende l'effetto che ha quello che si mangia sull'incremento della glicemia, ossia degli zuccheri nel sangue. Quando gli zuccheri sono tanti entra in gioco l'insulina, ormone ipoglicemizzante, che abbassa cioè gli zuccheri del sangue, facendo entrare questo stesso nelle cellule per essere utilizzato e trasformato.

Quando lo zucchero aumenta troppo e troppo spesso le cellule sviluppano resistenza all'azione dell'insulina, non agiscono più come dovrebbero, e i livelli di zucchero nel sangue restano alti più dl dovuto e per più tempo, con ciò che ne consegue. Così si sviluppa il diabete mellito di tipo 2, insulino-resistente o dell'età adulta (anche se sempre più, e soprattutto in Italia, ne sono affetti anche i bimbi). Lo studio citato correla lo sviluppo del diabete insulino-resistente con la presenza di psoriasi. Se questo effetto è sicuramente in parte mediato dai farmaci cortisonici, spesso usati nel controllo della psoriasi, è vero anche che l'infiammazione che viene da un alterato controllo glicemico si è dimostrata avere effetti importanti di induzione in soggetti predisposti dell'autoimmunità.

Controllare lo zucchero che si assume, facendo attenzione ad abbinarlo sempre a una parte proteica, di grassi e di fibra abbatte l'impatto glicemico e risulta una prevenzione essenziale e a basso costo per il diabete, oltre che un mezzo importante di controllo sintomatico della psoriasi. Conoscere questo effetto è di particolare significato all'arrivo di giornate più belle, in cui esporsi al sole è più facile. I raggi UV sono utilizzati da chi ha la psoriasi per ridurre le macchie cutanee. L'effetto ha un senso solo e soltanto se la malattia non è in uno stadio di riattivazione (i raggi UV in fase di riattivazione della malattia ottengono l'effetto contrario portando a drammatico peggioramento della situazione).

Controllare l'infiammazione sottostante, possibilmente anche attraverso una dieta di rotazione come quella indicata da RecallerProgram, aiuta ad arrivare alla bella stagione più rilassati e con possibilità maggiori di essere in grado di prendere il sole in sicurezza. Eurosalus e SMA si occupano da sempre di questi temi e accompagnano i propri lettori nel primo caso e pazienti nel secondo attraverso un percorso specifico di sempre maggior consapevolezza e autonomia.

Fonte: Eurosalus

Nel panorama internazionale è sempre più in vista l'azione di particolari alimenti funzionali, in grado cioè di favorire la guarigione di patologie anche gravi semplicemente attraverso scelte nutrizionali, che nel caso dei pesci grassi possono rivelarsi anche decisamente gustose. La possibile azione del pesce (e degli Omega 3 che contiene) sugli stati depressivi era già stata segnalata da studi pubblicati in anni precedenti, ma la novità attuale è legata al fatto che oggi se ne comprende l'azione, dovuta al controllo di specifiche citochine infiammatorie.

Ci sono quindi alcune novità decisamente in linea con quanto sosteniamo da tempo. Il lavoro di un gruppo di ricerca statunitense, pubblicato su Brain, Behavior and Immunity evidenza che l'aumento della concentrazione di Omega 3 (EPA e DHA in particolare) contrasta l'effetto depressivo conseguente ad una terapia con interferone, agendo però soprattutto sulla Interleuchina 6 (IL6), e i ricercatori fanno esplicito riferimento ad una forma depressiva indotta dall'infiammazione (Lotrich FE et al, Brain Behav Immun. 2013 Jul;31:48-53. doi: 10.1016/j.bbi.2012.08.007. Epub 2012 Aug 19). Di particolare interesse è che lo stesso gruppo di ricerca ha evidenziato come particolari specifici sintomi mentali (come la rabbia) siano controllabili da un apporto adeguato di Omega 3, che vanno a contrastare altre citochine infiammatorie come il TNFalfa e quindi il BAFF, pubblicando i loro risultati sul Journal of Psychosomatic Research nel novembre del 2013 (Lotrich FE et al, J Psychosom Res. 2013 Nov;75(5):475-83. doi: 10.1016/j.jpsychores.2013.07.012. Epub 2013 Jul 26).

Il fatto che la depressione possa essere legata anche all'azione di particolari citochine infiammatorie è stato già oggetto di discussione su Eurosalus, in riferimento alla nuova acquisizione di un'azione antidepressiva anche della semplice aspirina. Quindi vanno presi in considerazione, nel trattamento naturale della depressione, le azioni di composti vegetali come la Curcuma che agisce sulla regolazione infiammatoria, come la Perilla che rappresenta la fonte più importante di Omega 3 vegetali, o come l'inositolo per cui questa azione è stata già ampiamente descritta.

Se quindi in passato si diceva che l'effetto antidepressivo era dovuto agli Omega 3 (animali o vegetali che siano), oggi il passaggio aggiuntivo è che conosciamo l'esistenza di una depressione correlata allo stato infiammatorio e che il cibo può essere importante nel determinare un abbassamento del tono dell'umore. In misura ancora più rilevante sappiamo che l'azione dei composti segnalati, dal pesce all'inositolo, dipendono da una azione specifica su alcune particolari citochine (nei lavori indicati IL6, TNF alfa e BAFF), sempre più al centro delle nostre condizioni di salute e della nostra consapevolezza di poterne modificare i livelli attraverso una alimentazione individualizzata e definita nel rispetto di un profilo alimentare individuale.

Fonte: Eurosalus 

Incredibile, ma vero. Il basilico è efficace come un farmaco nell'alleviare i sintomi dell'artrite, dolorosissima patologia che attacca le ossa e le articolazioni. Le saporitissime foglioline, così comuni sui nostri balconi e nei nostri giardini, non sono solo capaci di dare più gusto ai piatti della dieta mediterranea, ma anche di curare il dolore artritico. Lo sostiene uno studio indiano, condotto dal Poona College of Pharmacy della città di Pune, che è stato illustrato a Manchester, in Inghilterra, in occasione della British Pharmaceutical Conference, incontro annuale dei farmacisti britannici.

Gli studiosi indiani hanno testato le proprietà curative del basilico utilizzando la varietà americana della pianta ("Ocium americanum") e quella chiamata sacra ("Ocium tenuiflorum"), scoprendo che il concentrato di basilico, se assunto tramite pastiglie, può ridurre del 73% il volume delle articolazioni ingrossate e doloranti per l'artrite in sole 24 ore. Tuttavia, il dott. Vaibhav Shinde, coordinatore della ricerca, ritiene che anche mangiare le foglie del basilico possa aiutare a combattere diverse infiammazioni, come raffreddori, asma e malattie della pelle. La sostanza che dà il profumo caratteristico al basilico, l'eugenolo, è anche quella ritenuta responsabile dei poteri antinfiammatori e analgesici dai ricercatori, i quali tuttavia intendono approfondire le loro indagini per capire se ci siano altre molecole del basilico coinvolte in questi benefici effetti anti-artrite. Lo scopo ultimo di queste ricerche è mettere a punto nuovi farmaci a base di basilico per contrastare l'artrite. Per il dott.Shinde, il basilico produce effetti terapeutici per l'artrite simili a quelli ottenibili col farmaco “diclofenac”, ma senza provocare le reazioni indesiderate più frequenti associate a questa medicina: tra esse ricordiamo le irritazioni e i bruciori gastrointestinali. Il basilico, inoltre, verrebbe assunto molto più volentieri dai pazienti rispetto a qualsiasi altra medicina.

Tutti i malati di artrite sperano di poter combattere così facilmente i dolori dovuti alla loro patologia, ma, in attesa di futuri sviluppi, è bene che nessuna persona pensi di poter sostituire il basilico ai farmaci anti-artrite che sta assumendo su indicazione del proprio medico curante: sarebbe un'imprudenza, una sciocchezza e potrebbe costare cara. Queste anticipazioni della ricerca indiana dovranno essere confermate da studi più ampi e dettagliati, ma si può comunque ben dire che non soltanto l'appetito, ma anche la salute vien mangiando.

Fonte: Italia Salute

Nell’insorgere e diffondersi del cancro pare giochi un ruolo fondamentale un gene associato allo stress che si trova comunemente nelle cellule e che può attivare una risposta anomala da parte del sistema immunitario. Lo studio
Lo stress pare sia proprio collegato alla maggiore diffusione del cancro, grazie all'attivazione di uno specifico gene che inganna il sistema immunitario. 

Potrebbe essere un gene chiamato ATF3 il collegamento tra stress e cancro. E a suggerirlo è un nuovo studio a cura dei ricercatori della Ohio State University.
Che potesse esserci una correlazione tra stress e cancro lo avevano già supposto da tempo gli scienziati che si occupano di questo problema, tuttavia nessuno era stato in grado di individuare un nesso reale tra i due. Oggi, gli scienziati statunitensi hanno fatto un passo avanti trovando nel gene ATF3 la possibile chiave per lo sviluppo, la diffusione delle metastasi e la causa di morte per cancro.
Il gene ATF3 è già noto ai ricercatori per essere attivato o espresso in tutti i tipi di cellule in risposta a condizioni di stress. In circostanze normali, l’attivazione dell’ATF3 può originare la morte (apoptosi) di cellule normali e benigne in presenza di fattori di stress – per esempio l’irraggiamento e la mancanza di ossigeno – se l’organismo ritiene che questi possano aver irrimediabilmente danneggiato le cellule. Però, in questo caso avviene che le cellule del sistema immunitario agiscano in modo irregolare fornendo vie di fuga per il tumore che si può così diffondere in altre parti del corpo.
«E’ un po’ come quello che disse Pogo: “Abbiamo incontrato il nemico, e questo siamo noi” – spiega Tsonwin Hai, professore di biochimica molecolare e cellulare presso la Ohio State University e autore senior dello studio – Se il tuo corpo non aiuta le cellule tumorali, queste non possono diffondersi. Quindi, in realtà, il resto delle cellule nel corpo aiutano le cellule tumorali a muoversi, ad aprire bottega in siti distanti. E uno dei temi comuni qui è proprio lo stress».
Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Clinical Investigation e mostra come il prof. Hai e colleghi hanno collegato l’espressione del gene ATF3 nelle cellule del sistema immunitario ai peggiori risultati tra un campione di quasi 300 pazienti con cancro al seno. Hanno poi proseguito con studi su modello animale e hanno scoperto che nei topi privi del gene ATF3 le metastasi del cancro non si erano estese fino ai polmoni, cosa che invece avveniva nei topi normali che potevano attivare l’ATF3.

Secondo i ricercatori, questo gene dello stress potrebbe un giorno divenire l’obiettivo di un farmaco per combattere le metastasi del cancro, se ulteriori studi confermeranno questi risultati.
«Le cellule tumorali erano sempre le stesse – sottolinea Hai – ma abbiamo avuto diversi ospiti. I tumori primari erano simili in termini di dimensioni, ma solo nell’ospite in grado di esprimere l’ATF3 (il gene dello stress) le cellule del cancro hanno metastatizzano in modo efficiente. Questo suggerisce che la risposta allo stress da parte dell’ospite può aiutare il cancro a metastatizzare».
«Se il corpo è in perfetto equilibrio, non è un gran problema. Quando il corpo è sotto stress, questo cambia il sistema immunitario. E il sistema immunitario è una lama a doppio taglio», conclude Hai.

FONTE: La Stampa

L’anguria, con il suo sapore zuccherino e con il suo potere dissetante, rappresenta uno dei frutti più amati dell’estate, non è forse vero? Ecco alcune informazioni in più in merito a questo prezioso alimento. Cocomero fa bene. Le proprietà dell’anguria sono moltissime: essa è composta principalmente da acqua (circa il 94%), fatto che la rende un frutto molto dissetante, diuretico ed anche depurativo. Questo frutto è particolarmente indicato per chi vuole combattere la cellulite e per chi segue regimi dietetici ipocalorici, proprio grazie alla bassa quantità di calorie in esso contenute (l’apporto calorico sarebbe di circa 15/20 calorie per 100 gr. di polpa) ed al suo elevato effetto saziante.

Inoltre, l’anguria contiene fibre, sali minerali, potassio, vitamine (vitamina A e vitamina C in particolare), e licopene, una sostanza che ne conferisce il classico colore rosso e che possiede spiccate proprietà antiossidanti. Detto questo, il cocomero è un frutto particolarmente indicato per contrastare quella classica sensazione di spossatezza e stanchezza che ci colpisce in particolar modo a causa del caldo estivo. Il frutto proteggerebbe anche la salute del nostro cuore, ci aiuta a tenere sotto controllo la pressione, aiuterebbe a tenere alla larga i crampi, e fungerebbe addirittura da viagra naturale. Infine, secondo quanto riportato, anche i semi dell’anguria avrebbero delle proprietà particolari, e nello specifico, si tratterebbe di blande proprietà lassative. Insomma, si tratta senza dubbio di un frutto dalle mille virtù, un frutto che non dovrebbe mai mancare dalle nostre tavole in estate!

Fonte: BenessereBlog.it

L’Istituto Stomatologico Italiano di Milano mette l’accento sulla patologia, con un piano di intervento e un team multidisciplinare per diagnosi e terapie tempestive. Smettere di russare, rovinare e rovinarsi il sonno e la salute si può Russare, oltre a essere una tortura, è anche causa di problemi di salute. Ronf! Come sarebbe bello dormire beati senza doversi svegliare perché qualcuno russa o perché noi stessi ci svegliamo per il nostro russare. E non è solo questione di dormire male o poco – che già di per sé può essere causa di diversi problemi – ma è anche questione di salute.

Se poi qualcuno ritiene che russi soltanto il proprio partner, è bene che sappia che a russare è il 50% della popolazione adulta: in prevalenza sono uomini dai 30 anni in su, ma il fenomeno si manifesta molto frequentemente anche nelle donne, soprattutto dopo la menopausa. Le cause sono diverse, tra queste l’età, il peso, condizioni anatomiche particolari come la morfologia dell’ugola, la difficoltà respiratoria nasale (derivante da comuni allergie o da una deviazione del setto), l’abuso di alcol e medicinali fino anche alla posizione scelta per dormire.

Il russare è dunque un problema con molte facce. La più comune è quella che lo fa considerare un fastidio da sopportare tra le mura domestiche, spesso con la rassegnazione del partner. Un’altra faccia, forse meno conosciuta, è quella raffigurata dagli allarmanti dati statistici che riscontrano proprio nella stanchezza derivante da un sonno disturbato la causa di 2 incidenti stradali su 5.
Ma le strade non solo l’unica via impervia per i russatori. Questa patologia, infatti, può nascondere diverse insidie, come spiega il Dott. Fiorenzo Bertoletti, alla guida del team multidisciplinare dell’Istituto Stomatologico Italiano per lo studio e la cura del russamento e delle apnee notturne ostruttive: «Il russatore con apnee notturne è solitamente ignaro degli scompensi psicofisici a cui potrebbe andare incontro e difficilmente si rivolge al medico per la prescrizione di una terapia dopo accurata diagnosi». Quando infatti al russamento sono associate apnee notturne ostruttive, i possibili effetti collaterali spaziano dallo stress alla stanchezza diurna, dalla sonnolenza cronica fino a patologie ben più gravi come ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, ictus e alterazione della produzione di determinati ormoni.

Ecco pertanto che diviene fondamentale per il russatore affidarsi a un centro specializzato per una diagnosi preliminare, valutando in un primo step la presenza o meno di anomalie a naso, palato, tonsille, base della lingua e laringe. Successivamente, sarà necessario procedere con esami diagnostici come la polisonnografia (esame del sonno) per verificare la presenza di eventuali apnee ostruttive durante il sonno. «Per i casi più complessi sono richiesti esami specifici per poter avere un quadro completo e definire la terapia personalizzata, chirurgica e non – commenta il Dott. Bertoletti – La terapia chirurgica oggi ha fatto passi da gigante. Se indicato, si tratta di un semplice intervento mini-invasivo, da effettuarsi in anestesia locale e in day hospital, che può correggere eventuali anomalie anatomiche con netto miglioramento della sintomatologia vibratoria e/o ostruttiva».

Tra le terapie non chirurgiche, l’utilizzo di un sistema che comprime l’aria e l’invia attraverso il naso e la bocca nella faringe-laringe (C.P.A.P.) e l’utilizzo di apparecchi ortodontici, da posizionarsi tra le arcate dentarie, che mantengono la lingua in posizione corretta durante il sonno. Sono oltre 20.000 i pazienti che ogni anno affluiscono all’Istituto Stomatologico Italiano, centro d’eccellenza in campo odontoiatrico e Casa di Cura di Chirurgia Maxillo Facciale. «Capita di frequente di diagnosticare patologie riconducibili a problemi di russamento e apnee in pazienti che si sono rivolti alla nostra struttura per tutt’altro motivo. Qui trovano uno staff di medici specializzati e di strumentazioni all’avanguardia che ci consentono di approcciare il problema a 360°, dalla diagnosi alla terapia anche chirurgica, svolta in convenzione con l’ASL», conclude il dottor Bertoletti. Insomma, russare non è un ergastolo, ma una “condanna” che può essere scontata in breve tempo – se si vuole.

Fonte: La Stampa

Secondo un nuovo studio, tra i tanti danni causati dallo zucchero, c’è anche il rischio di malattie cardiache e cardiovascolari. Vediamo perché è bene limitare l’assunzione di questo dolce nemico della salute e i quasi 80 motivi per farlo Attenzione perché lo zucchero può uccidere, in molti e molti modi. Zucchero killer. In molti ormai sono convinti che un’assunzione eccessiva possa intaccare in modo grave la salute. Eccesso di zuccheri è, per esempio, causa di eccitabilità e iperattività. Eccesso di zuccheri è legato al rischio di obesità – e dunque di diabete. …Eccesso di zuccheri è molto molto dannoso in tanti modi. Se volete farvene un’idea maggiore potete leggere la lista dei ben 77 danni che lo zucchero può causare alla salute, e non solo, redatta dalla dott.ssa Nancy Appleton, autrice del libro Lick the Sugar Habit e che trovate in calce all’articolo.

Ma, per il momento, torniamo allo studio in questione. Qui, i ricercatori del Research Fellow in collaborazione con l’Otago Department of Human Nutrition hanno condotto uno studio revisionale e una meta-analisi di tutti gli studi internazionali che hanno confrontato gli effetti di un maggiore o minore consumo di zuccheri aggiunti sulla pressione arteriosa e i lipidi (grassi e colesterolo) nel sangue, che sono entrambi importanti fattori di rischio cardiovascolare. La dott.ssa Lisa Te Morenga, con il professor Jim Mann e colleghi, hanno scoperto che lo zucchero ha un effetto diretto sui fattori di rischio per le malattie cardiache, con un probabile che impatto sulla pressione sanguigna, indipendente dall’aumento di peso.

La nuova ricerca ha preso in esame gli studi pubblicati tra il 1965 e il 2013. Di questi, 37 erano incentrati sulla segnalazione degli effetti dello zucchero sui lipidi e 12 sugli effetti sulla pressione sanguigna. I risultati delle singole prove sono state poi sommate per determinare gli effetti complessivi di tutti gli studi. Le precedenti ricerche, commenta la dott.ssa Te Morenga, hanno suggerito che non vi sembra essere un qualsiasi particolare effetto metabolico degli zuccheri – che rende le persone più inclini ad aumentare di peso con diete ad alto contenuto di zucchero, rispetto a diete a basso contenuto di zucchero – quando la quantità totale di carboidrati e di energia rimane la stessa. Nonostante ciò, l’impatto sulla salute cardiovascolare rimane. Lo studio è stato pubblicato sulla versione online dell’American Journal of Clinical Nutrition. Ecco dunque come un nuovo studio sostiene l’idea che lo zucchero, specie se raffinato, e quello aggiunto possano avere un impatto significativo sulla salute. Ma, per concludere, ecco il lungo elenco stilato dalla dottoressa Appleton sui possibili danni dello zucchero. 

1. Lo zucchero può sopprimere il sistema immunitario e mettere in pericolo le difese contro le malattie infettive. [1] [2]
2. Lo Zucchero sconvolge i rapporti dei minerali nel corpo: causa carenze di cromo e di rame e interferisce con l’assorbimento di calcio e magnesio. [3] [4] [5] [6]
3. Lo zucchero può causare un rapido aumento di adrenalina, iperattività, ansia, difficoltà di concentrazione e irritabilità nei bambini. [7] [8]
4. Lo zucchero può produrre un aumento significativo del colesterolo totale, trigliceridi e colesterolo LDL (cattivo) e diminuzione del colesterolo HDL (buono). [9] [10] [11] [12]
5. Lo zucchero causa perdita di elasticità e di funzione dei tessuti. [13]
6. Lo Zucchero alimenta le cellule tumorali ed è stato collegato con lo sviluppo dei cancri al seno, ovaie, prostata, retto, pancreas, vie biliari, polmone, stomaco e colecisti. [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20]
7. Lo zucchero può aumentare i livelli di glucosio a digiuno, può indurre a mangiare di più a causa dell’ipoglicemia reattiva (senso di fame). [21] [22]
8. Lo zucchero può indebolire la vista. [23] [24]
9. Lo zucchero può causare molti problemi nel tratto gastrointestinale, tra cui: acidità di stomaco, cattiva digestione, malassorbimento, un aumento del rischio di morbo di Crohn e colite ulcerosa. [25] [26][27] [28] [29]
10. Lo zucchero può causare invecchiamento precoce. [30] Questo fattore di accelerazione dell’invecchiamento è dovuto all’insulina che viene prodotta in maggiori quantità dal consumo di zucchero. [31]
11. Lo zucchero può portare all’alcolismo. [32]
12. Lo zucchero può produrre acidità salivare, carie e malattie parodontali. [33] [34] [35]
13. Lo Zucchero contribuisce in maniera determinante all’obesità. [36] [31]
14. Lo zucchero può causare malattie autoimmuni come artrite, asma e sclerosi multipla. [37] [38] [39]
15. Lo zucchero favorisce di molto lo sviluppo e diffusione incontrollati del lievito Candida albicans. [40]
16. Lo zucchero può causare la formazione di calcoli biliari. [41]
17. Lo zucchero può essere causa di appendicite. [42]
18. Lo zucchero può favorire la formazione di emorroidi. [43]
19. Lo zucchero può favorire la formazione di vene varicose. [44]

20. Lo zucchero può elevare la glicemia e l’insulinemia nelle donne che assumono contraccettivi orali. [45]

21. Lo zucchero può contribuire allo sviluppo dell’osteoporosi. [46]
22. Lo zucchero può causare resistenza insulinica, ossia la diminuzione nella sensibilità all’insulina. Il livello anormalmente elevato di insulina ha anche come conseguenza il diabete. [47] [48] [49]
23. Lo Zucchero può ridurre i livelli di vitamina E.[50]
24. Lo zucchero può far aumentare la pressione arteriosa sistolica. [51]
25. Lo Zucchero può provocare sonnolenza e diminuzione dell’attività nei bambini. [51]
26. Lo Zucchero aumenta la produzione dei prodotti finali della glicazione (AGE), che sono molecole di zucchero che si attaccano alle proteine nel corpo. Le AGE accelerano l’invecchiamento delle cellule e contribuiscono a una moltitudine di malattie croniche e potenzialmente letali. [52] [31]
27. Lo Zucchero può interferire con l’assorbimento delle proteine. [53]
28. Lo zucchero può causare lo sviluppo di allergie alimentari. [53]
29. Lo zucchero può causare tossiemia durante la gravidanza. [54]
30. Lo zucchero può contribuire alla formazione dell’eczema nei bambini. [55]
31. Lo zucchero può causare l’aterosclerosi e altre malattie cardiovascolari (come suggerito dallo studio presentato in questo articolo). [56] [57]
32. Lo zucchero può alterare la struttura del DNA. [58]
33. Lo zucchero può modificare la struttura delle proteine e originare un’alterazione permanente delle funzioni delle proteine nel corpo. [59] [60]
34. Lo zucchero può far invecchiare la pelle alterando la struttura del collagene. [61]
35. Lo zucchero può procurare cataratta e miopia. [62] [63]
36. Lo zucchero può causare l’enfisema polmonare. [64]
37. L’alto consumo di zucchero può danneggiare l’omeostasi (l’equilibrio) fisiologica di svariati sistemi dell’organismo. [65]
38. Lo Zucchero riduce la capacità di funzionamento degli enzimi. [66]
39. L’assunzione di zucchero è risultata superiore nelle persone che hanno sviluppato la malattia di Parkinson. [67]
40. Lo zucchero può aumentare il volume del fegato inducendo una velocizzazione della divisione cellulare. Oltra a ciò, può far aumentare la quantità di grasso nel fegato, causando una condizione nota come steatosi epatica. [68] [69]
41. Lo zucchero può aumentare il volume dei reni e causare modificazioni patologiche, tra cui la formazione di calcoli renali. [70] [71].
42. Lo zucchero può danneggiare il pancreas. [72]
43. Lo zucchero può aumentare la ritenzione di liquidi del corpo. [73]
44. Lo zucchero è il principale nemico della peristalsi intestinale. [74]
45. Lo zucchero può compromettere il rivestimento dei capillari arteriosi. [75]
46. Lo zucchero può rendere più fragili i tendini. [76]
47. Lo zucchero può causare mal di testa ed emicrania. [77]
48. Lo zucchero può causare disturbi dell’apprendimento nei bambini. [78] [79]
49. Lo zucchero può causare un incremento delle onde cerebrali alfa, delta e theta. La conseguenza è anche un’alterazione della capacità di pensiero. [80]
50. Lo zucchero può causare depressione. [81]
51. Lo zucchero può aumentare il rischio di gotta. [82]
52. Lo zucchero può aumentare il rischio di malattia di Alzheimer. [83]. Diversi studi con risonanza magnetica mostrano che negli adulti di 60 e più anni con alti livelli di acido urico vi è 4-5 volte un aumentato rischio di soffrire di demenza su base vascolare – la seconda più comune forma di demenza dopo la Malattia di Alzheimer. [31]
53. Lo zucchero può causare squilibri ormonali tra cui un aumento di estrogeni negli uomini, un peggioramento di sintomi della sindrome premestruale (PMS) nella donna, e una diminuzione della secrezione dell’ormone della crescita. [84] [85] [86] [87]
54. Lo zucchero può provocare vertigini. [88]
55. Le diete ricche di zucchero aumentano la formazione di radicali liberi e lo stress ossidativo. [89]
56. Una dieta ad alto contenuto di zucchero (o saccarosio) nei soggetti con malattia vascolare periferica aumenta in modo significativo l’adesione delle piastrine. [90]
57. L’elevato consumo di zucchero da parte delle giovani donne in gravidanza può portare a una significativa diminuzione della durata della gestazione (rischio di parto prematuro) ed è associato con un doppio del rischio di avere bambino con dimensione inferiore per età gestazionale alla nascita (SGA). [91] [92]
58. Lo zucchero è una sostanza che crea dipendenza simile a quella prodotta dalle droghe pesanti – come per esempio la cocaina – e in molti casi anche più grave. [93]
59. Lo zucchero può essere inebriante come l’alcol. [94]
60. Lo Zucchero dato ai bambini prematuri può influire sulla quantità di anidride carbonica che producono. [95]
61. Una riduzione del consumo di zuccheri può aumentare la stabilità emotiva. [96]
62. Lo Zucchero si trasforma in grasso tra 2 e 5 volte più velocemente nel corpo di quanto non faccia l’amido. [97]
63. Il rapido assorbimento di zuccheri favorisce un consumo eccessivo di cibo nei soggetti obesi. [98]
64. Lo zucchero può peggiorare i sintomi dei bambini con disturbo da deficit di attenzione o iperattività (ADHD). [99]
65. Lo zucchero influisce negativamente sulla composizione elettrolitica dell’urina. [100]
66. Lo zucchero può compromettere il corretto funzionamento delle ghiandole surrenali. [101]
67. Lo zucchero ha la capacità di favorire anomali processi metabolici in individui sani, che possono sfociare in malattie croniche degenerative. [102]
68. Infusioni per via endovenosa di acqua e zucchero possono ridurre drasticamente la quantità di ossigeno nel cervello. [103]
69. Lo zucchero aumenta il rischio di contrarre la poliomielite. [104]
70. L’assunzione di zucchero può provocare attacchi epilettici. [105]
71. Lo zucchero aumenta la pressione arteriosa nelle persone obese. [106]
72. Nelle unità di cura intensiva, la drastica limitazione dello zucchero salva la vita. [107]
73. Lo zucchero può indurre la morte cellulare. [108]
74. Nei centri di riabilitazione giovanile, quando ai viene ridotta la quantità di zucchero nelle diete dei bambini, si assiste ad un calo del 44% dei comportamenti antisociali. [109]
75. Lo zucchero disidrata i neonati. [110]
76. Lo zucchero può causare malattie gengivali (o parodontali). [111]
77. Lo zucchero causa problemi di memoria nelle persone anziane. [112]

Se ancora qualcuno ritiene che assumere zucchero, specie in misura consistente, faccia bene, be’, forse è meglio iniziare ad avere qualche lecito dubbio.

Fonte: La Stampa

Avete mai sentito parlare delle noci brasiliane? Queste particolari noci nascono dalla pianta “Bertholletia excelsa”, e rappresentano un vero e proprio toccasana per la salute. Questo grande albero, che cresce nelle zone amazzoniche del Brasile, del Perù e della Bolivia, regala frutti di alcuni chili ciascuno, all’interno dei quali si trovano le famose noci del Brasile, le cui proprietà sono molteplici e straordinarie. Se sarete fortunate, potreste trovare questo frutto presso i supermercati oppure nei negozi di frutta e verdura specializzati, in alternativa potreste cercare shop on line!

Ma quali saranno, nello specifico, le sue proprietà benefiche? In particolare, questo frutto è considerato una vera e propria bomba proteica ed energetica, ma non solo! Grazie alla grande presenza di selenio in essa racchiuso, la noce del Brasile rappresenta un frutto indicato per la nostra alimentazione. Secondo gli esperti infatti, quotidianamente ogni persona dovrebbe assumere circa 200 mcg. di selenio, quantità contenuta in appena due di queste gustosissime noci. Come saprete, il Selenio è il minerale antinvecchiamento per eccellenza, e gioca un ruolo importante come antiossidante e per combattere i radicali liberi, ovvero la causa dell’invecchiamento oltre che di alcune patologie. Inoltre, questo minerale avrebbe anche delle proprietà antitumorali, antivirali e immunostimolanti. Come se non bastasse, la noce del Brasile (nota anche come “Noce amazzonica”) contiene grandi quantità di vitamina E, e di acidi grassi polinsaturi. Insomma, si tratta di un frutto dalle moltissime proprietà, un frutto che per molti rappresenta un vero e proprio elisir di giovinezza!

Fonte: BenessereBlog.it

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