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Mercoledì, 07 Ottobre 2020 08:00

Involtini di arrosto di coscia

Per l'antipasto o come secondo. Preparati sulla piastra o al forno, serviti caldi o freddi. Questi involtini sono un piatto sfizioso e gustoso da preparare in poco tempo. Una ricetta versatile che si presta anche per arricchire il buffet in occasione dell'aperitivo con gli amici.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 12 INVOLTINI
  200 g di maionese
  200 g di carote
  150 g di petto di pollo   8 cetriolini in agrodolce
  3 uova sode   12 fette di arrosto di coscia
  Sale rosa dell'Himalaya e pepe q.b.   Un filo di olio extravergine di oliva
 TEMPO  ESECUZIONE
30 MINUTI FACILE

Preparazione

Iniziate con preparare le uova sode, una volta pronte tagliatele a cubetti. Raschiate le carote e tagliatele a piccoli cubetti regolari. Lessatele. Dovranno essere cotte al dente. Lasciatele raffreddare completamente. In una teglia leggermente oliata adagiate il petto di pollo e infornate a 180°C per circa 15 minuti, lasciate raffreddare e tagliate a pezzettini piccoli. Sminuzzate cetriolini grossolanamente. Riunite tutte le verdure insieme in una ciotola e conditele con la maionese. Regolate di sale, pepe e un filo d'olio EVO, poi tenete in frigorifero per un ora prima di fare gli involtini. Una volta freddata, mettete un cucchiaio di insalata russa al centro della fetta di arrosto di coscia, appiattite per quanto possibile e arrotolate, posate l’involtino sull’insalatina ed ecco pronto il vostro gustosissimo antipasto.

Riproduzione riservata © Copyright Life 120

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Le fragole riducono il colesterolo. Emerge da una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con le Università spagnole di Granada, Siviglia e Salamanca. Le fragole erano già note per il loro potenziale antiossidante, ma per la prima volta lo studio, pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry, ha dimostrato che possono contribuire a ridurre i livelli di colesterolo cattivo e trigliceridi, e, di conseguenza, i fattori di rischio cardiovascolare. La ricerca è stata condotta su un gruppo di volontari sani che hanno consumato mezzo Kg di fragole al giorno per un mese.

Per il prof. Maurizio Battino, direttore dello studio presso Univpm, “si tratta delle prime evidenze in grado di confermare l’efficacia del ruolo protettivo dei composti bioattivi delle fragole nel limitare alcuni importanti marcatori di rischio per le malattie cardiovascolari. Al momento non esistono prove certe in grado di identificare quali composti siano i diretti responsabili degli effetti benefici, ma studi epidemiologici già pubblicati e dati sperimentali in nostro possesso convergono indicando le antocianine, i pigmenti che offrono al frutto il colore rosso, come primi attori dell’intero processo”. Il team di Univpm ha confermato anche che mangiare fragole aiuta a proteggersi dai danni provocati dai raggi ultravioletti, rafforza i globuli rossi e migliora la capacità antiossidante del sangue, riduce i danni dell’alcol sulla mucosa gastrica.

Fonte: ECplanet

Un buona notizia per tutte quelle donne che soffrono di mestruazioni dolorose. E’ stato scoperto che la vitamina D3 è efficace nel combattere il dolore causato dai crampi mestruali. La scoperta è stata effettuata dai ricercatori dell’Università di messina, coordinati dal dott. Antonino Lasco. I risultati dello studio dedicato sono stati pubblicati sulla rivista Archives of Internal Medicine. La speranza degli scienziati è quella di aver trovato una alternativa efficace e meno pericolosa agli antidolorifici ed alla pillola anticoncezionale solitamente utilizzati per alleviare questo problema, presente in maniera molto diffusa tra le donne in età fertile. Il “guaio” consta nel fatto che questi farmaci, sebbene possano rappresentare un valido mezzo per abbattere le conseguenze di una mestruazione dolorosa, non sono privi di effetti collaterali e quindi non possono essere utilizzati in modo sereno sul lungo termine.

Gli esperti hanno quindi pensato ad un integratore alimentare ed in quel momento è scaturita l’ipotesi della vitamina D. Quest’ultima è nota per la capacità di diminuire sia la produzione delle molecole infiammatorie, le citochine, che quella di particolari ormoni chiamati prostaglandine e ritenuti dalla medicina una delle cause maggiori del dolore mestruale. Nel corso della loro sperimentazione i ricercatori hanno quindi somministrato a 40 donne affette da mestruazioni dolorose una dose di “300mila UI di vitamina D3”. Il campione preso in considerazione, va sottolineato, aveva bassi livelli di vitamina D nel sangue. Nel periodo di follow up è stato riscontrato che le donne alle quali era stata fatta assumere la vitamina avevano fatto registrare un calo di 2,3 punti sulla scala del dolore percepito e nessuna di loro ha avuto bisogno di prendere antidolorifici al contrario del gruppo di controllo al quale era stato somministrato il placebo. Ha commentato l’autore dello studio: Abbiamo osservato una significativa riduzione del dolore nel gruppo che ha assunto la vitamina D rispetto al gruppo del placebo nel corso dei due mesi di durata del nostro studio.

 

Fonte: Medicina Live

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LEGGI ANCHE: Sistema immunitario debole e malattie associate alla carenza di Vitamina D: ecco i principali segnali

l radicchio è un ortaggio da foglia particolarmente ricco di sali minerali e vitamine, aiuta a combattere la stipsi e rinforza il sistema immunitario. Ma le sue virtù sono molteplici, tanto che è considerato una vera e propria miniera di sostanze benefiche per l’organismo.

Proprietà del radicchio

Esistono numerose varietà di radicchio, sebbene quello più famoso sia il radicchio di Treviso, dalla tipica forma allungata e dalle foglie di colore rosso cupo. Il sapore è inconfondibile, un misto di amaro, dolce e pungente. Questo ortaggio è una sorta di farmacia naturale, è ricco, infatti, di potassio, fosforo, sodio, ferro, magnesio, manganese, rame, calcio, principi amari e sostanze zuccherine, di vitamine e aminoacidi. Inoltre, è povero di calorie, appena 14 per 100 grammi di prodotto. Le proprietà del radicchio sono innumerevoli, ma l’azione principale è quella tonificante, inoltre, è un valido alleato contro l’inappetenza grazie alle sue sostanze amare che stimolano l’appetito, svolge un’azione diuretica e depurativa del fegato, è persino febbrifugo e antianemico. Se consumato regolarmente, infatti, è un ottimo rimedio ad uso preventivo contro le prime influenze stagionali.

Radicchio contro la stipsi

Per combattere la stipsi, è ideale l’uso dell’acqua di radicchio da bere durante la giornata. In questo modo, infatti, si favoriscono le normali funzioni dell’intestino. La bevanda si prepara con n litro e mezzo d’acqua minerale (possibilmente ricca di zolfo o salso-ferruginosa), un cucchiaio di miele di acacia e 100 g di radicchio. Si porta l’acqua minerale ad ebollizione, si spegne e si aggiunge il radicchio ben lavato e tagliato. Si lascia in infusione per 15 minuti e si aggiunge il miele. Si mescola, si strizza ben bene il radicchio, e prima di bere si filtra.

Radicchio per disintossicare il fegato

Prendere un frullato di radicchio per 1 settimana in sostituzione della cena, aiuta a depurare il fegato. Si prepara con 150 g di radicchio, 2 mele acidule di media grandezza, 1 porro tagliato a fettine, 1 sedano intero, 50 gocce di tintura madre di carciofo. Si frullano tutti gli ingredienti e solo alla fine si aggiunge la tintura madre di carciofo. Va consumato subito.

Fonte: MedicinaLive

Il frumento, un cereale che oggi troviamo ovunque nella nostra alimentazione (pane, pasta pizza, dolci) è noto da tempo per le sue proprietà infiammatorie, così come per i cambiamenti endocrini avversi associati al consumo di cereali in generale. Di recente, secondo alcuni studi, sembra essere tossico nei confronti della salute del cuore.

Alcuni tra gli effetti negativi già noti del frumento sono:
- il fatto che alza i livelli di insulina;
- promuove la resistenza insulinica e apre la strada al diabete e all’infiammazione cronica;
- resistenza alla leptina (ormone in grado di favorire la riduzione di peso), in altre parole significa che il frumento rallenta il metabolismo;
- disregolazione della grelina (ormone che aiuta a controllare l’appetito), significa minare il senso di sazietà;
- stimola l’infiammazione in colture di globuli bianchi.

Detto ciò non c’è da stupirsi se il frumento è in grado di rendere sofferente anche l’intero sistema cardiovascolare, cuore compreso. Secondo le ricerche e gli studi del professor Loren Cordain, Ph.D., insegnante presso la Colorado State University, nel Dipartimento Salute e Scienze Motorie, il grano sembra essere anche cardio-tossico. In questo documento. Cordain spiega i meccanismi con cui le lectine del frumento si attaccano alle pareti arteriose. “Lectina” è un termine che deriva dal verbo latino legere, nel senso di “raccogliere, prendere”, con riferimento all’elevata capacità di legare a sè quasi tutto nei sistemi biologici, dai globuli rossi alla parte “zuccherina” che riveste e protegge le cellule. Le lectine sono proteine onnipresenti nel regno vegetale e in genere non sono tossicche per l’uomo, con alcune eccezioni: le lectine capaci di legarsi ai tessuti del nostro intestino, in particolare quelle di legumi e cereali, frumento compreso.

Attaccandosi ai tessuti intestinali le lectine producono infiammazione, per poi passare facilmente intatte nel sangue 1-2. Una volta entrate nella circolazione del sangue, le lectine del frumento sembrano aderire in possimità di curve o biforcazioni arteriose, spiega il prof. Cordain, dove favoriscono la formazione di placche aterosclerotiche e la formazione di coaguli di sangue, noti per causare ischemie cardiache e cerebrali. Dunque, a proposito di biforcazioni arteriose, le arterie coronarie sono molto a rischio di formazione di placca proprio lì dove si biforcano(vedi immagine), e il frumento contribuisce sia alla costruzione della placca aterosclerotica sia alla formazione di pericolosi coaguli, diventando così cardiotossico. Se le lectine del grano possono contribuire all’infiammazione, alla formazione di placche nelle arterie e causare aggregazione e coagulazione del sangue, non c’è dubbio che possono anche contribuire a quella che è la causa numero 1 di morte nel mondo occidentale: le malattie cardiache e cardiovascolari.

Vi è anche la possibilità che il sistema immunitario risponda alla presenza di proteine del grano producendo anticorpi che reagiscono con il tessuto cardiovascolare, causando infiammazione del miocardio o miocardite. Per alcuni di coloro intolleranti al glutine, che soffrono di miocardite autoimmune una dieta priva di glutine può essere una efficace opzione terapeutica. Ora sai quanto può essere importante eliminare o quanto meno ridurre a due volte a settimana l’assunzione di frumento per la prevenzione delle malattie cardiache e cardiovascolari, del diabete, dell’obesità. A maggior ragione se hai una patologia che altera il tuo sistema immunitario.
Eliminare il glutine dalla dieta potrebbe essere ad esempio una buona risposta al problema della fibromialgia e per tutte quelle patologie in cui è presente l’infiammazione (l’asma ad esempio).
Non resta che fare un tentativo per almeno tre mesi: eliminare meticolosamente il glutine dalla dieta e vedere come va.

Fonte: ComeMigliorare.com

Sentiamo parlare da decenni dei pericoli del colesterolo alto. Tuttavia il 75% dei pazienti ricoverati per attacco cardiaco presentano livelli di colesterolo nella norma. E’ davvero così pericoloso come vogliono farci credere oppure c’è qualcosa che non va nell’informazione? Ciò che rende pericoloso il colesterolo non è il livello ma la sua ossidazione, frutto di stress e insufficiente presenza di micronutrienti (vedi ricerca del dr. Rath). Ebbene, il colesterolo basso è molto più pericoloso di quello alto. Vediamo perchè.

Necessario per controllare l’aggressività

“Una delle funzioni della serotonina nel sistema nervoso centrale è la soppressione degli impulsi verso comportamenti dannosi … un basso livello di colesterolo nella membrana diminuisce il numero di recettori della serotonina. Una concentrazione più bassa di colesterolo nel sangue può contribuire a una diminuzione della serotonina nel cervello, diminuendo la soppressione del comportamento aggressivo.” – British Journal of Psychiatry, 1993. L’assunzione di statine ha dato luogo a severi casi di irritabilità e / o aggressività. Oxford Journals

Il colesterolo, per combattere il cancro e prevenire l’ictus emorragico

La relazione inversa tra livelli di colesterolo, rischio di una varietà di tumori e mortalità associata al cancro, è stata riconosciuta dalla fine degli anni ’80. L’uso di statine può essere collegato ad una maggiore incidenza di cancro. Ci sono due tipi di ictus: ischemia, cioè mancanza di afflusso di sangue e ossigeno al cervello emorragia causata da rottura di un vaso sanguigno nel cervello. Mentre per il primo in teoria il rischio è rappresentato dal colesterolo ossidato, per il secondo tipo di ictus il rischio aumenta quando i livelli di colesterolo sono bassi. British Medical Journal, 1994 Il colesterolo è necessario per la memoria. Un basso livello di colesterolo HDL è stato identificato come fattore di rischio per il declino della memoria nella mezza età. Anche nella malattia di Parkinson, il livello più alto delle concentrazioni di colesterolo nel sangue è stato associato ad una più lenta progressione clinica della malattia. Le statine, qundi, che inibiscono la produzione di colesterolo possono peggiorare le attività cerebrali della memoria.  Il colesterolo è necessario per la longevità. In un affascinante studio pubblicato su PLoS nel 2011, si è visto che la lunghezza dei telomeri – la parte finale di ogni cromosoma – è associata ad alti livelli di colesterolo totale. Infatti, diversi studi indicano che abbassando il colesterolo aumenta la mortalità.

Il colesterolo aiuta a combattere le infezioni

In questo studio si è osservato che una dieta ricca di colesterolo migliora le condizioni generali dei pazienti con tubercolosi. I farmaci che abbassano il colesterolo esibiscono proprietà immunotossiche, immunosoppressive, probabilmente in parte a causa del fatto che riducono il colesterolo. Dato che il colesterolo è essenziale per tutta la vita animale e che ogni cellula è in grado di sintetizzarlo da molecole più semplici, non dovrebbe sorprendere l’elenco appena esposto degli esempi sui benefici per la salute. Né dovrebbe sorprendere il corredo di oltre 300 effetti collaterali indesiderati che accompagna l’uso di statine. Verrebbe da chiedersi perchè la professione medica non venga istruita relativamente ai principi base di biologia, piuttosto che semplicemente subire l’indottrinamento delle case farmaceutiche.

Fonte: ComeMigliorare.com

Non si può certo dire che la valorizzazione della prima colazione sia un tema poco trattato sul nostro sito. Proponiamo la prima colazione del giorno dell'esame (per aiutare la vitalità di chi deve studiare insieme ai prodotti che aiutano le funzioni cognitive e la memoria). Proponiamo la prima colazione dell'estate, per aiutare chiunque a gioire delle proprie giornate. Soprattutto indichiamo la prima colazione come uno dei momenti più importanti per dare all'organismo un segnale forte di attivazione metabolica. Per contrastare l'obesità e facilitare il dimagrimento. Confortati dalla scienza, che è ormai costretta ad inseguire con i lavori scientifici le esperienze pratiche emerse negli anni passati. 

Un articolo pubblicato in ottobre 2013 su Diabetes Care (una delle più importanti riviste scientifiche sulla cura e sulla prevenzione del diabete) ha definito l'importanza strategica della prima colazione nei confronti di almeno 4 malattie del benessere (Odegaard AO et al, Diabetes Care. 2013 Oct;36(10):3100-6. doi: 10.2337/dc13-0316. Epub 2013 Jun 17): obesità, sindrome metabolica, ipertensione e diabete scoprendo che, tra le oltre 3.500 persone seguite per almeno 18 anni in modo preciso ed attento, chi faceva la prima colazione solo occasionalmente tendeva ad ingrassare, mentre gli abituali consumatori di prima colazione avevano una importante protezione dalle malattie segnalate, con una perdita di peso molto significativa rispetto ai controlli.

Quasi due chili di meno per chi faceva regolarmente la prima colazione rispetto a chi la faceva saltuariamente o non la faceva del tutto. Perfino chi partiva già grassottello all'inizio della ricerca si ritrovava comunque con meno chili aggiunti rispetto a chi partiva "magro", ma ostinandosi a non attivare il metabolismo con il pasto del mattino. Si tratta di decidere e farlo. Per noi che nel Centro SMA di Milano lavoriamo sui problemi dell'ingrassamento e del sovrappeso attraverso specifici percorsi terapeutici aiutare le persone a fare una prima colazione fino a farla diventare quasi il pasto principale della giornata è uno sforzo costante che regala però grande soddisfazione e importanti risultati. E da oggi sappiamo regalare, nel tempo, anche un ottima condizione di salute e il controllo di alcune delle principali malattie dell'era moderna.

Fonte: Eurosalus

Sembra che le ciliegie, tipiche della stagione estiva, siano delle alleate eccezionali contro infiammazioni e dolori cronici quali artrosi. In particolare le visciole, una qualità di ciliegie selvatiche e ritenute meno pregiate delle ciliegie classiche, sono state elette quelle il più alto contenuto di sostanze antinfiammatorie. A sostenerlo, uno studio condotto di recente dall’ Oregon Health and Science University. I ricercatori hanno presentato i risultati del loro studio durante l’American College of Sports Medicine Conference, che si conclude proprio oggi San Francisco. La ricerca è stata condotta su un gruppo di 20 donne tra i 40 e i 70 anni affette da artrosi infiammatoria. Le partecipanti hanno bevuto il succo di visciola 2 volte al giorno per un lasso di tempo di 3 settimane.

Dai risultati, è emerso come vi fosse una sensibile riduzione di importanti marcatori dell’infiammazione, soprattutto nelle donne che all’inizio della ricerca aveva livelli di infiammazione più alti. Il merito sarebbe dell’abbondanza di antiossidanti contenuti in questa particolare varietà di ciliegie, che ha dimostrato di avere un effetto antinfiammatorio e antidolorifico paragonabile a quello di più noti farmaci. Il potenziale delle visciole, in effetti, era stato già notato da un precedente studio, effettuato dall’Università degli Studi di Medicina Integrativa del Michigan, e che suggeriva come le ciliegie potessero ridurre i fattori di rischio per le malattie cardiache e l’infiammazione. Altri studi, invece, hanno dimostrato come le ciliegie siano un ottimo rimedio anche contro l’insonnia.

Come ha spiegato la dottoressa Kerry Kuehl dell’Oregon Health and Science University, l’autore principale dello studio: Le visciole hanno il più alto contenuto di sostanze antinfiammatorie di qualsiasi cibo. Con milioni di persone alla ricerca di modi per gestire in modo naturale il dolore, c’è la promessa che le visciole possono aiutare, senza gli effetti collaterali spesso associati con i farmaci per l’artrite. Lo studio è molto interessante, soprattutto perché suona allettante al palato, bisogna confessarlo, ma chiaramente merita ulteriori approfondimenti. Sembra che le ciliegie, tipiche della stagione estiva, siano delle alleate eccezionali contro infiammazioni e dolori cronici quali artrosi e osteoartrite. In particolare le visciole, una qualità di ciliegie selvatiche e ritenute meno pregiate delle ciliegie classiche, sono state elette quelle il più alto contenuto di sostanze antinfiammatorie. A sostenerlo, uno studio condotto di recente dall’ Oregon Health and Science University.

I ricercatori hanno presentato i risultati del loro studio durante l’American College of Sports Medicine Conference, che si conclude proprio oggi San Francisco. La ricerca è stata condotta su un gruppo di 20 donne tra i 40 e i 70 anni affette da artrosi infiammatoria. Le partecipanti hanno bevuto il succo di visciola 2 volte al giorno per un lasso di tempo di 3 settimane. Dai risultati, è emerso come vi fosse una sensibile riduzione di importanti marcatori dell’infiammazione, soprattutto nelle donne che all’inizio della ricerca aveva livelli di infiammazione più alti. Il merito sarebbe dell’abbondanza di antiossidanti contenuti in questa particolare varietà di ciliegie, che ha dimostrato di avere un effetto antinfiammatorio e antidolorifico paragonabile a quello di più noti farmaci. Il potenziale delle visciole, in effetti, era stato già notato da un precedente studio, effettuato dall’Università degli Studi di Medicina Integrativa del Michigan, e che suggeriva come le ciliegie potessero ridurre i fattori di rischio per le malattie cardiache e l’infiammazione.

Come ha spiegato la dottoressa Kerry Kuehl dell’Oregon Health and Science University, l’autore principale dello studio: Le visciole hanno il più alto contenuto di sostanze antinfiammatorie di qualsiasi cibo. Con milioni di persone alla ricerca di modi per gestire in modo naturale il dolore, c’è la promessa che le visciole possono aiutare, senza gli effetti collaterali spesso associati con i farmaci per l’artrite. Lo studio è molto interessante, soprattutto perché suona allettante al palato, bisogna confessarlo, ma chiaramente merita ulteriori approfondimenti.

Fonte: Medicina Live

Ci sono tante persone che leggendo i risultati dei propri esami, si sentono falsamente rassicurate da valori di glicemia che si muovono intorno ai 100-110 perché non sono ancora espressione "certa" di diabete. Tirano un sospiro di sollievo che purtroppo non ha ragione di essere perché una ricerca effettuata da un gruppo statunitense e svedese, e pubblicata in agosto sul New England Journal of Medicine ha confermato una relazione stretta tra i valori di glicemia, anche solo mossi, e lo sviluppo di demenza (Crane PK et al, N Engl J Med. 2013 Aug 8;369(6):540-8. doi: 10.1056/NEJMoa1215740).

Da tempo noi discutiamo della relazione diretta tra scarso controllo del metabolismo degli zuccheri e demenza senile o Alzheimer. Da anni sappiamo che quando i valori di glicemia sono anche semplicemente "mossi", sono una espressione di resistenza insulinica, condizione che prelude a infiammazione e degenerazione che sarebbe meglio evitare. La glicemia a 93 è già un segnale di squilibrio che dovrebbe indurre a una riflessione sul proprio stile di vita. In molti ritengono addirittura che l'Alzheimer sia uno dei modi in cui si esprime il diabete, tanto che alcuni lo descrivono come "Diabete di tipo 3"; la deposizione di amiloide a livello del tessuto cerebrale e le reazioni infiammatorie che accentuano la demenza sono infatti strettamente connesse con la resistenza insulinica e le alterazioni degli zuccheri.

Il lavoro fatto dai ricercatori statunitensi e svedesi è stato tanto geniale quanto semplice: in una popolazione di oltre 2.000 persone (con età media di 76 anni) che facevano già parte di un altro studio clinico, sono stati messi in relazione i valori di glicemia e di emoglobina glicata dei precedenti 5 anni, con il reale sviluppo di demenza e Alzheimer. Nel gruppo erano presenti sia pazienti con diabete (232) sia altri che invece non lo avevano (1.835). I risultati devono fare riflettere. L'intero gruppo è stato seguito per circa 7 anni e la comparsa di demenza ha riguardato 74 persone del gruppo diabetico e 450 del gruppo non diabetico. Nel gruppo di persone non diabetiche, anche il solo aumento della glicemia a valori medi di 115 mg/dL, corrispondeva a un significativo aumento del rischio di sviluppare demenza rispetto a chi avesse, ad esempio, valori medi di 100. E nei diabetici quanto più era elevato il livello medio di glicemia tanto più tendeva a manifestarsi il deficit di memoria.

È ovvio quindi che la paura dell'Alzheimer non è e non può essere la paura dell'ignoto o della fatalità. Ci sono mezzi pratici per contrastare con efficacia la resistenza insulinica, che vanno dalla attività fisica alla assunzione corretta degli alimenti, al controllo dell'infiammazione da cibo, alla utilizzazione di integratori come Acido lipoico e cannella, Curcuma, Cromo, MemoD3, e alla utilizzazione di alimenti funzionali come le noci o le mandorle. In SMA seguiamo da anni le persone con problemi di diabete e di squilibrio insulinico, aiutandole a riequilibrare gli aspetti che favoriscono l'Alzheimer, attraverso specifici percorsi terapeutici.

Fonte: Eurosalus

Effetti benefici indotti dalla presenza del carvacrolo
Ciò che dona alla pianta dell'origano il suo odore tipico si rivela anche utile nella lotta alle patologie gastrointestinali provocate dal norovirus. La sostanza in questione è il carvacrolo, che mostra importanti proprietà antivirali, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Applied Microbiology da ricercatori della University of Arizona.

La ricerca si è basata sull'analisi della forma murina del norovirus, la variante più simile a quella umana per verificare la resistenza agli antimicrobici e ai disinfettanti. Il carvacrolo sembra agire direttamente sulle proteine del capside, provocando la rottura dello strato protettivo che avvolge il virus.
In tal modo, gli antimicrobici riescono a combattere con più facilità l'infezione, eliminando il virus dall'organismo. Inoltre, l'effetto sembra al riparo da possibili fenomeni di resistenza. Il carvacrolo, peraltro, non produce alcun effetto collaterale e non genera sottoprodotti dannosi per l'organismo.
La prima autrice della ricerca Kelly Bright commenta: “il carvacrolo potrebbe essere utilizzato come disinfettante alimentare e, forse, anche delle superfici, soprattutto insieme ad altri antimicrobici”.
La sua applicazione potrebbe riguardare ambienti nei quali l'utilizzo di sostanze aggressive è particolarmente delicato e sconsigliabile, come le scuole, gli ospedali o gli asili nido.
L'origano mostra una serie di proprietà terapeutiche interessanti. Oltre alle sue qualità antivirali, ha al suo attivo anche effetti analgesici, coadiuvanti del processo digestivo, calmanti in caso di tosse e dolori intestinali.
Una recente ricerca ha stabilito inoltre la capacità dell'origano di ridurre le infiammazioni grazie al beta-cariofillene, un'altra sostanza contenuta al suo interno. In tal senso, alcuni ne hanno proposto l'utilizzo anche per contrastare la cellulite.
Da evitare il suo utilizzo in caso di gastrite, ulcera peptica, dermatiti o ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.

FONTE: http://www.italiasalute.it/12560/pag2/Origano-in-caso-di-malattie-gastrointestinali.html

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