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Riduzione modesta ma statisticamente significativa del rischio di cancro Sono oltre 14.000 i medici americani, di età superiore ai 50 anni, che hanno partecipato volontariamente al Physicians’ Health Study II (PHS II), primo e unico trial clinico che, ad oggi, ha raccolto evidenze circa i benefici e il profilo di sicurezza correlati all’assunzione quotidiana e prolungata di un integratore alimentare multivitaminico-multiminerale. I partecipanti allo studio hanno assunto giornalmente, per oltre 11 anni, un integratore alimentare multivitaminico-multiminerale completo e di qualità. Si tratta di uno studio clinico gold standard, randomizzato, condotto in doppio cieco controllato verso placebo, ideato, scritto, condotto e pubblicato da un ente di ricerca indipendente ed autorevole, quale il National Institute of Health statunitense. 

“Più di metà della popolazione americana assume un integratore alimentare e tra questi i multivitaminici sono quelli più diffusi. Nessuno fino ad oggi aveva condotto uno studio di lungo termine per determinare gli effetti sulla salute legati ad un loro impiego costante e continuativo nel tempo” -, spiega il professor Howard Sesso, Associate Professor of Medicine, Harvard Medical School e Associate Epidemiologist, Brigham and Women's Hospital di Boston, uno dei direttori del progetto PHSII, che in occasione del congresso Pianeta Nutrizione & Integrazione ha presentato alla comunità scientifica italiana i risultati del trial. “Questo studio ci ha consentito di valutare l’impatto dell’integrazione multivitaminica nella prevenzione di alcune gravi patologie croniche. Ad oggi, sono emerse evidenze positive e significative in particolare rispetto al cancro: nei soggetti che assumevano quotidianamente il multivitaminico è stata infatti riscontrata una riduzione pari all’8% del rischio di cancro rispetto al gruppo trattato con placebo. Questo risultato suggerisce che l’integrazione multivitaminica può essere raccomandata a soggetti adulti per favorire dei benefici in termini di prevenzione del cancro, in aggiunta al già consolidato ruolo svolto nella prevenzione delle carenze vitaminiche e minerali”

“Occorre sottolineare che i partecipanti arruolati in questo importante trial clinico americano erano soggetti a basso rischio di sviluppare il cancro, in quanto medici con stili di vita decisamente sani (basso consumo di alcol e tabacco, BMI corretto, dieta sana, abitudine all’esercizio fisico). Ciò attribuisce un valore particolare alla riduzione dell’incidenza del cancro osservata tra i gruppi randomizzati: una differenza che in una popolazione meno sana potrebbe risultare ancora più significativa. Lo studio offre quindi un’ulteriore conferma del ruolo fondamentale che i corretti stili di vita possono giocare nella prevenzione delle patologie oncologiche e dei benefici aggiuntivi che possono essere offerti dall’integrazione multivitaminica”– commenta il professor Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena di Roma, intervenuto nel corso della tavola rotonda dedicata a “Nuove evidenze scientifiche e cliniche dell’uso dei multivitaminici e multiminerali per la salute e la prevenzione di patologie croniche. Ruolo dei vari operatori”, seguita alla lecture del Professor Howard Sesso e alla quale hanno partecipato anche altri autorevoli esperti italiani quali Claudio Cricelli, Presidente SIMG e Andrea Mandelli, Presidente Fofi.

“A fronte del progressivo aumento dell’età media della popolazione e di aspettative di vita sempre più lunghe, la promozione della salute e della prevenzione in particolare nella fascia d’età adulta e intorno ai 50-60 anni, si configura sempre più come una priorità sanitaria, anche in un’ottica di risparmio sui costi terapeutici ed assistenziali. Il medico di famiglia che spesso è il primo referente per questa tipologia di pazienti – è chiamato a svolgere un ruolo chiave su questo fronte.” - spiega il dottor Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale - “L’adozione di stili di vita sani, di movimento fisico adeguato e di una dieta il più possibile bilanciata e completa, a cui può aggiungersi anche l’impiego di un integratore multivitaminico pensato per compensare le specifiche esigenze nutrizionali di questa fascia d’età quando la sola alimentazione si rivela insufficiente, rappresentano dei veri e propri strumenti di prevenzione che il medico di base ha l’opportunità di prescrivere ai propri pazienti, per promuovere il loro benessere e ridurre il rischio di sviluppare patologie croniche”.

“È, infatti, scientificamente dimostrato che carenze, anche minime, di macronutrimenti essenziali come le vitamine e i minerali, possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di numerose patologie croniche (diabete, obesità, etc.)” - spiega il prof. Michele Carruba, direttore del Centro di studio e ricerca sull’obesità dell’Università di Milano, intervenuto in un incontro stampa a margine della tavola rotonda -. “Una dieta completa ed equilibrata può assicurare all’organismo il corretto apporto di questi elementi, così importanti per la nostra salute. Purtroppo anche recenti indagini condotte sulla popolazione italiana confermano che la maggioranza delle persone ha difficoltà a seguire una dieta sana tutti i giorni e non sempre riesce, per esempio, ad assumere la giusta dose di frutta e verdura. Il problema delle carenze nutrizionali, con i rischi ad esse associati, risulta essere particolarmente diffuso nella popolazione più anziana. In questi casi, è necessario intervenire modificando le abitudini alimentari e, ove opportuno, ricorrendo anche al supporto aggiuntivo offerto dagli integratori alimentari”.

 

Fonte: Italia Salute

I farmaci non sono l’unica soluzione per combattere il dolore: anche il cibo può aiutare a contrastarlo. Infatti alcuni alimenti stimolano la capacità dell’organismo di regolare il processo alla base del dolore stesso, l’infiammazione. Ad elencarli è Amanda Carlson-Phillips, nutrizionista specializzata nell’alimentazione per gli sportivi. Cannella Oltre a ridurre l’infiammazione, combatte le infezioni batteriche, contribuisce a controllare i livelli di zuccheri nel sangue e aumenta le funzioni cerebrali. Può essere aggiunta allo yogurt, ai cereali, al latte o a un frappè. Zenzero Contiene i cosiddetti gingeroli, molecole antinfiammatorie che possono alleviare i dolori alle articolazioni e stimolare il sistema immunitario. E’ possibile preparare un infuso immergendo due fettine di zenzero in acqua calda o aggiungerlo a della salsa di soia per ottenere un condimento esotico. Cipolla I suoi principi attivi, responsabili del tipico odore pungente, inibiscono anche l’infiammazione. Aglio, porri ed erba cipollina hanno gli stessi effetti positivi. Utilizzarli è molto semplice: basta aggiungerli a sughi, zuppe e ai cibi cotti in padella.

Amarene Oltre ad essere un vero e proprio concentrato di antiossidanti, contengono composti antinfiammatori che contrastano i dolori dell’artrite e della gotta e riducono quelli di cui possono soffrire muscoli e articolazioni dopo l’esercizio. Da bere come succo alla mattina o da mangiare, essiccate, come snack. Noci Sono ricche di omega-3, acidi grassi dall’azione antinfiammatoria. Possono essere aggiunte allo yogurt o sgranocchiate tali e quali. Curcuma Contiene curcumina, molecola in grado di alleviare il dolore cronico. E’ contenuta nel curry e può essere utilizzata per aromatizzare diversi piatti. Ananas Al suo interno è presente la bromelina, un enzima utilizzato per trattare distorsioni e strappi muscolari. Se non si vuole mangiare il semplice frutto, può essere aggiunto a frappè e insalate. Semi di lino Come le noci, contengono omega-3. Pestandoli è possibile ottenerne un olio da aggiungere all’insalata o allo yogurt. Altra importante fonte di omega-3 sono i pesci grassi, come il salmone, il tonno e lo sgombro. Carote I famosi carotenoidi non proteggono solo dai radicali liberi, ma anche dall’infiammazione. Le carote sono un buon contorno per qualsiasi portata. In alternativa, i suoi principi attivi possono essere assunti mangiando albicocche, pomodori, patate dolci e zucca. Ortaggi a foglie verdi Sono ricchi di flavonoidi, che riducono l’infiammazione cerebrale. Largo, quindi, a spinaci, cavolo verde e tè. Ma anche alla soia, alle bacche e a un bel bicchiere di vino, altri alimenti ricchi di queste preziose molecole.

Fonte: ECplanet

Contro la depressione fatevi una bella mangiata di pomodori. Secondo un nuovo studio di provenienza cino-giapponese infatti questo alimento aiuterebbe a prevenire ed a combattere la depressione. Per ottenere questi risultati, secondo gli studiosi, basterebbe consumare quest’ortaggio due volte a settimana.

Siamo onestamente un po’ scettici, date le tonnellate di questi ortaggi che noi italiani mangiamo ogni anno senza per questo archiviare grandi passi in avanti rispetto alla cura della depressione. Ma dato che la medicina naturale molto spesso è in grado di coadiuvare in modo soddisfacente quella tradizionale, i ricercatori orientali hanno deciso di studiare gli effetti del consumo di questo frutto della terra sulla popolazione correlando i dati alla possibilità di cadere in depressione. Prima di trarre le proprie conclusioni, gli scienziati hanno analizzato il comportamento e l’umore di circa mille abitanti ultrasettantenni.
Quello che è certo è che i pomodori sono un’ottima fonte di antiossidanti naturali, utili per il benessere dell’organismo e per contrastare l’invecchiamento. La ricerca, pubblicata nella rivista di settore Journal of Affective Disorders, parte da un assunto molto semplice: quello che vuole le patologie depressive collegate anche alle deboli difese dell’organismo dettate dalla carenza di antiossidanti. Ed questo ortaggio è pieno di “licopene”, studiato anche per le sue peculiarità anticancro. Per questo motivo i ricercatori della Tianjin Medical University hanno deciso di analizzare le abitudini alimentari ed il consumo di pomodori su un campione di 986 giapponesi anziani chiedendo loro di compilare un questionario sulla dieta. Gli stessi sono stati poi sottoposti ad un test per verificarne lo stato mentale ed eventualmente diagnosticare la depressione. Questa fascia d’età è stata scelta perché più soggetta a possibili crisi depressive.
Coloro che consumavano da due a sei volte la settimana hanno dimostrato di correre un rischio minore del 46% di soffrire di depressione. Mangiare pomodori tutti i giorni, vedrebbe crescere la protezione dagli attacchi di circa il 52%.

FONTE: http://www.medicinalive.com/erboristeria/depressione-combatterla-mangiando-pomodori/

Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali del nostro corpo. È conosciuto anche come “ormone dello stress”, proprio perché la sua produzione, in genere, aumenta a seguito di situazioni di forte stress, fisico e mentale, al fine di incrementare la quantità di energia necessaria al nostro corpo. Gli elementi che vengono rilasciati nell’organismo, a seguito di un eccesso di cortisolo, dovrebbero essere smaltiti attraverso un’attività fisica costante. L’aumento di situazioni stressanti, il consumo giornaliero di caffeina e uno stile di vita sedentario rendono non solo difficile abbassare i livelli di questo ormone, ma continuano a stimolare il nostro organismo a produrne ancora di più. Questo a lungo andare porta, inevitabilmente, ad alcuni effetti collaterali: come la riduzione della sintesi di collagene, la riduzione delle difese immunitarie, un eccesso di stanchezza.

Ecco 10 segni che ci aiutano a capire quando nel nostro organismo ci sono troppi “ormoni dello stress” in circolo.
1 - Ipersensibilità al dolore
Quando i livelli di cortisolo rimangono alti per un lungo periodo di tempo, le ghiandole surrenali cominciano a indebolirsi. Questo genera un aumento dei livelli di prolattina, che porta a una maggiore sensibilità del corpo a particolari tipi di dolore, come il mal di schiena e i dolori muscolari. Una quantità eccessiva di cortisolo aumenta anche la sensibilità del sistema nervoso in risposta agli stimoli dolorosi, di conseguenza anche la minima fitta può eccitare i nervi del cervello, provocando mal di testa.
2 - Difficoltà nel dormire
I livelli di cortisolo sono portati a scendere di notte, permettendo così al corpo di rilassarsi e di ricaricarsi. Ma se ci sono troppi ormoni dello stress in circolo, questo meccanismo si inceppa. Così, anche se avete avuto una giornata particolarmente stancante, vi ritroverete facilmente a rigirarvi nel letto tutta la notte, sentendovi nuovamente stanchi il giorno successivo.
3 - Stanchezza cronica
Anche se, nonostante tutto, avete dormito bene, vi alzate ancora più stanchi di quando siete andati a letto. Nel corso del tempo, alti livelli di cortisolo riducono l’attività delle ghiandole surrenali predisponendo il vostro organismo a una sorta di stanchezza cronica. Quindi, se la mattina diventa sempre più difficile trovare la forza di alzarvi dal letto, probabilmente, è perché siete stressati.
4 - State ingrassando
Anche se pensate che state mangiando in maniera corretta e che state praticando sufficiente attività fisica, continuate a ingrassare. Questo avviene a causa del cortisolo che riduce la capacità dell’organismo di utilizzare il grasso presente nelle riserve al fine di produrre energia, favorendone l’accumulo soprattutto intorno all’addome.
5 - Siete facilmente soggetti a raffreddori e infezioni
Elevati livelli di questo ormone disattivano i naturali meccanismi di auto-riparazione del vostro corpo, influenzando il funzionamento della ghiandola del timo, la cui attività consiste nel portare a maturazione vari tipi di linfociti atti a riconoscere e distruggere le cellule infette. Questo porta il vostro sistema immunitario, perfettamente progettato dalla natura per mantenervi in buona salute, a lasciarvi particolarmente vulnerabili.
6 - Voglia di cibi non sani
Il cortisolo provoca l’incremento di zuccheri nel sangue, del colesterolo e della pressione sanguigna, e riduce la capacità dell’organismo di utilizzare il grasso accumulato nelle riserve per produrre energia. Lo stress e l’aumento della quantità di zucchero causano, a loro volta, una sovrapproduzione di insulina che induce l’organismo a desiderare cibi dolci, salati, ipercalorici.
7 - Calo del desiderio sessuale
Alti livelli di cortisolo funzionano come una sorta di anti-Viagra. Questo perché, quando gli ormoni dello stress sono alti, gli ormoni che inducono la libido faticano a fare il loro lavoro.

8 - Stomaco sottosopra
Il sistema gastrointestinale è molto sensibile a ormoni come il cortisolo. Potreste quindi trovarvi ad avvertire nausea, bruciore di stomaco, crampi addominali, diarrea o costipazione. Il tutto a causa dell’aumento di stress che riduce la capacità di digerire i cibi e diminuisce l’assorbimento dei minerali. Inoltre, il cortisolo inibisce la crescita della flora batterica nell’intestino.
9 - Ansia
Cortisolo e adrenalina possono portare a nervosismo, sensazioni di panico e, nel peggiore dei casi, anche alla paranoia, perché interferiscono nella produzione di serotonina e dopamina.
10 - Rughe
Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, l’ormone dello stress inibisce la sintesi di collagene e causa disidratazione, questo porta a un invecchiamento precoce della pelle e alla comparsa di rughe.

Cosa fare? Ecco alcuni piccoli accorgimenti per ridurre i livelli di cortisolo nel vostro organismo: eliminare la caffeina; dormire di più; praticare regolare attività fisica; stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue; fare ricorso a tecniche di rilassamento come meditazione e yoga. Per tenere sotto controllo la produzione di cortisolo, un passo importante è cercare di adottare un migliore stile di vita, affidandovi a una dieta sana ed equilibrata. In vostro aiuto poi, possono ricorrere la meditazione e l’ashwagandha o ginseng indiano, un’erba particolare della medicina ayurvedica che può aiutarvi a ridurre stress e ansia.

Fonte: ECplanet

La pressione arteriosa è la forza che il sangue pompato dal cuore esercita contro le pareti delle arterie. La misurazione della pressione del sangue si compone di due valori: la pressione sistolica, la cosiddetta massima, rilevata in coincidenza con il battito cardiaco e la pressione diastolica, la cosiddetta minima, rilevata nella breve pausa tra un battito cardiaco e l’altro. La pressione si definisce nella norma quando è compresa tra 90/60 mig Hg (millimetri di mercurio) e 120/80 mm Hg. Fermo restando che i valori pressori mutano fisiologicamente durante la giornata, quando si collocano al di sotto del primo valore indicato o al di sopra del secondo, si parla rispettivamente di ipotensione e di ipertensione, condizioni comunemente note come pressione bassa e pressione alta.

Tra i rimedi naturali in grado di abbassare la pressione spicca senza dubbio l’aglio (Allium sativum), bulbo molto diffuso nei Paesi del bacino mediterraneo, la cui azione ipotensiva è stata ampiamente dimostrata. In particolare, la capacità dell’aglio di abbassare la pressione sanguigna si deve al suo contenuto di polisolfuri, sostanze contenute negli spicchi che esercitano una funzione rilassante sui vasi sanguigni dilatandoli e migliorando la circolazione del sangue al loro interno. Secondo uno studio condotto all’Università dell’Alabama, basterebbero due spicchi d’aglio per determinare una vasodilatazione, meccanismo alla base dell’abbassamento dei valori pressori, pari al 72%.

Tuttavia, perché manifesti questa azione benefica l’aglio andrebbe consumato crudo, semplicemente sbucciato e non sottoposto a processi di cottura di alcun tipo, dettaglio che pone non pochi problemi, primo fra tutti, quello dell’alito che rischierebbe di risultare un po’ appesantito a causa dell’aroma notoriamente deciso di questo prezioso bulbo. Per ovviare a tale inconveniente sono disponibili in commercio numerosi preparati a base di estratto secco di aglio che se non azzerano il problema lo riducono almeno sensibilmente. L’aglio, insieme ad uno stile di vita e alimentare sano ed equilibrato, potrebbe rappresentare un’ottima terapia nei casi di ipertensione che, a insindacabile giudizio del medico, non richiedono necessariamente trattamenti medici ma sono comunque da attenzionare. Le proprietà ipotensive dell’aglio, ne rendono invece controindicato il consumo crudo a chi soffre di pressione bassa

Fonte: Medicina Live

Sabato, 10 Ottobre 2020 08:00

Panna cotta al cioccolato fondente

La dolce alternativa al tradizionale budino ancora più gustosa nella sua variante al cioccolato. Il piacere morbido e delizioso del fondente lo conferma tra i dolci al cucchiaio più golosi e versatili. L'evergreen dei dessert, la ricetta che non passa mai di moda. E allora sbizzarritevi nella scelta dello stampo per dare a questa panna cotta la forma che preferite.

Ingredienti

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  500 ml di panna fresca
  200 ml di Milk Life
  150 g di Sugar Life   3 fogli di colla di pesce
  100 g Chocolife Dark   Olio EVO q.b
 TEMPO  ESECUZIONE
15 MINUTI FACILE

Preparazione

Mettete la colla di pesce in ammollo in acqua fredda. In un pentolino mescolate il Milk Life con lo Sugar Life, la panna e il Chocolife Dark, cuocete a fuoco dolce per far sciogliere bene il tutto. Scolate e strizzate la colla di pesce e mettetela nella pentola con il composto di panna e mescolate bene per farla sciogliere. Prendete uno stampo grande, oppure degli stampini monoporzione, e ungeteli con l’olio extravergine di oliva, distribuite il composto all’interno e poi fate riposare in frigorifero anche per una notte intera.

Consigli: decorate a piacere con zucchero a velo, scaglie o riccioli di cioccolato, panna montata o frutti rossi.

Riproduzione riservata © Copyright Life 120

Per vedere la scheda del prodotto clicca sulla foto corrispondente:

Chocolife DarkMilk LifeSugar LifeOlio Evo Bio

Puoi trovare tutti gli ingredienti Life 120 sul nostro sito o cliccando qui

Il consumo di mandorle durante la giornata in occasione di pause per merende o per piccoli snack aumenta l’apporto generale di importanti nutrienti. I ricercatori hanno seguito per un anno 81 tra uomini e donne di età compresa tra i 25 e i 70 anni per valutare l’effetto dell’integrazione con le mandorle. Durante i primi sei mesi i pazienti hanno seguito la loro dieta normale. Per i successivi sei mesi hanno aggiunto 52 grammi di mandorle al giorno. Dopo l’integrazione delle mandorle nella dieta, si è potuto dimostrare che i partecipanti avevano sensibilmente aumentato l’assunzione di diversi nutrienti, tra cui grassi monoinsaturi (42%), grassi polinsaturi (24%) fibre (12%), proteine vegetali (19%), alfa-tocoferolo-vitamina E (66%), magnesio (23%) e rame (15%). Inoltre, i ricercatori hanno constatato una riduzione nel consumo di grassi idrogenati (14%), sodio (21%), colesterolo (17%) e zuccheri (13%).

“L’integrazione giornaliera con le mandorle induce cambiamenti alimentari che favoriscono la prevenzione delle malattie croniche” affermano i ricercatori. “Abbiamo visto che coloro che hanno consumato le mandorle hanno spontaneamente regolato apporto di calorie. Pertanto, anche se stavano assumendo un nuovo alimento nella loro dieta abituale, riuscivano ad operare corrette sostituzioni alimentari così che il peso corporeo non si è modificato”. I ricercatori, inoltre, hanno notato che l’integrazione di mandorle non solo rispondeva perfettamente alle linee guida nutrizionali ufficiali, ma le superava.

Fonti: Dr. Francesco Perugini Billi

Uno studio dell'università di Pittsburgh rivela che l'ansia è uno dei motivi di maggiore incidenza di ictus.
Che l'ansia fosse causa di numerose malattie psicosomatiche è stato ampiamente assodato, così come alcune ricerche hanno dimostrato come questa particolare forma di nervosismo sia specifica delle donne, ma un recente studio dell'Università di Pittsburgh ha rilevato come l'ansia possa aumentare l'incidenza di ictus con maggior rischio di danni per il cervello.

Gli studiosi dell'università americana hanno evidenziato che le persone con un alto tasso di ansia hanno il 33% di possibilità in più di restare vittime di ictus rispetto alle persone che presentano sintomi minori a livello cardiovascolare: l'ansia infatti tende a far aumentare la pressione sanguigna e aumentare i rischi di incorrere in ictus o altre malattie legate a problemi vascolari.
Lo studio dell'Università di Pittsburgh è uno dei primi a cercare una reale connessione tra l'ansia e l'ictus; Maya J. Lambiase, la dottoressa che ha coordinato la ricerca, ha commentato ulteriormente i dati emersi dallo studio: innanzitutto bisogna continuare a investigare l'impatto dell'ansia sul nostro corpo, indipendentemente dalla depressione cui spesso è collegata, e sull'incremento del rischio di ictus.
Anche uno stile di vita poco sano potrebbe essere collegato all'ansia e al rischio di ictus. In questo studio, la ricerca si è focalizzata in particolare su comportamenti e vizi quali il fumo e l'attività fisica, che possono contribuire a sottolineare la correlazione tra ansia e rischio di ictus ma non sono esattamente la spiegazione definitiva a questa associazione.
La dottoressa Lambiase ha inoltre sottolineato la particolarità di questo studio, che ha tenuto l'ansia come elemento fisso nel corso della vita delle persone e non come specifica malattia a sé; è stato proprio questo a fare la differenza con i precedenti studi.

L'ictus è la quarta causa di morte e una delle principali cause della disabilità. Dopo aver indagato sulla depressione, l'ansia è stata associata all'ictus nel nostro studio e questa particolare relazione merita di essere indagata approfonditamente.

http://www.benessereblog.it/post/93555/ictus-attenzione-allansia-aumenta-i-rischi-per-il-cervello

Mangiare il cocomero d’estate è piacevole e rinfrescante, ma fa anche bene alla salute, grazie alla presenza di sostanze che giovano al cuore e a tutto l’organism. Anguria contro colesterolo e malattie cardiache. L’anguria è un valido aiuto contro il colesterolo e le malattie cardiache. Con l’estate tutti si accingono ad acquistare questo fresco e gustoso frutto, ma non tutti sanno che esso ha delle proprietà benefiche per l’organismo. L’anguria fa bene anche alla linea. Dunque, con essa si possono ridurre i livelli di colesterolo cattivo (Lld) e conseguentemente contrastare i problemi cardiaci. Perciò non esitate a mangiare il cocomero, sia a casa che in spiaggia, in quanto oltre a rinfrescarvi la giornata, farà anche molto bene alla vostra salute. Vediamo perchè. 

A dimostrare gli effetti benefici del cocomero è una ricerca effettuata da un gruppo di ricercatori dell’Università americana di Purdue e pubblicata sul Journal of Nutritional Biochemistry. L’anguria contiene la citrullina, sostanza che ha proprietà benefiche contro l’ipertensione e le malattie cardiache. Shubin Saha, autore principale dello studio, al riguardo ha detto: “Sappiamo che l’anguria fa bene alla salute perché contiene la citrullina, ma non sappiamo ancora a che livello molecolare lavori tale sostanza. Questo sarà il passo successivo da esaminare nelle seguenti ricerche“. “Una fetta di cocomero al giorno toglie il medico di torno”: così può essere riassunto il pensiero di alcuni esperti, che sostengono a gran voce che una fetta di anguria al dì avrebbe la capacità di aiutare l’organismo umano a ridurre il colesterolo, nemico della salute. Non dimentichiamoci inoltre che il cocomero contiene una grande quantità di liquidi, fondamentali in un periodo in cui il caldo ci fa sudare molto. Non esitate quindi a farne una bella scorpacciata durante l’estate: ne trarrà giovamento tutto il vostro corpo, oltre che il palato.

 

Fonte: Ultime Notizie Flash

La zucca contrasta diabete e sovrappeso, e aiuta a prevenire i disturbi dell'apparato urinario; ecco una buona ricetta: crema di yogurt e zucca con mandorle. La zucca è originaria dell'America Centrale (Messico), appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee. Ne esistono diversi tipi, differenti per forma, fusto, colore e dimensioni del frutto e del seme. Per la botanica, le zucche si dividono in quattro categorie: Cucurbita maxima, Cucurbita moscata, Cucurbita pepo, Cucurbita melanosperma, o più semplicemente zucche da inverno e zucche da zucchini. La zucca da inverno è ricca di proprietà benefiche ed è utile per controllare la glicemia nel sangue e il sovrappeso.

Le proprietà antidiabetiche della zucca

La zucca è un ortaggio povero di zuccheri e ricco di vitamine e minerali. Possiede proprietà antidiabetiche e antipertensive, come rileva uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori dell'Università del Massachusetts e pubblicato sul "Journal of Medicinal Food". I ricercatori hanno osservato che tra i nativi americani il diabete di tipo 2, l' ipertensione e l' obesità mostrano un'alta incidenza, ed è opinione comune che ciò sia dovuto al brusco cambiamento di dieta avvenuto in queste popolazione. Da una dieta tradizionale a basso contenuto di zuccheri, i nativi americani sono passati a una ipercalorica, basata su cereali raffinati, bevande dolcificate, grassi saturi e idrogenati e simili. Per gli studiosi si è trattato di stabilire se un ritorno alla dieta tradizionale, a base soprattutto di mais, fagioli e zucca, fosse stato in grado di aiutare la comunità degli indiani a combattere queste malattie. 

La risposta è stata positiva: dagli studi condotti è risultato che, tra questi tre alimenti, il più efficace nel controllo del metabolismo degli zuccheri, e quindi nel mantenere regolari i livelli di glicemia nel sangue e nel favorire un riequilibrio del peso corporeo, è di gran lunga la zucca, che diventa l'ortaggio più indicato nella prevenzione e nella cura del diabete, ma anche del sovrappeso e dell'ipertensione. La conferma da un altro studio. Un'altra ricerca sulle virtù antidiabetiche della zucca è stata pubblicata sulla rivista "Chemistry and Industry".Questo secondo studio arriva alla conclusione che la zucca, grazie alla sua proprietà di riparare le cellule pancreatiche danneggiate dal diabete, potrebbe in futuro essere utilmente impiegata, in forma di estratto, come un efficace sostituto dell'insulina.

Fonte: Riza.it

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