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Sabato, 13 Marzo 2021 08:00

Finocchi gratinati al forno

Un contorno veloce per sedersi a tavoli con semplicità e leggerezza senza rinunciare al gusto di un piatto sfizioso. Deliziosi per un pranzo light a base di verdure, buonissimi e irresistibili per accompagnare una ricetta di carne o di pesce.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  4 finocchi   2 filetti d'acciuga
  Sale rosa himalayano e pepe q.b.   Un cucchiaino abbondante di capperi
  Pangrattato q.b.   Una manciata abbondante di noci tritate 
  Olio extravergine di oliva  
 TEMPO  ESECUZIONE
30 MINUTI

 FACILE

Preparazione


In una pentola d'acqua fredda salata, aggiungete i finocchi tagliati a metà e cuoceteli circa 10 minuti (dal bollore) con il coperchio. Scolate i finocchi. In una pirofila con dell'olio, disponete i finocchi, aggiungete l’acciuga spezzettata, i capperi, le noci macinate, il sale rosa himalayano, il pepe, spolverizzate con il pangrattato e irrorate con un filo d'olio extravergine di oliva. Cuocete i finocchi in forno già caldo a 180° per circa 20 minuti, poi serviteli in tavola direttamente nella teglia di cottura.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Life 120

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Olio Evo BioSale Rosa DellHimalayaPangrattato Life

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Mercoledì, 22 Aprile 2020 09:00

Tortino di crêpes con ricotta e pesto

Le crepes si vestono di nuovo e danno forma e sostanza a questa ricetta originale nella variante "salata". La semplicità e il connubio perfetto degli ingredienti ne garantiscono il risultato. Infatti, la buona riuscita dell'unione di ricotta e pesto è un abbinamento già consolidato. Il ripieno poi, buono e soffice delizierà anche i palati più esigenti.

Ingredienti

 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE PER LE CREPES
  4 uova intere   Un pizzico di sale rosa dell'Himalaya
  2 cucchiai di Mix Flour  

 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE PER IL RIPIENO
  50 g di Trentin Grana grattugiato   Pepe e Sale rosa dell'Himalaya
  200 g ricotta di siero di latte   30 g di pinoli
  50 g di pecorino sardo grattugiato   Milk Life q.b.
  Un cucchiaio di olio EVO   Burro
  Foglie di basilico fresco   Uno spicchio d'aglio
 TEMPO  ESECUZIONE
30 MINUTI FACILE

Preparazione

In una ciotola sbattete con il mixer le 4 uova e il pizzico di sale fino a ottenere un’ impasto gonfio e spumoso, aggiungete la farina e il latte e continuate a lavorare l’impasto. Fate fondere una noce di burro in una padella di 15 cm di diametro o un goccio di olio se preferite. Versatevi un mestolino di pastella, distribuendolo bene su tutto il fondo e fate rapprendere la crepes da un lato. Poi voltatela e finite di cuocerla. Preparate così altre crepes. Preparate il pesto: pulite le foglie di basilico con un panno umido. Frullatele con l'aglio sbucciato, i pinoli e 4-5 cucchiai di olio extravergine di oliva, fino a ottenere un composto cremoso che toglierete dal frullatore e trasferirete in una ciotola. Unite al composto metà della ricotta di bufala, aggiungete gli altri formaggi e diluite con un filo di olio fino a ottenere un pesto ben omogeneo. Poi regolate di sale. Amalgamate con cura, salate e pepate. Farcite ogni strato di crepes con un pochino del composto preparato. Con l’aiuto di un coppa pasta fate delle piccole lasagnette rotonde come da foto (fino ad ottenere 4 porzioni). Passatele in forno già caldo a 200° C per 5/10 minuti. Servite calde.(Potete farcire le lasagnette a vostro piacere, io ho aggiunto al pesto e al caprino anche due zucchine ripassate in padella con un filo di olio e la cipolla).

Riproduzione riservata © Copyright Life 120

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Uova LifeBurro LifeSale Rosa DellHimalayaOlio EvoMix Flour LifeMilk LifeTrentin GranaRicotta Di Bufala

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Svelato l’ingrediente segreto che consente all’olio d’oliva di proteggere il cervello dalla malattia di Alzheimer. Si tratta dell’oleocantale, un composto fenolico presente nell’extravergine e che, secondo uno studio pubblicato sulla rivista ACS Chemical Neuroscience da Amal Kaddoumi e colleghi del College of Pharmacy dell’Università della Louisiana di Monroe (Stati Uniti), aiuta letteralmente a spazzar via le proteine che, accumulandosi nel tessuto cerebrale, portano allo sviluppo di questa patologia neurodegenerativa.

La scoperta è inattesa. Come hanno sottolineato gli stessi autori dello studio, fino ad oggi le proprietà benefiche dell’olio extravergine sono state associate all’elevata concentrazione di grassi monoinsaturi che lo caratterizza. In realtà, almeno per quanto riguarda l’Alzheimer la molecola da ringraziare è proprio l’oleocantale, che aumenta la produzione di due proteine (in particolare, P-gp e LRP1), note per svolgere un importante ruolo nel trasporto verso l’esterno del cervello della cosiddetta beta-amiloide, riducendone l’accumulo che è attualmente ritenuto responsabile dello sviluppo dell’Alzheimer. Gli esperimenti che hanno portato a questa conclusione sono stati condotti su topi e colture di cellule cerebrali murine. Ne è emerso che sia nel cervello, sia nelle cellule nervose coltivate in laboratorio l’oleocantale stimola la produzione di queste proteine e di questi enzimi. Sulla base di questi risultati gli autori hanno concluso che l’oleocantale derivante dall’olio extravergine d’oliva associato al consumo di una Dieta Mediterranea è potenzialmente in grado di ridurre il rischio di malattia d’Alzheimer o di demenze neurodegenerative ad essa correlabili.

 

Fonte: Benessereblog.com

La vitamina C è apprezzata soprattutto per le virtù antiossidanti e di sostegno alle difese immunitarie. Le sue possibilità di impiego però non finiscono qui: le integrazioni di vitamina C aiutano anche a normalizzare i valori del colesterolo, diminuendo l'LDL e aumentando l'HDL. Torniamo volentieri sulle proprietà della vitamina C (o acido ascorbico) in un periodo dell'anno in cui è facile che gli appassionati di salute naturale abbiano già questo rimedio a portata di mano: assumere vitamina C dall'inizio dell'autunno è infatti una delle strategie vincenti per rinforzare il sistema immunitario e prevenire raffreddore, mal di gola, tosse e influenza. Se siete tra coloro che hanno la necessità, oltre che di difendersi dalle malattie invernali, anche di regolarizzare i livelli di colesterolo nel sangue, avrete doppia resa con una sola spesa: quella per le vostre compresse di vitamina C. 

Tra le qualità di questo micronutriente c'è infatti anche la capacità di incidere positivamente sui valori del colesterolo, sia riducendo il colesterolo "cattivo" o LDL (le lipoproteine che tendono a ostruire i vasi sanguigni) che innalzando il colesterolo "buono" o HDL (quelle che compiono l'azione opposta, ripulendo le arterie e ostacolando la formazione di depositi). Gli effetti della supplementazione di vitamina C sui valori del colesterolo LDL sono stati ben indagati nel corso di una metanalisi del 2008. Confrontando i risultati di 13 studi clinici pubblicati tra il 1970 e il 2007 e condotti su persone con ipercolesterolemia, la ricerca ha dimostrato che la somministrazione di 500 milligrammi di acido ascorbico per un periodo minimo di 4 settimane produce una riduzione dei livelli di colesterolo LDL. Ma un buon apporto di vitamina C è collegato persino a un aumento del colesterolo "buono" HDL, come già avevano documentato precedenti studi, tra cui una ricerca apparsa su The American Journal of Clinical Nutrition che aveva verificato l'associazione di elevati livelli di vitamina C nel sangue ad alti valori di colesterolo HDL.

Grazie a questa duplice azione sul colesterolo, l'integrazione di vitamina C rappresenta quindi un valido supporto a strategie alimentari e di stile di vita come quelle che abbiamo suggerito nell'articolo Ridurre il colesterolo in 6 mosse. L'alimentazione del resto è anche la base di partenza per garantirsi buone dosi di questo micronutriente, ma perché possa esercitarsi un significativo effetto protettivo e preventivo delle malattie cardiovascolari è necessario affiancare al consumo di cibi naturalmente ricchi di vitamina C (soprattutto frutta e verdura come agrumi, kiwi, mele, frutti di bosco, broccoli, cavoli, cavolfiori, spinaci, peperoni) l'utilizzo di appositi integratori alimentari. E sempre con un occhio attento alle etichette, come spieghiamo negli articoli della sottostante sezione "Per approfondire l'argomento".

Fonte: Luca Avoledo, biologo e nutrizionista

LEGGI ANCHE: Vitamina C: rafforza il sistema immunitario e combatte virus e malanni di stagione

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La spezia miracolosa cannella è la corteccia profumata di un albero tropicale sempreverde, originario dell'India e dello Sri Lanka. Viene coltivato ampiamente in Vietnam, Cina, Birmania e Laos per la sua corteccia e per l'olio elaborati dalla corteccia. Una volta, nell'antica Roma, la cannella valeva più dell'argento.

La cannella viene raccolta dalla corteccia interna dei rami degli alberi dopo la raschiatura dello strato di sugheroso esterno e poi asciugando la corteccia. Asciugandosi, la corteccia si arrotola come tubetti che vengono poi tagliati in bastoncini da macinare in forma di spezia.
Piena di calcio e fibre, la cannella è una delle spezie più antiche conosciute, è citata nella Bibbia ed è stata usata nell'antico Egitto come medicina, aromi delle bevande e agente di imbalsamazione. Secondo la medicina tradizionale cinese, la cannella aiuta a migliorare il "fuoco" del corpo.
Cannella - Non solo spezia!
Il Professore Daniel Fung, esperto in scienza dell'alimentazione alla Kansas State University, dice che la cannella contiene un composto che ha la capacità di uccidere i batteri. "Se la cannella può mettere KO l' E.coli 0157:H7, uno dei più virulenti microrganismi di origine alimentare che esiste oggi, avrà certamente effetti antimicrobici su altri batteri comuni di origine alimentare come la Salmonella e il Campylobacter"
Ora i ricercatori della Tel Aviv University hanno scoperto che gli estratti di corteccia di cannella inibiscono gli oligomeri amiloidi tossici e le fibrille polipeptidiche presenti nelle formazioni di placche cerebrali dell'Alzheimer (AD). Nei modelli animali di Alzheimer, la cannella riduce le placche amiloidi associate alla patologia di Alzheimer. La riduzione di queste proteine può migliorare la cognizione mentale. In un modello, l'estratto di cannella ha risolto la ridotta longevità associata all'AD, ha contribuito a recuperare i difetti di locomozione e ha completamente abolito le specie tetrameriche di placca nel cervello.
Altri benefici della cannella sono: azione anti-microbica, bilanciamento dello zucchero nel sangue, miglioramento della salute del colon, potenziamento della funzione del cervello. La cinnamaldeide nella cannella è ben studiato per i suoi effetti sulle piastrine del sangue che aiutano il coagulo di sangue per fermare le emorragie. Le piastrine possono causare anche ictus se si raggrumano troppo insieme: la cannella ha dimostrato di aiutare a prevenire tale aggregazione mortale. La cannella ferma il vomito e allevia la sensazione di nausea. La cannella aiuta anche a rallentare la crescita lenta, mentre inibisce i marcatori infiammatori connessi alla proliferazione cellulare.
In un recente studio, individui hanno ridotto i livelli di zucchero nel sangue di ben il 29 per cento con la cannella in soli 40 giorni. Senza farmaci, senza cambiamenti di dieta; solo con la buona vecchia cannella! I volontari dello studio che hanno preso un estratto di cannella hanno mostrato una significativa diminuzione della glicemia a digiuno e un aumento di massa muscolare magra rispetto al gruppo placebo. Le analisi pre e post dello studio del gruppo con estratto, hanno rivelato una diminuzione statisticamente significativa del grasso corporeo e della pressione arteriosa.
La ricerca ha rilevato che la cannella può avere effetti favorevoli sulla funzione cerebrale. I partecipanti a uno studio hanno masticato gomma alla cannella o hanno anche solo odorato la spezia dolce. I test cognitivi hanno rivelato che i soggetti che hanno usato la cannella avevano funzioni di memoria migliori ed erano in grado di elaborare le informazioni più rapidamente.

Che tipo e quanta?
Quale è migliore: la cannella di Ceylon, la cannella di Saigon, il cinnamomum zeylanicum o la varietà di cannella regolare del negozio di alimentari? È interessante notare che la varietà del negozio di alimentari conosciuta come Cinnamomum Cassia funziona meglio in molti studi e sperimentazioni cliniche.
Bere il tè alla cannella o spruzzare un po' di cannella sul toast, sui cereali, sulla farina d'avena, o sulle mele a fette. Non solo ha un buon sapore, abbassa il livello di zucchero nel sangue!
Assumere due capsule da 500 mg di cannella al giorno aiuta i livelli di colesterolo buono e prendere due capsule con ogni pasto può fare una grande differenza per lo zucchero del sangue e per i livelli di insulina dei diabetici.

FONTE: http://www.alzheimer-riese.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1994:la-cannella-puo-combattere-lalzheimer-&catid=31:rapporti-e-studi-blog&Itemid=234

Studio importante e al di sopra delle critiche. Le donne che durante la vita sono solite consumare frutti di bosco sono più protette dal declino cognitivo legato all'età. Parliamo di mirtilli, lamponi, fragole e delle bacche del bosco. Un grande studio americano si accorge ora chi li mangia almeno una volta alla settimana migliora la memoria e l'attenzione ma anche la capacità di avere una buona attività intellettuale, di imparare nuove cose e di usare molte parole quando si parla. Sono proprio le funzioni che purtroppo tendono a declinare quando si invecchia.

Una tazza alla settimana per le fragole, mezza tazza per i mirtilli. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Annals of Neurology, una delle riviste più lette dagli specialisti. La notizia è stata ripresa da molti media americani, tra cui Time. Le sostanze contenute nelle bacche cui si attribuisce l'effetto positivo sul cervello sono le antocianidine: sappiamo che una volta introdotte nell'organismo si accumulano a livello dell'ippocampo, la struttura cerebrale responsabile dell'apprendimento e della memoria. Le antocianidine, inoltre, sono sostanze anti-infiammatorie e contrastano la formazione di radicali liberi. E' possibile che la protezione sul cervello derivi proprio da queste azioni anti-invecchiamento. Non si chiedono grandi sacrifici perché fragole e mirtilli sono anche buonissimi: basta pensarci almeno una volta alla settimana.

Fonte: L'altra medicina

Avvertenze sui prodotti più “dolci” e persino una tassa per evitare overdose pericolose per la salute. Sono le proposte choc per ridurre il consumo di zucchero nella popolazione che Paul van der Velpen, capo del Servizio Sanitario di Amsterdam, consiglia agli Stati di introdurre per limitare le malattie croniche e il numero di persone obese. “Lo zucchero crea una forte dipendenza da cui è difficile liberarsi quanto quella dal tabacco ”, spiega da van der Velpen, ma è un prodotto di più facile consumo rispetto agli altri. Costa meno, si trova ovunque. Il pensiero va a merendine, snack, gelati e bibite in cui i zuccheri aggiunti la fanno da padrone e sui quali il dirigente olandese vorrebbe addirittura che comparissero messaggi minacciosi come quelli che campeggiano sui pacchetti di sigarette: “Lo zucchero crea dipendenza e fa male per la salute”. 

Un consumo eccessivo di zuccheri, spiega van der Velpen, è una delle cause per le malattie croniche come diabete e obesità e persino ipertensione, che da problema sanitario si sono trasformate in vere “epidemie” e adesso rischiano di danneggiare i conti malandati degli Stati occidentali. Tassare o limitare l'assunzione di zollette e dolcificanti significa correre ai ripari prima che i rischi sanitari diventino insostenibili. Tra l'altro gli zuccheri mettono sotto scacco il cervello, cosa che non fanno grassi e proteine. Di troppo zucchero si può morire, spiega il responsabile della sanità olandese, perché non riusciamo a frenarne il consumo a differenza di altri cibi. Accanto a queste azioni, bisognerebbe, secondo van der Velpen dare maggiore spazio all'attività fisica. Azioni che dovrebbero essere intraprese dalle istituzioni preposte al controllo della salute pubblica. Ci ha pensato pochi mesi fa l'amministrazione uscente di New York guidata dal sindaco Michael Bloomberg, mettendo al bando le bitite XXL per frenare il problema dell'obesità.

Fonte: Il Sole 24Ore

Una colazione ben nutrita non solo è un primo passo verso una forma fisica più snella, ma è anche una valida alleata per avere energia in più, migliorare il buonumore e prevenire condizioni come obesità, diabete, ipertensione e problemi cardiovascolari: a sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’University of Tel Aviv (Israele), secondo cui non è importante solo “cosa” si mangia, ma anche “quando”. I risultati dello studio, pubblicati su Obesity, mettono in evidenza che i benefici di una colazione "super" vanno oltre i chili e centimetri di girovita persi. Daniela Jakubowicz e colleghi hanno assegnato a 93 donne obese due diete ipocaloriche da seguire per un periodo di 12 settimane, consistenti ciascuna in un totale di 1400 calorie giornaliere suddivise, rispettivamente, in 700 calorie a colazione, 500 a pranzo e 200 a cena per il primo gruppo e in 200 calorie a colazione, 500 a pranzo e 700 a cena per il secondo.

Dallo studio è emerso che, rispetto alle partecipanti assegnate al gruppo della cena abbondante, le donne del gruppo della "super-colazione" - che nel menu comprendeva anche un dolce, come un pezzo di torta al cioccolato - avevano nel corso della giornata livelli significativamente più bassi di insulina, glucosio e trigliceridi, e quindi un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e ipertensione. Non solo: le signore che avevano consumato 700 calorie a colazione alla fine delle 12 settimane di studio avevano perso in media 8 chili e 7,5 centimetri di girovita, contro i 3 chili e i 3,5 centimetri di girovita dell’altro gruppo. Jakubowicz spiega che il meccanismo potrebbe ruotare intorno all'ormone grelina, noto per regolare la sensazione di fame. Le donne del gruppo della colazione abbondante, infatti, nel corso della giornata avevano livelli più bassi dell’ormone, e sentendosi più sazie facevano meno ricorso a snack e spuntini.

Fonte: Il Sole 24Ore

Martedì, 27 Maggio 2014 00:00

I semi di zucca... un pieno di magnesio

Proprio quei semini sono tra gli alimenti vegetali più interessanti dal punto di vista nutrizionale. La natura qui è stata generosa. Vediamo che cosa contengono e come prepararli. Abbiamo cucinato più zuppe di zucca: Abbiamo tenuto i semi. Che ne facciamo? Beh, li mangiamo. La zucca proviene dal Centro America dove costituiva uno degli alimenti base. Ma è un vegetale che appartiene ormai alla nostra storia. Principali proprietà nutrizionali - Altissimo contenuto di minerali essenziali, fondamentali per il funzionamento di enzimi che svolgono un’azione di contrasto ai radicali liberi. Inoltre contengono molto ferro. - Ricchi di proteine di buona qualità. Cento grammi di semi contengono 30 grammi di proteine che corrispondono a più della metà del fabbisogno giornaliero. Possiamo ridurre gli altri alimenti proteici. - Contengono triptofano, serotonina, glutamato e vitamina B.

Questi nutrienti hanno una speciale affinità per il sistema nervoso. Concorrono alla produzione di GABA che è un neurotramettitore anti-stress, efficace contro l’ansia e l’irritabilità. Anche il magnesio, presente in questi semi, è un anti-stress. Inoltre, il triptofano favorisce una buona qualità del sonno. - La presenza di fitosteroli tiene sotto controllo il colesterolo. In più, sono presenti grassi “buoni”, come gli omega-3, i polinsaturi. - Ricchissimi di vitamina E, antiossidante. Solo cento grammi corrispondono a più del doppio del fabbisogno giornaliero consigliato. - E’ noto che i semi di zucca riescono a ridurre i sintomi dell’ipertrofia prostatica, sia con un’azione ormonale sia perché contengono zinco. A questo scopo si usa soprattutto l’olio di semi di zucca, che è una specialità austriaca. Ma vanno bene anche i semi. - Molte segnalazioni dicono che, alle giuste dosi, i semi siano utili per i disturbi urinari: cistite, incontinenza, problemi di vescica. Insomma un alimento quasi completo e ben bilanciato: attenzione però perché sono anche molto calorici (se ne mangiamo molti, riduciamo le altre fonti caloriche). Come possiamo servircene? Si possono mangiare crudi ma più spesso si opta per l’arrostimento. Si fa così: - Ripulite in acqua i semi. - Fate bollire in acqua salata i semi per 10 minuti. E’ importante non abbondare col sale, anzi si può anche non mettere del tutto. - Una volta asciutti, riponete i semi su una carta da forno e infornate alla temperatura di 200 gradi.

Non esagerate col tempo di cottura (non più di 15 minuti): il calore eccessivo cambia le proprietà nutrizionali. Può anche bastare un leggero scotto perché poi è più facile liberare il seme dal guscio. A questo punto siamo pronti per consumarli. Sarebbe meglio togliere il rivestimento legnoso, operazione piuttosto laboriosa. Non succede nulla se li mangiamo interi, ma il tutto risulta molto meno digeribile. Per i disturbi che abbiamo citato, si ritiene che la dose giornaliera corrisponda a circa una tazzina da caffè di semi al giorno. Poi però, possiamo usare i semi sgusciati per tanti piatti. In Messico è uno degli ingredienti della salsa “Mole”. Ma noi possiamo metterli nei biscotti e nel pane fatto in casa, oppure usarli come graniglia su vari manicaretti. Ma mettiamoli anche nelle insalate, nelle macedonie, nei risotti, sulla pasta. Oppure frulliamoli insieme ad altri ingredienti per preparare i nostri sughetti. L’olio può condire felicemente le insalate. - See more at: 

Fonte: L'Altra Medicina

Uno studio con tutte le credenziali suggerisce che il consumo regolare di noci allunghi la vita. Ora tutti i giornali oltreoceano (nonché inglesi e francesi) ne parlano. Vediamo di che cosa si tratta. Lo studio è autorevole (il Nurses Health Study), gli autori anche (Harvard) e il giornale scientifico che ha pubblicato il lavoro è tra i 3 giornali più letti in tutto il mondo dai medici, il New England journal of medicine. Veniamo subito al punto. Abbiamo due risultati: 1 - Chi consuma regolarmente 'noci' risulta meno esposto al rischio di morire a causa delle principali malattie dei nostri tempi: cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie.  2 - Le persone che per anni hanno consumato noci tutti i giorni, a parità di condizioni, vivono più a lungo rispetto a chi non le consuma mai. Meno 20 per cento sulla mortalità globale, che è tantissimo.

I ricercatori precisano che è ancora presto per giungere a conclusioni definitive in merito, ma il nuovo studio porta dati “pesanti” a sostegno delle noci come fattore che concorre alla longevità. Inoltre, i consumatori di 'noci' sono emersi come più attivi e più magri, a tarda età. La “dose” giornaliera è di circa 4-5 noci. Per 'noci' si intende non solo quelle che noi chiamiamo noci (il frutto-seme del nostro noce), ma anche pistacchi, mandorle, anacardi, nocciole, pecan (albero originario dell'America del nord), pinoli, noci di macadamia (vengono dall'Oceania). Il fatto è che si vede come, quanto più si consumino 'noci', tanto più ci si possa aspettare di vivere più a lungo (per diversi motivi, su cui si discute ancora).

Approfondimento sullo studio

Il Nurses Health Study, da cui derivano questi ultimi risultati, in realtà va avanti da molti anni, da quasi quarant'anni. Negli anni Settanta, a Boston, un gruppo di ricercatori ha ideato l'indagine, di tipo osservazionale. Tanto si scrive sui giornali, ma l'unico modo per essere sicuri di non dare messaggi sbagliati è quello di vedere che cosa succede nella vita reale. Per vedere risultati sulla mortalità occorre molto tempo, e si sa che il marketing non aspetta. Comunque, questa indagine è partita e prosegue fino ad oggi. E' accaduto che negli Usa un grande numero di infermieri e di operatori sanitari (più di centomila) hanno dato la loro disponibilità, cosa davvero meritevole. Hanno detto tutto ai ricercatori (che prendevano nota) riguardo al loro stile di vita e all'alimentazione, cose che molti non sono disposti a dire ad altri. Sono passati molti anni, alcuni partecipanti nel frattempo sono morti. Ma i dati raccolti permettono di essere sottoposti ad analisi statistica. Per questo ancora oggi escono studi come quello di cui stiamo parlando. Da anni si pubblicano lavori che orientano le scelte sulla prevenzione, solo per il Nurses Health centinaia di lavori. Molto di quello che sappiamo sulla prevenzione, al di là di quello che ci piacerebbe che sia, lo dobbiamo a studi come questo.

Fonte: L'Altra Medicina

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