Una proteina “impalcatura” che dona sostegno al nostro corpo. Effetto confermato anche da diversi studi scientifici, i quali dimostrano con risultati alla mano che l’assunzione di peptidi di collagene migliora l’idratazione della pelle, l’elasticità e aiuta a ridurre le rughe del viso. Secondo uno studio, l’assunzione del collagene mostra effetti positivi sulla profondità delle rughe degli occhi, le cosiddette zampe di gallina. Dopo aver assunto 2,5 grammi di peptidi di collagene bioattivo ogni giorno per un periodo di otto settimane, la profondità delle rughe dei soggetti in questione si è ridotta in media di circa il 18 percento e la carnagione si è raffinata (Proksch, E. et al. 2014). Tra gli altri effetti positivi sulla pelle: l’assunzione di collagene aumenta l’idratazione della pelle (Asserin, J. et al. 2015 e Kim, D. U. et al. 2018). Un’altra indagine dimostra che l’assunzione giornaliera di un preparato di collagene porta a un miglioramento dell’elasticità della pelle. I partecipanti allo studio hanno consumato una fiala di un prodotto di collagene contenente 5 grammi di peptidi di collagene bioattivo ogni giorno per 90 giorni (Genovese, L. et al. 2017). Efficace anche contro gli inestetismi della cellulite, nota anche come pelle a “buccia d’arancia”, si verifica quando un tessuto connettivo si indebolisce e non è più in grado di trattenere la cellule adipose nel tessuto sottocutaneo. Il tessuto adiposo sottocutaneo in questione può quindi penetrare più facilmente negli strati superiori della pelle e gonfiare visibilmente la pelle all'esterno. E ancora, secondo uno studio, il collagene può aiutare a combattere la cellulite e a ridurre le ondulazioni della pelle sulle cosce. Una dose giornaliera di 2,5 grammi di peptidi di collagene ha portato dopo 6 mesi a una riduzione del livello di cellulite nelle donne con un peso regolare o in sovrappeso. (Schunck, M. et al. 2015).
Stabili e flessibili. E quando i legamenti si strappano e le ossa si rompono, il collagene diventa anche un prezioso aiuto per le articolazioni. Fondamentale soprattutto per gli sportivi, in caso di sforzo eccessivo, ma anche per chi soffre di artrosi (usura articolare) o artrite reumatoide (malattia infiammatoria delle articolazioni). Effetto benefico dimostrato da altre due ricerche: nel primo studio si è visto che l’assunzione giornaliera di capsule di collagene hanno migliorato il funzionamento dell’articolazione del ginocchio e ridotto la rapida insorgenza di disagio e di dolore articolare durante l’esercizio fisico (Lugo, J. P. et al. 2013) e nel secondo, è stato esaminato l’effetto del collagene in caso di artrosi. Il risultato: l’assunzione di 40 milligrammi di collagene di tipo II ha migliorato nei pazienti con artrosi al ginocchio i sintomi dell'articolazione del ginocchio e i sintomi correlati (Lugo, J. P. et al. 2015). Infine, il contributo fornito alla costruzione muscolare: in uno studio, condotto su soggetti anziani con perdita muscolare, è stato riscontrato che l'assunzione di collagene idrolizzato in combinazione con l'allenamento di forza aiuta la costruzione muscolare (Zdzieblik, D. et al. 2015).
La riduzione di collagene, in età avanzata, è associata alla comparsa delle rughe (figura sopra)
Contorni meno definiti e tonici. Una rigenerazione che decresce inesorabilmente per poi crollare dopo i 40. La produzione di collagene rallenta dell’1,5% ogni anni a cominciare dal ventesimo/venticinquesimo anno di vita e di conseguenza diminuisce anche il livello di collagene nel corpo. Oltre a un fattore strettamente genetico, questa produzione si riduce anche in conseguenza con il calo dei livelli di estrogeno, alla diminuzione del numero di fibroblasti nella pelle diminuisce, alla carenza di vitamina C (che inibisce la degradazione del collagene e grazie alla sua azione altamente ossidante evita il deterioramento delle fibre di collagene) oltre a influssi esterni come le radiazioni UV, il fumo, lo stress o un’alimentazione scorretta. SOS glicazione. Colpevole lo zucchero in eccesso può raggiungere la pelle attraverso il sangue sotto forma di glucosio e fruttosio. Si origina così una reazione (glicazione appunto), in cui le molecole di zucchero si attaccano alle fibre di collagene e le induriscono. Troppo zucchero, carboidrati o cibi ricchi di zuccheri, oltre a rallentare e inibire la sintesi del collagene, accelerano quindi l’invecchiamento e la comparsa di rughe sulla pelle. Obiettivo: mantenere compattezza e tonicità, prevenendo le rughe. A questa proteina, infatti, è affidato l’arduo compito di sostenere il viso, conferendo alla pelle resistenza ed elasticità. E allora stop all’invecchiamento cutaneo! Per una pelle soda, liscia e giovane? Stimolare la produzione di collagene con una dieta sana e migliorare quest'apporto con prodotti di bellezza adeguati. Diverse funzioni complesse e fondamentali. Gloria Mosconi, biologa mette in luce le peculiarità di questa notevole proteina in un'intervista esclusiva a Life 120:
Come avviene la biosintesi del collagene?
La biosintesi del collagene avviene sia all’interno che all’esterno della cellula ed è enzimaticamente coadiuvata. Nella fase iniziale l’m-RNA di circa 34 geni viene trascritto e successivamente tradotto a livello dei ribosomi a ridosso della parete del RER; nella catena nascente di procollagene alcuni residui di prolina e lisina vengono idrossilati da due specifici enzimi per formare idrossiprolina e idrossilisina con catene alfa di procollagene. Tre di queste catene si avvolgono a formare una tripla elica, stabilizzata dal legame idrogeno. Questa catena passa all’apparato del Golgi, dove i filamenti idrossilati subiscono una glicosazione, ovvero l’aggiunta di zuccheri sulla catena peptidica in corrispondenza dell’idrossilisina. A questo punto la molecola è escreta verso l’esterno dove subisce l’azione del procollagene peptidasi. Questo enzima è necessario per il processamento extracellulare del collagene che sarà in grado di rimuovere i residui Ne C terminali con formazione di tropocollagene tra le cui molecole si instaureranno legami covalenti e che tenderanno a disporsi in file parallele formando le fibrille.
Considerato un potente “anti-età”, secondo la scienza può essere utilizzato nel contrasto a rughe e segni d’espressione?
Purtroppo la sintesi di collagene diminuisce con l’invecchiamento aumentando infatti la sua degradazione e con essa la rugosità della cute, che diviene meno compatta e più sottile. È per questo che il collagene trova largo spazio anche nella cosmetica.
Oltre all’invecchiamento cutaneo è prezioso anche per l’organismo? In che modo esercita la sua azione benefica?
L’importanza di questa proteina svolge il suo ruolo non solo dal punto di vista estetico, come è noto, ma anche dal punto di vista strutturale dando sostegno al corpo. Infatti a lungo andare, man mano che l’età tende ad avanzare , anche la produzione di collagene tende a diminuire contribuendo così ad una perdita di tono muscolare, una lentezza dei movimenti, una fragilità di unghie e capelli, e la pelle si raggrinzisce. Stimolare la sua produzione , contribuisce alla guarigione e la riparazione di danni alle ossa e cartilagini e quindi al mantenimento del sostegno, della forza e dell’elasticità di queste. Migliora l’ampiezza di movimento in caso di osteoartrite , previene il deterioramento delle articolazioni, previene la demineralizzazione ossea, ed accelera anche la cicatrizzazione delle ferite.
Come opera nel processo di costruzione del muscolo?
La quantità delle proteine corporee viene associata alla massa magra o più precisamente massa muscolare scheletrica e ne fanno parte le proteine oltre all’acqua e sali minerali. Ora le proteine sono macromolecole composte da tanti mattoncini detti amminoacidi; nella sintesi proteica intervengono solo 20 amminoacidi diversi fra loro, mentre nell’organismo il numero di proteine è di centinaia di migliaia. Come è noto le funzioni delle proteine sono diversissime. Fra queste emerge la funzione strutturale in cui il tessuto connettivo del corpo (cioè quello che sostiene e fa da ponte tra i diversi organi e strutture corporee) è costituito principalmente dal collagene. Il collagene ha proprio il ruolo di collegare ed “incollare” gli elementi cellulari di organi e tessuti quindi anche del muscolo ed ha la capacità di rinnovarsi sempre.
Ci sono controindicazioni ed effetti collaterali?
È chiaro che la stimolazione fisiologica di produzione del collagene è un evento molto positivo che ci protegge dai fenomeni legati ai processi di invecchiamento. L’intento di tutti dovrebbe essere quello di stimolare il più possibile, attraverso la corretta alimentazione, questo fenomeno naturale. Il contributo di creme ed integratori può essere senza dubbio, un’azione di rinforzo, sinergica allo stile di vita, che deve essere sempre al primo posto. Gli integratori di collagene sono bene tollerati e possono considerarsi prodotti sicuri, purché utilizzati in maniera responsabile. Sono chiaramente controindicati a chi soffre di allergia a qualche componente del prodotto, ai bambini e alle donne in gravidanza. È comunque sempre opportuno consultare il medico. Per minimizzare i rischi è preferibile scegliere integratori di collagene idrolizzato e che provengano da un animale a cui non si è allergici.
È possibile ottimizzare l’approvvigionamento di collagene con l’alimentazione giusta e cosmetici mirati?
L’invecchiamento è la prima causa di diminuzione del collagene. Lo stile di vita, gioca un ruolo fondamentale per la riduzione di questa proteina all’interno del proprio corpo. Prima cosa da focalizzare è che una dieta che presenta una elevata quantità di alimenti zuccherati, porta alla GLICAZIONE, un processo attraverso cui zuccheri sia intra che extracellulare, si legano alle proteine generando la formazione di molecole alterate, chiamate Glicotossine o AGE, che legandosi a specifici recettori, chiamati RAGE, si accumulano in maniera importante, aumentando la produzione e la liberazione all’interno dei tessuti dei Radicali Liberi e di molecole pro-infiammatorie, con conseguente alterazione della funzionalità e distruzione degli stessi. Questo è un processo infatti, non a caso, particolarmente abbondante nei pazienti diabetici di tipo II. Il legame tra zuccheri e proteine è un fattore biologico che condiziona il processo di invecchiamento cellulare, quello dei tessuti ed in generale dell’organismo. Non può esistere longevità quindi, senza una riduzione o quantomeno un controllo di questo processo metabolico. Anche a livello cutaneo assistiamo alla conseguenza di questo accumulo di glicotossine con conseguente accumulo nelle pelle che si manifesta con un aumento dello spessore apparendo dura ed ispessita. Chiaramente questo processo di glicazione proteica crea alterazione, oltre che sulla pelle, anche in altri organi del nostro organismo. Alla luce di ciò l’orientamento è verso il consumo di particolari zone di alimenti proteici, come ad esempio nelle lische, nelle pinne, nelle squame presenti nelle sardine, acciughe e sgombri , nella pelle, nelle zampe e cotenna del maiale, nelle ossa sottoforma di brodo, , e nelle cartilagini degli animali (pesce, pollame, maiale, bovini), nella gelatina che si ottiene da ossa, tendini, cartilagini e pelle di diversi animali. A livello cosmetico, l’applicazione di collagene così come tale, non può considerarsi la scelta ottimale in quanto questa proteine presenta una struttura chimica troppo grande per essere assorbita. E’ proprio per questo motivo che nei cosmetici di alta qualità si preferisce utilizzare collagene in forma idrolizzata o piccoli peptidi per favorirne l’assorbimento e quindi la loro funzione. In conclusione la riduzione della produzione di collagene inizia già a partire dai 25 anni e può essere accelerata da fattori genetici, alimentazione non sana, soprattutto ricca di zuccheri, fumo, esposizione ai raggi solai, smog e condizioni ambientali e stress. Siamo noi i primi a poter fare qualcosa per la salvaguardia della nostra salute.
Qual è la correlazione tra collagene e vitamina C?
A dare un contributo alla sintesi del collagene, gioca un ruolo importante la Vitamina C. Infatti quest’ultima interviene nella conversione della Prolina in Idrossiprolina e della Lisina in Idrossilisina ad opera dei rispettivi enzimi che richiedono Ferro 2+. Ed è proprio la Vitamina C che permette di mantenere il ferro in questa forma ridotta e consentire quindi la sintesi di collagene.
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Per approfondimenti:
Il Corriere della Sera "Dai peperoni rossi alle uova, ecco i cibi che aiutano a fare il pieno di collagene"
AGI "Pelle: contro l'invecchiamento, glicani stimolano collagene"
Ansa "Rughe, è tutta una questione d'acqua"
Io Donna "Il collagene è il trend beauty del momento. Come funziona e cosa bisogna sapere?"
Wikipedia "Collagene"
DiLei "Collagene: cos’è, a cosa serve, cosa mangiare e integratori"
JAAC "Trehalose-Induced Activation of Autophagy Improves Cardiac Remodeling After Myocardial Infarction"
Alimentazione Gazzetta "Dieta e beauty routine per una pelle luminosa e sana: alimenti, creme e trattamenti"
Il Secolo XIX "C’è uno zucchero che piace anche al cervello"
Alimentazione Gazzetta "Vitamine per la pelle, nella dieta e nelle creme: quali sono le più utili?"
Wikipedia "Pelle"
Starbene "Salute della pelle e alimentazione"
Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"
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Al via con un disaccaride dalle notevoli virtù. In primis, un idratante naturale, ma i tanti benefici del trealosio sulla pelle non finiscono qui. Infatti, questa sostanza crea una sottile pellicola in grado di preservare le molecole, costruendo così una sorta di rivestimento intorno a esse e proteggendole, di conseguenza, dagli agenti esterni. Un processo che lascia inalterate tutte le caratteristiche funzionali delle molecole. Un film sulla pelle che agisce nel contrasto ai radicali liberi e ai processi degenerativi cellulari, rallentando i processi di invecchiamento, cattura l'idratazione avvolgendo le molecole d’acqua e la mantiene costante, oltre a proteggere la pelle dai più comuni agenti inquinanti. Secondo quanto emerso nello studio dal Laboratorio di Fisiopatologia Vascolare dell’IRCSS Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’americana Rutgers New Jersey Medical School dell’IRCSS Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’americana Rutgers New Jersey Medical School il trealosio esercita la propria azione protettiva sulle cellule attivando il meccanismo dell’autofagia. Letteralmente “divorare sé stessi”, l’autofagia è uno dei più importanti sistemi attraverso i quali le cellule si rinnovano ed eliminano componenti non più funzionanti: in sostanza, una sorta di impianto di riciclaggio.
La capacità di attivare l’autofagia – commenta in un'intervista al Corriere Nazionale Sebastiano Sciarretta, ricercatore dell’I.R.C.C.S. Neuromed e Professore Associato presso l’Università Sapienza di Roma, primo firmatario della pubblicazione – sta ponendo il trealosio sotto i riflettori in molti campi della medicina, comprese alcune patologie neurologiche nelle quali proprio i meccanismi di ‘ripulitura’ delle cellule risultano difettosi.
Dalle proprietà conservative a quelle antiossidanti, protegge efficacemente le molecole degli organismi viventi contro stress e invecchiamento e dagli agenti esterni. Conosciuto anche come “zucchero della resurrezione”, il trealosio è un principio attivo superidratante che avvolge le molecole d’acqua e garantisce un’idratazione no stop. Crea un film che agisce anche da protezione contro i radicali liberi e contrasta i processi degenerativi cellulari. Protegge la pelle da agenti inquinanti e rallenta i processi di invecchiamento. Ricerche dimostrano che il trealosio protegge efficacemente la struttura della membrana cellulare epidermica, attiva le cellule e mantiene la pelle sana. Una sostanza usata anche come additivo per alcuni prodotti alimentari. Il trealosio è un dissaccaride presente in molti organismi viventi come funghi e lieviti. Utilizzato per la sua capacità protettiva delle strutture macromolecolari della cute e per il suo potere stabilizzante delle membrane, gioca un ruolo chiave nella preservazione dell’integrità strutturale e funzionale di componenti cellulari. Infatti, in virtù della sua struttura, è in grado di intrappolare, formando un film sottile, proteine, acidi nucleici e membrane biologiche, proteggendole da situazioni avverse come disidratazione, freddo e radiazioni ionizzanti. Nel caso di secchezza cutanea è in grado di assorbire umidità, garantendo una prolungata idratazione. É anche oggetto di studio dalla comunità internazionale per possibili impieghi nel trattamento delle malattie neurodegenerative. Recenti studi poi hanno accertato che il trealosio conferisce alle cellule umane, opportunamente trattate, la capacità di rimanere in vita, anche in assenza di acqua.
Negli ultimi anni – continua il ricercatore – il trealosio si sta rivelando molto più interessante del previsto perché è risultato capace di proteggere le cellule da varie situazioni di stress. Una protezione che, nei nostri esperimenti, riesce in particolare a ridurre i danni di un infarto, limitando il fenomeno del rimodellamento cardiaco. Ricordiamo che l’insufficienza cardiaca colpisce quindici milioni di persone solo in Europa. Una vera minaccia per la salute dei cittadini e, non bisogna dimenticarlo, per i bilanci dei Sistemi sanitari nazionali.
Un valido aiuto per il benessere della pelle. Le sue preziose peculiarità lo rendono una sostanza naturale utilizzata nei prodotti di cosmesi nel contrasto ai segni dell'invecchiamento cutaneo. Rughe, tono della pelle, incarnato spento e disomogeneo, grana irregolare e perdita di tono ed elasticità? Ci pensa il trealosio! Innescando un processo di riparazione globale profonda, un supporto quotidiano per una pelle più sana, giovane e bella.
Una spiegazione sui notevoli benefici di questa sostanza la fornisce in un'intervista a Life 120 la dottoressa Gloria Mosconi:
Cos’è e a cosa serve questa sostanza?
Il trealosio è uno zucchero (disaccaride , composto da due molecole di glucosio). E’ ampiamente diffuso in natura e in molti alimenti (nelle alghe, in alcuni semi, prodotti da forno etc…).
In che modo garantisce un’idratazione no-stop?
Garantisce senza dubbi, una idratazione no stop perché il trealosio ha la peculiarità di essere fortemente igroscopico attirando a sé molecole di acqua, e favorendo così una eccellente idratazione.
Agisce anche da protezione contro stress ossidativo e agenti esterni?
In questo modo gioca un ruolo chiave nel preservare la struttura e le funzione della cellula proteggendola dalla disidratazione, dall’azione dannosa dei radicali, e dai processi degenerativi cellulari anche in condizioni di stress ambientale estremo, come ad esempio il freddo prevenendo cosi i principali fattori di invecchiamento.
È efficace anche contro l’invecchiamento?
La sua struttura mima la composizione del fattore naturale di idratazione (NMF), incrementando il turgore cutaneo e il recupero della pelle secca, e contrastando cosi il processo di invecchiamento.
Protegge la struttura della membrana cellulare epidermica dagli agenti inquinanti?
Alla luce di ciò che abbiamo detto, il trealosio è in grado di proteggere la cellula e quindi anche la sua membrana, di mantenere la vitalità cellulare, e la sua attività biologica. Quando una cellula funziona bene, essa sarà in grado di proteggersi anche dagli agenti inquinanti.
Argento colloidale e trealosio, quali sono i benefici di un’azione combinata di queste due sostanze?
L’applicazione dell’argento colloidale e del trealosio nella cosmetica, si basa quindi sulla capacità dermopurificante, antisettica e detossinante dell’argento colloidale, e dall’altra il trealosio con la sua azione idratante e lenitiva, favorendo il recupero di pelli secche e arrossate, e ricostituente con l’aumento del turgore. L’azione sinergica di queste due sostanze di eccellenza rende i nostri prodotti di gran lunga efficaci ed esclusivi.
Il Giornale "Trealosio: lo zucchero che protegge il nostro cuore"
Fondazione AIRC "Lo zucchero favorisce la crescita dei tumori?"
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Il lato amaro del cibo: gli effetti nocivi di una dieta ricca di zuccheri
Circondati e dipendenti dagli zuccheri. Tra snack e cibi già pronti, passando poi per la dieta mediterranea caratterizzata dagli alimenti composti per la gran parte da zuccheri come pane, pasta, riso, pizza e biscotti. Oltre ai dannosi picchi glicemici, lo zucchero innesca nel nostro corpo sonnolenza e inerzia, senza trascurare il rischio di serie patologie come l’invecchiamento precoce, il diabete, l’obesità, la carie e varie tipologie di tumore, stati infiammatori e, secondo alcuni, anche depressione causata dai cosiddetti picchi insulinici. Dannoso per la salute e se consumato in alte dosi produce dipendenza, proprio per questo viene considerato, da vari nutrizionisti come una vera e propria droga. Dal diabete alla steatosi epatica, fino ad alcuni tipi di tumore. Da non sottovalutare le conseguenze di una dieta ricca di zuccheri. Perché gli zuccheri fanno così male?
«Questo perché abbiamo visto che gli zuccheri fanno più male dei grassi», sottolinea a Gazzetta Active la dottoressa Claudia Delpiano, dietista e biologa nutrizionista presso l’IRCCS Policlinico San Donato e il Policlinico San Pietro. Unica eccezione per la frutta: anche se contiene il fruttosio non fa male. «Sono gli zuccheri aggiunti che fanno male. Il fruttosio della frutta è presente nell’alimento insieme ad altri composti bioattivi: sali minerali, vitamine, acqua, fibra. E la fibra alimentare va a modulare l’assorbimento dello zucchero presente nel frutto, evitando picchi glicemici». Oltre alla frutta c’è di più. Consentiti anche il dolci! «Oltre alla frutta [...], si possono mangiare il cioccolato fondente almeno all’80%, […] la frutta fresca, la polvere di cacao amaro o di cannella, la frutta disidratata al naturale, - ma rigorosamente - senza zuccheri aggiunti».
L'amara verità dello ZUCCHERO: tutti i rischi per la nostra salute
Nel 2016, un’interessante ricerca pubblicata sul British Medical Journal, dimostrava come l’assunzione di zuccheri o di bevande zuccherate fosse un fattore determinante nell’aumento del peso. Inoltre, lo zucchero sembra avere influenza anche sui meccanismi biologici che regolano l’appetito. Avendo la capacità di digerire molto velocemente gli alimenti e le bevande contenenti zuccheri, lo stimolo della fame tende a tornare più frequentemente, innescando così un circolo vizioso. Ovvero, l’organismo scompone tutti i carboidrati nei loro elementi costitutivi e ciò che resta è il glucosio che viene poi metabolizzato grazie all’insulina. Quest’ultima permette l’apporto di zuccheri alle cellule sotto forma di energia. In sintesi, più zuccheri mangi, più insulina verrà prodotta. E di conseguenza, un consumo eccessivo di zuccheri altera il livello di insulina nel sangue facendolo aumentare drasticamente. Dopo aver ridotto la combustione del grasso corporeo, il tasso di insulina scende al minimo, causando così, un nuovo attacco di fame. Altra correlazione evidenziata è quella tra il consumo di bevande zuccherate e il diabete di tipo 2. Tuttavia lo zucchero, in sé, non provoca l’insorgenza del diabete, ma ne aumenta il rischio. Uno studio pubblicato nel 2010, condotto su un campione di oltre 300mila persone, ha svelato che i soggetti che consumano 1 o 2 bevande zuccherate al giorno avevano un rischio di sviluppare il diabete maggiore del 26% rispetto a quelli che ne consumano meno o non ne consumano affatto. Ancora una volta, quindi, la raccomandazione è di evitarle. Tra le causa più comuni di morte precoce associate al consumo di bevande zuccherate sono le malattie cardiovascolari. A risentire della dieta ad alto contenuto di zuccheri, anche il cuore aumentando, di conseguenza, il rischio di disturbi cardiovascolari. Scientificamente dimostrato dall’American Heart Association, altresì che, chi segue un’alimentazione ricca di zuccheri può soffrire di malattie cardiache con frequenza significativamente maggiore rispetto a chi ne assume meno. La ricerca dimostra che le persone che bevono abitualmente bevande zuccherate corrono maggiori rischi rispetto a chi le consuma sporadicamente. Le donne poi, sembrano essere più a rischio degli uomini. Non dimentichiamo poi che i batteri presenti nella bocca reagiscono con la sostanza zuccherata ingerita e formano uno strato di placca sui denti: questa reazione provoca il rilascio di un acido che, a lungo andare, danneggia i denti, provocando carie e cavità dentali.
Ma forse è meglio fare un passo indietro per capire quello che si nasconde dietro un alimento tanto contestato.
«Lo zucchero è un glucide composto da una o due unità, i saccaridi, che sono molecole base che compongono i carboidrati. Se ne abbiamo una o due unità abbiamo, appunto, uno zucchero. Gli zuccheri sono gli elementi base dei carboidrati, che possono essere monosaccaridi o zuccheri semplici (come fruttosio, glucosio e galattosio), disaccaridi (come saccarosio, lattosio e maltosio), o polisaccaridi o carboidrati complessi (come amidi e maltodestrine). Quando parliamo di zuccheri parliamo essenzialmente di glucosio e fruttosio».
Ecco perché lo ZUCCHERO potrebbe essere rischioso per la salute
Secondo quanto dimostra un’evidenza scientifica, la lavorazione industriale (estrazione, purificazione o alterazione) dei cosiddetti cibi ultraprocessati costituirebbe un rischio per salute. In particolare lo zucchero è responsabile del 40% dell’aumento di rischio. Catalogati come “nocivi”, parliamo proprio degli zuccheri semplici.
«Quello che davvero è nocivo è lo zucchero nascosto nel cibo raffinato, o aggiunto in modo discrezionale. Lo zucchero si trova nelle bevande gassate, per esempio, in molti prodotti da forno, anche se portano la dicitura ‘senza zucchero’. Nel 2015 le nuove linee guida per una sana alimentazione hanno ridotto dal 15 al 10% la quota quotidiana suggerita di zuccheri semplici a rapido assorbimento rispetto al fabbisogno calorico giornaliero. E una ulteriore riduzione del 5% va ad apportare ulteriori benefici per la salute». «Gli zuccheri si nascondono proprio nelle etichette. Vengono identificati con vari termini, solitamente che finiscono in -osio: glucosio, saccarosio, destrosio, fruttosio, maltosio, lattosio. Ma anche gli sciroppi, come quello di fruttosio, di glucosio, di mais, di caramello, d’agave, d’acero sono zuccheri. O anche gli zuccheri della frutta, ovvero il fruttosio, lo zucchero d’uva, zucchero della mela sono zuccheri».
Dagli effetti dannosi sul nostro corpo ai notevoli benefici di una dieta priva di zuccheri. Infatti, le cellule tumorali si nutrono di glucosio e muoiono in assenza di esso perché, da sole, non riescono a sintetizzare lo zucchero.
«Il fruttosio è metabolizzato quasi esclusivamente dalle cellule del fegato. Un alto contenuto di fruttosio impatta fortemente sulla risposta insulinica, manifestando poi l’insulino-resistenza: l’insulina lavora meno e non è in grado di fare entrare il glucosio nelle cellule che lo metabolizzano e digeriscono. Il glucosio resta così in circolo, creando iperglicemia, fino ad arrivare al diabete di tipo 2, alla steatosi epatica e alla sindrome metabolica, ad uno stato infiammatorio generale dell’organismo».
ZUCCHERO e TUMORE: ecco come ne influenza la nascita
E di conseguenza, stimolando l’infiammazione generale dell’organismo, una dieta ricca di zuccheri potrebbe incrementare l’insorgenza di forme tumorali.
«Certo, un eccessivo consumo di zuccheri può portare, a lungo termine, anche allo sviluppo di alcuni tipi di tumore, perché il tumore si nutre di zucchero. Nel caso di recidive di tumore, infatti, si consiglia proprio l’abolizione di zuccheri a rapido assorbimento». Per contro «Una dieta priva di zuccheri aggiunti abbassa il rischio di tutte queste patologie. Tra gli effetti ci sono anche una pelle più sane e bella, un calo ponderale, un miglioramento del tono dell’umore e delle funzioni cerebrali, ma anche della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti, e si hanno meno problemi di gonfiore addominale».
Il Messaggero "I cibi industriali aumentano il rischio di morte, zucchero responsabile del 40%"
Ricercatori: ecco perché senza zuccheri e amidi il tumore muore e aumenta la nostra longevità
Troppi zuccheri possono provocare lo sviluppo del cancro
Sovrappeso, diabete di tipo 2, problemi al cuore e carie sono i pericoli a cui va incontro chi mangia troppo zucchero. Le cellule tumorali si nutrono di glucosio e muoiono in assenza perché, da sole, non riescono a sintetizzare lo zucchero. Lo dimostrano gli esperimenti condotti in laboratorio. Se non possiamo dare per certo che lo zucchero favorisca la crescita di tumori, possiamo affermare, tuttavia, che gli studi mostrano la relazione tra un alto consumo di cibi che alzano l'indice glicemico e la produzione di molecole che promuovono infiammazione e crescita cellulare.
A tal proposito, una spiegazione esaustiva sull’argomento viene fornita dall’AIRC: «Le cellule utilizzano il glucosio come fonte energetica e questo ha dato origine all'ipotesi che un consumo eccessivo di zuccheri possa fungere da “benzina” per i tumori, aumentando sia il rischio di ammalarsi sia la gravità della malattia». «Il glucosio e il fruttosio – si legge nel comunicato dell’AIRC - sono in grado di aumentare la concentrazione di insulina nel sangue. L’insulina è responsabile della produzione di fattori che favoriscono l’infiammazione e la crescita delle cellule, e queste condizioni a loro volta possono stimolare lo sviluppo di tumori».
L'insulina è l'ormone prodotto dal nostro organismo in risposta all'aumento di zuccheri nel sangue (glicemia) e per questo è considerata un ormone chiave nella relazione tra cibo e cancro. Inoltre favorisce la produzione di un altro fattore di crescita (IGF-1), fertilizzante per le cellule cancerose. Alcuni tumori, come per esempio quello del seno, risultano quindi, in alcuni studi, più strettamente legati al consumo di zuccheri. Infatti, le cellule cancerose utilizzano il glucosio in modo diverso, attraverso un processo chiamato glicolisi che avviene al di fuori dei mitocondri. E, proprio per questo, il glucosio è considerato come il carburante cellulare. Proprio per questo si consiglia di evitare il consumo di dolci o caramelle. E oltre ai benefici a livello generale è sicuramente un buon modo per combattere l'obesità.
In Occidente si mangia troppo zucchero: ecco tutti i rischi per la salute. È ormai acclarato che lo zucchero faccia male e non poco. Tra le maggiori (cor)responsabilità di questa sostanza possiamo annoverare l’obesità, il diabete, i disturbi cardiovascolari, le carie ai denti. E poi, come se non bastasse, provoca dipendenza! Quindi, sarebbe buona cosa, iniziare a cambiare le nostre abitudini alimentari. Cos'è lo zucchero? Lo zucchero è un tipo di carboidrato presente in natura in moltissimi alimenti, tra cui frutta, verdura e latticini. Ma è anche aggiunto artificialmente a moltissimi altri, tra cui pane, bevande analcoliche, salse, snack e condimenti. Lo zucchero aumenta significativamente l’apporto calorico degli alimenti senza aumentarne alcun le proprietà nutritive.
Nel 2016, un’interessante ricerca pubblicata sul British Medical Journal, dimostrava come l’assunzione di zuccheri o di bevande zuccherate fosse un fattore determinante nell’aumento del peso. Inoltre, lo zucchero sembra avere influenza anche sui meccanismi biologici che regolano l’appetito. Avendo la capacità di digerire molto velocemente gli alimenti e le bevande contenenti zuccheri, lo stimolo della fame tende a tornare più frequentemente, innescando così un circolo vizioso. Ovvero, l’organismo scompone tutti i carboidrati nei loro elementi costitutivi e ciò che resta è il glucosio che viene poi metabolizzato grazie all’insulina. Quest’ultima permette l’apporto di zuccheri alle cellule sotto forma di energia. In sintesi, più zuccheri mangi, più insulina verrà prodotta. E di conseguenza, un consumo eccessivo di zuccheri altera il livello di insulina nel sangue facendolo aumentare drasticamente. Dopo aver ridotto la combustione del grasso corporeo, il tasso di insulina scende al minimo, causando così, un nuovo attacco di fame.
Altra correlazione evidenziata è quella tra il consumo di bevande zuccherate e il diabete di tipo 2. Attenzione, stando alle ricerche condotte fino ad oggi: lo zucchero, in sé, non provoca l’insorgenza del diabete, ma ne aumenta il rischio. Uno studio pubblicato nel 2010, condotto su un campione di oltre 300mila persone, ha svelato che i soggetti che consumano 1 o 2 bevande zuccherate al giorno hanno un rischio di sviluppare il diabete maggiore del 26% rispetto a quelli che ne consumano meno, o non ne consumano affatto. Ancora una volta, quindi, la raccomandazione è di evitarle.
Tra le causa più comuni di morte precoce associate al consumo di bevande zuccherate sono le malattie cardiovascolari. A risentire della dieta ad alto contenuto di zuccheri, anche il cuore aumentando, di conseguenza, il rischio di disturbi cardiovascolari. Scientificamente dimostrato dall’American Heart Association , altresì che, chi segue un’alimentazione ricca di zuccheri può soffrire di malattie cardiache con frequenza significativamente maggiore rispetto a chi ne assume meno. La ricerca dimostra che le persone che bevono abitualmente bevande zuccherate corrono maggiori rischi rispetto a chi le consuma sporadicamente. Le donne poi, sembrano essere più a rischio degli uomini.
Non dimentichiamo poi che i batteri presenti nella bocca reagiscono con la sostanza zuccherata ingerita e formano uno strato di placca sui denti: questa reazione provoca il rilascio di un acido che, a lungo andare, danneggia i denti, provocando carie e cavità dentali. Per prevenirle è necessaria una corretta e frequente igiene dentale oltre, ovviamente a evitare dolci e bibite zuccherate.
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Un’alimentazione povera di carboidrati è il modo migliore di prevenire le malattie. È quello che scrive Enzo Soresi, primario emerito di pneumologia dell’Ospedale Ca’ Granda, Niguarda di Milano. Nella sua lunga carriera di medico ne ha affrontate tante, per gran parte raccolte nei sui libri, oggi, si racconta, ancora una volta e fornisce un interessante spunto di riflessione con le sue considerazioni sull'emergenza Covid-19. Partendo dall’assunto largamente condiviso che il virus influenzale induce una severa immunodepressione che favorisce, in un secondo momento, la complicanza batterica polmonare con germi spesso resistenti agli antibiotici, le sperimentazioni in corso, prima in Cina e poi a Napoli, forniscono un barlume di speranza per il controllo della polmonite interstiziale.
Soresi porta alla nostra attenzione su due aspetti importanti. Il primo riguarda proprio l’anticorpo monoclonale da anni somministrato, sottocute, ai pazienti affetti da artrite reumatoide, malattia autoimmune scatenata dalla interleuchina 6 (IL6), una delle citochine flogogene più aggressive. Poiché nei pazienti che finiscono in rianimazione è proprio questa IL6 che porta alla insufficienza respiratoria un uso tempestivo di questo anticorpo, noto con il nome di Tocilizumab, potrebbe essere di possibile aiuto. Le sperimentazioni sono in corso e sembrano promettere bene. Mentre, il secondo, punta tutto sull’alimentazione, quella povera di carboidrati, come modo più efficace nella prevenzione delle malattie.
Il Dottor Soresi fornisce qualche consiglio su come tenersi in forma in questo periodo di quarantena. «Attività fisica moderata, se non potete uscire organizzatevi in casa oppure fate 2 piani di scale (in salita) 4 volte al giorno, equivalgono a circa 8.000 passi». In ultimo, raccomanda l’esperto, l’integrazione di vitamina C per rinforzare le immunità del nostro organismo contro virus e batteri.
Inoltre, ricorda l’esperto, in un supplemento del Corriere della Sera, Io Donna: “Occhio all’indice glicemico”si legge che la guerra ai tumori si combatte e si vince a tavola: i cibi ad alto indice glicemico, come pane e pasta non integrali, dolci, biscotti, alcol, aumentano di circa il 50% la probabilità di ammalarsi di tumore al colon ed alla vescica. Tematica peraltro già trattata in un capitolo nel libro “Guarire con la nuova medicina integrata” scritto in collaborazione con Edoardo Rosati ed il coblogger Pierangelo Garzia, dove veniva affrontato «il principio della glicazione e dell’importanza di una alimentazione il più possibile lontana dagli zuccheri per ridurre il principale fattore di rischio di tutte le malattie che è l’infiammazione».
Il primo passo verso un'alimentazione antinfiammatoria è l'addio agli zuccheri e alla dieta mediterranea. «Come clinico - spiega Soresi - difronte a pazienti asmatici o affetti da broncopatie croniche correlate al fumo o all’inquinamento, la prima cosa che consegno ai pazienti è una sintesi di una alimentazione antinfiammatoria, il più possibile lontana dagli zuccheri. Quindi la prima regola della nostra alimentazione sarà quella di abbandonare la via metabolica del glucosio per attivare quella a minor rischio del fruttosio. La dieta mediterranea di conseguenza, ricca di carboidrati, non mi sembra oggi la migliore via da percorrere, a parte quella dell’uso dell’olio di oliva, sempre più alimento da proporre in ogni tipo di alimentazione».
«Quando mangiamo un piatto di 100 grammi di spaghetti - aggiunge l'esperto -, l’80% del loro peso è costituito da amido che, nell’arco di circa 3 ore viene trasformato in zucchero . Questo carico di zuccheri induce un innalzamento della glicemia e questo comporta un immediata increzione di ormone insulina la cui finalità è quella di eliminare lo zucchero con una serie di strumenti che cosi si possono riassumere: 1° indurre nel fegato la produzione di scorta di glucosio (intorno ai 70 grammi ) 2° stimolare le cellule muscolari, in particolare alcuni tipi di fibre, note come fibre bianche, ad assimilare più zucchero possibile, 3° indurre il fegato a produrre Vldl (Very Low Density Lipoprotein) che poi diventeranno le LdL del cosiddetto colesterolo cattivo».
Tirando le somme, quindi, il trucco dovrebbe essere quello di tornare a un'alimentazione che segua la via del fruttosio, proprio come facevano i nostri antenati. «Carne, pesce, frutta, vegetali, con aggiunta di olio d’oliva. La via del fruttosio è quella seguita dai nostri antenati basata essenzialmente sul consumo di questo zucchero. E qui, il primario del Ca’ Granda, si ricollega a una tesi già sostenuta da Adriano Panzironi con lo stile di vita Life 120.
«Il giornalista Adriano Panzironi - sottolinea Enzo Soresi - , in cui mi sono imbattuto durante gli zapping televisivi notturni, propone una piramide alimentare nel suo libro Vivere 120 anni molto lontana da quella classica della dieta mediterranea ma che a mio avviso rientra in pieno nel principio di abbandonare la via della glicazione allo scopo di ridurre il più possibile l’infiammazione nei nostri tessuti. Alla base della piramide troviamo carni e pesci più olio d’oliva da assumere ad ogni pasto, poi verdure ed uova quindi una porzione di frutta fresca più frutta secca, quindi formaggi stagionati ed alla fine vino rosso, cioccolato fondente e dolci in minima quantità. Una rivoluzione alimentare che cozza contro i vegetariani, i vegani e gli animalisti, ma che è da prendere in seria considerazione in un momento in cui l’obesità, nel mondo occidentale, si sta rivelando come una vera e propria epidemia. Su queste basi però ricordiamoci che il nostro libro Mitocondrio mon amour (Utet) ne è un documento fondamentale, l’importanza di una attività fisica non stressogena ma adeguata, anch’essa entrata a buon diritto nei percorsi di prevenzione dalle malattie infiammatorie e neoplastiche».
Leggi i saggi di Enzo Soresi (medico, pneumologo, oncologo e patologo) su Neurobioblo.com : "Le mie considerazioni sull'epidemia da coronavirus" e "A proposito di zucchero e salute"