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Sovrappeso, affaticamento, malattie infiammatorie e....tanta dipendenza. Semplice o complesso, lo zucchero, è l'unico responsabile di tanti disturbi. Gli effetti collaterali di un consumo eccessivo e prolungato che si deposita intorno al girovita sono molteplici. Per contro, una sua riduzione porterebbe a una lunga serie di benefici a breve termine. In primis l’aumento dell’energia poiché una limitazione del consumo di questa sostanza consente di aumentare i livelli energetici del nostro organismo e di conseguenza anche migliori performance psicofisiche. Tra gli altri effetti positivi di una modifica dello stile alimentare a “ridotto contenuto di zuccheri” anche una maggiore concentrazione, migliore qualità del sonno, regolarità del transito intestinale e dell’apparato digestivo. A beneficiare di un consumo ridotto anche la nostra pelle. Luminosità, texture e idratazione oltre a rafforzare le barriere contro gli attacchi esterni e favorire il microcircolo del derma. Infatti, non tutti sanno che lo zucchero danneggia precocemente la pelle, facilita la formazione di rughe, macchie e di processi infiammatori topici, interferisce inoltre anche con la produzione di collagene (indispensabile per la compattezza e l’elasticità dei tessuti) e determina un aumento della produzione di sebo, ancora più dannosa per chi soffre di acne.

L'amara verità dello ZUCCHERO: tutti i rischi per la nostra salute


Colpevole anche di sbalzi d’umore, ansia, irritabilità e ricorrenti “up and down” mentali. Diversi studi hanno dimostrato che una dieta ricca di zucchero può compromettere l’abilità di imparare e ricordare: è bene ridurli per contrastare questi fenomeni e preservare la lucidità mentale. Inoltre, ridurre in modo drastico il consumo di saccarosio, e quindi, delle sue forme affini, porterebbe poi ad avere un intestino in salute. Gli zuccheri, infatti, hanno la capacità di modificare il microbiota intestinale, alterando la composizione della flora batterica. Disequilibri che non solo rendono la digestione lenta e difficile, ma che indeboliscono il sistema immunitario, aumentando il carico infiammatorio a livello intestinale. Ultimo, ma non per importanza poi, la perdita di peso. Tra i notevoli benefici anche la riduzione di patologie importanti come obesità e sovrappeso. La perdita di peso, infatti, è determinata da uno scarico naturale dei liquidi in eccesso, un effetto drenante dovuto alla minor quantità di acqua legata dalle riserve di glucosio.

Dieta a “ridotto contenuto di zuccheri”

Al via con la dieta “sugar detox”, l’alimentazione giusta per disintossicarsi dagli zuccheri. Dalla ritenzione idrica alla formazione delle rughe. I tanti danni provocati da un eccesso di zuccheri interferiscono non solo con la salute (con una infiammazione dei tessuti), ma anche con la nostra estetica. Troppi carboidrati e zucchero raffinato desensibilizzano i sistemi di sazietà favorendone un consumo inconsapevole creando così una sorta di dipendenza. Secondo Robert Lustig, professore di pediatria e membro dell'Institute for Health Policy Studies dell'Università della California, negli Stati Uniti circa il 10% della popolazione è tossicodipendente da zucchero. Dannoso per la nostra salute. Troppi zuccheri portano a un aumento della glicemia e costringono il pancreas a liberare l'insulina facendo entrare il glucosio nelle cellule, in modo tale da bruciarlo e produrre energia. Quello in eccesso poi, viene trasformato in trigliceridi, tra le cause principali di ostruzione delle arterie e di patologie cardiocircolatorie. Una buona parte poi si deposita nel tessuto adiposo, portando all’aumento di peso e nel fegato, contribuendo così all’insulino-resistenza. Collegate all’eccesso di zuccheri anche diverse malattie: dal diabete di tipo 2 all’ipertensione, dall’insufficienza renale all’ovaio policistico, ma anche il sovrappeso, l’osteoporosi, la stanchezza, i disordini del metabolismo dei grassi fino addirittura alle malattie neurodegenerative. Pertanto il consiglio di tanti esperti è quello di depurarsi dagli zuccheri limitando così il rischio di queste patologie.

Dall'INSULINA allo ZUCCHERO nascosto nei cibi moderni

Se la dieta è ricca di alimenti zuccherini, dolci, bevande dolcificate e gassate, succhi di frutta – spiega in un’intervista a Gazzetta Active Luca Colucci, biologo, nutrizionista, – favorirà l’aumento repentino dei livelli di glucosio nel sangue, una produzione continuativa di insulina con danni a lungo termine sulla salute. Questi abusi stimolano in modo eccessivo l’appetito, portano ad affaticamento precoce, promuovono l’aumento di peso, inducono nel tempo insulino – resistenza, una sorta di intolleranza al glucosio. Fare uno scarico graduale degli zuccheri nella dieta, permette di migliorare vari aspetti della salute, prevenire malattie infiammatorie e migliorare la silhouette.

 

Più energia


Ridurre la concentrazione di zuccheri nella dieta permette di aumentare i livelli energetici dell’organismo, garantire performance psico-fisiche migliori a lungo termine. Passati i primi giorni di stanchezza e astenia dovuti al cambio del metabolismo che modifica la sua fonte di energia primaria, si hanno migliorie su forza fisica, concentrazione, qualità del sonno, transito intestinale, digestione. L’eccessiva assunzione di zuccheri favorisce infatti la proliferazione di lieviti intestinali che affaticano l’apparato digerente, specialmente il pancreas che, producendo troppa insulina in maniera continuativa, porta a effetti deleteri sulle nostre cellule. È bene quindi evitare di assumere un carico eccessivo di zuccheri dopo i pasti principali per contrastare tutte queste problematiche e ritrovare la salute.

Pelle migliore


Limitare gli zuccheri nella dieta permette di migliorare la luminosità della pelle, la texture, l’idratazione, alleggerire il microcircolo del derma, rafforzare le barriere naturali contro gli insulti esterni. Si evita in questo modo un processo di glicazione avanzata, cioè la reazione fra uno zucchero tipo fruttosio o glucosio e una proteina, che danneggia precocemente la pelle, facilita la formazione di rughe, macchie e processi infiammatori topici. Carichi eccessivi di zuccheri interferiscono anche con la produzione di collagene, sostanza indispensabile per la compattezza e l’elasticità dei tessuti epiteliali del nostro organismo. Attenzione anche a chi soffre di acne: assumere troppi zuccheri semplici determina un aumento della produzione di sebo nella pelle, ostruendo i pori e provocando punti neri e altre fastidiose imperfezioni.

Prestazioni mentali


Troppo zucchero rende inclini a sbalzi d’umore poiché riduce le riserve di vitamina B, e blocca i recettori del cromo, sostanze chimiche naturali che riequilibrano la sfera emotiva. Se si esagera si può sfociare in irritabilità, ansia e ricorrenti “up and down” mentali. Alcuni studi hanno dimostrato che una dieta ricca di fruttosio può compromettere l’abilità di imparare e ricordare: è bene ridurli per contrastare questi fenomeni e mantenere la lucidità mentale. Mitighiamo gli effetti con l’integrazione di omega-3: l’uso di grassi sani come riserva permette di mantenere livelli di energia più stabili e migliorare la concentrazione.

Intestino sano


Gli zuccheri sono in grado di modificare il microbiota intestinale, alterando la composizione della flora batterica già nelle 24 ore successive. Questi disequilibri rendono la digestione più difficoltosa e lenta, e col tempo possono indebolire il sistema immunitario, aumentando il carico infiammatorio a livello dell’intestino e degli organi annessi. I batteri intestinali sono avari di zuccheri e un surplus di edulcoranti-dolcificanti crea un ambiente distorto che li porta a cambiamenti nel loro metabolismo e nell’equilibrio delle varie specie presenti. Eliminare o ridurre in modo drastico l’introito di saccarosio e delle sue forme affini, permette di riequilibrare tutto l’ecosistema, evitare tensione addominale, meteorismo e rafforzare le difese immunitarie.

Perdita di peso


Un altro beneficio che si verifica fin dai primi giorni è quello di sentirsi più sgonfi e leggeri. La perdita di peso è determinata da uno scarico naturale dei liquidi in eccesso, un effetto drenante dovuto alla minor quantità di acqua legata dalle riserve di glucosio. È bene precisare che non bisogna però eliminare completamente gli zuccheri semplici dalla routine alimentare: via libera agli alimenti che lo contengono naturalmente come frutta e ortaggi, evitando invece quelli confezionati e industriali. È possibile consumare a volontà cibi che ospitano fino a 6 grammi di zucchero per 100 grammi, in modo da non compromette la salute e avvicinarsi agli obiettivi di benessere.

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Per approfondimenti:

Gazzetta Active "Effetti rapidi della riduzione degli zuccheri nella dieta"

La Repubblica "Sugar detox: combattere la dipendenza da zuccheri in 4 mosse"

Fondazione AIRC "Lo zucchero favorisce la crescita dei tumori?"

Elle Italia "Lo zucchero non è tutto uguale e saper distinguere quale fa male è garanzia di lunga vita"

LEGGI ANCHE: Tutta l’amara verità sullo zucchero: dai rischi per la salute alla dipendenza

Il lato amaro del cibo: gli effetti nocivi di una dieta ricca di zuccheri

Carboidrati? No, grazie. Contro il Covid una dieta con più grassi

Grassi contro zuccheri, rush finale: per stare bene meglio una dieta senza carboidrati

Rivista Neurology: alti livelli di zucchero nel sangue sono legati alla demenza e Alzheimer

Carboidrati, un’arma letale ai tempi del Covid: rischio obesità e infiammazione

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Sarcopenia per gli esperti del settore, ma per tutti gli altri questa condizione è meglio nota come riduzione della massa muscolare. Un altro nome che si aggiunge alla lista di malattie, oltre a obesità e patologie cardiovascolari che ci rendono maggiormente vulnerabili al rischio Covid e alle sue capacità di generare gravi complicazioni nei pazienti ospedalizzati. Ennesima evidenza scientifica, anche questa, dimostrata da uno studio italiano coordinato dall’Istituto Galeazzi e dal Policlinico San Donato, in collaborazione con l'Università di Milano. Insomma, dati alla mano, anche una massa muscolare ridotta si è rivelata quindi un fattore prognostico negativo nei pazienti affetti da questa grave infezione, esattamente, come dimostrato, accade in altre patologie e principalmente in ambito oncologico. La ricerca ha coinvolto 552 pazienti, di cui 364 uomini (con età media di 65 anni), ricoverati durante la prima ondata della pandemia nel periodo febbraio-aprile 2020. L’analisi dei parametri si è basata su un modello statistico che ha incrociato le informazioni relative allo stato della muscolatura, ottenute grazie alla Tac toracica eseguita per verificare la presenza di polmonite, con alcuni dati fisici e clinici di ciascun paziente. Lo studio ha messo in luce un’associazione significativa tra la ridotta massa muscolare e l’insorgenza di complicanze da Covid. Teoria che si lega a quella di uno studio inglese che ha valutato l'impatto dell'inattività sulla gravità della malattia. La ricerca pubblicata sul British Journal of Sports Medicine dimostra che chi non pratica attività sportiva ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva.

Parliamo di "SARCOPENIA" nella puntata n°30 de "Il Cerca Salute"

Non sottovalutare le conseguenze dell’invecchiamento. Oltre alla perdita della massa muscolare anche la conseguente diminuzione della forza. L'avanzamento dell'età adulta è associato a profondi cambiamenti nella composizione corporea, la cui componente principale è una diminuzione della massa muscolare scheletrica. Questa perdita legata all'età nel muscolo scheletrico è stata definita sarcopenia. Questa malattia si origina prevalentemente in tre step: il muscolo viene lentamente sostituito da tessuto adiposo (grasso), le giunzioni tra fibre muscolari e nervose (giunzione neuromuscolare) tendono a degenerare e di conseguenza, aumenta lo stress ossidativo a carico delle fibre muscolari. Si tratta di un processo fisiologico che inizia sostanzialmente dopo i 30 anni di età per poi procedere più rapidamente una volta superata la soglia dei 70. A questo si aggiunge una conseguente perdita di forza pari al 20% entro i 60 anni e al 50% intorno agli 80 anni. Da qui l’importanza di rallentare l’avanzamento di questa patologia invalidante attraverso la costante attività fisica ed una corretta alimentazione in modo tale da evitare che tale condizione degeneri rapidamente in una sindrome da fragilità dell’anziano con conseguente disabilità. Tra le cause principali la scarsa attività motoria e tutte quelle patologie che causano un malassorbimento intestinale come ad esempio diverticolite, malattie infiammatorie croniche dell’intestino (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa) e disturbi intestinali. Tra i primi sintomi, invece, debolezza, stanchezza, atrofia muscolare e graduale perdita della forza.


Un’arma contro il declino


Oltre alla funzione che svolge nei confronti del metabolismo energetico, il muscolo scheletrico e il suo declino correlato all'età possono contribuire a importanti cambiamenti associati all'avanzare degli anni come la riduzione della densità ossea, della sensibilità all'insulina e della capacità aerobica. Un processo che è possibile, come già aticipato, rallentare grazie a un approccio combinato: corretta alimentazione, attività fisica e integrazione. Alcuni studi hanno indagato l’eventuale utilità dell’integrazione alimentare (principalmente proteica e/o amminoacidica), spesso in combinazione con un’adeguata attività fisica. Altre indagini hanno invece evidenziato come per tutelare l’anziano dal rischio di sarcopenia siano necessari almeno 1,2 g di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno (mentre nel soggetto giovane sedentario sono sufficienti meno di 1.0 g per chilogrammo di peso al giorno). Alle proteine (anche e soprattutto di origine vegetale) bisogna poi affiancare altri macro e micronutrienti come fibre, acidi grassi, sali minerali, vitamine, ferro ed acido folico. «Una dieta nutriente over 65 – spiega il professor Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva - dovrebbe sempre prevedere l’apporto di [...] polifenoli, aminoacidi, acidi grassi essenziali, antiossidanti, omega-3, sali minerali e vitamine, coenzima Q10, steroli, selenio, acido folico e ferro insieme a supplementi proteici e a integratori specifici suggeriti dal medico di riferimento o dallo specialista».

Le tac toraciche eseguite sui pazienti affetti da Covid-19 ci hanno dato la possibilità di avere accesso a una fonte preziosa di informazioni relative allo stato dei muscoli paravertebrali - conferma Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’Unità di Radiologia diagnostica e interventistica all’Istituto Galeazzi e docente all’Università Statale di Milano -Questo ci ha permesso di validare la nostra ipotesi, ovvero che la ridotta massa muscolare sia un fattore rilevante da considerare nei pazienti Covid, come già accade per altre comorbidità. Questi risultati potrebbero essere utili ai colleghi clinici impegnati nei reparti Covid. - Lo studio ha convolto quattro ospedali, il Niguarda a Milano, l'Istituto ospedaliero di Brescia, l'azienda ospedaliero-universitaria di Novara e l'Istituto ortopedico Galeazzi nel capoluogo lombardo. - La grande sfida della pandemia ci ha mostrato nuovamente quanto sia preziosa la collaborazione tra diversi ospedali - sottolinea Simone Schiaffino, del Policlinico San Donato e primo autore della ricerca - E' il modello dello studio multicentrico che integra molteplici esperienze per uno scopo comune: ricavare dalle indagini eseguite dati utili alla prognosi, mediante un dato normalmente non considerato, lo stato muscolare, che esprime in modo efficace una possibile 'fragilità' dei pazienti, concetto quanto mai attuale in questo momento di emergenza.

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Per approfondimenti:

Il Giorno "Covid e complicanze, occhio a chi ha pochi muscoli"

La Repubblica "Covid: chi non fa attività fisica ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva"

PubMed "What is sarcopenia?"

Fondazione Umberto Veronesi "Dieta proteica e attività fisica contro la sarcopenia"

Corriere Nazionale "Covid e sedentarietà: più rischi per la salute"

Gazzetta dello Sport "Aminoacidi ramificati: la corretta integrazione per gli sportivi"

Food Spring "L’effetto degli aminoacidi nello sport"

Gazzetta dello Sport "Antiossidanti, perché sono fondamentali per gli sportivi? Ecco dove trovarli"

Vanity Fair "Quattro modi facili per aggiungere antiossidanti alla tua dieta"

Sapere e Salute "Antiossidanti"

LEGGI ANCHE: Cibo e capelli: aminoacidi e antiossidanti per contrastare la caduta

Antiossidanti: alleati degli sportivi, contrastano i radicali liberi

Sport e vitamina D: riduce il rischio di fratture ed aumenta la tonicità muscolare

Salute e benessere: quando l’attività fisica migliora la qualità della vita

 

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Al via con un disaccaride dalle notevoli virtù. In primis, un idratante naturale, ma i tanti benefici del trealosio sulla pelle non finiscono qui. Infatti, questa sostanza crea una sottile pellicola in grado di preservare le molecole, costruendo così una sorta di rivestimento intorno a esse e proteggendole, di conseguenza, dagli agenti esterni. Un processo che lascia inalterate tutte le caratteristiche funzionali delle molecole. Un film sulla pelle che agisce nel contrasto ai radicali liberi e ai processi degenerativi cellulari, rallentando i processi di invecchiamento, cattura l'idratazione avvolgendo le molecole d’acqua e la mantiene costante, oltre a proteggere la pelle dai più comuni agenti inquinanti. Secondo quanto emerso nello studio dal Laboratorio di Fisiopatologia Vascolare dell’IRCSS Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’americana Rutgers New Jersey Medical School dell’IRCSS Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con l’americana Rutgers New Jersey Medical School il trealosio esercita la propria azione protettiva sulle cellule attivando il meccanismo dell’autofagia. Letteralmente “divorare sé stessi”, l’autofagia è uno dei più importanti sistemi attraverso i quali le cellule si rinnovano ed eliminano componenti non più funzionanti: in sostanza, una sorta di impianto di riciclaggio.

La capacità di attivare l’autofagia – commenta in un'intervista al Corriere Nazionale Sebastiano Sciarretta, ricercatore dell’I.R.C.C.S. Neuromed e Professore Associato presso l’Università Sapienza di Roma, primo firmatario della pubblicazione – sta ponendo il trealosio sotto i riflettori in molti campi della medicina, comprese alcune patologie neurologiche nelle quali proprio i meccanismi di ‘ripulitura’ delle cellule risultano difettosi.

Dalle proprietà conservative a quelle antiossidanti, protegge efficacemente le molecole degli organismi viventi contro stress e invecchiamento e dagli agenti esterni. Conosciuto anche come “zucchero della resurrezione”, il trealosio è un principio attivo superidratante che avvolge le molecole d’acqua e garantisce un’idratazione no stop. Crea un film che agisce anche da protezione contro i radicali liberi e contrasta i processi degenerativi cellulari. Protegge la pelle da agenti inquinanti e rallenta i processi di invecchiamento. Ricerche dimostrano che il trealosio protegge efficacemente la struttura della membrana cellulare epidermica, attiva le cellule e mantiene la pelle sana. Una sostanza usata anche come additivo per alcuni prodotti alimentari. Il trealosio è un dissaccaride presente in molti organismi viventi come funghi e lieviti. Utilizzato per la sua capacità protettiva delle strutture macromolecolari della cute e per il suo potere stabilizzante delle membrane, gioca un ruolo chiave nella preservazione dell’integrità strutturale e funzionale di componenti cellulari. Infatti, in virtù della sua struttura, è in grado di intrappolare, formando un film sottile, proteine, acidi nucleici e membrane biologiche, proteggendole da situazioni avverse come disidratazione, freddo e radiazioni ionizzanti. Nel caso di secchezza cutanea è in grado di assorbire umidità, garantendo una prolungata idratazione. É anche oggetto di studio dalla comunità internazionale per possibili impieghi nel trattamento delle malattie neurodegenerative. Recenti studi poi hanno accertato che il trealosio conferisce alle cellule umane, opportunamente trattate, la capacità di rimanere in vita, anche in assenza di acqua.

Negli ultimi anni – continua il ricercatore – il trealosio si sta rivelando molto più interessante del previsto perché è risultato capace di proteggere le cellule da varie situazioni di stress. Una protezione che, nei nostri esperimenti, riesce in particolare a ridurre i danni di un infarto, limitando il fenomeno del rimodellamento cardiaco. Ricordiamo che l’insufficienza cardiaca colpisce quindici milioni di persone solo in Europa. Una vera minaccia per la salute dei cittadini e, non bisogna dimenticarlo, per i bilanci dei Sistemi sanitari nazionali.

Uno zucchero per la pelle

Un valido aiuto per il benessere della pelle. Le sue preziose peculiarità lo rendono una sostanza naturale utilizzata nei prodotti di cosmesi nel contrasto ai segni dell'invecchiamento cutaneo. Rughe, tono della pelle, incarnato spento e disomogeneo, grana irregolare e perdita di tono ed elasticità? Ci pensa il trealosio! Innescando un processo di riparazione globale profonda, un supporto quotidiano per una pelle più sana, giovane e bella.

Una spiegazione sui notevoli benefici di questa sostanza la fornisce in un'intervista a Life 120 la dottoressa Gloria Mosconi:

Cos’è e a cosa serve questa sostanza?

Il trealosio è uno zucchero (disaccaride , composto da due molecole di glucosio). E’ ampiamente diffuso in natura e in molti alimenti (nelle alghe, in alcuni semi, prodotti da forno etc…).

In che modo garantisce un’idratazione no-stop?

Garantisce senza dubbi, una idratazione no stop perché il trealosio ha la peculiarità di essere fortemente igroscopico attirando a sé molecole di acqua, e favorendo così una eccellente idratazione.

Agisce anche da protezione contro stress ossidativo e agenti esterni?

In questo modo gioca un ruolo chiave nel preservare la struttura e le funzione della cellula proteggendola dalla disidratazione, dall’azione dannosa dei radicali, e dai processi degenerativi cellulari anche in condizioni di stress ambientale estremo, come ad esempio il freddo prevenendo cosi i principali fattori di invecchiamento.

È efficace anche contro l’invecchiamento?

La sua struttura mima la composizione del fattore naturale di idratazione (NMF), incrementando il turgore cutaneo e il recupero della pelle secca, e contrastando cosi il processo di invecchiamento.

Protegge la struttura della membrana cellulare epidermica dagli agenti inquinanti?

Alla luce di ciò che abbiamo detto, il trealosio è in grado di proteggere la cellula e quindi anche la sua membrana, di mantenere la vitalità cellulare, e la sua attività biologica. Quando una cellula funziona bene, essa sarà in grado di proteggersi anche dagli agenti inquinanti.

Argento colloidale e trealosio, quali sono i benefici di un’azione combinata di queste due sostanze?

L’applicazione dell’argento colloidale e del trealosio nella cosmetica, si basa quindi sulla capacità dermopurificante, antisettica e detossinante dell’argento colloidale, e dall’altra il trealosio con la sua azione idratante e lenitiva, favorendo il recupero di pelli secche e arrossate, e ricostituente con l’aumento del turgore. L’azione sinergica di queste due sostanze di eccellenza rende i nostri prodotti di gran lunga efficaci ed esclusivi.

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Per approfondimenti:

JAAC "Trehalose-Induced Activation of Autophagy Improves Cardiac Remodeling After Myocardial Infarction"

Il Secolo XIX "C’è uno zucchero che piace anche al cervello"

Il Giornale "Trealosio: lo zucchero che protegge il nostro cuore"

Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"

Fondazione AIRC "Lo zucchero favorisce la crescita dei tumori?"

LEGGI ANCHE: Tutta l’amara verità sullo zucchero: dai rischi per la salute alla dipendenza

Il lato amaro del cibo: gli effetti nocivi di una dieta ricca di zuccheri

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In vino… salus” o “vinum vita est”! La rivincita sugli astemi, al via con l’antiossidante del benessere. A piccole dosi, il vino rosso fa bene al cuore e contrasta diabete, calcoli renali e riduce il rischio di obesità. Dulcis in fundo, aiuta a prevenire l’Alzheimer! Insomma, le proprietà benefiche dell’uva sono molteplici e sorprendenti. Tutto merito del resveratrolo, potente antiossidante con importanti effetti neuroprotettivi. Inoltre, previene la demenza, l’osteoporosi e favorisce la digestione. Le sue origini risalgono al 3150 a.C., quando gli antichi egizi utilizzavano le proprietà benefiche del vino, impreziosito da erbe e resine di vario genere per ottenere una miriade di effetti salutari. Indagini scientifiche statunitensi hanno dimostrato che l’indice di mortalità degli uomini che bevono un calice di vino al giorno si abbassa di un 17% rispetto a chi non beve vino. Tuttavia, è importante restare all’interno della soglia del benessere poiché se si consuma una quantità superiore rispetto a quella consigliata, l’indice di mortalità aumenta proporzionalmente con gli stessi valori percentuali ma, naturalmente all’incontrario. Per sommi capi, quelli che bevono uno o due calici di vino al giorno hanno una vita più longeva rispetto agli astemi. Purtroppo questa teoria vale soprattutto per gli uomini poiché hanno un enzima che metabolizza l’alcol prima di farlo arrivare al fegato, le donne, al contrario, possono bere soltanto il 60% di quello che bevono gli uomini onde evitare danni al fegato. Vero e proprio toccasana che grazie al contenuto di polifenoli, provenienti dalla buccia e dai semi dell’uva, proteggono il cuore eliminando i radicali liberi. Seppur vietato a bambini, donne in gravidanza e persone con problemi al fegato rimane consigliato a tutti gli altri per le sue capacità di prevenire le malattie cardiovascolari. Insomma, un bicchiere di rosso al giorno toglie il medico di torno! Sempre nei limiti e senza lasciarsi andare a un consumo smodato. «Solo nel 1992 si è iniziato a parlare di resveratrolo come principio attivo di grande interesse per la salute umana, quando dei ricercatori hanno tentato di dare una risposta al paradosso francese» spiega Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. Da qui l’importanza di questo potente antiossidante a spiegare quello che viene definito come il “paradosso francesce” ovvero il fenomeno per il quale in Francia, nonostante l’alto consumo di alimenti ricchi di acidi grassi saturi, l’incidenza di mortalità per malattie cardiovascolari (ossia le malattie del cuore e dei vasi sanguigni) sia relativamente bassa.

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Tra i peggiori nemici di pelle e salute, proprio loro, i radicali liberi. Questi, prendono di mira i grassi che formano le membrane cellulari (liperossidazione), zuccheri, proteine e Dna dove possono alterare il codice genetico portando persino all’insorgenza di gravi malattie. «Per arginare i radicali liberi sulla pelle possiamo farci aiutare dal resveratrolo, eletta dalla facoltà di Medicina di Harvard, miglior molecola antietà naturale», spiega a Repubblica Magda Belmontesi, dermatologa a Milano. «Oggi - aggiunge -, la strategia contro i radicali liberi diventa globale: di giorno, c'è la vitamina C, attiva , infrarossi contro i danni da raggi UV, infrarossi e smog. Di notte, quando il rinnovamento cellulare è più intenso - il picco si verifica tra l'una e le 4 del mattino - bisogna invece potenziare il sistema naturale di difesa antiossidante regolato dalla proteina NRF-2, presente nel mitocondrio. Il resveratrolo è la molecola giusta per stimolarlo. Quindi niente panico, l’arma giusta è a portata di mano». Ora però facciamo un passo indietro e scopriamo cosa sono queste preziose sostanze dagli effetti cardioprotettivi. I polifenoli sono un gruppo eterogeneo di sostanze naturali, note per le loro azioni positive sulla salute umana. In natura i polifenoli vengono prodotti dal metabolismo secondario delle piante ed hanno caratteristiche che ricoprono ruoli differenti come: la difesa degli animali erbivori impartendo dei sapori sgradevoli e dai patogeni, supporto meccanico e di barriera contro l'invasione microbica, attrazione per gli impollinatori e per dispersione del frutto. Dal punto di vista chimico, invece, i polifenoli sono molecole composte da più cicli fenolici condensati; essi possiedo uno o più gruppi ossidrilici -OH legati ad un anello aromatico. In base alla loro struttura possono essere suddivisi in tre classi: quella dei fenoli semplici, quella dei flavonoidi è quella dei tannini. Un esempio di polifenolo è il resveratrolo che inibisce l'ossidazione delle LDL la sovrapposizione delle piastrine proteggendo così l'organismo dalle malattie cardiovascolari (azione antitrombotica, antinfiammatoria, antiaterogena e vaso rilassante).

Tutto merito del resveratrolo


Dal rosso per il cuore alle virtù del resveratrolo.

«Questo antiossidante riduce il colesterolo “cattivo” e aiuta a prevenire le malattie cardiache e cardiovascolari» spiega in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno il professor Giuseppe Paolisso, rettore dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli ed esperto in malattie del metabolismo. E, secondo alcuni studi, aiuta anche a prevenire il cancro. Altri benefici, oltre all’effetto antinvecchiamento, sarebbero nell’azione benefica contro l’infiammazione organica e nel controllo del metabolismo. Il rettore però avverte: «Trattandosi di vino, e quindi di alcol che è tossico per il fegato, tutto dipende dalle dosi. La quantità massima è di due bicchieri al giorno, non più di tanto. Non si deve mai dimenticare che l’alcol ha di per se la capacità di distruggere le cellule, e in particolare interrompe il meccanismo che serve alla produzione di energia». «Questo antiossidante – evidenzia Paolisso - riduce il colesterolo “cattivo” e aiuta a prevenire le malattie cardiache e cardiovascolari».

E, secondo alcuni studi, contribuisce anche alla prevenzione del cancro. Altri benefici, oltre all’effetto antinvecchiamento, sarebbero nell’azione benefica contro l’infiammazione organica e nel controllo del metabolismo. Senza tralasciare poi il suo effetto protettivo contro lo stress. Indagato da un gruppo di ricercatori coordinati da Mathew Sajish dello Scripp Institute, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature. La ricerca mostra che questo composto induce, infatti, una potente risposta contro lo stress nelle cellule umane, che ha radici molto antiche dal punto di vista dell'evoluzione. Antinfiammatorie, fluidificanti, antitumorali, antitrombotiche, antiossidanti e antidiabetiche.

«È stato riscontrato - spiega ancora il giornalista nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - che esercita effetti protettivi nei confronti della pelle (derma) preservandola dall’invecchiamento. Il resveratrolo inibisce l’apoptosi delle cellule migliorando la disfunzione mitocondriale e bloccando le radiazioni. Inoltre il resveratrolo stimola la produzione di collagene oltre che inibire l’espressione delle proteasi, responsabili della degradazione della matrice collagenica. Migliora il microcircolo che nutre la cute, rigenerando l’elasticità dei vasi periferici, permettendo l’aumento dell’ossigenazione. La sua molecola è utilizzata nel trattamento delle dermatiti seborroiche ed irritative dell’eczema. - È stato provato da diversi studi clinici che il resveratrolo è un potente antiossidante, superiore alla vitamina C ed al Beta-carotene (vitamina A), perché sviluppa con esse un’azione sinergica. Agisce inoltre inibendo la perossidazione delle lipoproteine (Ldl). - È considerato un ottimo rimedio anti-età per la sua capacità di rallentare gli effetti dell’invecchiamento». All’Università di Maastricht hanno condotto uno studio somministrando il resveratrolo per un solo mese a persone obese, a rischio di diabete, ictus e con malattie cardiocircolatorie. I ricertatori hanno riscontrato una riduzione della pressione arteriosa, una diminuzione degli zuccheri nel sangue ed un miglioramento del metabolismo dei grassi. «Al resveratrolo - evindenzia Panzironi - è anche riconosciuta la capacità di vasodilatatore, d’inibire l’aggregazione piastrinica e come ottimo fluidificatore del sangue, capace di limitare l’insorgenza di placche trombotiche (vaso epitelio-protettivo)».

Anche lo studio presentato all’Ada nel 2010 dallo scienziato Jill P. Crandall, che ha sottoposto, per settimane, i pazienti anziani a un supplemento di resveratrolo, ottenendo così una riduzione del picco glicemico post pasto pari al 10% e dimostrando, di conseguenza, un miglioramento della sensibilità insulinica.

Le notevoli virtù di un antiossidante


Esistono migliaia di studi sugli effetti protettivi del resveratrolo in diverse malattie, da quelle metaboliche e neurodegenerative a quelle dell'apparato cardio-vascolare e nell'invecchiamento, passando anche per la sindrome di Down. Tra le principali proprietà del resveratrolo vi è la sua funzione antiossidante, ovvero protegge dai danni causati dall’ossidazione. È infatti in grado di inibire la sintesi dei radicali liberi, molecole alla base dell’invecchiamento cellulare. Da non trascurare poi, le sue proprietà anticancerogene. Tra le modalità di intervento, la capacità di bloccare i processi alla base della genesi dei tumori e la relativa progressione. Potente antinfiammatorio e valida alternativa all’uso dei farmaci. Protegge il sistema cardiovascolare, limitando i danni che l’invecchiamento esercita sui vasi sanguigni. Ma non è tutto. Il resveratrolo è anche un potente alleato del sistema nervoso contro i danni delle malattie neurodegenerative. Altra capacità, la sua azione immunomodulante in grado di regolare il sistema immunitario e influenzare il funzionamento dei linfociti. Da non trascurare poi, la sua funzione antimicrobica. Una marcia in più per prevenire il declino della memoria causato dall’età. Efficace anche nel miglioramento delle performance del cervello. Gli studiosi hanno osservato che il resveratrolo ha effetti positivi sull'ippocampo, un'area del cervello che è fondamentale per la memoria, l'apprendimento e l'umore. L’indagine, condotta da un gruppo di ricercatori del TexasA&M Health Science Center College of Medicine è stata pubblicata su Scientific Reports. E poi è prozioso nel trattamento dell’acne. Come dimostra un esperimento fatto dai dermatologi della David Geffen School of Medicine della University of California, pubblicato su Dermatology and Therapy, dove hanno valutato hanno valutato gli effetti del resveratrolo facendo proliferare colonie di propionibacterium acnes, batteri responsabili dello sviluppo dell'acne, su cheratinociti di pelle umana.

«Questa piccola molecola si trova soprattutto in frutta e verdura dal colore violaceo e ha la funzione di proteggere i vegetali dagli stress esterni, rappresentandone di fatto una sorta di sistema immunitario. Ma la funzione protettiva vale anche per l’uomo», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Tra le sue principali funzioni benefiche: «Ha una azione antinfiammatoria – sottolinea la biologa -, di contrasto ai radicali liberi. Come tutti gli antiossidanti protegge i vasi sanguigni e stimola i processi della regolazione del ciclo cellulare, con una funzione antitumorale di contrasto all’invecchiamento cellulare». Non solo nel vino! Tra gli alimenti che lo contengono «Troviamo il resveratrolo nell’uva, nel cacao, nei frutti di bosco come more e mirtilli, nelle melanzane e in generale negli ortaggi di colore viola scuro». Quando un bicchiere di vino al giorno toglie il medico di torno. «Sì – continua la nutrizionista -, anche se va ricordato che si tratta di una bevanda alcolica e l’etanolo ha un effetto cancerogeno. Ma il vino ha anche proprietà benefiche, che si manifestano anche nel cosiddetto paradosso francese». «Si è osservato che in alcune zone della Francia in cui si consumano molti formaggi ma anche vino c’è una bassa incidenza di malattie cardiovascolari. Questo è dovuto proprio alla presenza di resveratrolo, che abbassa il rischio di patologie cardiovascolari, andando a proteggere i vasi sanguigni dai grassi saturi e dal colesterolo dei formaggi. Il trend del cosiddetto paradosso francese segue una curva a Y: i forti bevitori e gli astemi, i due estremi della curva, hanno lo stesso rischio di patologie cardiovascolari, mentre chi fa un consumo moderato di vino ha una minore incidenza» conclude l’esperta.

15 validi motivi per concedersi un bicchiere di rosso

  • Migliora la circolazione del sangue
  • Favorisce la digestione
  • Regola la pressione arteriosa. Un altro mito da sfatare e anche se il consumo eccessivo di alcol provoca ipertensione, bere un bicchiere al giorno, al contrario, abbassa la pressione
  • Ha un effetto anticoagulante e antitrombotico
  • Riduce la formazione di calcoli renali
  • Contribuisce a regolare i danni provocati dal tabacco ai vasi sanguigni, grazie alla sua funzione di rilassamento e vasodilatazione
  • Aiuta a prevenire l’Alzheimer, grazie agli effetti neuroprotettivi del resveratrolo
  • Utile nel trattamento di diverse patologie (tra cui il diabete)
  • Previene la demenza e l’osteoporosi
  • Previene l’invecchiamento precoce delle cellule della memoria
  • Previene la comparsa di arteriosclerosi, malattia causata dalla degenerazione delle arterie
  • Migliora le condizioni delle vene varicose
  • Riduce il rischio di una malattia coronarica poiché diminuisce la produzione del colesterolo “cattivo”, aumentando quello “buono”
  • Riduce il dolore e il fastidio delle emorroidi
  • Migliora l’umore e favorisce il desiderio sessuale. L’effetto è quello disinibente, legato al miglior tono dell’umore, mentre sul piano organico gli antiossidanti, in particolare i polifenoli, migliorano la funzione vascolare e quella genitale. Se a questo poi si aggiunge anche una giusta alimentazione, ne giova sia la salute sia la funzionalità sessuale

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Per approfondimenti: 

Gazzetta Active "Resveratrolo: ecco perché un calice di vino al giorno può far bene"

Il Giornale "Dal resveratrolo un aiuto per rallentare l'invecchiamento"

La Repubblica "Resveratrolo e vitamina E per combattere i radicali liberi"

Il Messaggero "Due bicchieri di vino rosso al giorno: ecco perché fanno bene alla salute"

Corriere del Mezzogiorno "Due bicchieri al giorno tolgono il medico di torno. Quando l’alcol fa bene"

Agi "Resveratrolo aiuta a prevenire declino memoria"

Ansa "Nell'uva i segreti per combattere l'invecchiamento"

La Stampa "Un aiuto per la memoria? Arriva dal resveratrolo"

Agi "Salute: Cnr, resveratrolo rigenera i neuroni in sindrome di Down"

Ansa "Resveratrolo dell’ uva efficace contro l’acne"

Washington State University "WSU scientists turn white fat into obesity-fighting beige fat"

MSN Lifestyle "Resveratrolo benefici: efficace contro ipertensione e obesità"

La Stampa "Svelato il segreto del perché il resveratrolo fa bene alla salute"

LEGGI ANCHE: Il vino e le notevoli proprietà benefiche: tutto merito del resveratrolo

Il resveratrolo efficace come anti-età e per dimagrire

Il resveratrolo dell'uva rossa, allunga la vita del 70%

Università della Florida: il potere antinfiammatorio dell'uva rossa, ecco come funziona

University of Missouri: Il Resveratrolo ottimo nella lotta contro il cancro alla prostata

Il resvetarolo protegge anche dalla sordità

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Circondati e dipendenti dagli zuccheri. Tra snack e cibi già pronti, passando poi per la dieta mediterranea caratterizzata dagli alimenti composti per la gran parte da zuccheri come pane, pasta, riso, pizza e biscotti. Oltre ai dannosi picchi glicemici, lo zucchero innesca nel nostro corpo sonnolenza e inerzia, senza trascurare il rischio di serie patologie come l’invecchiamento precoce, il diabete, l’obesità, la carie e varie tipologie di tumore, stati infiammatori e, secondo alcuni, anche depressione causata dai cosiddetti picchi insulinici. Dannoso per la salute e se consumato in alte dosi produce dipendenza, proprio per questo viene considerato, da vari nutrizionisti come una vera e propria droga. Dal diabete alla steatosi epatica, fino ad alcuni tipi di tumore. Da non sottovalutare le conseguenze di una dieta ricca di zuccheri. Perché gli zuccheri fanno così male?

«Questo perché abbiamo visto che gli zuccheri fanno più male dei grassi», sottolinea a Gazzetta Active la dottoressa Claudia Delpiano, dietista e biologa nutrizionista presso l’IRCCS Policlinico San Donato e il Policlinico San Pietro.  Unica eccezione per la frutta: anche se contiene il fruttosio non fa male. «Sono gli zuccheri aggiunti che fanno male. Il fruttosio della frutta è presente nell’alimento insieme ad altri composti bioattivi: sali minerali, vitamine, acqua, fibra. E la fibra alimentare va a modulare l’assorbimento dello zucchero presente nel frutto, evitando picchi glicemici». Oltre alla frutta c’è di più. Consentiti anche il dolci! «Oltre alla frutta [...], si possono mangiare il cioccolato fondente almeno all’80%, […] la frutta fresca, la polvere di cacao amaro o di cannella, la frutta disidratata al naturale, - ma rigorosamente - senza zuccheri aggiunti».

L'amara verità dello ZUCCHERO: tutti i rischi per la nostra salute

Nel 2016, un’interessante ricerca pubblicata sul British Medical Journal, dimostrava come l’assunzione di zuccheri o di bevande zuccherate fosse un fattore determinante nell’aumento del peso. Inoltre, lo zucchero sembra avere influenza anche sui meccanismi biologici che regolano l’appetito. Avendo la capacità di digerire molto velocemente gli alimenti e le bevande contenenti zuccheri, lo stimolo della fame tende a tornare più frequentemente, innescando così un circolo vizioso. Ovvero, l’organismo scompone tutti i carboidrati nei loro elementi costitutivi e ciò che resta è il glucosio che viene poi metabolizzato grazie all’insulina. Quest’ultima permette l’apporto di zuccheri alle cellule sotto forma di energia. In sintesi, più zuccheri mangi, più insulina verrà prodotta. E di conseguenza, un consumo eccessivo di zuccheri altera il livello di insulina nel sangue facendolo aumentare drasticamente. Dopo aver ridotto la combustione del grasso corporeo, il tasso di insulina scende al minimo, causando così, un nuovo attacco di fame. Altra correlazione evidenziata è quella tra il consumo di bevande zuccherate e il diabete di tipo 2. Tuttavia lo zucchero, in sé, non provoca l’insorgenza del diabete, ma ne aumenta il rischio. Uno studio pubblicato nel 2010, condotto su un campione di oltre 300mila persone, ha svelato che i soggetti che consumano 1 o 2 bevande zuccherate al giorno avevano un rischio di sviluppare il diabete maggiore del 26% rispetto a quelli che ne consumano meno o non ne consumano affatto. Ancora una volta, quindi, la raccomandazione è di evitarle. Tra le causa più comuni di morte precoce associate al consumo di bevande zuccherate sono le malattie cardiovascolari. A risentire della dieta ad alto contenuto di zuccheri, anche il cuore aumentando, di conseguenza, il rischio di disturbi cardiovascolari. Scientificamente dimostrato dall’American Heart Association, altresì che, chi segue un’alimentazione ricca di zuccheri può soffrire di malattie cardiache con frequenza significativamente maggiore rispetto a chi ne assume meno. La ricerca dimostra che le persone che bevono abitualmente bevande zuccherate corrono maggiori rischi rispetto a chi le consuma sporadicamente. Le donne poi, sembrano essere più a rischio degli uomini. Non dimentichiamo poi che i batteri presenti nella bocca reagiscono con la sostanza zuccherata ingerita e formano uno strato di placca sui denti: questa reazione provoca il rilascio di un acido che, a lungo andare, danneggia i denti, provocando carie e cavità dentali.

Gli effetti nocivi dello zucchero

Ma forse è meglio fare un passo indietro per capire quello che si nasconde dietro un alimento tanto contestato.

«Lo zucchero è un glucide composto da una o due unità, i saccaridi, che sono molecole base che compongono i carboidrati. Se ne abbiamo una o due unità abbiamo, appunto, uno zucchero. Gli zuccheri sono gli elementi base dei carboidrati, che possono essere monosaccaridi o zuccheri semplici (come fruttosio, glucosio e galattosio), disaccaridi (come saccarosio, lattosio e maltosio), o polisaccaridi o carboidrati complessi (come amidi e maltodestrine). Quando parliamo di zuccheri parliamo essenzialmente di glucosio e fruttosio».

Ecco perché lo ZUCCHERO potrebbe essere rischioso per la salute

Secondo quanto dimostra un’evidenza scientifica, la lavorazione industriale (estrazione, purificazione o alterazione) dei cosiddetti cibi ultraprocessati costituirebbe un rischio per salute. In particolare lo zucchero è responsabile del 40% dell’aumento di rischio. Catalogati come “nocivi”, parliamo proprio degli zuccheri semplici

«Quello che davvero è nocivo è lo zucchero nascosto nel cibo raffinato, o aggiunto in modo discrezionale. Lo zucchero si trova nelle bevande gassate, per esempio, in molti prodotti da forno, anche se portano la dicitura ‘senza zucchero’. Nel 2015 le nuove linee guida per una sana alimentazione hanno ridotto dal 15 al 10% la quota quotidiana suggerita di zuccheri semplici a rapido assorbimento rispetto al fabbisogno calorico giornaliero. E una ulteriore riduzione del 5% va ad apportare ulteriori benefici per la salute». «Gli zuccheri si nascondono proprio nelle etichette. Vengono identificati con vari termini, solitamente che finiscono in -osio: glucosio, saccarosio, destrosio, fruttosio, maltosio, lattosio. Ma anche gli sciroppi, come quello di fruttosio, di glucosio, di mais, di caramello, d’agave, d’acero sono zuccheri. O anche gli zuccheri della frutta, ovvero il fruttosio, lo zucchero d’uva, zucchero della mela sono zuccheri».

Tumore e zucchero, un binomio letale

Dagli effetti dannosi sul nostro corpo ai notevoli benefici di una dieta priva di zuccheri. Infatti, le cellule tumorali si nutrono di glucosio e muoiono in assenza di esso perché, da sole, non riescono a sintetizzare lo zucchero.

«Il fruttosio è metabolizzato quasi esclusivamente dalle cellule del fegato. Un alto contenuto di fruttosio impatta fortemente sulla risposta insulinica, manifestando poi l’insulino-resistenza: l’insulina lavora meno e non è in grado di fare entrare il glucosio nelle cellule che lo metabolizzano e digeriscono. Il glucosio resta così in circolo, creando iperglicemia, fino ad arrivare al diabete di tipo 2, alla steatosi epatica e alla sindrome metabolica, ad uno stato infiammatorio generale dell’organismo».

ZUCCHERO e TUMORE: ecco come ne influenza la nascita

 

E di conseguenza, stimolando l’infiammazione generale dell’organismo, una dieta ricca di zuccheri potrebbe incrementare l’insorgenza di forme tumorali

«Certo, un eccessivo consumo di zuccheri può portare, a lungo termine, anche allo sviluppo di alcuni tipi di tumore, perché il tumore si nutre di zucchero. Nel caso di recidive di tumore, infatti, si consiglia proprio l’abolizione di zuccheri a rapido assorbimento». Per contro «Una dieta priva di zuccheri aggiunti abbassa il rischio di tutte queste patologie. Tra gli effetti ci sono anche una pelle più sane e bella, un calo ponderale, un miglioramento del tono dell’umore e delle funzioni cerebrali, ma anche della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti, e si hanno meno problemi di gonfiore addominale».

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Per approfondimenti:

Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"

Fondazione AIRC "Lo zucchero favorisce la crescita dei tumori?"

Il Messaggero "I cibi industriali aumentano il rischio di morte, zucchero responsabile del 40%"

LEGGI ANCHE: Tutta l’amara verità sullo zucchero: dai rischi per la salute alla dipendenza

Ricercatori: ecco perché senza zuccheri e amidi il tumore muore e aumenta la nostra longevità

Troppi zuccheri possono provocare lo sviluppo del cancro

 

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L’insuccesso della perdita di peso potrebbe essere proprio dovuto a una carenza di vitamina D. Per contro, un sufficiente livello di vitamina D, faciliterebbe il dimagrimento. Diversi studi e molti nutrizionisti evidenziano l’alto potere dimagrante di questa importante vitamina: il rapporto tra massa grassa e massa magra è bilanciato nei soggetti con alte dosi di vitamina nel sangue. Questi soggetti risultano normopeso e non tendono quindi ad ingrassare, al contrario di chi, invece, è obeso o in sovrappeso presenta bassissimi valori di vitamina D nel sangue. Tra le ricerche presentate a ECO2015, anche uno studio tutto italiano della Fondazione IRCCS Ca’ Granda dell'Ospedale Maggiore Policlinico che ha mostrato come nei soggetti sovrappeso o obesi con deficienza di vitamina D l’integrazione sia di aiuto per liberarsi dei chili di troppo. Sostanzialmente, questa vitamina contribuisce alla perdita di peso corporeo perché stimola la leptina, particolare ormone che riduce la fame e aumenta il senso di sazietà. Inoltre, riduce la formazione di molecole proteiche come le chitochine, responsabili della formazione del grasso, soprattutto quello addominale. Le persone in sovrappeso soffrono maggiormente di carenza di vitamina D. Inoltre, bassi livelli di vitamina D e sovrappeso sembrano favorire l’insorgenza della sindrome metabolica e del diabete mellito di tipo 2.

4a Puntata "LE VERE CAUSE DELLA OBESITA'" de IL CERCA SALUTE

In altre parole, riportare la vitamina D a livelli ottimali promuove la perdita di peso, potenzia gli effetti di una dieta ipocalorica e migliora il profilo metabolico. Quindi, «tutte le persone obese dovrebbero controllare i propri livelli di vitamina D e, in caso di deficit, assumere supplementi» spiega Luisella Vigna, a capo dell’indagine e responsabile del Centro Obesità e Lavoro del Dipartimento di Medicina Preventiva, Clinica del lavoro dell’Ospedale Maggiore Policlinico. Come già detto, al contrario di altri nutrienti, la vitamina D agisce più come un ormone, prodotto dal nostro corpo miscelando altri prodotti chimici. Quindi è fondamentale per la regolazione e l’assunzione di calcio e contribuisce al benessere di denti e ossa. Nello specifico, è formata da un gruppo vitaminico di 5 pro-ormoni inattivi (D1-D2-D3-D4-D5) che si attivano con la luce solare. Questa preziosa vitamina ha un effetto benefico sulla longevità ed è fondamentale per il corretto funzionamento del sistema cardiocircolatorio e per la protezione di cuore e cervello, oltre ad essere utile per aumentare le difese del sistema immunitario, riducendo così il rischio di ammalarsi. Inoltre, previene gravi patologie tra cui diversi tipi di tumori ed è essenziale per il sistema nervoso. Infine, la vitamina D diminuisce anche ansia e depressione.

Aumento di peso? Carenza di vitamina D

Un recente studio pubblicato sul Nutrition Journal dimostra che a un aumento dell’assunzione di vitamina D segue una riduzione della percentuale di grasso corporeo. Questo processo si verifica principalmente perchè la vitamina D influenza la conservazione e la produzione di grassi nel corpo e impatta in diversi modi su altri ormoni (come ad esempio il testosterone) e neurotrasmettitori (come la serotonina) nel corpo. Mentre il testosterone è noto per la sua capacità di ridurre il grasso corporeo e promuovere la perdita di peso aumentando il metabolismo e bloccando la formazione di nuove cellule adipose, la serotonina riduce l’appetito e l’apporto calorico aumentando e prolungando il senso di sazietà e regolando anche il ritmo del sonno. L'assorbimento nel tessuto adiposo e nei muscoli scheletrici rappresenta la rapida scomparsa postprandiale della vitamina D dal plasma e probabilmente spiega anche perché un aumento dell'adiposità provoca un arresto della vitamina D (Jones, 2008). Tra le tante conseguenze dell’ipovitaminosi D, oltre a sovrappeso e obesità, depressione, Alzheimer (la carenza di vitamina D viene associata all’aumento del rischio di ammalarsi di Alzheimer), rischi per il cuore (diverse ricerche evidenziano che bassi livelli di vitamina D potrebbero essere dannosi per il cuore) e rischio sclerosi multipla (soprattotto per le donne). La carenza di vitamina D provoca anche una mineralizzazione inadeguata dello scheletro. Comunemente indicato come rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti.

L'importanza della Vitamina D - intervista ad Adriano Panzironi

Cibo, integrazione e fattori che influenzano la sintesi


Le fonti di vitamina D includono cibo e integratori alimentari; pertanto, l'assunzione completa di vitamina D riguarda il contributo dietetico combinato di alimenti e integratori. Ci sono poi alcune fonti alimentari naturali di vitamina D. Queste includono pesce grasso, olio di fegato di pesce e tuorlo d'uovo. Alcuni alimenti sono, tuttavia, arricchiti con vitamina D. Il riconoscimento dell'importanza della vitamina D per la prevenzione del rachitismo risale agli anni '20, (Steenbock e Black, 1924), la fortificazione con vitamina D di alcuni alimenti è stata avviata su base volontaria. La produzione di vitamina D3 nella pelle dipende dalla quantità di radiazioni UVB che raggiungono il derma e dalla disponibilità di 7-deidrocholesterol (Holick, 1995). Pertanto, il livello di sintesi è influenzato da una serie di fattori, tra cui la stagione dell'anno, la pigmentazione della pelle, la latitudine, l’uso di creme solari, l’abbigliamento e la durata dell’esposizione. Anche l'età è un fattore, in quanto la sintesi di vitamina D diminuisce con l'avanzare degli anni (MacLaughlin e Holick, 1985).

Il mio medico - Tutti i benefici della vitamina D

A causa della sua natura liposolubile, la vitamina D viene assorbita con altri grassi alimentari nell'intestino tenue (Haddad et al., 1993 ; Holick, 1995). Un assorbimento efficiente dipende dalla presenza di grasso nel lume, che provoca il rilascio di acidi biliari e lipasi pancreatica (Weber, 1981 e 1983). A loro volta, gli acidi biliari iniziano l'emulsificazione dei lipidi, la lipasi pancreatica idrolizza i trigliceridi in monogliceridi e acidi grassi liberi e gli acidi biliari supportano la formazione di micelle contenenti lipidi che si diffondono negli enterociti. I primi studi hanno dimostrato che la vitamina D3 è comparsa quasi esclusivamente nei linfatici e nella frazione chilomicronica del plasma; inoltre, i soggetti con insufficiente rilascio di acido biliare o insufficienza pancreatica hanno entrambi dimostrato un assorbimento significativamente ridotto di questa vitamina (Thompson et al., 1966; Blomstrand e Forsgren, 1967; Compston et al., 1981). Successivamente, altri studi clinici e sperimentali su animali hanno confermato che la vitamina D viene assorbita nel modo più efficiente se consumata con alimenti contenenti grassi (Weber, 1981 ; Johnson et al., 2005 ; Mulligan e Licata, 2010) e, al contrario, che un agente dimagrante che blocca l'assorbimento dei grassi compromette anche l'assorbimento della vitamina D (James et al., 1997 ;McDuffie et al., 2002).

Ruolo della vitamina D sul sistema immunitario e nelle malattie dermatologiche

 

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Per approfondimenti:

NCBI "Dietary Reference Intakes for Calcium and Vitamin D"

GreenMe "La carenza di vitamina D potrebbe essere il motivo per cui non riesci a perdere peso. Lo studio"

Blasting News "La vitamina D brucia i grassi e fa perdere peso"

La Stampa "Scatta l’allarme obesità: è la regina di ogni malattia eppure la sottovalutiamo"

Blasting News "Vitamina D, insufficiente negli obesi e nella chirurgia bariatrica"

BBC Future "How staying indoors affects your immune system"

LEGGI ANCHE: Vitamina D, gli scienziati: dopo l'isolamento, "bagni di sole" e integrazione

Obesità e altri disordini metabolici: in Italia, un morto ogni 10 minuti

Il miracolo della vitamina D: aumenta il sistema immunitario da 3 a 5

Sport e vitamina D: riduce il rischio di fratture ed aumenta la tonicità muscolare

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Non fa ingrassare, se assunto con moderazione. A sfatare un mito legato al consumo di vino, due recenti studi, l’uno condotto dai ricercatori del Washington State University e l’altro da scienziati della Harvard Medical School, il resveratrolo, un polifenolo presente nel vino rosso aiuterebbe a perdere peso. Il resveratrolo è un tipo di antiossidante presente nella maggior parte dei frutti. Questo polifenolo, che si trova in soprattutto nell’uva, consentirebbe di trasformare il grasso bianco, correlato al diabete e all’obesità, in grasso beige che brucia calorie invece di memorizzarle e permettere di perdere peso con maggiore facilità. Lo studio del Washington State University condotto sui topi, ha dimostrato come questi hanno registrato un miglioramento aggiungendo una modesta quantità di resveratrolo nella loro dieta, riducendo il rischio di sviluppare obesità del 40%. I ricercatori hanno scoperto che il resveratrolo ha sviluppato una quantità maggiore di grasso beige nelle cavie.

Min Du, professore di scienze animali e lo scienziato Songbo Wang i due scienziati della Washington State University hanno dimostrato che bacche, uva e altri frutti convertono il grasso bianco in eccesso in grasso beige, attivo a combustione energetica, che brucia calorie, fornendo nuove strategie per la prevenzione e il trattamento dell'obesità. Precedenti studi hanno suggerito che il resveratrolo può aiutare a prevenire l'obesità, ma non è chiaro come sia stato. Gran parte della ricerca, compresi studi altamente pubblicizzati sul vino, ha utilizzato concentrazioni molto elevate di resveratrolo - molto più di quanto un essere umano potrebbe consumare in una dieta normale. Un altro studio, è stato condotto ad Harvard su 20.000 donne. Ha dimostrato che le donne che consumavano vino avevano un probabilità ridotta del 70% di sviluppare l’obesità. Gli studiosi hanno scoperto che bere vino rallentava l’aumento di peso nelle donne. Tra le tante proprietà del resveratrolo quella rallentare l'invecchiamento e combattere il cancro, le malattie cardiache, il morbo di Alzheimer, l'obesità e il diabete.

L'elisir di lunga vita

Da anni oggetto di studio, in virtù delle notevoli proprietà benefiche per la salute oltre alla facile reperibilità in natura. Tra le principali proprietà del resveratrolo vi è la sua funzione antiossidante, ovvero protegge dai danni causati dall’ossidazione. È infatti in grado di inibire la sintesi dei radicali liberi, molecole alla base dell’invecchiamento cellulare. Da non trascurare poi, le sue proprietà anti-cancerogene. Tra le modalità di intervento, la capacità di bloccare i processi alla base della genesi dei tumori e la relativa progressione. Potente antinfiammatorio e valida alternativa all’uso dei farmaci. Protegge il sistema cardiovascolare, limitando i danni che l’invecchiamento esercita sui vasi sanguigni. Ma non è tutto. Il resveratrolo è anche un potente alleato del sistema nervoso contro i danni delle malattie neurodegenerative. Altra capacità, la sua azione immunomodulante in grado di regolare il sistema immunitario e influenzare il funzionamento dei linfociti. Da non trascurare poi, la sua funzione antimicrobica.

«Solo nel 1992 si è iniziato a parlare di resveratrolo come principio attivo di grande interesse per la salute umana, quando dei ricercatori hanno tentato di dare una risposta al paradosso francese» spiega Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. «Difatti nella comunità medica non si riusciva a comprendere come fosse compatibile una bassa mortalità da infarto coronarico in Francia (a confronto di altri paesi) valutando gli alti livelli di consumo di grassi saturi e nicotina (in linea con gli altri paesi occidentali)». Tale controtendenza, spiega Panzironi nel libro, fu attribuita al consumo di vino rosso, dimostrando che il resveratrolo protegge le persone dalle malattie cardiovascolari, nonostante un’alimentazione ricca di grassi ed un uso elevato di nicotina. Tale principio attivo si trova infatti principalmente negli acini dell’uva rossa ed è trasferito nel vino rosso grazie alla fermentazione del mosto a contatto con le bucce dell’uva (il vino bianco prodotto senza questa tecnica non contiene il resveratrolo). «Tale principio attivo - si legge nel libro - appartiene alla famiglia dei fenoli non flavonoidi e a seguito di tale ricerca sono stati realizzati altri studi in tutto il mondo, concentrati più specificatamente sulle capacità antinfiammatorie, fluidificanti, antitumorali, antitrombotiche, antiossidanti ed antidiabetiche del resveratrolo».

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«È stato riscontrato - spiega ancora nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - che esercita effetti protettivi nei confronti della pelle (derma) preservandola dall’invecchiamento. Il resveratrolo inibisce l’apoptosi delle cellule migliorando la disfunzione mitocondriale e bloccando le radiazioni. Inoltre il resveratrolo stimola la produzione di collagene oltre che inibire l’espressione delle proteasi, responsabili della degradazione della matrice collagenica. Migliora il microcircolo che nutre la cute, rigenerando l’elasticità dei vasi periferici, permettendo l’aumento dell’ossigenazione. La sua molecola è utilizzata nel trattamento delle dermatiti seborroiche ed irritative dell’eczema. - È stato provato da diversi studi clinici che il resveratrolo è un potente antiossidante, superiore alla vitamina C ed al Beta-carotene (vitamina A), perché sviluppa con esse un’azione sinergica. Agisce inoltre inibendo la perossidazione delle lipoproteine (Ldl). - È considerato un ottimo rimedio anti-età per la sua capacità di rallentare gli effetti dell’invecchiamento». 

All’Università di Maastricht hanno condotto uno studio somministrando il resveratrolo per un solo mese a persone obese, a rischio di diabete, ictus e con malattie cardiocircolatorie. I ricertatori hanno riscontrato una riduzione della pressione arteriosa, una diminuzione degli zuccheri nel sangue ed un miglioramento del metabolismo dei grassi. «Al resveratrolo - evindenzia ancora Panzironi nel libero - è anche riconosciuta la capacità di vasodilatatore, d’inibire l’aggregazione piastrinica e come ottimo fluidificatore del sangue, capace di limitare l’insorgenza di placche trombotiche (vaso epitelio-protettivo)». Anche lo studio presentato all’Ada nel 2010 dallo scienziato Jill P. Crandall, che ha sottoposto, per settimane, i pazienti anziani a un supplemento di resveratrolo, ottenendo così una riduzione del picco glicemico post-pasto pari al 10% e dimostrando, di conseguenza, un miglioramento della sensibilità insulinica. È stato inoltre dimostrato come l’azione antiossidante del resveratrolo abbia un effetto protettivo contro le malattie neurodegenerative (Alzheimer) e ne contrasto delle infezioni virali e fungine. Per quanto riguarda i tumori, infine, il resveratrolo impedisce la trasformazione di alcune sostanze in sostanze cancerogene. Inoltre, la somministrazione di resveratrolo, inibisce lo sviluppo di varie forme tumorali. 

«I polifenoli nella frutta, incluso il resveratrolo, aumentano l'espressione genica che migliora l'ossidazione dei grassi alimentari in modo che il corpo non venga sovraccaricato», spiega Du. «Trasformano il grasso bianco in grasso beige – continua l’esperto - che brucia i lipidi come calore, aiutando a mantenere il corpo in equilibrio e prevenire l'obesità e le disfunzioni metaboliche». I due ricercatori hanno anche dimostrato che questa transizione del grasso bianco in grasso beige sarebbe stimolata stato recentemente pubblicato sull'International Journal of Obesity è stato finanziato dal National Institutes of Health, dalla National Natural Science Foundation of China e da una borsa di studio interna sulla ricerca emergente del WSU College of Agriculture, Human and Resource Sciences. Uno studio recente dell’Università di Maastricht in Olanda ha indagato gli effetti positivi che deriverebbero dall’assunzione del resveratrolo. Dallo studio emergerebbe l’abbassamento dei livelli di grassi e zuccheri nel sangue e della pressione sanguigna.

Tutti i benefici del vino rosso

Al via con l’elisir dell'eterna giovinezza. Tra i segreti di lunga vita, il classico bicchiere di vino rosso a pasto rinforza il sistema immunitario, Dai polifenoli al resveratrolo, ritardano l’invecchiamento cellulare e prevengono le malattie cardiovascolari. Già gli antichi egizi, intorno al 3150 a.C., utilizzavano le proprietà benefiche del vino, impreziosito da erbe e resine di vario genere per ottenere una miriade di effetti salutari. È quanto si legge dallo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) della Pennsylvania (Usa). Inoltre, gli effetti positivi del consumo moderato di vino sono stati confermati da numerose ricerche scientifiche.

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Sul vino, e ancor più, sul resveratrolo, come importante antiossidante con effetti benefici sull'apparato cardiovascolare interviene anche la Coldiretti: «E' soprattutto questa sostanza, presente in particolare nel vino rosso, ad avere un'influenza positiva sulla salute, dimostrata dal cosiddetto paradosso francese: oltralpe, infatti, si soffre meno di disturbi cardiovascolari nonostante il consumo di cibi grassi, perché si beve molto vino rosso. «Recenti studi medici – continua la nota della Coldiretti -, hanno poi stabilito che il consumo prolungato di vino determina modificazioni strutturali a carico di componenti del sangue: i globuli rossi, le piastrine e altri fattori della coagulazione provenienti dal sangue di persone considerate 'bevitori abituali', hanno una resistenza superiore nei confronti di stimoli ossidativi rispetto alle cellule sanguigne degli astemi». «Altri filoni di ricerca sono quelli sulle proprietà anti-invecchiamento delle cellule, sulla cosmesi, sulla chirurgia plastica, sulla prevenzione dei tumori e dello stress e sugli allergeni» conclude il comunicato.

I notevoli benefici del resveratrolo nel vino sono già stati dimostrati 20 anni fa con una ricerca pubblicata sulla rivista medica The Lancet. Quindi, non solo non influisce sull’aumento di peso, ma non fa male. Bere vino rosso fa bene alla salute. Ampiamente dimostrato negli ultimi anni con una serie di ricerche che bere vino con moderazione potrebbe aiutare a ridurre i rischi di alcune patologie cardiache. Secondo una serie di studi, il vino aiuterebbe a ridurre anche il rischio di ictus e questo perché trattiene il colesterolo buono HDL nel sangue. Dimostrata anche la sua capacità di limitare il rischio di alcuni tipi di sviluppare il diabete di tipo 2, di cancro, di demenza e morbo di Alzheimer. Oltre a una diminuzione di probabilità di diventare depressi. Ancora più iportante, il contenuto polifenolico presente in tutti i frutti, anche se i più ricchi sono ricchi di mirtilli, fragole, lamponi, uva e mele.

I tre tipi di grassi

I ricercatori hanno sempre ipotizzato che esistessero solo due tipi di grassi, ha affermato il grasso bianco, in cui i lipidi sono immagazzinati come energia e il grasso bruno che brucia i lipidi per produrre calore. Diversi anni fa, è stato scoperto il grasso beige, che si trova tra il grasso bianco e quello marrone. Il ricercatore sostiene che il grasso beige sia generato dal grasso bianco in un processo chiamato "doratura". «Il resveratrolo – evidenzia Du - può migliorare questa conversione del grasso bianco in grasso beige e, quando si hanno alti tassi di doratura, può parzialmente prevenire l'obesità». Du sostiene che il grasso bianco sia protettivo quando sano. Tuttavia, una quantità elevata comporterebbe squilibri e malattie. «La teoria attuale – continua lo studioso - è che quando mangiamo eccessivamente, i lipidi extra vengono immagazzinati nel grasso bianco. Con l'obesità, le cellule adipose si allargano a un punto in cui sono sature e non riescono ad assorbire lipidi». L’esperto spiega che man mano che le cellule adipose si sovraccaricano e muoiono, rilasciano tossine e causano infiammazioni che portano a problemi di salute come l'insulino-resistenza e il diabete. «I polifenoli come il resveratrolo sono buoni in quanto migliorano l'ossidazione del grasso in modo che non venga sovraccaricato. L'eccesso viene bruciato come calore », conclude il ricercatore. Tuttavia, ricordiamo che per chi ha problemi di obesità o è alle prese con una dieta dimagrante, sarebbe opportuno evitare il consumo di bevande alcoliche. In particolare, dovrebbero astenersi dal bere alcolici le donne in gravidanza e in allattamento, i bambini e gli adolescenti.

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Per approfondimenti:

Washington State University "WSU scientists turn white fat into obesity-fighting beige fat"

Ragusa News "Dieta e bevande alcoliche: quanto sono caloriche?"

Viversano "Resveratrolo, potente antiossidante naturale: ecco proprietà, benefici e come integrarlo"

Tuo Benessere "Vino rosso, una medicina già per gli antichi egizi"

MSN Lifestyle "Resveratrolo benefici: efficace contro ipertensione e obesità"

La Stampa "Svelato il segreto del perché il resveratrolo fa bene alla salute"

Letto Quotidiano "Bere vino rosso fa dimagrire: uno studio rivela il vero potere della nota bevanda"

LEGGI ANCHE: Il resveratrolo efficace come anti-età e per dimagrire

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University of Missouri: Il Resveratrolo ottimo nella lotta contro il cancro alla prostata

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Sovrappeso, diabete di tipo 2, problemi al cuore e carie sono i pericoli a cui va incontro chi mangia troppo zucchero. Le cellule tumorali si nutrono di glucosio e muoiono in assenza perché, da sole, non riescono a sintetizzare lo zucchero. Lo dimostrano gli esperimenti condotti in laboratorio. Se non possiamo dare per certo che lo zucchero favorisca la crescita di tumori, possiamo affermare, tuttavia, che gli studi mostrano la relazione tra un alto consumo di cibi che alzano l'indice glicemico e la produzione di molecole che promuovono infiammazione e crescita cellulare.

A tal proposito, una spiegazione esaustiva sull’argomento viene fornita dall’AIRC: «Le cellule utilizzano il glucosio come fonte energetica e questo ha dato origine all'ipotesi che un consumo eccessivo di zuccheri possa fungere da “benzina” per i tumori, aumentando sia il rischio di ammalarsi sia la gravità della malattia». «Il glucosio e il fruttosio – si legge nel comunicato dell’AIRC - sono in grado di aumentare la concentrazione di insulina nel sangue. L’insulina è responsabile della produzione di fattori che favoriscono l’infiammazione e la crescita delle cellule, e queste condizioni a loro volta possono stimolare lo sviluppo di tumori».

L’indice glicemico e la crescita molecolare

L'insulina è l'ormone prodotto dal nostro organismo in risposta all'aumento di zuccheri nel sangue (glicemia) e per questo è considerata un ormone chiave nella relazione tra cibo e cancro. Inoltre favorisce la produzione di un altro fattore di crescita (IGF-1), fertilizzante per le cellule cancerose. Alcuni tumori, come per esempio quello del seno, risultano quindi, in alcuni studi, più strettamente legati al consumo di zuccheri. Infatti, le cellule cancerose utilizzano il glucosio in modo diverso, attraverso un processo chiamato glicolisi che avviene al di fuori dei mitocondri. E, proprio per questo, il glucosio è considerato come il carburante cellulare. Proprio per questo si consiglia di evitare il consumo di dolci o caramelle. E oltre ai benefici a livello generale è sicuramente un buon modo per combattere l'obesità

In Occidente si mangia troppo zucchero: ecco tutti i rischi per la salute. È ormai acclarato che lo zucchero faccia male e non poco. Tra le maggiori (cor)responsabilità di questa sostanza possiamo annoverare l’obesità, il diabete, i disturbi cardiovascolari, le carie ai denti. E poi, come se non bastasse, provoca dipendenza! Quindi, sarebbe buona cosa, iniziare a cambiare le nostre abitudini alimentari. Cos'è lo zucchero? Lo zucchero è un tipo di carboidrato presente in natura in moltissimi alimenti, tra cui frutta, verdura e latticini. Ma è anche aggiunto artificialmente a moltissimi altri, tra cui pane, bevande analcoliche, salse, snack e condimenti. Lo zucchero aumenta significativamente l’apporto calorico degli alimenti senza aumentarne alcun le proprietà nutritive.

Aumento di peso, diabete, problemi cardiaci e carie

Nel 2016, un’interessante ricerca pubblicata sul British Medical Journal, dimostrava come l’assunzione di zuccheri o di bevande zuccherate fosse un fattore determinante nell’aumento del peso. Inoltre, lo zucchero sembra avere influenza anche sui meccanismi biologici che regolano l’appetito. Avendo la capacità di digerire molto velocemente gli alimenti e le bevande contenenti zuccheri, lo stimolo della fame tende a tornare più frequentemente, innescando così un circolo vizioso. Ovvero, l’organismo scompone tutti i carboidrati nei loro elementi costitutivi e ciò che resta è il glucosio che viene poi metabolizzato grazie all’insulina. Quest’ultima permette l’apporto di zuccheri alle cellule sotto forma di energia. In sintesi, più zuccheri mangi, più insulina verrà prodotta. E di conseguenza, un consumo eccessivo di zuccheri altera il livello di insulina nel sangue facendolo aumentare drasticamente. Dopo aver ridotto la combustione del grasso corporeo, il tasso di insulina scende al minimo, causando così, un nuovo attacco di fame.

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Altra correlazione evidenziata è quella tra il consumo di bevande zuccherate e il diabete di tipo 2. Attenzione, stando alle ricerche condotte fino ad oggi: lo zucchero, in sé, non provoca l’insorgenza del diabete, ma ne aumenta il rischio. Uno studio pubblicato nel 2010, condotto su un campione di oltre 300mila persone, ha svelato che i soggetti che consumano 1 o 2 bevande zuccherate al giorno hanno un rischio di sviluppare il diabete maggiore del 26% rispetto a quelli che ne consumano meno, o non ne consumano affatto. Ancora una volta, quindi, la raccomandazione è di evitarle.

Tra le causa più comuni di morte precoce associate al consumo di bevande zuccherate sono le malattie cardiovascolari. A risentire della dieta ad alto contenuto di zuccheri, anche il cuore aumentando, di conseguenza, il rischio di disturbi cardiovascolari. Scientificamente dimostrato dall’American Heart Association , altresì che, chi segue un’alimentazione ricca di zuccheri può soffrire di malattie cardiache con frequenza significativamente maggiore rispetto a chi ne assume meno. La ricerca dimostra che le persone che bevono abitualmente bevande zuccherate corrono maggiori rischi rispetto a chi le consuma sporadicamente. Le donne poi, sembrano essere più a rischio degli uomini.

Non dimentichiamo poi che i batteri presenti nella bocca reagiscono con la sostanza zuccherata ingerita e formano uno strato di placca sui denti: questa reazione provoca il rilascio di un acido che, a lungo andare, danneggia i denti, provocando carie e cavità dentali. Per prevenirle è necessaria una corretta e frequente igiene dentale oltre, ovviamente a evitare dolci e bibite zuccherate.

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Per approfondimenti:

Fondazione AIRC "Lo zucchero favorisce la crescita dei tumori?"

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