Sarcopenia per gli esperti del settore, ma per tutti gli altri questa condizione è meglio nota come riduzione della massa muscolare. Un altro nome che si aggiunge alla lista di malattie, oltre a obesità e patologie cardiovascolari che ci rendono maggiormente vulnerabili al rischio Covid e alle sue capacità di generare gravi complicazioni nei pazienti ospedalizzati. Ennesima evidenza scientifica, anche questa, dimostrata da uno studio italiano coordinato dall’Istituto Galeazzi e dal Policlinico San Donato, in collaborazione con l'Università di Milano. Insomma, dati alla mano, anche una massa muscolare ridotta si è rivelata quindi un fattore prognostico negativo nei pazienti affetti da questa grave infezione, esattamente, come dimostrato, accade in altre patologie e principalmente in ambito oncologico. La ricerca ha coinvolto 552 pazienti, di cui 364 uomini (con età media di 65 anni), ricoverati durante la prima ondata della pandemia nel periodo febbraio-aprile 2020. L’analisi dei parametri si è basata su un modello statistico che ha incrociato le informazioni relative allo stato della muscolatura, ottenute grazie alla Tac toracica eseguita per verificare la presenza di polmonite, con alcuni dati fisici e clinici di ciascun paziente. Lo studio ha messo in luce un’associazione significativa tra la ridotta massa muscolare e l’insorgenza di complicanze da Covid. Teoria che si lega a quella di uno studio inglese che ha valutato l'impatto dell'inattività sulla gravità della malattia. La ricerca pubblicata sul British Journal of Sports Medicine dimostra che chi non pratica attività sportiva ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva.
Parliamo di "SARCOPENIA" nella puntata n°30 de "Il Cerca Salute"
Non sottovalutare le conseguenze dell’invecchiamento. Oltre alla perdita della massa muscolare anche la conseguente diminuzione della forza. L'avanzamento dell'età adulta è associato a profondi cambiamenti nella composizione corporea, la cui componente principale è una diminuzione della massa muscolare scheletrica. Questa perdita legata all'età nel muscolo scheletrico è stata definita sarcopenia. Questa malattia si origina prevalentemente in tre step: il muscolo viene lentamente sostituito da tessuto adiposo (grasso), le giunzioni tra fibre muscolari e nervose (giunzione neuromuscolare) tendono a degenerare e di conseguenza, aumenta lo stress ossidativo a carico delle fibre muscolari. Si tratta di un processo fisiologico che inizia sostanzialmente dopo i 30 anni di età per poi procedere più rapidamente una volta superata la soglia dei 70. A questo si aggiunge una conseguente perdita di forza pari al 20% entro i 60 anni e al 50% intorno agli 80 anni. Da qui l’importanza di rallentare l’avanzamento di questa patologia invalidante attraverso la costante attività fisica ed una corretta alimentazione in modo tale da evitare che tale condizione degeneri rapidamente in una sindrome da fragilità dell’anziano con conseguente disabilità. Tra le cause principali la scarsa attività motoria e tutte quelle patologie che causano un malassorbimento intestinale come ad esempio diverticolite, malattie infiammatorie croniche dell’intestino (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa) e disturbi intestinali. Tra i primi sintomi, invece, debolezza, stanchezza, atrofia muscolare e graduale perdita della forza.
Oltre alla funzione che svolge nei confronti del metabolismo energetico, il muscolo scheletrico e il suo declino correlato all'età possono contribuire a importanti cambiamenti associati all'avanzare degli anni come la riduzione della densità ossea, della sensibilità all'insulina e della capacità aerobica. Un processo che è possibile, come già aticipato, rallentare grazie a un approccio combinato: corretta alimentazione, attività fisica e integrazione. Alcuni studi hanno indagato l’eventuale utilità dell’integrazione alimentare (principalmente proteica e/o amminoacidica), spesso in combinazione con un’adeguata attività fisica. Altre indagini hanno invece evidenziato come per tutelare l’anziano dal rischio di sarcopenia siano necessari almeno 1,2 g di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno (mentre nel soggetto giovane sedentario sono sufficienti meno di 1.0 g per chilogrammo di peso al giorno). Alle proteine (anche e soprattutto di origine vegetale) bisogna poi affiancare altri macro e micronutrienti come fibre, acidi grassi, sali minerali, vitamine, ferro ed acido folico. «Una dieta nutriente over 65 – spiega il professor Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva - dovrebbe sempre prevedere l’apporto di [...] polifenoli, aminoacidi, acidi grassi essenziali, antiossidanti, omega-3, sali minerali e vitamine, coenzima Q10, steroli, selenio, acido folico e ferro insieme a supplementi proteici e a integratori specifici suggeriti dal medico di riferimento o dallo specialista».
Le tac toraciche eseguite sui pazienti affetti da Covid-19 ci hanno dato la possibilità di avere accesso a una fonte preziosa di informazioni relative allo stato dei muscoli paravertebrali - conferma Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’Unità di Radiologia diagnostica e interventistica all’Istituto Galeazzi e docente all’Università Statale di Milano -Questo ci ha permesso di validare la nostra ipotesi, ovvero che la ridotta massa muscolare sia un fattore rilevante da considerare nei pazienti Covid, come già accade per altre comorbidità. Questi risultati potrebbero essere utili ai colleghi clinici impegnati nei reparti Covid. - Lo studio ha convolto quattro ospedali, il Niguarda a Milano, l'Istituto ospedaliero di Brescia, l'azienda ospedaliero-universitaria di Novara e l'Istituto ortopedico Galeazzi nel capoluogo lombardo. - La grande sfida della pandemia ci ha mostrato nuovamente quanto sia preziosa la collaborazione tra diversi ospedali - sottolinea Simone Schiaffino, del Policlinico San Donato e primo autore della ricerca - E' il modello dello studio multicentrico che integra molteplici esperienze per uno scopo comune: ricavare dalle indagini eseguite dati utili alla prognosi, mediante un dato normalmente non considerato, lo stato muscolare, che esprime in modo efficace una possibile 'fragilità' dei pazienti, concetto quanto mai attuale in questo momento di emergenza.
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Per approfondimenti:
Il Giorno "Covid e complicanze, occhio a chi ha pochi muscoli"
La Repubblica "Covid: chi non fa attività fisica ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva"
PubMed "What is sarcopenia?"
Fondazione Umberto Veronesi "Dieta proteica e attività fisica contro la sarcopenia"
Corriere Nazionale "Covid e sedentarietà: più rischi per la salute"
Gazzetta dello Sport "Aminoacidi ramificati: la corretta integrazione per gli sportivi"
Food Spring "L’effetto degli aminoacidi nello sport"
Gazzetta dello Sport "Antiossidanti, perché sono fondamentali per gli sportivi? Ecco dove trovarli"
Vanity Fair "Quattro modi facili per aggiungere antiossidanti alla tua dieta"
Sapere e Salute "Antiossidanti"
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Salute e benessere: quando l’attività fisica migliora la qualità della vita
3 milioni in Italia e 200 milioni nel mondo occidentale. Considerata una vera e propria malattia sociale, l’endometriosi colpisce una donna su dieci. Una patologia che intacca l’apparato riproduttivo delle donne in età fertile e le accompagna dall’adolescenza fino alla menopausa, causando dolori e altri disturbi. Questa patologia invalidante impatta notevolmente sulla qualità della vita e potrebbe essere causa di sub-fertilità o infertilità (come avviene nel 30-40% dei casi). Definita dal Ministero della Salute come la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero e può interessare la donna già alla prima mestruazione (menarca) e accompagnarla fino alla menopausa. In Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva, questa patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o con difficoltà a concepire. Il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce d'età più basse. Sintomo principale, il dolore cronico e persistente, con aggravamento durante il periodo mestruale passando poi per astenia o lieve ipertermia. «L’endometriosi è una patologia ginecologica che si presenta quando le cellule endometriali che normalmente si trovano nel rivestimento uterino proliferano in altre zone, che possono essere zone pelviche, come le ovaie, o zone non pelviche, per esempio a livello intestinale o renale», spiega in un’intervista a Gazzetta Active la dottoressa Alice Cancellato, biologa nutrizionista del Centro scienze della natalità e ginecologia oncologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano – Gruppo San Donato.
L'INFIAMMAZIONE CRONICA, le vere cause del killer silenzioso
Ad un'alimentazione sana, composta principalmente da alimenti antinfiammatori in grado di contrastare questa patologia, contribuiscono i dati raccolti dal Progetto Nutrizionale della Fondazione italiana endometriosi. Insomma, uno stile alimentare sano e corretto per ridurre i sintomi di questa malattia e limitare così il consumo di farmaci, ormonali, antidolorifici o antinfiammatori. L’alimentazione come mezzo per ridurre i sintomi di questa malattia. Il segreto è presto detto: ridurre i cibi che favoriscono l’infiammazione e puntare su quelli antinfiammatori, in grado di diminuire i livelli di estrogeni. Aumentare, quindi, il consumo di verdura, frutta secca, pesce azzurro e avocado, ricchi di omega 3 dall’azione antinfiammatoria. Eliminare, invece, gli zuccheri perché favoriscono i processi infiammatori e tutti i carboidrati insulinici. Altro sostegno importante in questa estenuante battaglia è quello fornito dagli integratori alimentari che, riducendo l’infiammazione e i dolori, incidono sulla percentuale di sviluppo della malattia stessa. Correre ai ripari con gli amici del benessere e non sottovalutare i sintomi predittivi di questa patologia come dismenorrea (dolore pelvico durante il ciclo mestruale), dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), dolore pelvico cronico, mestruazioni abbondanti, perdite di sangue tra un flusso e l'altro, costipazione, diarrea, difficoltà a rimanere incinta. Ma anche stanchezza fisica cronica e disturbi dell'attenzione.
Originata dallo stimolo degli estrogeni, l’endometriosi è tra le patologie femminili più comuni.
Lo stimolo degli estrogeni stimola la proliferazione delle cellule endometriali. Proprio per questo colpisce le donne in età fertile, e nel momento in cui la produzione di estrogeni si abbassa, come in menopausa, i sintomi si riducono. Quando parlo di sintomi intendo sintomi importanti, che spesso incidono sulla qualità della vita della paziente. Si tratta di dolori molto forti in prossimità e durante la mestruazione, dolori che rendono difficili anche normali attività quotidiane e che possono colpire anche durante i rapporti sessuali. Questa patologia può anche provocare difficoltà di concepimento, tanto che talvolta alle giovani pazienti viene suggerita la crioconservazione. E ci possono essere ripercussioni anche a livello intestinale, con sindrome del colon irritabile.
OMEGA 3, ecco perché è importante integrarli per la nostra salute
Ecco come incide l’alimentazione e quali sono i cibi da preferire in una dieta per contrastare questa sintomatologia:
L’alimentazione incide molto, perché è in grado di ridurre (o di aumentare) i livelli di infiammazione. La dieta anti endometriosi, quindi, deve essere antinfiammatoria e particolarmente ricca di vitamine A, C ed E. Inoltre è bene evitare il sovrappeso perché gli estrogeni vengono prodotti anche dal tessuto adiposo, e in caso di eccesso ponderale si rischia un peggioramento dei sintomi dell’endometriosi. – Tra gli alimenti raccomandati, poi - sicuramente sono fondamentali tutti gli alimenti ricchi di acidi grassi omega 3, grassi buoni che stimolano la produzione di prostaglandine antinfiammatorie, mediatori chimici dell’infiammazione che possono avere funzione proinfiammatoria o antinfiammatoria. Le prostaglandine proinfiammatorie vengono prodotte a partire dagli acidi grassi omega 6 e sono utili nel caso di infiammazione acuta, perché modulano la risposta immunitaria. Quando invece siamo di fronte ad una infiammazione cronica come la endometriosi abbiamo bisogno di prostaglandine antinfiammatorie e, di conseguenza, di omega 3. Questi si trovano nel pesce azzurro e nel pesce grasso pescato. Quindi attenzione al salmone allevato, che contiene più omega 6 che omega 3. Meglio evitare anche tonno e pesce spada, che contengono anche metalli pesanti. L’ideale è il pesce azzurro, come sgombro, sardine, alici. Gli omega 3 sono poi presenti anche nei semi di lino, che andrebbero consumati macinati o sotto forma di olio, nelle noci, nei semi di canapa. Anche gli acidi grassi monoinsaturi hanno proprietà antinfiammatorie e sono importanti per la fertilità, perché aiutano la attività ovarica. Gli acidi grassi monoinsaturi si trovano nell’olio extravergine di oliva, nell’avocado e nelle noci macadamia.
Per contro, invece, ci sono alimenti che favoriscono questa patologia e quindi, sarebbe meglio evitare.
Sicuramente è bene limitare gli zuccheri [...] e i latticini, che promuovono l'infiammazione. Gli alcolici andrebbero evitati, perché hanno un metabolismo epatico, abbassano la funzionalità epatica, e chi soffre di endometriosi ha bisogno di un fegato che funzioni bene per rimuovere l’eccesso di estrogeni implicati nella patologia. Attenzione anche a tutte le sostanze nervine presenti in caffè, tè e cioccolato, perché peggiorano la sintomatologia dolorosa legata all’endometriosi [...].
Gazzetta Active "Endometriosi, la dieta che la contrasta: i cibi sì e quelli che è meglio evitare"
Io Donna "Endometriosi: un aiuto dai cibi antinfiammatori"
Il Giorno "Marzo è il mese dell'endometriosi: cos'è, quali sono i sintomi, come si "cura""
Ministero della Salute "Endometriosi"
Io Donna "Giornata dell’endometriosi: che cos’è, i sintomi, le cure. Per non rassegnarsi al dolore"
Gazzetta dello Sport "Ecco la dieta antinfiammatoria, uno stile alimentare per prevenire le patologie dell’era moderna"
Sky Tg24 "I benefici delle spezie, possono aiutare a ridurre l'infiammazione"
Philippe Lagarde "Libro d'oro della prevenzione: difendere la salute con gli integratori alimentari e le vitamine"
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'Obiettivo salute': contro le patologie una dieta a basso indice glicemico
Arriva la dieta antistress. Alla riconquista delle energie perdute con vitamine e minerali
L'alimentazione, la grande alleata dei nostri occhi
Protagonista indiscussa dell’estate: la muscolatura! Da sempre fonte di benessere e di equilibrio psicofisico per antonomasia. Tra le più importanti integrazioni sportive e seconda solo alle proteine del siero di latte, ci sono gli aminoacidi. I nove, degli otto essenziali (chiamati così perché non possono essere autoprodotti dall’organismo), fondamentali per l’alimentazione umana riducono il senso di fatica, aiutano ad aumentare la capacità di recupero tra gli allenamenti, consentendo la costruzione di nuove proteine. Fenilanina, isoleucina, istidina, leucina, lisina, mietonina, trentina, tripoftano e valina. Non solo per l’attività sportiva. Infatti arginina, cisterna e tirosina sono fondamentali durante l'infanzia e lo sviluppo. Questi nutrienti devono necessariamente essere assunti con l’alimentazione o con l’integrazione. Ne sono ricche tutte le fonti animali tra cui uova e carne. Diventa necessario integrare la dieta quando lo sportivo deve far fronte a determinate esigenze, come un aumento di massa muscolare o della resistenza. L’integrazione di aminoacidi (essenziali e ramificati BCAA) è consigliata anche agli anziani con una scarsa massa muscolare o agli atleti con l’esigenza di perdere peso. Con il loro effetto anabolico impediscono al muscolo di degradarsi massivamente, specialmente nel caso di diete particolarmente restrittive.
Gli aminoacidi sono i costituenti delle proteine, il punto di partenza della sintesi proteica, quel processo attraverso il quale il muscolo si autoripara, si ricostruisce e si rinforza, in particolare a seguito dello stress indotto dall’allenamento. Assunti sia prima che dopo l’allenamento a seconda delle esigenze. Prima del workout, riescono ad incidere sul senso di fatica. Da sempre antagonisti del triptofano, un aminoacido fondamentale per la produzione di serotonina, l’ormone responsabile dell’affaticamento durante le sessioni allenanti. Quindi, se assunti prima dell’allenamento, impediscono al cervello di captare il triptofano e di conseguenza riescono a inibire il senso di fatica. Per contro, se presi nel post-workout hanno un effetto ripartivo sulle fibre muscolari permettendo al muscolo di avere una sintesi proteica ottimale. Per questo è preferibile un’assunzione bilanciata e dilazionata prima e dopo l’allenamento in modo da avere un risultato combinato tra i due effetti e migliorare così le prestazioni nel complesso.
Dalla scarsa tonicità causata da una dieta drastica a quando ci si ritrova senza energia, appesantiti o anche in sovrappeso. E ancora con l’avanzare dell’età. Il rischio in cui spesso si incorre è quello di assumere quotidianamente una quantità insufficiente di proteine e dunque di aminoacidi essenziali, gli unici che il corpo non produce da sé e che vanno obbligatoriamente introdotti dall’esterno, con i cibi giusti o con il supporto di integratori alimentari. Gli aminoacidi sono dei veri e propri pilastri, necessari per la crescita, il mantenimento e la riparazione delle cellule, per la produzione di enzimi e ormoni. Una carenza porta alla riduzione della massa muscolare e dell’efficienza fisica, a un insufficienza delle secrezioni digestive, a un abbassamento della resistenza alle infezioni e anche a ritardi dei processi che intervengono nella crescita. E ancora, i processi di invecchiamento diventano più rapidi. A subire questo deficit anche l’alterazione della regolazione del ritmo sonno-veglia con conseguenti peggioramenti nelle prestazioni intellettuali. Quindi, una loro introduzione è quasi vitale al benessere e una loro carenza potrebbe innescare minare il regolare funzionamento del nostro organismo.
Parola d’ordine: movimento! L’importante è tenersi in forma! Validi alleati per mantenere i tessuti sodi ed elastici nel tempo e sotto sforzo. Ma anche per muscoli, pelle e ossa. Muoversi è fondamentale per la salute del nostro corpo, non a caso i muscoli sono l’organo che si forma all’inizio della gestazione. Per lo stile di vita Life 120, l’attività fisica è uno dei pilastri fondamentali e il beneficio maggiore si ottiene seguendo uno specifico allenamento descritto nel libro di Adriano Panzironi Vivere 120 Anni: le verità che nessuno vuole raccontarti e nel DVD Life120 Sport. Gli effetti benefici dello sport influiscono in modo positivo non solo sull’organismo ma anche sull’aspetto psicologico delle persone, migliorando le capacità cognitive oltre all’umore. Inoltre, il movimento è indispensabile per far funzionare al meglio cuore, articolazioni, muscoli, metabolismo, apparato circolatorio e respiratorio e cervello. Al via a passeggiate e corse all’aria aperta, nuotate al mare o in piscina e attività sportive per mantenersi in forma, soprattutto in estate. Dallo sport amatoriale a quello agonistico. Il livello di sforzo varia a seconda dell’obiettivo prefissato. Ovviamente in base a tempi e intensità di esercizio differenti. Tuttavia, nonostante i benefici dell’attività sia molteplici, è bene ricordare che durante l’allenamento, il nostro corpo è sottoposto a uno stress che va gestito correttamente al fine di ottenere il massimo beneficio e la fatica, ripagata.
Gli squilibri metabolici momentanei che derivano da un’intensa attività fisica possono essere gestiti grazie alla giusta integrazione e alla corretta alimentazione che prevede il consumo di tutti quei nutrieti necessari al mantenimento di una buona forma fisica. E in questo processo, gli aminoacidi contribuiscono al ripristino della corretta omeostasi dell’organismo. Favoriscono, inoltre, l’aumento della forza e della prestazione con miglioramento della funzione muscolare, l’incremento della resistenza nella fase aerobica e anaerobica, un abbassamento della produzione di acido lattico e infiammazione delle fibrocellule, l’inertizzazione dei radicali liberi prodotti con l'allenamento, la riduzione dei tempi di recupero durante e dopo l'allenamento, la diminuzione oltre alla riduzione delle lesioni muscolari. Ancora più efficaci poi, se associati a una buona dose di antiossidanti e minerali, preziosi per contrastare la formazione di radicali liberi dannosi, prodotti durante lo sforzo fisico. Con un mix di nutrienti, il recupero è garantito!
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