×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 905

Visualizza articoli per tag: sito

Un buona notizia per tutte quelle donne che soffrono di mestruazioni dolorose. E’ stato scoperto che la vitamina D3 è efficace nel combattere il dolore causato dai crampi mestruali. La scoperta è stata effettuata dai ricercatori dell’Università di messina, coordinati dal dott. Antonino Lasco. I risultati dello studio dedicato sono stati pubblicati sulla rivista Archives of Internal Medicine. La speranza degli scienziati è quella di aver trovato una alternativa efficace e meno pericolosa agli antidolorifici ed alla pillola anticoncezionale solitamente utilizzati per alleviare questo problema, presente in maniera molto diffusa tra le donne in età fertile. Il “guaio” consta nel fatto che questi farmaci, sebbene possano rappresentare un valido mezzo per abbattere le conseguenze di una mestruazione dolorosa, non sono privi di effetti collaterali e quindi non possono essere utilizzati in modo sereno sul lungo termine.

Gli esperti hanno quindi pensato ad un integratore alimentare ed in quel momento è scaturita l’ipotesi della vitamina D. Quest’ultima è nota per la capacità di diminuire sia la produzione delle molecole infiammatorie, le citochine, che quella di particolari ormoni chiamati prostaglandine e ritenuti dalla medicina una delle cause maggiori del dolore mestruale. Nel corso della loro sperimentazione i ricercatori hanno quindi somministrato a 40 donne affette da mestruazioni dolorose una dose di “300mila UI di vitamina D3”. Il campione preso in considerazione, va sottolineato, aveva bassi livelli di vitamina D nel sangue. Nel periodo di follow up è stato riscontrato che le donne alle quali era stata fatta assumere la vitamina avevano fatto registrare un calo di 2,3 punti sulla scala del dolore percepito e nessuna di loro ha avuto bisogno di prendere antidolorifici al contrario del gruppo di controllo al quale era stato somministrato il placebo. Ha commentato l’autore dello studio: Abbiamo osservato una significativa riduzione del dolore nel gruppo che ha assunto la vitamina D rispetto al gruppo del placebo nel corso dei due mesi di durata del nostro studio.

 

Fonte: Medicina Live

Puoi trovare e ordinare Vitalife D chiamando lo 06 62286090 o cliccando qui

LEGGI ANCHE: Sistema immunitario debole e malattie associate alla carenza di Vitamina D: ecco i principali segnali

Pubblicato in Informazione Salute

Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali del nostro corpo. È conosciuto anche come “ormone dello stress”, proprio perché la sua produzione, in genere, aumenta a seguito di situazioni di forte stress, fisico e mentale, al fine di incrementare la quantità di energia necessaria al nostro corpo. Gli elementi che vengono rilasciati nell’organismo, a seguito di un eccesso di cortisolo, dovrebbero essere smaltiti attraverso un’attività fisica costante. L’aumento di situazioni stressanti, il consumo giornaliero di caffeina e uno stile di vita sedentario rendono non solo difficile abbassare i livelli di questo ormone, ma continuano a stimolare il nostro organismo a produrne ancora di più. Questo a lungo andare porta, inevitabilmente, ad alcuni effetti collaterali: come la riduzione della sintesi di collagene, la riduzione delle difese immunitarie, un eccesso di stanchezza.

Ecco 10 segni che ci aiutano a capire quando nel nostro organismo ci sono troppi “ormoni dello stress” in circolo.
1 - Ipersensibilità al dolore
Quando i livelli di cortisolo rimangono alti per un lungo periodo di tempo, le ghiandole surrenali cominciano a indebolirsi. Questo genera un aumento dei livelli di prolattina, che porta a una maggiore sensibilità del corpo a particolari tipi di dolore, come il mal di schiena e i dolori muscolari. Una quantità eccessiva di cortisolo aumenta anche la sensibilità del sistema nervoso in risposta agli stimoli dolorosi, di conseguenza anche la minima fitta può eccitare i nervi del cervello, provocando mal di testa.
2 - Difficoltà nel dormire
I livelli di cortisolo sono portati a scendere di notte, permettendo così al corpo di rilassarsi e di ricaricarsi. Ma se ci sono troppi ormoni dello stress in circolo, questo meccanismo si inceppa. Così, anche se avete avuto una giornata particolarmente stancante, vi ritroverete facilmente a rigirarvi nel letto tutta la notte, sentendovi nuovamente stanchi il giorno successivo.
3 - Stanchezza cronica
Anche se, nonostante tutto, avete dormito bene, vi alzate ancora più stanchi di quando siete andati a letto. Nel corso del tempo, alti livelli di cortisolo riducono l’attività delle ghiandole surrenali predisponendo il vostro organismo a una sorta di stanchezza cronica. Quindi, se la mattina diventa sempre più difficile trovare la forza di alzarvi dal letto, probabilmente, è perché siete stressati.
4 - State ingrassando
Anche se pensate che state mangiando in maniera corretta e che state praticando sufficiente attività fisica, continuate a ingrassare. Questo avviene a causa del cortisolo che riduce la capacità dell’organismo di utilizzare il grasso presente nelle riserve al fine di produrre energia, favorendone l’accumulo soprattutto intorno all’addome.
5 - Siete facilmente soggetti a raffreddori e infezioni
Elevati livelli di questo ormone disattivano i naturali meccanismi di auto-riparazione del vostro corpo, influenzando il funzionamento della ghiandola del timo, la cui attività consiste nel portare a maturazione vari tipi di linfociti atti a riconoscere e distruggere le cellule infette. Questo porta il vostro sistema immunitario, perfettamente progettato dalla natura per mantenervi in buona salute, a lasciarvi particolarmente vulnerabili.
6 - Voglia di cibi non sani
Il cortisolo provoca l’incremento di zuccheri nel sangue, del colesterolo e della pressione sanguigna, e riduce la capacità dell’organismo di utilizzare il grasso accumulato nelle riserve per produrre energia. Lo stress e l’aumento della quantità di zucchero causano, a loro volta, una sovrapproduzione di insulina che induce l’organismo a desiderare cibi dolci, salati, ipercalorici.
7 - Calo del desiderio sessuale
Alti livelli di cortisolo funzionano come una sorta di anti-Viagra. Questo perché, quando gli ormoni dello stress sono alti, gli ormoni che inducono la libido faticano a fare il loro lavoro.

8 - Stomaco sottosopra
Il sistema gastrointestinale è molto sensibile a ormoni come il cortisolo. Potreste quindi trovarvi ad avvertire nausea, bruciore di stomaco, crampi addominali, diarrea o costipazione. Il tutto a causa dell’aumento di stress che riduce la capacità di digerire i cibi e diminuisce l’assorbimento dei minerali. Inoltre, il cortisolo inibisce la crescita della flora batterica nell’intestino.
9 - Ansia
Cortisolo e adrenalina possono portare a nervosismo, sensazioni di panico e, nel peggiore dei casi, anche alla paranoia, perché interferiscono nella produzione di serotonina e dopamina.
10 - Rughe
Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, l’ormone dello stress inibisce la sintesi di collagene e causa disidratazione, questo porta a un invecchiamento precoce della pelle e alla comparsa di rughe.

Cosa fare? Ecco alcuni piccoli accorgimenti per ridurre i livelli di cortisolo nel vostro organismo: eliminare la caffeina; dormire di più; praticare regolare attività fisica; stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue; fare ricorso a tecniche di rilassamento come meditazione e yoga. Per tenere sotto controllo la produzione di cortisolo, un passo importante è cercare di adottare un migliore stile di vita, affidandovi a una dieta sana ed equilibrata. In vostro aiuto poi, possono ricorrere la meditazione e l’ashwagandha o ginseng indiano, un’erba particolare della medicina ayurvedica che può aiutarvi a ridurre stress e ansia.

Fonte: ECplanet

Pubblicato in Informazione Salute

Come sosteneva il Mahatma Gandhi, “ogni volta che i semi di lino diventano un alimento regolare tra il popolo, la salute migliora”. Il Linum usitatissimum viene coltivato da migliaia di anni non solo in India, ma in diversi paesi, ed è un alimento dalle infinite proprietà benefiche, oltre che un’apprezzata fibra tessile. Per l'uso alimentare vengono selezionati i semi, che possono essere consumati interi, fioccati, pestati o spremuti per ricavarne olio di lino. I semi contengono molte sostanze nutrienti di grande importanza, come proteine ad alto valore biologico, grassi soprattutto insaturi, tra cui gli omega 3 (alfa-linolenico) e gli omega 6 (linoleico), fibre solubili e insolubili, che regolano il colesterolo e la glicemia e favoriscono il transito intestinale, calcio, magnesio fosforo, potassio e acido folico. Vediamo come si possono usare nella dieta quotidiana.

I benefici dei semi di lino e il loro uso

Alcuni studi sui fitoestrogeni hanno rilevato che i composti dei semi di lino aiutano e prevengono il formarsi di malattie tumorali, come cancro alla prostata o al seno. Combattono anche malattie cardiovascolari, diabete e altre patologie. Se ne consiglia quindi l'assunzione di due cucchiai di semi di lino macinati al giorno. E` meglio comprarli interi e poi macinarli a casa con un macinacaffè, freschi appena prima del consumo, così da assorbirne tutte le proprietà. Il seme del lino ha infatti un involucro molto duro che impedirebbe, se consumato intero, al nostro organismo di farne proprie le sostanze preziose. Altro modo per sfruttarne i benefici è cucinarli. I semi così macinati a fresco si possono aggiungere ai cereali, alle zuppe, alle insalate, allo yogurt, al succo di frutta, al formaggio. Mentre cotti si possono aggiungere a zuppe e passati, o messi nella farina per fare il pane o la pizza, con lasagne, pasta, dolci e biscotti. I semi di lino macinati possono essere anche un ottimo sostituto delle uova per i vegani: un cucchiaio di semi macinato mischiato a tre cucchiai di liquido o acqua forma un composto che amalgama ed unisce gli impasti, in grado di sostituire un uovo nella cottura di dolci al forno.

Mucillagini per l'intestino

I semi di lino si possono anche lasciare in acqua per una notte, coperti. Formeranno un liquido gelatinoso, ricco di mucillagini. Filtratel e bevetelo. In questo modo se ne utilizzano solo le proprietà emollienti, che favoriscono il transito intestinale. I semi di lino assorbono acqua per circa cinque volte il loro peso, è quindi importante bere molti liquidi quando si consumano i semi macinati o cotti.
Esistono due varietà di semi di lino: chiara e scura. Il seme di lino dorato o chiaro è molto più oleaginoso del seme di lino scuro e si presta in modo ottimale per l’uso culinario. Entrambi hanno comunque tutte le proprietà di cui sopra. Bisogna usare sempre semi molto freschi, integri, conservati in luoghi freschi, asciutti e al riparo dalla luce.

Fonte: Cure-naturali.it

Pubblicato in Informazione Salute

La psoriasi è un disturbo che può davvero essere fonte di disagio e fastidio forte. Uno studio pubblicato sul Journal of the Academy of American Dermatology ricorda che il controllo dell'impatto glicemico di quello che si mangia può avere un'implicazione importante nel controllo della sintomatologia. Per impatto glicemico s'intende l'effetto che ha quello che si mangia sull'incremento della glicemia, ossia degli zuccheri nel sangue. Quando gli zuccheri sono tanti entra in gioco l'insulina, ormone ipoglicemizzante, che abbassa cioè gli zuccheri del sangue, facendo entrare questo stesso nelle cellule per essere utilizzato e trasformato.

Quando lo zucchero aumenta troppo e troppo spesso le cellule sviluppano resistenza all'azione dell'insulina, non agiscono più come dovrebbero, e i livelli di zucchero nel sangue restano alti più dl dovuto e per più tempo, con ciò che ne consegue. Così si sviluppa il diabete mellito di tipo 2, insulino-resistente o dell'età adulta (anche se sempre più, e soprattutto in Italia, ne sono affetti anche i bimbi). Lo studio citato correla lo sviluppo del diabete insulino-resistente con la presenza di psoriasi. Se questo effetto è sicuramente in parte mediato dai farmaci cortisonici, spesso usati nel controllo della psoriasi, è vero anche che l'infiammazione che viene da un alterato controllo glicemico si è dimostrata avere effetti importanti di induzione in soggetti predisposti dell'autoimmunità.

Controllare lo zucchero che si assume, facendo attenzione ad abbinarlo sempre a una parte proteica, di grassi e di fibra abbatte l'impatto glicemico e risulta una prevenzione essenziale e a basso costo per il diabete, oltre che un mezzo importante di controllo sintomatico della psoriasi. Conoscere questo effetto è di particolare significato all'arrivo di giornate più belle, in cui esporsi al sole è più facile. I raggi UV sono utilizzati da chi ha la psoriasi per ridurre le macchie cutanee. L'effetto ha un senso solo e soltanto se la malattia non è in uno stadio di riattivazione (i raggi UV in fase di riattivazione della malattia ottengono l'effetto contrario portando a drammatico peggioramento della situazione).

Controllare l'infiammazione sottostante, possibilmente anche attraverso una dieta di rotazione come quella indicata da RecallerProgram, aiuta ad arrivare alla bella stagione più rilassati e con possibilità maggiori di essere in grado di prendere il sole in sicurezza. Eurosalus e SMA si occupano da sempre di questi temi e accompagnano i propri lettori nel primo caso e pazienti nel secondo attraverso un percorso specifico di sempre maggior consapevolezza e autonomia.

Fonte: Eurosalus

Pubblicato in Informazione Salute

Secondo un nuovo studio, tra i tanti danni causati dallo zucchero, c’è anche il rischio di malattie cardiache e cardiovascolari. Vediamo perché è bene limitare l’assunzione di questo dolce nemico della salute e i quasi 80 motivi per farlo Attenzione perché lo zucchero può uccidere, in molti e molti modi. Zucchero killer. In molti ormai sono convinti che un’assunzione eccessiva possa intaccare in modo grave la salute. Eccesso di zuccheri è, per esempio, causa di eccitabilità e iperattività. Eccesso di zuccheri è legato al rischio di obesità – e dunque di diabete. …Eccesso di zuccheri è molto molto dannoso in tanti modi. Se volete farvene un’idea maggiore potete leggere la lista dei ben 77 danni che lo zucchero può causare alla salute, e non solo, redatta dalla dott.ssa Nancy Appleton, autrice del libro Lick the Sugar Habit e che trovate in calce all’articolo.

Ma, per il momento, torniamo allo studio in questione. Qui, i ricercatori del Research Fellow in collaborazione con l’Otago Department of Human Nutrition hanno condotto uno studio revisionale e una meta-analisi di tutti gli studi internazionali che hanno confrontato gli effetti di un maggiore o minore consumo di zuccheri aggiunti sulla pressione arteriosa e i lipidi (grassi e colesterolo) nel sangue, che sono entrambi importanti fattori di rischio cardiovascolare. La dott.ssa Lisa Te Morenga, con il professor Jim Mann e colleghi, hanno scoperto che lo zucchero ha un effetto diretto sui fattori di rischio per le malattie cardiache, con un probabile che impatto sulla pressione sanguigna, indipendente dall’aumento di peso.

La nuova ricerca ha preso in esame gli studi pubblicati tra il 1965 e il 2013. Di questi, 37 erano incentrati sulla segnalazione degli effetti dello zucchero sui lipidi e 12 sugli effetti sulla pressione sanguigna. I risultati delle singole prove sono state poi sommate per determinare gli effetti complessivi di tutti gli studi. Le precedenti ricerche, commenta la dott.ssa Te Morenga, hanno suggerito che non vi sembra essere un qualsiasi particolare effetto metabolico degli zuccheri – che rende le persone più inclini ad aumentare di peso con diete ad alto contenuto di zucchero, rispetto a diete a basso contenuto di zucchero – quando la quantità totale di carboidrati e di energia rimane la stessa. Nonostante ciò, l’impatto sulla salute cardiovascolare rimane. Lo studio è stato pubblicato sulla versione online dell’American Journal of Clinical Nutrition. Ecco dunque come un nuovo studio sostiene l’idea che lo zucchero, specie se raffinato, e quello aggiunto possano avere un impatto significativo sulla salute. Ma, per concludere, ecco il lungo elenco stilato dalla dottoressa Appleton sui possibili danni dello zucchero. 

1. Lo zucchero può sopprimere il sistema immunitario e mettere in pericolo le difese contro le malattie infettive. [1] [2]
2. Lo Zucchero sconvolge i rapporti dei minerali nel corpo: causa carenze di cromo e di rame e interferisce con l’assorbimento di calcio e magnesio. [3] [4] [5] [6]
3. Lo zucchero può causare un rapido aumento di adrenalina, iperattività, ansia, difficoltà di concentrazione e irritabilità nei bambini. [7] [8]
4. Lo zucchero può produrre un aumento significativo del colesterolo totale, trigliceridi e colesterolo LDL (cattivo) e diminuzione del colesterolo HDL (buono). [9] [10] [11] [12]
5. Lo zucchero causa perdita di elasticità e di funzione dei tessuti. [13]
6. Lo Zucchero alimenta le cellule tumorali ed è stato collegato con lo sviluppo dei cancri al seno, ovaie, prostata, retto, pancreas, vie biliari, polmone, stomaco e colecisti. [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20]
7. Lo zucchero può aumentare i livelli di glucosio a digiuno, può indurre a mangiare di più a causa dell’ipoglicemia reattiva (senso di fame). [21] [22]
8. Lo zucchero può indebolire la vista. [23] [24]
9. Lo zucchero può causare molti problemi nel tratto gastrointestinale, tra cui: acidità di stomaco, cattiva digestione, malassorbimento, un aumento del rischio di morbo di Crohn e colite ulcerosa. [25] [26][27] [28] [29]
10. Lo zucchero può causare invecchiamento precoce. [30] Questo fattore di accelerazione dell’invecchiamento è dovuto all’insulina che viene prodotta in maggiori quantità dal consumo di zucchero. [31]
11. Lo zucchero può portare all’alcolismo. [32]
12. Lo zucchero può produrre acidità salivare, carie e malattie parodontali. [33] [34] [35]
13. Lo Zucchero contribuisce in maniera determinante all’obesità. [36] [31]
14. Lo zucchero può causare malattie autoimmuni come artrite, asma e sclerosi multipla. [37] [38] [39]
15. Lo zucchero favorisce di molto lo sviluppo e diffusione incontrollati del lievito Candida albicans. [40]
16. Lo zucchero può causare la formazione di calcoli biliari. [41]
17. Lo zucchero può essere causa di appendicite. [42]
18. Lo zucchero può favorire la formazione di emorroidi. [43]
19. Lo zucchero può favorire la formazione di vene varicose. [44]

20. Lo zucchero può elevare la glicemia e l’insulinemia nelle donne che assumono contraccettivi orali. [45]

21. Lo zucchero può contribuire allo sviluppo dell’osteoporosi. [46]
22. Lo zucchero può causare resistenza insulinica, ossia la diminuzione nella sensibilità all’insulina. Il livello anormalmente elevato di insulina ha anche come conseguenza il diabete. [47] [48] [49]
23. Lo Zucchero può ridurre i livelli di vitamina E.[50]
24. Lo zucchero può far aumentare la pressione arteriosa sistolica. [51]
25. Lo Zucchero può provocare sonnolenza e diminuzione dell’attività nei bambini. [51]
26. Lo Zucchero aumenta la produzione dei prodotti finali della glicazione (AGE), che sono molecole di zucchero che si attaccano alle proteine nel corpo. Le AGE accelerano l’invecchiamento delle cellule e contribuiscono a una moltitudine di malattie croniche e potenzialmente letali. [52] [31]
27. Lo Zucchero può interferire con l’assorbimento delle proteine. [53]
28. Lo zucchero può causare lo sviluppo di allergie alimentari. [53]
29. Lo zucchero può causare tossiemia durante la gravidanza. [54]
30. Lo zucchero può contribuire alla formazione dell’eczema nei bambini. [55]
31. Lo zucchero può causare l’aterosclerosi e altre malattie cardiovascolari (come suggerito dallo studio presentato in questo articolo). [56] [57]
32. Lo zucchero può alterare la struttura del DNA. [58]
33. Lo zucchero può modificare la struttura delle proteine e originare un’alterazione permanente delle funzioni delle proteine nel corpo. [59] [60]
34. Lo zucchero può far invecchiare la pelle alterando la struttura del collagene. [61]
35. Lo zucchero può procurare cataratta e miopia. [62] [63]
36. Lo zucchero può causare l’enfisema polmonare. [64]
37. L’alto consumo di zucchero può danneggiare l’omeostasi (l’equilibrio) fisiologica di svariati sistemi dell’organismo. [65]
38. Lo Zucchero riduce la capacità di funzionamento degli enzimi. [66]
39. L’assunzione di zucchero è risultata superiore nelle persone che hanno sviluppato la malattia di Parkinson. [67]
40. Lo zucchero può aumentare il volume del fegato inducendo una velocizzazione della divisione cellulare. Oltra a ciò, può far aumentare la quantità di grasso nel fegato, causando una condizione nota come steatosi epatica. [68] [69]
41. Lo zucchero può aumentare il volume dei reni e causare modificazioni patologiche, tra cui la formazione di calcoli renali. [70] [71].
42. Lo zucchero può danneggiare il pancreas. [72]
43. Lo zucchero può aumentare la ritenzione di liquidi del corpo. [73]
44. Lo zucchero è il principale nemico della peristalsi intestinale. [74]
45. Lo zucchero può compromettere il rivestimento dei capillari arteriosi. [75]
46. Lo zucchero può rendere più fragili i tendini. [76]
47. Lo zucchero può causare mal di testa ed emicrania. [77]
48. Lo zucchero può causare disturbi dell’apprendimento nei bambini. [78] [79]
49. Lo zucchero può causare un incremento delle onde cerebrali alfa, delta e theta. La conseguenza è anche un’alterazione della capacità di pensiero. [80]
50. Lo zucchero può causare depressione. [81]
51. Lo zucchero può aumentare il rischio di gotta. [82]
52. Lo zucchero può aumentare il rischio di malattia di Alzheimer. [83]. Diversi studi con risonanza magnetica mostrano che negli adulti di 60 e più anni con alti livelli di acido urico vi è 4-5 volte un aumentato rischio di soffrire di demenza su base vascolare – la seconda più comune forma di demenza dopo la Malattia di Alzheimer. [31]
53. Lo zucchero può causare squilibri ormonali tra cui un aumento di estrogeni negli uomini, un peggioramento di sintomi della sindrome premestruale (PMS) nella donna, e una diminuzione della secrezione dell’ormone della crescita. [84] [85] [86] [87]
54. Lo zucchero può provocare vertigini. [88]
55. Le diete ricche di zucchero aumentano la formazione di radicali liberi e lo stress ossidativo. [89]
56. Una dieta ad alto contenuto di zucchero (o saccarosio) nei soggetti con malattia vascolare periferica aumenta in modo significativo l’adesione delle piastrine. [90]
57. L’elevato consumo di zucchero da parte delle giovani donne in gravidanza può portare a una significativa diminuzione della durata della gestazione (rischio di parto prematuro) ed è associato con un doppio del rischio di avere bambino con dimensione inferiore per età gestazionale alla nascita (SGA). [91] [92]
58. Lo zucchero è una sostanza che crea dipendenza simile a quella prodotta dalle droghe pesanti – come per esempio la cocaina – e in molti casi anche più grave. [93]
59. Lo zucchero può essere inebriante come l’alcol. [94]
60. Lo Zucchero dato ai bambini prematuri può influire sulla quantità di anidride carbonica che producono. [95]
61. Una riduzione del consumo di zuccheri può aumentare la stabilità emotiva. [96]
62. Lo Zucchero si trasforma in grasso tra 2 e 5 volte più velocemente nel corpo di quanto non faccia l’amido. [97]
63. Il rapido assorbimento di zuccheri favorisce un consumo eccessivo di cibo nei soggetti obesi. [98]
64. Lo zucchero può peggiorare i sintomi dei bambini con disturbo da deficit di attenzione o iperattività (ADHD). [99]
65. Lo zucchero influisce negativamente sulla composizione elettrolitica dell’urina. [100]
66. Lo zucchero può compromettere il corretto funzionamento delle ghiandole surrenali. [101]
67. Lo zucchero ha la capacità di favorire anomali processi metabolici in individui sani, che possono sfociare in malattie croniche degenerative. [102]
68. Infusioni per via endovenosa di acqua e zucchero possono ridurre drasticamente la quantità di ossigeno nel cervello. [103]
69. Lo zucchero aumenta il rischio di contrarre la poliomielite. [104]
70. L’assunzione di zucchero può provocare attacchi epilettici. [105]
71. Lo zucchero aumenta la pressione arteriosa nelle persone obese. [106]
72. Nelle unità di cura intensiva, la drastica limitazione dello zucchero salva la vita. [107]
73. Lo zucchero può indurre la morte cellulare. [108]
74. Nei centri di riabilitazione giovanile, quando ai viene ridotta la quantità di zucchero nelle diete dei bambini, si assiste ad un calo del 44% dei comportamenti antisociali. [109]
75. Lo zucchero disidrata i neonati. [110]
76. Lo zucchero può causare malattie gengivali (o parodontali). [111]
77. Lo zucchero causa problemi di memoria nelle persone anziane. [112]

Se ancora qualcuno ritiene che assumere zucchero, specie in misura consistente, faccia bene, be’, forse è meglio iniziare ad avere qualche lecito dubbio.

Fonte: La Stampa

Pubblicato in Informazione Salute

Certo può piacere o non piacere. Chi lo apprezza e lo consuma sappia che il pepe è una spezia con caratteristiche molto interessanti.

1 – Digestivo
Il pepe è uno stimolante della secrezione di enzimi digestivi e della bile. Perciò è un digestivo a tutti gli effetti. Un cibo pepato viene digerito e assimilato prima e transita più velocemente nel nostro intestino. Gli indiani direbbero che il prevalere di Pitta nel pepe rafforza Agni, “il fuoco digestivo”. L’India è la “patria” del pepe, ma anche in Cina il pepe entra nelle ricette per la digestione difficile.

2 – Ottimo per l’intestino
L’olio essenziale di pepe, ma ovviamente anche i grani, contengono la piperina, una molecola attiva a livello intestinale con effetti benefici. Si è visto che aumenta la lunghezza dei villi intestinali, rendendo l’intestino più efficiente e favorendone la mobilità. Tradizionalmente, anche nella medicina occidentale, il pepe nero rientra nelle miscele di erbe usate per trattare i disturbi della motilità intestinale (intestino pigro, ecc.).

3 – Anti-ossidante
La piperina a basse dosi, come quelle che assumiamo con l’alimentazione, è anche un buon antiossidante. Si è visto che l’aumento delle difese antiossidanti dovuto alla piperina agisce sulle LDL (il colesterolo cattivo) rendendolo meno nocivo. Il pepe limita l’ossidazione dovuta a un eccessivo consumo di grassi.

Altri due effetti della piperina, attualmente sotto indagine:

4 – Anti-infiammatorio
Contribuisce a spegnere l’infiammazione, anche se non esistono per ora applicazioni sui pazienti con malattie infiammatorie.

5 – Protettivo per il cervello
La piperina ha anche un effetto protettivo contro la neurodegenerazione. Negli esperimenti migliora la memoria.

E in Cina?
Anche l’antica Cina importava pepe dall’India. E infatti il pepe si è ritagliato un ruolo importante nella medicina tradizionale cinese. Lo chiamavano Hu jiao. Si usava per risolvere i problemi digestivi e la lentezza, la scarsa reattività, dovuta ad un eccesso di freddo. Veniva anche proposto per la diarrea cronica dei bambini o le nefriti. E rientrava tra gli ingredienti di complesse ricette a base d’erbe per il trattamento di alcuni tipi di tumori.

Ovviamente, se si esagera, il pepe può essere irritante per lo stomaco, da evitare in caso d’ulcera.

Fonte: L'Altra Medicina

Pubblicato in Informazione Salute

Uno scarso apporto proteico lascia affamati anche se le calorie assunte sarebbero già abbastanza. Qual è il segreto di una dieta efficace? Secondo gli esperti a giocare un ruolo fondamentale è un'alimentazione non solo ipercalorica, ma anche bilanciata. A sostenerlo sono anche gli autori di un'analisi pubblicata su Obesity Reviews, che ha concentrato l'attenzione sul rapporto tra il livelli di proteine presenti nella dieta quotidiana e le calorie assunte nel corso della giornata. I risultati non lasciano spazio a dubbi. Come spiega Alison Gosby, primo autore dello studio, “se si tagliano le calorie, ma non si considera l'apporto di proteine, ci si sentirà affamati e la dieta non avrà successo”.

Gosby e colleghi hanno analizzato i risultati di 38 ricerche che hanno valutato l'apporto calorico di diversi regimi dietetici, scoprendo che la riduzione del consumo di proteine è associata ad un aumento delle calorie assunte e, quindi, a un maggior rischio di sovrappeso e obesità. “Indipendentemente dall'età o dall'indice di massa corporea, l'appetito nei confronti delle proteine è così forte che si continuerà a mangiare finché non se ne saranno assunte abbastanza - ha spiegato Gosby – il che significa che si mangerà molto più di quanto si dovrebbe”. La ricercatrice non raccomanda di aumentare il consumo di cibi proteici. Il problema principale, infatti, non è un ridotto consumo di proteine, ma il fatto che molte persone si garantiscono un'assunzione adeguata di questi nutrienti esagerando con la quantità di cibo consumato. Non solo, Gosby ha sottolineato che le diete ad elevato contenuto di proteine sono, in generale, “insostenibili”. Il consiglio dell'esperta è invece quello di seguire una dieta bilanciata e mangiare in modo salutare. “Prepararsi da sé i pasti, piuttosto che affidarsi a cibi processati ricchi di energie e poveri di proteine, potrebbe fare una differenza enorme nella quantità di cibo che si ha bisogno di consumare”

Fonte: Il Sole 24Ore

Pubblicato in Informazione Salute

A lungo screditato perché accusato di innalzare il colesterolo, l'uovo è stato completamente riabilitato dalla scienza. E' infatti un alimento tra i più preziosi: veicola nutrienti essenziali, ha un alto potere saziante, favorisce importanti processi metabolici. Guardiamolo più da vicino. Troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie nella nostra dieta, le uova sono una riserva particolarmente bilanciata di amminoacidi essenziali e una fonte di proteine completa ed economica. Sono numerosi poi gli studi che hanno smontato la cattiva e immeritata fama delle uova quali alimenti responsabili dell'innalzamento del colesterolo. Ormai si sa bene che non è così: a prescindere dalla risposta individuale, conta infatti non solo la quantità di colesterolo che il cibo aggiunge al colesterolo endogeno (quello prodotto autonomamente dal corpo), ma la sua effettiva assimilazione, che la lecitina - un fosfolipide presente nel tuorlo dell'uovo - tende anzi a contrastare. Senza considerare che un'indagine epidemiologica del Journal of the American College of Nutrition ha dimostrato come le vecchie ricerche, nello stigmatizzare questo alimento, sopravvalutassero l'incidenza del colesterolo contenuto nelle uova sul rischio cardiovascolare, omettendo di verificare il peso concomitante di altri fattori.

Prevenire e curare con l'alimentazione

Hanno fatto ulteriore chiarezza approfondimenti successivi, tra cui uno studio su oltre 9.700 adulti tra i 25 e i 74 anni, che ha evidenziato che il consumo abituale di uova non aumenta il rischio di infarto e ictus: tra chi non mangia uova o ne consuma al massimo uno alla settimana e chi invece ne introduce oltre uno al giorno non esistono differenze degne di nota sotto questo profilo. Sgombrato il campo da credenze ancora dure a morire (quel che è peggio, anche tra gli addetti ai lavori), veniamo a virtù e proprietà delle uova. Oltre alle proteine, l'uovo vanta interessanti concentrazioni di vitamina A, un nutriente prezioso per la cute e le mucose, nonché per preservare la vista. Quest'ultima si avvantaggia anche di luteina e zeaxantina, due carotenoidi abbondanti nel tuorlo, che aiutano a filtrare i raggi ultravioletti e proteggono la retina da fenomeni degenerativi. Ben rappresentate nelle uova sono inoltre le vitamine del gruppo B, alla base del metabolismo energetico, indispensabili per il buon funzionamento del sistema nervoso e la salute di pelle e capelli. L'uovo è poi uno dei pochi alimenti che fornisce vitamina D in forma pienamente assimilabile dal corpo. E la colina presente nel tuorlo svolge un'azione depurativa del fegato, favorendo il flusso biliare e lo svuotamento della cistifellea. Non è finita: grazie a fosforo e calcio, minerali sinergici, le uova contribuiscono a conservare la giusta densità ossea, mentre non trascurabile è anche il loro contenuto di ferro.
Guarire Il Cuore con la Cardiologia Metabolica - The Sinatra Solution

E i temutissimi lipidi? La maggioranza dei grassi riscontrabili nell'uovo sono grassi monoinsaturi e polinsaturi, benefici per l'organismo e persino protettivi di cuore e arterie, con buona pace dei pregiudizi. Chi pensa che le uova siano nocive per la linea deve poi sapere che, abbinato a una dieta equilibrata, il consumo di uno-due uova a colazione non fa ingrassare e addirittura facilita la perdita di peso, come ha mostrato una ricerca americana. Abituiamoci quindi a utilizzare l'uovo anche come cibo "autosufficiente" alternandolo alle altre fonti proteiche e non solo quale ingrediente di preparazioni più o meno elaborate. E sfatiamo il mito per cui le uova sarebbero un alimento "pesante": tutto dipende dal tipo di cottura e dai grassi aggiunti per cucinarle. Basta preferire l'uovo alla coque alla frittata e nel giro di un'ora e mezza lo stomaco lo avrà digerito.

Fonte: Luca Avoledo (biologo - nutrizionista)

Pubblicato in Informazione Salute

Oltre a essere antiossidante, efficace contro i radicali liberi e protettivo nei confronti della vista, ha anche proprietà anti-obesità: a sostenere le proprietà del resveratrolo, composto naturale presente nell'uva, è uno studio pubblicato dai ricercatori della University of Texas Health Science Center di San Antonio (Texas) sul Journal of Biological Chemistry. 

Il resveratrolo, spiegano i ricercatori, stimola l'espressione dell'adiponectina, un ormone che provvede all'immagazzinamento del grasso: "L'adiponectina ha una vasta gamma di effetti benefici sulle complicanze mediche associate all'obesità", spiega Feng Liu, docente di farmacologia e membro del Barshop Institute dell'UT Health Science Center, che ha supervisionato la ricerca. Lo studio, condotto in laboratorio su modelli cellulari e animali, ha confermato le ipotesi dei ricercatori: sia l'adiponectina che il resveratrolo hanno mostrato proprietà anti-obesità e anti-invecchiamento, oltre ad aver dimostrato di contrastare l'insorgenza del diabete di tipo 2, facilitando l'attività dell'insulina. "I risultati di questo studio dovrebbero essere di grande interesse per tutti coloro che sono obesi o soffrono di diabete, ma anche per chi si sta avvicinando all'età della vecchiaia - continua Liu - e dovrebbero anche fornire informazioni importanti per lo sviluppo di nuovi farmaci terapeutici per il trattamento di queste malattie".

Fonte: Il Sole 24Ore

Pubblicato in Informazione Salute

I cibi ad alto indice glicemico possono attivare le stesse aree cerebrali coinvolte nella dipendenza dalle sostanze d'abuso. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition da un gruppo di ricercatori del Boston Children's Hospital guidati da David Ludwig, esperto del New Balance Foundation Obesity Prevention Center (Boston, Stati Uniti), secondo cui limitare il consumo di questo tipo di alimenti potrebbe aiutare le persone obese ad evitare le abbuffate.

L’indice glicemico è un parametro che misura la velocità alla quale aumenta la concentrazione di glucosio nel sangue dopo aver assunto dei carboidrati. I risultati di Ludwig e collaboratori, ottenuti misurando la glicemia, l'appetito e l'attività cerebrale di 12 uomini obesi o in sovrappeso di età compresa tra i 18 e i 35 anni, indicano che il consumo di carboidrati altamente processati, caratterizzati da un elevato indice glicemico, è associato a una fame eccessiva e attiva la regione del cervello coinvolta nei meccanismi di ricompensa e nella ricerca di cibo. “Questa zona del cervello è anche associata all'abuso e alla dipendenza da sostanze – spiega Ludwig – fatto che fa chiedere se alcuni cibi possano creare dipendenza”.

Monitorando tramite risonanza magnetica l'attività cerebrale dei partecipanti nelle 4 ore successive dopo il pasto – un periodo fondamentale per determinare l'appetito al pasto successivo – gli scienziati hanno scoperto che i cibi ad alto indice glicemico causano un iniziale aumento nei livelli di zuccheri, seguito da una rapida diminuzione nelle ore successive. Questa riduzione della glicemia è risultata essere associata ad un appetito eccessivo e ad un'attivazione intensa del nucleus accumbens, area cerebrale che partecipa ai fenomeni di dipendenza. Tale fenomeno non dipende dalle calorie presenti nel cibo, ma solo dal suo indice glicemico.
Secono Ludwig “questi risultati suggeriscono che limitare i carboidrati ad alto indice glicemico, come il pane bianco e le patate, potrebbe aiutare le persone obese a ridurre la ricerca di cibo e a controllare il bisogno di mangiare troppo”.

Fonte: Il Sole 24Ore

Pubblicato in Informazione Salute