Salame, speck, mortadella, würstel, prosciutto cotto, pancetta, bacon, insaccati e carni a lunga scadenza. Ma anche pesce marinato e prodotti caseari. Obiettivo: preservarne integrità e colore. L’aggiunta per aumentare e migliorare la conservazione di affettati e insaccati. Composti chimici nemici della salute poiché potrebbero favorire l’insorgenza di tumori. Difatti, nitriti e nitrati contengono composti potenzialmente cancerogini e sono nocivi per il nostro organismo. Sotto il profilo igienico-sanitario, questi conservanti agiscono come antisettici e antimicrobici, difendendo le carni dalla pericolo del botulino. Inoltre, aiutano a preservare gli aromi di questi prodotti, contrastando l’azione dei microorganismi, e quindi, la relativa alterazione. Una pratica antica anche se il loro utilizzo nella realizzazione di questi prodotti si è ridotta intorno agli anni Sessanta e Settanta. Storicamente, i salumi venivano realizzati con il solo impiego di sale e spezie che fungeva anche da “conservanti naturali”. Particolare attenzione, infatti, era data al luogo in cui questi alimenti venivano poi conservati: sulle pareti di queste cantine si formavano muffe cariche di salnitro, in grado di stagionare e conservare perfettamente i questi cibi. Poi con la logica industriale di lavorazione e conservazione, l’impiego di nitriti e nitrati è diventato quasi necessario per garantirne la conservazione da contaminazioni batteriche e stabilizzando aspetto e aromi. Tuttavia, fortunatamente, ancora oggi si possono trovare in commercio salumi e insaccati di qualità realizzati artigianalmente come da antica tradizione ovvero, senza l’aggiunta di conservanti.
Ecco perché mangiare carne fa bene ed è fondamentale per la nostra salute
Inoltre, sulla nocività di questi composti chimici sono stati condotti numerosi studi scientifici. La stessa Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che fa capo all’Organizzazione mondiale della Sanità, ha riconosciuto queste sostanze come probabilmente cancerogene. Presenti in natura, composte da azoto e ossigeno, utilizzate da tempo in forma sintetica. Le conseguenze negative sulla salute, tuttavia, è dovuto alle possibili trasformazioni chimiche che possono interessare soprattutto i nitriti, molto più pericolosi dei nitrati. I nitrati sono impiegati prevalentemente in agricoltura come fertilizzanti, ma vi si ricorre abbinandoli ai nitriti anche per conservare alcuni tipi di cibi a base di carne. Evidenze scientifiche dimostrano che, l’ingestione elevata o prolungata di nitriti e nitrati negli alimenti aumenta la probabilità di sviluppare tumori allo stomaco e all’esofago. Sconsigliate anche dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti che considera le nitrosammine come uno dei gruppi di sostanze cancerogene più potenti. La trasformazione in metaemoglobina, invece, è pericolosa in particolare per i più piccoli, poiché potrebbe provocare nei bambini scarsa ossigenazione e difficoltà respiratorie. Per contrastare l’azione nociva e le pericolose trasformazioni di nitriti e nitrati negli alimenti, fondamentalmente il contributo fornito dagli antiossidanti, tra cui, il più conosciuto e diffuso è sicuramente la vitamina C. Insomma, un inibitore delle nitrosammine per diminuirne la potenziale nocività. Oltre alla forte raccomandazione nella scelta di prodotti dove non sono presenti queste pericolose aggiunte.
Gli additivi e i conservanti alimentari aumentano il rischio di tumori. Gli additivi sono sostanze che vengono aggiunte agli alimenti, specialmente industriali, per preservarli da contaminazioni microbiche, irrancidimento e per migliorarne l'aspetto e la consistenza. I nitrati e i nitriti, utilizzati soprattutto nella conservazione della carne e degli insaccati, possono subire delle modificazioni chimiche che li trasformano in nitrosammine, molecole potenzialmente cancerogene. Un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è associato ad aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell'esofago.
Sono dei composti chimici che vengono aggiunti principalmente ai salumi, dal prosciutto alla bresaola, dal salame al cotechino fino alla mortadella, con la funzione di conservanti e coloranti. In particolare, sono proprio nitriti e nitrati a conferire alla carne del salume il colore rosso vivo. Inoltre impediscono la crescita del botulino, che può provocare botulismo, molto pericoloso», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Alice Cancellato, biologa nutrizionista del Centro scienze della natalità e ginecologia oncologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Ma perché questi composti sono considerati pericolosi per la salute? «I nitrati e, soprattutto, i nitriti vengono in parte convertiti in nitrosammine, composti con un potere cancerogeno soprattutto per i tumori allo stomaco e all’esofago. Va detto che non tutti vengono convertiti in nitrosammine, ma una parte sì. - Tuttavia, nitriti e nitrati non sono presenti in tutti i salumi - […] il prosciutto crudo di Parma e il San Daniele Dop non li contengono. Però questi prosciutti hanno un’elevatissima presenza di sale». Ma come riconoscerli? L’esperta poi suggerisce di prestare attenzione alle etichette. «C’è una dicitura: la E249, E250 per i nitriti, E251, E252 per i nitrati. Talvolta viene indicata solo la sigla, è bene controllare, perché possono essere aggiunti anche ad alcuni tipi di formaggi per evitare che si gonfino durante la fermentazione».
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Per approfondimenti:
Alimentazione Gazzetta "Nitriti e nitrati, il lato amaro dei salumi. “Contengono composti potenzialmente cancerogeni”
AIRC "Gli additivi e i conservanti alimentari aumentano il rischio di tumori?"
Nature "Impact of meat and Lower Palaeolithic food processing techniques on chewing in humans"
La Stampa "La cottura (e la carne) ci ha resi intelligenti"
Il Giornale "La scienza sbugiarda i vegani: "La carne ci ha resi intelligenti"
Huffington Post "Mangiare carne ci ha resi quello che siamo oggi": una ricerca su "Nature" rivela il ruolo centrale nell'evoluzione dell'uomo"
Blitz Quotidiano "Carne, scienza rivela ruolo centrale nell’evoluzione uomo"
Meteo Web "Ci dispiace vegani, la carne ci ha resi intelligenti”: così il Time spiega uno studio pubblicato su Nature"
LEGGI ANCHE: KO per vegani e vegetariani. La carne riduce del 43% il rischio di fratture
Carne, tra proteine e vitamina B12: l’importanza dell’allevamento al pascolo
La carne grass fed: dai valori etici a quelli organolettici
La vittoria evolutiva dei carnivori: la carne ci ha reso intelligenti
La carne non fa male: maggior rischio ictus per vegani e vegetariani
Nuove ricerche: nessun legame tra carne e tumore al colon
L'assunzione di carne è fondamentale per la salute, ma nessuno ne parla
Anche la carne rossa fa bene, basta abbinarla con verdure e olio di oliva
Il porto è un vino liquoroso che molto spesso trova impiego in cucina per sfumare pietanze a base di carne o pesce, come il maraschino, il brandy, il Marsala, ecc. Rientrando nella categoria dei superalcolici deve essere consumato con una frequenza sporadica. Il suo consumo è sconsigliato a soggetti che presentano problematiche ipertensive, ipertrigliceridemiche, soggetti in sovrappeso e a tutti i soggetti che soffrono di disturbi gastro-esofagei.
Prima di preparare questa ricetta dovete lasciar marinare la carne per circa due orette in frigorifero con l’olio evo, il rametto di rosmarino, gli spicchi d’aglio tagliati a pezzetti, spolverando con il sale e il pepe. Trascorso il tempo, in una padella versate la salsina della marinata filtrata con un colino e lasciate scaldare, aggiungete la passata di pomodoro, il Porto e lasciate ridurre a fuoco basso. Salate, pepate, aggiungete il brodo e alzate la fiamma lasciando cuocere fino ad ottenere una salsa densa. Nel frattempo trasferite il controfiletto in una padella con un giro d’olio evo, rosolatelo girandolo un paio di volte cuocendolo da entrambi i lati per una decina di minuti totali. Tagliate la carne, posizionatela al centro di un piatto da portata e irroratela completamente con il sughetto prima di servirla.
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Un secondo di carne ancora più interessante nella sua variante ricca e saporita. Teneri e irresistibili bocconcini di pollo da portare a tavola in una preparazione gustosa. Un piatto semplice, grande vanto della nostra cucina.
Mettete a bagno i porcini in acqua tiepida per una ventina di minuti per ammorbidirli, poi strizzateli e triturateli grossolanamente. In una terrina a parte mettete il prosciutto crudo, una noce di burro, l’aglio e il prezzemolo, salate e pepate. Fate andare a fuoco medio per qualche minuto. Unite i funghi e lasciate rosolare ancora per una ventina di minuti. Quando i funghi saranno a metà cottura, unite il prosciutto, il petto di pollo e i tre cucchiai di salsa al pomodoro. Dopo qualche minuto spruzzate il tutto con il vino. Continuate la cottura a fuoco lento per una mezz’oretta. Salate e pepate a vostro gradimento.
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Saziano e aiutano il muscolo. Le proteine si sono ritagliate un ruolo chiave anche nella maggior parte dei regimi dimagranti che mirano alla perdita dei chili di troppo. Un bisogno assoluto che va supportato con regolarità, tra i nutrienti necessari all’organismo. Ovviamente, un quantitativo giornaliero che aumenta per tutti quei soggetti che praticano discipline di endurance (dove l’energia prodotta può derivare anche dalla trasformazione delle proteine in glucidi) rispetto a chi conduce una vita sedentaria. Insomma, fondamentale e troppo spesso trascurato, le proteine, sono state spesso associate esclusivamente alla fase di recupero post allenamento. Un adeguato apporto di proteine assunte nell’arco della giornata, è fondamentale soprattutto per gli sportivi. Considerate l’impalcatura dei muscoli (ma anche di altri tessuti come capelli e cute) negli atleti sono sottoposte a ricambio frequente, il cosiddetto turn-over proteico, rispetto a tutte quelle persone che non praticano nessuna forma di attività fisica. Grazie alla loro capacità di produrre energia, le proteine, sono anche la pronta risposta al meccanismo della gluconeogenesi (quel processo in cui si giunge all’esaurimento, completo o parziale del glicogeno). Inoltre, non solo favoriscono, ma prolungano addirittura il senso di sazietà nelle ore successive al loro consumo. Infine, si dimostrano da sempre amici della forma fisica e nemici giurati del grasso in eccesso, mantengono attivo il metabolismo aumentano la spesa energetica indotta dalla digestione.
Dalla costituzione del tessuto muscolare al trasporto di ossigeno nel sangue, dalla protezione contro sostanze pericolose al supporto a ossa e pelle. Un fabbisogno che aumenta con l’età. I principali costituenti chimici del nostro organismo e indispensabili per svariate funzioni vitali (strutturale, di trasporto e di deposito di nutrienti o altre sostanze). Evidenze scientifiche dimostrano, infatti, che apporti proteici più alti sostengono un buono stato di salute e favoriscono un decorso della malattia facile e veloce oltre a un recupero più breve nelle persone con più di 60 anni. Conseguenza naturale dell’organismo dovuta a una minore capacità di costruire massa muscolare che si unisce a un fabbisogno maggiore per compensare eventuali infiammazioni. E ancora, un quantitativo maggiore di proteine si dimostra utile nel supporto del sistema immunitario e nel contrasto di stress e spossatezza. Per un recupero più veloce ed efficace e nella prevenzione della perdita di massa muscolare. Oltre a facilitare il raggiungimento del proprio fabbisogno proteico e limitare, quindi, il catabolismo muscolare, al tempo stesso, favorisce la sazietà prolungata e ottimizza l’assorbimento degli aminoacidi (ovvero le singole “perline” che compongono le proteine), da parte di tutti i tessuti dell’organismo che ne fanno richiesta. Il fabbisogno quotidiano di proteine dipende non solo dalla massa magra di ogni soggetto, ma anche dal suo indice di attività. Per chi non pratica attività sportiva il Ministero della Salute indica come necessario un fabbisogno quotidiano tra lo 0,8 g e 1 g di proteine/Kg peso. Per contro, invece, un podista dovrebbe assumere ogni giorno una quantità non inferiore a tra 1,2 g/Kg e un massimo di 2 g/Kg/die.
Le proteine – come si legge nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - si trovano principalmente nella carne, nel pesce, nel latte (e suoi derivati), nei legumi e nella soia. Le proteine sono formate da catene di più aminoacidi che durante il percorso digerente vengono scomposte e ritornano al loro stato naturale, gli aminoacidi. Ne esistono venti tipi e sono dei veri e propri mattoni, utilizzati dall’organismo per la costruzione del nostro corpo. Gli aminoacidi si dividono in due classi, quelli essenziali (abbiamo bisogno di assumerli attraverso la dieta) e quelli non essenziali (il nostro corpo è in grado di produrli demolendo le proteine che compongono muscoli e matrice extracellulare). Gli aminoacidi essenziali sono otto: fenilalanina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina. Gli aminoacidi non essenziali sono dodici: glutammina, alanina, arginina, asparagina, cisteina, glicina, istidina, aspartato, glutammato, prolina, serina, tirosina. Il nostro corpo costruisce le proteine di cui ha bisogno, utilizzando i vari aminoacidi disponibili, così come in una partita di scarabeo si costruiscono le parole utilizzando le lettere. Consideriamo che il nostro corpo abbisogna di migliaia di tipologie differenti di proteine, ognuna deputata ad un utilizzo specifico. Gli aminoacidi sono anche usati nella produzione di ormoni ed enzimi, mentre quelli in eccesso, vista l’impossibilità di immagazzinarli nella loro forma naturale, sono trasformati in zucchero (glicogeno) all’interno del fegato (processo della neoglucogenesi).
Bianca, rossa o nera. Rispettivamente le prime, sono indubbiamente quelle più digeribili, le seconde presentano un contenuto di ferro maggiore rispetto alle prime mentre, le terze, sono quelle più magre. La carne (ma anche il pesce) è ricca di proteine, vitamine (in particolare quelle del gruppo B, utili all'organismo per favorire i processi nervosi e digestivi) minerali e aminoacidi. Tra gli elementi fondamentali per beneficiare di tutte le proprietà nutritive, la cottura: rigorosamente lenta e a basse temperature. Ottima alleata in una dieta sana, bilanciata e completa. Con un alto valore biologico, grazie al ricco contenuto di aminoacidi essenziali, indispensabili per il mantenimento e la costruzione dei tessuti umani, le proteine animali sono facilmente assimilabili. Per contro, il pesce, seppur con livelli di consumo in Italia al di sotto della media europea, è tra gli alimenti essenziali della dieta occidentale. Sotto il profilo nutrizionale, oltre all’ importante quantitativo di vitamine e minerali, è composto da grassi considerati più “nobili” rispetto a quelli della carne.
Partendo dal presupposto che è il deficit calorico a determinare la perdita di peso – spiega in un’intervista a Gazzetta Active Flavia Bernini biologa, nutrizionista -, cerchiamo di capire perché, una volta stabilite le calorie, sono proprio le proteine a giocare un ruolo da protagonista nell’organizzazione di un regime efficace. Tre i motivi fondamentali: dei macronutrienti, le proteine hanno un indice di sazietà maggiore rispetto a grassi e carboidrati. Le proteine frenano il processo di perdita di massa magra, uno scotto che spesso bisogna pagare quando si vuole perdere peso. Tanto più alto è il deficit calorico di una dieta, tanto maggiore sarà il rischio di perdere muscolo. Aumentare la quota proteica rispetto a quella mediamente consigliata, sarà la strategia migliore per dare al nostro organismo sufficienti aminoacidi, i mattoncini di cui sono fatte le proteine, per ricostruire i tessuti muscolari danneggiati. La digestione delle proteine richiede un costo energetico superiore rispetto a quello degli altri macronutrienti, così consumiamo calorie per il solo fatto di metabolizzare proteine, cosa che contribuisce nel lungo periodo al deficit calorico. Anche una dieta vegetariana o vegana può raggiungere adeguati quantitativi proteici. Gli alimenti di origine animale come carne, uova, latticini e pesce hanno un contenuto proteico maggiore e uno spettro amminoacidico più completo rispetto a quelli di origine vegetale: questo è il motivo per cui le proteine animali vengono definite “proteine nobili. Tuttavia, anche utilizzando fonti di origine vegetale […], si possono raggiungere i giusti quantitativi proteici: combinando tra loro alimenti diversi, si possono reintegrare facilmente gli amminoacidi mancanti.
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Gazzetta Active "L’importanza delle proteine nella dieta: ecco come dosarle"
La Repubblica "Le proteine animali utili alleate di una dieta completa"
Gazzetta Active "Proteine, una necessità assoluta: ecco perché ti servono"
Il Corriere della Sera "Proteine: il fabbisogno aumenta con l’età"con l’età"
Gazzetta Active "Alimentazione: proteine, perché sono importanti per la corsa"
Gazzetta Act!ve "Carne, dalle proteine nobili alla vitamina B12: i benefici di un alimento spesso sotto accusa"
PubMed "Effects of forage vs grain feeding on carcass characteristics, fatty acid composition, and beef quality in Limousin-cross steers when time on feed is controlled"
LEGGI ANCHE: Carne, tra proteine e vitamina B12: l’importanza dell’allevamento al pascolo
#MangiaItaliano: al via la campagna a sostegno del Made in Italy
Una dieta vegana (che non prevede alcun alimento di origine animale) o vegetariana (che include derivati animali come latticini e uova), ma anche pescetariana (una dieta vegetariana che permette il pescato) aumenta il pericolo di fatture. Infatti, secondo quanto dimostra uno studio delle Università di Oxford e Bristol e pubblicato sulla rivista Open Access BMC Medicine, eliminare la carne dalla propria alimentazione aumenterebbe del 43% il rischio di fratture ossee e in particolare quelle di braccia, polsi, gambe, caviglie, clavicole, costole e vertebre. La causa dimostrata dall’indagine, ipotizzano gli autori dello studio, sarebbe da ricercare nel ridotto apporto di proteine nobili e di calcio e, di conseguenza, si tradurrebbe in un aumento generale del pericolo rispetto a chi segue una dieta onnivora. I ricercatori britannici hanno analizzato i dati relativi agli anni dal 1993 al 2001 su un campione di oltre 54mila persone. All’analisi ha fatto seguito un follow up terminato nel 2010 per monitorare le condizioni di salute ossea ed eventuali fratture. Dai risultati è così emerso che vegani, vegetariani e pescetariani avevano un rischio maggiore di fratture ossee rispetto a chi seguiva una alimentazione onnivora. Da qui l’importanza delle proteine nobili contenute in un prezioso alimento, fondamentale per il nostro benessere. Da sempre consigliata e consumata per i notevoli benefici, la carne è nella lista degli alimenti da includere in una dieta sana ed equilibrata.
Poco calcio e poche proteine riducono la salute ossea in generale, - conferma a Gazzetta Active la dottoressa Claudia Delpiano -, dietista e biologa nutrizionista presso l’IRCCS Policlinico San Donato e il Policlinico San Pietro. Le proteine in grado di innescare la sintesi proteica sono, infatti, principalmente le proteine nobili della carne. Perché è vero che i legumi contengono proteine, ma affinché siano effettivamente biodisponibili è necessario mangiare i legumi in un piatto unico con una fonte di carboidrati come pasta o riso. Solo in questo modo abbiamo un pool aminoacido completo. Le proteine ad alto valore biologico derivano invece da fonti animali come carne, pesce, uova e formaggi, fonte anche di calcio.
Oltre 54mila persone studiate in 8 anni. «Prendendo in considerazione l’indice di massa corporea (BMI), il calcio e l’assunzione di proteine – afferma Tammy Tong, epidemiologo nutrizionale presso il Nuffield Department of Population Health dell’Università di Oxford – abbiamo notato tuttavia che il rischio assoluto di fratture è meno significativo». Il team di ricercatori ha analizzato i dati relativi a 54.898 persone nel corso dell’indagine EPIC-Oxford, condotta tra il 1993 e il 2001 su uomini e donne del Regno Unito. Il 54% (29.380) dei partecipanti seguiva un’alimentazione onnivora, il 15% (8.037) pescetariana, il 28% (15.499) vegetariana e il 3% (1.982) vegana. Il follow up è stato condotto per una media di 18 anni, durante i quali sono state monitorate le condizioni di salute ossea e l’insorgenza di fratture nel campione di riferimento. Durante il periodo di follow up sono state rilevate poco meno di 4mila fratture, delle quali 566 al braccio; 889 al polso; 945 all'anca; 366 alla gamba; 520 alla caviglia e in altri siti come clavicola, costola e vertebre (467). Incrociando tutti i dati è emerso che, rispetto a chi mangiava carne, i rischi di fratture all'anca erano superiori di 1,26 volte per i pescetariani, di 1,25 volte per i vegetariani e di 2,31 volte per i vegani, che avevano anche un rischio 2,05 volte superiore di frattura alla gamba. I vegani presentavano un rischio generale di fratture maggiore di 1,43 volte.
Questo è il primo studio completo sui rischi di fratture totali e sito specifiche in base alle abitudini alimentari – sottolinea l’autore – Abbiamo scoperto che i vegani avevano un rischio più elevato di fratture totali che si traducevano in quasi 20 casi in più su 1000 persone in un periodo di 10 anni, rispetto alle persone che mangiavano carne. I nostri risultati evidenziano che il rischio di frattura all’anca potrebbe essere fino a 2,3 volte più elevato per i vegani rispetto alle persone che mangiano la carne, il che si traduce in una media di 15 casi in più ogni mille persone in 10 anni. Oltre a un rischio più elevato di problemi all’anca – riporta lo scienziato – i non mangiatori di carne erano associati a una percentuale maggiore di fratture alle gambe. Non abbiamo osservato differenze significative nei rischi tra i gruppi dietetici per quanto riguarda braccio, polso o caviglia.
CARNE ROSSA e TUMORI? Esiste davvero una correlazione?
Gli esperti hanno preso in considerazione l’assunzione totale di proteine, il che ha portato a un lieve calo nelle possibilità di insorgenza delle fratture.
Studi precedenti – evidenzia Tong – hanno dimostrato che un basso indice di massa corporea potrebbe essere legato a un rischio più elevato di fratture dell'anca e a un basso apporto di calcio e proteine potrebbe essere associato a una peggiore salute delle ossa. Il nostro lavoro dimostra che i vegani, che in media hanno un indice di massa corporea, un apporto di proteine e calcio inferiori, possono correre rischi più elevati in ambito di salute ossea.
Secondo il team, diete ben bilanciate possono migliorare il benessere dell’organismo.
Non abbiamo distinto tra le fratture provocate da una minore salute delle ossa – conclude l’autore – e quelle provocate da incidenti. Un altro limite riguarda la popolazione di rappresentanza, che includeva principalmente individui bianchi europei, per cui ci proponiamo di continuare a indagare estendendo il campione di riferimento per i prossimi studi.
Gazzetta Active "Nitriti e nitrati, il lato amaro dei salumi. Contengono composti potenzialmente cancerogeni”
Gazzetta Active "Gli amici delle ossa: calcio, vitamina D e proteine. Ecco gli alimenti più ricchi e come vanno cucinati"
AGI "La dieta vegetariana aumenta il rischio di fratture? Uno studio"
Fanpage "Vegani, vegetariani e pescetariani potrebbero avere un rischio maggiore di fratture"
Gazzetta Active "Fratture ossee, lo studio britannico: Con la dieta vegana o vegetariana aumenta il rischio"
AAAS "Vegans, vegetarians and pescetarians may be at higher risk of bone fractures"
BMC "Vegetarian and vegan diets and risks of total and site-specific fractures: results from the prospective EPIC-Oxford study"
Libero "Ictus, perché mangiare carne: quanto rischiano in più i vegetariani, la ricerca a Oxford"
The Bmj "Risks of ischaemic heart disease and stroke in meat eaters, fish eaters, and vegetarians [...]from the prospective EPIC-Oxford study!"
Focus "Vegetariani, pescetariani, carnivori: chi corre più rischi per la salute?"
Wired "I vegetariani sono a maggiore rischio di ictus?"
GQ Italia "I vegetariani sono più a rischio di ictus..."
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Demonizzata e associata all’aumento di insorgenza dei tumori. Al contrario, la carne è un alimento ricco di benefici e prezioso per la nostra salute. Pregiata, a livello nutrizionale, soprattutto quella proveniente da allevamenti allo stato brado. Concentrato di proteine, aminoacidi, vitamine A, B12 e D oltre a ferro, zinco e selenio. «Fondamentale è soprattutto come l'animale viene allevato: la carne da allevamento all'aperto è molto più ricca di sostanze nutrizionali di quella da allevamento intensivo», sottolinea Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano a Gazzetta Act!ve. Sostenibile, genuina e salutare. Dal principio del giusto allevamento alle proteine nobili della carne. Insomma, il connubio perfetto per vivere in salute nel rispetto dell’allevamento e del codice etico della filiera. In una parola: grass fed. Una pratica che vanta oltre 200 anni di storia dove la carne viene allevata esclusivamente a foraggio ed erba. Non solo bestiame più sano, ma anche un maggiore contenuto di omega 3 rispetto agli omega 6, minor presenza di grassi saturi, un rapporto tra grassi polinsaturi/saturi più elevato e una quantità maggiore di acido linoleico coniugato, vitamina E, vitamina C, beta-carotene oltre a una notevole concentrazione di proteine. Conosciuta e apprezzata già negli Stati Uniti, fa la sua comparsa in tempi più recenti anche in Italia. Difatti, la carne rossa grass fed o “da erba”, è ottenuta dal bestiame allevato allo stato brado e semi brado, animali cresciuti al pascolo, che non vengono nutriti con mangimi o integratori ma solo con erba e fieno. Insomma, animali iberi in natura!
I benefici dell’orientamento grass fed sono sostenuti in una serie di indagini, primo tra tutte lo studio condotto da Mandell e collaboratori, pubblicato nel 1998 su J Anim Sci, “Effect of forage vs grain feeding on carcass characteristics…”, analizzando le carcasse di capi che erano stati allevati a foraggio e di quelli nutriti con cereali (grano), hanno riscontrato in questi ultimi un peso maggiore del capo, una maggiore quota di grasso intramuscolare e globale rispetto alle carcasse di animali nutriti ad erba, per la stessa durata di allevamento. Inoltre, non dimentichiamo, nella carne grass fed, la presenza di un più elevato contenuto di acido linoleico associato a una bassa concentrazione di acido oleico. E poi rinunciare alla carne sembrerebbe avere i suoi effetti collaterali. Secondo uno studio pubblicato sul Bmj i vegani, ma anche i vegetariani, sono più esposti al rischio di ictus. Smentito poi dalla scienza il legame tra il consumo di carne e l’aumento del rischio di problemi al cuore, senza tralasciare poi le correlazioni delle carni rosse col tumore. La ricerca condotta dall'Università di Oxford, dimostra che coloro che escludono del tutto dalla dieta alimenti di origine animale, hanno il 20% di possibilità in più di essere colpiti da un ictus.
Piuttosto diffusa una convinzione generale a discapito di questo alimento considerato dai più come dannoso per la salute.
«Una delle cose che mi sento dire più spesso dai miei pazienti è che la carne fa venire i tumori» osserva in un’intervista a Gazzetta Act!ve la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. La carne, soprattutto le carni rosse, negli ultimi anni hanno conosciuto un crescendo di critiche. Eppure, sottolinea la dottoressa Falcone, «la carne non va demonizzata. E’ un alimento completo, che ci fornisce proteine nobili, con un alto valore biologico, e tutti gli aminoacidi essenziali di cui abbiamo bisogno. Inoltre nel caso di uno sportivo va a soddisfare i bisogni energetici, mentre le proteine vanno a riparare i muscoli, favorendone il recupero».
Tra le altre proprietà nutrizionali di questo prezioso alimento, l’importante presenza di vitamine e minerali.
«Contiene vitamina B12 – evidenzia la biologa - , essenziale per la produzione di globuli rossi e utile per la sintesi proteica. E soprattutto per gli sportivi un alimento che contiene proteine e B12 è utilissimo per la fase di recupero. Inoltre è ricca di ferro eme, componente importantissima per la emoglobina e a livello muscolare per la mioglobina, molecole fondamentali per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti e ai muscoli. Contiene anche zinco, che favorisce la riparazione dei tessuti e dei muscoli, lo sviluppo e la crescita».
Altro dibattito ancora aperto è poi quello sulla scelta tra carne bianca o rossa.
«Attualmente va di moda la carne bianca – precisa la nutrizionista -. Sicuramente è più digeribile, perché ha meno tessuto connettivo della carne rossa e ha un basso contenuto di grassi. Ma se scegliamo una carne bovina allevata all’aperto dal punto di vista nutrizionale è quasi meglio del pollame: è più proteica, contiene anche vitamina E, C e betacarotene. L’importante è come viene allevato l’animale. Ora si parla molto di carne grass fed: una carne allevata al pascolo, come si faceva un tempo. Il foraggio è a base d’erba e l’animale ha una carne che, dal punto di vista nutrizionale, ha delle proprietà molto valide. Diminuisce il contenuto di grassi saturi che si porta dietro la carne proveniente dagli allevamenti intensivi, per esempio. Negli allevamenti intensivi gli animali possono essere nutriti con cereali, possono venir loro somministrati antibiotici e ormoni per accorciare il periodo di crescita, in modo da produrre uno sviluppo esponenziale. Gli animali vengono sottoposti ad un ingrassamento forzato. Invece negli allevamenti all’aperto possono nutrirsi di erba. Hanno tempi di crescita più lunghi ma questo metodo di allevamento è sostenibile sia per noi, per la nostra salute, sia per l’ambiente. La carne rossa allevata in questo modo potrebbe essere consumata anche due volte alla settimana».
A sostegno del grass fed, tra etica e qualità, anche Roberto Panzironi che, con la Filiera Life 120 (sua e del fratello Adriano), sottolinea da tempo l'importanza della qualità della vita degli animali, nel rispetto della natura, di tempi e processi:
«Quando si parla di eticità occorre rispettare gli animali, la natura, le persone che ci lavorano, ma soprattutto i consumatori». «Gli animali, vengono allevati allo stato brado, senza l'uso di antibiotici» spiega Roberto che, della filiera etica, fa il suo cavallo di battaglia. «Altro aspetto fondamentale - aggiunge - è la frollatura (processo di stagionatura) della carne a 30/60 giorni. Questo ci garantisce qualità, sapore, nutrimento e giusta morbidezza».
La Filiera Etica LIFE 120, intervista a Roberto Panzironi
Inoltre, per contrastare la crisi economica, soprattutto quella dovuta al momento critico che noi tutti stiamo vivendo, particolare attenzione viene data anche alla manodopera, le aziende, infatti, sono tutte italiane a conduzione familiare. Dal produttore al consumatore, quindi, la Filiera Life 120 salta così tutti i passaggi intermedi, e non fondamentali, col fine unico di creare un prodotto di qualità a un prezzo basso e competitivo e, ancor più, alla portata di tutti.
«Grass fed significa letteralmente “nutrito a erba”» spiega Christian Orlando, biologo nutrizionista. «Quando si parla di allevamento grass fed – continua l’esperto -, si intende un sistema di crescita che permette ai bovini di restare al pascolo per l’intero ciclo di vita, dalla nascita alla macellazione». «Poi c’è una maggiore presenza di acidi grassi omega 3 e di vitamine liposolubili – sottolinea il biologo -: mentre la quantità di grassi saturi è la stessa rispetto alla carne tradizionale, ciò che cambia in modo sostanziale è la presenza di omega 3, acidi grassi essenziali spesso poco presenti nella nostra alimentazione e fondamentali nella prevenzione di malattie cardiovascolari e per il buon funzionamento di cervello, occhi e ghiandole endocrine». «Inoltre la carne grass fed ha un maggior contenuto di vitamina E, potente antiossidante di cui è ricchissimo anche l’extravergine, e di carotenoidi, precursori della vitamina A. Non essendo alimentati con cereali, l’organismo dell’animale produce molte meno sostante infiammanti e radicali liberi che di conseguenza si troverebbero nella carne che poi andremo a mangiare» conclude Orlando.
Donna Moderna "Che cos’è la carne “grass-fed”
Gambero Rosso "La carne grass fed. Tutto quello che c’è da sapere"
The Bmj "Risks of ischaemic heart disease and stroke in meat eaters, fish eaters, and vegetarians [...]
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Il vanto della cucina italiana. Un grande classico, dal gusto unico e inconfondibile, conosciuto e apprezzato oltre i confini nazionali. Un "low carb" che mescola i sapori della tradizione per un piatto senza rinunce. Un'opera culinaria ancora più buona e salutare.
Tritare con il coltello i bocconcini di carne. Tritare aglio, rosmarino, carota, sedano e cipolla. Mettere in una pentola con i bordi alti 4 cucchiai di olio EVO e far rosolare gli odori tritati, aggiungere la carne e lasciare insaporire per qualche minuto. Sfumare con il vino rosso e aggiungere metà del brodo, il concentrato di pomodoro e due foglie di alloro. Aggiustare di sale e pepe e coprire con un coperchio. Lasciar cuocere a fiamma bassa per circa 4 ore, controllando ogni tanto. Se si asciuga troppo aggiungere il brodo. Cuocere le fettuccine in acqua bollente salata per 4 minuti, quindi scolarle e condirle con il sugo appena preparato e una spolverata di Pecorino Gran Riserva.
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Obiettivo: forti e sane! Se si presentano fragili o dal colorito giallastro è colpa della lamina, assottigliatasi nel tempo a causa delle carenze nutrizionali. Tra le altre cause che indeboliscono le nostre unghie, indubbiamente il frequente utilizzo di acqua e, ancor più, soprattutto in questo periodo dove siamo costretti a disinfettare costantemente le mani per evitare il rischio di contagio, proprio gli igienizzanti. Il sostegno principale per contrastarne l’indebolimento arriva proprio da importanti nutrienti: aminoacidi, vitamine e sali minerali. Preziosi e indispensabili, non solo per le nostre unghie, ma per l'intero organismo. Facilitano processi interni e rafforzano il sistema immunitario. «Le unghie sono una parte dell’epidermide. Sono costituite principalmente da cellule morte, i corneociti, e sono ricche di cheratina», spiega a Gazzetta Act!ve la dottoressa Emanuela Russo, dietista INCO (Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità) dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano. Tra le principali cause di questa fragilità ci sono proprio queste carenze nutrizionali. Inoltre, autunno e inverno non sono di certo nostri alleati. Per garantire la buona salute delle nostre unghie, la beauty routine inizia proprio dall’alimentazione. Quella bilanciata, corretta e ricca di sostanze benefiche è il principale rimedio naturale. A tavola con i nostri alleati! Non solo per le unghie, ma anche per il benessere del nostro corpo, uno stile di vita sano e allora puntiamo soprattutto nella scelta di cibi ricchi di vitamine e minerali.
«Quando le unghie sono fragili o hanno un colorito giallastro spesso questo è dovuto al fatto che la lamina è molto sottile a causa di carenze nutrizionali. Queste possono derivare da disturbi alimentari o da stress importanti a livello fisico (come allenamenti esagerati non supportati da adeguate integrazioni alimentari) o psicofisico. In tutti questi casi osserviamo unghie fragili e capelli che cadono. Le due cose sono correlate». Inoltre, l’esperta evidenzia le sostanze che non dovrebbero mai mancare in una dieta. Primi tra tutti gli aminoacidi. «Gli aminoacidi – sottolinea la dietista - sono i mattoni che costituiscono le proteine. Li troviamo quindi soprattutto nelle fonti proteiche ad alto valore biologico come quelle animali: carne, pesce, uova». E poi anche le vitamine A, B, C ed E. «La vitamina A (retinolo) – spiega l’esperta - è presente in particolare nel tuorlo dell’uovo, nei crostacei, nella frutta e negli ortaggi di colore rosso-arancione. La vitamina C (acido ascorbico) è reperibile nella frutta acidula (in particolare agrumi e fragole), nei pomodori, nel prezzemolo, nella lattuga, nel radicchio, nei broccoli e nei cavoli». Per quanto riguarda i sali minerali, invece, sono importanti zinco, selenio, rame, ferro, calcio e silicio. «Il ferro è presente in particolare nella carne, nelle frattaglie, nel fegato, nel tuorlo d’uovo. Lo zinco si trova nel fegato, nella carne e nei molluschi (ostriche specialmente). Il rame è contenuto nelle noci […]. Il calcio è presente […] nella frutta secca, nei broccoli e nei cavolfiori. Il silicio si trova […] negli ortaggi» conclude la nutrizionista.
Tra gli altri micronutrienti ricchi di minerali e vitamine anche i semi di lino. Fonte per eccellenza di ferro, fosforo, selenio, zinco e vitamina E contribuisco al benessere delle nostre unghie. A tal proposito, e ancor più per evitare di incorrere in queste carenze, sarebbe buona abitudine giocare d’anticipo, bilanciando la dieta con determinati nutrienti e con i preziosi integratori alimentari al fine di fornire alle nostre unghie e anche al nostro corpo, lo scudo necessario. Ovviamente, «non esiste una regola per l’assunzione, l’integratore va usato finché ce n’è bisogno (ovvero, laddove necessario, anche per sempre). Normalmente si assumo con dei cicli, [...] ma bisogna essere consapevoli che i benefici non durano per sempre, ma solo durante l’integrazione» spiega a Vanity Fair, Filippo Ongaro, ex medico degli astronauti ed esperto in nutrizione ed integratori. Tuttavia, non esistono integratori alimentari specifici per colmare particolari carenze oltre, ovviamente, ai segnali che emette il nostro corpo in risposta alle diverse condizioni esterne come, nel caso specifico, l’indebolimento delle nostre unghie. Difatti, questi integratori ci aiutano ad avere valori sempre ottimali, e quindi, l’organismo ben protetto e, il valore ottimale di alcuni nutrienti nell'organismo è fondamentale per avere un sistema immunitario capace di proteggerci anche da virus e influenze stagionali.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE,preziosa per il benessere psicofisico
Tra i rimedi home made anche un trucco alla portata tutti con due ingredienti sempre presenti nelle nostre cucine: olio di oliva extravergine e limone per rinforzare. Infatti, l’olio di oliva è il curativo naturale più conosciuto e utilizzato per rinforzare le unghie e proprio per le sue notevoli proprietà, viene inserito nella formulazione di tante creme cosmetiche specifiche per mani e unghie. Il consiglio è quello di adottare questo metodo quotidianamente. Per trarre i maggiori benefici dall’olio extravergine per le unghie fragili, intingere la punta delle dita in una ciotola con l’olio e lasciate in ammollo per circa dieci minuti. Per un’azione più efficace possiamo unire il limone, utile anche a smacchiare unghie ingiallite o rovinate dall'utilizzo di prodotti troppo aggressivi. Uniamo a due cucchiai di olio extravergine di oliva un cucchiaio di succo di limone, cospargiamo sulle mani con un massaggio delicato su unghie e cuticole, infiliamo guanti di cotone o seta e lasciamo agire l’impacco per una mezzora. Inoltre, per potenziare l'azione nutritiva ed emolliente, si presentano come ottimi alleati del benessere anche uova e miele. Un uovo e un cucchiaio di miele in aggiunta al composto precedentemente preparato per un concentrato ancora più nutriente. In ultimo, ma non per importanza, un potente detossinante. L’aloe vera ha dimostrato di possedere interessanti proprietà. Per unghie (e mani) perfette basta versare un cucchiaio di gel di aloe vera e diluirlo con qualche goccia di olio EVO. Il composto ottenuto si trasformerà in un impacco "miracoloso" dall’effetto rigenerante.
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Dal benessere dell’animale alle esemplari proprietà nutrizionali. E ancora dal principio del giusto allevamento alla scelta delle proteine nobili della carne. Insomma, il connubio perfetto per vivere in salute nel rispetto dell’allevamento seguendo le regole della filiera etica. Parola chiave: grass fed. Una pratica che vanta oltre 200 anni di storia dove la carne viene allevata esclusivamente a foraggio ed erba. E il risultato è presto detto. Non solo bestiame più sano, ma anche un maggiore contenuto di omega 3 rispetto agli omega 6, minor presenza di grassi saturi, un rapporto tra grassi polinsaturi/saturi più elevato e una quantità maggiore di acido linoleico coniugato, vitamina E, vitamina C, beta-carotene oltre a una notevole concentrazione di proteine.
Sostenibile, genuina e salutare. Frutto della ricerca di alimenti a minor impatto ambientale, conosciuta e apprezzata già da diversi anni negli Stati Uniti, fa la sua comparsa in tempi più recenti anche in Italia. Difatti, la carne rossa grass-fed o “da erba”, è ottenuta dal bestiame allevato allo stato brado e semi brado, animali cresciuti al pascolo, che non vengono nutriti con mangimi o integratori ma solo con erba e fieno. Liberi in natura! Secondo quanto dimostra uno studio del Dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna, la crescita lenta e in modo naturale, contribuisce alla loro salute e al loro benessere, favorendo di conseguenza anche la sostenibilità degli allevamenti. E ancora, questi animali si nutrono di erba fresca, soprattutto in primavera, ricca di omega 3 e vitamine. Inoltre, essendo liberi di muoversi, sviluppano una maggiore massa muscolare, rendendo così la carne ancora più compatta e che necessita di una frollatura più lunga per renderla tenera. Il risultato? Carne decisamente saporita. «La grass fed è una carne molto dura, che necessita di un trattamento di frollatura prolungata che può arrivare anche a un mese, un mese e mezzo» evidenzia Christian Orlando, biologo nutrizionista.
Sull’argomento, una lunga serie di ricerche scientifiche, già da diversi anni sostengono i benefici dell’orientamento di carne grass fed. Primo tra tutti, lo studio condotto da Mandell e collaboratori, pubblicato nel 1998 su J Anim Sci, “Effect of forage vs grain feeding on carcass characteristics…”, analizzando le carcasse di capi che erano stati allevati a foraggio e di quelli nutriti con cereali (grano), hanno riscontrato in questi ultimi un peso maggiore del capo, una maggiore quota di grasso intramuscolare e globale rispetto alle carcasse di animali nutriti ad erba, per la stessa durata di allevamento. Inoltre, non dimentichiamo, nella carne grass fed, la presenza di un più elevato contenuto di acido linoleico associato a una bassa concentrazione di acido oleico.
Tra etica e qualità, nel rispetto del territorio e del lavoro. Da sempre a sostegno del grass fed anche Roberto Panzironi che, con la Filiera Life 120 (sua e del fratello, Adriano Panzironi), sottolinea da tempo l'importanza della qualità della vita degli animali, nel rispetto della natura, di tempi e processi: «Quando si parla di eticità occorre rispettare gli animali, la natura, le persone che ci lavorano, ma soprattutto i consumatori». «Gli animali, vengono allevati allo stato brado, senza l'uso di antibiotici» spiega Roberto che, della filiera etica, fa il suo cavallo di battaglia. «Altro aspetto fondamentale - aggiunge - è la frollatura (processo di stagionatura) della carne a 30/60 giorni. Questo ci garantisce qualità, sapore, nutrimento e giusta morbidezza».Inoltre, per contrastare la crisi economica, soprattutto quella dovuta al momento critico che noi tutti stiamo vivendo, particolare attenzione viene data anche alla manodopera, le aziende, infatti, sono tutte italiane a conduzione familiare. Dal produttore al consumatore, quindi, la Filiera Life 120 salta così tutti i passaggi intermedi, e non fondamentali, col fine unico di creare un prodotto di qualità a un prezzo basso e competitivo e, ancor più, alla portata di tutti.
«Grass fed significa letteralmente “nutrito a erba”» spiega Christian Orlando, biologo nutrizionista. «Quando si parla di allevamento grass fed – continua l’esperto -, si intende un sistema di crescita che permette ai bovini di restare al pascolo per l’intero ciclo di vita, dalla nascita alla macellazione. A differenza dell’allevamento tradizionale dove gli animali vengono spesso nutriti con cereali e mangimi, per una crescita e un ingrasso rapidi, il sistema grass fed, oltre a rispettare il benessere degli animali, è meno impattante, dato che mais e soia (usati per alimentare gli animali negli allevamenti convenzionali) da una parte richiedono un’enorme quantità di acqua, dall’altra contribuiscono in alcuni paesi al consumo di suolo strappato alle foreste. Non solo, negli allevamenti tradizionali subentra un ulteriore problema: lo smaltimento di migliaia di tonnellate di liquami prodotti».
«Nella carne dell’animale “nutrito a erba” – sottolinea il biologo - c’è una minore o nessuna presenza di antibiotici, chemioterapici, pesticidi: la vita degli animali in spazi aperti e meno affollati riduce infatti la probabilità di contrarre malattie, di conseguenza i medicinali utilizzati sono sicuramente meno. Inoltre la vita all’aria aperta e l’alimentazione basata principalmente sull’erba assicura una presenza quasi nulla di pesticidi e di conservanti nelle carni. Poi c’è una maggiore presenza di acidi grassi omega 3 e di vitamine liposolubili: mentre la quantità di grassi saturi è la stessa rispetto alla carne tradizionale, ciò che cambia in modo sostanziale è la presenza di omega 3, acidi grassi essenziali spesso poco presenti nella nostra alimentazione e fondamentali nella prevenzione di malattie cardiovascolari e per il buon funzionamento di cervello, occhi e ghiandole endocrine».
«Gli alimenti più ricchi di tali sostanze – continua il nutrizionista - sono il pesce, alcuni semi oleosi e i prodotti dei ruminanti, qualora effettivamente si alimentino ruminando. Questi, infatti, sono fra le poche specie animali in grado di produrre gli omega 3 autonomamente senza introdurli con l’alimentazione». «Inoltre la carne grass fed ha un maggior contenuto di vitamina E, potente antiossidante di cui è ricchissimo anche l’extravergine, e di carotenoidi, precursori della vitamina A. Non essendo alimentati con cereali, l’organismo dell’animale produce molte meno sostante infiammanti e radicali liberi che di conseguenza si troverebbero nella carne che poi andremo a mangiare» conclude Orlando.
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Portiamo a tavola un sapore originale. Il tipico secondo di carne, tra i più amati e consumati dagli italiani, si veste di nuovo e si presenta in una versione ancora più gustosa e invitante. La qualità e la tenerezza della carne pregiata si sposa in un connubio perfetto con il tipico sapore dolce delle mele, ancora più interessante aromatizzate al Cognac.
Tagliate il filetto di manzo in 6 fette alte e legatele tutt'intorno con un giro di spago da cucina per tenerle in forma. Infarinate le fette di carne e fatele rosolare in padella con il burro, una cucchiaiata di olio e un rametto di timo. Cuocetele per 4-5 minuti per parte, salate, pepate, toglietele dalla padella e tenetele in caldo. Sbucciate le mele, eliminate il torsolo, tagliatele a fettine e mettetele nella padella unendo il succo di limone e il cognac. Fate cuocere per 2-3 minuti su fiamma vivace, mescolando spesso con una spatola o un cucchiaio di legno. Aggiungete la panna e lasciate addensare il fondo di cottura a fuoco vivace. Regolate di sale e aggiungete un'abbondante macinata di pepe e le foglioline del timo rimasto. Servite i filetti con le fettine di mela, irrorandoli con il fondo di cottura.