Conosciuto anche come eczema seborroico, è una forma di dermatite ad andamento cronico-recidivante che attacca le zone ricche di ghiandole sebacee. Tra le più colpite sicuramente il cuoio capelluto, il viso, il condotto uditivo, il torace e l'area ano-genitale. Una patologia che non risparmia nessuno, dalla “crosta lattea” (nei neonati) agli adolescenziale, sino alla fascia 30-60, la dermatite seborroica colpisce sicuramente i maschi più delle femmine. Un disturbo dermatologico scaturito dalla sostanza oleosa (sebo) prodotta dalle ghiandole sebacee e responsabili della lubrificazione dell’impermeabilizzazione della pelle. Queste, fanno parte del sistema tegumentario, formato da pelle, capelli e unghie e preposto alla protezione della pelle da insulti ambientali o fisici. Tra i principali tratti distintivi di questa patologia i classici sintomi come prurito, dolore, desquamazione, rossore, forfora (seborrea). L’infiammazione di queste ghiandole è un fenomeno diffuso seppur sotto-diagnosticato. La causa scatenante poi è quasi sempre una combinazione di diversi fattori come la predisposizione genetica, il clima freddo e secco, lo stress o addirittura il sintomo di un malessere fisico generale ovvero, indicatore di problemi di salute di varia natura. Come anche l’assetto e le eventuali variazioni ormonali potrebbero influenzarne la comparsa e la riacutizzazione a distanza di tempo.
Ne soffre il 5% della popolazione mondiale. Un’infezione, ma non contagiosa tantomeno sintomo di scarsa igiene personale, tuttavia potrebbe degenerare in un disturbo cronico se non trattato con la dovuta attenzione. Malattie del sistema immunitario, condizioni ormonali e carenza vitaminica sono alcune delle ipotesi più accreditate per la sua comparsa. Precursore della psoriasi, a volte si manifesta come “rosacea”. I suoi bersagli preferiti, oltre ai giovani, anche i soggetti affetti da altre patologie: patologie neurologiche, come il morbo di Parkinson, l’HIV/AIDS (ove spesso si presenta con sintomi particolarmente severi), persone con precedenti di ictus o infarto o quelli che fanno uso frequente di determinati farmaci. Influenza inoltre, in maniera negativa le nostre difese indebolendo anche il sistema immunitario causando stress, insonnia e depressione. Per non trascurare le possibili complicanze costituite in prevalenza da infezioni batteriche o fungine secondarie. Creme e lozioni ad hoc ricche di proprietà emollienti e riepitelizzanti rappresentano degli ottimi compagni di battaglia nel contrasto quotidiano a questo fastidioso disturbo. Tra gli altri rimedi l’esposizione ai raggi UVA e UVB, in grado di limitare la proliferazione dei funghi presenti sulla pelle e integratori a base di acidi grassi omega 3 (come confermato da un serie di studi in materia). Insomma, pochi pratici rimedi e uno stile di vita sano caratterizzato da una corretta alimentazione e privo di cattive abitudini.
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, in un’intervista esclusiva a Life 120 fa luce sulla natura di quest’infiammazione e spiega quali sono le misure preventive da osservare in caso di dermatite seborroica e come prevenire questo fastidio.
La dermatite seborroica è una malattia infiammatoria della cute che colpisce gli adolescenti, ma non solo…. Si tratta di una forma di infiammazione delle ghiandole sebacee delle zone in cui l’organismo ne è particolarmente ricco e accompagnata da una forma di eritema sottostante. Le zone maggiormente coinvolte in quanto definite appunto zone sebacee, sono il cuoio capelluto, il volto, i solchi del naso, il solco retroauricolare, la zona sternale, e la regione interscapolare. Spesso invalidante sotto il profilo delle relazioni sociali.
È una malattia caratterizzata dalla presenza di arrossamento, prurito e squame dall’aspetto grasso, untuoso, dal colorito prevalentemente giallastro e dalle dimensioni grandi. Possiamo distinguerla dalla forfora perché quest’ultima si presenta a squame, ma dallo spessore più sottile e di dimensioni più piccole e che in genere non si accompagnano né all’eritema sottostante né al prurito. Per quanto riguarda le fasce di età che possono essere colpite da questa condizione patologica molto fastidiosa, gli esperti la definiscono Bimodale: c’é un picco in corrispondenza dell’età neonatale per il passaggio degli ormoni dalla mamma al figlio, che corrisponde alla formazione della crosta lattea, o nella zona del pannolino, e che normalmente si risolve spontaneamente entro il primo anno di età. L’altra fascia di età colpita è quella della pubertà, per la produzione di ormoni sessuali maschili, in particolare il testosterone, avente attività stimolante sulle ghiandole sebacee a produrre sebo, e che rappresenta un terreno di coltura di un fungo, ma per essere più precisi si tratta in verità di un lievito, dal nome Malassezia, riconosciuto come agente eziologico responsabile della caratteristica desquamante della dermatite seborroica.
È necessario chiarire che in realtà nella dermatite seborroica il problema non è legato esclusivamente all’eccesso di sebo ma alla alterazione della qualità della produzione di sebo, in cui è appurato che le persone che soffrono di questa malattia, presentano una miscela di grassi diversi da come normalmente dovrebbe essere, in cui si riscontra una bassa quantità di acidi grassi liberi, di squalene e di ceramidi ed un aumento invece del colesterolo e dei suoi derivati. Questo si individua come un aspetto predisponente all’insediamento della Malassezia che prolifera nelle ghiandole sebacee e che normalmente saprofita, diventa patogeno, scatenando un processo infiammatorio, nel quale il sistema immunitario, grande difensore dell’organismo, non è in grado di controllare. Vien da sé che avere un sistema immunitario sano e controllato da un corretto stile di vita porta sempre ad avere un risultato ottimale nell’insorgenza o nel controllo di malattie su base infiammatoria.
DERMATITE SEBORROICA, come ci aiuta l'alimentazione
Anche nel cuoio capelluto la malattia si manifesta nella stessa modalità, con turnover cellulare elevato, ovvero con una veloce riproduzione cellulare, causa della formazione di squame che caratterizzano la malattia. Quella del cuoio capelluto, è una zona frequentemente colpita da questa malattia, che può esordire in una o più aree del corpo ricche di ghiandole sebacee per poi rimane circoscritta oppure estendersi anche in altre zone. È solo il fattore predisponente dell’individuo che favorisce o meno l’espansione della malattia in altre zone del corpo. Inoltre va precisato che la dermatite seborroica non è una malattia contagiosa.
I consigli per il trattamento, e quando è necessario per la terapia, dipenderanno dalla gravità, diffusione ed estensione della malattia. Può essere circoscritta e limitate a poche o piccole aree del volto, quindi saranno sufficienti trattamenti solo topici con creme e detergenti specifici aventi azione antimicotica e antinfiammatoria. Nei casi in cui è più diffusa e in cui la caratteristica desquamante (sinonimo di una forte azione di questo fungo protagonista, la Malassezia), risulti essere più evidente, allora si consiglia di interpellare lo specialista dermatologo affinché possa impostare una terapia più specifica. Fra i prodotti topici noti come vantaggiosi per il trattamento, riscontriamo l’allume di potassio, acido glicirretico estratto dalla liquirizia da utilizzare sotto forma d lozione. Fra le altre sostanze naturali ad azione antimicrobica ad ampio spettro che possiamo utilizzare sia per i capelli che per il corpo e che permettono di controllare l’infiammazione e la proliferazione del lievito evidenziamo l’Argento Colloidale, la melissa e calendula per una azione lenita e calmate del prurito e pizzicore.
Uno dei fattori fortemente correlato a questa malattia è lo stress. Tutti i fattori stressanti sono causa di una riacutizzazione della malattia o l’accensione della malattia stessa. Inoltre il clima è un aspetto da non trascurare e favorisce il miglioramento durante l’estate e il peggioramento durante l’inverno. Inoltre la dermatite seborroica può essere correlata nelle ragazze alla Sindrome dell’Ovaio Policistico che è quella condizione in cui si verificano squilibri dell’assetto ormonale che saranno causa di Iperandrogenismo vale a dire una eccessiva produzione di ormoni maschili, in particolare di testosterone, da parte delle ghiandole endocrine, surrene ed ovaie che come abbiamo detto ha una azione stimolante sulle ghiandole sebacee. Inoltre, negli anni 80, si è scoperta una ulteriore correlazione tra la HIV e la malattia in esame, che emergeva come una delle prime manifestazione cliniche non nei sieropositivi ma in presenza di malattia da HIV conclamata. La stessa cosa successa con la malattia di Parkinson e la giustificazione plausibile da parte dei medici è stata proprio la correlazione dello status del sistema immunitario in questi soggetti. Infatti laddove il sistema immunitario risulti essere deficitario, l’organismo risulterà maggiormente predisposto a sviluppare una condizione di infiammazione con una maggiore predisposizione alla proliferazione della Malassezia che come abbiamo visto, è in grado di colonizzare le aree seborroiche favorendo così la comparsa della malattia. Lo stesso discorso vale per molti di quei casi in cui si evidenzia una condizione di infiammazione importante e/o di immunosoppressione. È importante tenere sotto controllo il processo infiammatorio perché la dermatite seborroica è una malattia recedivante; gli accorgimenti, oltre ai prodotti topici e/o farmacologici nei casi in cui fosse necessario, sono anche di natura alimentare consigliando di evitare prima di tutto, cibi piccanti e bevande alcoliche che possono avere una azione di dilatazione dei pori della pelle. Gli esperti inoltre riconoscono una sostanza, la biotina nota anche come vitamina B7, molto efficace nella riduzione della malattia. E’ un coenzima coinvolto nel metabolismo dei grassi, ed ha dimostrato la sua azione anche nella seborrea del cuoi capelluto sempre lavorando in associazione quindi in sinergia con prodotti dermatologici specifici. La dermatite deborroica è una malattia cronica dove si denota un miglioramento spontaneo con l’avanzare dell’età legato al decadimento degli ormoni soprattutto nel sesso maschile, mentre nel sesso femminile, con la menopausa e il crollo degli estrogeni, si può andare incontro ad un relativo iperandrogenismo con una riacutizzazione della malattia. A volte può essere associata o preceduta da Psoriasi; altre volta invece si presenta come la Rosacea. Questo è il motivo per cui le due condizioni sono confuse o possono manifestarsi contemporaneamente.
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Per approfondimenti:
Humanitas "Dermatite seborroica"
Mayo Clinic "Seborrheic dermatitis"
Elle "Dermatite seborroica, 10 efficaci rimedi naturali"
Wikipedia "Dermatite seborroica"
Alimentazione Gazzetta "Vitamine per la pelle, nella dieta e nelle creme: quali sono le più utili?"
Wikipedia "Pelle"
Starbene "Salute della pelle e alimentazione"
Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"
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Pelle rialzata, desquamata o infiammata, macchie, escoriazioni, lesioni, bruciore e prurito. Questi i principali segnali della presenza di una micosi cutanea. Tra le più comuni patologie estive e segnale evidente che virus, batteri e parassiti non vanno mai in ferie. Nello specifico, la micosi è un’infezione fungina causata da due agenti del genere Trichophyton: T. rubrum e T. interdigitalis, favorita dal contatto diretto e dalla frequentazione di luoghi pubblici oltre all’assenza di adeguate norme igieniche. Immediatamente riconoscibili dalle chiazze eritemato-squamose localizzate in molte zone del corpo, le aree più colpite sono sicuramente la pelle, i peli, il cuoio capelluto, la pianta dei piedi o palmo delle mani, le unghie o le mucose, in particolare quelle della bocca e della vagina. Superficiali, sottocutanee, sistemiche e opportunistiche. Quattro categorie di micosi che si distinguono a seconda dell’entità del danno causato, anche se le prime due sono indubbiamente quelle più diffuse. Attenzione poi ai fattori di rischio che favorisco l’infezione: elevata umidità sulla pelle, diabete, obesità, scarsa igiene personale, uso eccessivo di detergenti, gravidanza e abuso di antibiotici o cortisonici.
Nel panorama delle numerose infezioni della pelle, troviamo anche le micosi causate da agenti patogeni che tutti riconosciamo con il nome di funghi o miceti e che possono proliferare sia sulla cute che sulle mucose, in un ambiente caldo umido. Sono molto frequenti, ma fortunatamente non sono pericolose per la vita. L’unico grande aspetto spiacevole, è la costanza nella cura perché essa richiede settimane o mesi, oltre al rispetto di alcune misure cautelative che andremo ad analizzare approfonditamente. Oltre al tempo dedicato per riuscire a debellarle, il rischio poi delle recidive, se non bene curate, è sempre molto alto. Anche il tipo di alimentazione può giocare un ruolo preventivo contro le infezioni fungine, infatti, promuove l’equilibrio della flora microbica intestinale e, quindi, il benessere generale dell’organismo, aiuta anche a mantenere una risposta immunitaria efficiente. Bandito a tavola soprattutto l’apporto di cibi ricchi di zuccheri e di prodotti lievitati che contribuisco all’aumento della glicemia e favoriscono la proliferazione aggressiva della candida albicans.
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come prevenire e trattare le micosi così da evitare l’insorgenza di queste fastidiose a antiestetiche malattie della pelle.
Quali sono le cause ed i principali sintomi di una infezione fungina?
Contrariamente a quanto si crede, la nostra pelle è un ricettacolo di funghi che convivono insieme ai batteri in un microfilm cioè in un habitat ideale per la sopravvivenza senza recare alcun disturbo all’uomo, si dice quindi che sono saprofiti, ossia funghi che si nutrono di materia prima organica (il cibo) e che facilitano i processi digestivi. Si trovano quindi in un microsistema equilibrato, e non sono lì a caso, perché la natura ha previsto un ruolo anche per loro. Infatti svolgono un ruolo di protezione per l’uomo, contribuiscono allo smaltimento di cellule morte e ci proteggono dall’aggressione di microrganismi più pericolosi. Nel momento in cui questo microsistema, per svariati motivi si interrompe, questi ospiti saprofiti si trasformano in parassiti, diventando aggressivi. Fra le numerose cause scatenanti la micosi, si annoverano la scarsa igiene, frequentazione di ambienti pubblici come bagni, alberghi, palestre con annessi spogliatoi e piscine. Ma altri fattori possono essere legati anche alla presenza di patologie come il diabete, l’obesità, Aids, oppure l’uso prolungato di farmaci come antibiotici, cortisone, o immunosoppressori, pazienti trattati con chemioterapici, indebolimento del sistema immunitario e l’utilizzo eccessivo di detergenti o di quelli non appropriati. I sintomi ricorrenti della micosi sulla pelle in generale riguardano prurito sull’area di interesse, rossore o cambiamento di colore, desquamazione, macerazione, essudazione e secchezza nella zona di interesse. Perdita di capelli nel caso in cui la zona coinvolta riguarda il cuoio capelluto. Nel caso di un’onicomicosi (fungo dell’unghia), si manifestano con il sollevamento dell’unghia e in alcuni casi anche la perdita, l’irregolarità e la fragilità al punto di spezzarsi, variazione della forma con strie bianche giallastre, ed opacità del colore. Le zone in cui si ha un maggiore rischio di insorgenza di queste infezioni, sono anche le zone della pelle che presentano pieghe cutanee, ad esempio la piega dell’avambraccio, oppure dietro il ginocchio o sotto il collo, questo perché possono rimanere appunto umide di acqua dopo la doccia o di sudore, oltre al fatto che rimangono zone con scarsa possibilità di aerazione, ambiente ideale per l’insorgenza dell’infezione da funghi.
Quali sono le micosi cutanee più frequenti?
Questi minuscoli microorganismi si possono distinguere in gruppi, quelli che causano: 1) Micosi superficiali causate da lieviti, dermatofiti e muffe.Queste sulla pelle possono causare diversi tipi di micosi cutanee come la pitiriasi versicolor, micosi di mare, che si manifestano con macchioline rossastre che tendono a desquamarsi e a diventare biancastre, il piede d’atleta, causato dai dermatofiti, si manifesta con rossore e desquamazione fra gli spazi delle dita dei piedi, che colpisce i soggetti che indossano prevalentemente scarpe con suola di gomma, e l’onicomicosi che colpisce prevalentemente le unghie dei piedi che diventano fragili e assumono una diversa colorazione. 2) Micosi profonde sono molto rare e si manifestano con lesioni nodulari. 3) Micosi sistemiche provocate da veri e propri patogeni o da funghi opportunistici come i criptococcosi, aspergillosi e candidosi. Al primo gruppo si associano le manifestazioni cutanee più frequenti.
Micosi
Zone colpite
Caratteristiche delle lesioni
Sintomi
Tinea corporis
Viso, collo, tronco, braccia e gambe, nelle zone prive di peli
Chiazze circolari, con bordo in rilievo, arrossato e desquamante, a volte con vescicole, e parte centrale più chiara e liscia, che si allargano progressivamente
In genere asintomatica; talvolta lieve bruciore o prurito
Tinea cruris
Pieghe cutanee, soprattutto pieghe inguinali
Ampie chiazze anulari, con bordo in rilievo, arrossato e desquamante, che si allargano progressivamente
Spesso associata a prurito; a volte lieve bruciore
Tinea pedis
Spazio tra le dita dei piedi, in particolare tra il 4°-5° dito
Zona di cute molle, bianco-giallognola, macerata, leggermente desquamante e con lieve arrossamento. Se severa e con infezione, sono presenti arrossamento più intenso, gonfiore, ragadi ed erosioni essudanti
Quasi sempre associata a prurito; spesso bruciore e fastidio
Onicomicosi
Unghie dei piedi e delle mani
Alterazioni di diverse parti dell'unghia, che diventa biancastro-giallognola, molle, fragile, con tendenza a sbriciolarsi e/o a sollevarsi dal letto ungueale
In genere asintomatica; talvolta lieve bruciore o dolore se i tessuti di sostegno dell'unghia si infiammano
Candidosi cutanea
Pieghe cutanee di varie parti del corpo (sottomammarie, inguinali, addominali in persone obese) e spazi tra le dita
Chiazze rosso vivo, a volta erose e lucide ricoperte da una patina polverosa biancastra o con orletto biancastro macerato ai bordi. Possono essere presenti anche vescicole o pustole in prossimità della chiazza principale. Tendenzialmente desquamanti
Sempre associata a prurito; spesso lieve gonfiore, bruciore o dolore
Pitiriasi versicolor
Spalle, collo, parte alta delle braccia, schiena, addome
Chiazze circolari-ovoidali di colore contrastante con quello della cute sana (rosa sulla pelle abbronzata; caffè-latte sulla pelle chiara) con la tendenza a confluire, formando chiazze più ampie asimmetriche a "carta geografica"
In genere asintomatica; talvolta prurito di intensità variabile
Dove si manifesta principalmente la candidosi?
La candidosi è una infezione dovuta alla candida albicans un fungo che vive normalmente indisturbato nel nostro intestino, nel cavo orale e nella vagina un fungo che fa parte della microflora cutanea e che diventa patogeno solo quando si rompe l’equilibrio tra l’aggressività del fungo ed i meccanismi di difesa dell’organismo. Nel cavo orale si manifesta abitualmente con una patina bianca con difficoltà nella deglutizione. A livello vaginale causa bruciori, perdite, prurito, arrossamento dei genitali interni ed esterni. Normalmente queste sono candidosi non complicate scatenate dalla presenza della candida albicans come agente patogeno e che distinguiamo dalle candide del tipo complicate in cui il sopravvento di questo fungo è legato ad una riduzione delle difese immunitarie, dovuto alla presenza di cofattori patologici come ad esempio il diabete. Altri fattori possono essere ricollegati all’uso di contraccettivi, iperglicemia, fumo e stress, l’eccesso o la carenza di igiene personale. Nella candidosi non dobbiamo dimenticare il corretto equilibrio del microbiota vaginale e di correggere le alterate abitudini di vita che possono influire nella ricorrenza della patologia; fra queste ricordiamo lo scorretto utilizzo dei detergenti intimi con un ph non adeguato, l’utilizzo molto frequente di salva-slip sconsigliando di utilizzare i sintetici (si consigliano quelli in puro cotone), e l’utilizzo di indumenti stretti che non permettono la traspirazione.
Si tratta di una patologia trasmissibile?
C’è ad oggi una costellazione di malattie da contatto e la candida fa parte delle malattie di una di queste in quanto non possiamo pensare che queste malattie siano lontane da noi, ma sono piuttosto molto frequenti, soprattutto perché si può trasmettere dalla donna all’uomo e viceversa. È corretto parlare di trasmissione della candida quando questa sfocia in una condizione patologica. Infatti, come già detto, questo fungo vive indisturbato finché vive in condizioni di equilibrio fisiologico come saprofita dell’ambiente, con gli altri numerosissimi batteri e in diversi habitat del corpo: pelle, intestino, tratto gastroenterico, mucose, bocca, vagina. Per questo non si può considerare una malattia sessualmente trasmissibile. Solo quando perde il suo equilibrio, per cause di cui abbiamo già parlato, allora diventa patologico e potenzialmente trasmissibile attraverso rapporti sessuali o rapporti promiscui. L’uomo infettato dalla candida presenta una compromissione a livello del glande. I sintomi dipendono dalla sede dell’infezione che può verificarsi anche a livello delle mucose della bocca con lesioni mucocutanee. In questi casi è chiaro che è consigliato rivolgersi al medico.
Quali sono i principali fattori di rischio ed i rimedi per il trattamento di una micosi della pelle?
La prima misura precauzionale per prevenire le micosi è l’accurata igiene personale scelta prima della frequentazione di ambienti a rischio. Questo normalmente non succede quasi mai e le suddette misure sono quelle che si intraprendono dopo aver contratto l’infezione. Ed è quindi troppo tardi….. Oltre al detergente specifico è bene prestare attenzione nell’asciugare tutte le zone del corpo soprattutto per non lasciare tracce di acqua e di umido . L’umidità è l’ambiente ideale per la proliferazione dei funghi. Dopo il bagno in piscina, cambiare il costume bagnato, evitare di camminare a piedi nudi, anche per raggiungere docce e spogliatoi, deve diventare un processo obbligatorio. Inoltre, un altro veicolo che può rappresentare un fattore di rischio, sono coloro che indossano scarpe chiuse per molte ore. Si consiglia di scegliere quelle traspiranti, ma laddove non fosse possibile, come ad esempio le persone che calzano scarpe antinfortunistiche, è importante indossare calzini non sintetici e lavarli con un disinfettante ad ampio spettro, tipo amuchina, aprire all’aria e disinfettare ogni tanto la scarpa con polvere antimicotica che si può acquistare in farmacia. Questo risulta un ottimo suggerimento per prevenire o trattare forme di micosi del piede. Inoltre a casa avere l’accorgimento di utilizzare asciugamani ed accappatoi personali, non comuni, ed evitare di grattarsi per controllare la diffusione dell’infezione in altre zone attraverso le mani. L’abbigliamento comunque rappresenta un fattore di rischio; L’uso di capi (compreso le scarpe con suola di gomma) poco traspiranti, non in grado di assorbire l’umidità; i tessuti sintetici, tessuti stretch, tessuti in microfibra, ed abbigliamenti elasticizzati in un microclima caldo umido sono l’ideale per la proliferazione di questi microorganismi . Di contro l’utilizzo invece di capi in fibroina di seta microbiologicamente protetti, traspiranti e con la capacità di assorbire l’umidità, potrebbero rappresentare un ottimo coadiuvante nella gestione o prevenzione di queste problematiche permettendo di controllare la crescita di funghi e lieviti patogeni.
Esistono ingredienti specifici (alimentari o cosmetici) che ostacolano l’insorgenza di questi disturbi dermatologici?
Ridurre l’utilizzo di lieviti, zuccheri farine, lattosio (latte e yogurt), frutta fresca ma anche quella contenuta nei succhi di frutta, alimenti affumicati, bevande alcoliche, è senza dubbio la prima misura da mettere in pratica per prevenire e contrastare questa fastidiosa patologia. Si è vista la stretta correlazione tra l’infiammazione da cibo e l’insorgenza della sintomatologia da candidosi.Tutto parte dall’intestino. Quando sottoponiamo questo organo prezioso a uno o più traumi che possiamo individuare anche con l’utilizzo di farmaci come antibiotici, o di estrogeni oppure lo sottoponiamo a lunghi periodi di stress o all’abbondante assunzione di additivi alimentari, stimoliamo alla formazione di un ambiente intestinale che favorisce il sopravvento di questo fungo ed un terreno favorevole per la sua proliferazione. Da qui nasce l’importanza di un approccio alimentare ben preciso che potrà anche avere la necessità di essere accostato a terapie farmacologiche mirate soprattutto con lo scopo di eradicare completamente l’agente patogeno per non incorrere al rischio di recidive. Di contro, tutti gli alimenti con presenza di fibre solubili ad azione prebiotica, concorrono al ripristino della flora batterica intestinale: semi di psillio, l’inulina, i semi di lino, cosi come spezie digestive e antiinfiammatorie come curcuma, aglio, origano, menta, timo, cannella, cumino, finocchio, zenzero. Fra gli ingredienti cosmetici il mercato offre formulazione in crema, detergenti intimi a ph basico o neutro, detergenti e creme per il corpo, ma anche prodotti come lavande interne, che attraverso la loro azione calmante, nonché antifunginea e disinfettante, lenitive e calmante, contribuiscono, insieme alle altre numerose misure di cui abbiamo ampiamente parlato, a contrastare gli effetti della candida, sulla pelle e sulle mucose. Possiamo individuare inoltre l’utilizzo della propoli, il tea tree oil, la camomilla, la malva, la lavanda, l’aloe e la vitamina C e l’argento colloidale, una sostanza naturale, che nella forma farmaceutica ideale e nei dosaggi idonei, risulterà priva di controindicazione e le cui particelle grazie alle proprietà antimicrobiche ad ampio spettro, sono in grado di combattere e contrastare questa fastidiosa problematica. Uno studio condotto dall’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia 4a dell’Università degli Studi di Bari, riporta che l’acido ascorbico (Vitamina C), ha un’ottima azione acidificante e potenzia l’immunità cellulo-mediata, che insieme all’attività antibatterica e antifungina dell’argento colloidale, costituisce una buona soluzione, non farmacologica, nella prevenzione delle ricorrenze della vaginosi batterica.
Sapere Salute "Cos'è la micosi e come curarla"
Pagine Bianche Salute "Micosi della pelle"
MSN "Patologie estive: sintomi, cura e prevenzione di infezioni cutanee e micosi"
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Vesciche, prurito, placche, arrossamento, gonfiore, bolle e alterazione della pigmentazione. Tratto distintivo dell’esposizione scorretta e “non protetta”. L’eritema solare, tipico dell’estate è il prodotto della diretta o indiretta esposizione ai raggi solari. Tra le parti più colpite il viso, le superfici estensorie degli arti, il dorso delle mani e dei piedi. Per evitare questi fastidiosi inestetismi cutanei è bene non dimenticare mai una crema con filtro solare a coefficiente di protezione elevato prima di qualsiasi esposizione e, a prescindere dal fototipo, da applicare costantemente, soprattutto dopo il bagno. Non solo al mare, ma anche nelle lunghe passeggiate in città o in montagna, il filtro solare non va mai dimenticato. Senza dimenticare poi che una corretta esposizione comincia dalla conoscenza del proprio fototipo (ovvero, la quantità di melanina presente nella pelle) e dall’utilizzo, quindi, di solari idonei. Dal fototipo 1 (pelle molto chiama), in cui il rischio di danni permanenti e di scottature gravi è elevato, al 4 (pelle olivastra) dove la probabilità è sicuramente più ridotta, ma non esclusa. La pelle è dotata di una propria soglia di resistenza ai raggi e meno resiste più corre il rischio di ritrovarsi alle prese con dolorose scottature. Sconsigliata a priori la tintarella nelle ore centrali della giornata, cioè tra le 11 e le 16. Inoltre, evidenze scientifiche dimostrano che l'accumulo dei radicali liberi indotti dall'esposizione solare comporta l'invecchiamento precoce della cute, quindi sono molto utili gli integratori alimentari a base di sostanze antiossidanti come vitamina C, vitamina E, zinco, selenio e beta-carotene) da assumere prima dell'esposizione solare.
Dalle scottature all’abbronzatura a “macchie di leopardo”. Colpevoli le ustioni solari più gravi, che danno origine ad eritema, sono causate da un’eccessiva e prolungata esposizione ai raggi ultravioletti in mancanza di un’adeguata protezione sulla pelle. Ecco come intervenire in modo preventivo per proteggere la pelle anche sotto il sole. Come già detto, oltre che dai fototipi, la scelta del fattore di protezione dei solari dipende innanzitutto dall'intensità e dalla tipologia dei raggi UV ai quali si è esposti, dall'età (se bambini o adulti) e dalle aree cutanee interessate (zone estremamente delicate, aree critiche). I solari ad hoc, oltre quindi a proteggerci da sole, svolgono anche una funzione idratante e di contrasto ai radicali liberi e, di conseguenza, con un importante effetto antirughe. Quindi per avere un’abbronzatura omogenea bisogna contrastarne gli eventuali danni come scottature, segni, rughe, macchie e melanomi. Secondo la definizione universalmente riconosciuta l’eritema è una lesione della pelle, dovuta a un processo infiammatorio, che rientra nelle forme di allergia cutanea, che si manifesta con arrossamenti o pruriti generati dall'esposizione al sole (scottature solari). «L'infiammazione – precisa l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) -, tipica dell'eritema, è causata dalla vasodilatazione dei capillari sottocutanei. I margini dell'eritema possono essere netti o sfumati, con chiazze più o meno estese sulla superficie del corpo. Una volta riassorbito, può causare desquamazione o discromia (diversa colorazione della pelle). L'eritema può essere il segnale di varie malattie della pelle. Una delle forme più diffuse di eritema è una allergia alla luce solare, denominata dermatite polimorfa solare, che rientra nella categoria delle fotodermatosi dovute a una particolare sensibilità della pelle al sole».
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 quali sono le misure preventive da osservare in caso di eritemi da fotosensibilità al sole e come prevenire questo fenomeno e affrontare le vacanze in salute dentro e fuori.
Quali sono i sintomi, le cause e i rimedi di una risposta infiammatoria acuta della pelle?
Con l’avvento della bella stagione, ogni occasione è buona per fare passeggiate, vacanze, gite in barca ed andare in spiaggia, vivere quindi numerosi momenti in luoghi assolati senza prendere le dovute precauzione o con protezioni solari insufficienti. L’occasione per far insorgere scottature sono quindi numerose, e l’esposizione prolungata ai raggi UVA e UVB sia derivante dai raggi solari, ma anche dalle lampade abbronzanti, può scatenare delle ustioni di diversa entità che prendono il nome di Eritema. Qui assistiamo ad un processo di modifica del DNA cellulare in cui il sistema immunitario riconosce la malattia ed interviene per ripararla causando però l’arrossamento con aumento della temperatura delle zone interessate. Quello che le persone chiamano eritema solare, dal loro punto di vista, è una scottatura solare, ma, dal punto di vista dermatologico prende il nome eruzione solare polimorfa ed è una vera e propria allergia al sole legata ad un difetto di adeguamento della pelle all’esposizione ai raggi solari, infatti non tutti vanno incontro a questo problema ma solo una parte della popolazione che soffre di un meccanismo cutaneo che non funziona alla perfezione. È una vera e propria ustione di primo o secondo grado i cui sintomi compaiono entro le 6/12 ore dall’esposizione. Nei casi più gravi può scatenare la formazione di vescicole, con prurito accompagnato anche da febbre, mal di testa, vertigini, dolore, fino ad arrivare ad una situazione più severa e complessa come la sincope. Insomma, tutto dipende dal grado di infiammazione che si raggiunge. È chiaro che in questi casi dobbiamo rivolgerci immediatamente al medico. Si riconosce attraverso la digitopressione in cui il rossore scompare per poi riapparire al cessare di questa. Può interessare un’area circoscritta così come più aree del corpo. Le cause scatenanti dell’eritema, come citato all’inizio, possono essere legate all’esposizione ai raggi UV, quindi di natura termica, ma possono essere avere anche un’origine diversa, come meccanica, fisica, infettiva come la quinta malattia, emotiva, allergia ad alimenti oppure a detergenti per la casa o per il corpo senza dimenticare anche l’allergia ai farmaci. Quali sono i rimedi da mettere in pratica nel caso di eritema solare?? Il consiglio è di utilizzare impacchi freddi con acqua ed amido di riso per la sua azione lenitiva sulla pelle, oppure le tanto conosciute acque termali in bomboletta spray, provenienti appunto da stazioni termali, ricche di oligoelementi ad azione lenitiva e contro il forte bruciore della pelle rinforzando la pelle danneggiata. Gel o pomate di acido ialuronico ad azione rigenerante e idratante ed infine creme a base di biolipidi e/o gel di aloe, sempre per la loro azione ristrutturante della pelle.
È possibile prevenire la scorretta ed eccessiva esposizione ai raggi UVB e UVA?
All’eritema solare sono a rischio tutti, ma in particolare una certa categoria di persone che vengono identificate attraverso il fototipo di appartenenza, e che scelgono una protezione non adeguata al proprio fototipo, oppure per non averla rinnovata durante i lunghi bagni di sole, o dopo i bagni in acqua, ma ancora per non aver preso la sana abitudine di utilizzarla in città, anche in presenza di nuvole. Inoltre è necessario acquisire la consapevolezza che la la scorretta ed eccessiva esposizione ai raggi solari per i soggetti a rischio, è una scelta che va abbandonata. La corretta modalità di esposizione è determinate per prevenire queste forme di infiammazione della pelle attraverso una esposizione graduale che va dai 10 ai 15 minuti la mattina in un orario compreso tra le 9 e le 10 da ripetere i pomeriggio dalle 16 in poi. Nel tempo, quando la pelle avrà preso colorito, si può scalare il fattore protettivo che dovrà necessariamente partire con un SPF 50+ , ed aumentare gradualmente l’esposizione, ma sempre in maniera molto moderata e mai nelle ore più calde. L’utilizzo di un bel cappello di paglia è sempre gradito alla nostra pelle. Inoltre un mix di antiossidanti come licopene, beta carotene con vitamina A C ed E è ciò che si può assumere per aumentare il contributo alla prevenzione di eritemi e scottature solari, sempre da utilizzare in associazione alla crema. Il consiglio è di cominciare la loro assunzione un mese prima dell’esposizione e di continuarli durante tutto il periodo temporale in cui ci esponiamo. Quindi, senza alcun problema, anche per l’intera stagione compreso il mese di settembre . E’ indicato in maniera particolare per i fototipi chiari ma anche per tutti coloro che desiderano una abbronzatura più uniforme e persistente.
L’eritema può essere il campanello d’allarme di varie malattie della pelle?
L’eritema può essere presente in molte affezioni della pelle. E’ una condizione che può manifestarsi con l’esposizione ai raggi UV e rimanere fine a sé stessa, parliamo quindi di eritema solare legato alla scottatura da sole, ma molto frequentemente può essere anche correlata ad un sintomo iniziale unico o prevalente di un’altra patologia della pelle. Alcuni esempi sono la dermatite atopica, la dermatite seborroica, follicolite, geloni, Pitiriasi rosea, la rosacea, allergie da contatto, blefarite, cirrosi epatica, ustioni, ma ce ne sono molte altre. E’ chiaro che in situazione come queste la risoluzione o il miglioramento delle forme di eritema è legato a monte alla cura che il soggetto con lo specialista rivolge alla malattia iniziale. Individuare la patologia che è alla base delle forme di eritema, e che può esserci a prescindere dall’esposizione ai raggi UV , ma che in alcuni casi emerge anche con l’esposizione ai raggi solari, è alla base della risoluzione e/o del miglioramento dei sintomi.
Quali sono le differenze tra eritema, dermatite e orticaria?
Le dermatiti si distinguono in dermatiti irritative e dermatiti allergiche. Vediamo la differenza: le dermatite irritative da contatto che rappresentano l’80% delle dermatiti, sono quelle in cui si viene a contatto con un prodotto che scatena un fenomeno allergico solo nel punto del corpo in cui c’è stato il contatto. Non presentano quindi diffusione sul resto del corpo. Se si riapplica il prodotto in quel punto, torna la dermatite. Ad esempio, la sabbia , il bagno al mare senza risciacquarsi dopo , l’elastico del costume sintetico con presenza di colorante può essere irritante, possono essere fattori scatenanti una dermatite di natura irritativa. Ci sono poi le dermatiti allergiche da contatto che si scatenano in seguito al contatto con un allergene solo nella zona interessata, e che, con i successivi contatti tendono ad estendersi su altre zone del corpo diverse dal contatto. In questo caso esistono dei test che ci dicono qual è l’allergene imputato. Questi test non esistono per le dermatiti irritative da contatto quindi non è possibile risalire alla sostanza irritante. La dermatite allergica tende ad andare meglio non solo con l’esposizione ai raggi solari e all’acqua di mare, ma anche grazie a dei meccanismi immunologici che nel tempo vengono sviluppati e che recano al paziente una maggiore difesa. Quando parliamo di dermatite in realtà entriamo in un argomento molto vasto dunque ci concentreremo su in articolare, cioè la Dermatite Atopica o Eczematosa, molto frequente nell’età pediatrica. Come l’eritema, anche la dermatite è un processo infiammatorio, e pur essendo questa una definizione molto generica, è un disturbo diffuso la cui origine può avere un legame con cause diverse. La dermatite atopica, diversamente da altri tipi di dermatite che interessano aree specifiche del corpo (come ad esempio la dermatite allergica da contatto), si può manifestare su tutto il corpo ed è sempre una forma reattiva della cute in risposta ad una condizione fisiopatologica in cui i fattori genetici contribuiscono alla sviluppo della malattia. I geni implicati sono quelli che codificano per le proteine dell’epidermide ed immunologiche, in cui il gene che codifica per una proteina, che fa parte delle cellule cornee derivante dalla differenziazione cheranocitica, subisce una mutazione. Oltre ai fattori genetici, contribuiscono allo sviluppo della dermatite atopica anche fattori immunologici, fattori disfunzionali della barriera cutanea, e cause ambientali (alimenti, allergeni presenti nell’aria, utilizzo di prodotti per la cura della pelle o profumi, tessuti, sudorazione etc...) Si distinguono due fasi: una Acuta ed una Cronica: in quest’ultima dove prevalgono citochine T Th1 (interferone gamma IL-12) predomina una condizione di secchezza grave, in cui grattamento e sfregamento può causare un indurimento, un ispessimento cutaneo (lichenificazione). Nella fase acuta riscontriamo edema, presenza di vescicole, desquamazione, forte prurito e dolore con formazione di fissurazione. Qui troviamo prevalentemente cellule del tipo T Th2 e diversi tipi di interleuchine IL-4, IL-5, IL-13. Ce ne sono poi tante altre... L’esordio è nei bambini molto piccoli, con un miglioramento entro i primi cinque anni di vita. Non sempre è così però. In alcuni casi nelle forme gravi, la malattia tende a procastinarsi per poi mutare spesso in problematiche di natura respiratoria come riniti allergica oppure asma diventando così una patologia a lunga durata. L’orticaria è una reazione del sistema immunitario da non confondere con l’eritema . Si manifesta come una eruzione cutanea di ponfi rosacei o bianchi creando rilievo sulla pelle, che si diffondono in diverse zone del corpo ma possono raggiungere una distribuzione corporea pari o superiore al 20% della superficie. In tal caso, soprattutto quando associata a dolore e febbre è bene rivolgersi al medico . Caratterizzata da dolore e forte prurito, e frequentemente angioedema (un rigonfiamento del tessuto sottocutaneo), i ponfi solitamente non durano più di 24 ore, ma si può verificare che spariscano per poi ricomparire e la malattia può avere quindi un decorso molto più lungo. Nell’orticaria la presenza di globuli bianchi presente nel derma, nello specifico di mastociti, sono la causa della liberazione di istamina. Lo stimolo alla liberazione di questa può essere di tipo immunologico, non immunologico, fisico (calore, freddo, raggi UV etc... ) e chimico. Inoltre alcuni farmaci come gli ACE inibitori possono causare dei sintomi da orticaria, come angioedema, attraverso un meccanismo non allergico che non dipende quindi dalla liberazione di istamina. Individuare i fattori scatenanti, attraverso un diario che si può richiedere al paziente in cui raccoglie informazioni, permette all’esperto di catalogare il tipo di orticaria e provvedere alla cura o alle misure preventive da attuare.
L'importanza della Vitamina D - intervista ad Adriano Panzironi
I bambini a causa della loro pelle sensibile sono maggiormente esposti al rischio di scottature?
L’importanza di esporsi al sole in età pediatrica è importante per una serie di motivi fra cui per il metabolismo delle ossa grazie all’attivazione della vitamina D attraverso i raggi solari. Di contro studi in essere, sembra dimostrino che il fotoinvecchiamento e i tumori della pelle, siano correlati ad una icongrua esposizione che parte proprio dall’età infantile. L’esposizione al sole dovrebbe essere graduale e il fatto che quando si è piccoli si giochi molto all’aperto, favorisce questa condizione. Quest’anno con la pandemia questo aspetto è venuto meno quindi a maggior ragione è importante esporsi nelle ore in cui i raggi solari non sono perpendicolari alla terra. Scegliere un SPF 50+ non giustifica la possibilità di lasciarli al sole nelle ore più calde e per un tempo prolungato. Scegliere inoltre creme con filtri fisici , vale a dire prodotti che abbiano all’interno la minore quantità di sostanze chimiche dannose, quindi più ricche di ossido di zinco, biossido di titanio, sostanze meno aggressive queste, in grado di filtrare i raggi ma anche di penetrare meno nella pelle dei bambini . Lo spessore della pelle in questa età è molto sottile, non a caso il mercato propone prodotti distinti per fasce di età. Nel primo anno di età i bambini pur con la protezione solare vanno tenuti sempre e comunque all’ombra. Inoltre coloro che appartengono ad un fototipo 1 quindi molto chiari con capelli biondi o rossi, con carnagione lattea, presentano melanine molto differenti, quindi per natura avranno, una difesa ai raggi molto molto bassa. In questo caso oltre ad aiutarli con una fotoprotezione ancora più accurata, andranno anche supportati con vestiti e cappellini che filtrino i raggi solari. Il tempo in cui dura il reale valore filtrante del sole di una crema è di due ore; riapplicare il solare dopo questo tempo ma anche dopo il bagno al mare è importantissimo nei più piccoli. In caso di eritema leggero, applicare una crema lenitiva, ed evitare assolutamente la fostoesposizione nei giorni successivi.
Seppur limitata agli strati cutanei superficiali, potrebbe avere conseguenze rilevanti?
Molti sono i danni più o meno gravi che appartengono ad una fotoesposizione scorretta: dalle lesioni melanocitiche comuni come efelidi nell’età più giovane fino ad arrivare negli adulti dove il danno diventa cronico, evidenziandosi a distanza di molti anni come conseguenza di una incongrua fotoesposizione, con veri e propri processi di fotoinvecchiamento della pelle, con assottigliamento, discromie cutanee, e pelle solcata da rughe, secca e poco elastica, da cui è quasi impossibile tornare indietro, nonché tumori epiteliali che comprendono il carcinoma basocellulare o squamocellulare con gravità relativa, ma anche il melanoma, tumore ben più grave.
Istituto Superiore di Sanità "Eritema solare"
Pagine Mediche "Eritema solare: come riconoscerlo e come prevenirlo"
Treccani "Eritema
Il Giornale "Gli alimenti colorati che favoriscono l'abbronzatura"
Pagine Mediche "Sole e abbronzatura: attenzione ai danni alla pelle"
Tuo benessere "Pelle a prova di abbronzatura: proprietà e benefici del beta carotene"
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Dorato a salutare. Un colorito perfetto si ottiene solo con l’impegno. Dalla corretta esposizione all’assunzione di alimenti sani. Una pelle sana, idratata e protetta è il punto di partenza per affrontare radicali liberi e l’avanzare del tempo. Quindi un colorito sano, uniforme e senza scottature pericolose per la pelle. Ma qual è il segreto di un'abbronzatura perfetta e duratura? Creme mirate, solari, integratori e alimenti ricchi di beta-carotene, ovvero un carotenoide che si trasforma in vitamina A nell’intestino, per poi trovare spazio nel fegato dal quale verrà rilasciato in modo graduale. E poi gli antiossidanti, che oltre a combattere i radicali liberi, hanno effetti positivi anche su ossa e vista. Capacità che aumentano se i cibi che lo contengono vengono assunti insieme ad alimenti ricchi di zinco e vitamine C ed E. Dulcis in fundo, per accentuare il colorito, prezioso anche l’apporto bilanciato tra omega 3 e omega 6. Questi alimenti, oltre a facilitare l’abbronzatura, idratano e stimolano la produzione di melanina e permettono alla pelle di conservare la sua naturale elasticità proteggendo anche il corpo dalle temperatura alte e dal caldo eccessivo. Tra gli alleati della pelle a tavola oltre frutta e verdura, anche gli omega 3 e 6, utili per mantenere la cute giovane, elastica e favorendo il rinnovamento cellulare a tutti gli strati cutanei. Altro aiuto per un’abbronzatura perfetta: il beta-carotene. Essenziale per la salute della cute si deposita sulla pelle conferendole un aspetto dorato e un colore più scuro. Inoltre, è in grado di prevenire le scottature nei soggetti con pelli sensibili oltre a un’alterata fotosensibilità. Dotato di proprietà fotoprotettive, protegge la cute dalla luce solare in eccesso e quindi riduce la sensibilità della pelle durante l’esposizione al sole.
Scottature, segni, lentiggini, macchie senile, rughe, cute squamosa e, melanomi. Oltre l’incarnato uniforme c’è di più. Preparare la pelle all'esposizione solare è fondamentale per contrastare i danni provocati dai raggi UV. La strategia ideale è quella di approcciarsi al sole in modo graduale, abituando, pian piano, il nostro corpo ai raggi, evitando così uno shock dovuto all'esposizione troppo intensa. Ovviamente, tutti i fototipi devono seguire un approccio leggero al sole, con maggiore accortezza a chi ha la pelle più chiara. Al mare o in montagna, l’importante è essere sempre pronti e adeguatamente “protetti”. Ecco come preparare la pelle al sole. Il primo step di una beauty routine è proprio quello di esfoliare la pelle e idratarla con cosmetici giusti. Uniforme, compatta e morbida al tatto per prevenire la comparsa di macchie cutanee. L’abbronzatura è bella, ma attenzione ai danni della pelle. Tra i rischi di un’esposizione prolungata agli UV accelerazione dell'invecchiamento cutaneo e, di conseguenza, un aumento del rischio di cancro alla pelle. Tuttavia, l’abbronzatura, seppur ricercatissima in estate è alla base di un singolare paradosso che non tutti conoscono. Il progressivo imbrunimento della cute non è altro che un ‘infortunio’ dello strato superficiale della pelle, diretta conseguenza dell'esposizione prolungata ai raggi solari. Un processo che accelera l’invecchiamento cutaneo per questo è di notevole importanza prevenire questo fenomeno utilizzando prodotti cosmetici con fattore protettivo così da garantire all’epidermide salute e benessere. Un piccolo accorgimento per evitare oltre ai danni irreparabile anche quella sensazione fastidiosa e dolorosa causata dall’ustione (di primo o secondo grado che sia). Altro inestetismo legato ai raggi UV: la comparsa di rughe. Infatti, la luce ultravioletta danneggia le fibre che si trovano nella cute (‘elastine’).
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come proteggere la pelle durante l’esposizione evitando danni permanenti e prepararla a un’abbronzatura dorata e duratura da far invidia, in vacanza, al vicino di ombrellone e, in città, al vicino di casa.
Qual è il legame tra melanina e abbronzatura e a cosa serve?
La melanina determina il colore naturale di ognuno di noi e svolge un ruolo fondamentale nella protezione dai raggi UV. E’ un pigmento presente in quantità differenti in ciascun soggetto a seconda di fattori genetici e alla esposizione ai raggi UV. Al contrario di come si pensa, la melanina è presente nella pelle e nei capelli, ma anche nel tessuto sottostante l’iride, nel midollo, nell’orecchio interno, nella ghiandola reticularis della ghiandola surrenale, nel nervo vago, nel ponte di Varolio, e nella substantia nigra del SNC (sistema nervoso centrale). Questa viene prodotta dai melanociti, cellule poste alla base dell’epidermide, quando la pelle viene sottoposta alla luce del sole e soprattutto ai raggi UV. È da questo pigmento che dipende il colore della pelle umana. Nonostante tutti gli esseri umani presentino mediamente la stessa quantità di melanociti nella pelle, a fare la differenza è l’attività di questi ultimi, la razza, la zona del corpo considerata e l’età. Inoltre la quantità di melatonina dipende anche dalla latitudine; gli abitanti delle regioni equatoriali hanno la pelle più scura e questo dipende da un naturale processo evolutivo che nel corso dei millenni ha sviluppato quelle caratteristiche necessarie all’evoluzione della specie per proteggersi dai raggi UV del sole e per difendersi dalla distruzione dei folati necessari in gravidanza.
In cosa consiste il processo dell’abbronzatura dove il risultato ultimo è un incarnato dal colorito più scuro?
Il colore della pelle è dovuto alla presenza di alcuni pigmenti presenti nello strato basale cioè la parte più profonda della pelle. Ce ne sono diversi ma il più importante è la melanina , prodotta dal nostro organismo per difenderci dai raggi solari. Finché la superficie corporea dell’uomo era ricoperta di peli la sua produzione era ridotta proprio perla presenza di questo manto pilifero che esplicava una azione di protezione. L’incremento della sua produzione come sistema di protezione dai raggi UV è aumentata nei secoli, quando, per il processo evolutivo dell’uomo la pelle è cominciata a diventare glabra. La melanina può essere di due tipi: una molto scura chiamata eumelanina presente nei capelli grigio, neri, biondi o marroni e maggiormente presente nelle carnagioni scure; e un’altra di colore rossiccio giallo, chiamata feomelanina che dona un colore che va dal rosa al rosso, presente nelle persone con capelli rossi e prevalentemente nelle donne, e più concentrata nelle mucose; l’ultima è la neuromelanina concentrata a livello dei neuroni cerebrali, di colore scuro che si sviluppa durante la crescita ma la sua funzione ancora del tutto chiara. La produzione di melanina dipende principalmente da tre fattori: 1) L’esposizione ai raggi UV: gli esperti del mestiere hanno dimostrato che i raggi UV sono in grado di aumentare il numero di una speciale proteina recettoriale chiamata intermedina o melanocortina presente sulle cellule dell’epidermide in grado di recepire il messaggio e favorire la sintesi di melanina.. Questo spiega come una abbronzatura è più sicura se presa a piccole dosi; le nostre cellule lentamente, risponderanno in maniera più efficace alla intermedina producendo via via più pigmento. 2) Fattore genetico: questo determina il colore costituzionale dovuto alla razza e al genere. Infatti il genere di sesso maschile produce più eumelanina rispetto alle donne. 3) Fattore ormonale: alcuni ormoni in particolar modo la melanocortina prodotta dall’ipofisi, è coinvolta nella pigmentazione della pelle durante l’abbronzatura e nella protezione dei tumori della pelle.
Che ruolo hanno gli antiossidanti?
Abbiamo già visto che l’insieme delle reazioni metaboliche che si svolgono all’interno del nostro organismo a livello cellulare porta alla formazione di molecole instabili chiamate radicali liberi. Abbiamo inoltre anche parlato che a scatenare la formazione di queste, non sono solo fattori endogeni ma anche esogeni come lo stress, il fumo, l’alcool e i raggi ultravioletti, compresi quelli provenienti dal sole. L’eccessiva presenza di queste molecole provoca non poche problematiche e per controllare la loro formazione e/o per contrastare il loro effetto negativo sull’organismo, oggi esisto formulazione arricchite di antiossidanti, in bustine o in perle da assumere per via orale, molti di origine vegetale, come i carotenoidi, precursori della vitamina A, dove la loro concentrazione plasmatica influenza il colore della pelle e che costituiscono un’ottima difesa per il nostro organismo.
È necessario preparare la pelle all’abbronzatura?
Nonostante la melanina svolga un ruolo di protezione ai raggi UV, questo non è sufficiente, ed è indispensabile preparare e aiutare la pelle a difendersi ulteriormente. I motivi son molteplici: primo fra tutti perché quello che appartiene alla maggioranza delle persone è che il sole accentua quelli che sono i disturbi di un pelle secca e disidratata quindi una corretta dermocosmesi può sopperire ai fastidi correlati come pizzicore bruciore etc… La preparazione della pelle all’abbronzatura è bene che avvenga già in città, un paio di mesi prima dell’esposizione al sole. Non deve assolutamente mancare la detersione quotidiana della pelle del viso. Inoltre, consigliati sono i prodotti specifici che agiscono sia dall’interno che dall’esterno. Iniziando da quelli che agiscono dall’esterno si consiglia uno scrub oppure un esfoliante viso corpo per preparare la pelle ad essere più recettiva all’assorbimento dei prodotti che andremo ad utilizzare successivamente. Utilizzare creme o sieri dalla consistenza leggera, che abbiano un’azione protettiva ai raggi UV , azione antiossidante ed aventi anche la caratteristica di trattenere acqua in modo da effettuare una intensa azione idratante. Prima di uscire di casa, stendere un solare indicato alla propria carnagione. Abituarsi a queste misure preventive significa intervenire con netto anticipo sull’insorgenza soprattutto delle macchie solari. Inoltre è ormai assodato che c’è una correlazione tra una eccessiva esposizione al sole e l’incidenza della patologie della pelle come le cheratosi solari che sono delle formazioni pretumorali, ma anche tumori veri e propri come gli epiteliomi e per ultimo la forma più aggressiva come il melanoma. Ma anche problematiche legate ad una accelerazione dell’invecchiamento cutaneo e basta osservare la pelle di alcune categorie di lavoratori come i pescatori o i contadini per crearsi un’idea. Anche la comparsa di efilidi, o le lentigini solari o senili che appartengono a lesioni antiestetiche benigne che compaiono nei fototipi chiari, sono la conseguenza di una scarsa presenza di melanina per cui nelle zone sottoposte ad una maggiore irradiazione dei raggi UV come il dorso il décolleté o le spalle possono comparire queste lesioni molto fastidiose.
L’esposizione solare è fondamentale per fare il pieno di vitamina D?
Sentiamo parlare molto spesso della relazione tra l’esposizione al sole e i livelli vitamina D nel sangue. Infatti non a caso è chiamata vitamina del sole perché la sua fonte primaria di assorbimento non avviene attraverso l’alimentazione ma attraverso i raggi solari in particolare raggi UVB grazie alla sintesi che avviene nella nostra pelle, a partire da una sua provitamina. Per farne un po' di scorta sono sufficienti delle esposizioni ridotte: d’estate 10, 15 minuti circa 2, 3 volte a settimana; in primavera ed autunno 30, 40 minuti per tre quattro volte a settimana. Nonostante ciò, anche se potrebbe sembrare assurdo, la stragrande popolazione europea ed americana (soprattutto quella del nord), soffre di carenza di vitamina D. Questo è perché non ci esponiamo abbastanza e perché l’alimentazione non è in grado di sopperire questa mancanza. Per questo motivo è bene assumerla sotto forma di integratore monitorando i suoi livelli deficitari attraverso le analisi del sangue.
Quali sono i rischi di una sua carenza?
Le numerosissime funzioni in cui è coinvolta la vitamina D assumono un significato elevatissimo per il benessere dell’organismo. Assume un ruolo fondamentale nell’assorbimento di calcio e fosforo e nel rafforzamento della struttura scheletrica. Inoltre contribuisce alla salute cardiovascolare e il suo contributo antiinfiammatorio è in grado di controllare la crescita e la differenziazione cellulare e la prevenzione della trasformazione neoplastica, ad esprimere la sua azione antiinfiammatoria a tuttotondo, controlla i processi infettivi e il buon funzionamento della tiroide. Inoltre controlla il sistema renina angiotensina, la secrezione insulinica, ma soprattutto è la vitamina del sistema immunitario Queste, in maniera sintetica, sono le più importanti azioni della vitamina D soprattutto sotto forma di vitamina D3 chiamata colecalciferolo che si può reputare un vero e proprio ormone sintetizzato dall’organismo a livello cutaneo per mezzo dell’esposizione ai raggi UVB. Avere livelli soddisfacenti nel sangue della suddetta vitamina anche attraverso l’uso di integratori (solo il 10% viene assorbita attraverso i cibi che ne contengono scarsa quantità), ci permette di controllare e/o di prevenire moltissime problematiche ed è quindi semplice comprendere i rischi a cui si può andare incontro nel momento in cui vi è una carenza della stessa. Vale la pena spendere due parole per comprendere fino in fondo quali sono gli aspetti che possono creare dei limiti sull’assorbimento della vitamina D. Entriamo nel merito dell’obesità e dell’acidosi tissutale. Le cellule adipose chiamate anche adipociti, sono in grado di trattenere la vitamina D impedendone la sua disponibilità e utilizzo. Quindi il consiglio per le persone obese è quello di fare il più possibile integrazione. Per quanto riguarda invece una condizione in cui sia presente l’acidosi tissutale , questa promuove la distruzione della vitamina D da parte dei reni, perché in questa patologia, c’è il richiamo di calcio nel sangue proprio per correggere l’acidosi. Per la presenza di troppo calcio si attiva il paratormone che per evitare maggiore assimilazione dall’intestino, fa diminuire la vitamina D attiva nel sangue – come sostiene anche Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - . Quindi è buona norma assumere a qualsiasi età Vitamina D, ma in particolare è consigliata in determinate situazione come quelle sopra citate.
Perché è importante scegliere cosmetici con fattore protettivo ai raggi UVA/UVB?
La luce solare è la fonte naturale più importante di radiazioni ultraviolette, frutto di una reazione nucleare al centro del sole in cui i raggi che ne derivano viaggiano verso la terra. I suddetti si distinguono in raggi UVA , UVB e anche gli UVC. Si diversificano fra loro per la diversa lunghezza d’onda. I raggi UVC sono poco conosciuti; hanno una lunghezza d’onda corta e sono molto violenti, ma per nostra fortuna, non sono in grado di attraversare gli strati di ozono. Cerchiamo ora di comprendere la differenza fra raggi UVA e UVB di capire se una crema contiene solo filtri UVB da una che contiene invece anche filtri UVA. Diversamente, i raggi UVB, meno violenti, si presentano con una lunghezza d’onda più lunga, ma sono meno aggressivi rispetto agli UVC. Hanno l’inconveniente di essere in grado di attraversare parzialmente gli strati di ozono e riescono a raggiungere il suolo e a superare gli strati dell’epidermide. Sono quelli in grado di donare la tanto amata abbronzatura ma di contro anche di scatenare i noti eritemi solari, danneggiare il DNA, causare i tumori della pelle, la disidratazione e l’invecchiamento precoce della stessa. I raggi UVA hanno energia inferiore e lunghezze d’onda più lunghe rispetto agli altri due, ma sono più penetranti, influenzando così le cellule più profonde della pelle. Quando ci si scotta, anche in presenza di nuvole e finestre è proprio per causa loro e per le loro caratteristiche penetranti. Sono rapidi nella loro azione infatti gli UVA sono quelli utilizzati per i lettini abbronzanti. Ora una pelle abbronzata ha il “falso mito” di proteggerci dai raggi solari, ma non dobbiamo farci tradire da questo immaginario collettivo in quanto, benché abbronzata, avrà un fattore di protezione (SPF) pari a 2, quindi bassissimo. Questo per dire che la pelle va sempre protetta con la crema. Quando si acquista è bene accertarci che sia una crema “ad ampio spettro” che quindi avrà la capacità di proteggerci sia dai raggi UVA che UVB, e con un fattore minimo di 30 SPF. Riapplicarla ogni due ore o più frequentemente se si suda molto o si sta in acqua. Esporsi per tempi limitati, usare cappelli ed occhiali e soggiornare in zone ombreggiate.
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Contro i segni del tempo un corretto regime alimentare e creme funzionali. Perché laddove l’alimentazione non basta, ci pensa la cosmesi! Con il passare degli anni, nella pelle si manifesta una riduzione dei meccanismi di riparazione del DNA e un progressivo accumulo di proteine e di lipidi ossidati. In particolare la cute risente come non mai l’avanzata dei radicali liberi, causa peraltro del cosiddetto stress ossidativo, tra i principali responsabili della formazione di rughe e segni d’espressione. I radicali liberi agiscono negativamente contro le cellule, intaccando la loro membrana plasmatica e portando al loro rapido deterioramento e ad altre problematiche dell’epidermide. Un processo che si origina dalla conseguenza diretta, oltre al fattore temporale, di scelte e di abitudini sbagliate. Solchi, macchie e altre imperfezioni sono tra i principali segni evidenti di una pelle che sta perdendo, giorno dopo giorno, elasticità e tonicità. Tra gli elementi del benessere della pelle: trealosio, argento colloidale, collagene, vitamine e antiossidanti.
Le rughe non sono altro che pieghe superficiali e segno evidente della scarsa elasticità e tonicità della pelle. Tuttavia, oltre all’invecchiamento, questi segni sono anche la conseguenza di fattori esterni e ambientali. La principale causa della loro insorgenza è la perdita della struttura della cute. Le cellule, in un primo momento, diventano meno attive, poi si assiste a una riduzione della sintesi di fibroblasti, fibre elastiche, fibre di collagene e glicosamminoglicani. Anche la minore produzione di sebo, genera l'assottigliamento del film idrolipidico e la disidratazione cutanea, responsabile della formazione delle rughe è anche il foto-invecchiamento provocato dall'eccessiva esposizione alle radiazioni UV, naturali o artificiali che siano. Tra le insidie per la pelle indubbiamente il glucosio, lo zucchero indispensabile per la vita delle cellule. Monosaccaride contenuto soprattutto nei farinacei e se presente in dosi elevate, potrebbe rivelarsi nocivo in quanto, legandosi alle proteine del collagene, causerebbe una perdita di elasticità e di compattezza cutanea, prodromi questi della comparsa delle rughe. Andrebbe dunque limitato l'apporto di cibi ricchi di amidi come pasta, pane, riso, patate e dolci.
Da quelle della fronte, al contorno occhi e labbra. Le rughe sono il più comune segno di invecchiamento dove fibre elastiche e collagene presenti nel derma perdono la capacità di contrastare la forza di gravità. Alterazioni cutanee, ovvero inestetismi, causati da un danno strutturale alle fibre di collagene ed elastiche. Disidratazione e pelle secca poi ne accelerano la comparsa. Di conseguenza, laddove l’idratazione scarseggia si manifesta la secchezza cutanea e più la pelle è secca, maggiormente questa sarà predisposta alla formazione delle rughe. Per mantenere la pelle giovane e bella è importante contrastare, sia dall’interno che dall’esterno, questo processo di impoverimento cutaneo che comincia intorno ai 30 anni. Tra le buone abitudini per ritardare, o addirittura prevenire la formazione precoce delle rughe, sicuramente quello di mantenere la pelle, soprattutto quella del viso, costantemente idratata e nutrita, scegliendo cosmetici mirati e detergenti adatti al proprio tipo di pelle. Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come intervenire e riequilibrare l'idratazione in tutti gli strati della pelle e con quali rimedi prevenire i postumi di secchezza e disidratazione e ripristinare quindi una corretta idratazione cutanea nonostante l’avanzare dell’età.
In che modo la scarsità di collagene influisce sulla comparsa delle rughe?
I fibroblasti sono deputati alla produzione di collagene, ma non solo, anche di elastina, e glicosaminoglicani, cioè gli zuccheri della pelle, precursori dell’acido ialuronico. Insieme formano la struttura che determina l’impalcatura di sostegno del derma, quella che prende il nome di Matrice del Derma, che da l’effetto della pelle rigida e piena. Numericamente i fibroblasti diminuiscono con l’avanzare dell’età, e questo rallenta anche la loro capacità di riprodursi. Il tessuto di sostegno (matrice), si depaupera e tende a cedere: compaiono sull’epidermide segni e solchi di profondità variabile perché il derma tende a collassare ed i risultati si vedranno sul volume e sul contorno del viso.
Frontale, periorbitali e perilabiali. Intorno a quale fascia di età fanno la comparsa i primi segni di espressione?
Il rilassamento della pelle inizia intorno ai 30 anni e diventa un processo inesorabile con l’avanzare dell’età. Possono apparire in un viso anche più giovane ma queste, appartengono prevalentemente a gesti ripetuti come la contrazione della bocca quando si fuma portando alla formazione di rughe verticali sul labbro superiore, dette codice a barre; o il fatto di corrugare le sopracciglia, o nelle persone emotive etc… La conseguenza di questi gesti ripetuti porta al formarsi delle cosiddette rughe di espressione anche sulla fronte ed introno agli occhi.
Quali fattori causano l’insorgenza delle rughe? Tra questi anche quelli provocati dall’esposizione solare e quelli cellulari prodotti dai radicali liberi?
La ruga prende vita nella parte più profonda della pelle, chiamata derma, in seguito all’azione di fattori sia interni che esterni. Vediamo insieme quelli fra i più importanti. Fra quelli interni individuiamo il microcircolo, radicali liberi, ormoni. Fra quelli esterni invece, fumo, alcool, photoaging e rilassamento cutaneo per dimagrimento. Il microcircolo: con il passare degli anni si verificano dei cambiamenti, le reti dei piccoli vasi perde elasticità perché tendono a dilatarsi, diminuendo quindi la portata nel sangue di ossigeno e sostanze nutritive alle cellule. Diminuisce anche il livello energetico che le cellule hanno a disposizione che non saranno più in grado di produrre la stessa quantità di collagene ed elastina. I radicali liberi: anch’essi svolgono un ruolo significativo nella formazione delle rughe. I radicali liberi, come noto, sono prodotti di scarto cellulare. Ora in condizioni fisiologiche c’è un equilibrio fra la loro generazione e la loro neutralizzazione grazie ai meccanismi di difesa antiossidativi di cui l’organismo naturalmente dispone. Quando però lo stesso organismo non si trova in equilibrio i radicali liberi tenderanno a prevalere determinando un danno chiamato stress ossidativo, che a lungo andare si ripercuote anche sul lavoro dei fibroblasti. Questo processo è particolarmente spiccato nell’anziano perché sono minori le difese antiossidanti e la capacità di riparazione cellulare, compreso il DNA. Gli ormoni: svolgono un ruolo fondamentale nei processi di invecchiamento. Quando in menopausa si ha un calo di questi la pelle e le mucose diventano inesorabilmente più secche. Diminuisce infatti la capacità delle ghiandole sebacee a produrre sebo esponendo la pelle a maggiori danni anche da parte dei raggi UV e non solo nella formazione delle rughe ma anche in quella delle macchie cutanee. Il photoaging: anche di inverno non si può sottovalutare l’azione dei raggi solari. Chiaramente faccio riferimento anche alla lampade abbronzanti. Gli UV ci colpiscono anche in presenza di nuvole ed in presenza di basse temperature. Anche di inverno è importante schermare la pelle per esercitare una fotoprotezione e proteggerci dal fotoinvecchiamento, una delle misure queste per prevenire le modificazioni delle strutture profonde di sostegno della pelle: i fibroblasti. Il fumo: è causa di una significativa riduzione dei livelli di ossigenazione del sangue proprio per le sostanze chimiche che aspiriamo. Inoltre è interessante sapere che uno studio condotto presso l’University of California School of Medicine di San Francisco e pubblicato recentemente sulla rivista Cosmetic & Toiletries Science Applied ha dimostrato che se il vizio del fumo è abbinato ad una esposizione solare smodata, il processo di invecchiamento accelera di 11,4 volte in più rispetto a chi non fuma e si abbronza poco. Il rilassamento cutaneo legato al dimagrimento: le modalità di un processo di dimagrimento debbono essere sempre sotto il monitoraggio, l’osservazione, di un tecnico del mestiere. Infatti se brusco ed eccessivo la pelle non avrà il tempo di adattarsi alla nuova condizione e si rischia di andare incontro ad un cedimento della stessa. Sapere cosa mangiare durante una dieta è fondamentale per tutelare la massa magra e scheletrica che rappresentano la struttura in cemento armato del nostro corpo e che vanno sempre tutelate. È bene comunque evitare oscillazioni frequenti di peso. Inoltre l’attività fisica anche il semplice camminare o nuotare, rende la pelle più tonica.
È possibile prevenirle con prodotti mirati a base di acido ialuronico?
Prendersi cura della pelle con rughe del viso e del corpo rappresenta un grande gesto d’amore del proprio vissuto della propria storia ed il via libera ai prodotti è per trasformare i segni del tempo in caratteri di cui andare fieri. La beauty routine (latte detergente e tonico), insieme a creme sieri ed oli è la soluzione per avere un aspetto sano senza perdere la propria identità. Effettuare anche degli scrub sulla pelle del volto e del corpo può essere molto utile. Fra e numerose sostanze ad azione idratante ed antirughe ricche di utili vitamine che l’enorme mercato dei cosmetici propone, concentrerei l’attenzione sulla punta di diamante dell’idratazione: l’acido ialuronico. Ripristinando il giusto equilibrio di idratazione, stimola i fibroblasti ad aumentare la produzione di collagene che insieme all’elastina, come abbiamo già visto, contribuiscono a contrastare in prevenzione o a migliorare, se già presenti, le rughe. Immaginatelo come una spugna in grado di assorbire e trattenere umidità. Attualmente viene ottenuto in laboratorio in maniera naturale attraverso la fermentazione batterica di alcuni lieviti. In passato si è presentato il problema di come far veicolare l’acido ialuronico a livello transdermico a causa del suo alto peso molecolare. I cosmetologi nel corso degli anni, hanno lavorato per formulare e creare molecole di questo acido sempre più microscopiche, rendendo così possibile la penetrazione in profondità nei tessuti e permettendo così una azione idratante più profonda.
Esiste un trattamento specifico o uno stile di vita regolato da comportamenti sani e corretti per trattare questo inestetismo cutaneo?
Quando si parla di benessere del corpo nel senso esteso del termine, è bene focalizzare che le misure atte a migliorare una condizione, qualsiasi essa sia, dovranno essere un insieme di sani comportamenti che lavorando in sinergia fra loro, saranno in grado di migliorare questa condizione. Anche nel caso delle rughe, è difficile immaginare che l’utilizzo della sola crema per il volto o per il corpo, possa essere in grado di dare gli stessi risultati che avremmo se associassimo anche uno stile di vita in cui limitiamo l’uso di alcool, quello di sigaretta, il sano regime alimentare di prodotti ad azione antiossidativa, come la verdura e la frutta, il consigliato utilizzo di integratori contro la formazione di radicali liberi e l’esposizione smodata ai raggi UV per il fotoinvecchiamento. È bene quindi tenere in mente tutta questa serie di accorgimenti per apprezzare il miglioramento sulla formazione delle rughe, in prevenzione, e su quelle già esistenti.
La Repubblica "Idratare: primo passo per una pelle sana"
Corriere Nazionale "Idratazione della pelle: perché è importante"
MSN "Disidratazione della pelle del viso: come rimediare"
Il Giornale "Pelle mista, secca, grassa o sensibile: ecco come riconoscerla"
Wikipedia "Idratazione cutanea"
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Radicali liberi e pelle: come difendersi dagli artefici dell’invecchiamento
Tra allergie e rash cutaneo, le tante manifestazioni della pelle
Tesa, ruvida, desquamata, screpolata. La pelle secca e disidratata è tra le principali cause di problemi alla pelle e di invecchiamento precoce. Il primo campanello d’allarme, conosciuta anche come xerosi, ci segnala che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Dagli agenti atmosferici ai problemi ormonali. Troppo spesso trascurata e sottovalutata, questa manifestazione cutanea viene generalmente causata da un’infinita varietà di fattori. La pelle, oltre a riflettere il benessere dell’intero organismo, svolge un’importante azione di protezione dagli agenti esterni e proprio per questo dobbiamo prendercene cura quotidianamente. A lanciare queste richieste d’aiuto sono soprattutto il viso, i gomiti e le ginocchia. Un ottimo rimedio per contrastarne la comparsa fin dai primi segnali è sicuramente l’attenzione nella scelta di alimenti ricchi di vitamine e minerali preziosi, meglio ancora poi se supportati da prodotti e trattamenti specifici. Difatti, è fondamentale in questi casi una beauty routine studiata ad hoc che preveda innanzitutto un’adeguata detersione e idratazione. «Una pelle si definisce secca quando il contenuto di acqua e sebo, presente nello strato più superficiale dell’epidermide, è sensibilmente inferiore rispetto ai parametri fisiologici. Partendo da questa definizione, andiamo a comprendere più nel dettaglio il significato, e le misure che si possono prendere» spiega Gloria Mosconi, biologa. Quando la pelle perde idratazione ed elasticità, fino a diventare secca e screpolata la cause posso essere diverse. Tra queste le principali sono una perdita di acqua dallo strato corneo, un’accelerazione del ricambio cellulare (dovuto a stimoli irritativi o a condizioni patologiche) o ancora, a seguito di un’alterazione della produzione di lipidi, ma anche a seguito dell’utilizzo di detergenti aggressivi che eliminano il film idrolipidico, di un'esposizione inappropriata al sole o ad un clima troppo freddo o troppo caldo oppure dovuta a particolari patologie della pelle. Inoltre, se la barriera naturale presente sulla pelle viene danneggiata, la cute diventa più vulnerabile alle aggressioni esterne e maggiormente incline alle irritazioni e alle infezioni.
Secca, mista o grassa. La disidratazione è una condizione che non risparmia nessun tipo di pelle. Tuttavia, ci sono comunque, oltre ai fattori predisponenti, anche delle categorie maggiormente a rischio. Tra i più colpiti dalla disidratazione indubbiamente bambini e anziani. Una predisposizione fisiologica che nei più piccoli si manifesta con una maggiore fragilità della pelle dovuta alla ancora scarsa attività delle ghiandole sebacee. Ed è proprio in mancanza di questo grasso che l’epidermide risulta più sottile e permeabile, e quindi, più a rischio di arrossamenti e disidratazione. Mentre, in età senile, si assiste a qualcosa di molto simile, ad una graduale riduzione del lavoro delle ghiandole sebacee e di tutti i vari componenti che costituiscono il film idrolipidico, per un generale e normale invecchiamento cellulare. Oltre alla produzione del sebo, si riduce anche quella del glicerolo, sostanza fondamentale per il trasporto di acqua tra i vari strati della pelle, mentre il derma tende ad assottigliarsi. In pratica, negli anziani, la pelle resta più esposta all'azione aggressiva degli agenti esterni e maggiormente soggetta a fenomeni irritativi. Tra le altre cause anche diverse patologie sono collegate alla secchezza cutanea tra cui dermatite atopica, eczemi cronici, ittiosi, psoriasi, eritema solare, ipotiroidismo, morbo di Hashimoto, patologie a carico del connettivo (come la. sclerodermia). «Il piacere di vedere la pelle sana e radiosa, è un desiderio che appartiene a tutti, ma un fenomeno molto frequente che si presenta e ostacola questo risultato è proprio la secchezza cutanea. Un fattore questo, che interessa e affligge una grande fetta della popolazione, e la particolarità è che coinvolge tutte le fasce di età, a partire dai più piccoli fino all’età molto avanzata, indistintamente uomini e donne» conclude la biologa.
Quali possono essere le possibili soluzioni per migliore questa problematica? Cosa possiamo fare quotidianamente per controllare la secchezza cutanea ed i vari fastidi ad essa correlati? Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come si origina una scarsa regolazione di acqua in tutti gli strati della pelle e con quali rimedi combattere gli effetti della secchezza e ripristinare una corretta idratazione cutanea.
Dagli strati superficiali a quelli profondi, quali sono le cause (sia interne che esterne) di secchezza cutanea e disidratazione e come riconoscerla fin dai primi segnali?
Le cause esterne di questo disagio sono soprattutto riconducibili a una correlazione tra l’ambiente e la secchezza della pelle ed in particolare a condizioni climatiche come l’esposizione prolungata ai raggi UV, d’estate e all’aria condizionata, d’inverno. Sempre favorita, quest’ultima, nei luoghi dove l’aria è più asciutta. Mentre fra le cause interne rientrano tutti quei soggetti la cui espressione cutanea risulta essere eccessivamente reattiva nei confronti di vari stimoli. O meglio, i fattori possono essere costituzionali, alimentari e genetici. In particolare i lattanti e bambini piccoli sono esposti ad un maggior rischio a causa del loro sistema immunitario ancora debole. Quando il prurito lascia lesioni sulla pelle, il soggetto strofina continuamente la zona lesa lasciando la cute secca e arida. Diversi studi dimostrano che la disidratazione è dovuta dall’alterazione dell’attività enzimatica 6-gamma-reduttasi, categoria di acidi grassi essenziali utili anche al mantenimento del film idrolipidico, ovvero la fisiologica barriera di protezione della cute. Anche l’avanzare dell’età figura tra le altre cause riconducibili a un inevitabile assottigliamento della pelle e all’impoverimento del film idrolipidico, compromettendone l’idratazione. Tuttavia si manifesta in forme diverse a seconda della zona colpita e della severità.
È possibile prevenire e contrastare l’alterazione della barriera idrolipidica?
Tra i nostri organi più importanti, la pelle, specchio del benessere cellulare, ci protegge dall’ambiente circostante. Ciò premesso, quando ci troviamo in una condizione di secchezza cutanea, questa può risultare ruvida, tesa oppure screpolata, desquamata, tagliuzzata, infiammata, pruriginosa, meno resistente, fragile, poco elastica, e viene danneggiata la sua capacità di funzionare adeguatamente. Sul viso è particolarmente fastidiosa e compare prevalentemente sulle guance, intorno agli occhi e sulle labbra (non a caso si utilizza il burro di cacao), e può essere causa di un aspetto invecchiato. Quella del corpo, invece, si presenta prevalentemente sulle gambe e sui piedi, poiché queste zone sono più esposte all’ambiente, ma anche perché presentano quantità inferiori di ghiandole sebacee. La carenza di lipidi cutanei e di acqua nelle cellule sono il biglietto da visita di una pelle secca. È buona norma intervenire subito alla comparsa dei primi segnali per prevenire e contrastare questo segnale della pelle attraverso i consigli suggeriti di seguito.
Esistono regole da seguire o principi attivi in grado di contrastare questo fenomeno e per preservare il normale comfort della pelle?
È fondamentale ed indispensabile prendersi cura di questo tipo di pelle usando costantemente saponi delicati, ad esempio a base di tiglio e non aggressivi che faciliterebbero la disidratazione, e che rispettino quel poco film idrolipidico, lasciando le poche tracce di sebo rimaste. Inoltre la temperatura dell’acqua non dovrebbe superare i 37 gradi ovvero quella corporea. Una volta finita la doccia, tamponare la pelle e applicare sempre una buona crema idratante su tutto il corpo. Utilizzare gli spray in bomboletta di acque rinfrescanti, ancora meglio se addizionate di principi attivi idratanti. Questi piccoli prodigi della tecnologia, molto utili d’estate per la loro azione rinfrescante ma consigliati e a portata di mano per tutto l’anno, ricchi di vitamine, comodissimi da tenere in borsa e sempre pronti all’uso in ogni momento della giornata. Consigliatissimi per il corpo e il volto anche prima di un ritocco del trucco. È possibile, ai tempi di oggi, individuare diversi principi attivi ad azione idratante: dagli oli naturali ai burri come ad esempio quello di cocco utilizzato nelle creme per il viso e per il corpo, acido ialuronico, collagene, pantenolo, aloe vera, malva, tiglio, fiordaliso; così come l’urea, l’acido lattico e gli amminoacidi. Ma, degno di nota in quanto spicca ed eccelle per le sue innumerevoli proprietà idratanti, è proprio il trealosio, presente in molti organismi viventi come piante funghi batteri ed invertebrati. Un esempio naturale di trealosio, è la rosa di Gerico, originaria della Terra Santa, chiamata anche “Pianta della resurrezione”. Madre Natura permette infatti che il trealosio venga prodotto attraverso un processo noto come anidrobiosi, dove si induce uno stato di dormienza che permette alla cellula di sopravvivere in condizioni di estrema disidratazione, ma contemporaneamente agisce come regolatore della pressione osmotica, regolando così la concentrazione salina, quindi l’idratazione, nei fluidi biologici (nel sangue). Inoltre, mantiene l’equilibrio di alcuni componenti della membrana cellulare come i fosfolipidi. Un aspetto fondamentale questo per combattere la problematica della secchezza cutanea. Non a caso, le creme antietà contenenti trealosio prendono anche il nome di “creme osmotiche”.
In che modo alimentazione e cosmesi contribuisco alla riduzione di questo inestetismo cutaneo?
Ancora una dieta scorretta e una idratazione carente possono contribuire a peggiorare questa situazione. Un buon apporto di acqua ed il consumo di alimenti con la giusta quantità di grassi, vitamine, amminoacidi e proteine è indispensabile per mantenere una pelle idratata ed elastica. E per ultimo, ma non per minore importanza, l’uso dei cosmetici aggressivi con ridotta quantità di attivi ad azione idratante, e/o presenza di alcool e l’assunzione a lungo termine di farmaci come diuretici, contraccettivi ormonali possono alterare il film idrolipidico. Infatti a seguito dell’assunzione di farmaci è buona norma monitorare le condizioni di salute della pelle attraverso visite specialistiche dermatologiche o di medicina estetica. Il primo consiglio per risolvere o migliorare questa problematica, e di conseguenza riuscire a controllare la secchezza cutanea e fastidi correlati, è quello di idratare quotidianamente la pelle dall’interno bevendo molta acqua e facendo consumo quotidiano di alimenti ricchi di questo elemento che, non dimentichiamolo mai, è alla basa della salute delle nostre cellule. Frutta e verdura di stagione non possono assolutamente mancare nella dieta di chi soffre di pelle secca. Poi non dimentichiamo mai la beauty routine che quotidianamente va fatta.
Anche acceleratore dei processi di invecchiamento, tra cui proprio la comparsa di rughe?
Si certo! Con l’avanzare dell’età la capacità da parte dell’organismo di trattenere acqua si riduce e si ha anche una contemporanea riduzione nella produzione degli grassi cutanei predisponendo la pelle ad essere più sottile, fragile, e alla comparsa dei primi segni dell’invecchiamento, fra cui le rughe perché la cellula si troverà più o meno svuotata della sua linfa vitale: l’acqua!
C’è un rapporto tra questa e le infezioni batteriche o virali e le micosi?
Le infezioni della pelle possono svilupparsi anche da una malattia cutanea preesistente il cui substrato presenta una pelle secca o molto secca. Come avviene ad esempio nella dermatite atopica, dove la pelle nelle forme più avanzate, o nelle fase acuta, può presentare delle lesioni, queste possono essere veicolo per microbi di qualsiasi tipo a seconda della stagionalità e degli ambienti che si frequentano come docce delle palestre, piscine o sabbia. Comunque la disidratazione, in generale, causa tensione della pelle ed essendo anche poco elastica tende ad esfoliarsi, fessurarsi e tutto questo espone la cute al rischio di infezioni virali, batteriche o micotiche.
La disidratazione cutanea rappresenta un campanello d’allarme o un fattore predominante per l’insorgenza di altre patologie?
Ci sono diverse forme attraverso cui si manifesta, a seconda della severità e della zona colpita. La secchezza cutanea che dal greco prende il nome come Xerosi, può essere collegata ad alcune malattie come l’ittiosi, un processo di desquamazione e di sfaldamento profondo della pelle che va da una forma lieve fino ad arrivare ad una grave sindrome deturpante. Può essere il segno di una malattia sistemica, si differenzia da una semplice secchezza cutanea proprio perché diventa invalidante a seguito di diagnosi clinica. Ma ancora la dermatite atopica, la psoriasi e la cheratosi piliare, appartengono a malattie caratterizzate un unico comun denominatore, ovvero da pelle secca. Alla base di una secchezza cutanea anche malattie metaboliche come ipotiroidismo, insufficienza renale e diabete.
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Secchezza cutanea, arrossamento, prurito, macchie e bolle. Questi tra i sintomi cutanei più diffusi con cui si manifestano le allergie. Caratterizzate prevalentemente da meccanismi generati dal contatto con allergeni o agenti irritanti diversi o meglio, reazioni innescate dall’organismo nei confronti di determinate sostanze presenti nell’ambiente che ci circonda. Gli allergeni che normalmente sono sostanze innocue, possono, in alcuni soggetti, attivare in maniera eccessiva il sistema immunitario. Le allergie cutanee, anche conosciute con il nome di dermatiti, sono delle reazioni nei confronti di allergeni che entrano in contatto direttamente con la cute e o con le mucose. Questo contatto stimola l’attivazione del sistema immunitario, in particolare dei linfociti T e delle cellule dendritiche, e questo porta ai comuni sintomi, quali lesioni vascolari accompagnate da eritema con prurito intenso. Tra le differenti sostanze in grado di causare questo tipo di allergie sicuramente alimenti, metalli, gomma, farmaci, resine, profumi e cosmetici. Insomma, numerosi i principi capaci di provocare queste reazioni di ipersensibilità. Le allergie cutanee, inoltre, vedono soprattutto l’attivazione dei linfociti T, in particolare dei linfociti Tαβ. Affinché questi si attivino è indispensabile il legame tra linfocita T e cellula di Langerhans e/o cellule dendritiche cutanee. Questo legame è mediato dal riconoscimento tra TCR (Recettore della Cellula T) e MHC (Complesso Maggiore di Istocompatibilità) di classe I o II (vedi figura).
Tra le forme più frequenti di queste eruzioni cutanee: orticaria, angioedema, dermatite da contatto e dermatite atopica. La manifestazione più comune dell’orticaria consiste nella comparsa di aree arrossate (eritema) e rilevate, rispetto alla pelle circostante, dove si avverte un intenso prurito. Mentre l’angioedema è un’alterazione che colpisce strati più profondi della pelle e, per questo motivo, si associa a sensazioni di bruciore e formicolio. L’orticaria è un’infiammazione della cute, quella su base immunologica dovuta a reazioni immunitarie che si associano all’assunzione di cibi o di farmaci oppure alle punture di insetti, quelle su base non immunologica definite anche “fisiche” in quanto provocate da un contatto e da una pressione esercitati sulla pelle (come il dermografismo). Rientrano nelle altre forme di orticaria non immunologica anche quelle provocate dall’esposizione alla luce solare, dal caldo e dal freddo. La dermatite da contatto si può manifestare con una grande varietà di lesioni che vanno dall’eritema, a bolle, a zone con placche rilevate, a squame e vescicole. La dermatite atopica, invece, si manifesta nei bambini con eritema, prurito, formazione di squame e croste, che si localizzano abitualmente al viso e negli adulti con pelle secca e arrossamenti. Per questo è importante rinfrescare e lenire la pelle oltre a rinforzare la barriera cutanea con un idratante ipoallergenico. In modo tale da proteggerla sia da allergeni che da agenti esterni potenzialmente irritanti. Il nostro impegno quotidiano, per una pelle sana, inizia proprio dalla scelta di prodotti a elevata tollerabilità e testati su pelli sensibili.
Problemi di ALLERGIA AL NICHEL? L'importanza di quello che mangiamo
La pelle, il primo bersaglio. L’80% delle allergie mostrano manifestazioni cutanee. Un’eruzione cutanea causata da allergia può essere locale e riguardare solo una piccola parte del corpo o può coprire una vasta area. La pelle, non è altro che il rivestimento protettivo del nostro corpo, funge da “interfaccia” con il mondo esterno e in virtù di questo, è estremamente esposta agli allergeni. Inoltre, l'utilizzo di prodotti cosmetici non adatti è tra le prime cause di reazioni allergiche e intolleranze. Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 il problema di allergie e manifestazioni cutanee, come riconoscerle e correre ai ripari per evitare questi fastidi oltre che fisici, anche estetici:
Come si manifestano le reazioni allergiche?
È ormai da diverso tempo che assistiamo ad un forte aumento dei fenomeni allergici dove circa il 25% della popolazione risulta essere allergica a qualcosa. Le reazioni allergiche si possono manifestare a livello della pelle, in vario modo e le diverse forme sono caratterizzate da meccanismi di sviluppo particolari e da allergeni diversi. Inoltre in alcune situazioni si possono manifestare in modo simile, pur non essendo alla base scatenate da una causa allergica. Per questo motivo le manifestazioni allergiche localizzate sulla pelle rientrano in un’area complessa che crea anche problemi di diagnosi differenziale.
Quali sono le manifestazioni più comuni di questa infiammazione della pelle?
I sintomi più o meno visibili che possono anticipare un’allergia cutanea sono normalmente da collegare alla pelle secca arrossamenti e prurito. Quando il nostro organismo reagisce in modo anomalo ad una sostanza, allergene, riconosciuta erroneamente come dannosa, può succedere che manifesti il suo disappunto anche sulla pelle. Abbiamo quindi compreso che le sostanze che possono causare una allergia, sono chiamate allergeni. Ora i soggetti allergici producono un tipo di anticorpo , le immunoglobuline E (IgE), che interagiscono in modo specifico con l’allergene. L’interazione tra le IgE e gli allergeni, innesca la reazione allergica, con liberazione di mediatori dell’anafilassi, come l’istamina in primis, responsabili dell’insorgenza dei sintomi. L’allergia è specifica verso un tipo di allergene e un soggetto può essere allergico a uno o più allergeni. A volte è difficile individuare l’origine dell’allergia: può essere infatti una allergia da contatto, ma anche di origine alimentare, farmacologica e respiratoria etc... Comunque le allergie cutanee più frequenti che affliggono una buona percentuale della popolazione si possono sintetizzare principalmente in queste tre: dermatite allergica (detta anche Dermatite Atopica o Eczema Allergico) o da contatto, orticaria e angioedema.
Perché è importante non sottovalutare i primi segnali? Qual è il rischio che si corre?
Quando il soggetto non trascura il primo campanello d’allarme e si sottopone quindi ad un approfondimento specialistico di tipo clinico e/o diagnostico, sicuramente si troverà nelle condizioni di riconoscere l’arrivo del sintomo allergico e di mettere in atto misure preventive o di trattamento in fase acuta, tali da poter controllare l’evento. Al contrario, l’individuo non preparato, può incorrere a casi rari, seppur possibili, di sintomi di anafilassi severa fino alla perdita di coscienza o altre complicanze gravi, che possono richiedere misure d’emergenza, il ricovero ospedaliero, e l’osservazione medica del soggetto.
La DERMATITE ATOPICA e il valido aiuto dell'alimentazione
C’è un rapporto tra il rash cutaneo e l’alimentazione?
Non è sempre così, ma può capitare che sedersi a tavola diventi un incubo!! Infatti alcuni cibi possano essere responsabili di una reazione allergica, dando vita a bolle e rush cutanei di diversa tipologia ed entità. Sul banco degli imputati ci sono gli Anticorpi Reattivi. Succede che alcune sostanze contenute nei cibi, fungano da allergene e vengano percepite dall’organismo come tossiche, anche se in realtà non lo sono. Il corpo quindi per difendersi da questo presunto nemico, scatena una seria di attacchi da parte degli Anticorpi Reattivi verso cellule sane, causando prurito e sintomi correlati. Spesso queste manifestazione inizialmente cutanee, si accompagnano anche a problematiche respiratorie a causa della così chiamata Marcia Allergica, che si evidenzia soprattutto nell’infanzia, anche se, è ormai chiaro che le allergie alimentari possono manifestarsi a qualsiasi età, comparire all’improvviso e/o sparire per sempre.
Atrofia, iperpigmentazione, eritema, orticaria e geloni sono campanelli d’allarme di un’infiammazione?
Le eruzioni cutanee sono caratterizzate da arrossamenti , pomfi pruriginosi o dolorosi, e lesioni che possono essere circoscritte ad una zona o diffuse su diverse parti del corpo e si sviluppano a livello superficiale (come le infiammazione dei piccoli vasi sanguigni presenti nella pelle), è il caso questo dei geloni, ma possono essere associate anche a reazioni edematose del tessuto sottocutaneo profondo parlando quindi di angioedema, ed è il caso questo delle forme di orticaria severa. Nella patogenesi si individua la presenza massiccia di istamina (e anche di altri mediatori della flogosi), liberata attraverso i mastociti, che sono cellule che svolgono un ruolo importante nel sistema immunitario, da cui consegue una reazione infiammatoria che porta alla manifestazioni cutanee.
È possibile prevenire questi disturbi oltre che fisici, anche estetici?
Prima di parlare di prevenzione, sarebbe corretto comprendere a pieno cosa si nasconde sotto la punta dell’iceberg. Infatti le intolleranze alimentari nascono da una mucosa intestinale che per svariati motivi, ha perso la sua integrità. Se volessimo dare una definizione potrebbe essere quella che l’intolleranza alimentare è la conseguenza del passaggio attraverso la mucosa intestinale troppo permeabile, di macromolecole alimentari, non completamente digerite, che a contatto con il sistema linfatico e sanguigno, scatenano, la risposta di alcuni elementi del sistema immunitario. Vediamo quindi che tutto trae origine da ciò che ingeriamo, e la mucosa intestinale è l’ambiente discriminatorio tra ciò che è funzionale alla nutrizione dell’individuo e quanto invece è opportuno eliminare per prevenire questi disturbi fisici ed estetici. Da ciò si deduce che è possibile prevenire questi disturbi partendo innanzitutto da un sano stile di vita. L’utilizzo inoltre di creme selezionate e di qualità può dare un grande contributo dal punto di vista estetico.
Esiste un vademecum di suggerimenti o di proprietà benefiche per scoraggiare l’insorgenza di questa fastidiosa sintomatologia?
Il consiglio appropriato è proprio quello di ridurre il più possibile il contatto con l’allergene o con gli allergeni, responsabili dei fastidi. La cosa importante è quella di osservare attentamente cosa può essere il fattore scatenante, saper interpretare la risposta che manifesta il proprio corpo a contatto con l’allergene, sia esso alimentare o di natura fisica, e cercare quindi di eliminarli, allontanarsi, o di proteggersi da essi. I consigli sono quelli di avere anche in casa degli accorgimenti come cambiare spesso le lenzuola, evitare il contatto con tappeti, moquette, tappezzerie e peluche e di lavare di frequente il pavimento. Evitare di frequentare zone dove ci sia molta presenza di pollini nell’aria, mettere sempre gli occhiali. Anche l’igiene personale e una cura del proprio corpo in modo scrupoloso, sono dettagli che non possono assolutamente sfuggire. Fare la doccia con detergenti delicati che rispettino il ph della pelle e dalle proprietà fortemente idratanti ed emollienti. Utilizzare dopo la doccia una crema idratante per il viso e per il corpo, evitando così il persistere della pelle secca, caratteristica di questo tipo di problematiche, e con proprietà riparative ed antimicrobiche , che sia in grado tenere sotto controllo l’attacco di microrganismi che potrebbero essere la conseguenza di una pelle sottoposta a stress per il continuo grattarsi.
La cute funge da indicatore di patologie internistiche sottostanti?
La pelle si può considerare una vera e propria barriera reattiva e spesso funge da indicatore di patologie internistiche sottostanti. Infatti l’aspetto e il tipo di lesione sulla cute si riferisce ad una precisa patologia o classe di patologia. L’individuazione delle lesioni cutanee si basa attraverso una approfondita osservazione. A volte, se necessario, si procede con una biopsia. Inoltre durante l’anamnesi si indaga su informazioni più importanti come la storia personale o quella familiare, il tipo di lavoro condotto, se il soggetto è stato a contatto con sostanze chimiche oppure con piante o insetti. Se ha avuto una esposizione prolungata ai raggi solari o ad altri tipi di radiazioni, che tipo di malattie ha avuto, anamnesi sessuale, se sono stati condotti viaggi in zone con rischio di contrarre infezioni. Dicevamo che l’ispezione visiva è lo strumento fondamentale. La diagnosi si fa in base all’aspetto o alla morfologia della lesione spesso utilizzando anche una lente di ingrandimento. Un esame cutaneo completo include anche l’esame del cuoio capelluto, delle unghie e delle mucose utile anche nello screening dei tumori della pelle.
Quanto è importante un trattamento cosmetico per migliorare e alleviare dolore, gonfiore, prurito, bolle, squame e macchie?
Cerchiamo innanzitutto di comprendere un concetto importantissimo, che è quello in cui gli studi recenti di dermatologia definiscono la pelle è un vero e proprio ecosistema dotato di una propria vita e che ospita sulla sua superficie un’ampia popolazione di batteri buoni che contribuiscono a mantenerla sana e la cui alterazione causano squilibri che portano varie problematiche cutanee. Tutto ciò prende un nome che risuona facilmente alle nostre orecchie che è quello di Microbiota Cutaneo che ci riporta a ricordare quello dell’intestino, che oltre a mantenere sana la pelle, svolge anche il ruolo di eliminare le cellule morte processo utile questo per riparare e cicatrizzare e proteggerla dall’attacco degli agenti esterni. Ma quando si verificano i danni della pelle??? I danni cutanei sono la conseguenza di un microbiota alterato da diversi fattori (di cui abbiamo ampiamente parlato), in cui prevale un tipo di batterio rispetto ad un altro e che ne alterano il delicato equilibrio: è il caso dell’acne, della dermatite atopica, di quella seborroica, della rosacea della forfora etc… A volte anche condizioni di secchezza cutanea, possono dipendere da un’alterazione del microbiota della pelle. Utilizzare cosmetici per il volto e per il corpo e detergenti per corpo e capelli privi di prodotti di scarto del petrolio come paraffine ed olio minerali contribuisce, insieme ad altre misure sullo stile di vita, a mantenere la pelle in buone condizioni rispettando la biodiversità di questo meraviglioso e raffinato ecosistema. Oggi realizzare un cosmetico è un atto di grande responsabilità perché deve mirare ad attaccare non solo il microorganismo responsabile ma anche a ripristinare una condizione di equilibrio di questo organo incantevole , ancora a tutt’ oggi non completamente compreso.
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Una proteina “impalcatura” che dona sostegno al nostro corpo. Effetto confermato anche da diversi studi scientifici, i quali dimostrano con risultati alla mano che l’assunzione di peptidi di collagene migliora l’idratazione della pelle, l’elasticità e aiuta a ridurre le rughe del viso. Secondo uno studio, l’assunzione del collagene mostra effetti positivi sulla profondità delle rughe degli occhi, le cosiddette zampe di gallina. Dopo aver assunto 2,5 grammi di peptidi di collagene bioattivo ogni giorno per un periodo di otto settimane, la profondità delle rughe dei soggetti in questione si è ridotta in media di circa il 18 percento e la carnagione si è raffinata (Proksch, E. et al. 2014). Tra gli altri effetti positivi sulla pelle: l’assunzione di collagene aumenta l’idratazione della pelle (Asserin, J. et al. 2015 e Kim, D. U. et al. 2018). Un’altra indagine dimostra che l’assunzione giornaliera di un preparato di collagene porta a un miglioramento dell’elasticità della pelle. I partecipanti allo studio hanno consumato una fiala di un prodotto di collagene contenente 5 grammi di peptidi di collagene bioattivo ogni giorno per 90 giorni (Genovese, L. et al. 2017). Efficace anche contro gli inestetismi della cellulite, nota anche come pelle a “buccia d’arancia”, si verifica quando un tessuto connettivo si indebolisce e non è più in grado di trattenere la cellule adipose nel tessuto sottocutaneo. Il tessuto adiposo sottocutaneo in questione può quindi penetrare più facilmente negli strati superiori della pelle e gonfiare visibilmente la pelle all'esterno. E ancora, secondo uno studio, il collagene può aiutare a combattere la cellulite e a ridurre le ondulazioni della pelle sulle cosce. Una dose giornaliera di 2,5 grammi di peptidi di collagene ha portato dopo 6 mesi a una riduzione del livello di cellulite nelle donne con un peso regolare o in sovrappeso. (Schunck, M. et al. 2015).
Stabili e flessibili. E quando i legamenti si strappano e le ossa si rompono, il collagene diventa anche un prezioso aiuto per le articolazioni. Fondamentale soprattutto per gli sportivi, in caso di sforzo eccessivo, ma anche per chi soffre di artrosi (usura articolare) o artrite reumatoide (malattia infiammatoria delle articolazioni). Effetto benefico dimostrato da altre due ricerche: nel primo studio si è visto che l’assunzione giornaliera di capsule di collagene hanno migliorato il funzionamento dell’articolazione del ginocchio e ridotto la rapida insorgenza di disagio e di dolore articolare durante l’esercizio fisico (Lugo, J. P. et al. 2013) e nel secondo, è stato esaminato l’effetto del collagene in caso di artrosi. Il risultato: l’assunzione di 40 milligrammi di collagene di tipo II ha migliorato nei pazienti con artrosi al ginocchio i sintomi dell'articolazione del ginocchio e i sintomi correlati (Lugo, J. P. et al. 2015). Infine, il contributo fornito alla costruzione muscolare: in uno studio, condotto su soggetti anziani con perdita muscolare, è stato riscontrato che l'assunzione di collagene idrolizzato in combinazione con l'allenamento di forza aiuta la costruzione muscolare (Zdzieblik, D. et al. 2015).
La riduzione di collagene, in età avanzata, è associata alla comparsa delle rughe (figura sopra)
Contorni meno definiti e tonici. Una rigenerazione che decresce inesorabilmente per poi crollare dopo i 40. La produzione di collagene rallenta dell’1,5% ogni anni a cominciare dal ventesimo/venticinquesimo anno di vita e di conseguenza diminuisce anche il livello di collagene nel corpo. Oltre a un fattore strettamente genetico, questa produzione si riduce anche in conseguenza con il calo dei livelli di estrogeno, alla diminuzione del numero di fibroblasti nella pelle diminuisce, alla carenza di vitamina C (che inibisce la degradazione del collagene e grazie alla sua azione altamente ossidante evita il deterioramento delle fibre di collagene) oltre a influssi esterni come le radiazioni UV, il fumo, lo stress o un’alimentazione scorretta. SOS glicazione. Colpevole lo zucchero in eccesso può raggiungere la pelle attraverso il sangue sotto forma di glucosio e fruttosio. Si origina così una reazione (glicazione appunto), in cui le molecole di zucchero si attaccano alle fibre di collagene e le induriscono. Troppo zucchero, carboidrati o cibi ricchi di zuccheri, oltre a rallentare e inibire la sintesi del collagene, accelerano quindi l’invecchiamento e la comparsa di rughe sulla pelle. Obiettivo: mantenere compattezza e tonicità, prevenendo le rughe. A questa proteina, infatti, è affidato l’arduo compito di sostenere il viso, conferendo alla pelle resistenza ed elasticità. E allora stop all’invecchiamento cutaneo! Per una pelle soda, liscia e giovane? Stimolare la produzione di collagene con una dieta sana e migliorare quest'apporto con prodotti di bellezza adeguati. Diverse funzioni complesse e fondamentali. Gloria Mosconi, biologa mette in luce le peculiarità di questa notevole proteina in un'intervista esclusiva a Life 120:
Come avviene la biosintesi del collagene?
La biosintesi del collagene avviene sia all’interno che all’esterno della cellula ed è enzimaticamente coadiuvata. Nella fase iniziale l’m-RNA di circa 34 geni viene trascritto e successivamente tradotto a livello dei ribosomi a ridosso della parete del RER; nella catena nascente di procollagene alcuni residui di prolina e lisina vengono idrossilati da due specifici enzimi per formare idrossiprolina e idrossilisina con catene alfa di procollagene. Tre di queste catene si avvolgono a formare una tripla elica, stabilizzata dal legame idrogeno. Questa catena passa all’apparato del Golgi, dove i filamenti idrossilati subiscono una glicosazione, ovvero l’aggiunta di zuccheri sulla catena peptidica in corrispondenza dell’idrossilisina. A questo punto la molecola è escreta verso l’esterno dove subisce l’azione del procollagene peptidasi. Questo enzima è necessario per il processamento extracellulare del collagene che sarà in grado di rimuovere i residui Ne C terminali con formazione di tropocollagene tra le cui molecole si instaureranno legami covalenti e che tenderanno a disporsi in file parallele formando le fibrille.
Considerato un potente “anti-età”, secondo la scienza può essere utilizzato nel contrasto a rughe e segni d’espressione?
Purtroppo la sintesi di collagene diminuisce con l’invecchiamento aumentando infatti la sua degradazione e con essa la rugosità della cute, che diviene meno compatta e più sottile. È per questo che il collagene trova largo spazio anche nella cosmetica.
Oltre all’invecchiamento cutaneo è prezioso anche per l’organismo? In che modo esercita la sua azione benefica?
L’importanza di questa proteina svolge il suo ruolo non solo dal punto di vista estetico, come è noto, ma anche dal punto di vista strutturale dando sostegno al corpo. Infatti a lungo andare, man mano che l’età tende ad avanzare , anche la produzione di collagene tende a diminuire contribuendo così ad una perdita di tono muscolare, una lentezza dei movimenti, una fragilità di unghie e capelli, e la pelle si raggrinzisce. Stimolare la sua produzione , contribuisce alla guarigione e la riparazione di danni alle ossa e cartilagini e quindi al mantenimento del sostegno, della forza e dell’elasticità di queste. Migliora l’ampiezza di movimento in caso di osteoartrite , previene il deterioramento delle articolazioni, previene la demineralizzazione ossea, ed accelera anche la cicatrizzazione delle ferite.
Come opera nel processo di costruzione del muscolo?
La quantità delle proteine corporee viene associata alla massa magra o più precisamente massa muscolare scheletrica e ne fanno parte le proteine oltre all’acqua e sali minerali. Ora le proteine sono macromolecole composte da tanti mattoncini detti amminoacidi; nella sintesi proteica intervengono solo 20 amminoacidi diversi fra loro, mentre nell’organismo il numero di proteine è di centinaia di migliaia. Come è noto le funzioni delle proteine sono diversissime. Fra queste emerge la funzione strutturale in cui il tessuto connettivo del corpo (cioè quello che sostiene e fa da ponte tra i diversi organi e strutture corporee) è costituito principalmente dal collagene. Il collagene ha proprio il ruolo di collegare ed “incollare” gli elementi cellulari di organi e tessuti quindi anche del muscolo ed ha la capacità di rinnovarsi sempre.
Ci sono controindicazioni ed effetti collaterali?
È chiaro che la stimolazione fisiologica di produzione del collagene è un evento molto positivo che ci protegge dai fenomeni legati ai processi di invecchiamento. L’intento di tutti dovrebbe essere quello di stimolare il più possibile, attraverso la corretta alimentazione, questo fenomeno naturale. Il contributo di creme ed integratori può essere senza dubbio, un’azione di rinforzo, sinergica allo stile di vita, che deve essere sempre al primo posto. Gli integratori di collagene sono bene tollerati e possono considerarsi prodotti sicuri, purché utilizzati in maniera responsabile. Sono chiaramente controindicati a chi soffre di allergia a qualche componente del prodotto, ai bambini e alle donne in gravidanza. È comunque sempre opportuno consultare il medico. Per minimizzare i rischi è preferibile scegliere integratori di collagene idrolizzato e che provengano da un animale a cui non si è allergici.
È possibile ottimizzare l’approvvigionamento di collagene con l’alimentazione giusta e cosmetici mirati?
L’invecchiamento è la prima causa di diminuzione del collagene. Lo stile di vita, gioca un ruolo fondamentale per la riduzione di questa proteina all’interno del proprio corpo. Prima cosa da focalizzare è che una dieta che presenta una elevata quantità di alimenti zuccherati, porta alla GLICAZIONE, un processo attraverso cui zuccheri sia intra che extracellulare, si legano alle proteine generando la formazione di molecole alterate, chiamate Glicotossine o AGE, che legandosi a specifici recettori, chiamati RAGE, si accumulano in maniera importante, aumentando la produzione e la liberazione all’interno dei tessuti dei Radicali Liberi e di molecole pro-infiammatorie, con conseguente alterazione della funzionalità e distruzione degli stessi. Questo è un processo infatti, non a caso, particolarmente abbondante nei pazienti diabetici di tipo II. Il legame tra zuccheri e proteine è un fattore biologico che condiziona il processo di invecchiamento cellulare, quello dei tessuti ed in generale dell’organismo. Non può esistere longevità quindi, senza una riduzione o quantomeno un controllo di questo processo metabolico. Anche a livello cutaneo assistiamo alla conseguenza di questo accumulo di glicotossine con conseguente accumulo nelle pelle che si manifesta con un aumento dello spessore apparendo dura ed ispessita. Chiaramente questo processo di glicazione proteica crea alterazione, oltre che sulla pelle, anche in altri organi del nostro organismo. Alla luce di ciò l’orientamento è verso il consumo di particolari zone di alimenti proteici, come ad esempio nelle lische, nelle pinne, nelle squame presenti nelle sardine, acciughe e sgombri , nella pelle, nelle zampe e cotenna del maiale, nelle ossa sottoforma di brodo, , e nelle cartilagini degli animali (pesce, pollame, maiale, bovini), nella gelatina che si ottiene da ossa, tendini, cartilagini e pelle di diversi animali. A livello cosmetico, l’applicazione di collagene così come tale, non può considerarsi la scelta ottimale in quanto questa proteine presenta una struttura chimica troppo grande per essere assorbita. E’ proprio per questo motivo che nei cosmetici di alta qualità si preferisce utilizzare collagene in forma idrolizzata o piccoli peptidi per favorirne l’assorbimento e quindi la loro funzione. In conclusione la riduzione della produzione di collagene inizia già a partire dai 25 anni e può essere accelerata da fattori genetici, alimentazione non sana, soprattutto ricca di zuccheri, fumo, esposizione ai raggi solai, smog e condizioni ambientali e stress. Siamo noi i primi a poter fare qualcosa per la salvaguardia della nostra salute.
Qual è la correlazione tra collagene e vitamina C?
A dare un contributo alla sintesi del collagene, gioca un ruolo importante la Vitamina C. Infatti quest’ultima interviene nella conversione della Prolina in Idrossiprolina e della Lisina in Idrossilisina ad opera dei rispettivi enzimi che richiedono Ferro 2+. Ed è proprio la Vitamina C che permette di mantenere il ferro in questa forma ridotta e consentire quindi la sintesi di collagene.
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Un ruolo prezioso per salute e bellezza. Dalla pelle alle articolazioni, dalle ossa e ai muscoli, ma previene anche la fragilità di unghie e capelli. Naturalmente presente nel derma cutaneo, i suoi notevoli effetti si estendono a tutto il corpo. Il collagene è il componente essenziale della nostra pelle, la proteina strutturale principale del nostro tessuto connettivo, quella più comune del corpo umano che fornisce la resistenza alla trazione del tessuto connettivo stesso. Non solo nella pelle, si trova anche nei legamenti, nei tendini, nella cartilagine, nelle ossa, nei muscoli scheletrici, nei vasi sanguigni e persino nei denti. Una struttura che consente di offrire resistenza meccanica. Costituito da diverse catene proteiche lunghe che a loro volta sono composte da diversi aminoacidi (glicina, prolina e idrossiprolina). Esistono 28 tipi di collagene diversi che si distinguono per composizione, struttura e funzione. Formato poi da diverse cellule, a seconda del tipo e della funzione svolta: i fibroblasti (cellule del tessuto connettivo) e gli osteoblasti (cellule del tessuto osseo) producono principalmente collagene di tipo I e III, mentre i condrociti (cellule del tessuto cartilagineo) formano principalmente collagene di tipo II.
Attraverso la sintesi del collagene le varie cellule vengono allineate in oltre 1000 aminoacidi per formare una catena lunga, la catena polipeptidica, chiamata anche procollagene. Utilizzato come rimedio in caso di ustioni gravi della pelle e impiegato anche in medicina estetica come riempitivo. Noto agente anti-invecchiamento, insieme all’acqua rende la pelle più tonica e compatta, ma niente dura per sempre. Difatti, la produzione di collagene diminuisce con l’avanzare dell’età. Tra i principali segnali di questa scomparsa sicuramente secchezza cutanea, linee pronunciate e rughe sempre più evidenti. Un valido supporto per integrare questa carenza deriva dall’esterno grazie a cosmetici mirati e dall’interno con un’alimentazione sana e bilanciata. Durante il processo di invecchiamento la struttura della pelle diventa inevitabilmente più instabile con il conseguente rilassamento cutaneo e la formazione delle prime rughe e l’assottigliamento della pelle. Questo avviene perché causa della sempre più ridotta densità della struttura del collagene, la struttura e l’elasticità della pelle si deteriorano. Il segreto per prevenire efficacemente questo invecchiamento è la giusta sinergia tra un’alimentazione intelligentemente bilanciata e la corretta selezione di prodotti cosmetici mirati ed efficaci per scoraggiare l’avanzare degli anni e sostenere i bisogni del tessuto connettivo.
Diverse funzioni complesse e fondamentali. Gloria Mosconi, biologa mette in luce le peculiarità di questa notevole proteina in un'intervista esclusiva a Life 120:
Che cos’è e com’è composto il collagene?
Il collagene è uno dei componenti principali del tessuto connettivo che contribuisce a conferire resistenza ai tessuti, tonicità, compattezza e turgore della pelle. Occupa un ruolo importantissimo fra le proteine strutturali nella matrice extracellulare cioè nello spazio tra una cellula e l’altra. E’ presente nel nostro corpo in misura pari al 20% fino 35%, fino ad arrivare al 90% nella nostra pelle, in particolare a livello del derma, dove, insieme alla presenza di fibre elastiche e glicosaminoglicani, dà origine alla sua caratteristica struttura tridimensionale che rappresenta proprio l’impalcatura della nostra pelle. Dal punto di vista strutturale, la prolinia, l’idrossiprolina e la glicina sono gli amminoacidi predominanti nelle fibre di collagene. Queste ultime sono organizzazioni di molecole di tropocollagene, che si associano in modo diverso tra loro, per generare diversi gradi di resistenza. Il tropocollagene è l’unità funzionale del collagene, costituito da tre filamenti (tre catene proteiche) che unendosi fra di loro formano la tripla elica, costituita da due catene identiche, ed una terza che differisce dalle prime due. Come già detto, gli amminoacidi che la caratterizzano, sono tre: glicina, prolina e idrossiprolina, che durante il corso della vita, hanno la particolarità di rinnovarsi sempre.
Quanti tipi di collagene esistono e a cosa servono?
I collageni sono un gruppo di glicoproteine naturali che si trovano nel tessuto connettivo degli animali. Il collagene associato in fibrille, oltre che nel derma, è presente anche nelle ossa, nelle cartilagini, tendini, legamenti, cornea, pelle, vasi sanguigni, ed annessi cutanei (capelli ed unghie), in sostanza ovunque ci sia del tessuto connettivo. Per questo motivo, il collagene si distingue in diversi tipi, quelli più importanti sono: Collagene di tipo I, che rappresenta circa il 90% del collagene totale; Collagene di tipo II, componente del tessuto cartilagineo; Collagene di tipo III, presente nel derma e vasi sanguigni ed infine Collagene di tipo IV che svolge le funzioni di sostegno ed è una componente anche della membrana basale.
Questa proteina è davvero così importante? Quali sono i benefici per la pelle?
L’importanza del collagene è legata principalmente alle sue molteplici funzioni di sostegno nei confronti non solo del derma ma anche di ossa tendini cartilagini e vasi sanguigni; non a caso infatti è una delle proteine più abbondanti dell’organismo. Nel derma in particolare insieme alle fibre elastiche e ai glicosamminoglicani, dà origine a quella struttura tridimensionale compatta e resistente che sorregge la cute conferendo resistenza ed elasticità, compattezza e turgore, minimizzando la presenza di rughe.
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Antibatterico, antibiotico e disinfettante. Prezioso per la cura della pelle da infezioni, funghi e inestetismi, delicato per lo skincare quotidiano nella lotta ai segni dell’età. Contrasta rughe e segni d’espressione, ma all’occorrenza si trasforma in un alleato perfetto contro dermatiti, acne e altre lesioni dell’epidermide. Inoltre, la sua peculiarità di riattivare i tessuti lo rende un perfetto antirughe. Dalla bellezza alla cura delle malattie della pelle. Sin dall’antichità veniva usato come ingrediente principale nel sapone e veniva applicato sulla pelle con acne, eczemi o funghi, ma anche per la detersione quotidiana. Conosciuto anche per le sue miracolose proprietà antisettiche e battericide. L’argento, infatti, veniva utilizzato per disinfettare le ferite, mediante impacchi sulle stesse, e per neutralizzare virus e infezioni, attraverso la somministrazione per bocca dei sali d’argento, ma il suo uso come farmaco è progressivamente scomparso in tutti i paesi a partire dagli anni ‘40, quando si sono rese disponibili altre sostanze, tra cui gli antibiotici, ma anche i comuni disinfettanti. Nel 1970 poi, le potenzialità di questo metallo vengono portate di nuovo alla ribalta da un medico statunitense che inizia a utilizzarlo nel trattamento delle ustioni gravi. Una soluzione composta da micro particelle di ioni d’argento, immersi nell’acqua distillata: nasce così l’argento colloidale. Dall’inizio degli anni ‘90, l’argento colloidale è ricomparso in molti supplementi che vengono pubblicizzati un po’ dappertutto, non solo per combattere le piccole infezioni, ma anche per le malattie e i malesseri più svariati. Bisogna precisare, innanzitutto, che con il regolamento CE 1170/2010 l’assunzione per bocca dell’argento colloidale non è più ammessa in Europa, perché considerata non innocua.
L’argento colloidale è una dispersione speciale di argento dall’effetto igienizzante particolarmente veloce, completa e duratura. Una preziosa sostanza naturale atossica per l’uomo e letale per gran parte dei batteri patogeni. È efficace anche contro i segni lasciati dall'acne giovanile grazie alla sua capacità di stimolare la ristrutturazione dei tessuti. Utilizzato anche per sconfiggere e prevenire le micosi (dalla presenza di funghi batterici che aggrediscono la pelle). Fondamentale per alleviare i fastidi di eritemi e scottature: le proprietà rigeneranti e rinfrescanti dell’argento colloidale donano sollievo alla pelle bruciata dal sole. Inoltre, accelera la rigenerazione cutanea e disinfetta in profondità, proprio per questo può essere usato per curare le piaghe e irritazioni. Insomma, questo metallo è particolarmente indicato per tutti i disturbi della pelle, soprattutto quelli di origine infiammatoria. E ancora, per una pelle morbida al tatto, la sua azione rinfrescante lo rende perfetto per essere usato dopo la depilazione. Tra i moltissimi usi dell’argento colloidale ultimo, ma non per importanza, la sua azione sebo regolatrice che aiuta a eliminare la forfora.
«L’argento è un metallo nobile che si trova nella tabella periodica degli elementi, cioè quei composti presenti in natura» spiega in un'intervista a Life 120 la dottoressa Gloria Mosconi:
Cos’è l’argento colloidale e in cosa si differenzia dall’argento?
L’argento colloidale si ottiene attraverso un processo chiamato elettrolisi che avviene in acqua bidistillata, in cui si scindono le particelle d’argento finissime (chiaramente non solubili in acqua), e ioni di argento (carichi positivamente Ag+) che al contrario si scioglieranno in acqua, dando origine a questa soluzione che prende il nome di Argento Colloidale. Le particelle positive di argento, (dette anche ioni di argento), lo rendono attivo verso virus e batteri.
Perché è considerato prezioso per la cura della pelle? Come interviene nel contrasto alle rughe e ai segni del tempo?
L’argento in forma colloidale è un potente dermopurificante, antisettico e detossinante, aiutando così la pelle a combattere i radicali liberi. Agisce in modo diretto e profondo sull’epidermide favorendo un efficace trattamento emolliente, rigenerante, rivitalizzante e ristrutturante, ideale per tutti i tipi di pelle, anche le più problematiche come ad esempio le pelli particolarmente grasse, impure, devitalizzate, acneiche, screpolate, psoriasiche, herpetiche, eczematose, restituendo un viso più curato, fresco, e luminoso.
In che modo l’argento colloidale agisce sulla riparazione dei tessuti?
L’argento colloidale è un composto a cui sono attribuite numerose proprietà, tali da poterlo considerare un antibiotico naturale; infatti prima dell’avvento degli antibiotici, veniva utilizzato per il trattamento delle più svariate forme di infezione. Questo è il motivo per cui il suo utilizzato trovava, e trova tutt’oggi, spazio anche nella riparazione dei tessuti. Ad esso venivano attribuite proprietà antibatteriche, ma anche antivirali ed antifungine. Il suo ampio impiego nella medicina cinese, egizia, romana e persiana, hanno reso l’argento colloidale, un rimedio universale, così come oggi lo conosciamo.
L’utilizzo quotidiano di questo metallo come componente di creme per il viso potrebbe essere dannoso per la salute?
Per uso cosmetico, la normativa non pone espressamente il divieto. Non vi sono controindicazioni o effetti collaterali tali da recare danni alla salute. Tutt’altro, i prodotti sono totalmente atossici, come dimostrato scientificamente da uno studio condotto dall’Università Federico II nel 2016. E’ chiaro che si lavora con dosaggi adeguati.
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