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L'articolo pubblicato questo mese sulla famosa rivista TIME, dal titolo "EAT BUTTER" (mangia il burro) pare mettere la parola fine alla feroce crociata dichiarata oltre 60 anni fa ai grassi saturi e al colesterolo. Non è possibile riportare qui tutto l'articolo del TIME, troppo lungo, in lingua inglese e coperto da copyright. Cercherò, per voi, di sintetizzare i passaggi più importanti: nel 1977 il senatore G. McGovern pubblica le linee guida alimentari ufficiali per tutta la popolazione USA. Sempre più persone morivano di infarto e bisognava fare qualcosa. Grazie anche agli studi (manipolati ndt) di A. Keys, fu individuata nei grassi animali la causa di questa epidemia di morti; uova, burro, pancetta, latte intero, carne ecc furono sostituiti con margarina, oli polinsaturi vegetali e una miriade di alimenti “light”. Inoltre, fu promosso il consumo di cereali e legumi; conseguenza: togliendo dall'alimentazione le calorie dei grassi animali, gli americani hanno aumentato quelle dai carboidrati (pasta, cereali, pane, dolci, patate, soft drinks, ecc)...le calorie non puoi semplicemente farle scomparire o le prendi dai grassi o dagli zuccheri e alla fine gli zuccheri si sono dimostrati peggio dei grassi; 40 anni dopo: un fallimento! Ecco i numeri: aumento del diabete del 166%. Un americano su 10 ha questa malattia, che costa alla nazione 245 miliardi di dollari all'anno. Altri 86 milioni di persone hanno il pre-diabete; le malattie cardiovascolari sono ancora la causa di morte numero uno; l'America è uno dei Paesi con più obesi al mondo; le recenti ricerche mostrano che è il consumo eccessivo di carboidrati la causa di questa epidemia di diabete; dal 1971 al 2000 la quota di calorie assunte dai carboidrati è aumentata del 15%, mentre quelle dei grassi è calata, seguendo le raccomandazioni ufficiali.

Alla fine, le calorie assunte nel 2010 erano 2.586 contro le 2100 del 1970. In quello stesso tempo le calorie da cereali sono aumentate del 42%, portando il diabete e l'obesità a livelli epidemici. “non c'è dubbio, abbiamo preso la strada sbagliata” Prof J. Volek – fisiologo dell'Università del Connecticut. “l'opinione miope sui grassi animali ha distorto e pervertito la nostra dieta e creato la più grande emergenza sanitaria che il nostro Paese abbia mai visto. E' ora che questa guerra contro i grassi finisca”; una meta-analisi del 2010 ha mostrato che non c'è nessuna correlazione tra rischio cardiovascolare e il consumo di grassi saturi. Lo stesso è stato confermato da un'altra meta-analisi pubblicata subito dopo, che ha preso in considerazione 80 studi e oltre un milione di soggetti; anche la semplicistica divisione in colesterolo buono (HDL) e cattivo (LDL) non è corretta; sempre più studi mostrano che i grassi saturi non hanno nessuna influenza sul rischio cardiovascolare e sulla obesità; e che ci sono differenze tra i grassi saturi di cibi diversi (latticini e carni); la fatwa contro i grassi animali lanciata dai fondamentalisti della margarina e dei cibi “light” ha portato in questi decenni sulle nostre tavole moltissimi cibi industriali “scremati” , “dietetici”, “light”, vero cibo spazzatura, pieno di grassi idrogenati, conservanti, zucchero e sale (chiaro, se togli il grasso dal cibo, che conferisce gusto e soddisfazione al palato, devi poi abbondare con altri insaporenti ndt); chi basa la propria dieta sui carboidrati ha più fame di chi la basa su grassi e proteine, ha più appetito, ingrassa, sballa l'insulina e apre la porta al diabete; la gente non deve preoccuparsi dei grassi, ma di scegliere cibi “veri”, di qualità. Questo è quello che conta, non il loro contenuto di grassi. Sono i cibi trattati e processati dall'industria il vero pericolo, non quello che ci offre la natura. Per esempio, non è la carne fresca ad essere pericolosa, ma la carne processata dall'industria alimentare: hot dogs, carne conservata, ecc.

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Esistono ormai numerosi lavori scientifici che discutono della azione della Curcuma nel trattamento delle forme tumorali. Questo tubero dal bel colorito giallo, che è alla base della preparazione del Curry, ed è alimento importantissimo nella cultura Indiana, contiene delle sostanze, chiamate Curcuminoidi, che hanno una sicura azione di inibizione della crescita tumorale (Kunnumakkara AB et al, Cancer Res. 2007 Apr 15;67(8):3853-61), nel caso di tumori intestinali, pancreatici e cerebrali. Si suppone però che l'azione di controllo possa svilupparsi anche su molte altre forme degenerative. Già queste proprietà sarebbero sufficienti a rendere la Curcuma (intensamente utilizzata come alimento in numerose culture orientali, come quella Indiana) oggetto di studio accurato, ma gli effetti non si fermano qui. Oltre a una azione antinfiammatoria, antiallergica e di stimolo alla digestione, che la rendono un perfetto supporto per il trattamento delle condizioni connesse alle intolleranze alimentari, ne è stata documentata una potente azione di prevenzione per malattie come il morbo di Alzheimer e di Parkinson.

È di certo una bella sorpresa, perchè questa pianta formidabile, i cui effetti sono ampiamente segnalati sulla letteratura medica (Jagetia GC et al, J Clin Immunol. 2007 Jan;27(1):19-35. Epub 2007 Jan 9) potrebbe dimostrarsi utile sia per una efficace prevenzione che per una valida terapia di alcune malattie neurologiche che rappresentano uno “spauracchio” per molti nelle popolazioni occidentali. Inoltre si tratterebbe di un rimedio sicuramente a basso costo, perchè l'utilizzo alimentare di questa spezia fa parte della pratica quotidiana di numerose culture, come quella Indiana, in cui appunto l'incidenza dell'Alzheimer è tra le più basse al mondo. E invece, nonostante le intense potenzialità di applicazione, una ricerca su Medline inserendo le voci “Curcuma” e “Alzheimer” porta alla evidenza di soli 6 lavori scientifici (due dei quali addirittura senza presenza di abstract, il riassunto che consente ai ricercatori di conoscere il tema della ricerca senza doversi procurare immediatamente l'articolo originale) prodotti nel mondo dal 2001 al 2007. Un numero realmente esiguo, soprattutto se si confronta questo dato con quello dei 9206 lavori scientifici evidenziabili inserendo nelle chiavi di ricerca “Alzheimer” e “farmaci”; 461 pagine piene di articoli che propongono un farmaco o un altro per la terapia di questa forma degenerativa.

Spesso si tratta di farmaci ad elevato costo, di utilità non chiara, ma ricchi di una forte spinta commerciale. Ormai sappiamo che la Curcuma non è brevettabile, e che l'industria rifugge dalla possibilità di fornire alla gente comune delle soluzioni derivate da sostanze alimentari. I farmaci sono infatti più gestibili, sul piano commerciale e sul piano del metodo. Sarebbe sicuramente devastante per gli interessi di molte aziende se le malattie potessero guarire semplicemente attraverso alimentazioni più sane e la scelta di alcuni alimenti o del modo con cui ci si nutre.  Nell'attesa della improbabile umanizzazione delle industrie farmaceutiche un sano piatto al Curry potrà fare bene a noi come ai nostri ospiti.

Fonte: Eurosalus

Ricca di antiossidanti, alcuni con effetti anti cancro, la radice di zenzero è nota per le sue proprietà anti-infiammatorie. Un recente studio ha dimostrato che integratori di zenzero hanno ridotto i marcatori dell’infiammazione del colon in un gruppo selezionato di pazienti, suggerendo che questo supplemento può avere anche il potenziale come agente di prevenzione del cancro del colon. La riceraca è stata pubblicata su Cancer Prevention Research, una rivista della American Association for Cancer Research.  Suzanna M . Zick, professore assistente di ricerca presso la University of Michigan Medical School e colleghi, hanno arruolato 30 pazienti, divisi in due gruppi. Un gruppo è stato assegnato in modo casuale ad assumere due grammi di supplementi di radice di zenzero al giorno, mentre l’altro gruppo è stato trattato con placebo.

Dopo 28 giorni di sperimentazione, i ricercatori hanno misurato i livelli standard di infiammazione del colon e trovato riduzioni statisticamente significative della maggior parte dei marcatori e la tendenza verso riduzioni significative in altri. L’infiammazione è stata identificata in studi precedenti, come un precursore del cancro al colon. Il Prof.Zick ha detto. “Dobbiamo applicare all’analisi degli effetti della radice di zenzero, lo stesso rigore che applichiamo agli altri di test clinici. Questa ricerca è finalizzata ad aumentare la conoscenza dei modi per prevenire il cancro che sono atossici e possono migliorare la qualità di vita dei pazienti, in modo efficace “.  Lo studio è stato finanziato da una sovvenzione del National Cancer Institute.

Fonte: Medi Magazine

Simile al prezzemolo anche nel sapore, il coriandolo è meglio conosciuto per la sua capacità di disintossicare il corpo umano. Il coriandolo è più spesso citato per la pulizia del corpo dai metalli tossici ed è giustamente considerato un potente detergente naturale. I composti chimici del coriandolo si legano ai metalli tossici e purificano i tessuti. I benefici nutrizionali del coriandolo C’è una vasta gamma di antiossidanti e fitonutrienti presenti nel coriandolo che lo rendono un potente antisettico, fungicida, afrodisiaco, analgesico. Il coriandolo ha anche proprietà digestive essendo uno stimolante naturale. Ha solo tracce di vitamina B, ma è una buona fonte di vitamine K, A e C, di potassio, calcio, manganese, ferro e sodio ed è soprattutto una importante fonte di minerali.

Il coriandolo aiuta a guarire il corpo in molti modi:

Riduce l’ ansia.
È stato dimostrato che il suo uso a lungo termine rimuovere il mercurio dai tessuti.
L’intestino tenue reagisce bene al coriandolo, che favorisce l’eliminazione dei rifiuti in modo sano.
Aiuta a combattere la degenerazione maculare, cura gli occhi arrossati e altri disturbi oculari.
Aiuta a scongiurare infezioni del tratto urinario.
Grazie al suo contenuto di vitamina K rende le ossa più forti.
Aiuta a prevenire l’anemia.
I suoi steli sono ricchi di antiossidanti come la quercetina, kaempferol, rhamnetin e epigenin.
I suo succo, consumato come parte di una routine regolare, è noto per contribuire a ridurre la quantità di grassi nocivi presenti nelle membrane cellulari.
Le sue foglie ed i suoi semi contengono oli essenziali volatili come linalolo, borneolo, cimene, lineolo, torpinolene.
E’ ricco di fibre alimentari che aiutano a ridurre il colesterolo cattivo LDL, aumentando i livelli di colesterolo buono HDL.

Fonte: Medi Magazine

I nostri lettori ben sanno che Eurosalus è spesso orientato a recepire gli aspetti di interferenza psicologica ed emotiva nelle più varie situazioni patologiche. E quando si fa riferimento alla funzione erettile la componente psicologica è tra le più presenti ed attive in qualsiasi situazione. Eppure c'è un caso in cui anche le migliori intenzioni non riescono a ottenere gli effetti desiderati. L'uso dei farmaci, che per storia e cultura siamo abituati a considerare dei salvavita o degli aiuti importanti, che provoca invece effetti che vanno ad interferire pesantemente con la sfera emotiva e quindi anche sessuale. Quando si usano dei farmaci, la potenza degli effetti collaterali può essere talmente forte da superare qualsiasi intenzione di autonomia dell'organismo. E quando i farmaci (come avviene per il lansoprazolo che tutti chiamano "protettore gastrico" difficilmente attribuendogli i suoi ben documentati effetti dannosi) si camuffano da "salvavita" riconoscerne i difetti è sempre difficlie.

Tra i farmaci con il maggiore effetto di inibizione troviamo i farmaci per l'ipertensione arteriosa, in particolare betabloccanti e diuretici, e un gruppo di ricercatori statunitensi ha svolto a questo riguardo una ricerca di estremo interesse. Lo studio, pubblicato sul Journal of Urology lo scorso mese di agosto (Francis ME et al, J Urol 2007 Aug;178(2):591-6; discussion 596. Epub 2007 Jun 13) presenta le valutazioni fatte da un gruppo di medici che hanno cercato di mettere in relazione la disfunzione erettile con le comuni patologie (e farmaci in uso) del gruppo di pazienti che andava dai 40 agli 85 anni. L'uso di questi farmaci era responsabile della disfunzione erettile almeno nel 56% dei casi nei soggetti superiori agli ottanta anni. Il richiamo alla possibilità di evitare in molti casi l'uso di antipertensivi, modificando lo stile di vita ci deve fare riflettere. Eppure sappiamo che è una cosa possibile, e che purtroppo le indicazioni a fare davvero una dieta di controllo dei cibi ad alto contenuto salino, assumere dei minerali, iniziare a fare attività fisica, sono tra le cose più semplici, che vengono però molto raramente proposte dai medici in modo efficace. E quando il farmaco deve per forza essere mantenuto (nella nostra esperienza questo avviene, se avviene, a dosaggi decisamente minori di quelli iniziali) non c'è nulla da temere. L'impiego di molte delle sostanze indicate anche al piede di questo articolo, aiutano l'organismo a non subire danni eccessivi e a consentire una ripresa di funzione a chi ne soffra.

Fonte: Eurosalus

Il mondo dell'alimentazione artificiale è in subbuglio. Uno studio italiano, effettuato presso il Centro di Ricerca sul cancro di Bologna, ha presentato i risultati di una attenta sperimentazione effettuata sui topi, dalla quale sembra molto elevato il rischio di correlazione tra uso di aspartame e nascita di nuove forme tumorali, in particolare leucemie e linfomi. Il problema potrebbe essere di vastissime proporzioni, e gli stessi autori del lavoro hanno chiesto a ben 7 revisori di analizzare i risultati prima della comunicazione ufficiale data ai mass media. La notizia, riportata da BBC News del 15 luglio, da Repubblica online del 14 luglio e dal Guardian del 15 luglio, genera sicuramente qualche allarme. Purtroppo in questo momento non convincono le immediate comunicazioni di difesa proposte dal produttore giapponese di aspartame, che cita in questo senso gli studi del 2002 sulla supposta assenza di tossicità.

E in Italia l'immediata levata di scudi della Federchimica e di AIIPA, l'Associazione italiana industrie prodotti alimentari, che ribadiscono l'innocuità del prodotto (che speriamo vera!) ci sembrano richiamare le recenti affermazioni della FDA americana in occasione dei danni generati dagli analgesici come il Celecoxib (Vioxx). Per problemi analoghi, come è già avvenuto infatti per la presenza di acrilamide nelle patatine fritte, il fatto di ridurre subito l'impatto emotivo della notizia - negando comunque -, risulta commercialmente importante. Nonostante la conferma dei possibili danni da acrilamide (e quindi da patatine fritte) queste vengono comunque proposte a adulti e bambini senza alcun problema, in quanto si tratta di un problema di dose, come per l’alcol, e quindi non si interviene subito sugli aspetti commerciali. Poi col tempo le persone dimenticano... e continuano ad acquistare! Ma basta leggere l'etichetta di una qualsiasi bibita sugar-free per scoprire, in caratteri microscopici, che l'assunzione viene vietata alle donne in gravidanza e ai bambini piccoli. Ma chi controlla?
È ovvio che quello che avviene nei topi non avviene necessariamente negli umani, ma i risultati della Fondazione Ramazzini di Bologna inquietano, perché l'incidenza di cancro dovuto all'aspartame sembrerebbe molto elevata soprattutto nel sesso femminile, e avverrebbe per dosaggi di aspartame molto vicini a quelli considerati accettabili nell'uomo.

Si resta in attesa di un parere più preciso, e in questo senso la EFSA (European Food Safety Authority) ha già indetto una rivalutazione urgente di questi studi per capire il possibile coinvolgimento per la salute umana. Per altro, proprio l'aspartame aveva ampiamente sostituito sul mercato la saccarina, già documentata come tossica. La parte più inquietante della ricerca è che, almeno nei topi, l’uso dell'aspartame sembrerebbe inutile: se infatti è utilizzato per produrre bibite e dolci e caramelle e yogurt “light”, cioè con scopo dimagrante, è molto dubbio che l'effettodesiderato venga ottenuto. L’attenta somministrazione durante tutta una vita di questo prodotto ai topi, infatti, ha sì fatto ridurre l’introduzione di cibo, ma NON ha provocato il dimagrimento dell’animale rispetto a topi grassi. Noi di Eurosalus sosteniamo da tempo al necessità di rispettare gli equilibri biologici, e l'uso di cibi a basso indice glicemico. L'uso corretto di cibi ad alto contenuto calorico e la masticazione sono trucchi ben più utili e innocui, che tutti dovrebbero imparare a utilizzare per ottenere una riduzione di peso. Per ora, tentare di imbrogliare la natura con i dolcificanti, come sembrerebbe indicarci lo studio oncologico, non solo rischia di essere dannoso, ma probabilmente anche inutile per dimagrire!

Fonte: Eurosalus

Una notizia importante, che è arrivata all'inizio del 2005 con un lavoro (McCarty M.F. Med Hypotheses 2005;64(2):385-7) che aiuta a comprendere i moltissimi effetti dannosi di alti livelli di insulina. La descrizione di McCarty precisa che una delle più importanti cause di infiammazione dell'organismo è la produzione di Interleuchina 6 (IL6) che porta poi alla produzione della Proteina C Reattiva (la stessa PCR che praticamente tutto il mondo valuta nei suoi esami del sangue di routine per studiare i parametri infiammatori). McCarty spiega che una significativa parte dell'Interleuchina 6 circolante deriva dagli adipociti, quelle stesse cellule grasse che ci ingrassano la pancia, i fianchi e le arterie cerebrali.

È noto che concentrazioni fisiologiche di insulina possono creare un incremento della produzione di IL6. Sia il digiuno (attivando ipoglicemia che stimola il rilascio di adrenalina), sia l'aumento di insulina postprandiale possono esporre l'adipocita all'azione delle catecolamine prodotte dal sistema nervoso simpatico. L'impostazione dietologica di dietaGIFT orienta invece la risposta dell'organismo al controllo di questi fenomeni pericolosi. Per il ricercatore americano, una dieta che abbassi le fluttuazioni di insulina durante il giorno, come una dieta ad alto contenuto di fibre, o una dieta con maggiore contenuto proteico, porta ad una riduzione notevole della infiammazione dell'organismo. Questo si ottiene sia migliorando la sensibilità insulinica dei muscoli sia minimizzando la azione di stimolo insulinico postprandiale. Questa è una delle strade alternative all'uso delle statine. Nella misura in cui oggi si sta scoprendo che le statine in realtà possono intervenire nella cura di quasi tutte le patologie con una base infiammatoria, la consapevolezza delle ampie possibilità non farmacologiche che ogni medico e ogni cittadino possiede e può mettere in atto quotidianamente rappresenta una precisa via di salute.

Fonte: Eurosalus

I ricercatori hanno appena scoperto che i flavonoidi estratti dalle cipolle, rallentano il tasso di crescita del cancro del colon nei topi, in modo efficace quanto un farmaco chemioterapico.  I flavonoidi della cipolla rallentano la crescita del tumore del colon del 67%, in vivo. In questo studio, i ricercatori hanno utilizzato tre diverse dosi di flavonoidi estratti dalla cipolla, un farmaco orale chemio o soluzione salina (come controllo), per trattare i topi, insieme ad una dieta ad alta percentuale di grassi. La dieta grassa è stato usata per indurre il colesterolo (iperlipidemia) che è un importante fattore di rischio per il cancro al colon. La dose più elevata di estratto di cipolla ha rallentato la crescita di tumori al colon del 67% rispetto ai controlli, dopo tre settimane. I topi trattati con la chemio, avevano una riduzione della crescita del cancro lievemente maggiore, ma non c’era alcuna differenza, statisticamente significativa, rispetto all’ estratto di cipolla ad alte dosi. Tuttavia, c’era una grande differenza negli effetti collaterali sperimentati dai topi

Vantaggi senza gli effetti collaterali

Farmaci chemio sono noti per avere alcuni effetti collaterali gravi. Oltre 100 possibili effetti collaterali da farmaci chemioterapici sono noti, tra cui il coma, cecità temporanea, perdita della capacità di parlare, convulsioni, paralisi e collasso. È anche noto che il farmaco chemio può indurre iperlipidemia (colesterolo e / o trigliceridi) negli esseri umani,che è esattamente quello che è successo con i topi: i livelli di colesterolo LDL sono aumentati significativamente. Con grande sorpresa, l’ estratto di cipolla ha avuto l’effetto opposto e ha abbassato significativamente i livelli di LDL dei topi. Niente di tutto questo è sorprendente. Le cipolle sono note per avere la capacità di diminuire i grassi nel sangue, e in un recente studio clinico controllato con placebo, l’estratto di cipolla ha ridotto significativamente il colesterolo totale, colesterolo LDL e l’indice aterogeno in giovani donne sane, dopo appena due settimane.

La cipolla combatte tumori multipli

Aglio, porro, erba cipollina, scalogno e cipolle (o cipolla verde – che sono solo giovani cipolle), sono tutte le verdure che i ricercatori hanno utilizzato in diverse sperimentazioni, dimostrando che queste verdure proteggono contro tumori multipli. Tuttavia, le cipolle spesso emergono come il più potente ortaggio, nella lotta contro i tumori. Un recente studio condotto dalla Svizzera e Italia ha messo in luce quanta cipolla è necessaria per uso terapeutico. Mangiare fino a sette porzioni di cipolla alla settimana ha avuto effetti minimi. Tuttavia, mangiare più di sette porzioni alla settimana (una porzione = 80 grammi) ha dimostrato le seguenti capacità di riduzioni dei rischi notevoli di tumori, in queste parti del corpo:

Bocca e della faringe: -84%
Laringe: -83%
Ovaie: -73%
Prostata: -71%
Grande intestino: -56%
Rene: -38%
Seno: -25%
Tutte queste riduzioni di rischio avevano significatività statistica, fatta eccezione per il cancro al seno, che era borderline (P = 0,08). Ancora una volta, vediamo che i sani cibi che comunemente mangiamo, possono avere un grande impatto sulla nostra salute e sul rischio di cancro: il cibo è davvero la migliore medicina!!.

Fonte: Medi Magazine

Chi soffre di acidità, di reflusso gastroesofageo o di pirosi gastrica (bruciore allo stomaco) farebbe bene a ricorrere a rimedi naturali o, ancor meglio, a modificare le proprie abitudini alimentari piuttosto che farsi prescrivere farmaci che possono, nel lungo periodo, produrre effetti indesiderati sulla prontezza del suo pensiero e sulla qualità delle sue facoltà cognitive. E' questo l'allarmante sospetto avanzato da un gruppo di studiosi dell'Università dell'Indiana a Indianapolis, che hanno pubblicato i risultati di una loro ricerca sull'ultimo numero del Journal of the American Geriatrics Society (M Boustani et al, J Am Ger Soc 2007 August, 55(8):1248-1253). I farmaci incriminati sono i cosiddetti H2As, cioè gli antagonisti del recettore H2 dell'istamina, e comprendono prodotti piuttosto diffusi e popolari come lo Zantac e il Ranidil.

Gli studiosi hanno seguito per cinque anni una popolazione di oltre 1500 afroamericani di età superiore ai 65 anni, che avevano capacità intellettive normali all'inizio della ricerca, e ne hanno valutato le facoltà cognitive a regolari intervalli. I pazienti che avevano subìto lunghi trattamenti dei loro problemi gastrici con i farmaci Anti H2 hanno rivelato una probabilità doppia degli altri di veder deteriorate le proprie facoltà cognitive nel corso dello studio. La correlazione è oltremodo significativa e molto allarmante, considerando l'enorme diffusione di questi farmaci. Nel 2005 si sono avute 16 milioni di prescrizioni di farmaci anti H2 nei soli Stati Uniti, e qui in Italia, è ormai invalso l'uso del termine "l'esercito dei reflussisti" per indicare la vastità di persone che ricercano questo tipo di prodotti anzichè le cause del loro malessere.

Fonte: Eurosalus

Ci sono molte ragioni per cui le persone sviluppano problemi gastrointestinali. Cattiva alimentazione, intolleranze alimentari e allergie, gli organismi geneticamente modificati (OGM), l’ansia e lo stress sono tra i fattori scatenanti più comuni. E mentre non vi è alcun metodo per il trattamento di disturbi legati all’infiammazione, ci sono diversi approcci naturali che possono fornire sollievo. Qui di seguito, ci sono sei spezie da usare tutti i giorni che possono aiutare a guarire il tuo intestino, naturalmente e senza bisogno di farmaci:

1) Curcuma .E’ una delle spezie più note all’uomo, è un potente anti-infiammatorio che ha dimostrato di favorire la corretta digestione del cibo. Per le sue forti qualità astringenti, la curcuma può aiutare a sigillare il rivestimento del tratto intestinale e digestivo, bloccando la condizione comunemente nota come sindrome dell’intestino permeabile. La spezie è nota anche per sopprimere la produzione in eccesso di acido dello stomaco, che può causare stomaco infiammazione cronica e danni anche fisici alla parete intestinale.Il consumo regolare di curcuma ha dimostrato di aiutare a prevenire il reflusso gastroesofageo, noto anche come bruciore di stomaco, oltre a prevenire la formazione di ulcere gastriche e duodenali.

2) Coriandolo . Da non confondere con la spezie coriandolo che proviene dalle foglie della pianta, il coriandolo che è derivato dai semi di coriandolo, contiene una miscela unica di oli volatili che svolgeun ruolo importante nella capacità di promuovere la funzione digestiva e la guarigione . Linalolo e acetato geranil presenti naturalmente nel coriandolo, sono stati utilizzati nel trattamento di una serie di disturbi gastrointestinali. Uno studio pubblicato sulla rivista Digestive Diseases and Sciences , ad esempio, ha trovato che i pazienti con sindrome dell’intestino irritabile (IBS) hanno beneficiato molto del coriandolo, assunto per per otto settimane al contrario del placebo. Come dimostrato, il coriandolo funziona allo stesso modo dei farmaci antispastici per rilassare i muscoli digestivi e alleviare IBS e altri disturbi intestinali simili, ma senza provocare effetti collaterali nocivi.

3) Cumino . Se gonfiore, indigestione, flatulenza, diarrea e nausea, caratterizzano lo stato del vostro tratto intestinale dopo il pasto, si potrebbe iniziare ad assumere il cumino. Questo spezie tradizionale del Nord Africa, aiuta la digestione del cibo, stimolando il rilascio di enzimi digestivi durante e dopo i pasti e può anche aiutare a lenire in generale il processo digestivo. Il cumino contiene due composti unici conosciuti come cuminaldehyde e timolo che sono essenziali per una sana digestione. Il primo aiuta ad attivare le ghiandole salivari che rompono il cibo e preparano le sostanze nutritive per la corretta assimilazione, mentre il secondo impedisce la fermentazione degli alimenti nel tratto digestivo. Il cumino stimola anche il processo digestivo innescando il rilascio di bile e altri enzimi digestivi responsabili dellaz “rottura” del cibo. 

4) Finocchio . Conosciuto per il suo tipico tipo sapore, il finocchio è indicato come erba digestiva ed è particolarmente utile per le donne che soffrono di crampi mestruali. Ricco di un olio volatile noto come anetolo, il finocchio sembra essere carico di una pletora di sostanze fitochimiche anti-infiammatorie e di altri nutrienti potenti che possono contribuire ad alleviare il dolore addominale e promuovere la digestione sana, anche nei bambini che soffrono di coliche. Non è raro nella cultura Indiana, mangiare semi di finocchio dopo i pasti. Masticare semi di finocchio è noto per contribuire a promuovere la secrezione di succhi gastrici e digestivi, così come aiutare lo di stomaco e lenire l’infiammazione intestinale. Il finocchio può anche contribuire ad aumentare l’assorbimento delle sostanze nutritive nel tratto digestivo ed impedire gas e gonfiore, grazie al suo elevato contenuto di acido aspartico. 

5) Zenzero . E’ stato a lungo utilizzato in tutto l’Oriente come un rimedio per l’indigestione e continua ad essere apprezzato per la sua potente capacità di reprimere la nausea ed aiutare nel processo digestivo. Lo zenzero è utile per il trattamento dell’infezione dell’ intestino. Gli studi hanno dimostrato che è un rimedio efficace sia per il trattamento e che per la prevenzione del cancro del colon-retto, così come per molti altri tipi di malattie.Usato quotidianamente, lo zenzero allevia il disturbo di stomaco, previene la diarrea, elimina la sensazioni di nausea ed è utile per il trattamento di crampi mestruali. E’ infine utile contro il mal di mare ed il mal d’auto.

6) Peperoncino. Contribuisce a stimolare il processo digestivo attraverso la promozione di un sano movimento muscolare nel tratto digestivo, ma aiuta anche a regolare la corretta produzione di acidi digestivi, aiutando la disaggregazione appropriata e l’assimilazione delle sostanze nutritive. Il peperoncino può anche aiutare a riparare un intestino danneggiato e le ulcere dello stomaco. Gli studi hanno dimostrato che la capsaicina, il composto primario trovato nel peporcino aiuta a stimolare secrezioni di muco, il flusso di sangue della mucosa favorendo la guarigione delle ulcere

Fonte: Medi Magazine

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