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Martedì, 03 Novembre 2020 08:00

Torta margherita della nonna

Morbida, gustosa e ideale da farcire. Una ricetta tradizionale per un dessert buono e irresistibile. Portiamo a tavola un grande classico della pasticceria "della nonna".  Ideale per il pranzo della domenica, il dolce di una volta saprà deliziare tutti gli invitati.

Ingredienti

 INGREDIENTI
  150 g di farina di mandorle   70 g di burro
  4 uova   ½ bicchiere di Milk Life
  100 g di Sugar Life    Un limone
  Un pizzico di sale rosa himalayano    
 TEMPO  ESECUZIONE
60 MINUTI MEDIA

 

Preparazione


Separare i tuorli dagli albumi e montare questi ultimi a neve ferma aggiungendo un pizzico di sale. Montare i tuorli con lo Sugar Life. E’ molto importante lavorare le uova con una frusta (a mano o elettrica) per diversi minuti perchè, più il composto incamera aria, maggiore sarà la morbidezza della torta. Una volta che il composto dei tuorli sarà divenuto chiaro e spumoso, aggiungere il burro ammorbidito a temperatura ambiente e amalgamare bene. Terminata questa operazione aggiungere poco alla volta la farina di mandorle, e il lievito precedentemente setacciati. Per riuscire ad amalgamare bene il composto aggiungere poco alla volta anche il ½ bicchiere di Milk Life. Grattugiare la buccia di mezzo limone e aggiungerla all’impasto. Terminato di amalgamare, prendere gli albumi montati e uniteli al composto. Unirli poco alla volta e mescolare con una paletta di silicone o di legno dal basso verso l’alto per non far smontare l’impasto. Imburrate e infarinare una teglia da forno di 26 cm e versateci il composto. Livellate (non sbattendo) se necessario e cuocere in forno a 180°C per circa 50 minuti (facendo la prova stecchino dopo 30 minuti).

Riproduzione riservata © Copyright Life 120

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Farina Di MandorleUova LifeSugar LifeBurro LifeMilk LifeSale Rosa DellHimalaya

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Martedì, 22 Dicembre 2020 08:00

Gamberoni piccanti in padella

Semplice e veloce. Una ricetta di pesce che non solo conserva, ma accentua tutto il sapore del mare. Il sapore intenso dei gamberi, esaltato dal profumo inconfondibile del vino. Un piatto buono e gustoso per deliziare anche i palati più esigenti. 

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
     12 gamberoni rossi freschi     2 spicchi d'aglio
     2 manciate di prezzemolo fresco
    Peperoncino q.b
     Pangrattato (per spolverizzare)    Sale rosa himalayano e pepe q.b.
     ½ di vino bianco Falanghina    Olio extravergine di oliva
 TEMPO  ESECUZIONE
15 MINUTI FACILE


Preparazione


Nel fondo della padella versare olio extravergine di oliva, una parte dell'aglio che avremo precedentemente tritato, abbondante peperoncino e poco prezzemolo fresco tritato. Adagiare sopra i gamberoni, salarli e unire l'altra parte dell'aglio e il prezzemolo (di quest'ultimo metterne una quantità maggiore sopra). Accendere il gas e cuocere scoperto. Dopo 5 minuti aggiungere ½ bicchiere di vino bianco e girare i gamberoni dall'altra parte, quindi spolverizzare con il pangrattato. Cuocere ancora 5 minuti, qualora il tutto si dovesse asciugare aggiungere poca acqua, in modo da garantire nel fondo la costante presenza del sughetto. Servirli immediatamente, altrimenti il sughetto si asciuga.

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Pangrattato LifeOlio Evo BioSale Rosa DellHimalayaVino Falanghina

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Venerdì, 22 Maggio 2020 08:00

Sandwich di melanzane

Buonissimi e gustosi, leggeri e perfetti per ogni occasione. Questi tramezzini di melanzane si prestano per ogni occasione. Preparati in anticipo per un spuntino veloce nella pausa pranzo, per arricchire l'aperitivo e stupire gli amici con un finger food gustoso e leggero.

Ingredienti

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  400 g di melanzane rotonde
  Un rametto di basilico
  200 g di ricotta di bufala   Pepe q.b.
  400 g di pomodori maturi   2 cucchiai di origano
  Sale rosa dell'Himalaya    Pepe q.b.
 TEMPO  ESECUZIONE
15 MINUTI FACILE

Preparazione

Lavate e spuntate le melanzane, affettatele a rondelle spesse 1,5 cm e lasciatele a riposo per 30 minuti in uno scolapasta cosparse di sale rosa. Sciacquate le melanzane, asciugatele e grigliatele su entrambi i lati. Lavate i pomodori, tagliateli a fette. Distribuite, su metà melanzane, prima la ricotta, poi i pomodori, condite con sale, pepe, origano e le foglie di basilico pulite. Coprite con le altre fette di melanzane, come fossero dei sandwich, e fate grigliare il tutto ancora per altri 2/3 minuti. Servite i sandwich di melanzane caldi.

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 Ricotta Di BufalaSale Rosa DellHimalaya

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Martedì, 06 Luglio 2021 08:00

Pesce spada mediterraneo

Un piatto che racchiude sapori mediterranei per una ricetta fresca e gustosa. Pochi ingredienti renderanno questa ricetta ancora buona. Arricchito da una semplice marinatura, preparare questo delizioso secondo sarà un gioco da ragazzi.

Ingredienti

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  4 tranci di pesce spada   Una manciata abbondante di origano
  Uno spicchio d'aglio
  Sale rosa himalayano fino e pepe q.b.
  Olio extravergine di oliva
  Un limone
 TEMPO  ESECUZIONE
15 MINUTI FACILE

 
Preparazione

Preparate una marinatura in un recipiente, con olio extravergine di oliva mescolato con lo spicchio di aglio tritato fine, abbondante origano, sale rosa himalayano fino e pepe. Immergetevi i tranci e lasciate riposare per un’ora. Trascorso il tempo necessario, cuocete il pesce sulla griglia e servitelo guarnito con spicchi di limone e cosparso con il liquido della marinata che avrete scaldato in padella per qualche minuto.

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Olio Evo BioSale Rosa DellHimalaya

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Se le cellule tumorali sono «nutrite» con pochi zuccheri muoiono, quelle normali vivono di più: ecco perché mangiare poco aiuta a vivere più a lungo. La ricerca, uscita sul FASEB Journal, è stata condotta su cellule polmonari umane normali e precancerose, in uno stadio che precede di poco la trasformazione tumorale vera e propria. Entrambi i tipi cellulari sono stati fatti crescere in vari terreni di coltura, ricevendo quantità di glucosio normali o ridotte; i ricercatori, del Center for Aging e del Comprehensive Cancer Center dell'Università dell'Alabama, le hanno seguite nel corso di alcune settimane per vedere come e quanto si moltiplicavano e per registrarne la sopravvivenza.

Elisir di lunga vita

Chiari i risultati: se lo zucchero a disposizione scarseggiava, le cellule normali vivevano più a lungo, quelle pre-tumorali morivano. C'è dell'altro: valutando l'espressione e l'attività di alcuni geni-chiave delle cellule i ricercatori si sono accorti che la «dieta» a basso contenuto di glucosio stimolava un aumento dei livelli di telomerasi, l'enzima che «mantiene giovani» i telomeri (le strutture terminali dei cromosomi che si accorciano man mano che si invecchia); inoltre, la scarsità di glucosio riduceva l'attività di un altro gene che invece rallenta la funzione della telomerasi.

Fonte: Dott.ssa Daniela Pelotti

Nel corso degli ultimi 10 anni ho lavorato con più di 500 pazienti affetti da cancro come direttore di nutrizione per i centri di Cancer Treatment of America in Tulsa, Oklahoma Ho verificato che il concetto di sana alimentazione e “ZUCCHERI E CANCRO” come parte di un completo piano di trattamento del cancro è drammaticamente trascurato. Del 1931 premio Nobel per la medicina, il tedesco Otto Warburg, Ph.D.,ha scoperto che le cellule tumorali hanno un metabolismo energetico fondamentalmente diverso rispetto alle cellule sane. Il punto cruciale della sua tesi era che i tumori maligni spesso mostrano un aumento della glicolisi anaerobica - un processo in cui viene utilizzato il glucosio come combustibile dalle cellule tumorali con l'acido lattico come sottoprodotto anaerobico - rispetto ai tessuti normali. La grande quantità di acido lattico prodotto da questa fermentazione del glucosio da cellule tumorali viene quindi trasportato al fegato. Questa conversione del glucosio a lattato genera un,pH più basso, più acido nei tessuti cancerosi così da causare affaticamento fisico generale da acido lattico. Così, i tumori più grandi tendono a mostrare un pH.4 acido.

Questo percorso inefficiente per il metabolismo energetico produce solo 2 moli di adenosina trifosfato (ATP) energia per mole di glucosio, rispetto a 38 moli di ATP nella completa ossidazione del glucosio. Estraendo solo il 5 per cento (2 contro 38 moli di ATP) dell'energia disponibile nelle forniture alimentari, il paziente diventa stanco e denutrito.E 'uno dei motivi per cui il 40 per cento dei malati di cancro muoiono per malnutrizione, o cachexia. Quindi,le terapie per il cancro dovrebbero comprendere la regolazione dei livelli di glucosio nel sangue attraverso la dieta. . L'indice glicemico è una misura di quanto un determinato alimento influisce sulla glicemia. Tutte le cellule tumorali maligne dispongono di glucosio per sopravvivere. Questo perché, a differenza delle cellule sane, le cellule tumorali devono fare affidamento sulla via anaerobica chiamato "glicolisi" per metabolizzare energia per se stessi. Per questo motivo, le cellule tumorali maligne sono chiamati "metabolizers glucosio obbligati." In altre parole, crescono accelerate con gli zuccheri. 

Lo zucchero raffinato entra nel flusso sanguigno molto rapidamente ed è il modo più efficace per alimentare le cellule tumorali esattamente ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere. Così, ogni volta che una persona con il cancro mangia zucchero raffinato in qualsiasi forma (zucchero da tavola bianco, dolci, biscotti, caramelle, o di alimenti trasformati con aggiunta di zucchero), è come se stanno gettando benzina sul fuoco!. Grano raffinato (farina bianca) e tutti gli amidi dei cereali alimentano le cellule tumorali perché gli amidi si trasformano in glucosio rapidamente nel corpo. Anche i succhi di frutta, anche se naturali, sono una fonte concentrata di fruttosio, quindi andrebbero eliminati per chi ha un cancro.

Fonte: Dott.ssa Daniela Pelotti

La psoriasi è una malattia autoimmune causata dal glutine!! E’ inutile fare test per le intolleranze non risultano chi è affetto da psoriasi deve imparare ad ascoltare il suo corpo! Esiste la gluten sensitivity che è una intolleranza al glutine che non si diagnostica con nessun test occorre eliminare tutti i cibi con glutine e col tempo si verificheranno i benefici, poichè il glutine oltre a distruggere la pelle con meccanismo autoimmune, distrugge sempre con meccanismo autoimmune il pancreas!

Chi soffre di psoriasi ha anche una aumentata resistenza insulinica che significa che quando mangia cibi ad alto indice glicemico non li metabolizza causa infiammazione dell’ intestino (colon irritabile) e una aumentata permeabilità intestinale: sostanze tossiche, infiammatorie, batteri, funghi entrano in circolo peggiorando la malattia psoriasica. Chi ne è affetto deve eliminare i cibi che peggiorano col gonfiore intestinale il senso di prurito e l'arrossamento della pelle dopo che li ha mangiati.

Il glutine con meccanismo autoimmune fa ipofunzionare anche la tiroide che ha il compito di difendere il corpo da infezioni batteriche, virali, funghi ecc. Se la pelle è autodistrutta dal glutine e la tiroide ipofunziona virus, batteri, funghi invadono e abitano sulle lesioni psoriasiche alimentati da uno stato prediabetico, tipico dello psoriasico. Ecco perché chi ha la psoriasi deve eliminare il più possibile i cibi ad alto indice glicemico!!
I pazienti che hanno seguito questo regime alimentare sono guarite, il tempo necessario dipende dal grado di infiammazione, l'artrite psoriasica è la prima a scomparire!!

Fonte: Dott.ssa Daniela Pelotti

Le cellule malate ne sono golosissime e ne hanno bisogno per moltiplicarsi. Lo sostiene uno studio approfondito di 'Science'. Che apre nuove prospettive sul rapporto tra cancro e alimentazione. E se a causare il cancro fosse, tra l'altro, la cattiva alimentazione? Mediata da complessi meccanismi biologici, è vero, ma pur sempre alimentazione? Che ci fosse una corrispondenza tra obesità e sovrappeso e certi tumori, gli epidemiologi lo avevano già notato. Ma fino a oggi si trattava di una "coincidenza", di una di quelle correlazioni stabilite osservando gruppi di persone che già basta a lanciare l'allarme, ma non è la pistola fumante.  Oggi, invece, il quadro sembra comporsi. E le prove biologiche sono tali che la bibbia della scienza americana, "Science", le ha consacrate in un articolo di rassegna del primo numero del nuovo anno. La faccenda non è semplice ma, vista la posta in gioco, vale la pena di seguirla passo passo.

All'origine di molti tumori, dunque, potrebbero esserci delle alterazioni metaboliche, cioè trasformazioni locali che rendono i tessuti un terreno fertile per la crescita incondizionata delle cellule malate. Mutamenti causati in primo luogo da una scorretta alimentazione. Ciò che mangiamo avrebbe dunque un'importanza ancora più cruciale del previsto e un ruolo che si esplicherebbe in maniera diversa, più complessa, rispetto a quanto supposto fino a poco tempo fa. Al centro c'è un ormone non certo nuovo, ma oggi guardato con occhi diversi: l'insulina, finora considerata solo per ciò che accade quando scarseggia, come nel diabete, o per la sua funzione di regolatrice degli zuccheri nel sangue. Al contrario, nuovi dati, anche molto diversi tra loro, assegnano ormai a questa sostanza funzioni alquanto più articolate, in molti casi favorevoli allo sviluppo dei tumori.  La prima constatazione che ha portato a concentrare l'attenzione sull'insulina è stata, come si diceva, di tipo epidemiologico: le persone obese (che spesso hanno elevati livelli di insulina), così come quelle che soffrono di diabete, hanno un rischio considerevolmente superiore alla media di sviluppare un cancro e di morirne rispetto a quanto si verifica nei malati normopeso.

La seconda osservazione è stata sperimentale: le cellule tumorali, per crescere in provetta, hanno bisogno di molto zucchero, di molta insulina e di ormoni simili a essa (come l'insulin-like growth factor 1 o Igf1) ed esprimono sulla loro superficie molte proteine fatte apposta per captare insulina e Igf1, di norma quasi assenti. Da decenni questi due indizi agitavano i sonni di molti ricercatori, che non riuscivano ad attribuire loro una spiegazione razionale, ma negli anni successivi altri tasselli sono andati nella stessa direzione fino a comporre, almeno nelle sue linee essenziali, un quadro che ha una sua logica e che aiuta a spiegare anche altri effetti finora oscuri, come il fatto che chi si sottopone a severe restrizioni caloriche (che causano un crollo dell'insulina) ha un rischio inferiore di avere un cancro.  In sintesi, le cellule per diventare tumorali farebbero ricorso a circuiti metabolici specifici e diversi da quelli usati dalle cellule sane per incamerare molto zucchero e, grazie all'insulina e all'Igf1, per utilizzarli non solo come fonte di energia, ma anche come materiale per produrre tumori. Se questa è la situazione, è del tutto evidente che ciò che mangiamo è davvero fondamentale, nello sviluppo e nella crescita di molti tumori.

Come spiega Cristiano Simone, ricercatore dell'Università di Bari e dell'Istituto Mario Negri di Santa Maria Imbaro, autore di studi molto importanti in materia finanziati anche dall'Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro) con gli introiti delle Giornate delle Arance (vedi scheda qui sopra): "Oggi abbiamo un'idea molto più articolata dell'influenza dell'alimentazione sul rischio-cancro, e sappiamo appunto che l'insulina è cruciale. Studiandone le funzioni, abbiamo scoperto che al centro di molte reazioni che legano l'insulina all'innesco della proliferazione neoplastica c'è una proteina chiamata P38 alfa, e che è possibile intervenire su di essa ottenendo effetti a volte molto significativi".  In provetta e nei modelli animali, se si blocca questa proteina, sottolinea Simone, si arresta la crescita delle cellule malate e anzi, se ne induce la morte. Inoltre, esperimenti su animali hanno già mostrato che farmaci specifici potenziano l'effetto tanto della chemioterapia quanto dei farmaci biologici. Non solo, aggiunge Simone: "Con questi farmaci sono in corso sperimentazioni cliniche su persone colpite da mieloma e da alcune malattie infiammatorie croniche, e i primi risultati sono incoraggianti, anche perché hanno mostrato che non sono tossici. Sarà quindi molto interessante vedere che cosa succede nei pazienti, alla fine di questi studi".

In attesa che sul mercato si affacci dunque una nuova classe di antitumorali che prendono di mira l'insulina e i suoi complicati circuiti, un dato è comunque certo, dal momento che l'ormone è regolato direttamente da ciò che mangiamo: l'azione dei nutrienti non si limita a danneggiare alcuni pezzi di Dna o a proteggerne altri, ma si esplica in modo assai più complicato e indiretto. "Per questo", commenta ancora Simone: "È così importante che l'organismo sia mantenuto in una condizione stabile nella quale l'insulina svolge le sue funzioni ma non è in eccesso e non scatena quindi gli eventi che possono portare al cancro".
In altre parole, per avere un effetto protettivo è indispensabile abituarsi fino da piccoli a mangiare molte fibre (verdura e frutta), poca carne, pochi grassi, pochi zuccheri, molti alimenti integrali e oli ricchi di grassi insaturi, perché tutto ciò che noi mangiamo influenza lo stato generale di salute dell'organismo e i comportamenti delle singole cellule: se queste trovano un terreno fertile per la crescita, ricco di insulina e con proteine come la P38 alfa in piena attività, lo fanno, mentre se l'ambiente è in qualche modo ostile diventa molto più complicato dare il via alla cancerogenesi e, soprattutto, portarla avanti.

Fonte: L'Espresso

Basta mangiarne 50 grammi al giorno per proteggere la salute cardiovascolare. Che le mandorle siano un cibo salutare non è certo una novità, ma la ricerca non smette di cercarne conferma, aggiungendo giorno dopo giorno nuovi tasselli al mosaico dei loro effetti benefici. L'ultima in ordine di tempo è stata pubblicata su Free Radical Research da un gruppo di ricercatori della Aston University di Birmingham (Regno Unito) guidato dall'esperta di Scienze Biomediche Helen Griffiths, secondo cui “studi precedenti hanno dimostrato che mantengono il cuore in salute”, ma questa nuova ricerca “prova che non è mai troppo tardi per introdurle nella propria alimentazione, anche aggiungerne una manciata (circa 50 grammi) al giorno per un breve periodo può essere d'aiuto”.

Griffiths e collaboratori hanno testato l'effetto del consumo quotidiano di mandorle chiedendo a un gruppo di uomini di mangiarne tutti i giorni, per un mese, 50 grammi. Al termine di questa breve dieta arricchita di mandorle i ricercatori hanno scoperto che i livelli di alfa-tocoferolo (una molecola dall'effetto antiossidante) nel loro sangue erano superiore rispetto a quelli misurati nel gruppo di partecipanti cui non è stato chiesto di introdurre mandorle nella loro alimentazione quotidiana. Non solo, chi ne aveva mangiata una manciata al giorno era caratterizzato da un flusso ematico migliore e da una riduzione della pressione sanguigna. “Il nostro studio – commenta Griffiths – conferma che le mandorle sono un supercibo”. Ma c'è di più. Secondo i ricercatori questi risultati supportano la teoria secondo cui un'alimentazione in stile mediterraneo, caratterizzata anche dal consumo di frutta secca, ha preziosi effetti positivi in termini di salute.

Fonte: Il Sole 24Ore

Sul fatto che il sole provochi il cancro della pelle non tutti sono d’accordo (www.takeonit.com). Anzi c’è chi dice che a provocarlo siano i moderni filtri solari chimici e un eccesso di oli polinsaturi nell’alimentazione. Sempre più numerose sono invece le conferme scientifiche che la vitamina D, prodotta dal nostro corpo proprio con la luce del sole, sia straordinariamente protettiva nei confronti di numerose malattie, non ultimi vari tipi di tumore.
Secondo una recente ipotesi i tumori sarebbero causati non tanto da una mutazione genetica, ma quanto da una incapacità da parte delle cellule di continuare a stare insieme, di riconoscersi in un'unica individualità tissutale. Il primo evento è una perdita di comunicazione cellulare, causata, tra l’altro, anche da una carenza di vitamina D. Anche se questa teoria non ha ancora ricevuto conferma, almeno 200 studi epidemiologici e circa 2500 studi condotti in laboratorio hanno indagato e confermato la correlazione tra carenza di vitamina D e cancro. Alcuni di questi studi sono giunti alla conclusione che più sole prendiamo, maggiore è la produzione di vitamina D e minore è la possibilità di ammalarci di cancro (www.sciencedaily.com). La vitamina D è in grado di proteggerci da almeno 16 tipi di cancro (articles.mercola.com). Vediamo alcuni di questi studi:

- una ricerca tedesca ha mostrato che con livelli più alti di vitamina D nel sangue il rischio di tumore del colon si riduce del 60% (Aliment Pharmacol Ther, 2009 Apr 16);
- lo stesso è stato dimostrato per il cancro al seno e alla prostata (Clin J Am Soc Nephrol, 2008;3:1548-54).
- un altro studio è giunto alla conclusione che livelli insufficienti di vitamina D sarebbero responsabili di migliaia di morti premature tra la popolazione (Am J Pubblic health, 2006;96:252-61);
- alti livelli di vitamina D sono in grado di ridurre il PSA (marcatore tumorale) nell’80% dei pazienti tumorali affetti da tumore alla prostata (Urol Onc, 2003; 21:399-405);
- l’assunzione di vitamina D è anche in grado di rallentare la progressione del tumore del seno (J Clin Pathos, 2006;59:1334-6);
Il Dr William Grant, uno dei massimi esperti internazionali di vitamin D, afferma che livelli ottimali di vitamina D tra la popolazione potrebbero ridurre l’incidenza di cancro, a livello mondiale, del 30% ogni anni, cioè 2 milioni di persone eviterebbero così di ammalarsi di tumore (articles.mercola.com).

Malattie cardiovascolari

La vitamina D aiuta a prevenire a mantenere sano il nostro apparato cardiovascolare: uno studio ha preso in considerazione la relazione tra pressione sanguigna e livelli di vitamina D in 1739 adulti. Quelli con bassi livelli di vitamina D avevano un rischio di accidenti cardiovascolari superiore del 62% rispetto a quelli con altri livelli di questa vitamina (Circulation, 2008; 117:503-11); bassi livelli di vit D sono associati a disturbi perifrici arteriosi e occlusioni delle arterie (Arterioscler Thromb Vasc Biol, 2008;28:1179-85); la vitamina D regola il sistema renino-angiotensina, che gioca un ruolo importante nell’ipertensione (Kidney Int, 2005;68:1973-81).
Pare che la vitamina D protegga l’apparato circolatorio riducendo l’infiammazione, che ormai è da molti considerata la principale causa delle malattie cardiovascolari, con buona pace della Teoria Lipidica (colesterolo/grassi saturi = infarto).

Diabete e altri disturbi

E’ noto che la vitamina D influenza la glicemia, il rilascio dell’insulina ed una sua carenza è associata allo sviluppo del diabete I e II. (Prim Care Diabetes, 2009 Apr 21; Diabetologia, 2005; 48: 1247-57): in uno studio finlandese ha seguito per 30 anni oltre 12.000 bambini e ha mostrato che tra quelli che assumevano regolarmente integratori di vitamina D l’incidenza di diabete I era più basso (Lancet, 2001;358:1500-3); uno studio, sempre finlandese, ha paragonato adulti con bassi e alti livelli di vitamina D, mostrando che tra quelli con i livelli più alti il rischio di diabete si riduceva del 70% (Epidemiology, 2008; 19:666-71); uno studio inglese ha preso in considerazione 3262 adulti tra i 50 e i 70 anni e ha scoperto che il 90% aveva bassi livelli di vitamina D e il 42 % manifestava la sindrome metabolica, una combinazione di malattie cardiovascolari, diabete e soprappeso(Diabetes Care , April 14, 2009). 

Numerosi studi mostrano che la vitamina D potrebbe essere utile in diverse malattie associate a bassi livelli di questa vitamina, come l’ictus, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide, le malattie infiammatorie intestinali, le periodontiti, la degenerazione maculare, l’asma, il Parkinson, la depressione, la schizofrenia, l'influenza e la tendenza a contrarre infezioni (J Alzheimers Dis, 2009; 17:151-9; J cell Biochem, 2008; 105:338-43; Curr Opin Allergy Clin Immunol, 2009; 9:202-7; J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2009 Jul;80(7):722-9. Epub 2009 May 21; Schizophrenia Research April, 2004;67(2-3):237-45); Biochemical Pharmacology Volume 70, Issue 11, 25 November 2005, Pages 1642-1652; Alt Med Rev Vol 13, Number 1, 2008)

Sole e integratori

La vitamina D di cui abbiamo bisogno viene prodotta dal nostro corpo se ci esponiamo al sole. Pare che siano sufficienti 10-15 minuti al giorno di esposizione al sole diretto per garantirci un buon livello di vitamina D (BMJ, 2003; 327:1229), a patto che non usiamo creme con filtri chimici, per lo più tossici e pericolosi. Con il sole possiamo produrre fino a 20.000 UI (unità internazionali) di vitamina D al giorno.  Durante l’estate ovviamente i nostri livelli di vitamina D aumentano, mentre con l’inverno tendono a diminuire. Per coloro che per varie ragioni, e tra questi ci sono anche bambini e ragazzi, non prendono sole a sufficienza è possibile considerare l’assunzione di integratori. Una media di 2000 UI di vitamina D3 (colecalciferolo) al giorno potrebbe essere sufficiente (nei bambini partendo da 800 UI e negli adulti raggiungendo quantità pari a 10.000 UI) – è bene comunque consultare un medico per valutare i dosaggi più appropriati . La vitamina D la assumiamo anche con alcuni cibi, come latte, yogurt, uova, pesci grassi, ma in quantità (circa 250-300 UI, massimo 1000UI) non sufficienti per il nostro benessere

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

LEGGI ANCHE: Sistema immunitario debole e malattie associate alla carenza di Vitamina D: ecco i principali segnali

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