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Per millenni, i popoli indigeni dell’Australia hanno apprezzato l’olio dell’albero del tè, Melaleuca alternifolia o olio di tea tree. L’ olio aromatico prodotto da questo albero sempreverde è un potente antibatterico, antimicotico, antivirale e contiene composti anti-proliferativi noti come sostanze fitochimiche. Questi elementi botanici offrono una serie di benefici per la salute: dalla cura dell’ acne, del piede d’atleta, al trattamento della forfora, della malattia parodontale, delle ferite e possono anche prevenire la crescita e la diffusione dei tumori. Possiamo sopravvivere senza antibiotici convenzionali? La storia suggerisce che la risposta è sì. Il tea tree ha origini nel 18 ° secolo, quando l’ esploratore Captain Cook, insieme ai suoi marinai, scoprirono la pianta mentre esploravano la costa australiana.

I primi benefici 5 dell’olio di tea tree

1. Acne
Una delle condizioni più comuni della pelle, è l’acne che colpisce ben 50 milioni di americani, secondo l’American Academy of Dermatology. L’ olio di tea tree contiene alti livelli di terpenin-4-olo, un alcool terpene che elimina molti germi comuni, batteri e funghi.
Gli studi indicano che l’olio dell’albero del tè è efficace nell’uccidere i microrganismi che causano l’acne, quanto il perossido di benzoile, un trattamento comunemente prescritto. ” Tuttavia, il tea tree funziona senza tutti gli spiacevoli effetti collaterali del perossido di benzoile “, sostiene il Linus Pauling Institute.
2. Piede d’atleta
Gli alcoli terpenici potenti dell’ olio di tea tree, inibiscono la crescita di funghi, come quelli che causano il piede d’atleta o tinea pedis. Diversi studi indicano che l’olio dell’albero del tè, sia quando applicato da solo che in combinazione con altri oli essenziali, è efficace per eliminare la crescita eccessiva di funghi che causano il piede dell’atleta.
Gli studi indicano inoltre che l’olio è un trattamento efficace per i microbi che causano infezioni fungine delle unghie dei piedi, secondo il Centro Medico di NYU a Langone.
3. Forfora
Uno studio del 2002 ha trovato che l’ uso di uno shampoo che contiene una concentrazione del 5% di olio di tea tree ha efficacemente eliminato la crescita del lievito Pityrosporum, una causa nota di forfora. I partecipanti allo studio hanno riportato una diminuzione della desquamazione, prurito e untuosità, dopo 4 settimane di utilizzo.
4. Malattia parodontale
L’olio dell’albero del tè uccide molti dei batteri associati alla malattia parodontale e infiammazione delle gengive, secondo uno studio del 2011. Utilizzare poche gocce di olio di tea tree in acqua tiepida per fare gargarismi, aiuta a ridurre il numero di batteri nocivi nella bocca.
A proposito, un altro grande rimedio per l’igiene orale è l’olio di neem che aumenta l’immunità e uccide agenti patogeni.

5. Cancro
Diversi studi indicano che la terpenin-4-olo nell’ olio di tea tree, inibisce la crescita di cellule tumorali del melanoma, secondo il Memorial Sloan Kettering Cancer Center. Effetti citotossici di questo olio, hanno dimostrato di rallentare la proliferazione delle cellule del cancro, suggerendo la promessa per il trattamento del cancro e la prevenzione. Naturalmente, nessuno sta suggerendo di curare il cancro con solo olio di tea tree, ma è bene sapere che la natura offre molte terapie anti-tumorali senza effetti collaterali tossici, che possono aiutare a combattere le diverse condizioni.
Questo olio è considerato sicuro anche per uso topico. La diluizione dell’ olio di tea tree in un olio vettore, come olio di mandorle o di avocado, può eliminare qualsiasi irritazione cutanea. E, ricordate, questo olio non è per uso interno in quanto è tossico in grandi quantità.

Fonte: Medi Magazine

La notizia non è arrivata così inaspettata: già dal 2002 erano stati segnalati numerosi casi clinici che sono diventati negli anni sempre più frequenti. I prodotti in questione fanno parte della classe degli antileucotrieni, e il più noto e venduto è il Singulair, della Merck, ma il Montelukast è presente anche nel Montegen. In genere ci si aspettano effetti collaterali importanti a fronte di una importante azione terapeutica. Per il Montelukast non c'è neanche il piacere di potere avere questa azione primaria. Eurosalus ha espresso pareri profondamente critici nei confronti degli antileucotrieni fin dalla loro nascita. Gli articoli scientifici che negano qualsiasi significativa attività a questi farmaci sono veramente numerosi, ma la realtà commerciale è stata purtroppo diversa.

Singulair e Montegen sono nati, in teoria, per potere sostituire la accoppiata antistaminico e cortisonico che veniva utilizzata sistematicamente per gli allergici. La realtà è che nella media delle indicazioni queste sostanze non riescono a raggiungere un sufficiente livello di azione, e così i medici sono stati indotti a pensare che nelle allergie si debbano ora utilizzare insieme antistaminici, cortisonici e anche antileucotrieni. Così un prodotto che è nato per sostituirne altri due, con costi di produzione elevatissimi (obbligatoriamente da ammortizzare) e con costi di vendita al pubblico molto elevati, nonostante una efficacia molto dubbia, è entrato a fare parte delle prescrizioni sistematiche in campo allergologico, e molti allergici viaggiano ormai con la tripla prescrizione, cui aggiungere uno o due tipi diversi di "spruzzi" per completare il quadro. Il Montelukast viene spesso suggerito ai bambini, usato frequentemente per le rinocongiuntiviti allergiche che impazzano in primavera e nella prevenzione dei fenomeni asmatici da sforzo. In una qualsiasi primavera le persone che lo utilizzano, solo in Italia, sono milioni.

Ma nessuno pensa di avvisare le mamme degli adolescenti allergici che vanno a scuola prendendo il loro prodotto contro i leucotrieni. Esiste un rischio aumentato che il farmaco induca dei comportamenti alterati e che possa in alcuni casi portare alla induzione del suicidio. Un dato vero, drammatico. Significa che in modo inaspettato il ragazzo o l'adulto che sta assumendo Singulair o Montegen può sviluppare fenomeni di squilibrio comportamentale e può sviluppare idee suicide. Un effetto collaterale un po' troppo forte a fronte del tentativo di farsi passare il raffreddore. Nessuno, o quasi, in Italia ne ha parlato. I giornali sono pieni di inviti all'uso dei farmaci antiallergici classici (tra cui anche il Montelukast) ma quasi nessuno parla di questo problema. Evidentemente discutere di effetti collaterali gravi durante la stagione dei pollini non paga. La stessa FDA, per non scontentare nessuno, ma per non essere domani accusata di responsabilità legali, dopo avere lanciato l'allarme il 27 marzo 2008 invita a non sospendere il trattamento e a parlarne con il proprio medico.

Noi sappiamo che l'allergia è un segnale, e che il suo trattamento deve partire dalla comprensione del problema e dalla utilizzazione di farmaci e rimedi il più possibile rispettosi della fisiologia dell'organismo. Sappiamo che le allergie si possono affrontare con una visione diversa da quella strettamente farmacologica, e che molti farmaci sintomatici sono solo degli utili supporti temporanei ad una azione generale di riequilibrio. Non possono diventare la cura. Se l'allergia è in realtà una sorta di valvola di sicurezza di una pentola a pressione, agire solo sulla chiusura della valvola per ridurre il rumore, senza intervenire sulla infiammazione generale, cioè sul fuoco che sta facendo bollire la pentola, espone a rischi che è meglio non correre.

Fonfe: Eurosalus

Gli scienziati sono stati sorpresi dai notevoli benefici per la salute connessi con il resveratrolo. Questo nutriente unico trovato nella buccia dell’uva ha un potente effetto sull’espressione genetica dei mitocondri all’interno di ogni cellula. Il resveratrolo ha dimostrato di favorire positivamente la funzione mitocondriale, aiutare nella prevenzione del cancro, malattie cardiache e altre condizioni metaboliche.  I ricercatori hanno indagato per anni su quello che è stato tradizionalmente chiamato il paradosso francese e si riferisce a quanti nativi francesi sono in grado di fumare sigarette e bere alcol, mantenendo una buona salute. I ricercatori hanno osservato che queste persone bevono regolarmente vini fermentati e hanno trovato che il composto attivo nel vino rosso, chiamato resveratrolo, ha straordinari benefici per la salute. Il resveratrolo è un unico antiossidante polifenolico che si trova nelle bucce e semi di uva e in alcune bacche. Esso svolge un ruolo fondamentale nel sistema di difesa naturale della pianta contro gli infortuni, infezioni e malattie.

Il resveratrolo e l’espressione genica

Il resveratrolo ha dimostrato di avere un’influenza incredibile sulla espressione genica,con profondi effetti anti-invecchiamento. Esso imita gli effetti positivi della restrizione calorica ed estende la durata della vita. La maggior parte delle persone sono intimidite dalla restrizione calorica estrema e preferiscono ottenere gli stessi benefici anti-invecchiamento da una dieta ricca di antiossidanti e integratori come il resveratrolo. Un studio della Harvard del 2003 ha scoperto che il resveratrolo ha potenziato la durata della vita delle cellule di lievito del 70 per cento. Hanno poi ottenuto risultati simili con test sui nematodi e moscerini della frutta. La ricerca ha dimostrato che il resveratrolo è il primo composto riconosciuto, che possiede benefici anti-invecchiamento. Scienziati italiani nel 2006 hanno dimostrato che il resveratrolo potrebbe estendere la vita di oltre il 50 per cento in più specie avanzate di pesci.

La salute mitocondriale

Il resveratrolo ha dimostrato di attivare un gruppo di proteine mitocondriali della famiglia sirtuine in particolare (SIRT1). Diversi studi hanno dimostrato che l’attivazione di sirtuine determina un aumento del livello di mitocondri nel corpo. Questo gioca un ruolo importante nella produzione di energia, grassi e zuccheri e nella stabilità delo zucchero nel sangue. Con il miglioramento della glicemia, il corpo è maggiormente in grado di regolare l’insulina e altri ormoni che riducono l’infiammazione e migliorano la combustione dei grassi. I mitocondri controllano la funzione metabolica delle cellula. La capacità del resveratrolo di ridurre lo stress infiammatorio sui mitocondri e regolare il numeri mitocondriale, ha un impatto enorme sul tutto il corpo.

Gli integratori di resveratrolo dovrebbero essere assunti in dosi da 20 a 100 mg, per ottenere gli stessi benefici osservati nella maggior parte di questi studi. Il dosaggio di 20 mg al giorno è appropriato per adulti sani, mentre gli individui con cancro avanzato dovrebbero ottenere dosaggi nel range di 100-200 mg. Un grammo di vino rosso in media contiene circa 90 microgrammi di resveratrolo. Questo è 220 volte inferiore alla dose minima (20 mg) di supplementazione di resveratrolo: ci vorrebbero 41 bicchieri di vino rosso per ottenere il dosaggio supplementare minimo di resveratrolo utilizzato in questi studi.

Fonte: Medi Magazine

L'aloe vera ha una storia di circa 6000 anni. La civiltà egizia ha notato per prima i suoi benefici straordinari per la salute e l’ha chiamata ” la pianta dell’immortalità”.  E’ stata utilizzata per vari problemi di salute che vanno dall’ insonnia, calvizie, cattiva digestione e persino cancro. Ulteriori proprietà curative sono state scoperte nel tempo, a partire dal 18 ° secolo, quando l’Aloe Vera è stata spesso impiegata per il trattamento di altre condizioni, come irritazioni cutanee, ustioni e ferite. L’aloe vera è ormai considerata un superfood da molti operatori sanitari in quanto è un antibatterico eccezionale, anti-fungine, anti-virale ed ha importanti proprietà antiossidanti. Questa pianta è ricca di numerose vitamine e minerali. E’ anche considerata un adattogeno che significa sostanzialmente che ha la capacità di aiutare il corpo ad adattarsi e resistere a praticamente tutte le modifiche indotte che normalmente possono portare a malattie. Stimola automaticamente meccanismi di difesa che possono far fronte più efficacemente alle varie forme di stress.

L’ Aloe Vera non è solo eccezionalmente buona per la pelle e il sistema immunitario, ma la ricerca tende ora a mostrare il suo immenso potenziale quando si tratta di problemi legati al sistema cardiovascolare e persino alcune forme di cancro. La ricerca mostra che l’aloe Vera può inibire la crescita del cancro della pelle In India, gli scienziati hanno voluto mettere alla prova l’efficacia dell’ Aloe Vera quando impiegata sia a livello topico che per via orale. Essi hanno notato che i topi trattati con una qualsiasi forma di Aloe Vera, avevano fino al 60% in meno di probabilità di sviluppare tumori. I ricercatori sono convinti che l’attività chemiopreventiva dell’ Aloe Vera deriva dalle sue alte concentrazioni di antiossidanti, glutatione perossidasi, diversi isoenzimi di superossido dismutasi, selenio, zinco e polisaccaridi. Sulla base di alcuni esperimenti, si ritiene che quando l’ Aloe Vera viene introdotta nel flusso sanguigno, può aumentare significativamente il trasposto di ossigeno e favorire le capacità dei globuli rossi. Il British Medical Journal ha pubblicato uno studio che ha mostrato come componenti dell’ Aloe Vera sono stati in grado di abbassare i livelli di colesterolo, controllare i livelli di pressione sanguigna e migliorare la circolazione rendendo più fluido il sangue. Questi risultati sono un chiaro segno che il consumo di Aloe Vera riduce anche i rischi di malattie cardiache. Molti ricercatori hanno scoperto che le ustioni possono guarire fino a nove giorni più velocemente, quando vengono trattate con l’ aloe Vera.

Fonte: Medi Magazine

Prove di laboratorio presso la Texas A & M AgriLife hanno dimostrato che i trattamenti con estratto di pesca inibiscono le metastasi del cancro al seno nei topi.
Lo studio è stato pubblicato questo mese nel Journal of Nutritional Biochemistry .
“Le cellule tumorali di un tipo aggressivo di cancro al seno, sono state impiantate sotto la pelle di topi che dopo un paio di settimane di trattamento on estratto di pesca, hanno dimostrato una inibizione delle metastasi “, ha spiegato il dottor Luis Cisneros-Zevallos, uno scienziato dell’ AgriLife. ” Inoltre, la dose necessaria di estratto di pesca determinata per il trattamento delle metastasi del cancro al seno è equivalente al consumo di 2-3 pesche al giorno”, ha continuato il ricercatore.

”Questo lavoro si basa su precedenti lavori che l’ AgriLife Research ha pubblicato un paio di anni fa e che hanno dimostrato che i polifenoli di pesche e prugne hanno selettivamente ucciso le cellule del cancro al seno aggressivo e non quelle sane”, ha spiegato il Dott.r Cisneros-Zavallos.
Il lavoro precedente, così come quello attuale è stato condotto dal Dott. Cisneros-Zevallos edal Dott. David Byrne, entrambi dell’ AgriLife, dal dottor Weston Porter, dipartimento A & M University di fisiologia veterinaria e farmacologia del Texas e da Giuliana Noratto della Washington State University.
Nell’emisfero occidentale, il tumore al seno è la malattia maligna più comune nelle donne. Negli Stati Uniti lo scorso anno, l’American Cancer Society ha stimato circa 232.340 nuovi casi di cancro invasivo al seno.
“La maggior parte delle complicanze e mortalità associate con il cancro al seno, sono dovute a metastasi” , ha sottolineato il Dott. Cisneros-Zevallos.
“L’importanza dei nostri risultati sono molto rilevanti, perché mostrano in vivo l’effetto che i composti naturali, in questo caso i composti fenolici delle pesche, hanno contro il cancro al seno e metastasi e offre la possibilità di includere nella dieta un ulteriore strumento per prevenire e combattere questa terribile malattia che colpisce così tante persone “, ha detto il ricercatore.
Lo studio ha anche determinato che il meccanismo di fondo con cui i polifenoli delle pesca sono inibitori delle metastasi sono orientati alla modulazione dell’espressione genica della metalloproteinasi.
” Le metalloproteinasi hanno il principale compito della degradazione delle proteine della matrice extracellulare, come il collagene, la laminina, la fibronectina, l’elastina e la parte proteica dei proteoglicani. Esse sono iperespresse in numerose neoplasie e la loro iperespressione è correlata all’ aggressività del tumore e al potenziale metastatico. L’inibizione farmacologica dell’attività delle metalloproteinasi può ridurre l’invasività dei tumori primitivi e di conseguenza, lo sviluppo delle metastasi.
“In generale, la pesca ha composti chimici che sono responsabili della morte delle cellule tumorali e che non influenzano le cellule normali, come abbiamo riportato in precedenza e ora abbiamo verificato che questa miscela di composti è in grado di inibire le metastasi”, ha concluso Cisneros-Zevallos. “Siamo entusiasti all’idea che forse consumando solo 2-3 pesche al giorno si possono ottenere effetti simili nell’uomo. Tuttavia, questo dovrà essere il prossimo passo dello studio per la conferma”.
Cisneros-Zevallos continua a testare questi estratti e composti in diversi tipi di cancro e diabete negli studi in vitro e in vivo per comprendere i meccanismi molecolari coinvolti.

FONTE: Medi Magazine

In questo momento esiste un forte conflitto tra la spinta a mantenere elevato l'interesse per tutto ciò che riguarda la genetica e la realtà dei fatti. Nella memoria delle persone più anziane c'è la certezza che in periodo di ristrettezze alimentari (come durante l'ultima guerra) le persone ammalate di diabete erano un numero risibile rispetto alla epidemia di oggi. Alla faccia della tendenza genetica che era assolutamente identica ad oggi.
L'industria del “cromosoma” sta invece usando tutte le possibili armi del marketing perchè insieme a questo tipo di industria si muovono quella della produzione degli OGM, dei farmaci cosiddetti “biologici” (costosissimi e per nulla naturali) e dei vaccini usati per le vaccinazioni infantili, ormai quasi integralmente preparati attraverso l'ingegneria genetica.
In realtà, pur riconoscendo che la presenza di un certo tipo di struttura cromosomica può favorire lo sviluppo di alcune malattie rispetto ad altre, per fortuna il libero arbitrio ha ancora significato. Non siamo infatti solo dei predestinati a sviluppare certi tipi di disturbo.

Ogni essere vivente, in relazione all'ambiente in cui vive e alle scelte alimentari che compie può tenere in mano le redini della propria vita, e le malattie veramente genetiche, quelle in cui la tendenza dipende davvero dalla ereditarietà, oggi come in passato sono davvero rare, e per questo non interessano molto l'industria genetica che mira, come per i farmaci allo sviluppo di grandi profitti svuiluppati su grandi numeri.
Purtroppo la cura genetica, ad esempio, della fenilchetonuria (una rara malattia metabolica), non interessa troppo alle case farmaceutiche, che preferiscono "sancire" la possibilità per le donne di ammalarsi di cancro del seno (enormemente più diffuso), per potere poi impiegare il suo armamentario diagnostico, chirurgico e farmacologico nel corso di un lungo tempo.
Proprio in riferimento a questo tema, un lavoro pubblicato sull'American Journal of Human Genetics Antoniou AC et al, 2008 Mar 18 [Epub ahead of print]) e anticipato per la sua importanza con la diffusione online, ha segnalato che la reale tendenza a determinare la genesi del cancro al seno, dovuta alla presenza di due geni (BRCA1 e BRCA2) che gli esperti fanno percepire come una condanna alla malattia, anzichè solo una particolare conformazione genetica, sono controllabili da modifiche inducibili dall'ambiente.
Significa in pratica che la presenza del “gene assassino” potrebbe determinare lo stesso rischio per la vita del tenersi la fotografia di una bomba nel portafoglio. Scoppierà solo se davvero recuperiamo una bomba e la mettiamo nelle condizioni di scoppiare, altrimenti la sua fotografia resterà tranquilla e innocua nel portafoglio.
C'è ancora speranza, quindi, e soprattutto c'è la certezza che la vita e la salute debbano dipendere dall'uomo e dalle sue scelte, e non dalle politiche di marketing di gruppi chimico/farmaceutici e alimentari.

FONTE: Eurosalus

Provate a pensare di camminare per la strada e che qualcuno improvvisamente vi metta una maschera sul viso: bella, elegante e di sicuro impatto visivo, ma in grado di ridurre il passaggio dell'aria fino a potere respirare solo il 40% della vostra quantità usuale di ossigeno. La sensazione di disagio sarebbe probabilmente molto forte, e in grado di superare di molto i vantaggi ipotetici portati dalla maschera. È esattamente quello che avviene con le statine. Anche se forse il loro uso può portare dei vantaggi in determinate condizioni, le statine determinano una riduzione della funzione mitocondriale (i mitocondri sono i veri “polmoni” della cellula), e quindi in qualsiasi situazione siano usate possono portare ad un danno cronico dovuto alla pesante riduzione della produzione di Coenzima Q10, il coenzima che consente alla cellula di trasformare l'energia e che in fondo ci permette di vivere.

Il Coenzima Q10 è una delle sostanze più importanti del nostro organismo, ed è infatti coinvolto in tutte le reazioni di trasformazione dell'energia. Qualcuno ricorda il caso del Lipobay? Si trattava del farmaco di punta (2001) della Bayer per il trattamento delle ipercolesterolemie, ma disgraziatamente provocò il decesso di numerose persone, colpite da rabdomiolisi (una lesione delle cellule muscolari, sia del cuore che dei muscoli) e poi dalle sue complicanze, e venne ritirato con clamore dal commercio.  I danni provocati dalle statine dipendevano e dipendono dal furto di Coenzima Q10 determinato da questa classe di farmaci. Quando nei foglietti illustrativi delle statine viene detto che si possono sentire dei dolori muscolari, e la cosa viene ritenuta normale, si deve pensare che quello è già il segnale di una iniziale rabdomiolisi, cioè di una lesione delle cellule muscolari. È di pochi giorni fa la pubblicazione su una delle più importanti riviste mondiali di cardiologia di una notizia che noi di Eurosalus abbiamo già segnalato da molto tempo, ma che oggi finalmente viene presentata anche da una rivista di prestigio internazionale (Caso G et al, Am J Cardiol 2007 May 15;99(10):1409-12. Epub 2007 Apr 3); nessun cardiologo o medico di base, da ora in avanti potrà fare finta di non conoscere questa realtà.

Il Q10 è un cofattore essenziale per la produzione di energia attraverso i mitocondri. In parole povere fa respirare la cellula. Quando si usano le statine, si dovrebbe sempre prevedere una integrazione con Coenzima Q10, non solo aspettando la comparsa della miopatia connessa col trattamento che caratterizzerebbe questo tipo di dolori, tipici del trattamento terapeutico. A fronte di un possibile beneficio immediato, le statine possono quindi provocare un danno cronico e persistente. Vista l'importanza del Coenzima Q10 e la vasta utilizzazione fatta delle statine a livello mondiale, i due aspetti possono determinare effetti devastanti su una vastissima parte della popolazione, con effetti cronici che rischiano di essere passati sotto silenzio. La reintegrazione con Coenzima Q10 riduce significativamente, e in modo soddisfacente i dolori presentati da chi assume questi farmaci. Una scelta ragionata prevederebbe invece, al posto dei farmaci, un sano atteggiamento dietetico, e un supporto, con altre sostanze antiossidanti, alla azione del Coenzima stesso (basti citare il resveratrolo, il picnogenolo, l'inositolo, la vitamina E, il Selenio e la Vitamina C).

Fonte: Eurosalus

Dalla natura 5 potenti antibiotici naturali che non hanno bisogno di prescrizioni e non aggravano l’antibiotico resistenza denunciata dall’OMS: Aglio - L’aglio è stato usato in medicina da culture di tutto il mondo per migliaia di anni. In realtà, è stato utilizzato nel 1700 per scongiurare la peste. Possiede potenti proprietà antibiotiche, antivirale e proprietà antimicrobiche ed è in grado di aiutare a proteggere e facilitare la rimozione dei batteri nocivi. E’ anche un favoloso antiossidante naturale che distrugge i radicali liberi e supporta un sistema immunitario forte. L’ingrediente attivo dell’aglio, l’allicina, è il componente chiave per uccidere e allontanare i batteri nocivi. Tagliare l’aglio per attivare questi composti e mangiarlo crudo o consumarlo in un tè caldo o negli alimenti poco cotti. Argento colloidale è stato conosciuto come un antibiotico efficace per secoli. All’inizio del 1900, Alfred Searle, fondatore della società farmaceutica Searle, scoprì che poteva uccidere gli agenti patogeni più letali. Searle ha dichiarato che l’applicazione di argento colloidale a soggetti umani, ha ottenuto un gran numero di risultati sorprendenti. Il vantaggio principale è che è rapidamente fatale ai microbi e non ha azione tossica. Una recente ricerca ha anche affermato che l’argento colloidale può distruggere i microbi resistenti agli antibiotici, come l’MRSA, l’influenza aviaria e la SARS. 

L’olio di origano si prende cura di batteri patogeni senza influire sui batteri benefici. E ‘anche antivirale e antimicotico. L’ingrediente chiave antimicrobico nell’ olio di origano è il carvacrolo. È necessario assicurarsi che l’olio contenga almeno il 70 per cento di carvacrolo, al fine di essere efficace. L’ echinacea è stata utilizzata per trattare un’ampia varietà di infezioni per centinaia di anni. Tradizionalmente, è stata utilizzata per curare le ferite aperte, la difterite, avvelenamento del sangue e altre malattie correlate a infezioni batteriche. Oggi, questa potente erba è utilizzata soprattutto per raffreddori e influenza, grazie alla sua capacità di distruggere le forme più pericolose di batteri come lo Staphylococcus aureus , che provoca la MRSA mortale. Forse l’antibiotico più appetibile si presenta sotto forma di miele di manuka. Applicato localmente può uccidere una vasta gamma di agenti patogeni, tra cui MRSA e batteri. Si è riscontrato inoltre che i batteri trattati non sviluppano alcuna resistenza al fine di rendere il miele di manuka, inefficace.  Questo non è certamente un elenco esaustivo di antibiotici naturali, ma un grande inizio per cominciare a curarsi naturalmente. tra glia ntibiotici naturali puoi includere anche funghi reishi, pau d’arco, estratto di foglie di ulivo, chiodi di garofano, curcuma e persino…. limoni.

Fonte: Medi Magazine

L’ iperplasia prostatica benigna (BPH), un ingrossamento non canceroso della prostata, è una condizione comune negli uomini che si spostano verso gli ‘anni d’oro’: circa un quarto dei cinquantenni e quai il 90% degli ottantenni, ne sono colpiti. I sintomi di BPH comprendono difficoltà nella minzione, flusso di urina diminuita, minzione frequente durante la notte e una spiacevole sensazione di pienezza della vescica anche dopo l’avvenuta minzione; la condizione può anche causare calcoli alla vescica. Sintomi lievi possono non richiedono un trattamento, ma è sempre importante farsi visitare da un medio per escludere malattie gravi come il cancro alla prostata . L’ intervento chirurgico è l’unica opzione di trattamento della iperplasia prostatica benigna?

Se i sintomi sono gravi, il medico può raccomandare un intervento chirurgico per rimuovere una parte della ghiandola prostatica. I medici possono anche consigliare la prescrizione di farmaci, tra cui tamsulosina – venduto con il marchio Flomax – e finasteride, o Proscar che sono comunque dotati di una costellazione di effetti collaterali che possono includere diminuito desiderio sessuale, erezioni dolorose, impotenza, forti capogiri e svenimenti. Ci sono soluzioni naturali per combattere l’ ingrossamento della prostata? Molti uomini riferiscono sollievo con l’ uso di rimedi naturali a base di erbe che sono praticamente senza effetti collaterali. Una notevole quantità di ricerca supporta l’efficacia di questi trattamenti. In effetti, i rimedi naturali come saw palmetto sono medicalmente accettati in Europa e considerati un rimedio “alternativo” – . Anche se non possono funzionare per tutti, vale la pena provare queste erbe benefiche. Naturalmente, si deve prima discutere il loro utilizzo con un medico di fiducia, che può aiutare a determinare il dosaggio giusto.

Saw palmetto ad esempio, ha dimostrato di essere efficace quanto il farmao Proscar. Estratti delle bacche di saw palmetto sono probabilmente il gold standard dei trattamenti dell’iperplasia prostatica benigna a base di erbe. Scientificamente noto come Serenoa repens e Sabal serrulata, saw palmetto ha caratteristiche bacche che sono ad alto contenuto di acidi grassi, flavonoidi, polisaccaridi e steroli vegetali – in particolare contiene beta-sitosterolo, un agente anti-infiammatorio naturale. Gli effetti terapeutici delle bacche sono stati scoperti dai nativi americani, che le hanno usate per trattare i problemi del tratto urinario maschile. A differenza dei farmaci, saw palmetto non cambierà i livelli di androgeni prostatici specifici nel corpo. Questo è un vantaggio, in quanto i livelli di PSA sono un valido strumento diagnostico per il cancro della prostata. In uno studio in doppio cieco, pubblicato nel 1996, oltre un migliaio di uomini con diagnosi di BPH sono stati trattati sia con saw palmetto che con Proscar, per sei mesi. I ricercatori hanno concluso che saw palmetto è efficace quanto Proscar nel ridurre i sintomi.

Uno studio in doppio cieco durato un anno e pubblicato nel 2002 in European Urology, ha dimostrato che estratto di saw Palmetto ha ridotto i sintomi di BPH quanto la tamsulosina e non ha causato effetti collaterali.
L’ortica fornisce un sollievo significativo per i problemi della prostata e la ricerca sostiene la sua efficacia. Come saw palmetto, l’ ortica è ricca di acidi grassi e steroli vegetali. Scopoletin, un tipo di cumarina, è presente nell’ ortica insieme a triterpeni benefici, colina e serotonina. In una sperimentazione di sei mesi in doppio cieco, pubblicata nel 2005 nel Giornale della Farmacoterapia , i ricercatori hanno dimostrato che gli estratti di ortica hanno sono stati più efficaci del placebo per alleviare i sintomi di BPH, migliorando anche la velocità di flusso urinario e volume urinario residuo postminzione. Essi hanno concluso che gli estratti di ortica hanno il potenziale per combattere l’iperplasia prostatica benigna. Il pigeo africano è un albero sempreverde, alto circa trenta metri, che cresce nelle foreste dell’Africa equatoriale. Si utilizza principalmente la corteccia della pianta che ha proprietà antiossidanti, antiflogistiche ed è impiegata anche nel trattamento sintomatologico dell’ipertrofia prostatica benigna. Scientificamente conosciuto come Pygeum africanum e chiamato anche il susino africano, è un trattamento estremamente promettente per la BPH.

I ricercatori hanno scoperto che la pianta funziona sulla condizione, mediante tre meccanismi diversi: riduce l’ infiammazione nella prostata, sopprime i fattori di crescita della prostata e riduce i livelli di prolattina, diminuendo così l’assorbimento della prostata di testosterone. In un grande studio multicentrico in doppio-cieco, pubblicato nel 1990 sulla rivista medica tedesca Wien Klin Wochenschr , il pygeum ha dimostrato di migliorare significativamente il volume urinario residuo, il flusso urinario, ridotto il volume e la minzione notturna. Ha anche aumentato l’elasticità della vescica e migliorato le secrezioni prostatiche. Come saw palmetto e l’ ortica, il pygeum è ricco di beta-sitosterolo.

Fonte: Medi Magazine

Riconoscere l’intolleranza al glutine non è facile. Test medici abbastanza spesso, danno esiti negativi, mentre le persone che sono intolleranti continuano a soffrire di una pletora di sintomi. Il tradizionale test del sangue di intolleranza al glutine, indaga solo su uno dei sei polipeptidi del grano, la gliadina. Ci sono invece, altri cinque polipeptidi : agglutinina, gluteomorfinea, glutenina, prodynorphin, e omega gliadina. Uno o una combinazione di questi cinque polipeptidi, possono causare a chiunque reazioni di intolleranza al grano. I sintomi spesso, possono essere attribuiti a diverse altre questioni. Anche chi soffre di malattia celiaca o intolleranza al glutine riconosciute, manifesta una varietà di sintomi diversi. La condizione è ‘piuttosto complessa. In questo articolo vengono elencati sei sintomi comuni e consigli su come assicurarsi se si è o no, intolleranti al glutine. A volte questi sintomi si manifestano subito dopo i pasti e possono durare a lungo. In altri casi, i sintomi possono durare per settimane o addirittura diventare cronici e portare spesso, ad una diagnosi di una malattia autoimmune, anzichè di intolleranza al glutine. Sei comuni sintomi di intolleranza al glutine

(1) Ovviamente sono presenti problemi gastrointestinale (GI), dello stomaco e problemi digestivi che possono includere uno o più dei seguenti segni: gas, gonfiore, nausea, crampi addominali, stipsi, diarrea o una combinazione alternata di entrambi – IBS (irritabile sindrome dell’intestino).
(2) Mal di testa e / o emicranie.
(3) fibromialgia che non è una malattia, è una sindrome con dolori muscolari e del tessuto di collegamento.
(4) problemi emotivi che coinvolgono irritabilità cronica e improvvisi cambiamenti d’umore, irrazionali.
(5) problemi neurologici, tra cui vertigini, difficoltà di equilibrio e la neuropatia periferica che colpisce i nervi al di fuori del sistema nervoso centrale con conseguente dolore, debolezza, formicolio o intorpidimento alle estremità.
(6) segni di fatica cronica dopo o quasi ogni pasto. La sindrome da stanchezza cronica (CFS) è come la fibromialgia, una sindrome, non una malattia.
Se vi riconoscete in questi sintomi, allora provate per 60 giorni una dieta senza glutine e controllate se ci sono miglioramenti.

Fonte: Medi Magazine

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