Del tutto insufficiente. Oggetto della contestazione: la dose giornaliera di vitamina C raccomandata dall’OMS. Infatti, la quantità consigliata come dose minima per il mantenimento di un buono stato di salute, ovvero 45 milligrammi, sembrerebbe totalmente inadeguata. Un errore per difetto dimostrato dalla clamorosa scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington che grazie a loro studio hanno fatto emergere il clamoroso errore. Secondo quanto dimostrato nell'indagine, la dose di acido ascorbico funzionale al benessere è più del doppio di quella suggerita, cioè di almeno 95 mg. Nell’indagine gli scienziati hanno rianalizzato un esperimento che dal 1944 dall’Istituto Scorby di Sheffield, nel Regno Unito, non è mai più stato messo in discussione dalle successive scoperte scientifiche. All’epoca, i ricercatori non erano affatto interessati a definire le dosi minime di nutrienti essenziali come la vitamina C, ma erano più interessati a stabilire le quantità minime di alimenti da assegnare agli equipaggi delle navi per evitare che insorgesse lo scorbuto, malattia provocata appunto da livelli carenza di acido ascorbico e di altri nutrienti. Nell’esperimento erano stati reclutati 20 volontari tra gli obiettori di coscienza assegnati allo stesso istituto e li avevano fatti salpare su una nave dove sarebbero rimasti per mesi.
Il protocollo prevedeva che il gruppo fosse suddiviso in tre sottogruppi, ciascuno sottoposto a un diverso trattamento: 0, 10 o 70 milligrammi di vitamina C al giorno, da assumere fino a quando non si fossero visti segni chiari di malattia o comunque non fosse stato possibile evidenziare i primi segni di scorbuto, ovvero il sanguinamento gengivale e la difficoltà di cicatrizzazione. Inoltre, per monitorarne i tempi e controllarne la guarigione, venivano inferte periodicamente ai partecipanti delle piccole ferite. Il cosiddetto “Esperimento del naufragio” era stato ideato con il contributo del futuro premio Nobel Hans Krebs. A distanza di nove mesi dall’inizio della sperimentazione, fu individuata la dose minima di vitamina C necessaria per evitare lo scorbuto. Nuovi calcoli poi, come riportato sull’American Journal of Clinical Nutrition, nuovi calcoli hanno dimostrato che l’assunzione di 10 mg/die, protratta per 11,5 mesi, è associata a una diminuzione della resistenza delle ferite del 42%. Condizione paragonata a quella in cui le cui cicatrici risultavano essere del 49% meno resistenti rispetto a quelle, uguali, inferte in soggetti cui era stata data sufficiente vitamina C. In sintesi, alla luce di quanto emerso sia nelle precedenti indagini che in quelle nuove, la quantità minima necessaria per mantenere un buono stato di salute dei tessuti è oltre il 100% più elevata rispetto a quella ancora oggi consigliata dall’Oms.
Inoltre, tra i risultati della rivisitazione dello studio compare anche un dato sulla difficoltà di ripristinare la normalità dopo uno stato carenziale. O meglio per recuperare appieno, non sono stati sufficienti le quantità aggiuntive somministrate per sei mesi ai partecipanti. Considerazione, tra l’altro che rende ancora più importante l’esatta conoscenza dei valori soglia ove calcolare e basare eventuali integrazioni. Difatti, l’acido ascorbico è responsabile in primis dell’integrità dei tessuti e proprio in virtù di questa funzione, una sua carenza si traduce, oltreché in un ritardo della cicatrizzazione, anche in lesioni e danni permanenti sia al tessuto connettivo che ai vasi. Questi ultimi, sono responsabili, a loro volta, anche di malattie cardiache e ictus. «L'esperimento sulla vitamina C è uno studio scioccante - sostiene Philippe Hujoel, autore principale di una nuova analisi dell'esperimento sulla vitamina C di Sorby, dentista praticante e professore di scienze della salute orale presso la UW School of Dentistry -. Hanno esaurito i livelli di vitamina C delle persone a lungo termine e hanno creato emergenze potenzialmente letali. Ora non volerebbe mai». Infatti, come già detto, l'obiettivo dei ricercatori Sorby non era quello di determinare l'assunzione di vitamina C necessaria per una salute ottimale, ma quello per l‘appunto di indagare i requisiti minimi di vitamina C per prevenire lo scorbuto. Mentre quello secondario era quello di sopperire a questa carenza.
VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benefici
La vitamina C è un elemento essenziale nella capacità del corpo di guarire le ferite perché la creazione di tessuto cicatriziale dipende dalla proteina del collagene e la produzione di collagene dipende dalla vitamina C. Oltre a ricucire la pelle, il collagene mantiene anche l'integrità del sangue pareti dei vasi, proteggendo così da ictus e malattie cardiache. Da ricordare ancora che, la vitamina C è caratterizzata da proprietà antiossidanti: aiuta a mantenere sane le cellule proteggendole dagli effetti dei radicali liberi prodotti durante la normale attività cellulare (metabolismo). Tra le sue diverse, ma comunque importanti funzioni: aiuta a mantenere la normale funzionalità dei vasi sanguigni, consente di mantenere la salute di denti e gengive, facilita l’assorbimento del ferro di origine vegetale, partecipa alla formazione, crescita e riparazione del tessuto osseo e connettivo, aiuta a mantenere sana la pelle, aiuta la cicatrizzazione delle ferite. L’importanza di questa vitamina idrosolubile anche sotto forma di integratore viene confermata da numerose ricerche scientifiche. Per contro stanchezza, debolezza, irritabilità, perdita di peso, dolori articolari e muscolari sono tra i sintomi più comuni di una dieta povera di questo prezioso nutriente. Da questa carenza poi si origina lo scorbuto, una malattia caratterizzata da apatia, anemia e inappetenza, sanguinamento delle gengive, caduta dei denti, dolori muscolari, emorragie sottocutanee e scarsa guarigione delle ferite.
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Per approfondimenti:
The American Journal of clinical nutrition "Vitamin C and scar strength: analysis of a historical trial and implications for collagen-related pathologies"
Libero "Vitamina C, "ecco la dose giornaliera consigliata": altro disastro dell'Oms, le conseguenze"
The University Library "Sorby Research Institute Collection"
Washington Edu "New analysis of landmark scurvy study leads to update on vitamin C needs"
Cambridge University "The Sheffield Experiment on the Vitamin C Requirement of HumanAdults"
Il fatto alimentare "Vitamina C: del tutto insufficiente la dose finora raccomandata dall’Oms"
Gazzetta Active "Vitamina C, sistema immunitario e non solo: ecco a cosa serve e dove si trova"
Il Giornale "Agrumi: proprietà e benefici del frutto dell'inverno"
Frontiers in Immunology “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19”
PubMed "Evolution and the need for ascorbic acid"
MDPI "Vitamin C and Immune Function"
Il Messaggero "Covid, influenza stagionale e coronavirus: come distinguere i sintomi in caso di febbre"
Centro meteo italiano "Coronavirus, influenza stagionale e raffreddore, come distinguerli: i sintomi e le caratteristiche"
Corriere della Sera "Coronavirus, come incide la dieta sulla forza del sistema immunitario"
Salute Prevenzione "Nella guerra contro i Virus la scienza si dimentica sempre del Sistema Immunitario"
Philippe Lagarde "Libro d'oro della prevenzione: difendere la salute con gli integratori alimentari e le vitamine"
Sapere "I sistemi di difesa dell'organismo"
Corriere del Mezzogiorno "Coronavirus, come difendersi a tavola"
Il fatto alimentare "Coronavirus: dieta e trattamenti terapeutici naturali proposti da docenti di medicina"
LEGGI ANCHE: Storia della vitamina C: dalla prevenzione del raffreddore al trattamento del Covid
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Non sottovalutare le conseguenze delle vacanze… o meglio, della fine. Conosciuta come sindrome da rientro o post vacation blues, anche i postumi delle ferie hanno il loro lato negativo. Stress, stanchezza, irritabilità, mal di testa e difficoltà di concentrazione. Mangiare bene, dormire bene e fare attività fisica sono le regole per affrontare serenamente il rientro e ritornare senza traumi alla nostra quotidianità. Innanzitutto bisogna ritrovare le energie perdute senza appesantirsi troppo a tavola e il modo migliore è quello di puntare su elementi importanti come vitamine e sali minerali. Ad esempio la vitamina B1 o tiamina, contribuisce al processo di conversione del glucosio in energia e, una sua carenza, potrebbe diventare la causa principale di stanchezza e disturbi dell’umore fino a sfociare in depressione. Buone fonti di vitamina B1 sono soprattutto le uova e la carne (in particolare quella di maiale). Notevole importanza riveste anche la vitamina B2, o riboflavina con la caratteristica principale di rilasciare al corpo l’energia necessaria per svolgere le attività di routine. Questa vitamina si trova soprattutto nel latte, nei formaggi, nelle uova e nelle verdure a foglia verde.
Dalle vacanze al temporaneo squilibrio fisico. La sindrome da rientro (o da adattamento) è un insieme di sintomi o emozioni che compaiono dopo le vacanze o un lungo periodo senza lavorare. Classificato come via di mezzo tra un disturbo psicologico e una forma di depressione, ma comunque capace di scatenare sintomi sia fisici che psicologici. Una fase transitoria che può durare tra i 10 e i 15 giorni, ovvero il tempo necessario adattarsi nuovamente alla routine, dal punto di vista mentale, comportamentale ed emotivo. Spossatezza, stanchezza, vertigini, mancanza di concentrazione e di attenzione, ma anche insonnia, tachicardia, inappetenza, mal di testa, problemi digestivi, apatia, irritabilità, tristezza e malinconia. Tuttavia, nei casi più gravi o prolungati nel tempo si presenta un quadro caratterizzato da stress acuto, ansia generalizzata e attacchi di panico. Oltre che dall’adattamento alla quotidianità lavorativa, questo squilibrio, può essere favorito dal sovrappeso (a causa dei cibi in eccesso e della scarsa attività fisica durante le vacanze), stanchezza (il ritmo sonno-veglia, alterato durante le vacanze, e la stanchezza accumulata).
Ogni anno circa sei milioni di italiani si ritrovano ad affrontare lo stress da rientro dalle vacanze. Ma come affrontare il “down” post-vacanza? Tra i consigli per facilitare il ritorno alla “solita vita” recuperare le ore di sonno perse e riposare bene, prendersi cura del proprio corpo (mantenendosi idratati e mangiando correttamente). L’energia perduta, come le buone abitudini, si recuperano da un’alimentazione ben strutturata e uno stile di vita sano. Vitamine e antiossidanti per favorire le normali funzioni cognitive e favorire le prestazioni mentali mentre i minerali, per contrastare la perdita di liquidi e far fronte alle abbondanti sudorazioni, mantenere il normale equilibrio elettrolitico e idrosalino e a favorire il normale metabolismo energetico nella quotidianità. Dati Istat rilevano che lo stress da rientro colpisce circa il 35% della popolazione, ovvero più di un italiano su 3, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni. Questa sindrome è una condizione passeggera che regredisce spontaneamente, ma, in alcuni casi, può scatenare problemi latenti più seri e duraturi legati ad ansia e depressione. «I micronutrienti importanti da questo punto di vista sono molti: dalle vitamine del gruppo B al magnesio, dal sodio alla vitamina D, passando per gli antiossidanti e la vitamina C, ma anche il potassio. Sono molti gli alleati contro lo stress nella dieta quotidiana», spiega in un’intervista a Gazzetta Active la dottoressa Emanuela Russo, dietista INCO (Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità) dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico
Al via, quindi, con gli alimenti ricchi di preziose sostanze benefiche capaci di prevenire l’insorgenza di questi fastidi. Questo perché uno stato prolungato di stress induce un aumento del metabolismo che può tradursi in una carenza di micronutrienti che, a loro volta, inducono una ridotta tolleranza allo stress. Insomma, un circolo vizioso che mette a rischio la nostra salute e il regolare svolgimento delle attività quotidiane. Fiori all’occhiello, sicuramente le vitamine del gruppo B, importanti per il sistema nervoso e considerate antistress per eccellenza poiché forniscono all’organismo tutte le energie necessarie per combattere il sovraffaticamento, psichico o fisico che sia. Indispensabili poi, anche per la sintesi della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere che migliora il tono dell’umore alleviando la sensazione di disturbo. La B5 (acido pantotenico) crea una sostanza chimica naturale che può portare alla produzione di neurotrasmettitori. La B6 (piridossina) è nota nella riduzione dell’ansia. Alla protezione della funzione cognitiva, invece, pensa l’acido folico (vitamina B9) che aiuta a bilanciare i neurotrasmettitori. Una carenza di vitamina B12 può portare a stati di ansia e stress. Inoltre, queste vitamine, con il supporto del magnesio riequilibrano il buon funzionamento del sistema nervoso, facilitando la trasmissione degli impulsi. Fondamentale anche il connubio zinco e vitamina C, ricche di proprietà antiossidanti, immunomodulanti e di rinforzo del sistema immunitario. Permette il corretto funzionamento delle ghiandole surrenali e delle reazioni chimiche nel cervello. Secondo alcuni studi, a dosi maggiori, la vitamina C avrebbe un effetto tranquillizzante capace di ridurre l’ansia. Inoltre, la vitamina C fa parte degli antiossidanti che mantengono il nostro sistema nervoso centrale perfettamente funzionante. E ancora, calcio (considerato un tranquillante naturale) e magnesio (aiuta ad alleviare l’ansia, la tensione e il nervosismo) che facilitano la prevenzione delle tensioni nervose.
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Gazzetta Active "Rientro dalle vacanze, come combattere la stanchezza con gli alimenti giusti"
Il Corriere della Sera "«Sindrome da rientro», le regole per evitare i disturbi post-vacanza"
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Gazzetta Active "Dieta anti stress: vitamine e minerali che aiutano a combatterlo"
Il Giornale "Sindrome da rientro in ufficio: come superarla"
Trieste Prima "Sindrome da rientro dalle vacanze: come superarla"
PubMed "Effects of Oral Vitamin C Supplementation on Anxiety in Students: A Double-Blind, Randomized, Placebo-Controlled Trial"
Alimentazione sportiva "Vitamine contro lo stress e l’ansia"
Vanity Fair "Gli integratori per rinforzare il sistema immunitario"
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Stessa spiaggia, stesso mare per essere sani e abbronzati. In vacanza o in città, la parola d’ordine è benessere dentro e fuori. Dal rinforzo del sistema immunitario per fare il pieno di salute alle regole da seguire per una corretta esposizione solare. Al mare o in montagna è fondamentale preparare pelle e organismo alle vacanze. Alimentazione, integrazione, idratazione e protezione. È questa la formula magica prima di essere baciati dal sole. Una preparazione che oltre ad aiutarci nel percorso di preparazione della pelle al sole, facilita l’abbronzatura e ci protegge da fastidiose scottature. Dall’alimentazione ai cosmetici, gli amici di un colorito intenso e un incarnato luminoso che contrastano la comparsa di macchie, cheratosi e, nel peggiore dei casi, anche tumori. Con la loro preziosa azione anti-invecchiamento e di rinforzo cutaneo, proteggono dai danni dei raggi ultravioletti e si dimostrano indispensabili per un colorito più intenso e prolungato nel tempo. Al via con betacarotene e zinco, come anche le vitamine A e C. Consigliati anche tutti quei cibi che contribuiscono all’apporto di acqua e micronutrienti essenziali (come frutta e verdura), validi supporti sia per il nostro organismo che per la nostra pelle. Dunque, non solo per una tintarella senza scottature, ma anche per combattere stanchezza e affaticamento che nelle calde giornate estive la fanno da padrone è importante fare la scorta di queste sostante benefiche e seguire una dieta ricca di alimenti che li contengono. Non dimentichiamo poi che in aggiunta ad un’alimentazione bilanciata, l’integrazione fornisce l’apporto necessario e garantisce l’approvvigionamento quotidiano di questi nutrienti così da evitare fastidiose conseguenze dovute a queste carenze. In vacanza con gli amici del benessere di pelle e organismo!
Il sole svolge numerose azioni benefiche per la salute, ad esempio stimola la produzione di vitamina D, indispensabile per fissare il calcio nelle ossa e per un buon mantenimento della nostra muscolatura, ma anche di ormoni importanti per il benessere, sia fisico che psichico. Dall’altra parte però rappresenta anche uno stress per l’organismo, che si difende dai suoi raggi provocando l’abbronzatura. In effetti, per aumentare le difese nei confronti delle radiazioni, la pelle si abbronza grazie a un pigmento bruno, la melanina, prodotta dai melanociti, cellule presenti nel tessuto cutaneo - spiega Christian Orlando, biologo. - Non bisogna considerare solo il betacarotene che stimola la sintesi della vitamina A, ma soprattutto alimenti ricchi di antiossidanti, in grado di proteggere la pelle dai danni del sole. Perché un’abbronzatura luminosa passa innanzitutto da una cute sana e radiosa. Ad esempio la vitamina C che partecipa alla formazione del collagene, il tessuto di sostegno dell’epidermide, alla quale garantisce l’elasticità; ha un ruolo antiossidante combattendo la formazione di svariati tipi di radicali.
Potente antiossidante e alleato del sistema immunitario. Non dimentichiamo la vitamina C! Fondamentale anche d’estate e quindi, non solo d’inverno per tenere lontano il raffreddore. Importante alleato della pelle soprattutto nella prevenzione dell’invecchiamento, protegge l’epidermide stimolando le naturali difese della pelle. Per una cute bella, giovane e luminosa. Questa preziosa vitamina previene l’invecchiamento cellulare e le macchie cutanee (grazie alla sua notevole azione schiarente), favorisce la produzione naturale di collagene, riduce la stanchezza, protegge la pelle dai raggi UV e aumenta la melanina nella grana del derma. Insomma, rallenta i segni del tempo regalando alla pelle elasticità e tonicità. Protegge, inoltre, dai danni causati da fumo, raggi solari, inquinamento e stress ossidativo. «Si tratta di una vitamina idrosolubile, che quindi non può essere accumulata nel nostro organismo e deve essere assunta regolarmente attraverso l’alimentazione», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Le sue caratteristiche rendono la vitamina C utile nel contrasto ai radicali liberi in condizioni di stress ossidativo e nella lotta all’infiammazione.
Inoltre, l’acido ascorbico partecipa a moltissime reazioni metaboliche, come la sintesi di aminoacidi, degli ormoni e del collagene. Tuttavia, poiché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarlo, questo prezioso nutriente deve essere assunto attraverso l'alimentazione e l’integrazione. «È un potente antiossidante in grado di combattere l'aging cutaneo e stimolare la sintesi del collagene», spiega a II Sole 24Ore Mariuccia Bucci, dermatologa a Sesto San Giovanni (Mi). «Non solo – aggiunge la biologa -, se la nostra pelle appare spenta, affaticata, macchiata, un'applicazione topica di vitamina C aiuta a ridurre tutti questi inestetismi». Perché questo nutriente è così importante per il nostro corpo? «La vitamina della bellezza rappresenta la principale difesa […]» spiega a Il Sole 24Ore Nicola Sorrentino, nutrizionista a Milano. «L'acido ascorbico – continua la dermatologa – è utile nel miglioramento della struttura della pelle assicurando un miglioramento delle concentrazioni di collagene ed elastina, pilastri del derma». «È anche utilizzato come schiarente, un suo derivato è efficace contro l'iperpigmentazione e nel ridurre le infiammazioni post trattamenti laser» conclude Mariuccia Bucci.
Storia e segreti della VITAMINA C nella prevenzione di tante malattie
Il pieno in vacanza, la riserva per l’inverno. Con moderazione e fattore protettivo sono le uniche regole da rispettare. Difatti, la tintarella è il primo segnale da parte del nostro corpo della produzione di melanina e vitamina D. Premesso che le fonti naturali di approvvigionamento di vitamina D sono due, la luce del sole e gli alimenti. Il cibo è la seconda fonte di vitamina D: in cui, la quantità di questo nutriente è così scarsa che bisognerebbe mangiare questi alimenti in quantità troppo elevata. «La sintesi di essa da parte dell’organismo, attivata dall’esposizione alla luce solare, contribuisce all'80-90% dell'apporto di vitamina D. La sua assunzione con gli alimenti copre il 10–20 % del fabbisogno. Ne consegue che l’assunzione con la sola dieta non è generalmente sufficiente e che una moderata esposizione solare rimane sempre il metodo migliore per mantenere un giusto apporto di vitamina D» spiega Renato Masala, endocrinologo della piattaforma di esperti di Top Doctors. Inoltre, i bagni di sole fanno bene a tutti, ancora di più agli anziani e a chi soffre di problemi alle ossa.
L'importanza della Vitamina D - intervista ad Adriano Panzironi
Tra i principali segnali di una sua carenza eccessiva sudorazione, stanchezza, debolezza o depressione, problemi intestinali, pelle scura, età avanzata e sovrappeso. Fondamentale poi per il nostro sistema immunitario perché coordina l’attività di tutte le sue cellule: sia quelle coinvolte nell’immunità innata che quelle dell’immunità adattativa. Come già detto, a differenza di altre vitamine, la sua fonte principale non è il cibo, ma la luce solare. Nessun segnale evidente in caso di carenza. Tuttavia, considerato che la sua azione principale è l’assorbimento del calcio, in caso di carenze gravi si possono avere i sintomi tipici di una ipocalcemia, come formicolii e parestesie alle mani e ai piedi. Anche una propensione alle fratture può essere un segnale in questo senso, come pure l’astenia, la debolezza muscolare e la conseguente facilità alle cadute, poiché la vitamina D ha funzioni extrascheletriche, sul muscolo. Ricordiamo che (essendo la fonte principale di approvvigionamento), la scarsa esposizione solare comporta l’aumento del rischio di un deficit di questa vitamina, per questo è essenziale farne il pieno d’estate per avere le giuste scorte per affrontare in salute anche l’inverno.
Un must contro i killer del benessere psicofisico, colpevoli dell’accelerata dei processi degenerativi. Altro supporto necessario è quello contro lo stress ossidativo, i danni del tempo e l’invecchiamento. Dalle vitamine agli omega 3. Gli antiossidanti sono necessari perchè evitano danni irreparabili al nostro organismo. Gli antiossidanti sono quindi sostanze capaci, anche se presenti in piccola quantità, di ritardare o inibire i processi di ossidazione di materiali degradabili. Opponendosi all’azione dell’ossigeno, prevengono o quanto meno ritardano l’ossidazione di un’altra sostanza ossidabile. In sostanza, impediscono/inibiscono la formazione e l’azione degli agenti ossidanti e reagiscono direttamente con l’ossigeno.
L'importanza degli ANTIOSSIDANTI nel contrasto ai RADICALI LIBERI
Un potentissimo antiossidante è la vitamina E, che protegge la membrana cellulare, prevenendo la perossidazione lipidica, poi c’è il betacarotene, che protegge la pelle, quindi tutta la classe di flavonoidi, anche gli acidi grassi omega 3 hanno un’azione antiossidante e antinfiammatoria, nel rinforzo della barriera lipidica. Un altro antiossidante importante, la vitamina C che permette la sintesi del collagene e il recupero muscolare. Un processo naturale che porta alla progressiva diminuzione del collagene e dell'elastina prodotti dal derma, con conseguente cedimento dell'epidermide. Tra le prime cause dell’invecchiamento precoce e quindi, dell'assottigliamento e della perdita di elasticità della pelle. Gli effetti negativi dovuti ad una produzione interna di radicali liberi, hanno conseguenze rilevanti sulla nostra pelle tra cui proprio la comparsa di rughe evidenti seguite da una perdita di elasticità più profonda. Dalla pelle arrossata a quella infiammata, da quella irritata a quella disidratata. Uno squilibro devastante che potrebbe creare danni irreparabili se non contrastato in tempo e con i giusti mezzi.
Ansa "Estate, il sole e la pelle, come avere un'abbronzatura perfetta senza danni in 6 passi"
Gazzetta Active "Cibo e abbronzatura, verità e falsi miti: tutto quello che bisogna sapere"
Il Sole 24Ore "Una pelle nuova con la vitamina C"
Gazzetta dello Sport "Vitamina C, le spremute non bastano. Come fare il pieno anche d’estate?"
Donna Moderna "Vitamina C, l’antiossidante naturale che fa bene alla pelle"
Fanpage "Vitamina C per la pelle: perché fa bene e come usarla"
GQ Italia "La vitamina C è l'ingrediente che rende più bella la pelle questa estate"
NaturalmenteFarma "Vitamina D: sole e abbronzatura aiutano a sintetizzarla"
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Vesciche, prurito, placche, arrossamento, gonfiore, bolle e alterazione della pigmentazione. Tratto distintivo dell’esposizione scorretta e “non protetta”. L’eritema solare, tipico dell’estate è il prodotto della diretta o indiretta esposizione ai raggi solari. Tra le parti più colpite il viso, le superfici estensorie degli arti, il dorso delle mani e dei piedi. Per evitare questi fastidiosi inestetismi cutanei è bene non dimenticare mai una crema con filtro solare a coefficiente di protezione elevato prima di qualsiasi esposizione e, a prescindere dal fototipo, da applicare costantemente, soprattutto dopo il bagno. Non solo al mare, ma anche nelle lunghe passeggiate in città o in montagna, il filtro solare non va mai dimenticato. Senza dimenticare poi che una corretta esposizione comincia dalla conoscenza del proprio fototipo (ovvero, la quantità di melanina presente nella pelle) e dall’utilizzo, quindi, di solari idonei. Dal fototipo 1 (pelle molto chiama), in cui il rischio di danni permanenti e di scottature gravi è elevato, al 4 (pelle olivastra) dove la probabilità è sicuramente più ridotta, ma non esclusa. La pelle è dotata di una propria soglia di resistenza ai raggi e meno resiste più corre il rischio di ritrovarsi alle prese con dolorose scottature. Sconsigliata a priori la tintarella nelle ore centrali della giornata, cioè tra le 11 e le 16. Inoltre, evidenze scientifiche dimostrano che l'accumulo dei radicali liberi indotti dall'esposizione solare comporta l'invecchiamento precoce della cute, quindi sono molto utili gli integratori alimentari a base di sostanze antiossidanti come vitamina C, vitamina E, zinco, selenio e beta-carotene) da assumere prima dell'esposizione solare.
Dalle scottature all’abbronzatura a “macchie di leopardo”. Colpevoli le ustioni solari più gravi, che danno origine ad eritema, sono causate da un’eccessiva e prolungata esposizione ai raggi ultravioletti in mancanza di un’adeguata protezione sulla pelle. Ecco come intervenire in modo preventivo per proteggere la pelle anche sotto il sole. Come già detto, oltre che dai fototipi, la scelta del fattore di protezione dei solari dipende innanzitutto dall'intensità e dalla tipologia dei raggi UV ai quali si è esposti, dall'età (se bambini o adulti) e dalle aree cutanee interessate (zone estremamente delicate, aree critiche). I solari ad hoc, oltre quindi a proteggerci da sole, svolgono anche una funzione idratante e di contrasto ai radicali liberi e, di conseguenza, con un importante effetto antirughe. Quindi per avere un’abbronzatura omogenea bisogna contrastarne gli eventuali danni come scottature, segni, rughe, macchie e melanomi. Secondo la definizione universalmente riconosciuta l’eritema è una lesione della pelle, dovuta a un processo infiammatorio, che rientra nelle forme di allergia cutanea, che si manifesta con arrossamenti o pruriti generati dall'esposizione al sole (scottature solari). «L'infiammazione – precisa l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) -, tipica dell'eritema, è causata dalla vasodilatazione dei capillari sottocutanei. I margini dell'eritema possono essere netti o sfumati, con chiazze più o meno estese sulla superficie del corpo. Una volta riassorbito, può causare desquamazione o discromia (diversa colorazione della pelle). L'eritema può essere il segnale di varie malattie della pelle. Una delle forme più diffuse di eritema è una allergia alla luce solare, denominata dermatite polimorfa solare, che rientra nella categoria delle fotodermatosi dovute a una particolare sensibilità della pelle al sole».
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 quali sono le misure preventive da osservare in caso di eritemi da fotosensibilità al sole e come prevenire questo fenomeno e affrontare le vacanze in salute dentro e fuori.
Quali sono i sintomi, le cause e i rimedi di una risposta infiammatoria acuta della pelle?
Con l’avvento della bella stagione, ogni occasione è buona per fare passeggiate, vacanze, gite in barca ed andare in spiaggia, vivere quindi numerosi momenti in luoghi assolati senza prendere le dovute precauzione o con protezioni solari insufficienti. L’occasione per far insorgere scottature sono quindi numerose, e l’esposizione prolungata ai raggi UVA e UVB sia derivante dai raggi solari, ma anche dalle lampade abbronzanti, può scatenare delle ustioni di diversa entità che prendono il nome di Eritema. Qui assistiamo ad un processo di modifica del DNA cellulare in cui il sistema immunitario riconosce la malattia ed interviene per ripararla causando però l’arrossamento con aumento della temperatura delle zone interessate. Quello che le persone chiamano eritema solare, dal loro punto di vista, è una scottatura solare, ma, dal punto di vista dermatologico prende il nome eruzione solare polimorfa ed è una vera e propria allergia al sole legata ad un difetto di adeguamento della pelle all’esposizione ai raggi solari, infatti non tutti vanno incontro a questo problema ma solo una parte della popolazione che soffre di un meccanismo cutaneo che non funziona alla perfezione. È una vera e propria ustione di primo o secondo grado i cui sintomi compaiono entro le 6/12 ore dall’esposizione. Nei casi più gravi può scatenare la formazione di vescicole, con prurito accompagnato anche da febbre, mal di testa, vertigini, dolore, fino ad arrivare ad una situazione più severa e complessa come la sincope. Insomma, tutto dipende dal grado di infiammazione che si raggiunge. È chiaro che in questi casi dobbiamo rivolgerci immediatamente al medico. Si riconosce attraverso la digitopressione in cui il rossore scompare per poi riapparire al cessare di questa. Può interessare un’area circoscritta così come più aree del corpo. Le cause scatenanti dell’eritema, come citato all’inizio, possono essere legate all’esposizione ai raggi UV, quindi di natura termica, ma possono essere avere anche un’origine diversa, come meccanica, fisica, infettiva come la quinta malattia, emotiva, allergia ad alimenti oppure a detergenti per la casa o per il corpo senza dimenticare anche l’allergia ai farmaci. Quali sono i rimedi da mettere in pratica nel caso di eritema solare?? Il consiglio è di utilizzare impacchi freddi con acqua ed amido di riso per la sua azione lenitiva sulla pelle, oppure le tanto conosciute acque termali in bomboletta spray, provenienti appunto da stazioni termali, ricche di oligoelementi ad azione lenitiva e contro il forte bruciore della pelle rinforzando la pelle danneggiata. Gel o pomate di acido ialuronico ad azione rigenerante e idratante ed infine creme a base di biolipidi e/o gel di aloe, sempre per la loro azione ristrutturante della pelle.
È possibile prevenire la scorretta ed eccessiva esposizione ai raggi UVB e UVA?
All’eritema solare sono a rischio tutti, ma in particolare una certa categoria di persone che vengono identificate attraverso il fototipo di appartenenza, e che scelgono una protezione non adeguata al proprio fototipo, oppure per non averla rinnovata durante i lunghi bagni di sole, o dopo i bagni in acqua, ma ancora per non aver preso la sana abitudine di utilizzarla in città, anche in presenza di nuvole. Inoltre è necessario acquisire la consapevolezza che la la scorretta ed eccessiva esposizione ai raggi solari per i soggetti a rischio, è una scelta che va abbandonata. La corretta modalità di esposizione è determinate per prevenire queste forme di infiammazione della pelle attraverso una esposizione graduale che va dai 10 ai 15 minuti la mattina in un orario compreso tra le 9 e le 10 da ripetere i pomeriggio dalle 16 in poi. Nel tempo, quando la pelle avrà preso colorito, si può scalare il fattore protettivo che dovrà necessariamente partire con un SPF 50+ , ed aumentare gradualmente l’esposizione, ma sempre in maniera molto moderata e mai nelle ore più calde. L’utilizzo di un bel cappello di paglia è sempre gradito alla nostra pelle. Inoltre un mix di antiossidanti come licopene, beta carotene con vitamina A C ed E è ciò che si può assumere per aumentare il contributo alla prevenzione di eritemi e scottature solari, sempre da utilizzare in associazione alla crema. Il consiglio è di cominciare la loro assunzione un mese prima dell’esposizione e di continuarli durante tutto il periodo temporale in cui ci esponiamo. Quindi, senza alcun problema, anche per l’intera stagione compreso il mese di settembre . E’ indicato in maniera particolare per i fototipi chiari ma anche per tutti coloro che desiderano una abbronzatura più uniforme e persistente.
L’eritema può essere il campanello d’allarme di varie malattie della pelle?
L’eritema può essere presente in molte affezioni della pelle. E’ una condizione che può manifestarsi con l’esposizione ai raggi UV e rimanere fine a sé stessa, parliamo quindi di eritema solare legato alla scottatura da sole, ma molto frequentemente può essere anche correlata ad un sintomo iniziale unico o prevalente di un’altra patologia della pelle. Alcuni esempi sono la dermatite atopica, la dermatite seborroica, follicolite, geloni, Pitiriasi rosea, la rosacea, allergie da contatto, blefarite, cirrosi epatica, ustioni, ma ce ne sono molte altre. E’ chiaro che in situazione come queste la risoluzione o il miglioramento delle forme di eritema è legato a monte alla cura che il soggetto con lo specialista rivolge alla malattia iniziale. Individuare la patologia che è alla base delle forme di eritema, e che può esserci a prescindere dall’esposizione ai raggi UV , ma che in alcuni casi emerge anche con l’esposizione ai raggi solari, è alla base della risoluzione e/o del miglioramento dei sintomi.
Quali sono le differenze tra eritema, dermatite e orticaria?
Le dermatiti si distinguono in dermatiti irritative e dermatiti allergiche. Vediamo la differenza: le dermatite irritative da contatto che rappresentano l’80% delle dermatiti, sono quelle in cui si viene a contatto con un prodotto che scatena un fenomeno allergico solo nel punto del corpo in cui c’è stato il contatto. Non presentano quindi diffusione sul resto del corpo. Se si riapplica il prodotto in quel punto, torna la dermatite. Ad esempio, la sabbia , il bagno al mare senza risciacquarsi dopo , l’elastico del costume sintetico con presenza di colorante può essere irritante, possono essere fattori scatenanti una dermatite di natura irritativa. Ci sono poi le dermatiti allergiche da contatto che si scatenano in seguito al contatto con un allergene solo nella zona interessata, e che, con i successivi contatti tendono ad estendersi su altre zone del corpo diverse dal contatto. In questo caso esistono dei test che ci dicono qual è l’allergene imputato. Questi test non esistono per le dermatiti irritative da contatto quindi non è possibile risalire alla sostanza irritante. La dermatite allergica tende ad andare meglio non solo con l’esposizione ai raggi solari e all’acqua di mare, ma anche grazie a dei meccanismi immunologici che nel tempo vengono sviluppati e che recano al paziente una maggiore difesa. Quando parliamo di dermatite in realtà entriamo in un argomento molto vasto dunque ci concentreremo su in articolare, cioè la Dermatite Atopica o Eczematosa, molto frequente nell’età pediatrica. Come l’eritema, anche la dermatite è un processo infiammatorio, e pur essendo questa una definizione molto generica, è un disturbo diffuso la cui origine può avere un legame con cause diverse. La dermatite atopica, diversamente da altri tipi di dermatite che interessano aree specifiche del corpo (come ad esempio la dermatite allergica da contatto), si può manifestare su tutto il corpo ed è sempre una forma reattiva della cute in risposta ad una condizione fisiopatologica in cui i fattori genetici contribuiscono alla sviluppo della malattia. I geni implicati sono quelli che codificano per le proteine dell’epidermide ed immunologiche, in cui il gene che codifica per una proteina, che fa parte delle cellule cornee derivante dalla differenziazione cheranocitica, subisce una mutazione. Oltre ai fattori genetici, contribuiscono allo sviluppo della dermatite atopica anche fattori immunologici, fattori disfunzionali della barriera cutanea, e cause ambientali (alimenti, allergeni presenti nell’aria, utilizzo di prodotti per la cura della pelle o profumi, tessuti, sudorazione etc...) Si distinguono due fasi: una Acuta ed una Cronica: in quest’ultima dove prevalgono citochine T Th1 (interferone gamma IL-12) predomina una condizione di secchezza grave, in cui grattamento e sfregamento può causare un indurimento, un ispessimento cutaneo (lichenificazione). Nella fase acuta riscontriamo edema, presenza di vescicole, desquamazione, forte prurito e dolore con formazione di fissurazione. Qui troviamo prevalentemente cellule del tipo T Th2 e diversi tipi di interleuchine IL-4, IL-5, IL-13. Ce ne sono poi tante altre... L’esordio è nei bambini molto piccoli, con un miglioramento entro i primi cinque anni di vita. Non sempre è così però. In alcuni casi nelle forme gravi, la malattia tende a procastinarsi per poi mutare spesso in problematiche di natura respiratoria come riniti allergica oppure asma diventando così una patologia a lunga durata. L’orticaria è una reazione del sistema immunitario da non confondere con l’eritema . Si manifesta come una eruzione cutanea di ponfi rosacei o bianchi creando rilievo sulla pelle, che si diffondono in diverse zone del corpo ma possono raggiungere una distribuzione corporea pari o superiore al 20% della superficie. In tal caso, soprattutto quando associata a dolore e febbre è bene rivolgersi al medico . Caratterizzata da dolore e forte prurito, e frequentemente angioedema (un rigonfiamento del tessuto sottocutaneo), i ponfi solitamente non durano più di 24 ore, ma si può verificare che spariscano per poi ricomparire e la malattia può avere quindi un decorso molto più lungo. Nell’orticaria la presenza di globuli bianchi presente nel derma, nello specifico di mastociti, sono la causa della liberazione di istamina. Lo stimolo alla liberazione di questa può essere di tipo immunologico, non immunologico, fisico (calore, freddo, raggi UV etc... ) e chimico. Inoltre alcuni farmaci come gli ACE inibitori possono causare dei sintomi da orticaria, come angioedema, attraverso un meccanismo non allergico che non dipende quindi dalla liberazione di istamina. Individuare i fattori scatenanti, attraverso un diario che si può richiedere al paziente in cui raccoglie informazioni, permette all’esperto di catalogare il tipo di orticaria e provvedere alla cura o alle misure preventive da attuare.
I bambini a causa della loro pelle sensibile sono maggiormente esposti al rischio di scottature?
L’importanza di esporsi al sole in età pediatrica è importante per una serie di motivi fra cui per il metabolismo delle ossa grazie all’attivazione della vitamina D attraverso i raggi solari. Di contro studi in essere, sembra dimostrino che il fotoinvecchiamento e i tumori della pelle, siano correlati ad una icongrua esposizione che parte proprio dall’età infantile. L’esposizione al sole dovrebbe essere graduale e il fatto che quando si è piccoli si giochi molto all’aperto, favorisce questa condizione. Quest’anno con la pandemia questo aspetto è venuto meno quindi a maggior ragione è importante esporsi nelle ore in cui i raggi solari non sono perpendicolari alla terra. Scegliere un SPF 50+ non giustifica la possibilità di lasciarli al sole nelle ore più calde e per un tempo prolungato. Scegliere inoltre creme con filtri fisici , vale a dire prodotti che abbiano all’interno la minore quantità di sostanze chimiche dannose, quindi più ricche di ossido di zinco, biossido di titanio, sostanze meno aggressive queste, in grado di filtrare i raggi ma anche di penetrare meno nella pelle dei bambini . Lo spessore della pelle in questa età è molto sottile, non a caso il mercato propone prodotti distinti per fasce di età. Nel primo anno di età i bambini pur con la protezione solare vanno tenuti sempre e comunque all’ombra. Inoltre coloro che appartengono ad un fototipo 1 quindi molto chiari con capelli biondi o rossi, con carnagione lattea, presentano melanine molto differenti, quindi per natura avranno, una difesa ai raggi molto molto bassa. In questo caso oltre ad aiutarli con una fotoprotezione ancora più accurata, andranno anche supportati con vestiti e cappellini che filtrino i raggi solari. Il tempo in cui dura il reale valore filtrante del sole di una crema è di due ore; riapplicare il solare dopo questo tempo ma anche dopo il bagno al mare è importantissimo nei più piccoli. In caso di eritema leggero, applicare una crema lenitiva, ed evitare assolutamente la fostoesposizione nei giorni successivi.
Seppur limitata agli strati cutanei superficiali, potrebbe avere conseguenze rilevanti?
Molti sono i danni più o meno gravi che appartengono ad una fotoesposizione scorretta: dalle lesioni melanocitiche comuni come efelidi nell’età più giovane fino ad arrivare negli adulti dove il danno diventa cronico, evidenziandosi a distanza di molti anni come conseguenza di una incongrua fotoesposizione, con veri e propri processi di fotoinvecchiamento della pelle, con assottigliamento, discromie cutanee, e pelle solcata da rughe, secca e poco elastica, da cui è quasi impossibile tornare indietro, nonché tumori epiteliali che comprendono il carcinoma basocellulare o squamocellulare con gravità relativa, ma anche il melanoma, tumore ben più grave.
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Nella dieta e nelle creme, le regole fondamentali per una pelle sana e luminosa. Il segreto è nascosto all’interno e la giusta preparazione inizia con un’alimentazione sana ed equilibrata e una routine ad hoc con trattamenti mirati a seconda delle esigenze della pelle. A, ed E sono tra vitamine fondamentali per la salute. Anche se la vera regina dell’estate è senza dubbio la vitamina C. Alleata di benessere e giovinezza, previene l’invecchiamento cutaneo e mantiene la pelle fresca, riposata, uniforme e luminosa. Insomma, dall'azione antiossidante, alla protezione dai radicali liberi i tanti benefici dell’acido ascorbico sono apprezzati in tutto il mondo e diffuse soprattutto tra le celebrities. Inoltre, favorisce la produzione naturale di collagene, riduce la stanchezza, protegge la pelle dai raggi UV e aumenta la melanina nella grana del derma. Infatti, la vitamina c si dimostra da sempre un valido aiuto nella prevenzione delle macchie cutanee. «È un potente antiossidante in grado di combattere l'aging cutaneo e stimolare la sintesi del collagene», spiega a Il Sole 24Ore Mariuccia Bucci, dermatologa a Sesto San Giovanni (Mi). «Non solo – aggiunge la biologa -, se la nostra pelle appare spenta, affaticata, macchiata, un'applicazione topica di vitamina C aiuta a ridurre tutti questi inestetismi». Anche utilizzata in sinergia con altre due vitamine, la A e la E, per contrastare l’invecchiamento. La sua funzione esfoliante, poiché è pur sempre un acido, e come il glicolico, esercita un’azione schiarente sulle macchie. O ascorbilfosfato di magnesio come agente depigmentante contro le discromie cutanee. Contribuisce alla produzione di collagene, principale sostegno di pelle e tessuti. Inoltre, la vitamina C è un prezioso alleato della pelle nella protezione dei capillari. Rinforza le pareti venose, rendendole più resistenti ed elastiche.
Protegge la cute dai raggi ultravioletti, causa di invecchiamento precoce. Aiuta a prevenire la couperose ed accelera la guarigione dei capillari già danneggiati. Inoltre, l’acido ascorbico vanta anche di un’azione antinfiammatoria. Pelle e vitamina C sono un vero e proprio binomio vincente, non solo per la pelle, ma anche contro la secchezza oculare e l’affaticamento visivo. Anche se tutte le vitamine che intervengono nel metabolismo cellulare hanno effetti benefici sulla vista, alcune sono in grado, più di altre, di intervenire nel contrasto ai processi ossidativi. Amica degli occhi la vitamina A (o retinolo, precursore dei carotenoidi, va a far parte della composizione della rodopsina, molecola sensibile alla luce presente sulla retina, che ha la capacità di migliorare la vista). Preziosa poi la vitamina C, come la vitamina E che contribuisce al mantenimento cellulare contrastando la fotosensibilità, il fastidio alla luce e proteggendo la parete esterna dell’occhio. La B2 o riboflavina interviene sul sistema n ervoso, anche a livello di nervo ottico. E ancora la vitamina D che promuove la secrezione lacrimale, rivelandosi utile in caso di secchezza dell’occhio, evitando così le infezioni. Anche gli acidi grassi omega 3 influenzano positivamente la nostra vista agendo come antinfiammatori per le ghiandole lacrimali, stabilizzando il film lacrimale e di fatto migliorando anche la visione. Non solo per l’organismo e la pelle, questi nutrienti sono fondamentali anche contro la perdita di acutezza visiva, il deterioramento della retina, la cataratta o il glaucoma. In altri termini, secondo Clinica Baviera, una delle più importanti aziende oftalmologiche in Europa, una dieta ricca di nutrienti e vitamine si dimostra un valido supporto nel rinforzo della vista e nella prevenzione o nel ritardo di malattie agli occhi.
Per avere una pelle luminosa e sana è importantissimo l’apporto quotidiano e costante di alimenti vegetali: frutta e verdura di stagione non possono mancare nella nostra alimentazione. Micronutrienti come vitamine, sali minerali e antiossidanti migliorano l’efficienza delle funzioni biologiche delle nostre cellule, agendo da veri e propri sistemi di difesa e di supporto -spiega a Gazzetta Active il dottor Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista - . A livello di dieta – continua l’esperto - le più importanti sono la vitamina A (o retinolo), la vitamina C (o acido ascorbico), la vitamina D, la vitamina E (o tocoferolo). - Non dimentichiamo poi che oltre che per la pelle c’è una vitamina-ormone essenziale per il nostro sistema immunitario: - Questa vitamina liposolubile ha un ruolo essenziale di barriera cutanea, di strumento di difesa della nostra pelle, oltre che di fattore di crescita delle cellule cutanee. Va ricordato come bassi livelli di vitamina D sono associati ad eczema e psoriasi. Soprattutto nei mesi invernali è bene controllare i propri livelli di vitamina D e assumere supplementazioni in caso di carenza.
Pelle e alimentazione procedono di pari passo, tanto è vero che molte patologie cutanee si acuiscono a causa di una cattiva alimentazione - conferma in un'intervista a Gazzetta Active la dottoressa Ines Mordente, dermatologa. - Nei programmi terapeutici dei pazienti che cercano di migliorare la propria pelle è fondamentale inserire l’apporto vitaminico attraverso iniezioni oppure attraverso creme che contengono al proprio interno questi principi vitaminici. La vitamina A favorisce il rinnovamento cellulare, migliorando l’idratazione della pelle e rendendola più elastica [...]. La vitamina C è contenuta in particolare nei frutti rossi (come lamponi, ribes, mirtilli, fragole), nei peperoni, nei kiwi e nei pomodori ed è un altro micronutriente fondamentale per la pelle perché coinvolta nella regolazione della produzione di collagene. Poi c’è la vitamina E è fondamentale per combattere l’invecchiamento cutaneo, con una azione di contrasto ai radicali liberi. Tra le fonti migliori troviamo l’olio extravergine di oliva, i semi oleaginosi, la frutta secca e gli ortaggi a foglia verde. - Tuttavia, le vitamine, oltre che nel cibo sono essenziali anche addizionate nelle creme. - Le stesse vitamine sono utili alla nostra pelle anche addizionate alle creme. Più nello specifico, la vitamina A o retinolo è spesso presente nelle creme con azione seboregolatrice, anche per ridurre le rughe e i segni di invecchiamento cutaneo, e, a livello topico, stimola la produzione di glicosaminoglicani e acido ialuronico, con una azione esfoliante. - Molto utile nelle creme, sottoline l'esperta, anche la vitamina E: - Ha infatti una potente azione idratante, oltre ad essere un ottimo riparatore cutaneo. Spesso le creme addizionate con vitamina E vengono utilizzate dopo gli interventi chirurgici, per cancellare le cicatrici, o dopo il parto, anche per eliminare le smagliature. L’acido ascorbico poi, meglio nota come vitamina C, oltre ad essere un potente antiossidante è preziosa nel contrasto alle macchie cutanee - ricorda la dottoressa -, ha un grandissimo potere antiossidante anche sulla pelle, con azione antiage e schiarente, poiché si lega ai melanociti presenti sulla cute e fa in modo che non si crei quella reazione chimica per cui la macchia diventa con il tempo più scura. La vitamina C, infatti, penetra nel metabolismo delle cellule melanocitarie, ovvero quelle cellule che regolano le macchie cutanee, contrastando le macchie scure. E’ consigliata soprattutto in età matura.
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Dannata insonnia! Non risparmia nessuno, neanche i giovanissimi. Assolti dal carico delle responsabilità perchè non è sempre e solo colpa delle cattive abitudini che spingono gli adolescenti a restare svegli fino all’alba. Secondo un recente studio, pubblicato su Jama Otolaryngology condotto su quasi 12 mila ragazzini tra i 9 e i 10 anni il 7% riferiva di dormire male per più di 3 notti a settimana a causa di problemi di russamento, a loro volta causa di apnee notturne che arrivano a influenzare le capacità cognitive. Stando ai postumi del lockdown i dati riportati da uno studio pubblicato sulla rivista Sleep Medicine, nell’ultimo anno, i disturbi del sonno sono aumentati del 25%. Umore, lucidità mentale, energie e performance: il sonno è indispensabile e quando scarseggia ne paghiamo tutti le conseguenze, a prescindere dall'età. Dalle notti passate a rotolarsi nel letto, ai risvegli all’insegna della stanchezza. E poi, la quantità non coincide quasi mai con la qualità, soprattutto in questo caso. Difatti, dormire non significa riposare bene, con un sonno costante e senza interruzioni. Proprio per questo, e ancor più, per il benessere del nostro organismo, l’importante e svegliarsi riposati, al mattino, e con la giusta energia per affrontare la giornata. «Non solo un disturbo di salute, ma contribuisce anche in modo indipendente al rischio di malattie infettive e infiammatorie inclusa la depressione, così come la mortalità […] Per le concentrazioni circolanti d’interleuchina (IL)-6, ad esempio, ci sono due picchi, alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00, e questi picchi sembrano essere guidati da processi circadiani» la definisce così l'insonnia, Adriano Panzironi nel libro “Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti”.
Il 65% dei bambini italiani sotto i 6 anni e il 71% di quelli più grandi hanno avuto, nell’ultimo anno, problemi comportamentali e sintomi come l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno, inquietudine e ansia da separazione. A sottolinearlo è stata un'indagine sull'impatto psicologico e comportamentale delle conseguenze del lockdown sui bambini e sugli adolescenti, presentata al Ministero della Salute e condotto dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova su un campione di 3.245 famiglie con figli sotto i 18 anni a carico. Nei bambini e adolescenti (età 6-18 anni) i disturbi più frequenti hanno interessato la componente somatica (disturbi d’ansia e somatoformi come la sensazione di mancanza d’aria) e i disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento e di risveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa). In particolare, in questa popolazione è stata osservata una significativa alterazione del ritmo del sonno con tendenza al ‘ritardo di fase’ (adolescenti che vanno a letto molto più tardi e non riescono a svegliarsi al mattino), come in una sorta di “jet lag” domestico. In questa popolazione di più grandi è stata inoltre riscontrata una aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore. Obiettivo: regolarizzare e facilitare la fasi del sonno. L’alleato migliore per contrastare insonnia e disturbi del sonno indubbiamente, e da sempre, la melatonina. Tra i rimedi naturali per il corretto riposo, una molecola naturale antichissima (la sua evoluzione risale a 3 miliardi di anni fa), prodotta dalla ghiandola pineale (epifisi), allocata nell’encefalo, a forma di pigna e presente in qualsiasi organismo animale o vegetale. La sua principale funzione è quella di regolare il ritmo circadiano, laddove l’alternarsi del giorno e della notte inducono variazioni dei parametri vitali. Deleterie, inoltre, per il nostro benessere psicofisico anche ansia e stress poiché influenzano negativamente l’energia mentale di ogni individuo oltre alla salute del corpo stesso.
La melatonina poi è anche un potente antiossidante con azione di pulizia nei confronti dei radicali liberi, (anche più efficace delle vitamine C, E e del Beta-carotene). Rafforza il sistema immunitario, innescando un processo inibitorio del cortisolo. «Risulta efficace contro i microbi, i virus e le cellule neoplastiche» precisa Adriano Panzironi. Alcuni ricercatori dell’Ospedale Oncologico di Milano hanno dimostrato l’attività inibitoria della melatonina, sulla crescita delle cellule tumorali del cancro alla prostata. All’Università di New Orleans è stata riscontrata un’azione inibitoria anche verso altri tipi di neoplasie, quali il cancro ai polmoni, all’utero ed alle mammelle. La melatonina, inoltre, prolungherebbe anche la sopravvivenza dei malati terminali (migliorando nel contempo la qualità della vita). Difatti da esperienze riportate dal professor Paolo Lissoni responsabile della divisione Oncologica dell’Ospedale di Monza, l’utilizzo della melatonina ha aumentato del 16% le regressioni tumorali (di solito incurabili) su tumori gastrointestinali, polmonari e nei mesoteliomi. «Somministrata durante la chemio e la radioterapia – continua Panzironi -, ha ridotto gli effetti collaterali, di solito devastanti. E, per dovere di cronaca, va detto che il professor Di Bella, per primo indagò sull’azione antitumorale della melatonina ed infatti la inserì nel suo protocollo di cura. La sua azione protettiva è rivolta alle membrane cellulari, alle lipoproteine Ldl (contro l’ossidazione), alle cellule dell’endotelio arterioso, ai neuroni celebrali (contro l’ischemia, dovuta a stress o alcool). Inoltre, è utilizzata per alleviare i disturbi dovuti al cambio di fuso orario (sindrome da jet lag) migliorando l’adattabilità dei propri ritmi biologici all’ora locale». Utilizzata anche per migliorare i sintomi della menopausa. Difatti, se associata al progesterone, inibisce l’ovulazione. Diversi studi hanno confermato che determinati livelli di melatonina, nel flusso sanguigno, soprattutto nelle ore notturne, diminuiscono le probabilità d’infarto. «Tale effetto è dovuto alla sua azione vasodilatatrice (contrasta i radicali liberi che inibiscono l’ossido nitrico) ed antiaggregante piastrinica».
Contribuisce alla riduzione di colesterolo, aumentando il metabolismo dei grassi.
La ricerca è interessante, ma i dati sulla qualità del sonno erano autoriferiti (nessun controllo sui ragazzi in un Centro di medicina del sonno per verificare il reale numero degli episodi di russamento e le apnee) e, una volta eliminati tutti i cosiddetti fattori “confondenti” - come, per esempio, l’ indice di massa corporea, livello educazionale e socio culturale dei genitori - si è visto che le differenze tra chi dichiarava di dormire bene senza russare e chi sosteneva l’opposto, dal punto di vista delle performance cognitive si riducevano - spiega in un’intervista a Il Corriere della Sera Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano - Una metanalisi pubblicata su Nature Human Behaviour, che considera precedenti studi fatti in Olanda, Inghilterra e Stati Uniti, su oltre un milione di soggetti, ci dice che il 13,2% dei ragazzi tra i 6 e i 13 anni ha difficoltà ad addormentarsi e il 9,1 % a mantenere il sonno; tra i 14 e i 17 anni le percentuali salgono rispettivamente al 15,5% e al 23% mentre, tra i 18 e i 25, si arriva al 22,6% per i problemi a prendere sonno mentre le interruzioni del riposo calano al 9,4%. Tuttavia in quest’ultima fascia di età cominciano a manifestarsi i risvegli precoci che riguardano il 10% dei soggetti. In una nostra ricerca, condotta su mille ragazzi, e pubblicata su Sleep Medicine, abbiamo visto che la più alta percentuale di sonno poco riposante e di risvegli notturni si verifica tra i 16 e i 17anni e che tra i 18 e i 19 anni il 40% dei giovani dorme poco e il 42% ha difficoltà ad addormentarsi.
INSONNIA? Come DORMIRE bene e svegliarsi riposati
Anche il russamento riveste un ruolo importante nell’insorgenza di queste problematiche.
Tutto sommato marginale – prosegue nell’intervista l’esperto -, tranne che nella fascia di età tra i 3 e gli 8 anni. Sono altri i responsabili del cattivo sonno. Innanzitutto la tendenza dei ragazzi a dare poca importanza al ruolo del riposo notturno, a vivere “premendo sull’acceleratore” alla sera, adottando comportamenti sbagliati, come il cattivo uso della tecnologia - certamente aumentato in questi tempi di pandemia e lockdown - che, causando eccitazione, ritarda il rilascio della melatonina, l’ormone del sonno. Poi ci sono fattori costituzionali, come il fatto di nascere “gufo” e cioè addormentarsi e, quindi, svegliarsi tardi, cosa che predispone a difficoltà di sonno. – Tra gli altri fattori poi capaci di influenzare negativamente il sonno, anche l’ansia - In uno studio, recentemente pubblicato su Frontiers of Psicology, si è visto che su 313 ragazzi tra i 12 e i 16 anni che avevano contattato il medico di medicina generale per problemi di ansia, il 38 % soffriva di insonnia e l’83% riferiva un tempo di addormentamento superiore a 30 minuti. Chiedersi se siano le prolungate difficoltà di sonno a causare l’ansia o viceversa è come domandarsi se sia nato prima l’uovo o la gallina. - Attenzione poi a non incorrere in spiacevoli conseguenze - Si indebolisce il sistema immunitario e possono peggiorare gli stati di ansia e depressione. Per quanto riguarda l’apprendimento è noto che si riduce il volume cerebrale di alcune aeree, e in particolare dell’ippocampo che è il “centro di comando” della memoria. Il sonno profondo riduce poi l’accumulo di beta amiloide, proteina responsabile dell’Alzheimer. A differenza di quanto avviene durante l’infanzia, alla sera l’organismo degli adolescenti produce in ritardo la melatonina, ma si può fare comunque molto. Scandire la giornata con ritmi regolari e orari dei pasti e del riposo il più possibile fissi. Incoraggiare l’attività fisica, specie all’aria aperta. Cercare di capire se ci sono problemi di stress, magari legati alla scuola e, in generale, non far finta di non vedere il problema. O i problemi.
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La Repubblica "Anziani, se troppo sonno diventa la spia di diabete e problemi di cuore"
Il Giorno "Effetto Coronavirus: Aumentati i pazienti con disturbi del sonno"
Io Donna "Post lockdown: 6 bambini su 10 mostrano ansia, irritabilità e disturbi del sonno"
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A, B, C e D. Dal potassio al magnesio, dal calcio allo zinco. E ancora B6, B12, acido folico (B9) e sodio. Con questi alleati la stanchezza ha le ore contate. Quando la produzione di energia comincia da micro e macronutrienti. Per combattere, dunque, stanchezza e affaticamento che nelle calde giornate estive la fanno da padrone è importante fare la scorta di queste sostante benefiche e seguire una dieta ricca di alimenti che li contengono. In aggiunta ad un’alimentazione bilanciata, l’integrazione fornisce l’apporto necessario e garantisce l’approvvigionamento quotidiano di questi nutrienti così da evitare fastidiose conseguenze dovute a queste carenze. Le vitamine, infatti sono un potente alleato per la nostra salute e un valido sostegno contro la stanchezza. «In generale tutte le vitamine del gruppo B e il magnesio sono fondamentali perché sono direttamente coinvolti nell’utilizzo dell’energia all’interno del ciclo di Krebs», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Emanuela Russo, dietista presso l’INCO dell’IRCCS Policlinico San Donato e dell’Istituto Clinico S. Ambrogio di Milano e presso il Marathon Center di Palazzo della Salute – Wellness Clinic.
Conosciuta anche come paladina della vista, la vitamina A, combatte il senso di affaticamento e di irritabilità. Inoltre, previene la secchezza e le ulcerazioni della cornea, favorisce la crescita di vari tessuti aumenta, quindi, la resistenza alle infezioni. Contrastare efficacemente i processi di invecchiamento delle cellule e preserva in salute pelle e mucose. Le vitamine del gruppo B sono una famiglia importantissima: favoriscono l’assimilazione di carboidrati e proteine ovvero, trasformano il cibo in energia, partecipando attivamente ai processi del metabolismo permettono ai muscoli e al sistema nervoso di avere a disposizione tutta la vitalità di cui ha bisogno. Non solo per malanni e raffreddore, la vitamina C non serve solo d’inverno, ma è indispensabile tutto l’anno per il corretto funzionamento del sistema immunitario. Le sue notevoli capacità antiossidanti depurano l’organismo e contrastano i processi di invecchiamento. Fondamentale anche per la struttura delle ossa, delle cartilagini, del sistema muscolare e per la salute dei vasi sanguigni. Sulla salute di ossa e denti invece vigila la vitamina D, al via la scorta tra sole e integrazione. Mentre la vitamina E è essenziale per prevenire le fastidiose irritazioni cutanee e aumentare forza e resistenza muscolare.
Fisica e mentale. Ecco i tanti rimedi contro la stanchezza.
La vitamina B12 - precisa a Gazzetta Active la dottoressa Russo - si trova in particolare nella carne, nel pesce e nel tuorlo d’uovo, e questo è il motivo per cui spesso chi segue una dieta vegana si ritrova a doverla integrare. La B6, come anche l’acido folico o B9, è invece molto più presente negli alimenti di origine vegetale, in particolare nelle verdure a foglia, come gli spinaci, e nelle crucifere, come broccoli, cavoli, cavolfiori. Queste vitamine influiscono positivamente sulla costituzione del gruppo eme, complesso chimico composto da ferro, vitamina B12 ed acido folico (o vitamina B9) deputato al trasporto dei globuli rossi e dell’ossigeno nell’organismo, muscoli compresi. Se manca il gruppo eme non arriva ossigeno nemmeno ai muscoli. Per questo motivo quando un atleta, soprattutto se donna, si sente particolarmente stanco potrebbe avere carenze a livello di ferro, vitamina B12 o B9. La vitamina C è necessaria per assorbire il ferro, ma deve essere ‘fresca’: ad esempio, si può spremere del succo di limone sui legumi per rendere più biodisponibile il ferro in essi presenti, ma non bere una spremuta d’arancia fatta il giorno prima, visto che nel frattempo la vitamina C si è dispersa.
Il magnesio - prosegue l'esperta - è sicuramente tra i più noti e utilizzati, di aiuto contro la stanchezza e lo stress ma anche per la contrazione muscolare. Una funzione che però viene svolta anche da altri due minerali meno noti per questo fine: il calcio e il sodio. Spesso nel caso di crampi muscolari si pensa ad una carenza di potassio e magnesio, ma in alcuni casi a mancare è proprio il sodio, che pure talvolta viene ridotto nella dieta. Ma, essendo anche molto idrosolubile, in caso di carenza non è così peregrino. Spesso per coprire il proprio fabbisogno di sodio basta semplicemente aggiungere un po’ di sale da cucina, meglio se iodato, alla verdura, senza andare a mangiare alimenti ricchi di sodio che spesso non sono particolarmente sani, come gli insaccati. Per uno sportivo consumare formaggio è importante sia per il calcio sia per il fosforo, anche perché gli sportivi hanno spesso perdite di micronutrienti durante la prestazione. Un pezzo di grana o parmigiano possono essere spuntini utili in questo senso.
Per chiudere il cerchio del benessere è opportuno annoverare anche l’importanza delle proteine all’interno di un regime alimentare
Aiutano a contrastare la stanchezza - conclude nell'intervista - fornendo aminoacidi, che vanno a tamponare e riparare le microlesioni a livello muscolare prodotte dallo sforzo fisico. Se non introduco proteine a sufficienza rischio di innescare il processo di catabolismo, che porta a bruciare il muscolo. Ma ricordiamo che le proteine sono fondamentali non solo per chi fa sport: gli stessi enzimi che producono succhi gastrici sono fatti di proteine. Per questo è sempre bene avere una dieta che ne sia ricca.
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Arriva la dieta antistress. Alla riconquista delle energie perdute con vitamine e minerali
Alimentazione, cosmetici e integrazione. La salute della pelle passa dall’equilibrio interno. Primo segno visibile di queste buone abitudini sicuramente una pelle sana e luminosa. Un concentrato di vitamine e altri nutrienti è il mix vincente per il nutrimento dell’epidermide sia da dentro che da fuori. Salute, benessere e bellezza della cute sono da sempre legate alle nostre scelte alimentari. Una serie di accorgimenti che passano da una dieta in senso lato ad un’attenzione all’idratazione e alla cura con prodotti mirati. Insomma, il cibo è da sempre il nostro migliore alleato, ma spesso necessita di un supporto esterno. Non solo vitamina C e D, ma anche melatonina, magnesio, potassio e altri micronutrienti fondamentali per affrontare al meglio la nostra battaglia quotidiana e anche quella notturna. Tra le cause principali dell’esaurimento delle nostre riserve e colpevoli di stress, stanchezza, sbalzi d’umore, scarsa concentrazione, insonnia e disturbi del sonno. 2 milioni e mezzo di italiani soffrono di disturbi d’ansia, una risposta a una situazione che appare minacciosa o a cui non siamo abituati, per questo l’assunzione di vitamine contro lo stress può aiutare ad alleviare alcuni dei sintomi ad essa associati. Insomma, stress e carenza vitamina è un binomio da non sottovalutare. «Lo stress incide moltissimo anche sulla nostra pelle. Quando siamo particolarmente stressati iniziamo a sviluppare ormoni come prolattina e cortisolo che bersagliano la cute, stimolando la produzione di cellule sebacee, che portano ad iperseborrea e acrne», sottolinea in un'intervista a Gazzetta Active la dottoressa Ines Mordente, dermatologa.
Salute a rischio con STRESS e CORTISOLO, come influisce lo stile di vita
Quando il sonno diventa fondamentale. Altro legame pericoloso, infatti, è proprio quello tra pelle e insonnia. Questa, ci rende nervosi e irritabili con pesanti ripercussioni sulla nostra salute e incide negativamente anche sull’epidermide. Difatti, l’insonnia è responsabile anche di borse, occhiaie, rughe e segni del tempo oltre a lasciare la nostra pelle spenta e opaca. Nello specifico l’insonnia produce il cortisolo, l’ormone dello stress che è in grado di distruggere il collagene esistente. Le notti insonni influenzeranno anche i livelli di umidità lasciando la pelle, di viso e corpo, secca e disidratata. L’effetto della pelle spenta e opaca è dovuto proprio a questa disidratazione. La pelle reagirà producendo più sebo e, come effetto a catena, i pori si ostruiranno creando punti neri, acne, infiammazioni e pori dilatati. Sull’importanza del sonno concorda anche il dottor Sorrentino, biologo e nutrizionista: «Se si dorme poco o male l’attivazione del cortisolo, l’ormone dello stress, ha tra gli altri effetti anche quello di portarci a mangiare di più. Dormire non solo un numero sufficiente di ore, ma anche un sonno di buona qualità è fondamentale per il benessere generale dell’organismo». Questo si verifica perché durante il sonno si attiva il ricambio cellulare (turnover cellulare), un processo per cui le cellule superficiali ormai morte, lasciano il posto alle nuove. Per contro, con una buona dormita la pelle produrrà elastina, collagene e acido ialuronico oltre all’ormone della crescita, quell’ormone che ci fa sembrare eternamente giovani.
«Lo stato della nostra pelle è estremamente legato allo stato del nostro intestino. Entrambi rappresentano una barriera, quindi una funzione di protezione tra l’ambiente interno e quello esterno, ma anche una connessione tra i due ambienti” - chiarisce in un’intervista a Gazzetta Active il dottor Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista. - Sono sempre più oggetto di ricerca le relazioni tra la disbiosi, ovvero l’alterazione della flora batterica intestinale, e le manifestazioni cutanee come psoriasi, rosacea, acne e dermatite atopica. Molti studi hanno evidenziato come la correzione terapeutica della disbiosi, con probiotici e probiotici, possa essere associata ad un miglioramento della qualità della pelle».
Proprio per questo, l’alimentazione e di conseguenza, l’eliminazione del consumo di alcuni cibi, ha un ruolo fondamentale non solo per la nostra salute, ma anche per quella della nostra pelle che poi riflette il nostro benessere interiore.
Uno stile di vita incentrato su una dieta sana, ricca di alimenti come frutta e verdura di stagione, prevede il giusto reintegro di antiossidanti, vitamine e sali minerali. I pesci di piccola taglia, non di allevamento, e la frutta secca aiutano il reintegro di omega 3 e omega 6, fondamentali nel contrastare l’infiammazione e lo stato di ossidazione - aging dovuto allo stress. Parlo di alimenti ricchi di grassi idrogenati o zuccheri raffinati, che possono nutrire alcuni batteri presenti nel microbiota, predisponendo così ad un peggioramento della salute della pelle. - Attenzione poi al consumo smodato di latte e latticini - Diversi studi scientifici hanno evidenziato come un eccessivo consumo di prodotti lattiero-caseari possa, in alcune persone sia di sesso maschile sia di sesso femminile, incrementare la comparsa di acne. Gli amminoacidi del latte, infatti, sembrano promuovere la secrezione di insulina e la sintesi di IGF-1, ormone che, inducendo la iperproduzione di sebo, risulta essere tra i principali conduttori di produzione dell’acne.
Quindi, non solo il cibo, ma per la salute della pelle bisognerebbe evitare anche limitare al minimo il consumo di alcune bevande:
Bere tè, caffè ed alcolici in abbondanza può peggiorare la qualità della pelle, irritandola. Al contrario il tè verde, come dimostrato in alcuni studi scientifici, migliora la carnagione e rende la pelle più sana e luminosa, aiutandola ad eliminare le tossine. Inoltre contiene numerose sostanze antiossidanti in grado di ridurre i segni dovuti all’età. - Ma soprattutto è bene ricordarsi di bere acqua - Una buona idratazione è indispensabile per mantenere sana l’epidermide, in quanto conferisce elasticità dei tessuti. Il fabbisogno di acqua di ciascun individuo cambia a seconda dello stile di vita. Ricordo sempre: il colore delle urine ci permette di verificare immediatamente il nostro stato di idratazione. Se siamo idratati, saranno di un colore chiaro, altrimenti più scuro.
Al via con la “routine” del benessere. A tavola e oltre! Dal giorno alla notte, dobbiamo prenderci cura quotidianamente della nostra pelle,
Per avere una pelle luminosa la regola numero uno è la costanza […] ricordiamo innanzitutto che la morning routine è diversa dalla night routine: di giorno si va incontro a fattori esterni, come il sole e altri agenti atmosferici. La night routine, invece, prevede l’utilizzo di creme con azione più rigenerante ed esfoliante, sfruttando il fatto di avere tutta la notte per favorire l’esfoliazione naturale notturna. Al mattino la prima cosa da fare è utilizzare l’acqua micellare per eliminare le cellule morte dopo l’esfoliazione notturna. Se però abbiamo una pelle secca è meglio il latte detergente o una mousse struccante delicata. Quindi si passa al sapone: dopo aver eliminato le cellule morte e dilatato i pori si passa al lavaggio. Consiglio il sapone liquido perché secca meno della saponetta. Il terzo step prevede l’applicazione di una crema da giorno, meglio se con un fattore di protezione. Il sole è una delle cause più importanti di invecchiamento cutaneo, quindi anche in età molto giovane è importante applicarla. Oggi esistono creme con fattori di protezione specifici non solo per fototipo, ma anche per il tipo di pelle, se più o meno grassa, se con macchie cutanee, rosacea, cuperose o altro. Alcuni prodotti hanno anche all’interno già il trucco. Il quarto ed ultimo step consiste nell’applicazione di acqua termale, che ha una duplice funzione: fissa il trucco e svolge una azione lenitiva. – Senza dimenticare di struccarsi. - Anche la sera il primo passaggio prevede l’utilizzo di acqua micellare, quindi sapone e poi crema, oppure siero, o ancora maschera. Si conclude anche in questo caso con l’acqua termale. A differenza del mattino, però, un paio di volte alla settimana si può utilizzare un sapone con effetto scrub o peeling, per aumentare il ricambio cellulare. Sempre un paio di notti a settimana sarebbe buona cosa utilizzare una maschera, con principi attivi mirati in base al nostro tipo di pelle, da lasciar agire tutta la notte.
Gazzetta Active "Dieta e beauty routine per una pelle luminosa e sana: alimenti, creme e trattamenti"
Wikipedia "Pelle"
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Una dieta sana può aiutare il decorso della malattia. «Siamo ciò che mangiamo», la frase di Ludwig Feuerbach racchiude un concetto filosofico molto più articolato. Il filosofo tedesco ha teorizzato un pensiero che pone al centro la corporeità, in simbiosi con lo spirito e la psiche. L’uomo è ciò che mangia perché i cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello e questi rispettivamente in sentimenti e pensieri. Lo scorso ottobre l’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riunito esperti e rappresentanti di vari paesi (tra cui l’Italia) per discutere del ruolo dell’obesità in pazienti con Covid-19. Dall’incontro è emerso che secondo molti studi, l’obesità aumenta il rischio di complicanze e ancor peggio, di morte, nelle persone affette da Coronavirus. Infatti, l’obesità è anche associata ad altri problemi che possono aumentare questo pericolo tra cui disfunzioni respiratorie, alti livelli di infiammazione, alterata risposta immunitaria ad infezioni virali e altre patologie associate. Quindi, non esiste una dieta anti Covid, ma uno stile alimentare antinfiammatorio capace di scongiurare questo pericolo incombente. Il cibo non è una medicina da assumere come trattamento a una malattia, tuttavia è importante mangiare bene per stare bene e difendersi al meglio dagli attacchi esterni.
Alimentazione e salute: le virtù curative delle spezie
Prendere l’abitudine di mangiare sano e stare bene diventerà un’abitudine! L’alimentazione è il modo migliore che abbiamo per prevenire le malattie e costruire uno stile di vita sano, complice anche l’attività fisica, fondamentale per l’assunzione di alcuni nutrienti importanti come la vitamina D. «Queste sono fondamentale per [...] rendere l’intestino forte». Inoltre, essere in buona salute significa anche un rischio inferiore di contrarre il virus o comunque evitare conseguenze nefaste. Insomma, oltre alla prova costume, avere buone abitudini alimentari significa regalare al nostro fisico un peso consono alla sua struttura e una giusta circonferenza addominale. Obiettivo da raggiungere: ridurre il peso corporeo e aumentare le difese immunitarie. «Assumere un certo quantitativo di vitamine aiuta a combattere i patogeni, soprattutto la vitamina C e D». Inoltre, suggerisce Buono «Fare attività fisica al sole è un ottimo modo per introdurre vitamina D: il connubio è salubre e benefico». L’esperto poi chiama all’appello anche gli omega 3, funzionali per sfiammare la mucosa del nostro intestino, di cui è ricco il pesce azzurro. «L’Omega 3 è antinfiammatorio quindi è consigliatissimo». Insomma, uno stile alimentare capace di prevenire una lunga serie di condizioni infiammatorie oltre a numerose patologie. Ad esempio, l'infiammazione postprandiale che si verifica in concomitanza con iperglicemia e iperlipidemia dopo l'ingestione di un pasto ad alto contenuto di carboidrati (HFCM) è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD). A tal proposito, numerosi studiosi hanno dimostrato che l’aggiunta spezie riduce sensibilmente questo rischio.
Per evitare un’infiammazione sistemica nel corpo, e di conseguenza, il rischio di sviluppare, a contatto con il virus, una patologia più grave è necessario regolarizzare il nostro peso corporeo.
Chi è in sovrappeso – spiega Emilio Buono, biologo e nutrizionista - e quindi ha una circonferenza addominale importante produce delle sostanze infiammatorie, le citochine che possono aggravare la situazione in caso di Covid. Le citochine aumentano il processo infiammatorio e permettono al virus di trovare un ambiente più favorevole per replicarsi e creare maggiori danni. Un elemento importante è il microbioma intestinale che va mantenuto in salute. Un intestino e una flora batterica sani rendono il sistema immunitario più forte. - Ma questo non è l'unico aspetto da tenere sotto controllo. - L’insulina può essere un fatto infiammatorio, quindi è importante controllare l’insulina in circolo. Questo avviene attraverso il controllo dei carboidrati, sia semplici che complessi, per regolare la glicemia e non aumentare il grasso a livello addominale. Sono preferibili i carboidrati integrali.
Una dieta ‘preventiva’ di tutte le condizioni patologiche figlie del benessere, come il diabete, l’obesità, le patologie cardiovascolari, ma anche il cancro: per questo più che di dieta antinfiammatoria si dovrebbe parlare di stile di vita antinfiammatorio - spiega a Gazzetta Act!ve Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. - Lo stesso Covid-19 ha alla base un processo infiammatorio. Un processo che può essere bloccato attraverso una dieta che sia però uno stile alimentare continuo, non un regime che si segue per un breve periodo e poi si abbandona. Alla base ci sono quegli alimenti che vanno a contrastare i processi infiammatori innescati dallo squilibrio tra citochine pro-infiammatorie e citochine anti-infiammatorie. Ritrovando l’equilibrio si spegne l’infiammazione a livello cellulare. In realtà ci sono stati infiammatori silenti, asintomatici. Ma se soffriamo di stipsi o di gastrite, per esempio, oppure abbiamo difficoltà a digerire o a dormire, potremmo avere in atto un processo infiammatorio, che può anche diventare cronico. E’ quindi bene bloccarla prima che cronicizzi, ascoltando questi segnali di allarme. - Tra gli effetti protettivi degli omega 3, tra i più rilevanti, ricordiamo sicuramente l’azione antiaggregante piastrinica o effetto antitrombotico, il controllo del livello plasmatico dei lipidi, soprattutto dei trigliceridi, la riduzione del rischio di problemi cardiovascolare, il controllo della pressione arteriosa mantenendo fluide le membrane delle cellule, e dando elasticità alle pareti arteriose. Per supportare e favorire l’introduzione degli omega 3 sarebbe opportuno consumare dalle 2 alle 3 porzioni settimanali di pesce, in particolare sgombro, merluzzo, pesce spada, tonno, trota, sardina e aringa. Oppure in alternativa di avvalersi del supporto di integratori alimentari. Altra importante fonte di omega 3 sono i semi di lino, valido supporto per sopperire alla carenza di questi preziosi acidi. Tuttavia, ce ne sono altri che sarebbe meglio evitare. Sicuramente alcolici e bevande zuccherate. - Inoltre, un'ultima raccomandazione a tutti gli sportivi: - Chi fa sport ha un livello di infiammazione un po’ più alto a causa dello stress ossidativo prodotto dall’attività sportiva, che produce più citochine infiammatorie. La vitamina C è fondamentale proprio per bloccare l’infiammazione a livello cellulare. Ma in generale gli sportivi dovrebbero seguire un'alimentazione particolarmente ricca di antiossidanti.
OMEGA 3, ecco perché è importante integrarli per la nostra salute
In cima alla lista degli ingredienti le regine induscusse delle vitamine: la C e la D. Un importante contributo in merito ai benefici di questi nutrienti viene riportato nel libro di Adriano Panzironi Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti:
Essa è fondamentale grazie alla sua interazione con gli elementi (enzimi, vitamine, minerali, etc...). Preziosa per la formazione del collagene, permette di migliorare la fase anabolica del nostro corpo, mantenendo il giusto equilibrio con la fase catabolica. La sua presenza è ancora più evidente nei processi di rimarginazione delle ferite, nella cura delle ustioni, nella riparazione delle pareti arteriose (anche dei capillari) e per il buono stato del muscolo cardiaco. È utilizzata dall’industria cosmetica per le creme anti rughe, visto l’effetto protettivo e rigenerativo che ha sulla pelle. Tale vitamina ha ottenuto molti riconoscimenti per la sua funzione antisclerotizzante, agendo su più fronti di questa patologia. Innanzitutto brucia le concentrazioni di grassi che si depositano sulle pareti delle vene e nel contempo partecipa alla riparazione dell’epitelio interno delle arterie, impedendo la riformazione aterosclerotica. Inoltre l’acido ascorbico, riduce del 15-20% il tasso di colesterolo nel sangue. Questa vitamina ha un effetto antitossico. Ma forse l’effetto più conosciuto della vitamina C è quello di contrastare le infezioni batteriche. altro alleato prezioso che influenza e rinforza il nostro sistema immunitario.
Si legge ancora nel libro:
Le cellule dendritiche, come abbiamo spiegato, hanno il compito d’inglobare l’anti-gene, giungere fino ai linfonodi (dove si trovano i linfociti T vergini), maturare e trasmettere le informazioni del gene da combattere. La vitamina D si lega al recettore (Dvr) e permette la maturazione delle cellule dendritiche, che possono così attivare la duplicazione dei linfociti specifici contro l’anti-gene identificato. La carenza di vitamina D diminuisce il numero di cellule dendritiche mature, allungando il tempo di reazione immunitaria del corpo. E’ per questo motivo che d’inverno esistono le epidemie da influenza. Se ci pensate bene, i virus vivono meglio al caldo e d’estate è molto più facile entrare in contatto con i fluidi corporei (sudiamo di più e siamo più scoperti). Ma nonostante ciò non ci sono epidemie influenzali. Il motivo è che siamo più forti (prendiamo il sole, attivando la vitamina D) ed i virus non riescono a sopraffarci. La vitamina E è assorbita in presenza degli acidi biliari nell’intestino e trasportata nel fegato dove viene depositata. La proprietà più importante di tale vitamina è la capacità antiossidante nella guerra ai radicali liberi. Difatti una molecola è in grado di proteggere dall’ossidazione 1.000 molecole di acidi grassi (polinsaturi e saturi), aumentando del 100% la resistenza all’ossidazione delle lipoproteine. La sua azione antiossidante protegge le cellule dalle mutazioni cancerose. Per ultimo, ma non meno importante, la vitamina E sopprime l’azione di diverse citochine pro-infiammatorie: l’interleuchina 1 (IL1) e 6 (IL6), entrambe responsabili di una serie di patologie croniche. Utilizzata per trattare diverse malattie quali il morbo di Parkinson, le malattie reumatiche, le malattie gastrointestinali, la distrofia muscolare, la sclerosi multipla, l’Alzheimer, le vene varicose, il diabete, la malattia di Crohn, le cefalee, la sindrome mestruale e per il rafforzamento delle difese immunitarie.
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Dannoso per umore e forma fisica. Tutta colpa dello stress. E la situazione peggiora quando lo stress aumenta di pari passo ai livelli di cortisolo. Quando diventa cronico, lo stress può causare seri problemi alla salute e al benessere psico-fisico. Il nostro organismo è predisposto per far fronte a eventi stressori ed è proprio in questi momenti che siamo portati a mangiare di più. Un meccanismo che si innesca perché il cervello stimola la produzione di sostanze che condizionano la regolazione del senso di fame e di sazietà. Una concausa inevitabile che si innesca quando il nostro corpo reagisce agli stimoli a causa di una situazione di pericolo o di un evento imprevisto e di conseguenza, l’organismo rallenta il metabolismo. Lo stress porta, infatti, non solo a mangiare di più, ma anche a preferire cibi più grassi ovvero, quello che si accumulano a causa dello stress e si depositano prevalentemente intorno alla vita. Condizione meglio nota come obesità centrale, patologia che favorisce ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari. Una correlazione che si innesca tra disagio emotivo e aumento di peso. La sfera emotiva resta comunque un punto cardine e alcuni studi hanno già dimostrato che addirittura uno stile di vita ansioso dei genitori potrebbe essere legato a un maggior rischio di sovrappeso dei figli. In Italia il 20,4% dei bambini sono in sovrappeso e il 9,4% sono obesi. Una condizione che sta portando anche alla comparsa di patologie finora poco frequenti nell'infanzia, come l'ipertensione e il diabete di tipo 2.
Il legame tra l'OBESITÀ infantile e il consumo di AMIDI e ZUCCHERI
Un filo rosso che vede lo stress legato anche all’ansia e all’insonnia: lo stress porta a stati d’ansia che provocano disturbi del sonno e le conseguenze negative si ripercuotono su tutto il corpo. Questo avviene perché le persone ansiose faticano a prendere sonno quando, invece, sarebbe buona abitudine riposare almeno 7-9 ore a notte. Ma i guai non finiscono qui. Ebbene sì perché dormire poco indebolisce anche il sistema immunitario e ci rende più vulnerabili al rischio di infezioni. Diminuiscono poi anche le nostre capacità cognitive: cala la memoria, le prestazioni e la concentrazione. Riposare bene è fondamentale per accumulare tutte le energie per far fronte a impegni e imprevisti che ci riserva il quotidiano, ma anche perché insonnia e disturbi del sonno incidono pesantemente sulla salute dell’apparato cardiovascolare, aumentando il rischio di ictus e infarti oltre ad alterare, come già detto, il funzionamento del metabolismo favorendo l’insorgenza, insieme all’obesità, anche di diabete, gastrite e stipsi. Da qui l’importanza di ridurre i fattori di stress con la riduzione dell’esposizione alle cause stesse di stress. Di grande aiuto l’attività fisica, un’alimentazione sana, uno stile di vita equilibrato. L’esposizione a stress cronico provoca, invece, una condizione di iperfagia, con una maggior predilezione per alimenti ricchi di grassi e zuccheri. Molte aree cerebrali, tra cui l’ipotalamo e l’ippocampo, sono coinvolte sia nell’assunzione di cibo, sia nella funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), principale meccanismo di reazione allo stress. La percezione di un pericolo innesca una intricata catena di eventi, che favorisce la secrezione di uno specifico ormone, il cortisolo.
E’ un ormone secreto dalle ghiandole surrenali – spiega Pierluigi Pianese, chimico-farmaceutico, in forza alla Ultimate Italia -. La sua produzione è regolata dall’ipotalamo e dall’ipofisi: quando la concentrazione di cortisolo diminuisce, l’ipotalamo rilascia un ormone Il CRH, che stimola l’ipofisi a produrre ACTH il quale a sua volta stimola il surrene a produrre e rilasciare cortisolo detto anche ormone dello stress.
Insomma, tra i tanti fattori di sovrappeso indubbiamente lo stress, ma anche dell’insonnia, dei disturbi di sonno e di altre problematiche correlate al metabolismo. L’esperto spiega gli effetti del cortisolo sul nostro corpo.
Le azioni principali consistono nell’indurre un aumento della glicemia nel sangue, controllare il metabolismo delle proteine, dei lipidi e dei carboidrati, regolare i sistemi endocrino, cardiovascolare, nervoso-centrale, immunitario, e la coagulazione del sangue. Lo stress non è sempre un male: quello “buono”, ci permette di affrontare piccole e grandi emergenze, ci dà forza e resistenza inaspettate. Se però la situazione si protrae, i livelli di cortisolo non tornano nella normalità, si ha una condizione di stress che può avere conseguenze sulla salute fisica e mentale.
L'esposizione cronica allo stress ambientale può giocare un ruolo nello sviluppo dell'obesità, attraverso l'iperattivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-corticosurrenale (HPA). L'adattamento allo stress richiede una serie coordinata di risposte adattive, tra cui un aumento dell'asse HPA e l'attivazione del sistema nervoso simpatico per mantenere l'omeostasi e proteggere dalle malattie croniche. Un ipotetico fattore di iperattivazione cronica dell'asse HPA nell'obesità, in particolare il fenotipo addominale, è stato correlato all'incapacità individuale di far fronte a eventi stressanti avversi ambientali a lungo termine per tutta la durata della vita. Studi epidemiologici e clinici condotti sull'uomo hanno a loro volta documentato che l'obesità addominale e le sue comorbidità metaboliche sono significativamente correlate con condizioni legate allo stress come eventi di vita avversi, disturbi psicologici e problemi psicosociali. Ma perché dormire poco contribuisce all’aumento di peso?
Colpa dei nostri ormoni: non basta riposare dalle 7 alle 8 ore a notte: diventa fondamentale come si riposa. Fattori importanti: quantità e qualità del sonno. Come valutarli? Se al risveglio si avverte la sensazione di non essere ancora pronti a cominciare la giornata, vuol dire che non si è ben recuperato nelle ore notturne. Necessario mantenere metodo, ritmo, costanza delle ore di sonno: dormire 5-6 ore durante la settimana, poi fare il pieno di recuperare nel weekend non è scelta produttiva.
L’esperto mette in guardia sulle zone critiche, dai punti più sensibili all’accumulo di grasso e suggerisce come intervenire e modificare tutte le cattive abitudini.
Sull’addome: è la zona in cui si concentra il meccanismo cortisolo-insulina. La scarsa quantità e qualità del sonno, fa aumentare il rischio di insulino-resistenza, di obesità, sindrome metabolica e diabete di tipo 2, quello alimentare. Il cortisolo, è però basilare per l’organismo: senza ci saremmo estinti. Ha un ritmo circadiano, alto nelle prime ore del mattino, decrescente durante il giorno, poi raggiunge il picco minimo in tarda serata. Stare svegli fino al tardi, compromette i ritmi biologici di questo ormone. Il corpo, come meccanismo di difesa e protezione a questa “forzatura oraria”, libera zucchero nel sangue. Il risultato? La produzione eccessiva di insulina da parte del pancreas e la crescita del grasso viscerale. Regolarizzare i ritmi del sonno, andare a letto sempre alla stessa ora, senza dispositivi elettronici, evitare pasti pesanti alla sera, puntare sulla qualità del cibo, eliminare quelli che infiammano l’organismo: farine bianche o raffinate, grassi, fritti. Non sovraccaricare la digestione, ma non saltare mai i pasti. E mangiare piano evitando di accumulare gonfiore.
Alleato tra tanti nemici. Ecco come ci viene in soccorso l’integrazione alimentare:
Uno stress intenso, duraturo e non gestito può avere conseguenze sulla salute. In questi casi può essere utile l’assunzione di integratori tonico-adattogeni in grado di sostenere il corpo fisicamente e favorire una buona risposta emozionale e comportamentale. Le proprietà di questi integratori aumentano l’energia e la resistenza, le capacità cognitive e le difese dell’organismo e stimolano a reagire in modo positivo, sia a livello mentale sia fisico allo stress. Su cosa puntare per contrastare gli sbalzi d’umore, i pensieri fissi, favorire un senso di benessere per mente e corpo? Consigliati gli integratori che presentano estratti vegetali di fosfatidilserina, melissa, griffonia, che favoriscono calma e serenità e la rhodiola rossa, un tonico che agisce sulla stanchezza fisica e mentale e contribuisce a normalizzare il tono dell’umore.
La Repubblica "Lo stress dei genitori aumenta il rischio di obesità infantile"
The New York Academy of Sciences "Stress, Obesity, and the Metabolic Syndrome"
Gazzetta Active "Non dimagrisci? Spesso è colpa dello stress: ecco come rimediare"
The New York Academy of Sciences "Obesity-Related Sleepiness and Fatigue"
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