Salame, speck, mortadella, würstel, prosciutto cotto, pancetta, bacon, insaccati e carni a lunga scadenza. Ma anche pesce marinato e prodotti caseari. Obiettivo: preservarne integrità e colore. L’aggiunta per aumentare e migliorare la conservazione di affettati e insaccati. Composti chimici nemici della salute poiché potrebbero favorire l’insorgenza di tumori. Difatti, nitriti e nitrati contengono composti potenzialmente cancerogini e sono nocivi per il nostro organismo. Sotto il profilo igienico-sanitario, questi conservanti agiscono come antisettici e antimicrobici, difendendo le carni dalla pericolo del botulino. Inoltre, aiutano a preservare gli aromi di questi prodotti, contrastando l’azione dei microorganismi, e quindi, la relativa alterazione. Una pratica antica anche se il loro utilizzo nella realizzazione di questi prodotti si è ridotta intorno agli anni Sessanta e Settanta. Storicamente, i salumi venivano realizzati con il solo impiego di sale e spezie che fungeva anche da “conservanti naturali”. Particolare attenzione, infatti, era data al luogo in cui questi alimenti venivano poi conservati: sulle pareti di queste cantine si formavano muffe cariche di salnitro, in grado di stagionare e conservare perfettamente i questi cibi. Poi con la logica industriale di lavorazione e conservazione, l’impiego di nitriti e nitrati è diventato quasi necessario per garantirne la conservazione da contaminazioni batteriche e stabilizzando aspetto e aromi. Tuttavia, fortunatamente, ancora oggi si possono trovare in commercio salumi e insaccati di qualità realizzati artigianalmente come da antica tradizione ovvero, senza l’aggiunta di conservanti.
Ecco perché mangiare carne fa bene ed è fondamentale per la nostra salute
Inoltre, sulla nocività di questi composti chimici sono stati condotti numerosi studi scientifici. La stessa Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che fa capo all’Organizzazione mondiale della Sanità, ha riconosciuto queste sostanze come probabilmente cancerogene. Presenti in natura, composte da azoto e ossigeno, utilizzate da tempo in forma sintetica. Le conseguenze negative sulla salute, tuttavia, è dovuto alle possibili trasformazioni chimiche che possono interessare soprattutto i nitriti, molto più pericolosi dei nitrati. I nitrati sono impiegati prevalentemente in agricoltura come fertilizzanti, ma vi si ricorre abbinandoli ai nitriti anche per conservare alcuni tipi di cibi a base di carne. Evidenze scientifiche dimostrano che, l’ingestione elevata o prolungata di nitriti e nitrati negli alimenti aumenta la probabilità di sviluppare tumori allo stomaco e all’esofago. Sconsigliate anche dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti che considera le nitrosammine come uno dei gruppi di sostanze cancerogene più potenti. La trasformazione in metaemoglobina, invece, è pericolosa in particolare per i più piccoli, poiché potrebbe provocare nei bambini scarsa ossigenazione e difficoltà respiratorie. Per contrastare l’azione nociva e le pericolose trasformazioni di nitriti e nitrati negli alimenti, fondamentalmente il contributo fornito dagli antiossidanti, tra cui, il più conosciuto e diffuso è sicuramente la vitamina C. Insomma, un inibitore delle nitrosammine per diminuirne la potenziale nocività. Oltre alla forte raccomandazione nella scelta di prodotti dove non sono presenti queste pericolose aggiunte.
Gli additivi e i conservanti alimentari aumentano il rischio di tumori. Gli additivi sono sostanze che vengono aggiunte agli alimenti, specialmente industriali, per preservarli da contaminazioni microbiche, irrancidimento e per migliorarne l'aspetto e la consistenza. I nitrati e i nitriti, utilizzati soprattutto nella conservazione della carne e degli insaccati, possono subire delle modificazioni chimiche che li trasformano in nitrosammine, molecole potenzialmente cancerogene. Un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è associato ad aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell'esofago.
Sono dei composti chimici che vengono aggiunti principalmente ai salumi, dal prosciutto alla bresaola, dal salame al cotechino fino alla mortadella, con la funzione di conservanti e coloranti. In particolare, sono proprio nitriti e nitrati a conferire alla carne del salume il colore rosso vivo. Inoltre impediscono la crescita del botulino, che può provocare botulismo, molto pericoloso», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Alice Cancellato, biologa nutrizionista del Centro scienze della natalità e ginecologia oncologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Ma perché questi composti sono considerati pericolosi per la salute? «I nitrati e, soprattutto, i nitriti vengono in parte convertiti in nitrosammine, composti con un potere cancerogeno soprattutto per i tumori allo stomaco e all’esofago. Va detto che non tutti vengono convertiti in nitrosammine, ma una parte sì. - Tuttavia, nitriti e nitrati non sono presenti in tutti i salumi - […] il prosciutto crudo di Parma e il San Daniele Dop non li contengono. Però questi prosciutti hanno un’elevatissima presenza di sale». Ma come riconoscerli? L’esperta poi suggerisce di prestare attenzione alle etichette. «C’è una dicitura: la E249, E250 per i nitriti, E251, E252 per i nitrati. Talvolta viene indicata solo la sigla, è bene controllare, perché possono essere aggiunti anche ad alcuni tipi di formaggi per evitare che si gonfino durante la fermentazione».
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Per approfondimenti:
Alimentazione Gazzetta "Nitriti e nitrati, il lato amaro dei salumi. “Contengono composti potenzialmente cancerogeni”
AIRC "Gli additivi e i conservanti alimentari aumentano il rischio di tumori?"
Nature "Impact of meat and Lower Palaeolithic food processing techniques on chewing in humans"
La Stampa "La cottura (e la carne) ci ha resi intelligenti"
Il Giornale "La scienza sbugiarda i vegani: "La carne ci ha resi intelligenti"
Huffington Post "Mangiare carne ci ha resi quello che siamo oggi": una ricerca su "Nature" rivela il ruolo centrale nell'evoluzione dell'uomo"
Blitz Quotidiano "Carne, scienza rivela ruolo centrale nell’evoluzione uomo"
Meteo Web "Ci dispiace vegani, la carne ci ha resi intelligenti”: così il Time spiega uno studio pubblicato su Nature"
LEGGI ANCHE: KO per vegani e vegetariani. La carne riduce del 43% il rischio di fratture
Carne, tra proteine e vitamina B12: l’importanza dell’allevamento al pascolo
La carne grass fed: dai valori etici a quelli organolettici
La vittoria evolutiva dei carnivori: la carne ci ha reso intelligenti
La carne non fa male: maggior rischio ictus per vegani e vegetariani
Nuove ricerche: nessun legame tra carne e tumore al colon
L'assunzione di carne è fondamentale per la salute, ma nessuno ne parla
Anche la carne rossa fa bene, basta abbinarla con verdure e olio di oliva
Demonizzata e associata all’aumento di insorgenza dei tumori. Al contrario, la carne è un alimento ricco di benefici e prezioso per la nostra salute. Pregiata, a livello nutrizionale, soprattutto quella proveniente da allevamenti allo stato brado. Concentrato di proteine, aminoacidi, vitamine A, B12 e D oltre a ferro, zinco e selenio. «Fondamentale è soprattutto come l'animale viene allevato: la carne da allevamento all'aperto è molto più ricca di sostanze nutrizionali di quella da allevamento intensivo», sottolinea Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano a Gazzetta Act!ve. Sostenibile, genuina e salutare. Dal principio del giusto allevamento alle proteine nobili della carne. Insomma, il connubio perfetto per vivere in salute nel rispetto dell’allevamento e del codice etico della filiera. In una parola: grass fed. Una pratica che vanta oltre 200 anni di storia dove la carne viene allevata esclusivamente a foraggio ed erba. Non solo bestiame più sano, ma anche un maggiore contenuto di omega 3 rispetto agli omega 6, minor presenza di grassi saturi, un rapporto tra grassi polinsaturi/saturi più elevato e una quantità maggiore di acido linoleico coniugato, vitamina E, vitamina C, beta-carotene oltre a una notevole concentrazione di proteine. Conosciuta e apprezzata già negli Stati Uniti, fa la sua comparsa in tempi più recenti anche in Italia. Difatti, la carne rossa grass fed o “da erba”, è ottenuta dal bestiame allevato allo stato brado e semi brado, animali cresciuti al pascolo, che non vengono nutriti con mangimi o integratori ma solo con erba e fieno. Insomma, animali iberi in natura!
CARNE ROSSA e TUMORI? Esiste davvero una correlazione?
I benefici dell’orientamento grass fed sono sostenuti in una serie di indagini, primo tra tutte lo studio condotto da Mandell e collaboratori, pubblicato nel 1998 su J Anim Sci, “Effect of forage vs grain feeding on carcass characteristics…”, analizzando le carcasse di capi che erano stati allevati a foraggio e di quelli nutriti con cereali (grano), hanno riscontrato in questi ultimi un peso maggiore del capo, una maggiore quota di grasso intramuscolare e globale rispetto alle carcasse di animali nutriti ad erba, per la stessa durata di allevamento. Inoltre, non dimentichiamo, nella carne grass fed, la presenza di un più elevato contenuto di acido linoleico associato a una bassa concentrazione di acido oleico. E poi rinunciare alla carne sembrerebbe avere i suoi effetti collaterali. Secondo uno studio pubblicato sul Bmj i vegani, ma anche i vegetariani, sono più esposti al rischio di ictus. Smentito poi dalla scienza il legame tra il consumo di carne e l’aumento del rischio di problemi al cuore, senza tralasciare poi le correlazioni delle carni rosse col tumore. La ricerca condotta dall'Università di Oxford, dimostra che coloro che escludono del tutto dalla dieta alimenti di origine animale, hanno il 20% di possibilità in più di essere colpiti da un ictus.
Piuttosto diffusa una convinzione generale a discapito di questo alimento considerato dai più come dannoso per la salute.
«Una delle cose che mi sento dire più spesso dai miei pazienti è che la carne fa venire i tumori» osserva in un’intervista a Gazzetta Act!ve la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. La carne, soprattutto le carni rosse, negli ultimi anni hanno conosciuto un crescendo di critiche. Eppure, sottolinea la dottoressa Falcone, «la carne non va demonizzata. E’ un alimento completo, che ci fornisce proteine nobili, con un alto valore biologico, e tutti gli aminoacidi essenziali di cui abbiamo bisogno. Inoltre nel caso di uno sportivo va a soddisfare i bisogni energetici, mentre le proteine vanno a riparare i muscoli, favorendone il recupero».
Tra le altre proprietà nutrizionali di questo prezioso alimento, l’importante presenza di vitamine e minerali.
«Contiene vitamina B12 – evidenzia la biologa - , essenziale per la produzione di globuli rossi e utile per la sintesi proteica. E soprattutto per gli sportivi un alimento che contiene proteine e B12 è utilissimo per la fase di recupero. Inoltre è ricca di ferro eme, componente importantissima per la emoglobina e a livello muscolare per la mioglobina, molecole fondamentali per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti e ai muscoli. Contiene anche zinco, che favorisce la riparazione dei tessuti e dei muscoli, lo sviluppo e la crescita».
Altro dibattito ancora aperto è poi quello sulla scelta tra carne bianca o rossa.
«Attualmente va di moda la carne bianca – precisa la nutrizionista -. Sicuramente è più digeribile, perché ha meno tessuto connettivo della carne rossa e ha un basso contenuto di grassi. Ma se scegliamo una carne bovina allevata all’aperto dal punto di vista nutrizionale è quasi meglio del pollame: è più proteica, contiene anche vitamina E, C e betacarotene. L’importante è come viene allevato l’animale. Ora si parla molto di carne grass fed: una carne allevata al pascolo, come si faceva un tempo. Il foraggio è a base d’erba e l’animale ha una carne che, dal punto di vista nutrizionale, ha delle proprietà molto valide. Diminuisce il contenuto di grassi saturi che si porta dietro la carne proveniente dagli allevamenti intensivi, per esempio. Negli allevamenti intensivi gli animali possono essere nutriti con cereali, possono venir loro somministrati antibiotici e ormoni per accorciare il periodo di crescita, in modo da produrre uno sviluppo esponenziale. Gli animali vengono sottoposti ad un ingrassamento forzato. Invece negli allevamenti all’aperto possono nutrirsi di erba. Hanno tempi di crescita più lunghi ma questo metodo di allevamento è sostenibile sia per noi, per la nostra salute, sia per l’ambiente. La carne rossa allevata in questo modo potrebbe essere consumata anche due volte alla settimana».
A sostegno del grass fed, tra etica e qualità, anche Roberto Panzironi che, con la Filiera Life 120 (sua e del fratello Adriano), sottolinea da tempo l'importanza della qualità della vita degli animali, nel rispetto della natura, di tempi e processi:
«Quando si parla di eticità occorre rispettare gli animali, la natura, le persone che ci lavorano, ma soprattutto i consumatori». «Gli animali, vengono allevati allo stato brado, senza l'uso di antibiotici» spiega Roberto che, della filiera etica, fa il suo cavallo di battaglia. «Altro aspetto fondamentale - aggiunge - è la frollatura (processo di stagionatura) della carne a 30/60 giorni. Questo ci garantisce qualità, sapore, nutrimento e giusta morbidezza».
La Filiera Etica LIFE 120, intervista a Roberto Panzironi
Inoltre, per contrastare la crisi economica, soprattutto quella dovuta al momento critico che noi tutti stiamo vivendo, particolare attenzione viene data anche alla manodopera, le aziende, infatti, sono tutte italiane a conduzione familiare. Dal produttore al consumatore, quindi, la Filiera Life 120 salta così tutti i passaggi intermedi, e non fondamentali, col fine unico di creare un prodotto di qualità a un prezzo basso e competitivo e, ancor più, alla portata di tutti.
«Grass fed significa letteralmente “nutrito a erba”» spiega Christian Orlando, biologo nutrizionista. «Quando si parla di allevamento grass fed – continua l’esperto -, si intende un sistema di crescita che permette ai bovini di restare al pascolo per l’intero ciclo di vita, dalla nascita alla macellazione». «Poi c’è una maggiore presenza di acidi grassi omega 3 e di vitamine liposolubili – sottolinea il biologo -: mentre la quantità di grassi saturi è la stessa rispetto alla carne tradizionale, ciò che cambia in modo sostanziale è la presenza di omega 3, acidi grassi essenziali spesso poco presenti nella nostra alimentazione e fondamentali nella prevenzione di malattie cardiovascolari e per il buon funzionamento di cervello, occhi e ghiandole endocrine». «Inoltre la carne grass fed ha un maggior contenuto di vitamina E, potente antiossidante di cui è ricchissimo anche l’extravergine, e di carotenoidi, precursori della vitamina A. Non essendo alimentati con cereali, l’organismo dell’animale produce molte meno sostante infiammanti e radicali liberi che di conseguenza si troverebbero nella carne che poi andremo a mangiare» conclude Orlando.
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Gazzetta Act!ve "Carne, dalle proteine nobili alla vitamina B12: i benefici di un alimento spesso sotto accusa"
Donna Moderna "Che cos’è la carne “grass-fed”
PubMed "Effects of forage vs grain feeding on carcass characteristics, fatty acid composition, and beef quality in Limousin-cross steers when time on feed is controlled"
Gambero Rosso "La carne grass fed. Tutto quello che c’è da sapere"
Libero "Ictus, perché mangiare carne: quanto rischiano in più i vegetariani, la ricerca a Oxford"
The Bmj "Risks of ischaemic heart disease and stroke in meat eaters, fish eaters, and vegetarians [...]
Focus "Vegetariani, pescetariani, carnivori: chi corre più rischi per la salute?"
Wired "I vegetariani sono a maggiore rischio di ictus?"
GQ Italia "I vegetariani sono più a rischio di ictus..."
LEGGI ANCHE: La carne grass fed: dai valori etici a quelli organolettici
#MangiaItaliano: al via la campagna a sostegno del Made in Italy
Dal benessere dell’animale alle esemplari proprietà nutrizionali. E ancora dal principio del giusto allevamento alla scelta delle proteine nobili della carne. Insomma, il connubio perfetto per vivere in salute nel rispetto dell’allevamento seguendo le regole della filiera etica. Parola chiave: grass fed. Una pratica che vanta oltre 200 anni di storia dove la carne viene allevata esclusivamente a foraggio ed erba. E il risultato è presto detto. Non solo bestiame più sano, ma anche un maggiore contenuto di omega 3 rispetto agli omega 6, minor presenza di grassi saturi, un rapporto tra grassi polinsaturi/saturi più elevato e una quantità maggiore di acido linoleico coniugato, vitamina E, vitamina C, beta-carotene oltre a una notevole concentrazione di proteine.
Sostenibile, genuina e salutare. Frutto della ricerca di alimenti a minor impatto ambientale, conosciuta e apprezzata già da diversi anni negli Stati Uniti, fa la sua comparsa in tempi più recenti anche in Italia. Difatti, la carne rossa grass-fed o “da erba”, è ottenuta dal bestiame allevato allo stato brado e semi brado, animali cresciuti al pascolo, che non vengono nutriti con mangimi o integratori ma solo con erba e fieno. Liberi in natura! Secondo quanto dimostra uno studio del Dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna, la crescita lenta e in modo naturale, contribuisce alla loro salute e al loro benessere, favorendo di conseguenza anche la sostenibilità degli allevamenti. E ancora, questi animali si nutrono di erba fresca, soprattutto in primavera, ricca di omega 3 e vitamine. Inoltre, essendo liberi di muoversi, sviluppano una maggiore massa muscolare, rendendo così la carne ancora più compatta e che necessita di una frollatura più lunga per renderla tenera. Il risultato? Carne decisamente saporita. «La grass fed è una carne molto dura, che necessita di un trattamento di frollatura prolungata che può arrivare anche a un mese, un mese e mezzo» evidenzia Christian Orlando, biologo nutrizionista.
Sull’argomento, una lunga serie di ricerche scientifiche, già da diversi anni sostengono i benefici dell’orientamento di carne grass fed. Primo tra tutti, lo studio condotto da Mandell e collaboratori, pubblicato nel 1998 su J Anim Sci, “Effect of forage vs grain feeding on carcass characteristics…”, analizzando le carcasse di capi che erano stati allevati a foraggio e di quelli nutriti con cereali (grano), hanno riscontrato in questi ultimi un peso maggiore del capo, una maggiore quota di grasso intramuscolare e globale rispetto alle carcasse di animali nutriti ad erba, per la stessa durata di allevamento. Inoltre, non dimentichiamo, nella carne grass fed, la presenza di un più elevato contenuto di acido linoleico associato a una bassa concentrazione di acido oleico.
Tra etica e qualità, nel rispetto del territorio e del lavoro. Da sempre a sostegno del grass fed anche Roberto Panzironi che, con la Filiera Life 120 (sua e del fratello, Adriano Panzironi), sottolinea da tempo l'importanza della qualità della vita degli animali, nel rispetto della natura, di tempi e processi: «Quando si parla di eticità occorre rispettare gli animali, la natura, le persone che ci lavorano, ma soprattutto i consumatori». «Gli animali, vengono allevati allo stato brado, senza l'uso di antibiotici» spiega Roberto che, della filiera etica, fa il suo cavallo di battaglia. «Altro aspetto fondamentale - aggiunge - è la frollatura (processo di stagionatura) della carne a 30/60 giorni. Questo ci garantisce qualità, sapore, nutrimento e giusta morbidezza».Inoltre, per contrastare la crisi economica, soprattutto quella dovuta al momento critico che noi tutti stiamo vivendo, particolare attenzione viene data anche alla manodopera, le aziende, infatti, sono tutte italiane a conduzione familiare. Dal produttore al consumatore, quindi, la Filiera Life 120 salta così tutti i passaggi intermedi, e non fondamentali, col fine unico di creare un prodotto di qualità a un prezzo basso e competitivo e, ancor più, alla portata di tutti.
«Grass fed significa letteralmente “nutrito a erba”» spiega Christian Orlando, biologo nutrizionista. «Quando si parla di allevamento grass fed – continua l’esperto -, si intende un sistema di crescita che permette ai bovini di restare al pascolo per l’intero ciclo di vita, dalla nascita alla macellazione. A differenza dell’allevamento tradizionale dove gli animali vengono spesso nutriti con cereali e mangimi, per una crescita e un ingrasso rapidi, il sistema grass fed, oltre a rispettare il benessere degli animali, è meno impattante, dato che mais e soia (usati per alimentare gli animali negli allevamenti convenzionali) da una parte richiedono un’enorme quantità di acqua, dall’altra contribuiscono in alcuni paesi al consumo di suolo strappato alle foreste. Non solo, negli allevamenti tradizionali subentra un ulteriore problema: lo smaltimento di migliaia di tonnellate di liquami prodotti».
«Nella carne dell’animale “nutrito a erba” – sottolinea il biologo - c’è una minore o nessuna presenza di antibiotici, chemioterapici, pesticidi: la vita degli animali in spazi aperti e meno affollati riduce infatti la probabilità di contrarre malattie, di conseguenza i medicinali utilizzati sono sicuramente meno. Inoltre la vita all’aria aperta e l’alimentazione basata principalmente sull’erba assicura una presenza quasi nulla di pesticidi e di conservanti nelle carni. Poi c’è una maggiore presenza di acidi grassi omega 3 e di vitamine liposolubili: mentre la quantità di grassi saturi è la stessa rispetto alla carne tradizionale, ciò che cambia in modo sostanziale è la presenza di omega 3, acidi grassi essenziali spesso poco presenti nella nostra alimentazione e fondamentali nella prevenzione di malattie cardiovascolari e per il buon funzionamento di cervello, occhi e ghiandole endocrine».
«Gli alimenti più ricchi di tali sostanze – continua il nutrizionista - sono il pesce, alcuni semi oleosi e i prodotti dei ruminanti, qualora effettivamente si alimentino ruminando. Questi, infatti, sono fra le poche specie animali in grado di produrre gli omega 3 autonomamente senza introdurli con l’alimentazione». «Inoltre la carne grass fed ha un maggior contenuto di vitamina E, potente antiossidante di cui è ricchissimo anche l’extravergine, e di carotenoidi, precursori della vitamina A. Non essendo alimentati con cereali, l’organismo dell’animale produce molte meno sostante infiammanti e radicali liberi che di conseguenza si troverebbero nella carne che poi andremo a mangiare» conclude Orlando.
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La vittoria dei carnivori e l'umiliazione dei vegani: la carne ci ha reso umani. Lo rivela uno studio pubblicato su Nature sull'importanza della carne nello sviluppo dell'uomo. E anche se l’uomo è da sempre onnivoro, nel tempo sono cambiate un po’ di cose, in primi la modalità di approvvigionamento del cibo. Secondo questa ricerca, infatti, mangiare proteine animali avrebbe contribuito all’evoluzione della specie. Una trasformazione avvenuta, oltre all’evidente livello anatomico anche da un punto di vista intellettivo. L’indagine nasce dal fatto che tempo fa, i nostri avi si nutrivano soprattutto con frutta e verdura, tuttavia, l’alimentazione poco equilibrata ed insufficiente li ha spinti, poco dopo, verso la scoperta di un’alternativa a quello che avevano mangiato fino a quel momento: la carne. Oltre al notevole apporto calorico e proteico rispetto a quello che mangiavo prima, il cibo ottenuto con la allora nuova pratica della caccia, era anche più nutriente e facile da masticare.
La vera evoluzione, quindi, è iniziata proprio dalla scoperta della carne. Come è avvenuto di conseguenza anche per la lavorazione e il taglio a differenza della cucina, invece, che è arrivata solo 500mila anni fa. «Cucinare è un fattore importante, ma non è l'unico da prendere in considerazione e anche il cibo lavorato, tagliato o fatto a pezzi, ha avuto effetti profondi su di noi» spiega il coautore dello studio Daniel Lieberman dell'Harvard University. La prova di questo cambiamento inizia in primis dal bisogno di mangiare carne e di strapparla dalle carcasse degli animali che ha portato allo sviluppo della dentatura umana. Come è avvenuto anche per il cranio e le ossa del collo. «Questi cambiamenti - evidenzia il ricercatore - non sarebbero forse stati possibili senza il consumo di carne insieme all'acquisizione di tecniche per lavorarla e cucinarla». In pratica, cominciare a mangiare carne 3 milioni di anni fa, potrebbe aver innescato una serie di conseguenze che hanno velocizzato la nostra evoluzione anche se forse in modo indiretto.
Nello studio “Effetto della carne e delle tecniche di elaborazione dei cibi del Paleolitico Inferiore sulla masticazione degli umani” (Impact of meat and Lower Palaeolithic food processing techniques on chewing in humans), gli scienziati hanno testato su alcuni volontari il numero di masticazioni e la forza impiegata per masticare diversi cibi presenti nel Paleolitico. I ricercatori sono giunti alla conclusione che un’alimentazione composta prevalentemente da carne, in considerazione dell’uso degli utensili in pietra utilizzati all’epoca per il cibo, avrebbe permesso all’uomo di risparmiare risorse fisiche e di tempo per mangiare. Quindi, essendo necessario un numero di pasti inferiore e potendo, in questi casi, masticare meno, l’articolazione della mandibola sarebbe diventata più forte, ma al tempo stesso, più agile e con denti più piccoli. L’indagine dimostra che la forza della mandibola necessaria era inferiore del 27% e il numero di masticazioni necessarie era minore del 18%. Mangiare carne, insomma, ci avrebbe permesso di dedicare meno tempo a masticare per concentrarci su altre pratiche, fornendo così ulteriori stimoli allo sviluppo delle nostre capacità cognitive. E tutto con il supporto di una dieta più completa, e quindi, di una quantità maggiore di calorie extra per alimentare un cervello più grande.
«L’uomo è ciò che mangia» sosteneva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. E non dimentichiamo che l’uomo è onnivoro da sempre. Lo dimostra la storia: oltre 10mila anni fa eravamo cacciatori, dopo siamo diventati più stanziali, passando all’agricoltura e poi all’allevamento. La nostra grande vittoria si evidenzia col fatto di essere in grado di mangiare tutto. Altra teoria che si collega alla ricerca, quella dell’antropologo inglese Richard Wrangham che nel libro “L’intelligenza del fuoco”, sostiene che l’avvento della cottura non abbia reso l’uomo solo più espansivo, ma anche più arguto. In pratica, l'evoluzione dell'uomo non sarebbe stata possibile senza il consumo di carne insieme all'acquisizione delle tecniche necessarie a lavorarla e cucinarla. Quello che gli studiosi hanno voluto dimostrare è che, il consumo di carne, legato a tutta una serie di pratiche, in passato è stato fondamentale per il nostro sviluppo. Ciononostante questi fondamentali processi evolutivi, il nostro apparato digerente continua a essere quasi uguale a quello di un gorilla e molto simile a quello di altri animali erbivori. Nonostante questo, gli elementi indispensabili per vivere in salute sono presenti nei vegetali: vitamine, minerali, antiossidanti e fibre.
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L'Italia lancia l'SOS. Il Covid-19 sta mettendo a dura prova il sistema produttivo italiano e, ancor più, l'intera filiera agroalimentare. Ad aggravare questo scenario, già drammatico di suo, arriva poi il cosiddetto "dito nella piaga". Dalla Francia, con lo scandaloso video sulla pizza italiana mandato in onda da Canal Plus agli altri Paesi con la richiesta delle certificazioni sanitarie “virus free” su vini e cibi. Insomma, dai campi alla ristorazione, l'emergenza sanitaria non risparmia nessuno. Così, il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, insieme a Campagna Amica e Terranostra, lancia la prima campagna #MangiaItaliano nei mercati, ristoranti, agriturismi, industrie e strutture commerciali, messe in ginocchio dal coronavirus.
Tra etica e qualità, nel rispetto del territorio e del lavoro. Da sempre a sostegno del cibo nostrano anche Roberto Panzironi che, con la Filiera Life 120 (sua e del fratello, Adriano Panzironi), sottolinea da tempo l'importanza dei prodotti italiani: «Quando si parla di eticità occorre rispettare gli animali, la natura, le persone che ci lavorano, ma soprattutto i consumatori». «Gli animali, vengono allevati allo stato brado, senza l'uso di antibiotici» spiega Roberto che, della filiera etica, fa il suo cavallo di battaglia. «Altro aspetto fondamentale - aggiunge - è la frollatura (processo di stagionatura) della carne a 30/60 giorni. Questo ci garantisce qualità, sapore, nutrimento e giusta morbidezza». Per contrastare la crisi economica, soprattutto quella dovuta al momento critico che noi tutti stiamo vivendo, particolare attenzione anche alla manodopera, le aziende, infatti, sono tutte italiane a conduzione familiare. Dal produttore al consumatore, quindi, la Filiera Life 120 salta così tutti i passaggi intermedi, e non fondamentali, col fine unico di creare un prodotto di qualità a un prezzo basso e competitivo e, ancor più, alla portata di tutti.
L'emergenza Coronavirus sta mettendo a rischio l'intera filiera agroalimentare che raggiunge in Italia una cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil e offre lavoro a 3,8 milioni di persone. «Per combattere la disinformazione, gli attacchi strumentali e la concorrenza sleale prende il via la prima campagna #MangiaItaliano (in Italia e all’estero) per salvare la reputazione del Made in Italy, difendere il territorio, l’economia e il lavoro e far conoscere i primati della più grande ricchezza, del Paese, quella enogastronomica - denuncia il presidente della Coldiretti - e, ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy che rappresenta nell’alimentare una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo e sanitario a livello comunitario e internazionale» . «In alcuni Paesi – aggiunge Prandini – vengono addirittura chieste insensate certificazioni sanitarie “virus free” su vini e cibi provenienti dalla Lombardia e dal Veneto, ma ci sono state anche assurde disdette per forniture alimentari provenienti da tutta la Penisola» .
Certificazione, garanzia e rintrancciabilità: portiamo a tavola il tricolore. Oggi, più di ieri, viene evidenziata l'importanza del "mangiare italiano" nel rispetto di qualità, tradizione e per contrastare gli effetti del Covid-19. Si legge sul sito Coldiretti: «L’obiettivo è far conoscere i primati del Made in Italy con l’agricoltura italiana che è oggi la più green d’Europa, con 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole bio, 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%) contro l’1,3% della media Ue o il 5,5% dei prodotti extracomunitari» .