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Stanchi e spossati a causa dell’afa? Due minerali preziosi e interdipendenti l’uno dall’altro. Facciamo il pieno di energia con magnesio e potassio. L’importanza di assumerli d’estate viene poi dall’eccessiva sudorazione causata dal caldo e dalla conseguente perdita di sali minerali. Tra i principiali sintomi di una carenza: stanchezza e spossatezza. Inoltre, la perdita eccessiva di minerali si traduce anche in maniera dolorosa con i classici crampi muscolari, soprattutto nel cuore della notte o come fatica nello svolgere le attività quotidiane più banali. I crampi poi, si manifestano prevalentemente alle gambe, sotto forma di una contrazione involontaria e improvvisa di uno o più muscoli, causando il loro irrigidimento e dolore che può diffondersi a buona parte dell’arto. Questa condizione si verifica perché con la sudorazione eccessiva e la perdita di magnesio e potassio, l’organismo non dispone più di quei minerali che sono impiegati per svolgere le normali funzioni dei muscoli e per tenerli rilassati. Da qui, l’importanza sia dell’idratazione, sia di colmare eventuali carenze di questi sali minerali.

La miglior risposta comincia dalla prevenzione. Infatti, quando le temperature aumentano è necessario un livello di energie maggiori per mantenere costante la temperatura corporea poiché, nel lungo periodo, questo maggior dispendio energetico si farà sentire, rischiando di far andare in riserva anche le vitamine coinvolte proprio nella produzione di energia. Ancora più indispensabili per chi pratica sport. Difatti, l’attività fisica se praticata con le alte temperature tipicamente estive porta, in primis, a una considerevole perdita di liquidi. Il rischio è proprio quello di andare incontro a una carenza vitaminica e a una demineralizzazione che indeboliscono le strutture dell’organismo. Magnesio e potassio, inoltre, evitano anche l’insorgenza di problemi muscolari durante l’attività sportiva. Tra gli altri segnali di una carenza di minerali nervi tesi, cattivo umore e irritabilità. Mentre il Magnesio favorisce il rilassamento delle tensioni nervose e mentali, contribuendo a distendere l’umore e facilitando anche in caso di disturbi legati al sonno, il potassio, riduce gli stati di irritabilità, evitando sbalzi d’umore improvvisi. Difatti, una carenza di magnesio e potassio, intacca anche il nostro sistema nervoso, che può essere riequilibrato tramite l’assunzione di questi minerali, che contribuiscono a ridurre l’aggressività.

Al via con la scorta per l'estate

La carenza di potassio, conosciuta come ipokaliemia, è una condizione caratterizzata da sintomi come stanchezza, debolezza o crampi muscolari, nausea, sonnolenza, palpitazioni, aritmie o costipazione. Quando i livelli di potassio si abbassano notevolmente il rischio è quello di fare i conti con vere e proprie anomalie del ritmo cardiaco, soprattutto se si soffre di patologie cardiovascolari. Anche le cause della riduzione del potassio a disposizione dell’organismo possono essere diverse. A volte i suoi livelli si riducono a causa dell’assunzione di farmaci come diuretici o per un eccessivo uso di lassativi. Altre volte, invece, la carenza di potassio è dovuta a episodi di diarrea o di vomito prolungato, causati da una malattia renale cronica o da disturbi metabolici o ancora alimentari (come ad esempio, la bulimia). Anche se, non dimentichiamo che, a concentrazioni insufficienti di magnesio corrispondono, quasi sempre, anche carenze di potassio. Stanchezza, crampi e gonfiori addominali rappresentano i principali segnali della carenza di potassio. Allarmi da non ignorare, al contrario, intervenire per ripristinare un adeguato livello di questo minerale con una dieta ricca di frutta e verdura e con il supporto di specifici integratori.

INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico

La stanchezza è il primissimo segnale. Il 98% circa del potassio del nostro corpo si trova all’interno delle cellule, soprattutto nel tessuto muscolare. Inoltre, il potassio è un ottimo vasodilatatore e la sua carenza potrebbe causare perciò un aumento della pressione sanguigna. In caso di carenza, i muscoli non si ricaricano adeguatamente e portano a episodi costanti di crampi. Non solo per i muscoli, ma anche per l’intestino e per lo stomaco causando gonfiori addominali e stitichezza. Tra i suoi nemici, il sale, contenuto negli alimenti accelera l’eliminazione del potassio e contribuisce così a una sua riduzione nel corpo. Come già detto, il potassio anche agisce sulle contrazioni dei muscoli e di conseguenza sulle funzioni cardiache. Quindi, in caso di una sua carenza, si potrebbero registrare aritmie o altre anomalie. In oltre, una perdita improvvisa di potassio potrebbe rallentare le pulsazioni del cuore fino a dare la sensazione di svenimento. In ultimo, ma non da meno, la fastidiosa sensazione di intorpidimento, accompagnato da formicolio e pizzicori, e relativa perdita di sensibilità, seppur momentanea, di una parte del corpo.

Tanti benefici e nessuna controindicazione

Il magnesio è un macroelemento cruciale in numerose reazioni che vedono coinvolte le cellule dell’organismo, tra cui la sintesi delle proteine, così come il controllo della glicemia e della pressione arteriosa, i processi di produzione dell’energia, così come la sintesi del glutatione, tripeptide naturale con efficacia antiossidante. Non solo questo minerale è un toccasana per la salute, la sua presenza nella dieta, come ricordato da uno studio statunitense del 2015, aiuta anche a proteggersi dal rischio di depressione. I benefici di questo macroelemento sono stati più volte al centro dell’attenzione scientifica. Infatti, secondo uno studio pubblicato nel 2003 e condotto da un’equipe dell’Istituto messicano di sicurezza sociale di Durango, l’integrazione orale di magnesio è in grado di migliorare il controllo metabolico, con evidenti vantaggi per il peso forma. Per quanto riguarda le sue ripercussioni positive sulla forma fisica. Utile anche per alleviare i crampi mestruali. Essenziale, quindi, per il benessere psicofisico e ancor più per la salute, nel nostro corpo è il quarto micronutriente più abbondante. Immagazzinato per la quasi totalità (99%) nelle ossa, nei muscoli e nei tessuti (il restante 1% si trova nel sangue). Non dimentichiamo, inoltre, che a bassi livelli di magnesio sono associate diverse malattie come l'Alzheimer, il diabete di tipo 2, l'ipertensione, l'insulino-resistenza, l'emicrania, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e le malattie cardiache. Una carenza di magnesio comporta conseguenze non trascurabili per la salute delle persone.

Insomma, una miniera di proprietà benefiche che rinforza ossa, denti, muscoli e tessuti mobili e non fa ingrassare. Il segreto per essere in salute? Basta mantenere un alto livello di magnesio nell’organismo. Tra i pochi regimi alimentari ipocalorici con tanti pro e nessuna controindicazione. Oltre ai tanti benefici per la nostra salute, il magnesio è anche un valido supporto per non prendere peso. Fondamentale alla realizzazione di una lunga serie di processi metabolici, il magnesio, è presente in tutte le cellule del corpo. Inoltre, garantisce il mantenimento del corretto ritmo cardiaco e consente il rilassamento del sistema muscolare e di quello nervoso. «È coinvolto in oltre 300 diversi processi metabolici risultando fondamentale per l’assimilazione del fosforo, del calcio e del potassio. Facilita l’utilizzo di alcune vitamine, come quelle del gruppo B, la vitamina C e la vitamina E» nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti, Adriano Panzironi spiega le peculiarità e le principali funzioni di questo minerale sul nostro organismo. Il magnesio, secondo un comunicato dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), contribuisce al normale metabolismo energetico.

I consigli dell’esperto

«Come tutti sappiamo durante l’estate, il nostro corpo si disidrata e disperde molto più facilmente i liquidi e i sali minerali» spiega Christian Orlando, biologo. «Uno dei sintomi della disidratazione – sottolinea l’esperto - sono i crampi muscolari e la debolezza generale e si dà il caso che il magnesio ed il potassio siano importantissimi per i nostri muscoli perché permette di aiutarli nel loro lavoro e quindi è molto utile anche per le persone che passano molto tempo all’aria aperta e che amano fare sport sulla spiaggia». «Il magnesio – aggiunge Orlando - supporta diverse reazioni biochimiche coinvolte nella trasformazione delle sostanze nutrienti assunte con il cibo in energia e, insieme al potassio, interviene nei processi di contrazione muscolare e di trasmissione degli impulsi nervosi». Il biologo suggerisce infine di «utilizzare integratori di magnesio e potassio danno una nuova carica di energia per affrontare le afose giornate estive».

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Per approfondimenti: 

Huffington Post "7 motivi per cui magnesio e potassio salveranno la tua estate"

National Library of Medicine "Oral magnesium supplementation [...]"

EFSA "Scientific Opinion on Dietary Reference Values for magnesium"

PubMed "Magnesium intake and depression in adults"

MSN Lifestyle "Dieta del magnesio: la migliore per l’estate"

Di Lei "Dieta con magnesio, per essere in forma e ritrovare l’energia"

Viversano "10 alimenti ricchi di potassio"

Eurosalus "Le meraviglie del potassio e gli alimenti che lo contengono"

Pianeta Donna "Le proprietà del potassio, nutrizionali e benefiche: a cosa serve e quali alimenti sono ricchi di potassio"

Lecce Prima "Magnesio: proprietà e benefici per il benessere fisico e l'umore"

Ragusa News "I benefici del magnesio nella nostra dieta"

Grazia "La dieta del magnesio fa dimagrire e rinforza le ossa: ecco come seguirla"

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Vivere più sani "Benefici del magnesio: tutto quello che dovete sapere"

LEGGI ANCHE: Contro ipertensione e ritenzione idrica: facciamo la scorta di potassio!

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Afa e caldo torrido, da sempre causa di notti insonni. Caldo e sonno non vanno a braccetto. Al contrario, le alte temperature incidono negativamente sul nostro riposo rendendo l’addormentamento più lento e complesso. Le afose notti estive riesco puntualmente a privarci del tanto meritato riposo notturno. Scopriamo perché! Prima di addormentarci, la nostra temperatura esterna tende a uniformarsi. «Nella fase di addormentamento la temperatura degli arti aumenta di un poco» spiega a Vanity Fair, Sara Montagnese, professore di Medicina all’Università di Padova. «Viceversa – precisa l’esperta -, diminuisce quella della zona centrale del corpo, tronco e torace». Montagnese spiega perché con gli caldo, con i vasi sanguingni più aperti, gli arti diventano più caldi del normale. «Quando fa freddo – si legge nell’intervista a Vanity Fair - facciamo fatica a prendere sonno perché il nostro corpo non riesce a scaldare facilmente le zone periferiche, soprattutto mani e piedi. Al contrario, quando fa molto caldo, gli arti sono già – come si dice tecnicamente – vasodilatati». Ma c’è dell’altro. Quando finalmente riusciamo a prendere sonno, capita dopo un po’ di svegliarsi bagnati di sudore. «La sudorazione – evidenzia l’esperta - è una strategia del nostro corpo per disperdere calore e abbassare la propria temperatura. È una risposta alle temperature elevate che può rendere l’addormentamento più lento».

Dall'umore alla lucidità mentale, dall'energia alle performance. Il sonno è indispensabile e quando scarseggia ne paghiamo le conseguenze. Il numero delle ore riposate diminuisce all’aumentare delle temperature. L’afa non toglie solo il respiro, ma anche il sonno. Dalle notti passate a rotolarsi nel letto, ai risvegli all’insegna della stanchezza. E poi, la quantità non coincide quasi mai con la qualità. Soprattutto in questo caso. Dormire non significa riposare bene, con un sonno costante e senza interruzioni. Proprio per questo, e ancor più, per il benessere del nostro organismo, l’importante e svegliarsi riposati, al mattino, e con la giusta energia per affrontare la giornata. Secondo la Sleep Foundation americana la stanza da letto ideale dovrebbe essere fra i 15,5 e i 19,5 gradi. Tra le nostre cattive abitudini, c'è proprio quella di tirare fino a tardi. Infatti, il sonno sporadico, incide negativamente sulla nostra salute. Dall'umore alla lucidità mentale, dall'energia alle performance. Il sonno è indispensabile e quando scarseggia ne paghiamo le conseguenze e se, nel breve periodo, riguardano soprattutto benessere fisico e psichico, nel lungo periodo, danneggiano anche il cuore. Ebbene sì, dormire poco o male ci rende vulnerabili e maggiormente predisposti e soggetti a ictus e infarti. Lo conferma uno studio condotto lo scorso anno da un team di ricercatori dell’Università del Colorado di Boulder. Gli studiosi avevano determinato che chi dorme meno di 7 ore a notte presenta livelli inferiori di tre microRNA nel sangue, molecole che regolano e giocano un ruolo importante nel consentire il corretto funzionamento dei vasi sanguigni.

 Il caldo nemico del sonno

«Stabilire routine semplici può aiutare i nottambuli a regolare i loro orologi interni e a migliorare la loro salute fisica e mentale complessiva: livelli insufficienti di sonno e disallineamento circadiano possono influire negativamente su molti processi corporei, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari, cancro e diabete», evidenzia Debra Skene dell'Università del Surrey. L'esperta spiega che rispetto alle persone mattiniere, i nottambuli soffrono maggiormente nella nostra società per riuscire ad adattarsi agli orari imposti dalla società (scuola o lavoro), che non sono sincronizzati con i loro orologi interni. «Riconoscendo queste difficoltà e fornendo semplici strumenti per migliorare il benessere fisico e mentale - conclude la ricercatrice -, possiamo fare passi avanti in una società che è costantemente sotto pressione per massimizzare la produttività e ottimizzare le prestazioni delle persone in determinati momenti della giornata».

Con il termine insonnia s'intende non «solo un disturbo di salute, ma contribuisce anche in modo indipendente al rischio di malattie infettive e infiammatorie inclusa la depressione, così come la mortalità […] Per le concentrazioni circolanti d’interleuchina (IL)-6, ad esempio, ci sono due picchi, alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00, e questi picchi sembrano essere guidati da processi circadiani» si legge nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: le ricerche. Tra le conseguenze negative, della carenza di sonno, possiamo annoverare il diabete di tipo 2, l'obesità, poiché quando si dorme meno si tende solitamente a mangiare di più e si bruciano le calorie con maggiore difficoltà, la sindrome metabolica e la perdita dell'elasticità cutanea. Proprio per questo, per contrastare insonnia e disturbi del sonno è fondamentale un buon alleato: scegliere la corretta integrazione per regolarizzare e facilitare la fasi del sonno. Tra i rimedi naturali per il corretto riposo c’è proprio la melatonina. Una molecola naturale antichissima (la sua evoluzione risale a 3 miliardi di anni fa), prodotta dalla ghiandola pineale (epifisi), allocata nell’encefalo, a forma di pigna e presente in qualsiasi organismo animale o vegetale. La sua principale funzione è quella di regolare il ritmo circadiano, laddove l’alternarsi del giorno e della notte inducono variazioni dei parametri vitali.

Tutti i consigli per RIPOSARE meglio ed essere più energici

Senza dimenticare poi ansia e stress. Deleterie per il nostro benessere psicofisico poiché influenzano negativamente l’energia mentale di ogni individuo oltre alla salute del corpo stesso. A complicare un quadro già critico anche le tante faccende da sbrigare e le mille cose da pianificare nei giorni che precedono la partenza per le vacanze estive. Partendo dalla definizione universalmente riconosciuta, per stress si intende una reazione che si manifesta quando una persona percepisce uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute e le risorse a disposizione. Si tratta, precisamente, di una sindrome generale di adattamento (SGA) atta a ristabilire un nuovo equilibrio interno (omeostasi) in seguito a fattori di stress (stressors). Le alterazioni dell'equilibrio interno possono avvenire a livello endocrino, umorale, organico, biologico. Il termine stress viene introdotto per la prima volta in biologia da Walter Cannon nel 1935; la sindrome viene definita in questo modo da Hans Selye nel 1936. Sugli eventi cosiddetti 'stressori' apre una parentesi anche Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni - Le verità che nessuno vuole raccontarti: «Sicuramente poche, ma siamo bombardati da eventi stressori che attivano, pur non volendo, il medesimo meccanismo. Se, infatti, nel passato, l’ambiente circostante attivava la nostra reazione definita “combatti o scappa” una volta al giorno, oggi esistono centinaia di stimoli quotidiani che attivano tale meccanismo, facendoci vivere una vita stressata e sempre sul chi va là». Inoltre, in situazioni come quella che precede la partenza, in cui siamo alle prese con fattori di stress 'straordinari' oltre a quelli ordinari, che dobbiamo migliorare l'efficienza dell'organismo, contro gli effetti dannosi dello stress. E il modo migliore rinforzare il nostro corpo è seguire uno stile di vita equilibrato, una sana alimentazione e una corretta integrazione.

I consigli per dormire bene e svegliarsi riposati

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I consigli dell’esperto

«Che sia in arrivo la primavera, l’estate, l’autunno o l’inverno, il cambiamento influenza pesantemente il nostro organismo» sostiene Christian Orlando, biologo. «Il doversi adattare a un nuovo clima – continua -, alla diversa lunghezza della giornata e a nuove abitudini di vita, può generare stress mentale e stanchezza fisica. Ogni volta che c’è un cambio di stagione potrebbero manifestarsi una serie di disturbi, che possono compromettere la qualità della vita quotidiana». «Spesso si parla di disordine affettivo stagionale che si manifesta con malessere e stress. Sono diverse le cause che potrebbero celarsi dietro la stanchezza del cambio di stagione, tra cui l’alterazione della serotonina e della melatonina, dovute alle modifiche nell’alternanza tra luce e buio» evidenzia l’esperto. «Comunque – suggerisce Orlando - ci sono dei semplici rimedi che possono aiutare a vivere meglio il cambio di stagione, è importante assumere vitamine del gruppo B che supportano il nostro metabolismo energetico, la vitamina C perché contribuisce a ridurre stress e affaticamento e la melatonina importante per ritrovare il giusto equilibrio sonno-veglia. E’ importantissimo anche idratare l’organismo, che ha bisogno di eliminare le tossine e le scorie accumulate inoltre anche una leggera attività fisica è utile per rilassare la mente».

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Per approfondimenti:

Vanity Fair "Dormire quando fa caldo da morire? Ecco come fare"

Corriere della Sera "Estate, come dormire bene quando fa caldo e stare freschi"

La Repubblica "Insonnia d'estate, come recuperare sonno e benessere"

The italian times "Insonnia: cause e rimedi per curare ansia e stress da mancanza sonno!"

Plos Biology "A bidirectional relationship between sleep and oxidative stress in Drosophila"

Oggi "Insonnia da caldo? 10 consigli per dormire bene anche con l’afa"

Vanity Fair "INSONNIA E PROBLEMI COL SONNO: ECCO COSA FARE SE NON RIESCI A DORMIRE"

La Repubblica "Dormire poco fa male al cuore"

Plos Biology "Broken sleep predicts hardened blood vessels"

Fondazione Veronesi "Insonnia: se dormi male anche il cuore rischia"

La Repubblica "Anziani, se troppo sonno diventa la spia di diabete e problemi di cuore"

Il Giorno "Effetto Coronavirus: Aumentati i pazienti con disturbi del sonno"

La Repubblica "Coronavirus: irritabilità, insonnia e paura per il 70% dei ragazzi"

Io Donna "Post lockdown: 6 bambini su 10 mostrano ansia, irritabilità e disturbi del sonno"

LEGGI ANCHE: L'insonnia fa male al cuore: dalle notti tormentate alle patologie cardiovascolari

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Sonno e apnee notturne: oltre al fastidio, aumenta il rischio di infarto e ictus

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Pericolo, paura, incertezza e sconforto. Tra i principali segnali latenti dell’ansia. Dall’isolamento degli ultimi mesi al rischio di contagio. Sono questi i fattori che hanno peggiorato la condizione psicologica di molte persone. La conferma arriva da uno studio dell’Istituto Mario Negri che ha esaminato alcuni pazienti per indagare sulla relazione causa-effetto nell’aumento di questo disturbo. Complice lo scoppio della pandemia e le relative conseguenze che hanno portato a un incremento di questo disagio. Per sommi capi, l’ansia può essere definita come una sensazione di tensione psichica legata all’aspettativa della paura di un evento considerato pericoloso o investito di significati particolari. Inoltre, l’ansia rappresenta anche un sintomo largamente diffuso in molte situazioni di disagio, è anche uno stato psicologico che si sperimenta in condizioni normali e confina con quelle emozioni che fanno parte della nostra vita quotidiana. Ansia e depressione sono deleterie per il nostro benessere psicofisico poiché influenzano negativamente l’energia mentale di ogni individuo oltre alla salute del corpo stesso. A complicare un quadro già critico anche le tante faccende da sbrigare e le mille cose da pianificare nei giorni che precedono la partenza per le vacanze estive.

A soffermarsi con grande attenzione sul disagio sperimentato dagli italiani durante la quarantena è stato un sondaggio ideato dal dipartimento di salute pubblica dell’Istituto Mario Negri. Il team di ricerca guidato dal professor Marco Bonati condotto una ricerca lanciando, nel mese di aprile 2020 un questionario online composto da 48 domande. In questo modo sono state raccolte informazioni e dati demografici, sui sintomi fisici nei 14 giorni precedenti la compilazione del questionario. Al sondaggio hanno partecipato 35011 adulti e sono state raccolte 20518 risposte complete. I dati raccolti hanno evidenziato un aumento delle problematiche psicologiche e hanno permesso di delineare un quadro molto preciso delle persone che più di altre hanno sviluppato disturbi psicologici, ovvero donne, le persone con un basso livello di istruzione, segnate da problemi di salute, disoccupati, relegati in abitazioni con meno di 2 camere, con contatti con pazienti infetti da Sars- Cov-2 e che non erano uscite di casa nelle due settimane precedenti la somministrazione del questionario.

 Un problema soprattutto femminile

«I dati a disposizione evidenziano come l’ansia sia una problematica soprattutto femminile: il rapporto uomini/donne è infatti 1/3. Nel corso della vita si stima che circa l’11% delle persone adulte soffra di un disturbo d’ansia; tale disturbo compare indipendentemente dall’età anagrafica. La situazione italiana, in ogni caso è apparentemente migliore se confrontata con la maggioranza delle altre nazioni europee» spiega in un’intervista a La Stampa, Maurizio Bonati capo del Dipartimento di Salute pubblica del Mario Negri. Tuttavia, non tutti reagiscono allo stesso modo ai fattori circostanti. La prima differenza è quella di genere, tra uomo e donna. «Le donne – continua Bonati - reagiscono in modo diverso a condizioni di stress psicologico che possono indurre disturbi d’ansia, ma la maggiore prevalenza nel sesso femminile riconosce anche meccanismi biologici su base ormonale e neurochimica. Gli uomini e le donne, in ogni caso attivano azioni, comportamenti e risposte diverse a comuni situazioni di disagio». Inoltre, l’esperto evidenzia un quadro tutt’altro che incoraggiante: «E’ aumentato, in particolare negli uomini raddoppiando il numero di ansiosi». Ma oltre all'ansia c'è di più. Partendo dalla definizione universalmente riconosciuta, per stress si intende una reazione che si manifesta quando una persona percepisce uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute e le risorse a disposizione. Si tratta, precisamente, di una sindrome generale di adattamento (SGA) atta a ristabilire un nuovo equilibrio interno (omeostasi) in seguito a fattori di stress (stressors).

Le reazioni di stress: le tre fasi della Sindrome Generale d'Adattamento

Stress grafico

Le alterazioni dell'equilibrio interno possono avvenire a livello endocrino, umorale, organico, biologico. Il termine stress viene introdotto per la prima volta in biologia da Walter Cannon nel 1935; la sindrome viene definita in questo modo da Hans Selye nel 1936. Sugli eventi cosiddetti 'stressori' apre una parentesi anche Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni - Le verità che nessuno vuole raccontarti: «Sicuramente poche, ma siamo bombardati da eventi stressori che attivano, pur non volendo, il medesimo meccanismo. Se infatti nel passato, l’ambiente circostante attivava la nostra reazione definita “combatti o scappa” una volta al giorno, oggi esistono centinaia di stimoli quotidiani che attivano tale meccanismo, facendoci vivere una vita stressata e sempre sul chi va là». O ancora peggio, il disagio mentale dovuto alla percezione di essere impotente verso i problemi, mantenendo un costante umore negativo che coinvolge i pensieri, i comportamenti e, di conseguenza, il benessere fisico, meglio nota come depressione. Ed è soprattutto in situazioni come queste, in cui siamo alle prese con fattori di stress 'straordinari' oltre a quelli ordinari, che dobbiamo migliorare l'efficienza dell'organismo, contro gli effetti dannosi dello stress. E il modo migliore rinforzare il nostro corpo è seguire uno stile di vita equilibrato, una sana alimentazione e una corretta integrazione.

Tutti i sintomi e come riconoscerla

Come riconoscere l’ansia dai sintomi manifestati? «I sintomi – si legge nell’intervista su La Stampa - che possono far pensare a un disturbo d’ansia sono vari: senso di vuoto mentale e di pericolo, pensare a ricordi o formulare pensieri negativi frequentemente, avere la sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui. Ricercare spiegazioni, rassicurazioni, vie di fuga o evitare condizioni di insicurezza, disagio o paura. L’ansia, spesso, produce anche sintomi fisici quali tremore, sudorazione, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea». I disturbi legati all’ansia possono prendere anche altre forme come ad esempio, le fobie e il disturbo da stress. Inoltre, sono frequentemente accompagnati da depressione. Un altro disturbo d’ansia si potrebbe presentare con preoccupazione costante, persistente e pervasiva di eventi negativi, accompagnata da irrequietezza, difficoltà di concentrazione, irritabilità e insonnia. Questi fastidi incidono poi negativamente sui rapporti sociali e compromettono qualsiasi attività. Anche l’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap) ha condotto un’indagine su oltre 700 soggetti tra i 19 e i 60 anni, per indagare la frequenza nelle persone dei sintomi tipici dell’ansia e del panico. Dai risultati è emerso che il 79% di coloro che hanno risposto al sondaggio ha avuto, durante l’ultimo mese, manifestazioni fisiche frequenti e intense di ansia; il 73% si percepisce come una persona molto apprensiva, che si preoccupa facilmente di piccole cose o situazioni; il 68% dichiara di avere non poco disagio a stare lontano da casa o da luoghi familiari, mentre il 91% trova molto spesso difficoltà nel rilassarsi.

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Per approfondimenti:

La Stampa "Ansia, il disturbo di molti è aumentato durante il lockdown. Gli esperti: “Mai sottovalutarlo

Io Donna "Post lockdown: 6 bambini su 10 mostrano ansia, irritabilità e disturbi del sonno"

Città Nuova "Ma che ansia!"

Il Giorno "Effetto Coronavirus: Aumentati i pazienti con disturbi del sonno"

La Repubblica "Coronavirus: irritabilità, insonnia e paura per il 70% dei ragazzi"

LEGGI ANCHE: Coronavirus: stress, ansia e depressione. I 7 consigli anti-panico

Stare all’aria aperta riduce il rischio di malattie e contrasta insonnia e stress

Dormire bene ai tempi del Covid: post lockdown, + 71% con disturbi del sonno

 

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“L’orologio batte l’una…” Le due e poi le tre... Una vera e propria costante per tutte le persone che si ritrovano, una notte dopo l’altra a fare i conti con insonnia e disturbi del sonno. Complici caldo, stress e ansia. Dormire, e soprattutto, dormire bene è sempre più difficile. Le ripercussioni poi, sul nostro organismo, non sono per nulla trascurabili. Tra i tanti rischi che si corrono anche l’insorgenza di malattiee disturbi di varia natura. Uno studio americano dimostra il legame tra sonno frammentato e patologie cardiovascolari: tutta colpa dei neutrofili! Il sonno frammentato, quando diventa una situazione che se si manifesta con regolarità può avere effetti negativi sulla nostra salute. A tal proposito, un gruppo di ricerca dell'Università della California a Berkeley conferma il legame fra riposo interrotto e problemi cardiovascolari e mostra quale potrebbe essere il meccanismo sottostante. Questi ricercatori, infatti, hanno scoperto che le persone che si muovono di più e hanno un riposo notturno intermittente presentano, nelle analisi del sangue, livelli più elevati dei neutrofili, un tipo di globuli bianchi coinvolti in vari processi infiammatori, tra cui anche nell'aterosclerosi.

L’indagine, pubblicata su Plos Biology, ha coinvolto 1.600 persone sottoponendole a test non invasivi per rilevare disturbi del sonno, incluse le interruzioni. Tra gli esami la polisonnografia, che studia diversi parametri del sonno durante la notte (nello specifico, una sola notte) e l'actigrafia, che tramite uno strumento simile a un orologio da polso, registra tutti i movimenti diurni e notturni del polso e del braccio anche per periodi prolungati e ha monitorato i partecipanti per una settimana. I partecipanti sono poi stati sottoposti ad analisi del sangue per stimare i livelli di alcuni biomarcatori dell'infiammazione, quali neutrofili e monociti, due tipi di globuli bianchi che si alzano in presenza di vari processi infiammatori. Infine, è stata stimata, tramite una tac senza mezzo di contrasto, la loro quantità di calcio nelle arterie coronarie, una misura che dà conto della presenza e del grado di aterosclerosi. Gli scienziati hanno considerato ed escluso il peso di altri fattori che possono confondere l'esito, come ipertensione, indice di massa corporea e altro. Dalla ricerca è emerso che la frammentazione del sonno risulta associata, in maniera significativa, a livelli più elevati dei neutrofili e a una maggiore calcificazione delle coronarie. Stando a quanto emerso, gli autori dello studio suggeriscono che il ruolo della frammentazione del sonno sull'aterosclerosi potrebbe essere mediato e veicolato proprio dall'infiammazione legata all'aumento dei globuli bianchi anche se le cause restano ancora ignote.

Aumento globuli bianchi e rischio aterosclerosi

«Sappiamo da tempo che c'è un legame fra sonno notturno troppo corto o troppo lungo oppure frammentato e problemi della salute cardiovascolare» spiega in un’intervista a La Repubblica Filippo Crea, direttore della Cardiologia alla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs. «E questo studio è interessante perché – prosegue l’esperto - , oltre a confermare questa relazione, fornisce una prima ipotesi del meccanismo con cui questo avviene, ovvero attraverso una piccola alterazione dei neutrofili». L'aterosclerosi, che è una patologia infiammatoria cronica e il fatto che in generale l'infiammazione cronica sia legata all'aterosclerosi non deve sorprenderci, continua Crea: «Ad esempio, i pazienti con malattie infiammatorie croniche fra cui l'artrite reumatoide, il lupus o malattie infiammatorie croniche intestinali sono in media maggiormente soggetti anche all'aterosclerosi. Attualmente diversi studi stanno cercando di capire meglio il perché». Da qui, l’importanza di dormire bene per migliorare il benessere psico-fisico e per preservare la salute futura. «Prestare attenzione alla durata del sonno, dato che studi precedenti hanno dimostrato una correlazione fra il rischio di patologie cardiache e cerebrovascolari e una durata troppo breve (minore delle 6 ore) o troppo lunga (superiore alle 9 ore) del sonno e non limitata a episodi sporadici ma regolari» raccomanda il direttore.

Tutti i consigli per RIPOSARE meglio ed essere più energici

Per insonnia non s'intende «solo un disturbo di salute, ma contribuisce anche in modo indipendente al rischio di malattie infettive e infiammatorie inclusa la depressione, così come la mortalità […] Per le concentrazioni circolanti d’interleuchina (IL)-6, ad esempio, ci sono due picchi, alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00, e questi picchi sembrano essere guidati da processi circadiani. […] quando sono imposti disturbi del sonno a questo ritmo circadiano, l’aumento notturno di IL-6 viene ritardato, […]la privazione totale del sonno notturno l’aumento di IL-6 di circa la metà. […] l’aumento notturno del fattore di necrosi tumorale TNF sembra essere guidato principalmente da fattori circadiani. […] vi è evidenza di un sorprendente aumento notturno della capacità dei monociti di rispondere alla sfida […] aggiunge l’idea che il sonno notturno favorisce la difesa immunitaria in una sfida microbica. […] prolattina. […]ormoni neuroendocrini sono noti per migliorare la proliferazione e la differenziazione delle cellule T e per promuovere l’attività delle citochine di tipo 1. […] la perdita di sonno aumenta progressivamente oltre 4 notti, vi è evidenza di un aumento cumulativo della proteina C-reattiva (CRP) […]» si legge nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: le ricerche. Lo studio, infatti, conferma la correlazione tra le concentrazioni di interleuchine e le fasi circadiane e quindi, di conseguenza il bilanciamento Th1 e Th2. «Ad esempio - aggiunge - l’interleuchina IL6 ha due picchi alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00».

I consigli per dormire bene e svegliarsi riposati

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Tra i nostri “brutti vizi”, c'è proprio quella di tirare fino a tardi o, ancora peggio, fino al mattino. Infatti, l’abitudine di andare a dormire alle prime luci dell’alba, incide negativamente sulla nostra salute. Dall'umore alla lucidità mentale, dall'energia alle performance. Il sonno è indispensabile e quando scarseggia ne paghiamo le conseguenze. Quando parliamo di insonnia, ovviamente, non alludiamo a episodi sporadici, ma alla difficoltà di riposare o al sonno disturbato che si protraggono per circa 4-5 notti a settimana. L’insonnia, ovvero quella condizione che impedisce di avere un sonno profondo e prolungato durante la notte a causa di ripetuti risvegli. L’importante è recuperare le ore di sonno ed limare le cattive abitudini che ci tengono svegli fino a tarda notte. Partendo dall’assunto che ogni adulto dovrebbe dormire circa 7-9 ore a notte, se il numero di ore riposate è inferiore, bisogna correre ai ripari e iniziare a ridurre la quantità di caffeina, e quindi, degli alimenti che la contengono, evitate l'utilizzo dei 'nemici del riposo' (smartphone, pc e tablet) almeno un'ora prima di andare a dormire, restare leggeri a tavola, soprattutto a cena, così da evitare problemi di digestione. Inoltre, è fondamentale scegliere un buon alleato: la corretta integrazione per regolarizzare e facilitare la fasi del sonno. Tra i rimedi naturali per il corretto riposo c’è proprio la melatonina, una molecola naturale antichissima, con la principale funzione di regolare il ritmo circadiano.

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Per approfondimenti:

La Repubblica "Dormire poco fa male al cuore"

Plos Biology "Broken sleep predicts hardened blood vessels"

Fondazione Veronesi "Insonnia: se dormi male anche il cuore rischia"

La Repubblica "Anziani, se troppo sonno diventa la spia di diabete e problemi di cuore"

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La Repubblica "Coronavirus: irritabilità, insonnia e paura per il 70% dei ragazzi"

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Un atto d’amore quotidiano. Depurativi, ricchi di minerali e omega 3, un acido grasso polinsaturo che potrebbe aiutare a combattere l'infiammazione e tenere sotto controllo i livelli di colesterolo. I semi di lino (Linum usitatissimum) sono considerati i “semi della salute” per le notevoli proprietà benefiche e protettive. Scopriamo perché sono importanti nella nostra alimentazione. «La ricerca ha anche dimostrato che gli omega 3 possono aiutare a migliorare l'umore e contribuire a migliorare i disturbi dell'umore come la depressione», precisa Brigitte Zeitlin, MPH, RD, CDN. Alleato di corpo, e in particolare intestino, aiuta a contrastare la stitichezza. I semi di lino favoriscono la motilità e la regolarità intestinale, contrastando costipazione e gonfiore. Oltre a favorire la funzione depurativa dell’intestino, infatti, antiossidante. Sono positivi anche per la salute del cuore e della circolazione. Il suggerimento è quello di mangiare i semi di lino. Non interi, poiché l’organismo, al contrario, non sarebbe in grado di assimilare le sostanze. Un’alternativa sicuramente migliore per assumere i semi di lino, è quella di assumerli crudi tritati: farina, olio o integratore. «I semi di lino – continua - sono una buona fonte di proteine che favoriscono il mantenimento in salute di muscoli e ossa e, al contempo, rafforzano la funzione cognitiva aumentando anche le capacità di concentrazione». «Usali per aumentare l'apporto proteico» suggerisce Zeitlin. Inoltre, sono considerati potenti antinfiammatori: «L'infiammazione può portare a malattie cardiache - precisa Zeitlin -, obesità e malattie croniche».

Nell’impasto o sulla crosta tostata. Ancora più buono e salutare. È il turno del pane con la farina di semi di lino. Non solo per il pane, ma anche per le classiche preparazioni lievitate, mescolata con altre farine low carb, o per i dolci come le crostate. Tra le altre proprietà di questa farina, non dimentichiamo che può essere utilizzata anche per preparare impacchi contro i reumatismi, per ridurre tosse e bronchite e per il trattamento di dermatiti, psoriasi e infezioni cutanee. Inoltre, i semi di lino sono una preziosa fonte di fibre, utili per promuovere una migliore salute intestinale. «La fibra solubile può aiutare ad abbassare i livelli di colesterolo LDL (quelli cattivi) nel sangue. Può anche ridurre la velocità di assorbimento degli alimenti, il che aiuta con la sazietà e il controllo della glicemia» evidenzia Daniela Novotny, RD. Ecco alcuni altri benefici per la salute del consumo di più fibre. Oltre alla fibra solubile, quella insolubile che «aiuta ad aggiungere volume alle feci, il che facilita il movimento all’interno del sistema gastrointestinale» spiega l’esperta. Quindi anche un valido alleato «per le persone che soffrono di costipazione». Notevole anche la sua azione anti rughe e anti acne. «I semi di lino sono ricchi di lignani – sottolinea Zeitlin -, un tipo di antiossidanti che possono aiutare a combattere le malattie croniche ed i segni prematuri dell'invecchiamento come rughe sulla pelle» e in grado di bloccare lo sviluppo delle cellule tumorali. Importanti anche nella prevenzione di malattie cardiache: «Gli acidi grassi omega 3 possono aiutare a ridurre la pressione sanguigna, nonché a migliorare i livelli di colesterolo, valido supporto nel contrasto alle malattie cardiache» spiega Novotny.

Dalla pelle al cuore: i semi del benessere

Ricchi di minerali, proprietà emollienti e protettive questo super food è un vero e proprio toccasana per l’intestino e la digestione oltre ad essere un depurativo per l’organismo. L'alto contenuto di proteine e grassi insaturi, in particolare omega 3 rendono questo alimento importante per la nostra salute. Aiutano il cuore e rinforzano il sistema immunitario. Sono, inoltre, fonte di minerali e vitamine tra cui fosforo, rame, magnesio e manganese, oltre a vitamine del gruppo B, vitamina C, E, K e vitamina F che aiuta la formazione delle membrane cellulari, combatte l'invecchiamento, le infezioni e aiuta ad abbassare il colesterolo cattivo nel sangue. I semi di lino aiutano, quindi, a proteggerci da infiammazioni interne, come la cistite, o esterne, che interessano soprattutto l’epidermide. La presenza di lecitina poi, assicura il buon funzionamento del cervello e del sistema nervoso. Inoltre, le proprietà emollienti e protettive del loro derivato vengono impiegate soprattutto in cosmesi per bellezza e salute di pelle e capelli. Ma quello che non tutti sanno è che, questi semi, facilitano la perdita di peso: aiutano a bruciare i grassi convertendoli in energia. Insomma, l’alimento ideale da inserire in una dieta poiché, contribuisce anche a prolungare il senso di sazietà.

Ecco perchè gli "Omega 6" sono un pericolo per la nostra salute

«I semi di lino contengono acidi grassi monoinsaturi come l’acido oleico, e grassi saturi come l’acido stearico e palmitico, mucillagini emollienti, proteine, sali minerali e lignani che sono un genere di polifenoli antiossidanti capaci di contrastare funghi e batteri e, secondo gli studi fitologici, di esercitare un effetto preventivo contro le patologie correlate allo stile alimentare come il diabete di tipo II» spiega il biologo Christian Orlando. «Gli acidi grassi dei semi di lino – prosegue l’esperto - hanno una potente azione antinfiammatoria e immunostimolante e intervengono nella formazione delle membrane cellulari, rinforzandole e contrastando i processi infettivi e degenerativi e l’invecchiamento dei tessuti. Per questo è consigliato spesso come coadiuvante in tutte le patologie croniche, come le artriti, l'asma e le emicranie ricorrenti». «Sono la fonte vegetale più ricca di omega 3 – evidenzia Orlando -, esercitano un benefico effetto sul sistema cardiovascolare perché promuovono l'espulsione del colesterolo LDL, favorendo la sintesi del colesterolo buono HDL, regolarizzando il battito cardiaco e prevenendo l’insorgere di malattie cardio-vascolari. Inoltre aiutano a smaltire i trigliceridi, mantenendo le arterie pulite e regolando la pressione sanguigna».

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Il biologo mette poi in evidenza un altro aspetto. «L'effetto anti-degenerativo dei semi di lino si estende anche al cervello e al sistema nervoso: oltre a proteggere le arterie cerebrali dalla sclerosi, contengono vitamine del gruppo B, vitamina C ed E, sali minerali come magnesio, calcio, potassio, zinco, ferro, manganese, rame, fosforo e selenio e acidi grassi essenziali come la fosfatidilcolina - un componente delle membrane cellulari - che aiutano a proteggere le cellule cerebrali dalle malattie neurodegenerative, migliorando anche le prestazioni cognitive». E ancora, tra le altre proprietà di questi semi preziosi, sottolinea «l'azione antinfiammatoria e lenitiva dell'olio di semi di lino è un molto utile per le mucose dello stomaco, che sfiamma e protegge dal rischio di gastriti e ulcere. Inoltre contiene mucillagini dolcemente lassative che regolano le funzioni intestinali, liberando l'organismo dalle scorie e contrastando disturbi come la stipsi e il colon irritabile, con un effetto emolliente e preventivo contro le intolleranze alimentari di origine tossica o infiammatoria». «L'olio di semi di lino regola le mestruazioni e contribuisce a contrastare sia i disturbi menopausali che i sintomi della sindrome dell'ovaio policistico, come l'aumento di peso, le irregolarità mestruali, l'infertilità, l'acne e la proliferazione di peli (irsutismo)» conclude l’esperto.

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute

Combattono il diabete, aiutando a tenere sotto controllo anche i livelli di colesterolo e trigliceridi, e sono utili contro l'ipertensione. Contribuiscono, inoltre, a ridurre i fastidi causati dalla menopausa. E ancora le loro proprietà rimineralizzanti che lo rendono, insieme alla presenza di vitamina K, un alimento ideale per prevenire l'osteoporosi. Fonte per antonomasia di omega 3, stimolano e rinforzano il sistema immunitario, prevenendo anche le intolleranze, grazie agli acidi grassi omega 3 e omega 6. Inoltre, questi semi, prevengono la formazione di placche nelle arterie riducendo il rischio di malattie dell'apparato cardiocircolatorio e stabilizzano i battiti cardiaci limitando le probabilità di infarto. Dunque, tirando le somme, i semi di lino sono importanti contro la stipsi, per la loro azione anti rughe e anti acne, per curare tosse, bronchite e raffreddore, per alleviare dolori mestruali e sintomi della menopausa, per curare le infiammazioni dei tessuti, per combattere il diabete e l’ipertensione, per rinforzare il sistema immunitario, per abbassare il colesterolo, per favorire la digestione, per la pulizia del colon, per la salute di cuore e capelli.

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Per approfondimenti:

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Sgusciate, tostate, al naturale o salate. Laddove il piacere incontra il benessere. Perché mangiare bene è il primo passo per vivere in salute. Ricche di proprietà benefiche. Stiamo parlando proprio delle arachidi, i semi di una tipica pianta brasiliana, conosciuta anche con il nome di “nocciola americana” o “pistacchio di terra”. Dallo snack spezza fame all’aperitivo, grazie ai tanti benefici, questo alimento contribuisce al benessere del nostro organismo. Un pugno di frutta secca al giorno allunga la vita. Ad avvalorare la testi, diversi studi scientifici che hanno confermato le proprietà benefiche delle arachidi. Secondo queste ricerche, l’elisir di lunga vita è una manciata di frutta secca. Un’altra indagine condotta su 200 mila persone tra Cina e Stati Uniti ha dimostrato che un più alto consumo di arachidi porta ad una riduzione del tasso di mortalità causato, in particolare, da ictus. Il consumo di frutta secca riduce, quindi, anche il rischio di malattie cardiovascolari. E ancora, le arachidi sono ricche di fibre, proteine e minerali come calcio e magnesio. In sintesi, le noccioline, sono alimenti piuttosto grassi e fonte di proteine. Considerate tra i cibi in assoluto più ricchi di amminoacido fenilalanina, discreto, invece, il contenuto di purine. Inoltre, l'abbondante presenza di fibra alimentare delle noccioline le rende un buon alimento preventivo e curativo per stipsi o stitichezza. Infine, le arachidi si prestano alla dieta del celiaco, dell'intollerante al lattosio e all'istamina. In Italia, la porzione media consigliata di arachidi è di circa 30 g (crude, 170 Kcal), purchè rimanga inalterata la percentuale dei macronutrienti energetici o l'apporto di calorie totali. Negli USA la Food and Drug Administration (FDA) ne consiglia 1,5 once (42 g circa).

Ecco perchè gli "Omega 6" sono un pericolo per la nostra salute

Fonte di grassi insaturi, i cosiddetti grassi “buoni” per la salute, a differenza di alcuni saturi che danneggiano il nostro organismo. Considerata la continua ricerca di alimenti che possano riequilibrare il rapporto di omega 3 e omega 6, questi acidi grassi insaturi vengono assunti nella nostra dieta attraverso i cibi che li contengono, oppure sotto forma di olio tramite i condimenti. I grassi insaturi infatti sono prevalentemente contenuti negli oli, tra cui il più noto è quello d’oliva. Tra questa tipologia di grassi la troviamo anche negli omega 3 e gli omega 6, il cui rapporto è, non solo importante, ma fondamentale per il corretto funzionamento del nostro metabolismo. «Per il corretto funzionamento del nostro organismo, il rapporto tra omega 6 e omega 3, deve essere inferiore o uguale a 4 come riporta l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che evidenzia come bisognerebbe consumare ogni quattro grammi di omega 6 almeno un grammo di omega 3» sottolinea Christian Orlando, biologo. Ad esempio, gli arachidi sono un cibo ricco di omega 6, ma se associati a un altro alimento ricco di omega 3, come la farina di semi di lino, il rapporto tra i due sarà positivo. L’omega 3 si trova principalmente in alimenti di origine animale, come il pesce, e di origine vegetale come noci, arachidi e mais. Gli omega 6 si trovano principalmente negli alimenti di origine vegetale. Questi acidi grassi contribuiscono ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue. L’arachide, ricca di potassio, magnesio, niacina e arginina, regola la pressione arteriosa e protegge il normale funzionamento del nostro cuore. Tuttavia, la raccomandazione è quella di consumarle al naturale, ovvero non sgusciate e non salate, senza esagerare e preferibilmente abbinate ad alimenti con un alto contenuto di Omega 3, perché queste noccioline sono alimenti ipercalorici, anche se nello stile di vita Life 120 le calorie non sono considerate.

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Una manciata di frutta secca allunga la vita

Le noccioline sono note anche per l'ottimo contenuto di polifenoli con azione antiossidante. Ma come in tutte le cose c’è anche l’aspetto negativo. Oltre all’eccessiva presenza di calorie sono sconsigliate nei soggetti con sovrappeso o obesità. Inoltre, pur contenendo un alto livello di acidi grassi polinsaturi omega 6, utili nella terapia alimentare contro l'ipercolesterolemia, questi sono prevalentemente costituiti da acido arachidonico, un acido grasso semi essenziale con una forte predisposizione ad aumentare i livelli serici di eicosanoidi pro infiammatori – coinvolti nell'aumento del rischio cardiovascolare. Come detto, i lipidi hanno una prevalenza di acidi grassi insaturi-polinsaturi, con una notevole concentrazione di acido arachidonico – omega 6 semi essenziale – le proteine sono a medio valore biologico e i glucidi non solubili o parzialmente solubili (amido e maltodestrine). Nonostante le noccioline contengano proteine a valore biologico incompleto, si distinguono per il notevole apporto di lisina, glutammina e arginina; quest'ultima è un amminoacido precursore dell'ossido nitrico, importante per il sistema immunitario e molto utilizzato nell'integrazione alimentare. Dal punto di vista minerale, le noccioline si possono considerare ricche di: calcio, ferro, magnesio, manganese, fosforo, potassio e zinco. Le noccioline hanno un'elevata concentrazione di fibre alimentari, rappresentate quasi totalmente da molecole insolubili. Assenti poi all’appello: colesterolo, lattosio e glutine.

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute

«Le arachidi hanno varie proprietà e benefici. Innanzitutto sono una buona fonte di proteine vegetali infatti contengono infatti molti amminoacidi tra cui l’arginina importante per la crescita ed utile per mantenere l’organismo efficiente ed in salute. Sono fonte anche di sali minerali (in particolare magnesio, potassio, zinco, fosforo, manganese e rame), vitamine (soprattutto vitamina E), fibre e grassi buoni come l’acido oleico e sono anche prive di colesterolo. Inoltre è anche un alimento molto ricco di antiossidanti (polifenoli) capaci di ritardare l’invecchiamento cellulare» spiega Christian Orlando, biologo. «Contengono anche la vitamina PP – evidenzia l’esperto - che ha un’azione protettiva nei confronti della circolazione sanguigna e del sistema nervoso». «Le proprietà delle arachidi – sottolinea Orlando - sono state confermate da diversi studi scientifici come quello pubblicato sull’Internation Journal of Epidemiology secondo cui basta mangiare una piccola manciata di frutta secca al giorno per vivere più a lungo. La ricerca è stata condotta su un campione di 120mila persone e si è visto che chi mangiava almeno 10-15 grammi di noci o arachidi ogni giorno (il corrispondente di una mezza manciata) vedeva ridurre il rischio morte per alcune gravi malattie». «La conferma di questo effetto protettivo nei confronti di alcune malattie – prosegue il biologo - arriva poi da un altro studio condotto su circa 200mila persone tra Stati Uniti e Cina che ha visto come ad un maggiore consumo di noci e arachidi corrisponda anche un più basso tasso di mortalità soprattutto causata da ictus». «Un articolo apparso recentemente sulla rivista Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry, ha spiegato come la niacina, sostanza presente in questi frutti, costituirebbe un valido aiuto per quanto riguarda la prevenzione dell’Alzheimer» conclude Orlando.

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Per approfondimenti:

Il Giornale del Cibo "Arachidi: valori nutrizionali,caratteristiche e proprietà"

Cosmopolitan "Scopri le proprietà delle arachidi e perché poche fanno bene"

Fondazioni Veronesi "Noci e arachidi proteggono il cuore"

My Personal Trainer "Noccioline: Proprietà Nutrizionali, Ruolo nella Dieta e Come Usarle in Cucina"

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Quando la salute si gioca in casa degli acidi grassi. Dagli omega 3 agli omega 6. Questi acidi grassi essenziali devono essere introdotti attraverso l’alimentazione e l’integrazione, poichè il nostro corpo non è in grado di sintetizzarli. Invece, per quanto riguarda le funzioni biologiche, nell’organismo umano, tra gli effetti protettivi degli omega 3, tra i più rilevanti, ricordiamo sicuramente l’azione antiaggregante piastrinica, o effetto antitrombotico, il controllo del livello plasmatico dei lipidi, soprattutto dei trigliceridi, la riduzione del rischio di problemi cardiovascolare, il controllo della pressione arteriosa mantenendo fluide le membrane delle cellule, e dando elasticità alle pareti arteriose. «Per il corretto funzionamento del nostro organismo, il rapporto tra omega 6 e omega 3, deve essere inferiore o uguale a 4 come riporta l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che evidenzia come “bisognerebbe consumare ogni quattro grammi di omega 6 almeno un grammo di omega 3”» sottolinea Christian Orlando, biologo. Per fare un esempio pratico, gli arachidi sono un cibo ricco di omega 6, ma se associati a un altro alimento ricco di omega 3, come la farina di semi di lino, il rapporto tra i due sarà positivo.

Ecco perchè gli "Omega 6" sono un pericolo per la nostra salute

Per supportare e favorire l’introduzione degli omega 3 sarebbe opportuno consumare dalle 2 alle 3 porzioni settimanali di pesce, in particolare sgombro, merluzzo, pesce spada, tonno, trota, sardina e aringa. Oppure in alternativa di avvalersi del supporto di integratori alimentari. Altra importante fonte di omega 3 sono i semi di lino, valido supporto per sopperire alla carenza di questi preziosi acidi. Infatti, in riferimento all’immunonutrizione e agli smart food, ovvero alimenti che ci proteggono da diverse malattie, abbiamo visto come la frutta secca e i semi oleosi siano veri e propri concentrati di micronutrienti e grassi salutari, benefici soprattutto per il sistema circolatorio e cardiovascolare. Nello specifico, come già detto, la farina di semi di lino è un ottimo alimento in quanto conserva tutte le caratteristiche dei semi. Ricca di proprietà protettive per le malattie cardiovascolari e diverse forme di tumori, grazie al contenuto di lignani e acidi grassi omega 3.

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L'equilibrio degli acidi grassi per vivere in salute

«Alcuni acidi grassi sono essenziali, quindi se l’organismo non può produrli da solo devono essere introdotti nella dieta per mantenersi in buona salute» spiega Christian Orlando, biologo. «L’organismo – continua l’esperto - può produrre grassi saturi e monoinsaturi a partire dagli alimenti ma non può produrre grassi polinsaturi e quando si parla di grassi saturi, monoinsaturi o polinsaturi non si fa riferimento solo a tre tipi di acidi grassi ma a tre grandi famiglie». «Spesso si pensa che – precisa il biologo - il corpo umano utilizza i grassi ai soli fini energetici, in realtà gli omega 3 e gli omega 6 giocano un ruolo fondamentale nella formazione delle membrane cellulari».

OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute

«Tali membrane utilizzano per le loro funzioni degli ormoni che autoproduciamo chiamati “eicosanoidi” i quali possono essere “pro infiammatori” o “anti infiammatori”. Entrambi sono indispensabili, ma chiaramente un eccesso di produzione di ormoni pro infiammatori, causa effetti negativi per le nostre cellule e per la nostra salute. La regolazione della produzione di questi ormoni è data dall’equilibrio tra omega 6 e omega 3» spiega l’esperto. «Tutti gli omega 3 e alcuni omega 6 supportano la funzione antinfiammatoria» conclude Orlando.

Christian Orlando poi evidenzia le cattive abitudini alimentari, sempre più frequenti, che sfociano in un rapporto decisamente squilibrato a favore degli omega 6 per due motivi principali. Il primo, secondo il biologo, è dovuto al sistema alimentare dell’allevamento moderno, basato su materie prime ricche in omega 6 (come soia, orzo e mais) che impoveriscono sempre più, di omega 3, i prodotti derivati (come carne, uova e latticini). Mentre, il secondo, fa riferimento all'impiego, da parte dell’industria alimentare, di oli di semi e derivati ricchi in omega 6 per la preparazione di biscotti, merendine, grissini, creme, sughi, salse e alimenti confezionati. Inoltre, il biologo, evidenzia che «i livelli e l'equilibrio degli acidi grassi delle due serie sono importanti per la prevenzione di patologie coronariche, ipertensione, diabete di tipo 2, disordini immunitari e infiammatori». 

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Per approfondimenti:

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Dalla spossatezza alla stanchezza cronica, dai crampi ai dolori muscolari. Niente paura, ci pensa il potassio! Contrasta caldo, afa e grande dispendio energetico nelle calde giornate estive. Prezioso per il nostro organismo, il potassio è tra i sali minerali fondamentali più importanti poiché serve al corpo per ridurre la ritenzione idrica, coordinare la trasmissione nervosa e regolare la contrattilità muscolare. Inoltre, come molti studi hanno dimostrato, può essere importante per tenere sotto controllo la pressione arteriosa e quindi mantenerci in salute. Il potassio è un oligoelemento essenziale per il nostro corpo e pertanto, è buona abitudine, assumerlo con regolarità. Le principali funzioni di questo minerale sono quelle di controllare il ritmo del cuore, l'eccitabilità neuromuscolare, la ritenzione idrica, l'equilibrio acido-base e la pressione osmotica. I sui numerosi benefici e le tante proprietà poi si moltiplicano se usato in combinazione con il magnesio.

Per contro, una carenza di potassio, definita ipokaliemia, è caratterizzata da disturbi di vario genere. La carenza di potassio vede principali manifestazioni che comprendono debolezza e diminuzione del tono muscolare, crampi, stitichezza, stanchezza, formazione di edemi, disidratazione cellulare fino a importanti disturbi cardiaci. E ancora vomito o diarrea, nefropatie e patologie endocrino metaboliche. Da qui l’importanza di questo insostituibile minerale e nel caso di dieta alimentare non equilibrata o povera di potassio è necessario ricorrere al sostegno di validi integratori. Ed è proprio in questi che l’elemento potassio viene, quasi sempre, associato al magnesio o legato ad altri elementi in multivitaminici e può rappresentare un ottimo supporto durante il cambio di stagione o anche nei periodi del ciclo mestruale o subito precedenti ad esso per attenuarne i dolori e stabilizzare l'umore.

Mix di benefici e alleato dell'estate 

Un concentrato di benefici. Il potassio è in grado di regolare la quantità di acqua all'interno delle cellule, controllandone la pressione osmotica. Contribuisce, inoltre, alla contrazione muscolare, compresa quella del cuore; aiuta normalizzare la pressione attenuando gli effetti dannosi dell’eccesso di sodio. Svolge un'importante azione nella sintesi delle proteine e degli zuccheri in glicogeno, è coinvolto nei processi di trasmissione degli impulsi nervosi ed è l'attivatore di numero di enzimi metabolici energetici. Tra le altre proprietà del potassio anche la sua capacità di risolvere uno dei problemi che molte donne sperimentano e contro il quale combattono da sempre: la ritenzione idrica. E la motivazione è presto detta. La ritenzione idrica origina da uno squilibrio fra la quantità di potassio nelle cellule e quella di sodio presente, invece, nel liquido extracellulare. Quando la quantità di sodio diventa maggiore di quella del potassio, il nostro corpo trattiene l'acqua per ritrovare l'equilibrio e sciogliere il sodio in eccesso lasciandoci, così, con fianchi, gambe e glutei gonfi per i liquidi non eliminati. Pertanto, un consumo quotidiano di potassio, facilita il contrasto della ritenzione idrica.

INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico

Fonte notevole di potassio, diversi cibi che, in modo diverso, fanno parte della nostra dieta. In pole position le banane (ideali per chi svolge regolarmente un’attività fisica), l’uva, le albicocche secche (prive di acqua per cui risulta ricca di sostanze nutrienti concentrate), fichi e prugne secche (prevengono la stitichezza funzionando come un blando lassativo e regolano il transito intestinale), succo di arancia (contiene sostanze antiossidanti che prevengono il tumore alla prostata e alle ovaie), l’avocado (previene la formazione di tumori e ictus), salsa di pomodoro, funghi bianchi, papaia (da sempre utilizzata come antinfiammatorio naturale) e pistacchi (proteggono il sistema nervoso e migliorano la struttura della pelle).

Il potassio è un ottimo vasodilatatore. La sua carenza potrebbe causare un aumento della pressione sanguigna. Il 98% circa del potassio presente nel nostro corpo si trova all’interno delle cellule, in particolare nel tessuto muscolare. La stanchezza è un primo segnale di una deficienza di potassio. Questo minerale, favorisce l’afflusso di sangue, e quindi, di nutrimenti. In caso di carenza di potassio, i muscoli non si ricaricano adeguatamente, tendono a contrarsi e, di conseguenza, aumenta il rischio di crampi. Agisce sulle contrazioni dei muscoli e di conseguenza anche sulle funzioni cardiache. Riduce il rischio di aritmie o battito anomalo. Questo minerale è importante, come già detto, per i muscoli, e quindi, anche quelli addominali, in particolare intestino e stomaco. Inoltre, la funzionalità dei nervi dipende anche da un’adeguata concentrazione di potassio nel sangue. In caso di una sua carenza, si potrebbe presentare una fastidiosa sensazione di intorpidimento, accompagnato da formicolio e pizzicori, con minor sensibilità di una parte del corpo.

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Piacere per il palato e toccasana per l’organismo. Il cacao potrebbe prevenire i danni dell’Alzheimer o addirittura intervenire nelle prime fasi della malattia. Tra i notevoli benefici già scoperti in numerose ricerche scientifiche, un altra ricerca dimostra l’importanza del cacao nella prevenzione delle patologie neurodegenerative. Due recenti studi confermano il legame tra cacao, o cioccolato, e Alzheimer. Le nuove ricerche sono state focalizzate sul declino cognitivo che accompagna questa malattia. Le indagini dimostrano e spiegano la correlazione tra quest'alimento e gli effetti della malattia. Il primo studio, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease (JAD), è stato effettuato dai ricercatori dell’Icahn School of Medicine al Mount Sinai in collaborazione con la Kanazawa University del Giappone su un estratto di cacao Lavado, ovvero, un tipo di cacao minimamente trasformato e ad alto contenuto di polifenoli (antiossidanti). Il team di ricercatori ha dimostrato le notevoli potenzialità di un estratto di cacao Lavado il quale sarebbe capace di ridurre i danni alle vie nervose nei pazienti con malattia di Alzheimer. Lo studio, pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, ha evidenziato che i polifenoli e altre sostanze antiossidanti presenti in un estratto concentrato di cacao sono in grado di ripristinare la funzione di comunicazione tra i neuroni (le sinapsi). Condotto su topolini geneticamente modificati, e proprio per questo, destinati ad ammalarsi di demenza senile, ai quali l’equipe ha somministrato estratto di cacao a diverse concentrazioni: in quelli non ancora affetti dalla malattia, l’estratto ha impedito la formazione delle placche di sostanza “beta-amiloide”, che determinano il danno neuronale responsabile della patologia, mentre nei topini malati – con demenza allo stadio iniziale – il cacao ha addirittura guarito le terminazioni nervose già danneggiate.

Pericolo ALZHEIMER? Quando la prevenzione comincia a tavola

Un alimento dalle virtù antiossidanti, energetiche, “antidepressive” e, come dimostra lo studio dell’Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, protettive delle funzioni celebrali, con ripercussioni positive sui primi stadi dell’Alzheimer. Stessa tesi sostenuta anche da una serie di esperimenti su topi geneticamente ingegnerizzati a sviluppare la malattia. L’indagine ha mostrato che l’estratto del cacao Lavado impedirebbe alla proteina β- amiloide (Ap) il formarsi di grumi viscosi a livello del cervello noti per arrecare danno alle cellule nervose al progredire della patologia. La seconda, invece, una ricerca italiana, è stata condotta all’Università dell’Aquila e pubblicata poi su Hypertension. Nello studio sono stati coinvolti 3 gruppi di soggetti anziani affetti da un lieve decadimento delle abilità cognitive ai quali è stata somministrata giornalmente una bevanda contenente flavonoli, seppur in diverse quantità, del cacao che possiedono proprietà antiossidanti. Nell’indagine è stato notato un miglioramento dei valori di pressione, sensibilità insulinica e perossidazione lipidica, con valori superiori, nel gruppo di anziani a cui era stata somministrata una quantità più elevata di antiossidanti, oltre a un miglioramento della funzionalità cognitiva valutata con appositi test finali. I due studi menzionati dimostrano l’importanza dell’alimentazione per il mantenimento di un buono stato di salute. Ovviamente sia fisica che mentale e associata sempre a una costante attività fisica. Piccole abitudini che potrebbero aiutare a prevenire il declino cognitivo e tante altre patologie. Tuttavia, è fondamentale abbinare una dieta a uno stile di vita sano, regolare ed equilibrato.

Virtù antiossidanti, energetiche, antidepressive e protettive

Note già nel XVIII secolo le preziose virtù della polvere di cacao, infatti, era pratica comune, acquistare nelle farmacie la cococulata indic, un rimedio naturale contro stanchezza e spossatezza. Poco dopo, nel 1702 il medico e chimico francese Louis Lémery, nel Traité des aliments, scrisse che “Le sue proprietà stimolanti eccitano l’ardore di Venere”. Alla fine dell’Ottocento, poi, la polvere di cacao, grazie alle sue proprietà energetiche, veniva consumata anche dall’esercito svizzero per mantenersi in forma. Un mix naturale di sali minerali (soprattutto magnesio e fosforo) e vitamine, gli conferiscono un elevato valore energetico. Difatti, quelle che prima era sono credenze culturali, oggi sono certezze scientifiche. Il cacao racchiude oltre 400 sostanze benefiche per l’organismo.

Lo stress aumenta il rischio di ammalarsi del morbo di Alzheimer

“La fava del cacao è un fenomeno che la natura non ha più ripetuto. Non si sono mai trovate tante qualità riunite in un solo frutto così piccolo” sosteneva Alexander von Humboldt, naturalista ed esploratore tedesco che studiò le proprietà della pianta di cacao. Vero e proprio toccasana per corpo e mente. Contiene altri nutrienti importanti come teobromina e caffeina, seppur in dosi minori rispetto al caffè, che favoriscono la concentrazione e la prontezza di riflessi; il triptofano, precursore della serotonina, il neurotrasmettitore noto come “ormone del buonumore”; la tiramina, utilizzata nella preparazione di farmaci antidepressivi e l’epicatechina, un flavonoide dalle notevoli proprietà antiossidanti, presente in abbondanza nella fava di cacao oltre che nel cioccolato fondente. Inoltre, l’epicatechina è la sostanza che aiuta a combattere l’invecchiamento cellulare e gli conferisce il gusto amaro.

La Filiera Etica del Cioccolato "LIFE 120" con SILVIO BESSONE (Maestro cioccolatiere)

Piacere per il palato e toccasana per l’organismo

Lo studio del Mount Sinai suggerisce che quantità adeguate di specifici polifenoli del cacao nella dieta possono, nel corso del tempo, impedire i danni al cervello causati dall’Aβ negli oligomeri, e quindi, questo potrebbe essere un mezzo per prevenire l’Alzheimer. Tra le varie tipologie di cacao testati nello studio, il tipo Lavado è risultato quello più efficace nel contrastare gli effetti della malattia. Questo si pensa sia dovuto alla maggiore presenza di polifenoli e attività antinfiammatoria di questo tipo di cacao. «Ci sono state alcune incongruenze nella letteratura medica per quanto riguarda il potenziale beneficio di polifenoli del cacao sulla funzione cognitiva – sottolinea il Giulio Maria Pasinetti, a capo del team di ricerca – La nostra ricerca sulla protezione contro i deficit sinaptici dell’estratto di cacao Lavado, ma non con l’estrazione Dutch del cacao (mediante pressione), suggerisce fortemente che i polifenoli sono la componente attiva che salva trasmissione sinaptica, dal momento che gran parte del contenuto di polifenoli è perso per l’elevata alcalinità nel processo di estrazione Dutch».

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Per approfondimenti: 

La Stampa "Il cacao previene e inibisce l’Alzheimer"

Corriere della Sera "Mangiare cacao contro l'Alzheimer"

Hypertension "Benefits in Cognitive Function, Blood Pressure, and Insulin Resistance Through Cocoa Flavanol Consumption in Elderly Subjects With Mild Cognitive Impairment"

Medi Magazine "Estratto di cacao per la cura e prevenzione dell’Alzheimer"

Eurosalus "Il cacao che cura l'Alzheimer"

Today "Alimentazione e Alzheimer, cosa dice la scienza? Gli studi che fanno chiarezza"

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La paura del contagio, l’isolamento e la crisi economica sono oggi tra i principali fattori che influenzano negativamente il nostro riposo. Lo dimostrano due importanti indagini che uno staff di ricercatori, del San Raffaele di Milano, sta conducendo, in questi giorni. Un primo studio nasce con lo scopo di indagare le abitudini di sonno negli studenti universitari: sono stati valutati con test e questionari specifici oltre 300 studenti, delle facoltà degli atenei del capoluogo regionale e gli esperti hanno evidenziato uno spostamento in avanti del periodo di sonno di circa un’ora, soprattutto nelle ragazze. «L’altro studio è stato invece condotto su personale sanitario coinvolto nella gestione del Covid-19: il sonno è stato valutato con l’attigrafo, una sorta di orologio, indossato per una settimana. Una valutazione preliminare dei risultati indica che una ridotta qualità del sonno emerge soprattutto nei soggetti di età superiore ai 40 anni». Spiega a Il Giorno il professor Luigi Ferini Strambi, primario del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

«Durante la pandemia – continua il primario - sono aumentati i pazienti con disturbi del sonno. Legati, in particolare, alle non poche difficoltà di mantenere un corretto ritmo sonno-veglia. L’andare a letto più tardi alla sera e l’alzarsi più tardi al mattino hanno stravolto i nostri normali ritmi biologici. I giovani, più degli altri, riferiscono di frequenti brutti sogni: accade perchè dormono più a lungo la mattina, allungando così la fase rem in cui si sogna. Ma non solo: infatti molti si sono concessi sonnellini diurni, spesso anche prolungati, che hanno inevitabilmente creato problemi sulla qualità del sonno notturno». «Altri fattori hanno avuto un ruolo negativo - sottolinea l’esperto - non solo la diminuzione dell’attività motoria o la ridotta esposizione alla luce naturale, ma anche l’esposizione continua a dispositivi elettronici, allo scopo sia di interazione sociale che di intrattenimento. La stimolazione costante dei centri della veglia e la luce blu prodotta dai “devic” elettronici (luce che inibisce il rilascio di melatonina) hanno creato problemi di addormentamento serale. Inoltre anche la ricerca costante dell’ultima notizia relativa alle novità sulla pandemia ha aumentato i livelli di ansia. L’allarme, per il futuro, ha contribuito alla deflessione dell’umore. È noto che ansia e depressione giocano un ruolo importante nel favorire i disturbi del sonno. Si deve prestare attenzione anche all’alimentazione: guai a esagerare con l’alcol, ad esempio».

Insonnia, nemica della salute

Per insonnia non s'intende  «solo un disturbo di salute, ma contribuisce anche in modo indipendente al rischio di malattie infettive e infiammatorie inclusa la depressione, così come la mortalità […]Per le concentrazioni circolanti d’interleuchina (IL)-6, ad esempio, ci sono due picchi, alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00, e questi picchi sembrano essere guidati da processi circadiani. […] quando sono imposti disturbi del sonno a questo ritmo circadiano, l’aumento notturno di IL-6 viene ritardato, […]la privazione totale del sonno notturno l’aumento di IL-6 di circa la metà. […] l’aumento notturno del fattore di necrosi tumorale TNF sembra essere guidato principalmente da fattori circadiani. […]vi è evidenza di un sorprendente aumento notturno della capacità dei monociti di rispondere alla sfida […] aggiunge l’idea che il sonno notturno favorisce la difesa immunitaria in una sfida microbica. […]prolattina. […]ormoni neuroendocrini sono noti per migliorare la proliferazione e la differenziazione delle cellule T e per promuovere l’attività delle citochine di tipo 1. […] perdita di sonno aumenta progressivamente oltre 4 notti, vi è evidenza di un aumento cumulativo della proteina C-reattiva (CRP) […]» si legge nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: le ricerche. Lo studio, infatti, conferma la correlazione tra le concentrazioni di interleuchine e le fasi circadiane e quindi, di conseguenza il bilanciamento Th1 e Th2. «Ad esempio - aggiunge -  l’interleuchina IL6 ha due picchi alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00». 

Effetto coronavirus: 6 su 10 con disturbi del sonno

Tuttavia, il post lockdown non ha risparmiato neanche i più piccoli. 6 bambini su 10 mostrano ansia, irritabilità e disturbi del sonno. Lo dimostra un’indagine presentata al ministero della Salute e condotto dal neurologo Lino Nobili che dirige il dipartimento di Neuropsichiatria infantile dellʼospedale pediatrico dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova su un campione di 3.245 famiglie con figli sotto i 18 anni a carico. Le cause? La perdita improvvisa di quotidianità, i rapporti sociali e l’assenza di attività ludiche. Inoltre, bambini, ma anche adolescenti, hanno assorbito anche lo stress trasmesso dai genitori o dai componenti adulti del nucleo familiare. Dall’indagine è emerso che nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. Per quel che riguarda i bambini al di sotto dei sei anni, i disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia (inquietudine e ansia da separazione)

Tutti i consigli per RIPOSARE meglio ed essere più energici

Stesso trend, per quelli un po’ più grandi. Nei bambini e negli adolescenti tra i 6 e i 18 anni, i disturbi più frequenti riguardavano proprio la componente somatica, ovvero i disturbi d’ansia. In questa fascia di età è stata osservata, tuttavia, una significativa alterazione del ritmo-circadiano e delle fasi sonno-veglia con tendenza al ritardo di fase. Soprattutto gli adolescenti che sempre più spesso, vanno a letto molto tardi, facendo poi fatica a svegliarsi l’indomani, come se fossero ostaggi di una sorta di jet lag domestico. Ma non è tutto. Tra questi ragazzi è stata inoltre riscontrata una maggiore instabilità emotiva correlata a stati di irritabilità e frequenti sbalzi dell’umore. Tra le cattive abitudini degli italiani, c'è proprio quella di tirare fino a tardi o, ancora peggio, fino al mattino. Infatti, andare a dormire alle prime luci dell’alba, incide negativamente sulla nostra salute. Dall'umore alla lucidità mentale, dall'energia alle performance. Il sonno è indispensabile e quando scarseggia ne paghiamo le conseguenze.

I consigli per dormire bene e svegliarsi riposati

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Come rimediare? Iniziamo subito a eliminare le cattive abitudini e a recuperare le ore di sonno perse. Ogni adulto dovrebbe dormire circa 7-9 ore a notte. Ma se il numero di ore riposate è inferiore, correte ai ripari: iniziate a ridurre la quantità di caffeina, e quindi, degli alimenti che la contengono, evitate l'utilizzo dei 'nemici del riposo' (smartphone, pc e tablet) almeno un'ora prima di andare a dormire, consumate pasti serali leggeri così da evitare problemi di digestione. E scegliete un buon alleato: la giusta integrazione per regolarizzare e facilitare la fasi del sonno. Tra i rimedi naturali per il corretto riposo c’è anche la melatonina, una molecola naturale antichissima, con la principale funzione di regolare il ritmo circadiano.

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Per approfondimenti:

Il Giorno "Effetto Coronavirus: Aumentati i pazienti con disturbi del sonno"

La Repubblica "Coronavirus: irritabilità, insonnia e paura per il 70% dei ragazzi"

Io Donna "Post lockdown: 6 bambini su 10 mostrano ansia, irritabilità e disturbi del sonno"

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