Il segreto per una chioma splendente è nascosto nell’alimentazione. Dal cambio di stagione allo stress quotidiano, la caduta dei capelli riguarda proprio tutti. Il normale ricambio giornaliero prevede una caduta tra i 50 e i 100 al giorno. Le cause di questo fenomeno? Sono molteplici. Le più comuni riguardano lo stress (fisico o mentale che sia), disturbi psicologi, problemi di salute, il consumo di farmaci, interventi chirurgici e soprattutto una dieta sregolata. Ma a tutto c’è rimedio. Infatti, anche i capelli hanno bisogno di un continuo apporto di aminoacidi e altri nutrienti assunti principalmente con l’alimentazione o con l’integrazione. È per questo motivo che un’alimentazione non bilanciata potrebbe avere effetti negativi sulla salute della nostra capigliatura. Tuttavia, in alcuni casi, il problema potrebbe non essere dovuto direttamente allo stile alimentare, ma legato ai processi digestivi. Infatti, anche seguendo una dieta sana alcuni nutrienti potrebbero non essere assorbiti correttamente assorbiti a livello intestinale. E in assenza di particolari allergie o intolleranze alimentari, questo fenomeno è riconducibile, con tutta probabilità, a una disbiosi intestinale, ovvero all’alterazione del microbiota, l’insieme dei batteri che normalmente popolano quest’organo.
Dalla caduta dei capelli alla CALVIZIE, cause e rimedi naturali
Preziosi per la salute dei nostri capelli anche gli antiossidanti. Tra i più importanti ricordiamo i sulforafani (di cui sono fonte le crucifere), il resveratrolo (presente nel vino rosso), gli isoflavoni (contenuti nei frutti di bosco) e la superossido dismutasi (presente nella frutta di stagione). «Un mix equilibrato di questi cibi, nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata, che prevede un largo uso di olio d’oliva, ricco di antiossidanti, comporta benefici per tutto l’organismo, compresi capelli e pelle» spiega al Giornale Elisabetta Sorbellini, specialista in dermatologia. L’esperta suggerisce di ricorrere anche agli integratori di queste sostanze per incrementarne l’apporto. «Per riportare in equilibrio il microbiota intestinale – precisa l’esperta - può essere d’aiuto l’uso di integratori con aminoacidi quali arginina, lisina, metionina, creatinina, triptofano, cisteina, ornitina e taurina. In particolare, questi ultimi due sono molto importanti, perché giocano un ruolo centrale nell’innesco della crescita dei nuovi follicoli piliferi».
Capelli sani e forti? E poiché l’elisir del benessere comincia dalla tavola, all’origine della caduta, oltre che della fragilità, c’è sempre una dieta non equilibrata. Tutti questi aminoacidi segnalati dalla dermatologa sono costituenti della cheratina dura, sostanza fondamentale per i capelli e per le unghie. Da qui l’importanza di assumere integratori che contribuiscono allo stato di benessere dei capelli. Favoriscono il miglioramento della chioma anche sali minerali e vitamine con effetto antiossidante. Tra questi, i più importanti sono zinco, magnesio, rame e vitamine A, B, C, D ed E. Altro alleato di una chioma folta e sana anche la frutta secca, ma solo quando consumata regolarmente. «In particolare, la vitamina D non è importante solo per le ossa, ma anche per numerosi processi metabolici. Svolge infatti un’azione antinfiammatoria sulla pelle ed è fondamentale per una crescita sana della chioma e nel contrastare alcune malattie, come la dermatite seborroica, che possono favorire la caduta dei capelli» la dermatologa al Giornale. Quindi, per contrastare la caduta, e mantenerli al massimo del loro splendore, al via con il pieno di vitamina D.
Non dimentichiamo poi che la produzione di cheratina è favorita dagli aminoacidi. La cheratina è una proteina costituita da lunghe catene di aminoacidi, dove sono interposte vitamine e oligoelementi. Diffusa anche nel regno animale, nell'uomo la cheratina rappresenta il principale costituente di peli, capelli e unghie. Mentre gli antiossidanti contrastano la caduta e l’invecchiamento dei capelli, i minerali nutrono in profondità e ne favoriscono la crescita, le verdure contribuisco alla loro idratazione. Innanzitutto, è fondamentale un carico di proteine, per ristorare la cheratina, sostanza principale di cui sono composti i nostri capelli. «Pendere supplementi è chiave per rafforzare i capelli dall’interno» sottolinea Christel Lundqvist, direttrice creativa del salone STIL. «Usare supplementi – aggiunge - in combinazione con prodotti che contengono proteine rafforzanti, è un ottimo modo di rimediare ai capelli deboli».
CALVIZIE: dalla caduta dei capelli all'alimentazione
Come già detto finora, se i capelli risultano particolarmente sottili, indeboliti e cadono frequentemente, ci potrebbero essere delle carenze alimentari o comunque, potrebbero essere la conseguenza di cambiamenti in quello che si mangia. L’alimentazione corretta per i capelli fini deve contenere la giusta quantità di vitamine, in particolare biotina e proteine minerali, tra cui ferro, rame e zinco. Altrettanto utile è l’acido folico, supporta la moltiplicazione delle cellule. Per i capelli secchi, invece, è indicato l’acido linoleico che li rende più luminosi e nutriti. Altro rimedio naturale è l’olio di argan: contiene omega3 e agisce come barriera protettiva sul capello e, al tempo stesso, combatte l’azione degli agenti esterni, come i raggi del sole e lo smog, ma anche di phon e piastra. Inoltre, l’olio di argan ha molte altre proprietà per idratare i capelli secchi e danneggiati, illuminare e districare.
CAPELLI BIANCHI, come contrastarli con l'alimentazione
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Per approfondimenti:
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La prima linea di difesa contro lo stress ossidativo. Contrastano gli effetti dei radicali liberi, veri e propri nemici della nostra salute. Uno scudo prezioso per tante patologie come diabete, malattie cardiovascolari, cancro e obesità. Quindi non solo alleati per il benessere quotidiano, ma fondamentali nel contrasto di malattie non trascurabili. Importanti per il nostro organismo e ancor più, per chi pratica attività sportiva. Per stabilire il potere antiossidante dei vari alimenti sono stati condotti una serie di studi dalla Boston University in collaborazione con il dipartimento dell'agricoltura americano. La loro azione antiossidante è stata misurata in base a una scala, l'ORAC, secondo la quale a valori più alti corrispondono maggiori poteri antiossidanti. Tra gli alimenti che ne sono maggiormente ricchi cetrioli, pomodori, albicocche, spinaci, melone, pera, banana, pesca, mela, melanzana, uva, cipolla, kiwi, peperone, avocado, susina, arancia, fragole, pompelmo, cavoli, prugne, more, barbabietola e mirtilli.
Al processo di ossidazione, seguono serie di danni e alterazioni che possono compromettere il corretto funzionamento dell’organismo e aumentare il rischio di sviluppo di gravi patologie. È stato ampiamente dimostrato che lo stress ossidativo è associato allo sviluppo o, nei casi di malattie preesistenti, al peggioramento di arteriosclerosi, infarto, sindromi coronariche (malattie cardiovascolari), diabete, sindrome metabolica e obesità (malattie metaboliche), declino cognitivo, demenza, perdita dell’udito (malattie degenerative neurologiche), tumori, psicosi e diverse condizioni infiammatorie. Altra fonte importante di radicali liberi è rappresentata dai processi che il sistema immunitario sfrutta per difendere l’organismo dalle aggressioni esterne, come virus e batteri o come risposta a ferite, traumi e allergie. Inoltre, anche lo stress psicofisico aumenta la produzione di composti ossidanti, mettendo a dura prova i sistemi cellulari di neutralizzazione. Partendo da questi assunti, nasce l’esigenza di potenziare e rinforzare le capacità del nostro organismo nella lotta ai radicali liberi con il supporto di alimenti e integrazione così da prevenire disturbi e malattie.
Un antiossidante è una qualunque sostanza capace di interferire con le reazioni chimiche di ossidazione che danno origine ai radicali liberi o che hanno la capacità di neutralizzare quelli già prodotti. A questa categoria appartengono quelli presenti nell’organismo (endogeni) o assunti con l’alimentazione. Tra gli antiossidanti endogeni, i più noti sono il coenzima Q10 e il glutatione. Invece, quelli assunti dall’esterno con la funzione di rinforzo dei sistemi cellulari di detossificazione dai radicali liberi comprendono vitamine, polifenoli e altri microelementi. Tra questi: la vitamina C (o acido ascorbico), la vitamina A ed i carotenoidi, la vitamina E, i polifenoli (flavonoidi e resveratrolo), l’acido lipoico e altri oligoelementi essenziali quali selenio, rame, manganese e zinco. La maggior parte di questi antiossidanti di provenienza alimentare si trova nei cibi come verdura, frutta, cacao, tè, caffè e vino rosso.
«I radicali liberi infatti accelerano l’invecchiamento, attivano dei processi infiammatori e indeboliscono il sistema immunitario. L’azione degli antiossidanti è quella di rendere stabili le cellule e contrastare la formazione di più radicali liberi» spiega a Gazzetta Active Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. L’esperta mostra cosa accade nel nostro organismo nei casi di squilibrio tra antiossidanti e radicali liberi oppure in caso di una produzione elevata di citochine infiammatorie: «Una cellula sana vede un equilibrio tra la produzione di citochine pro-infiammatorie e citochine anti-infiammatorie. Anche quelle pro-infiammatorie hanno un’azione positiva per l’organismo, perché possono bloccare un’infezione, un patogeno. Sono un sistema di difesa della cellula. Quando questo equilibrio viene meno, magari perché si segue una dieta sbilanciata, si ha un’eccessiva produzione di citochine pro-infiammatorie. A questo punto si crea questa condizione di stress ossidativa che, se non trattato, può diventare cronico. Si tratta di un’infiammazione silente, priva di sintomi, ma se diventa cronica può dare luogo a tutte quelle patologie infiammatorie come obesità, diabete, malattie cardiovascolari, cancro».
Nell’intervista alla Gazzetta dello Sport, Jessica Falcone evidenzia l’importanza degli antiossidanti. «Un potentissimo antiossidante è la vitamina E – continua l’esperta -, che protegge la membrana cellulare, prevenendo la perossidazione lipidica. Poi c’è il betacarotene che protegge la pelle. Quindi tutta la classe di flavonoidi: i polifenoli. Anche gli acidi grassi omega 3 hanno un’azione antiossidante e antinfiammatoria, perché danno forza alla barriera lipidica, agendo a livello anche genico. Ottimi anche per gli sportivi, perché vanno a nutrire il muscolo. La vitamina C è un altro antiossidante importante, che permette la sintesi del collagene e il recupero muscolare». La biologa sottolinea, infine, l’importanza degli antiossidanti per gli sportivi. «L’attività fisica – aggiunge - sottopone l’organismo ad uno stress ossidativo. Quindi integrare con degli omega 3 o degli antiossidanti in generale può essere particolarmente utile». «Lo sportivo brucia moltissimo ossigeno, per questo è fondamentale un’alimentazione ben bilanciata con una buona quota di frutta e verdura, ma anche con spezie e aromi» conclude Falcone.
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La natura è il segreto del benessere. È la scoperta di alcuni ricercatori giapponesi che sostengono che l'inalazione di sostanze chiamate fitoncidi, rilasciate dagli alberi, possa essere il fattore che contribuisce a questo processo. Numerosi studi hanno scoperto che uscire all'aperto nella natura - persino in un parco urbano potrebbe ridurre la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna delle persone, oltre a normalizzare la secrezione dell'ormone dello stress, il cortisolo. Tirando le somme, a lungo termine, vivere o interagire con la natura è strettamente correlato a un ridotto rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e morte precoce. Senza dimenticare poi, i notevoli benefici per l’organismo dei livelli più elevati di vitamina D, come conseguenza di una frequente esposizione ai raggi solari.
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Oltre a livelli più elevati di esercizio fisico e vitamina D, sono state avanzate varie teorie per spiegare questi risultati. Uno è che trascorrere del tempo all'aperto potrebbe aiutare a contrastare lo stress e la solitudine, favorendo le interazioni con altre persone. «In pratica, penso che questi vari percorsi probabilmente funzionino in sinergia», afferma Catharine Ward Thompson, direttore del centro di ricerca OPENSpace dell'Università di Edimburgo e coautore di un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sugli spazi verdi urbani e sulla salute. «I fitoncidi possono essere importanti – spiega Catharine Ward Thompson, ma probabilmente è necessario essere completamente immersi nell'ambiente naturale per qualche tempo per ottenere questi benefici, mentre i benefici psicologici come il rilassamento e l'abbassamento dello stress potrebbero essere più facili da ottenere». Inoltre, si fa strada anche un’altra ipotesi, la teoria del restauro dell'attenzione, che suggerisce che i modelli naturali e il movimento attirino senza sforzo la nostra attenzione, offrendo ai nostri cervelli troppo tesi l'opportunità di riposare e recuperare.
Questi studi, partendo dall’assunto comune che gli alberi colpiscano il nostro sistema immunitario più direttamente, suggeriscono di trascorrere qualche giorno in una foresta per registrare un aumento considerevole del numero e dell'attività delle nostre cellule killer naturali, le cellule immunitarie che aiutano a rilevare e distruggere virus e cellule tumorali, nel nostro sangue. Secondo questi ricercatori giapponesi, l’inalazione di sostanze chiamate fitoncidi, rilasciate dagli alberi, potrebbe essere un fattore che contribuisce all’attività delle nostre cellule immunitarie. Le indagini dimostrano la capacità di alterare l'attività delle cellule killer naturali umane.
Non solo il sistema immunitario. Infatti, a beneficiare delle lunghe passeggiate all’aria aperta sarebbe anche il sonno. Il nostro tempo chiuso dentro durante il lockdown avrebbe potuto interrompere i nostri ritmi circadiani - cicli generati internamente, quasi 24 ore su 24 nell'attività di numerosi processi biologici, incluso il sonno. I nostri ritmi circadiani sono di solito mantenuti sincronizzati o coinvolti nell'ora del giorno in cui siamo all'aperto attraverso l'azione della luce intensa che colpisce una serie di cellule sensibili nella parte posteriore dell'occhio. Queste cellule oculari comunicano con una chiazza di tessuto cerebrale chiamata nucleo soprachiasmatico, che funge da orologio principale del corpo. «La luce interna è in genere troppo bassa per favorire il trascinamento, quindi se non si va all'aperto per tutta la settimana, questi ritmi possono essere interrotti, con conseguente sonno disturbato», sostiene Mariana Figueiro, ricercatrice del Lighting Research Center di Troy di New York. Il suo studio dimostra come gli impiegati che sono esposti a una luce più intensa durante la mattina, ad esempio nel tragitto per raggiungere il luogo di lavoro, riescono poi ad addormentarsi di notte con maggiore facilità con un sonno meno disturbato rispetto a quelli che sono esposti alla luce più debole. «L'interruzione circadiana e la riduzione del sonno – continua l’esperta - sono state collegate a una ridotta risposta del sistema immunitario». «Quindi, mentre la luce potrebbe non avere un impatto diretto sulla funzione immunitaria, può avere un forte impatto indiretto grazie alla sua capacità di trascinare il sistema circadiano e migliorare il sonno» conclude Figueiro. L'esposizione alla luce intensa durante la mattina ha anche un impatto positivo sull'umore delle persone e può aiutare a proteggersi dalla depressione.
Consigli per riposare meglio ed essere più energici durante il giorno
Riguardo al tempo necessario da trascorrere all'aperto per raccogliere questi benefici, non esiste una regola precisa. Sebbene la luce del mattino sia particolarmente importante per mantenere sincronizzati i nostri ritmi circadiani, non dimentichiamo che, la sintesi ottimale di vitamina D, avviene intorno a mezzogiorno, quando i raggi UVB alla luce del sole raggiungo l’apice. Quindi, la raccomandazione è quella di uscire all'aperto almeno una volta al giorno, ovviamente, ricordando di mantenere le distanze sociali e facendo attenzione alle scottature solari. E non dimentichiamo che la luce del sole e la natura, insieme all’alimentazione e all'integrazione, sono da sempre i nostri grandi alleati.
BBC Future "How staying indoors affects your immune system"
NCBI "The immunological case for staying active during the COVID-19 pandemic"
Huffington Post "Bagni di sole e camminate nei boschi per difendervi dal virus. I consigli del Trinity College"
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Buoni e salutari per l’organismo, ma oltre al gusto c’è di più. Il consumo di pesce, o meglio, degli acidi grassi, riduce il rischio di patologie cardiovascolari. Un nuovo studio della Universitat Rovira i Virgili (URV) e della Harvard Medical School dimostra i notevoli benefici degli omega 3 sul nostro organismo. Secondo questi ricercatori, il consumo di omega 3, principalmente attraverso il pesce, ma anche negli integratori contenenti questi acidi grassi, contrasta le malattie grazie all’azione che consente di modulare le lipoproteine, le particelle che spostano i lipidi attraverso il sangue. Nello studio sono stati analizzati campioni di lipoproteine di 26.034 donne per indagare sul collegamento tra il consumo di omega 3, contenuto nel pesce e la diminuzione del rischio di problemi cardiovascolari. Gli scienziati si sono concentrati soprattutto su tre tipi di acidi grassi omega-3: acido α-linoleico (ALA), acido docosaesaenoico (DHA) e acido eicosapentaenoico (EPA), che si possono trovare nel pesce e i altri alimenti, essenziali per la nostra salute e il benessere del nostro organismo.
L’importanza di questa ricerca nasce da un dato non trascurabile: una persona su tre muore per malattie cardiovascolari. Fino ad oggi era stato dimostrato che un elevato consumo di acidi grassi omega 3 era associato a livelli più bassi di trigliceridi nel sangue. Tuttavia, era stato anche correlato ad un aumento del colesterolo LDL, cioè colesterolo a bassa densità trasportato dalle lipoproteine, noto anche come colesterolo cattivo. Il colesterolo LDL aumenta il rischio di malattie cardiovascolari perché può accelerare la formazione di aterosclerosi, cioè il processo mediante il quale le arterie si induriscono e perdono la loro elasticità. Per contro, lo studio ha scoperto che un aumento del consumo di colesterolo LDL dai pesci è associato principalmente al colesterolo trasportato dalle particelle più grandi di LDL, che sono meno aterogeniche e non con un aumento del numero totale di particelle di LDL. Questa diminuzione del numero di trigliceridi trasportati da qualsiasi tipo di lipoproteina aiuta a proteggere l'individuo dalle malattie cardiache.
I 3 tipi di acidi grassi omega 3 studiati, acido α-linolenico, DHA e EPA sono presenti nei pesci e in altri alimenti e lo studio ha scoperto che differiscono nella loro associazione con il rischio di malattie cardiovascolari. L’indagine dimostra che non vi era alcun aumento delle più piccole lipoproteine LDL che trasportano il colesterolo; invece l'aumento è stato tra le maggiori lipoproteine LDL, che non sono associate al rischio di malattie cardiache. Vi è stata una diminuzione di tutte le particelle che trasportano i trigliceridi e, inoltre, è aumentata la dimensione media delle particelle di HDL e LDL, un fenomeno associato a una maggiore protezione dalle malattie cardiovascolari.
OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute
Un altro elemento importante di questa ricerca riguarda i modelli utilizzati per valutare l'associazione tra il consumo di pesce e la riduzione del rischio cardiovascolare hanno isolato altri fattori nutrizionali che influenzano il risultato, come il consumo di altri alimenti, la concentrazione di omega 3 in base all'origine del pesce e ai tradizionali fattori di rischio come lo stile di vita sedentario, l'età, la massa corporea e il fumo. Lo studio ha analizzato 26.034 donne con un'età media di 53 anni (tra i 48 e i 59 anni). Di questi due grassi essenziali (EPA e DHA) ne sono ricchi pesci come sardina, aringa, sgombro e tonno. L’ALA (acido alfa-linolenico) è presente invece negli alimenti vegetali ad esempio nella frutta a guscio, nei semi oleosi e negli oli.
Gli effetti positivi sul cervello degli omega sono stati dimostrati da decine di studi internazionali. 3 Gli acidi grassi entrano a far parte delle membrane cellulari, che si mantengono elastiche, e combattono l’invecchiamento mentale, infatti, gli omega 3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione dei dati, migliorando sia le performance scolastiche sia quelle lavorative. Hanno inoltre un’azione antitrombotica, e migliorano il ritmo cardiaco, evitando l’insorgenza di aritmie. Conservano l’elasticità cutanea, rendendo la pelle compatta e meno segnata dalle rughe del tempo. In pratica, riparando le membrane cellulari, ne ritardano la comparsa e rimediano ai danni già fatti nel corso degli anni.
Una pratica nota per gli eschimesi. I primi studi risalgono metà ‘900 quando, gli scienziati decidono di indagare le ragioni per cui anche se, gli eschimesi, per combattere il freddo si alimentassero con una dieta a base di grassi animali, ciò non incideva sull'aumento di malattie cardiovascolari. L'ipotesi iniziale dei ricercatori era quindi che gli omega 3, consumati in abbondanza dagli Inuit, potessero costituire un fattore protettivo. Infatti, questi grassi hanno la capacità di diminuire i livelli di di colesterolo cattivo (LDL) e di trigliceridi nel sangue, altro fattore di rischio per la salute del cuore, e al tempo stesso aumentano i valori di quello buono (HDL).
Importanti per la loro azione antinfiammatoria, contribuiscono a potenziare il sistema immunitario. Fondamentali per i bambini. Grazie al Dha favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso centrale nei primi anni di vita. Preziosi negli adulti, invece, hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose, stimolano memoria e concentrazione. L'EPA e il DHA fanno anche bene alla pelle perché costituiscono le membrane cellulari. Inoltre, gli acidi grassi essenziali omega 3 potrebbero rivelarsi utili anche per mantenere la linea. Alcune indagini hanno evidenziato che questi grassi potrebbero favorire l'equilibrio metabolico e rivelarsi, quindi, utili per prevenire l'aumento di peso.
URV "A study identifies the mechanism by which eating fish reduces the risk of cardiovascular disease"
Notizie Scientifiche "Omega-3 del pesce riduce rischio di malattie cardiovascolari modulando lipoproteine"
Ragusa News "Omega-3: perché inserirli nella dieta"
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Il Fatto Alimentare "Omega 3: guida al consumo degli acidi grassi essenziali molto presenti nel pesce azzurro e nel salmone e pochissimo nei filetti di sogliola"
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Al via con la ricetta del benessere. Una miscela di spezie per vivere in salute. Dai tanti benefici alla riduzione dell’infiammazione per l’organismo. Quindi, non solo per rendere più gustosa una pietanza. Non dimentichiamo che le spezie, come dimostra lo studio condotto da un team di ricercatori della Pennsylvania State University, grazie alla capacità di frenare l’infiammazione che è alla base di alcune patologie molto serie, proteggono l’organismo da tumori, diabete e malattie cardiovascolari. La ricerca di questi scienziati, con l’utilizzato di un composto di spezie, nasce con l’obiettivo di studiare l'effetto postprandiale di una miscela di spezie sulle risposte infiammatorie delle citochine. L'infiammazione postprandiale che si verifica in concomitanza con iperglicemia e iperlipidemia dopo l'ingestione di un pasto ad alto contenuto di grassi saturi e alto contenuto di carboidrati (HFCM) è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD). Gli studiosi hanno dimostrato che l’aggiunta spezie riduceva sensibilmente questo rischio.
L’indagine pubblicata sulla rivista scientifica The Journal of Nutrition, ha mostrato la capacità di questi ingredienti di apportare benefici per la salute, riducendo l’infiammazione dell'organismo. Nello specifico, i ricercatori hanno scoperto che quando i partecipanti allo studio consumavano un pasto con l’aggiunta di sei grammi di una mescolanza di spezie, questi manifestavano marcatori di infiammazione più bassi rispetto a un pasto privo di queste sostanze. Gli studiosi hanno utilizzato un miscuglio a base di basilico, alloro, pepe nero, cannella, coriandolo, cumino, zenzero, origano, prezzemolo, peperoncino, rosmarino, timo e curcuma. Ognuna con notevoli proprietà e combinate per ottenere il massimo dei benefici. E laddove non è possibile sfruttare queste proprietà con una sana ed equilibrata alimentazione, c'è sempre la corretta integrazione.
La ricerca è stato condotta su 12 uomini di età compresa tra i 40 e i 65 anni, in sovrappeso o obesi e con almeno un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. A tutti i partecipante sono stati somministrate tre versioni di un pasto ricco di grassi saturi e carboidrati in tre giorni separati: uno senza spezie, uno con due grammi di miscela di spezie e uno con sei grammi di miscela di spezie. I ricercatori hanno poi prelevato campioni di sangue prima e dopo ogni pasto, per rilevare i parametri infiammatori. Dopo aver analizzato questi valori, gli esperti hanno scoperto che le molecole infiammatorie chiamate “citochine” sono state ridotte dopo il pasto contenente sei grammi di spezie rispetto al pasto che ne conteneva una quantità inferiore o nessuna. Sei grammi, hanno spiegato i ricercatori, sono approssimativamente l’equivalente di un cucchiaino o di un cucchiaio, a seconda delle modalità di disidratazione.
Spezie utili per la salute: curcuma, zenzero, cannella e peperoncino
Precedenti ricerche avevano già collegano le spezie alle notevoli proprietà antinfiammatorie. Infatti, in passato, l'infiammazione cronica era stata associata anche a patologie non trascurabili come il cancro, le malattie cardiovascolari, il sovrappeso e l'obesità, che colpiscono circa il 72% della popolazione americana. Inoltre, in studi più recenti, gli scienziati hanno scoperto che l'infiammazione dell’organismo potrebbe aumentare, dopo un pasto, a seguito del consumo di una quantità eccessiva di grassi o zucchero. Le spezie, stando a quanto dimostrato in queste ricerche, hanno la capacità di inibire la crescita dei tumori, prevenire danni al DNA e mutazione cellulare.
Alimentazione e salute: le virtù curative delle spezie
Una pratica ben consolidata che affonda le sue radice nella notte dei tempi. Dagli egizi agli antichi romani. Infatti, non tutti sanno che quando non esistevano ancora le medicine, i dottori che curavano le persone con rimedi naturali, venivano chiamati “speziali”. Ma non solo. Fonti di vitamine, minerali e antiossidanti, oltre a depurare e proteggere l’organismo, sono in grado di lavorare con il metabolismo nella combustione dei grassi e garantendo il senso di sazietà per un periodo di tempo maggiore. Questo processo si innesca attraverso la funzione termogenica, ovvero con un aumento della temperatura corporea.
Utilizzato dai fenici sia tavola che come rimedio para medico, il cumino, oltre alla sua notevole peculiarità di insaporire la carne alla brace è anche efficace per alleviare le coliche addominali. Ottimo digestivo e prezioso per curare l’intestino e rafforzarne le difese immunitarie, grazie alle sue proprietà antibatteriche e virali.
Non solo come ingrediente principale del curry, la curcuma, è infatti rinomata da sempre, grazie al suo costituente attivo, la curcumina, noto antiossidante e antinfiammatorio per antonomasia. Apprezzata per contrastare crampi, dolori muscolari e reumatici, artrite, problemi digestivi e stress e riconosciuto come rimedio naturale contro il colesterolo alto. Da non trascurare poi, la sua capacità di rallentare processi e malattie dell’invecchiamento correlati all’infiammazione.
Dolci, salati e bevande. Estremamente versatile in cucina veniva consumato già nell’antichità per combattere nausea e vertigini. Oggi è diffuso soprattutto come tisana brucia grassi, nonché ottimo rimedio naturale contro influenza, raffreddore e mal di gola. Lo zenzero, comunemente noto come potente rimedio per il mal di pancia e forte antinfiammatorio capace di contrastare infiammazioni come la proteina C reattiva. Valida difesa contro l’ulcera e ottimo supporto per alleviare dolori mestruali e diarrea. Ricco vitamina B6 e vitamina C e di minerali come potassio, rame, manganese, magnesio, niacina, fosforo e ferro.
L’ingrediente fondamentale di una delle bevande estive più conosciute: la sangria. I chiodi di garofano sono tra i più antichi rimedi per il mal di denti. Potenti antiossidanti e difensori del sistema cardio circolatorio sono ricchi di vitamina A e vitamina C.
Ricca di capacità antiossidante e ottima per corpo e mente. È il turno della cannella che aiuta a rallentare il processo di invecchiamento, ridurre lo stress ossidativo e liberare il corpo dalle tossine. Alcuni studi hanno dimostrato che questa spezia potrebbe contrastare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson proteggendo i neuroni nel nostro cervello e inibendo le proteine collegate a queste malattie. Preziosa anche per la gestione dei livelli di zucchero nel sangue e di insulina. Oltre a garantire tanti benefici per una pelle più sana e bella.
Da non dimenticare, poi, il peperoncino, oltre all’interessante binomio con il cioccolato fondente è anche un potente alleato per alleviare i sintomi del mal di gola e dell’influenza, riduce il gonfiore dovuto alla presenza di aria nell’intestino.
La salvia, la spezia della mente, ricca di vitamina K, è raccomandata per normalizzare i livelli del colesterolo e per aumentare la capacità cognitiva e fornire, quindi, una maggiore spinta celebrale. Ottima alleata per aumentare il ricordo e la conservazione della memoria. Importante migliorare la glicemia nei soggetti i diabetici e per trattare i sintomi della menopausa.
Concentrato di nutrizione, antiossidanti e ricco di vitamina A, B, C, K e ferro. È la volta del prezzemolo. Fondamentale per ridurre i danni dei radicali liberi e i marcatori di stress ossidativo. Fonte di un minerale prezioso come il calcio, è considerata una pianta chemioprotettiva grazie alle sue proprietà in grado di combattere i danni al DNA. Alleato dei reni, agisce come diuretico naturale, fondamentale anche come antibatterico e antimicotico.
Sky Tg24 "I benefici delle spezie, possono aiutare a ridurre l'infiammazione"
The Journal of Nutrition "Spices in a High-Saturated-Fat, High-Carbohydrate Meal Reduce Postprandial Proinflammatory Cytokine Secretion in Men with Overweight or Obesity"
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Non fa male ed è una miniera di proprietà benefiche. Parliamo proprio del magnesio. Infatti, questo minerale, rinforza ossa, muscoli e tessuti mobili e non fa ingrassare. Essenziale, quindi, per il benessere psicofisico e ancor più per la salute, nel nostro corpo è il quarto micronutriente più abbondante. Immagazzinato per la quasi totalità (99%) nelle ossa, nei muscoli e nei tessuti (il restante 1% si trova nel sangue). Non dimentichiamo, inoltre, che a bassi livelli di magnesio sono associate diverse malattie come l'Alzheimer, il diabete di tipo 2, l'ipertensione, l'insulino-resistenza, l'emicrania, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e le malattie cardiache. Una carenza di magnesio comporta conseguenze non trascurabili per la salute delle persone.
7 segni che il corpo ha bisogno di Magnesio
Ottimo alleato della nostra salute. Attenzione a non restare in riserva! Non sempre per ovviare a questa carenza è sufficiente un'alimentazione sana. A volte, purtroppo, è necessario seguire una vera e propria “dieta del magnesio” assumendo con regolarità tutti gli alimenti maggiormente ricchi di questo importante minerale abbinata a una corretta integrazione per ridurre al minimo il rischio della carenza di questo minerale. Per questo è importante una dieta ricca di magnesio. Tra gli alimenti alleati del benessere quelli che lo contengono in maggiore quantità sono l’avocado, gli spinaci, il prezzemolo e la bietola. Presente anche nella frutta secca e soprattutto mandorle, nocciole, arachidi e fichi secchi. E in quella fresca come banane e fichi. Ultimo, ma non per importanza, un concentrato di magnesio per eccellenza: il cioccolato fondente.
Il segreto per essere in salute? Basta mantenere un alto livello di magnesio nell’organismo. Tra i pochi regimi alimentari ipocalorici con tanti pro e nessuna controindicazione. Oltre ai tanti benefici per la nostra salute, tra cui il rinforzo di cuore, ossa e denti, il magnesio, è anche un valido supporto per non prendere peso. Come già anticipato, questo micronutriente è un potente aiuto per contrastare la stanchezza ed alleviare crampi e dolori muscolari. Questi, sono tra i principali sintomi di un deficit di magnesio. Fondamentale alla realizzazione di una lunga serie di processi metabolici, il magnesio, è presente in tutte le cellule del corpo. Tra le sue notevoli funzioni, stabilizza le catene di DNA e RNA, permettendo alle cellule di rigenerarsi ed evitando mutazioni cellulari o la comparsa di cellule cancerogene, facilita la produzione di ATP, l’energia necessaria ai processi metabolici, interagisce con il metabolismo del calcio, influenza i processi di produzione dei neuromodulatori e dei neurotrasmettitori, che permettono alle informazioni di viaggiare sotto forma di impulso nervoso attraverso il corpo e ci consente di una serie di attività tra cui parlare e muoverci, garantisce il mantenimento del corretto ritmo cardiaco e consente il rilassamento del sistema muscolare e di quello nervoso.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico
«È coinvolto in oltre 300 diversi processi metabolici risultando fondamentale per l’assimilazione del fosforo, del calcio e del potassio. Facilita l’utilizzo di alcune vitamine, come quelle del gruppo B, la vitamina C e la vitamina E» nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti, Adriano Panzironi spiega le peculiarità e le principali funzioni di questo minerale sul nostro organismo. «Il magnesio svolge diverse azioni protettive nei confronti del sistema circolatorio. Favorisce la diminuzione della pressione sanguigna, agendo sulle cellule muscolari del cuore (facendole rilassare), prevenendo palpitazioni e battito cardiaco irregolare. È un ottimo vasodilatatore. Inibisce la coagulazione del sangue (diminuzione del rischio dell’ictus ischemico) e riduce il colesterolo. Facilmente rintracciabile in alimenti come cacao, frutta secca oleosa, frutti di mare, pesci (aringa e merluzzo), legumi, verdure a foglie verdi, cereali integrali. La cottura del cibo può ridurre del 75% la quantità di magnesio».
Prime tra tutte, rafforza ossa e denti. Raccomandato per prevenire l’osteoporosi e la comparsa di carie. Vigila sui livelli di zucchero nel sangue impedendo, così, la comparsa del diabete. Favorisce, con l’aumento della produzione di insulina, l’assorbimento di questi zuccheri nelle cellule, riducendone, di conseguenza, la concentrazione nel sangue. Fondamentale nei processi metabolici che aiutano a produrre energia e avere maggiore forza muscolare soprattutto a gambe e braccia. Distrugge i calcoli renali garantendo la salute dei reni. Calmante naturale e potente antistress. Il magnesio interviene nelle trasmissioni degli impulsi nervosi e agisce sulla produzione di serotonina, conosciuto anche come l’ormone del buonumore. Valido supporto per rilassare il muscolo cardiaco e prevenire le aritmie.
Poiché lo ione magnesio fa parte della saliva, presente nei succhi gastrici, è in grado di controllare gli acidi dello stomaco e favorendo la corretta digestione. Questo minerale agisce come un leggero lassativo capace di espellere le tossine presenti nell’intestino e come regolatore nella proliferazione della flora intestinale. Essenziale per il mantenimento dell’equilibrio dei liquidi corporei, svolge un ruolo importante come regolatore della pressione arteriosa e come potente alleato nel contrasto dell’ipertensione. Inoltre, regola l’equilibrio ormonale ed è in grado di prevenire e alleviare i dolori mestruali. Al contrario, un deficit di magnesio provoca la comparsa di disturbi del sonno, poiché agisce sulla produzione di questo melatonina, quindi, un deficit di magnesio provoca la comparsa di insonnia e disturbi del sonno. Inoltre, disciplina gli squilibri del pH corporeo.
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La prima linea di difesa è il sistema immunitario, tutti i segreti per rinforzarlo
Dal polline alle allergie. La primavera, oltre alle belle giornate, porta con se anche tutti i fastidi legati alla febbre da fieno. Dagli starnuti agli occhi gonfi. Le allergie da pollini colpiscono tra il 10 e il 20% delle persone. «La questione con le allergie stagionali è che colpiscono il naso e gli occhi tendono ad essere nasali e la maggior parte dei sintomi è localizzata nella testa, a meno che non si abbia uno sfogo cutaneo» spiega Greg Poland, direttore del Mayo Clinic's Vaccine Research Group. Tuttavia, pochi sanno che il miglior rimedio naturale contro le allergie è il sale rosa dell’Himalaya. Rispetto al sale industriale, il sale rosa himalayano è decisamente il più indicato contro fastidi di tipo allergico. Considerato come il più pregiato, completo e puro tra i sali, solo quello himalayano contiene ben 84 oligoelementi e minerali fondamentali per il nostro organismo come rame e ferro da cui prendono la colorazione rosa naturale tipica di un prodotto non trattato e non sbiancato chimicamente.
Grazie alle sue proprietà antibatteriche e antinfiammatorie, è in grado di sciogliere il muco e accelerare la sua espulsione, supportandone il processo di rinforzamento del sistema immunitario. Una lunga serie di benefici contro i fastidi da allergia possono essere accentuati grazie alla nebulizzazione. Una tecnica unica, meno invasiva e delicata di altri sistemi perché permette di diffondere in modo omogeneo e sicuro tutti gli oligoelementi presenti nel sale himalayano all’interno della stanza. E in attesa della riaperture delle stanze del sale, possiamo sempre scegliere un piano B per non trascurare il benessere del nostro organismo. Nel frattempo, l’alternativa utile e semplice da utilizzare, potrebbe essere quella delle inalazioni di sale rosa dell’Himalaya. Da non dimenticare che, se riscaldato, il sale rosa himalayano, enfatizza le sue proprietà disintossicanti e decongestionanti.
Il sale dell'Himalaya possiede notevoli proprietà depurative, disintossicanti e rinvigorenti che apportano numerosi benefici al nostro organismo. Tra questi, la sua capacità di equilibrare il pH a livello cellulare, favorire l'assorbimento intestinale, contribuire all'igiene orale, vigilare sul corretto funzionamento della tiroide, diminuire i disturbi articolari e muscolari, alleviare gli stati di ansia, tonificare la pelle, facilitare il sonno, aiutare la respirazione e la circolazione sanguigna, curare le infezioni delle vie respiratorie, agevolare la riduzione dei segni dell'invecchiamento, ridurre i crampi, ridurre il rischio di ipertensione e ritenzione idrica, accresce il desiderio sessuale e rinforzare la resistenza delle ossa. Oltre al noto uso alimentare in cucina, il sale rosa è quindi impiegato come soluzione idrosalina grazie alle in numerose peculiarità che lo rendono un potente coadiuvante in grado di curare diverse patologie. In primis, considerata l’emergenza stagionale, le inalazioni idrosaline, metodo utilizzato soprattutto in caso di malattie delle vie respiratorie come asma, bronchite o raffreddore. Il procedimento è molto semplice, basta riempire una pentola e portare l’acqua ad ebollizione, aggiungere poi 30 grammi di sale rosa dell'Himalaya. Appena sciolto il sale, inalare il vapore sprigionato dalla soluzione attraverso fumenti. Una volta terminato, gli organi trattati impiegheranno almeno 30 minuti per espellere le tossine. Tuttavia, queste inalazioni non rappresentano una cura contro le allergie primaverili, ma piuttosto un rimedio naturale efficace contro tutti i sintomi tipici delle manifestazioni allergiche come asma, raffreddore, congestione nasale, lacrimazione degli occhi, bronchiti e difficoltà respiratoria.
I benefici del sale sulla pelle: Sale Rosa dell'Himalaya
Tuttavia, le inalazioni non sono l’unico uso in ambito terapeutico. In caso di bronchite o secchezza cutanea è possibile utilizzare il sale rosa per un bagno nell'acqua salata, attraverso l'osmosi le tossine del corpo vengono espulse nell'acqua mentre i sali minerali della soluzione salina vengono assorbiti attraverso la pelle riequilibrando i livelli del pH. Questo trattamento viene solitamente circoscritto a una parte del corpo, come avviene nel caso del pediluvio, ma può essere adottato anche come bagno totale. Notevole in caso di malattia della pelle come ferite, herpes e punture di insetti, contusioni, rigonfiamenti e distorsioni o più semplicemente può essere utilizzato come scrub per la pelle. Questa soluzione è indicata anche per i lavaggi delle cavità nasali in caso di raffreddore e allergie per dare sollievo a dolori provocati da malattie croniche, oltre alle infiammazioni del cavo orale. Ottimo rimedio anche per alleviare il dolore in caso di mal di gola, utilizzabile per disinfettare sia attraverso sciacqui, eliminando virus e batteri, che attraverso impacchi in grado di attenuare il dolore. Utile anche per sanare i casi di otite, utilizzato attraverso sacchetti di cotone o di lino, riscaldato in forno a 50-60°C e appoggiati sull’orecchio infiammato per circa 20 minuti.
Altro effetto purificante ed equivalente di una dieta disintossicante, è quello del bagno nella soluzione idrosalina. Mediante questa pratica, dove si consiglia di utilizzare almeno 1 Kg di sale, le tossine vengono trasferite dal corpo all'acqua mentre la pelle reintegra i minerali in soluzione. Al contrario del bagno normale, che disidrata, il bagno salino fissa l'acqua depositando il sale nello strato più esterno della pelle, lo strato protettivo rimane intatto e la cute non inaridisce. Indicato particolarmente per chi ha una tipologia di pelle molto secca. E non è tutto. Ottimo rimedio per ferite, punture d'insetto, dolori articolari e muscolari e per riequilibrare il pH della pelle sono le frizioni idrosaline. Questa pratica accelera la cicatrizzazione delle ferite anche in caso di contusioni e gonfiori. Basterà sciacquare e frizionare la parte interessata più volte delicatamente e asciugate. In caso di febbre, utilizzati più frequentemente gli impacchi salini. E ancora, il cuscino di sale usato a caldo o a freddo come metodo naturale per alleviare dolori reumatici o distorsioni. In ultimo, la versione moderna del mantello spagnolo di Sebastian Kneipp, la maglietta al sale disintossica l'organismo e riattiva il metabolismo.
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Asma, difficoltà respiratoria? La scienza conferma che dipende da quello che si mangia
Considerato il cibo degli dei. Le sue origini antichissime risalgono a più di 6.000 anni. La sua storia si interseca con quella dei Maya, che furono i primi agricoltori a coltivare la pianta del cacao. Dopo i Maya, gli Aztechi cominciarono questa coltura e, in seguito, la produzione di cioccolata. Nasce così, la prima “fabbrica di cioccolato”. Tra il mistico e il religioso, veniva consumato dai nobili in occasione delle cerimonie importanti, offerto insieme con all'incenso, come sacrificio alle divinità. Ancora oggi, l'antica città Maya di Kulubà (dove sorsero le prime piantagioni di cacao) è considerata la "culla del cioccolato". Ricavato dai semi della pianta di Theobroma cacao, è un alimento alleato di cuore e umore, in grado di stimolare il rilascio di endorfine. Buono e salutare. Infatti, dal punto di vista nutrizionale, i migliori cioccolati sono quelli con alti dosaggi di polvere di cacao, dove si concentra la maggior parte dei microelementi antiossidanti che aiutano e facilitano il lavoro di cuore e arterie, influenzano in modo positivo l’umore e agiscono sui meccanismi di rigenerazione cellulare.
Decorato, personalizzato, a tema o artigianale. Da quelli mini a quelli fuori misura. Usanza ormai consolidata già dal Medioevo, il tradizionale uovo di Pasqua è diventato, nel corso degli anni, il simbolo per eccellenza per celebrare la festività cristiana della resurrezione. Inizialmente concepito dal Cattolicesimo come simbolo della vita poi rielaborato nella prospettiva del “Cristo risorto” e, colorato di rosso per commemorare la Passione. Tra il sacro e il simbolico, secondo le credenze pagane e mitologiche, l’uovo rappresentava l’unione del cielo e della Terra, mentre, gli antichi Egizi lo consideravano come il fulcro dei quattro elementi (terra, fuoco, acqua e aria). L’uovo costituiva un elemento culturale fra i Persiani, scambiato sotto forma di “dono” in primavera. Siamo a Torino, all’inizio dell’Ottocento quando una pasticcera, la vedova Giambone confeziona le prime uova di cioccolata. Inizialmente piene, modellate vuote solo dopo gli anni Venti. Poco dopo, all’interno dell’uovo di cioccolato, viene introdotta anche la sorpresa.
Ampiamente dimostrato come l'assunzione di cioccolato stimoli il rilascio di endorfine, in grado di aumentare il buonumore. Al via con il cioccolato, il comfort food considerato lo “scaccia tristezza” per eccellenza. Concesso, quindi, anche l’uovo di Pasqua, come da tradizione. «Fondente – raccomanda in un’intervista a Fanpage, la nutrizionista Renata Bracale - che abbia una percentuale di cacao almeno del 70%». La nutrizionista spiega che il cioccolato è ricco di triptofano, un aminoacido precursore della serotonina, l'ormone della felicità, che ci dà quella sensazione di felicità. Uno studio del 2003 promosso dell'Istituto Nazionale Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran) di Roma, sostiene che il cioccolato fa bene al cuore. I risultati hanno rivelato che il cioccolato fondente aumenta del 20% le concentrazioni di antiossidanti nel sangue, mentre quello al latte non ha alcun effetto; addirittura il fondente perde ogni effetto se accompagnato a un bicchiere di latte. Una ricerca dell’Università di Harvard durata cinque anni, su un campione di 7.841 persone di 65 anni, ha dimostrato che coloro che mangiavano cioccolato tre volte al mese vivevano più a lungo, per questi soggetti, infatti, di rischio di mortalità si riduceva del 36% rispetto a quelli che non non la consumavano. E anche per i più golosi che tendevano ad esagerare il vantaggio in termini di rischio di mortalità era comunque presente, seppur più basso.
Un cioccolatino al giorno, toglie il medico di torno. Considerato dai più come snack dal limitato valore nutrizionale. Il cioccolato, soprattutto quello fondente, è fonte di importanti nutrienti in grado di ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e abbassare il colesterolo “cattivo” (LDL). Dal punto di vista nutrizionale, il cioccolato fondente, si contraddistingue per un basso contenuto calorico (circa 490 Kcal ogni 100 g di prodotto contro le 550 Kcal del cioccolato bianco), un’importante funzione rilassante grazie all’acido valerico, e un’interessante azione antidepressiva dovuta alla presenza di triptofano (precursore endogeno della serotonina), fenilalanina, tirosina. Presenti in grande quantità anche i polifenoli. Il cacao e, di conseguenza, il cioccolato, ancora meglio poi senza zuccheri, rappresentano un’ottima fonte di magnesio. In pochi sanno che una tavoletta da 100 grammi di cioccolato fondente, contiene più di 300 milligrammi di magnesio.
Se combinati a un’alimentazione sana ed equilibrata, il cacao e i suoi derivati, ovviamente consumati in maniera adeguata, contribuiscono all’apporto giornaliero di oligonutrienti. Il cioccolato si presenta come un ottimo alleato per ridurre il rischio di malattie cardiache e di ipertensione e per mantenere pulite le arterie, grazie alla teobromina. E non solo. Questo cibo, favorisce l’afflusso di ossigeno al cervello, migliorandone, di conseguenza, memoria e concentrazione e riducendone il senso di fatica. Considerato anche un eccellete diuretico, la teobromina, agisce come vasodilatatore cardiaco e renale. Il rischio di contrarre il diabete di tipo 2 è ridotto dai polifenoli. Questi, abbassano il colesterolo nocivo (LDL) aumentando quello buono (HDL). In ultimo, ma non meno importante, l’acido stearico, presente in grande quantità nel burro di cacao, oltre a ridurre colesterolo e trigliceridi, contrasta anche l’ipertensione.
Concesso a tutti, anche in quarantena. Al contrario delle credenze comuni, il cioccolato fondente non fa ingrassare. E un quadratino al giorno (che equivale a circa 22 calorie) mette di buonumore anche in questo periodo di isolamento domiciliare, con l’attività fisica ridotta al minimo. Nessun rischio neanche su eventuali postumi come brufoli e acne, collegati a problemi ormonali. E il colesterolo? No, non fa aumentare neanche quello. Tra le sostanze ottenute dalla combinazione dei sui microingredienti: gli antiossidanti che contribuiscono a evitare l’ossidazione del colesterolo, processo che potrebbe sfociare al blocco delle arterie e alla conseguente riduzione del flusso sanguigno. Anzi, per dirla tutta, sfido chiunque a trovare tracce di colesterolo nel cacao e nel cioccolato fondente!
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«Fa che il cibo sia la tua medicina» raccomandava Ippocrate. È ormai noto che una dieta non equilibrata renda il nostro sistema immunitario incapace di fronteggiare l’attacco di agenti patogeni, virus inclusi. Pertanto, con questa nuova infezione, è bene non sottovalutare l’importanza di un’alimentazione sana, ricca e consapevole. Lei Zhang e Yunhui Liu due ricercatori dell’ospedale dell’Università Medica di Shenyang, in Cina, sostengono che «in assenza di un trattamento specifico per questo nuovo virus, vi sia una urgente necessità di trovare una soluzione alternativa per prevenire e controllare la replicazione e la diffusione del virus». Questi docenti, considerano fondamentali e non trascurabili i risultati delle ricerche effettuate su altre infezioni virali come l’influenza, l’Aids, e le due infezioni del 2003 e del 2012, rispettivamente la sindrome respiratoria acuta grave (Sars) e la sindrome respiratoria mediorientale (Mers), causate entrambe dai coronavirus Sars-CoV e Mers-CoV.
Gli scienziati ipotizzano due tipi di trattamenti per combattere il nuovo coronavirus: interventi di carattere nutrizionale e terapie di cui è stata già evidenziata un’attività antivirale. Inoltre, fanno notare che, ad oggi, non è stata data la giusta rilevanza al ruolo che svolge il sistema nutrizionale nella difesa contro le malattie, in particolar modo, di quelle infettive. Questo accade nonostante sia ormai acclarato che le carenze nutrizionali possano compromettere la nostra capacità di difesa dagli agenti patogeni. Come avvenne, ad esempio tra il 1918 e 1920, con l’influenza spagnola dove, la maggior parte dei morti, presentava carenze nutrizionali. Secondo Zhang e Liu, i nutrienti che potrebbero svolgere un ruolo determinante nella difesa contro il COVID-19 sono le vitamine A, B2, B3, B6, C, D ed E, oltre ai micronutrienti come selenio, zinco e ferro e agli acidi grassi polinsaturi omega 3. Questi nutrienti partecipano al corretto funzionamento del sistema immunitario. Una battaglia, quella contro il nuovo coronavirus, che si potrebbe combattere anche con le sostanze dotate di potere virucida. In primis, diventa fondamentale per far fronte a questa pandemia, sopperire all'ipovitaminosi D (carenza di vitamina D), considerata come una delle cause di maggiore frequenza dell’infezione da coronavirus. Questa vitamina aiuta il nostro organismo nel contrasto alle infezioni virali respiratorie e ancora meglio se con un alleato come lo zinco che rinforza il corpo contro l’assalto di virus e malattie dell'apparato respiratorio.
La miglior difesa inizia dalla tavola. Sull'importanza di vitamine e minali e della scelta degli alimenti per vivere in salute, sarebbe opportuno ricordare il ruolo svolto da questi nutrienti e micronutrienti nella prevenzione e nel contrasto alle infezioni. La vitamina A è considerata la vitamina antinfettiva per antonomasia, la sua assunzione riduce la mortalità in differenti infezioni. Le vitamine B2, B3 e B6, influenzano la risposta immunitaria contro batteri e virus. La vitamina C è un antiossidante che riduce la durata e l'intensità dei raffreddori e contrasta le infezioni respiratorie di origine virale. La vitamina D svolge un ruolo rilevante nella modulazione della risposta immunitaria e una sua carenza aumenta il rischio e la gravità delle infezioni, in particolare di quelle del tratto respiratorio. Il selenio influenza differenti tipi di risposta immune. Nei bambini affetti da morbillo, lo zinco riduce la morbilità e la mortalità dovuta alle infezioni respiratorie. La combinazione di zinco e piritione a basse concentrazioni inibisce la replicazione di diversi virus a RNA, compreso il coronavirus SARS-CoV2. Il ferro, quando carente, aumenta rischio di infezioni acute del tratto respiratorio. Infine, gli omega 3, dotati di proprietà antinfiammatorie, inibiscono la replicazione del virus dell’influenza A e ne riducono la mortalità .
Ormai, viviamo in balia tra la paura di uscire, col rischio di essere contagiati e lo stare a casa, con l’attività fisica ridotta al minimo, e quindi, con la certezza di mettere su qualche chilo di troppo. L’isolamento sta mettendo a dura prova sia il nostro sistema nervoso che il nostro stomaco. Dalla fame nervosa a chi mangia per noia. E poi, a peggiorare una situazione già critica di suo, le ricette estremamente elaborate che, con la scusa di ingannare il tempo non aiuto di certo. «Un sistema immunitario efficiente — sottolinea Annamaria Colao in uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition — è importantissimo per difenderci da malattie e virus e passa anche per una nutrizione corretta». La resistenza alle infezioni può essere, quindi, migliorata e facilitata grazie agli antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a difendersi dall’attacco dello stress ossidativo. Via libera a tavola, quindi, agli agrumi e a tutti i cibi ricchi di vitamina C, considerata da sempre l’antiraffreddore per eccellenza.
«Per evitare di perdere il controllo – spiega in un’intervista a Fanpage, Renata Bracale, ricercatrice e docente in nutrizione umana presso l’Università degli Studi del Molise – è bene fissare alcune regole alimentari semplici, ma rigorose e che, in qualche modo, ci faranno riscoprire anche delle abitudini e dei piaceri che abbiamo perso a causa della nostra vita frenetica». La nutrizionista sottolinea l’importanza, mai come ora in cui siamo impegnati in questa lotta al virus, di tutti quegli alimenti, come frutta e verdura, a cui dovremmo attingere per rafforzare il nostro sistema immunitario. Nell’articolo, l’esperta spiega l’importanza della scelta di alimenti ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti: «La regola da tenere presente è che è importantissimo mangiare colorato. I colori nascondono dietro di sé dei segreti importanti: ad ognuno corrisponde una vitamina, un minerale, un antiossidante. Una volta fatta la spesa possiamo lavare e tagliare le verdure e congelarle, sia crude che cotte. Possiamo preparare il dado fatto in casa, un minestrone o una vellutata e conservare tutto nel nostro freezer. A differenza delle preparazioni industriali sicuramente avranno anche meno sale». «L'importante è avere una dieta quanto più varia possibile, anche restando in casa e riducendo al minimo le uscite per la spesa» raccomanda la nutrizionista.
Ecco perché l'integrazione alimentare è un valido aiuto per la nostra salute
E dopo il dovere arriva sempre il piacere! Quando le ore che scandiscono le nostre giornate in quarantena sembrano interminabili e non riusciamo a resistere fino al pasto successivo possiamo concederci dei peccati di gola con i cosiddetti comfort food. Al via con lo “scaccia tristezza” per antonomasia: il cioccolato. Concesso, quindi, anche l’uovo di Pasqua, come da tradizione. «Scegliamo una tavoletta fondente – suggerisce Renata Bracale a Fanpage - che abbia una percentuale di cacao almeno del 70%». La nutrizionista spiega che il cioccolato è ricco di triptofano, un aminoacido precursore della serotonina, l'ormone della felicità, che ci dà quella sensazione di essere sempre di buonumore. In alternativa, possiamo sempre ripiegare sulla frutta secca: «La frutta secca è ricca di omega 3, vitamina B6, acido folico e anche triptofano – aggiunge l’esperta - poi contiene il magnesio, che è importante per i muscoli, ma anche per riequilibrare i ritmi circadiani, ovvero il ritmo sonno-veglia, che in questo momento, a causa delle abitudini sballate potrebbe essere messo a dura prova».
Anche le banane rientrano nella categoria dei comfort food: «Sono ricche di potassio, vitamina A, vitamina C, B6, ferro, ma soprattutto di fosforo, che fa benissimo alla nostra memoria. In questo momento infatti il cervello potrebbe essere un po' ‘indolenzito’, per questo un attivatore come le banane è un ottimo rimedio». Infine un cereale: l'avena. «Ricca di fibre – continua nell’articolo, possiamo usarla come sostituto della pasta, inoltre, contiene anche tantissimo zinco, un minerale utile per contrastare la fatica e stimolare la serenità». Ovviamente, oltre a cioccolato, noci, mandorle e tutti gli altri comfort food, c’è anche una soluzione per i nostalgici dell’aperitivo. Da evitare categoricamente il cibo spazzatura e puntare su una vasta selezione di verdure meglio se fresche e da consumare crude come finocchi, cetrioli, carote, ravanelli e sedano. «Possiamo farle diventare delle simpatiche crudités per fare un piccolo aperitivo salutare tra le nostre quattro mura» consiglia la nutrizionista.
Alimentazione Life 120: verdure consigliate e le loro proprietà
In ultimo, Renata Bracale, sottolinea l’importanza di bere molta acqua: «Sono soprattutto gli anziani a correre questo rischio, perché con l'età si perde lo stimolo della sete.». Non dimentichiamo poi che per preservare la giusta idratazione, possiamo ricorrere a piccoli stratagemmi, sicuramente più gustosi dell’acqua stessa. Parliamo proprio delle tisane: «Il nostro fabbisogno di liquidi può essere soddisfatto anche con delle tisane». «Istituiamo questo nuovo rituale – propone l’esperta -, visto che abbiamo del tempo a disposizione, possiamo farci una tisana digestiva, oppure una tisana prima di andare a letto». «Con il cambio di stagione chi soffre di reflusso potrebbe prepararsi una tisana a base di malva o di melissa, o ancora, si può preparare il classico canarino con acqua calda e buccia di limone. Ottima anche quella al finocchietto e chi ha problemi di digestione, ma non soffre di pressione alta, potrebbe prepararsi una tisana a base di liquirizia» conclude la nutrizionista.
Journal of Medical Virology "Potential Interventions for Novel Coronavirus in China: A Systemic Review" Lei Zhang e Yunhui Liu
Fanpage "Dieta in quarantena: i 5 consigli della nutrizionista per mangiare bene ed evitare gli eccessi"
Corriere della sera / Corriere del mezzogiorno "Coronavirus, come difendersi a tavola"
Il fatto alimentare "Coronavirus: dieta e trattamenti terapeutici naturali proposti da docenti di medicina"
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Il sonno disordinato, quello sbagliato. Tra le cattive abitudini degli italiani (ma non solo), c'è proprio quella di tirare fino a tardi o, per gli amanti della notte, fino al mattino. Infatti, andare a dormire tardi, incide negativamente sulla nostra salute. Dall'umore alla lucidità mentale, dall'energia alle performance. Il sonno è indispensabile e quando scarseggia ne paghiamo le conseguenze e se, nel breve periodo, riguardano soprattutto benessere fisico e psichico, nel lungo periodo, danneggiano anche il cuore. Ebbene sì, dormire poco o male ci rende vulnerabili e maggiormente predisposti e soggetti a ictus e infarti. E non è finita qui. Tra le conseguenze negative, della carenza di sonno, possiamo annoverare il diabete di tipo 2, l'obesità, poichè quando si dorme meno si tende solitamente a mangiare di più e si bruciano le calorie con maggiore difficoltà, la sindrome metabolica e la perdita dell'elasticità cutanea. Già teorizzato lo scorso anno da ricercatori americani dell’Università del Colorado di Boulder. Gli studiosi avevano determinato che chi dorme meno di 7 ore a notte presenta livelli inferiori di tre microRNA nel sangue, si tratta di piccole molecole che regolano e giocano un ruolo importante nel consentire il corretto funzionamento dei vasi sanguigni. La conferma a questa teoria, arriva dal nuovo studio, pubblicato su Journal of the American College of Cardiology (JACC) che dimostra come il sonno irregolare sia dannoso per il cuore e per i vasi.
Per insonnia non s'intende «solo un disturbo di salute, ma contribuisce anche in modo indipendente al rischio di malattie infettive e infiammatorie inclusa la depressione, così come la mortalità […] Per le concentrazioni circolanti d’interleuchina (IL)-6, ad esempio, ci sono due picchi, alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00, e questi picchi sembrano essere guidati da processi circadiani. […] quando sono imposti disturbi del sonno a questo ritmo circadiano, l’aumento notturno di IL-6 viene ritardato, […] la privazione totale del sonno notturno l’aumento di IL-6 di circa la metà. […] l’aumento notturno del fattore di necrosi tumorale TNF sembra essere guidato principalmente da fattori circadiani. […] vi è evidenza di un sorprendente aumento notturno della capacità dei monociti di rispondere alla sfida […] aggiunge l’idea che il sonno notturno favorisce la difesa immunitaria in una sfida microbica. […] prolattina. […] ormoni neuroendocrini sono noti per migliorare la proliferazione e la differenziazione delle cellule T e per promuovere l’attività delle citochine di tipo 1. […] perdita di sonno aumenta progressivamente oltre 4 notti, vi è evidenza di un aumento cumulativo della proteina C-reattiva (CRP) […]» si legge nel libro di Adriano Panzironi, Vivere 120 anni: le ricerche. Lo studio, infatti, conferma la correlazione tra le concentrazioni di interleuchine e le fasi circadiane e quindi, di conseguenza il bilanciamento Th1 e Th2. «Ad esempio - aggiunge - l’interleuchina IL6 ha due picchi alle ore 19,00 e di nuovo alle ore 5,00».
La melatonina è una molecola naturale antichissima, infatti, la sua evoluzione risale a 3 miliardi di anni fa. É prodotta dalla ghiandola pineale (epifisi), allocata nell’encefalo, a forma di pigna (di 5/9 millimetri di altezza) e presente in qualsiasi organismo (animale o vegetale). La sua principale funzione è quella di regolare il ritmo circadiano, laddove l’alternarsi del giorno e della notte inducono variazioni dei parametri vitali. Vediamo ora come avviene questo processo: la ghiandola pineale è sincronizzata con i ritmi circadiani, modificandosi in base alle variazioni di luminosità del giorno e della notte o al cambio di stagione. Il precursore della melatonina è il triptofano (un aminoacido essenziale, d’assumere per via alimentare), trasformato in serotonina per opera dell’enzima idrossindolo-metil-transferasi (Homt), presente nella ghiandola pineale. La sua secrezione inizia con l’oscurità (livello iniziale da 5 picogrammi/ml), aumentando da 20 a 30 picogrammi/ml fino alle ore 20; superando i 30 picogrammi/ml nella notte. Il picco di 60/70 picogrammi/ml è raggiunto dalle 2 alle 3 del mattino. I livelli di melatonina tornano poi a scendere fino alle 7 del mattino. La sua funzione principale è quella di regolare la presenza degli altri ormoni (cortisolo, Gh, testosterone, etc.) rendendo possibile il fenomeno della riparazione tessutale del nostro corpo. La melatonina accompagna il nostro sonno nella fase Rem (quello profondo), inibisce il cortisolo e stimola la produzione dell’ormone del Gh e del testosterone. Senza tale azione il nostro corpo perderebbe la sua funzione di riparazione, compresa quella cellullare e del Dna che subisce 10.000 insulti al giorno, da parte dei “radicali liberi”. Tali complessi meccanismi sono stati oggetto di studio da parte di molti ricercatori, tra i quali ricordiamo il dottor Pierpaoli che esamina gli effetti della melatonina da oltre 30 anni.
Non solo per il sonno. Difatti, le funzioni della melatonina sono diverse, alcune di queste vengono elencate da Adriano Panzironi in Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. Potente antiossidante con azione di pulizia nei confronti dei radicali liberi, (anche più efficace delle vitamine C, E e del Beta-carotene). «La sua azione protettiva è rivolta alle membrane cellulari, alle lipoproteine Ldl (contro l’ossidazione), alle cellule dell’endotelio arterioso, ai neuroni celebrali (contro l’ischemia, dovuta a stress o alcool). Inoltre, è utilizzata per alleviare i disturbi dovuti al cambio di fuso orario (sindrome da jet lag) migliorando l’adattabilità dei propri ritmi biologici all’ora locale». Utilizzata anche per migliorare i sintomi della menopausa. Difatti, se associata al progesterone, inibisce l’ovulazione. Diversi studi hanno confermato che determinati livelli di melatonina, nel flusso sanguigno, soprattutto nelle ore notturne, diminuiscono le probabilità d’infarto. «Tale effetto è dovuto alla sua azione vasodilatatrice (contrasta i radicali liberi che inibiscono l’ossido nitrico) ed antiaggregante piastrinica». Contribuisce alla riduzione di colesterolo, aumentando il metabolismo dei grassi.
Altresì, rafforza il sistema immunitario, innescando un processo inibitorio del cortisolo. Difatti, «durante il picco delle 2-3 di notte, è stato riscontrato un aumento significativo delle cellule del sistema immunitario. Risulta efficace contro i microbi, i virus e le cellule neoplastiche. - Alcuni ricercatori dell’Ospedale Oncologico di Milano hanno dimostrato l’attività inibitoria della melatonina, sulla crescita delle cellule tumorali del cancro alla prostata. Nell’Università di New Orleans è stata riscontrata un’azione inibitoria anche verso altri tipi di neoplasie, quali il cancro ai polmoni, all’utero ed alle mammelle. La melatonina prolungherebbe anche la sopravvivenza dei malati terminali (migliorando nel contempo la qualità della vita). Difatti da esperienze riportate dal professor Paolo Lissoni responsabile della divisione Oncologica dell’Ospedale di Monza, l’utilizzo della melatonina ha aumentato del 16% le regressioni tumorali (di solito incurabili) su tumori gastrointestinali, polmonari e nei mesoteliomi. - Somministrata durante la chemio e la radioterapia, ha ridotto gli effetti collaterali, di solito devastanti. E, per dovere di cronaca, va detto che il professor Di Bella, per primo indagò sull’azione antitumorale della melatonina ed infatti la inserì nel suo protocollo di cura».
Tuttavia, gli anni passano per tutti e con l'avanzare dell'età diminuisce la produzione di melatonina. Vediamo come. «La ghiandola pineale - spiega Adriano Panzironi - con il passare degli anni tende a calcificarsi, causando già a 45 anni, circa il 50% di minore produzione di melatonina. Il calo raggiunge addirittura l’80% superati i 70 anni di età. Un altro nemico giurato dell’ormone melatonina è il cortisolo (chiamato 'ormone dello stress'). Solo quando il cortisolo cala nel sangue a livelli basali, la ghiandola pineale può secernere la melatonina. Lo stress, i pensieri ricorrenti prima di dormire, impediscono di attivare la melatonina e dormire sonni profondi. Un ulteriore nemico della ghiandola pineale è la luce. Difatti quando dormiamo davanti al televisore, o semplicemente con delle luci in camera da letto, non attiviamo la melatonina, disertando l’appuntamento con un sonno ristoratore (si consiglia di coprire anche le luci a led, ad esempio quelle delle radiosveglie). Altri inibitori della melatonina sono l’alcool, il fumo, il caffè».
Come rimediare? Iniziamo subito a correggere le cattive abitudini e a recuperare le ore di sonno perse. Ogni adulto dovrebbe dormire circa 7-9 ore a notte. Ma se il numero di ore riposate è inferiore, correte ai ripari: iniziate a ridurre la quantità di caffeina, e quindi, degli alimenti che la contengono, nell'arco della giornata, limitate l'esposizione a smartphone, pc e tablet, evitate l'utilizzo dei 'nemici del riposo' almeno un'ora prima di andare a dormire, preferire pasti leggeri così da evitare i fastidiosi episodi di indigestione. Dulcis in fundo, scegliamo la giusta integrazione per regolarizzare e facilitare la fasi del sonno.