Migliorano la salute e prevengono tante patologie. La scienza concorda sugli effetti benefici delle fibre. Dal sistema cardiovascolare al trattamento del diabete, dalla protezione da diversi tipi di tumori ai benefici per il tratto gastrointestinale. Insomma, non sono importanti per il loro valore nutritivo, ma sono utili contro il colesterolo e per tenere sotto controllo la glicemia. Aumentano la velocità del transito intestinale e rallentano l’assimilazione di alcune sostanze, come gli zuccheri, che vengono assorbiti con più gradualità, senza picchi glicemici. Le fibre agiscono, quindi, come controllori dell’assorbimento degli zuccheri processo che prolunga nel tempo il senso di sazietà e aiutano, di conseguenza, a tenere sotto controllo il peso. Riducono il picco glicemico post prandiale e regolano la risposta insulinica. Inoltre, le fibre, sono anche grandi alleate del nostro intestino. Particolarmente utili per chi pratica sport di endurance, favoriscono poi la motilità intestinale. Insomma, grandi alleate di salute e forma fisica. Difatti, pur non venendo assimilate dal nostro organismo, esercitano un ruolo importante per il nostro corpo, rallentando l’assimilazione dei carboidrati assunti, ovvero permettono un loro passaggio più lento nel sangue.
Tra principali effetti sull'organismo, le fibre interagiscono con il contenuto del lume intestinale tramite meccanismi osmotici, aumentano la viscosità del contenuto intestinale, hanno caratteristiche prebiotiche, ovvero in grado di stimolare selettivamente la crescita e/o l'attività metabolica di una serie di gruppi di microbi importanti per il regolare funzionamento dell'organismo, producono acidi grassi a corta catena (SCFA, Short Chain Fatty Acids), tra i quali acetato, propionato, butirrato (quest'ultimo considerato il substrato energetico preferito per gli enterociti del colon), riducono l'assorbimento di glucosio, colesterolo e sali biliari, riducono l'indice glicemico dei cibi glucidici, trattengono acqua e gas all'interno del lume intestinale, aumentano il volume, morbidezza e transito della massa fecale e infine, puliscono l'intestino. Sono contenute in abbondante quantità in alimenti come frutta, verdura, frutta secca, funghi. Pur non essendo un nutriente, la fibra alimentare esercita effetti di tipo funzionale e metabolico che la fanno ritenere un'importante componente della nostra dieta. Poi oltre al miglioramento della funzionalità intestinale e dei disturbi ad essa associati (come stipsi e diverticolosi), l'introduzione di fibra attraverso il cibo è stata correlata alla riduzione del rischio di importanti malattie cronico-degenerative, in particolare i tumori al colon-retto (in parte spiegata dalla diluizione di eventuali sostanze cancerogene e dalla riduzione del loro tempo di contatto con la mucosa), il diabete e le malattie cardiovascolari (in parte per una riduzione dei livelli ematici di colesterolo).
Considerate essenziali perché contenendo delle sostanze inibitrici degli enzimi digestivi, rallentano e diminuiscono l'assimilazione dei nutrienti, aumentano il senso di sazietà, migliorano la motilità intestinale, riducono l'indice glicemico dei carboidrati oltre al rischio di malattie cardiovascolari e di tumore al colon. Precisa Adriano Panzironi nel libro "Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti": dal sistema cardiovascolare, alla prevenzione e al trattamento del diabete, protezione da diversi tipi di tumori e beneficio per la salute del tratto gastrointestinale.
Le fibre solubili - si legge nel libro - sono caratterizzate da composti quali beta-glucani, pectine, gomme naturali, inulina, olisaccaridi. La loro caratteristica (solubilità) è quella di assorbire acqua già nello stomaco (aumentando fino a 100 volte il volume iniziale) e di fermentare nell’intestino, con lo scopo di nutrire la flora batterica buona e le cellule colonociti (le cellule che compongono l’epitelio dell’intestino). La loro presenza è fondamentale per diverse ragioni. In primo luogo, l’aumento di volume nello stomaco (stimola il senso di sazietà facendoci mangiare di meno). Le fibre solubili una volta assorbita l’acqua si trasformano in una sostanza viscosa e gelatinosa che modifica la capacità di assorbimento dei nutrienti. Difatti legandosi agli acidi biliari (effetto chelante), diminuiscono l’assorbimento degli acidi grassi (riduzione del colesterolo nel sangue). Inoltre rallentano l’avanzamento del “chimo alimentare”, aumentando in tal modo l’azione digestiva (incrementando il tempo di contatto con gli enzimi digestivi). Migliorano l’assimilazione dei nutrienti quali: vitamine e sali minerali (i villi hanno più tempo per assimilarli). Abbassano il picco glicemico aumentando il tempo di assorbimento del glucosio. Durante l’attraversamento dell’intestino tenue sono ingerite, tramite la fermentazione, da batteri buoni (bifidus). Il processo produce acidi grassi a catena corta (soprattutto acetato, butirrato e propionato) e gas. Il butirrato è la principale fonte energetica per i colonociti (cellule epiteliali dell’intestino). L’acetato ed il propionato sono assorbiti dalle pareti del colon ed inviati al fegato, per svolgere le seguenti funzioni: stabilizzare i livelli di glucosio nel sangue, ridurre la sintesi del colesterolo, stimolare la produzione di cellule immunitarie (cellule T, anticorpi, globuli bianchi, etc.). Tali acidi grassi sono inoltre utili all’assorbimento dei minerali e neutralizzando l’acido fitico (vedremo dopo di cosa si tratta). - Il ruolo più importante che rivestono per il nostro intestino è di riuscire a modulare la proliferazione dei batteri saccarolitici verso le specie lattobacilli eterofermentanti facoltativi o etero fermentanti obbligati. Questo induce una produzione maggiore di acido butirrico, acetico e propionico ed una minore produzione di acido lattico.
DISBIOSI e INFIAMMAZIONE INTESTINALE, scopri le vere cause
Favoriscono senso di sazietà - continua nel libro - facendoci mangiare di meno. Le fibre solubili una volta assorbita l’acqua si trasformano in una sostanza viscosa e gelatinosa che modifica la capacità di assorbimento dei nutrienti. Difatti legandosi agli acidi biliari (effetto chelante), diminuiscono l’assorbimento degli acidi grassi (riduzione del colesterolo nel sangue). Inoltre rallentano l’avanzamento del “chimo alimentare”, aumentando in tal modo l’azione digestiva (incrementando il tempo di contatto con gli enzimi digestivi). Migliorano l’assimilazione dei nutrienti quali: vitamine e sali minerali (i villi hanno più tempo per assimilarli). Abbassano il picco glicemico aumentando il tempo di assorbimento del glucosio. - Durante l’attraversamento dell’intestino tenue sono ingerite, tramite la fermentazione, da batteri buoni (bifidus). Il processo produce acidi grassi a catena corta (soprattutto acetato, butirrato e propionato) e gas. Il butirrato è la principale fonte energetica per i colonociti (cellule epiteliali dell’intestino). L’acetato ed il propionato sono assorbiti dalle pareti del colon ed inviati al fegato, per svolgere le seguenti funzioni: stabilizzare i livelli di glucosio nel sangue, ridurre la sintesi del colesterolo, stimolare la produzione di cellule immunitarie (cellule T, anticorpi, globuli bianchi, etc.). Tali acidi grassi sono inoltre utili all’assorbimento dei minerali e neutralizzando l’acido fitico (vedremo dopo di cosa si tratta). - Il ruolo più importante che rivestono per il nostro intestino è di riuscire a modulare la proliferazione dei batteri saccarolitici verso le specie lattobacilli eterofermentanti facoltativi o etero fermentanti obbligati. Questo induce una produzione maggiore di acido butirrico, acetico e propionico ed una minore produzione di acido lattico. senso di sazietà facendoci mangiare di meno). - Le fibre solubili una volta assorbita l’acqua si trasformano in una sostanza viscosa e gelatinosa che modifica la capacità di assorbimento dei nutrienti. Difatti legandosi agli acidi biliari (effetto chelante), diminuiscono l’assorbimento degli acidi grassi (riduzione del colesterolo nel sangue). Inoltre rallentano l’avanzamento del “chimo alimentare”, aumentando in tal modo l’azione digestiva (incrementando il tempo di contatto con gli enzimi digestivi). Migliorano l’assimilazione dei nutrienti quali: vitamine e sali minerali (i villi hanno più tempo per assimilarli). Abbassano il picco glicemico aumentando il tempo di assorbimento del glucosio. - Durante l’attraversamento dell’intestino tenue sono ingerite, tramite la fermentazione, da batteri buoni (bifidus). Il processo produce acidi grassi a catena corta (soprattutto acetato, butirrato e propionato) e gas. Il butirrato è la principale fonte energetica per i colonociti (cellule epiteliali dell’intestino). L’acetato ed il propionato sono assorbiti dalle pareti del colon ed inviati al fegato, per svolgere le seguenti funzioni: stabilizzare i livelli di glucosio nel sangue, ridurre la sintesi del colesterolo, stimolare la produzione di cellule immunitarie (cellule T, anticorpi, globuli bianchi, etc.). Tali acidi grassi sono inoltre utili all’assorbimento dei minerali e neutralizzando l’acido fitico (vedremo dopo di cosa si tratta). - Il ruolo più importante che rivestono per il nostro intestino è di riuscire a modulare la proliferazione dei batteri saccarolitici verso le specie lattobacilli eterofermentanti facoltativi o etero fermentanti obbligati. Questo induce una produzione maggiore di acido butirrico, acetico e propionico ed una minore produzione di acido lattico.
DISBIOSI INTESTINALE e correlazione con le patologie autoimmuni
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Per approfondimenti:
Gazzetta Active "Fibra alimentare, l’alleata di dieta e salute: i benefici e dove trovarla"4
Gazzetta Active "Fibre, utili contro il colesterolo e per tenere sotto controllo la glicemia. Ma se siete sportivi…"
Gazzetta Active "Le fibre, grandi alleate del nostro intestino"
Wikipedia "Fibra alimentari"
Gazzetta Active "Un microbiota intestinale sano migliora la prestazione sportiva: ecco gli alimenti che lo nutrono"
Il Giornale "Probiotici e prebiotici: cosa sono, benefici e controindicazioni"
MB "Microbiota intestinale: cos’è, com’è composto, che ruolo svolge?"
Gazzetta Active "Probiotici, un aiuto per intestino e difese immunitarie"
Fondazione Veronesi "Microbiota intestinale: in che modo può influenzare la salute?"
AGI "L'abuso di antibiotici altera il sistema intestinale"
La Repubblica "Antibiotici, l’uso eccessivo altera il microbioma e aumenta il rischio di tumore al colon"
Microbiome "Antibiotic-associated dysbiosis affects the ability of the gut microbiota to control intestinal inflammation upon fecal microbiota transplantation in experimental colitis models"
Nurse Times "Scoperta IEO: troppi antibiotici possono alterare il sistema immunitario intestinale"
Ministero della Salute "Rapporto sull'uso di antibiotici"
LEGGI ANCHE: Acido butirrico, dall’ecosistema intestinale alla flora batterica
Si riflette sul nostro organismo e ne garantisce le funzioni. La flora batterica intestinale svolge un ruolo fondamentale per ottimizzare le performance degli sportivi e mantenere un sistema immunitario efficace. Mantenere in salute la flora batterica. Ulteriore conferma di quanto sosteneva il filosofo tedesco Feuerbach "noi siamo ciò che mangiamo". Composta da oltre 500 specie diverse di microrganismi, buoni e cattivi. «L'esercizio fisico stressa l'organismo: per questo una buona funzionalità intestinale è fondamentale», sottolinea in un’intervista a Gazzetta Active il dottor Francesco Confalonieri, medico chirurgo del Centro Medico Sant’Agostino specialista in Medicina dello sport, nutrizione e metodologia dell’alimentazione. Tra gli elementi essenziali dell’ecosistema intestinale (assieme alla barriera intestinale e al “secondo cervello”), la comunità microbica del tratto enterico si compone prevalentemente da comunità di batteri, oltre a lieviti, parassiti e virus che vivono in una condizione di equilibro chiamata eubiosi. Di importanza cruciale per il nostro benessere poiché, il variare del rapporto tra queste componenti aumenta il rischio di uno stato di disbiosi che può essere poi correlata a malattie non soltanto dell’apparato digerente, come ad esempio diabete, obesità, patologie cardiovascolari, Alzheimer, Parkinson, dermatite o altre a malattie sistemiche. Tra i fattori che intervengono influenzando negativamente nella determinazione della composizione del microbiota intestinale la presenza di infezioni che sopraggiungono dall’esterno e che portano a casi di disbiosi acuta e fattori che incidono in modo più subdolo e più lento determinando uno stato di disbiosi cronica, causata da alimentazioni scorrette come le diete iperproteiche (disbiosi putrefattiva) o con troppi carboidrati (disbiosi fermentativa) oppure degli stili di vita sbagliati (disbiosi deficitaria) come l’assenza di attività fisica, l’abuso di alcool, il fumo, i farmaci, etc... Insomma, la nostra salute passa anche per la salute dei suoi batteri e una dieta sana aiuta il microbiota a prosperare.
Il microbiota intestinale è l’insieme di microrganismi che popolano il nostro apparato digerente ed è importantissimo che sia ben nutrito – spiega in un'intervista a Gazzetta Active il dottor Giuseppe Rovera, medico nutrizionista e coordinatore scientifico della Riabilitazione nutrizionale dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano – A questo servono i probiotici. Nell’atleta che vuole avere successo è davvero importante fare dei cicli con questi batteri, o comunque nutrire il proprio microbiota attraverso l’alimentazione. Avere dei batteri ben nutriti permette anche di ottenere performance migliori. Sembra infatti che lo sportivo possa avere una fragilità intestinale, perché in allenamento costante e quindi sotto costante stress fisico. Nutrire il microbiota permette un’azione antinfiammatoria e protettiva delle cellule intestinali. Se un intestino è ben nutrito si ha una performance migliore. Se ci si alimenta in modo sano, regolare, costante e soprattutto vario il microbiota è ben nutrito.
Utili poi a mantenere in salute l’intestino, proteggendolo dalle infiammazioni e dall’insorgenza di tumori, gli acidi grassi a catena corta prodotti dai batteri intestinali, soprattutto l’acido butirrico. «L'acido butirrico è un acido grasso saturo, non essenziale, che si trova principalmente nel latte dei ruminanti (2-4%), e solo in tracce in quello di donna» spiega Christian Orlando, biologo. Gli acidi grassi a catena corta prodotti dai batteri intestinali, in particolare l’acido butirrico, sono essenziali per mantenere l’intestino in salute, proteggendolo così da infiammazioni e prevenendo l’insorgenza di tumori. Inoltre, il microbiota mantiene il sistema immunitario costantemente attivo. Questo avviene poiché, un microbiota ricco di batteri capaci di digerire e fermentare i flavonoidi contenuti nella frutta e nella verdura promuove la produzione di sostanze che hanno effetti protettivi sulla salute cardiovascolare. Difatti, alimenti ricchi di acidi grassi saturi e cibi eccessivamente calorici stimolano, invece, la proliferazione di ceppi di batteri che promuovono l’infiammazione.
Non solo per insaporire. Oltre al contributo a tante opere culinarie, le spezie sono preziose anche per il nostro apparato digerente. Donano sapore al cibo e ci aiutano a metabolizzarlo. Tra quelle poi che facilitano la digestione sicuramente curcuma, zenzero, cumino, finocchio e menta. Concentrati di vitamine e minerali, con azione antiossidante e di contrasto ai radicali liberi. Le spezie sono gli alleati della nostra salute, a zero calorie. Utili per alleviare i sintomi di indigestione e gonfiore addominale. Riducono le contrazioni dell’apparato digerente rilassando i muscoli intestinali permettendo così al cibo, di passare più facilmente. Diverse indagini hanno poi dimostrato che le spezie aumentano notevolmente l’attività della lipasi intestinale, un enzima utilizzato nella digestione e alleviano le irritazioni gastrointestinali. Tra le loro funzioni fondamentali il contrasto alla sindrome dell'intestino irritabile, uno dei disturbi gastrointestinali più comuni caratterizzati da dolore addominale cronico, abitudini intestinali alterate o cambiamenti nella consistenza delle feci. Insomma, ricche di proprietà e indubbiamente diverse da tutti gli altri condimenti come evidenzia a Gazzetta Active la dottoressa Emanuela Russo, dietista INCO (Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità) dell’IRCCS Policlinico San Donato e del Marathon Center del Palazzo della Salute di Milano.
Sicuramente hanno tutte un potere antinfiammatorio e antiossidante e riducono la produzione di radicali liberi. Come sanno bene in Oriente, dove l’uso delle spezie è molto più diffuso, hanno delle proprietà quasi curative, tanto che spesso molti integratori contengono proprio i principi attivi di alcune spezie. Ricordiamo, però, che non sono farmaci, quindi vanno usate con costanza per ottenerne i benefici, e sono perfette proprio laddove non c’è una reale patologia ma una propensione a determinate patologie.
Spezie utili per la salute: curcuma, zenzero, cannella e peperoncino
La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è uno dei disturbi funzionali più comuni del tratto gastrointestinale (GI) e la sua presentazione clinica è un dolore addominale inferiore ricorrente progressivo accompagnato da cambiamenti dell'abitudine intestinale (in consistenza e frequenza). Di solito uno stress fisico o emotivo o una specifica abitudine nutrizionale innesca i sintomi. Anche la colite ulcerosa (CU) e il morbo di Crohn (MC) sono condizioni infiammatorie croniche del tratto intestinale: sono la conseguenza di influenze ambientali, disordini genetici, alterazioni del microbiota intestinale, che portano ad una risposta immunitaria anormale con relativa infiammazione. Sebbene l'infiammazione possa rimanere limitata a determinati segmenti gastrointestinali, la funzione dell'intero tratto è alterata. Sebbene l'IBS sia una malattia bio-psico-sociale complessa con un'eziologia multifattoriale, che coinvolge, tra gli altri, la dieta e lo stile di vita, la motilità intestinale alterata è una caratteristica comune, con conseguente disagio addominale cronico, dolore, associato a cambiamenti nelle abitudini intestinali che compromettono la qualità della vita. Come dimostra uno studio condotto da un team di ricercatori della Pennsylvania State University, grazie alla capacità di frenare l’infiammazione che è alla base di alcune patologie molto serie, le spezie proteggono l’organismo da tumori, diabete e malattie cardiovascolari. L’indagine di questi studiosi, con l’utilizzato di un composto di spezie, nasce con l’obiettivo di studiare l'effetto postprandiale di una miscela di spezie sulle risposte infiammatorie delle citochine. L'infiammazione postprandiale che si verifica in concomitanza con iperglicemia e iperlipidemia dopo l'ingestione di un pasto ad alto contenuto di grassi saturi e alto contenuto di carboidrati (HFCM) è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD). Gli studiosi hanno dimostrato che l’aggiunta spezie riduceva sensibilmente questo rischio. Tuttavia, la ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica The Journal of Nutrition, ha mostrato la capacità di questi ingredienti di apportare benefici per la salute, riducendo l’infiammazione dell'organismo. Ovvero, i ricercatori hanno scoperto che quando i partecipanti allo studio consumavano un pasto con l’aggiunta di sei grammi di una mescolanza di spezie, questi manifestavano marcatori di infiammazione più bassi rispetto a un pasto privo di queste sostanze. Precedenti ricerche avevano già collegano le spezie alle notevoli proprietà antinfiammatorie.
Utilizzata, oggi come nel passato, per il trattamento delle malattie infiammatorie intestinali. La Curcuma longa (curcuma) è un'erba perenne, coltivata nel sud-est asiatico. Nella medicina tradizionale è impiegata da secoli per le sue proprietà antitumorali, antimicrobiche, antinfiammatorie, antiossidanti e presenta attività inibitoria dell'acetilcolinesterasi (come riportato nello studio "Curcuma longa Extract Exerts a Myorelaxant Effect on the Ileum and Colon in a Mouse Experimental Colitis Model, Independent of the Anti-Inflammatory Effect". Il costituente principale responsabile del suo colore giallo è la curcumina, antiossidante e antinfiammatorio per antonomasia. L'attività antinfiammatoria della curcumina è stata studiata in varie ricerche in vitro e in vivo. Nell'animale da esperimento è stato dimostrato che un estratto di curcuma previene lo sviluppo della colite indotta dall'acido trinitrobenzene sulfonico (TNBS) attraverso l'inibizione delle vie di trasduzione del segnale critiche per le risposte infiammatorie. Inoltre, è stato dimostrato che previene l'infiammazione attraverso il blocco nella mucosa nella colite cronica indotta da Destrano Sodio Solfato (DSS) e inibisce le funzioni immunostimolatorie delle cellule dendritiche bloccandone l'attivazione. Inoltre, la curcuma, in uno studio randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo, ha dimostrato di essere efficace e sicura nel mantenere, anche nel lungo periodo, la remissione della colite ulcerosa e di ridurre la produzione di specie di ossigeno attivo.
L'ampio uso clinico di Curcuma longa come agente antinfiammatorio e il suo uso empirico nella diarrea nei paesi orientali hanno spinto un‘indagine al fine di valutare se la curcuma eserciti qualche effetto miorilassante sulla motilità ileale intestinale e del colon in segmenti intestinali sani, sia questo effetto, se presente, oltre all’osservazione della colite sperimentale acuta e cronica e, infine, se questo effetto è indipendente dall'effetto antinfiammatorio (come descritto nell'indagine "Curcuma longa L. as a Therapeutic Agent in Intestinal Motility Disorders. 2: Safety Profile in Mouse"). Difatti, l'uso della curcuma come agente antinfiammatorio e quello empirico tradizionale come farmaco sintomatico antidiarroico nei disturbi funzionali del tratto gastrointestinale hanno suggerito un effetto anche sulla motilità intestinale. In conclusione, l'estratto di curcuma esercita un effetto miorilassante sull'ileo e sul colon indipendentemente dall'effetto antinfiammatorio. Il meccanismo d'azione è dovuto sia ad un effetto miorilassante diretto sugli strati muscolari intestinali sia ad una inibizione non competitiva e reversibile dell'agente colinergico. E ancora, questo studio fornisce il razionale per l'uso della curcuma nei disturbi della motilità e suggerisce una possibile applicazione ai disturbi motori funzionali del tratto gastrointestinale, dovuti all'effetto miorilassante sull'intestino normale, indipendente dall'attività antinfiammatoria.
I rizomi dello Zingiber officinale (zenzero) sono stati utilizzati fin dall'antichità come rimedio tradizionale per i disturbi gastrointestinali. Gli ingredienti più attivi dello zenzero sono i principi pungenti, in particolare gingeroli e shogaoli. Vari studi preclinici e clinici hanno valutato lo zenzero come un trattamento efficace e sicuro per la nausea e il vomito nel contesto della gravidanza e come trattamento adiuvante per la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia. Nello studio viene esaminato l'uso dello zenzero per la prevenzione di nausea e vomito, con particolare attenzione ai tipi e alle presentazioni di zenzero disponibili oltre anche alle proprietà farmacocinetiche dello zenzero. In relazione alle sue proprietà antiemetiche, lo zenzero (e i suoi costituenti) agisce perifericamente, all'interno del tratto gastrointestinale, aumentando il tono gastrico e la motilità grazie alle azioni anticolinenergiche e antiserotoninergiche. Lo zenzero è un'erba antica ampiamente utilizzata nella storia per le sue numerose proprietà medicinali naturali e in particolare come antiemetico. Valida difesa contro l’ulcera e ottimo supporto per alleviare i dolori mestruali. Ricco vitamina B6 e vitamina C e di minerali come potassio, rame, manganese, magnesio, niacina, fosforo e ferro.
Alimentazione e salute: le virtù curative delle spezie
Lo zenzero (Zingiber officinale Roscoe) è un'erba perenne appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae, coltivata principalmente in Asia e nelle regioni tropicali, ed è una delle erbe più importanti e ampiamente consumate al mondo. Coltivato per il suo stelo commestibile sotterraneo (rizoma), lo zenzero è stato usato fin dall'antichità sia come spezia che come medicinale a base di erbe per trattare una varietà di disturbi principalmente gastrointestinali, come nausea, vomito (emesi), diarrea e dispepsia, e anche diversi disturbi, tra cui artrite, dolori muscolari e febbre. Questa lunga e consolidata storia di uso medicinale negli esseri umani ha stimolato studi clinici in corso per valutare scientificamente l'efficacia dello zenzero come terapia adiuvante o come medicina complementare e alternativa (CAM) in una serie di indicazioni relative a nausea e vomito. I più studiati di questi includono nausea e vomito in gravidanza (NVP), nausea e vomito indotti da chemioterapia (CINV), nausea e vomito postoperatori e, in misura minore, cinetosi. Infine, lo zenzero è considerato un'erba sicura per il consumo umano e compare nella Food and Drug Administration degli Stati Uniti generalmente riconosciuta come lista sicura oltre ad essere inclusa nelle farmacopee di molti paesi occidentali. Il British Herbal Compendiumelenca definisce lo zenzero come rimedio per il vomito durante la gravidanza.
Stop a gonfiore, indigestione, flatulenza, diarrea e nausea! Riconoscibile dal gusto intenso. Il cumino (come riportato nella ricerca "Cumin Extract for Symptom Control in Patients with Irritable Bowel Syndrome") ha la capacità di aumentare il flusso biliare che accelera i processi digestivi del fegato. Ricco di fibre, calcio, fosforo, ferro e potassio. Ottimo digestivo e prezioso per curare l’intestino e rafforzarne le difese immunitarie, grazie alle sue proprietà antibatteriche e virali. Il C Aluminum Cyminum della famiglia "A Piaceae" conosciuta come cumino è una delle erbe più antiche coltivata in Iran. Il frutto del cumino ha un olio essenziale composto da trepenoidi ed è stato utilizzato come potenziatore energetico e immunitario, digestivo, diuretico, antiparassitario, anti-convulsivo e anti-flatulenza nella medicina tradizionale iraniana ed è utilizzato per la perdita di peso. Uno studio condotto in Germania nel 1996 ha dimostrato che l'olio essenziale di erbe contenente cumino può essere utile nel controllo del dolore addominale in pazienti con disturbi gastrointestinali non ulcerativi. Inoltre, uno studio condotto nel 2000 ha dimostrato che il cumino può alleviare il dolore nei pazienti con malattia gastrointestinale funzionale. L’indagine condotta da Fazel et al. ha anche dimostrato che il cumino può essere utile nella prevenzione delle complicazioni gastrointestinali dopo un taglio cesareo di emergenza riducendo la distensione intestinale, i dolori di coliche, il bruciore di stomaco e il passaggio di gas e la defecazione ritardata. Il cumino è stato anche efficace nel controllo del dolore neurogenico e infiammatorio. Inoltre, secondo evidenze scientifiche, incoraggia l’attività degli enzimi digestivi e diversi studi dimostrano che i pazienti con sindrome del colon irritabile notano una riduzione dei sintomi con un’assunzione regolare.
Allevia i problemi di stitichezza e protegge il colon. Stimola la produzione di succhi gastrici (come evidenzia lo studio "Foeniculum vulgare Mill: A Review of Its Botany, Phytochemistry, Pharmacology, Contemporary Application, and Toxicology") e in virtù di questo viene spesso utilizzato come aiutino digestivo dopo i pasti. Inoltre, contiene numerosi composti preziosi, come composti volatili, flavonoidi, composti fenolici, acidi grassi (circa ventuno) e amminoacidi, una varietà di antiossidanti, oltre alla quercetina che protegge dall’invecchiamento e contrasta le malattie. Foeniculum vulgare Mill comunemente chiamato finocchio è stato utilizzato nella medicina tradizionale per una vasta gamma di disturbi legati ai sistemi digestivo, endocrino, riproduttivo e respiratorio. Inoltre, è anche usato come agente galattagogo per l’allattamento. È un'erba tradizionale e popolare con una lunga storia di utilizzo come medicinale. Una serie di studi ha dimostrato che questa spezia controlla efficacemente numerose malattie infettive di origine batterica, fungina, virale, micobatterica e protozoica. Ha attività antiossidante, antitumorale, chemiopreventiva, citoprotettiva, epatoprotettiva, ipoglicemica ed estrogenica. Alcune delle pubblicazioni hanno affermato che il Foeniculum vulgare Mill ha un tipo speciale di effetto di potenziamento della memoria e può ridurre lo stress. È utilizzato in molte parti del mondo per il trattamento di una serie di malattie, ad esempio, dolori addominali, antiemetici, aperitivo, artrite, cancro, coliche nei bambini, congiuntivite, costipazione, depurativo, diarrea, dieresi, emmenagogo, febbre, flatulenza , gastralgia, gastrite, insonnia, colon irritabile, disturbi renali, lassativi, leucorrea, dolore al fegato, ulcera alla bocca e mal di stomaco.
Dalle notevoli proprietà carminative, con la capacità di evitare la formazione e soprattutto il ristagno di gas a livello gastro-intestinale. È anche apprezzato per le sue proprietà antispasmodiche: allevia gli spasmi intestinali che possono portare a diarrea, quindi è utile per chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile. È anche ricco di sostanze fitochimiche e antiossidanti con notevoli benefici.
Facilita la digestione e sgonfia la pancia. Queste, le doti nascoste della menta che svolge un ruolo importante per il nostro apparato digerente. Insomma, un rimedio naturale per chi soffre di problemi digestivi. La menta, infatti, agisce aiutando il rilassamento della muscolatura liscia, diminuendo di conseguenza la sensibilità viscerale e agendo come antimicrobico e antimicotico. In una revisione di 9 studi su 926 persone con la sindrome dell’intestino irritabile, la menta è risultata significativamente superiore al placebo per il miglioramento globale di questi sintomi: con un miglioramento del dolore addominale per il 95% dei soggetti.
PubMed "The efficacy of an herbal medicine, Carmint, [...] with irritable bowel syndrome"
Gazzetta Act!ve "5 spezie per digerire: dal cumino allo zenzero"
Plos One "Curcuma longa [...] of the Anti-Inflammatory Effect"
Middle East Journal "Cumin Extract for Symptom Control in Patients with Irritable Bowel Syndrome"
Plos One "Curcuma longa L. as a Therapeutic Agent in Intestinal Motility Disorders"
Gazzetta Act!ve "Spezie: concentrati di vitamine, minerali e antiossidanti a zero calorie"
Plos One "Foeniculum vulgare Mill: A Review of Its [...] Pharmacology, Contemporary Application è [...]"
PubMed "Peppermint oil for the treatment of irritable bowel syndrome"
Sky Tg24 "I benefici delle spezie, possono aiutare a ridurre l'infiammazione"
The Journal of Nutrition "Spices in a High-Saturated-Fat, High-Carbohydrate Meal Reduce Postprandial Proinflammatory Cytokine Secretion in Men with Overweight or Obesity"
MSN "I benefici delle spezie nell'alimentazione sana"
Letto Quotidiano "Spezie ed erbe aromatiche in cucina che hanno benefici sulla tua salute"
Proiezioni di Borsa "Lasciare nel cassetto le medicine e curarsi con le spezie"
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Spezie e rimedi naturali, a tavola con i potenti alleati del benessere
Vitamine, minerali, spezie e altri nutrienti: gli ingredienti per vivere al massimo
Ricerca: ecco le erbe e spezie per curare naturalmente le malattie dell'intestino
Ricerche confermato impiego della curcuma nel trattamento del cancro
Ricerca: ecco erbe aromatiche e spezie per prevenire il cancro
Ricercatori: la cannella riduce la reazione delle allergie
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La dieta con le spezie, un sapore in più e tante proprietà salutari
L'abuso di antibiotici altera il sistema intestinale. Sul banco degli imputati, terapie antibiotiche ad ampio spettro come vancomicina e streptomicina che alterano sensibilmente le funzioni del sistema immunitario. È quanto emerge da uno studio condotto dal gruppo di ricercatori del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano che, coordinati da Federica Facciotti e Francesco Strati, hanno studiato su modelli sperimentali l’effetto di alcune terapie antibiotiche ad ampio spettro. I risultati dell’indagine, pubblicati sulla rivista Microbiome, mostrano che alcune terapie antibiotiche aumentano il rischio di sviluppare malattie infiammatorie oltre a diminuire l'efficacia delle terapie anticancro. Miliardi di batteri, virus, funghi, archeobatteri e protozoi abitano il nostro apparato digerente. Tuttavia, gli antibiotici colpiscono senza distinzione tra nemici e amici, tutti i microrganismi. Premesso che il microbiota intestinale gioca un ruolo centrale nella fisiologia dell'ospite e in diversi meccanismi patologici nell'uomo, gli antibiotici influenzano questo sistema compromettendo la composizione e le funzioni del microbiota intestinale inducendo effetti dannosi anche a lungo termine sull'ospite. Studi recenti, infatti, suggeriscono che l'efficacia di diverse terapie cliniche dipende dall'azione del microbiota intestinale. Nella ricerca in questione, è stata indagata la capacità d'azione dei diversi trattamenti antibiotici di influenzare il microbiota intestinale nel controllo dell'infiammazione intestinale al trapianto di microbiota fecale in un modello sperimentale di colite e in esperimenti ex vivo con biopsie intestinali umane.
Utilizzati per combattere gli agenti patogeni, gli antibiotici, non limitano la loro azione distruttiva esclusivamente ai batteri patogeni a cui sono destinati, ma la estendono indiscriminatamente ai microbi cosiddetti "buoni", fra cui quelli che risiedono nel nostro intestino e che formano il microbiota. Infatti, danneggiando la biodiversità del microbiota, gli antibiotici compromettono l'equilibrio, conosciuto come omeostasi, tra il microbiota e il sistema immunitario, diminuendo di fatto la capacità del colon di monitorare gli stati infiammatori o di resistere all'invasione di nuovi batteri patogeni. Inoltre, l'alterazione del microbiota, nota come disbiosi, a opera degli antibiotici compromette infatti la normale funzionalità dei linfociti T nella mucosa intestinale e delle cellule iNKT (Invariant Natural Killer T) particolarmente sensibili, queste ultime, alla composizione del microbiota intestinale. Il microbiota intestinale umano svolge un ruolo cruciale nel mantenimento dell'integrità del tratto gastrointestinale, dell'omeostasi del sistema immunitario e del metabolismo energetico dell'ospite. Le alterazioni di questa rete possono portare ad anomalie patologiche e infiammazioni. Tuttavia, gli antibiotici, oltre ai patogeni, influenzano anche la crescita di microbi benefici, compresi quelli che risiedono nell'intestino. Riducendo così la diversità del microbiota, gli antibiotici compromettono le interazioni ospite-microbi, l'omeostasi del sistema immunitario e anche la resistenza alla colonizzazione verso i batteri patogeni in arrivo. In sintesi, dall’indagine emerge che diversi regimi antibiotici influenzano la capacità del microbiota intestinale di controllare l'infiammazione intestinale nella colite sperimentale alterando la struttura della comunità microbica e i metaboliti derivati dal microbiota.
Dalla malattia di Crohn alla rettocolite ulcerosa, le patologie che aumentano il rischio di sviluppare tumori del colon. Forti evidenze epidemiologiche collegano l'uso di antibiotici con un aumentato rischio di condizioni infiammatorie come l'IBD, indicando un ruolo importante per il microbiota intestinale nella modulazione dell'immunità intestinale.
La nostra scoperta – spiega Facciotti - ha un grande valore clinico per la prevenzione e la cura di malattie importanti come le malattie infiammatorie croniche intestinali quali la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, che, oltre ad avere di per sé un impatto negativo sulla qualità di vita, sono collegati ad un aumentato rischio individuale di sviluppare tumori del colon. I dati epidemiologici hanno già evidenziato il legame fra l'uso di antibiotici ad ampio spettro e rischio aumentato di sviluppare funzioni aberranti del sistema immunitario. Noi abbiamo approfondito il perché e lo abbiamo dimostrato in modelli sperimentali di malattia. In sintesi la terapia antibiotica infrange i meccanismi di compensazione fra microbiota e sistema immunitario, privando l'organismo delle più efficaci barriere naturali contro diverse patologie dell'apparato digerente, incluso il cancro al colon.
Ognuno di questi antibiotici poi, agisce e influenza in modo diverso il microbiota intestinale. La disbiosi indotta da antibiotici promuove anche disfunzioni sostenute dai linfociti T e una maggiore suscettibilità all'infiammazione e alle infezioni interferendo con la regolazione microbiota-dipendente dell'immunità intestinale innata.
Gli antibiotici - continua Strati - hanno diversi meccanismi di azione e per questo possono alterare diversamente il microbiota in seguito al loro utilizzo. Abbiamo scoperto che l'uso di vancomicina e streptomicina modifica il microbiota al punto da favorire l'aumento di microorganismi con caratteristiche pro-infiammatorie, compromettendo la corretta funzionalità del sistema immunitario. L'uso di metronidazolo, invece, ha mantenuto la capacità del sistema immunitario di controllare l'infiammazione intestinale favorendo l'espansione di specie microbiche con proprietà anti-infiammatorie, nonostante il suo uso abbia comunque alterato la composizione del microbiota intestinale.
Tra i tanti effetti negativi, quello sulle terapie oncologiche:
Negli ultimi anni - aggiunge Facciotti - si è capito che l'alterazione del microbiota intestinale a causa dell'utilizzo degli antibiotici rende le terapie anticancro meno efficaci proprio perché indebolisce le funzioni del sistema immunitario, che sono invece fondamentali nel successo delle terapie oncologiche. In questo momento in laboratorio stiamo studiando come le alterazioni del microbiota in pazienti di cancro al colon contribuiscano a rendere difettivo il sistema immunitario e quindi diminuire la capacità dei pazienti di combattere efficacemente i tumori del colon-retto. Il nostro prossimo passo è quindi quello di trovare dei sistemi per riportare il microbiota alterato ad uno stato di normalità ad esempio attraverso la dieta o con la somministrazione di batteri 'buoni', in modo da sostenere le funzioni anti-tumorali del sistema immunitario.
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Obiettivo: forti e sane! Se si presentano fragili o dal colorito giallastro è colpa della lamina, assottigliatasi nel tempo a causa delle carenze nutrizionali. Tra le altre cause che indeboliscono le nostre unghie, indubbiamente il frequente utilizzo di acqua e, ancor più, soprattutto in questo periodo dove siamo costretti a disinfettare costantemente le mani per evitare il rischio di contagio, proprio gli igienizzanti. Il sostegno principale per contrastarne l’indebolimento arriva proprio da importanti nutrienti: aminoacidi, vitamine e sali minerali. Preziosi e indispensabili, non solo per le nostre unghie, ma per l'intero organismo. Facilitano processi interni e rafforzano il sistema immunitario. «Le unghie sono una parte dell’epidermide. Sono costituite principalmente da cellule morte, i corneociti, e sono ricche di cheratina», spiega a Gazzetta Act!ve la dottoressa Emanuela Russo, dietista INCO (Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità) dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano. Tra le principali cause di questa fragilità ci sono proprio queste carenze nutrizionali. Inoltre, autunno e inverno non sono di certo nostri alleati. Per garantire la buona salute delle nostre unghie, la beauty routine inizia proprio dall’alimentazione. Quella bilanciata, corretta e ricca di sostanze benefiche è il principale rimedio naturale. A tavola con i nostri alleati! Non solo per le unghie, ma anche per il benessere del nostro corpo, uno stile di vita sano e allora puntiamo soprattutto nella scelta di cibi ricchi di vitamine e minerali.
«Quando le unghie sono fragili o hanno un colorito giallastro spesso questo è dovuto al fatto che la lamina è molto sottile a causa di carenze nutrizionali. Queste possono derivare da disturbi alimentari o da stress importanti a livello fisico (come allenamenti esagerati non supportati da adeguate integrazioni alimentari) o psicofisico. In tutti questi casi osserviamo unghie fragili e capelli che cadono. Le due cose sono correlate». Inoltre, l’esperta evidenzia le sostanze che non dovrebbero mai mancare in una dieta. Primi tra tutti gli aminoacidi. «Gli aminoacidi – sottolinea la dietista - sono i mattoni che costituiscono le proteine. Li troviamo quindi soprattutto nelle fonti proteiche ad alto valore biologico come quelle animali: carne, pesce, uova». E poi anche le vitamine A, B, C ed E. «La vitamina A (retinolo) – spiega l’esperta - è presente in particolare nel tuorlo dell’uovo, nei crostacei, nella frutta e negli ortaggi di colore rosso-arancione. La vitamina C (acido ascorbico) è reperibile nella frutta acidula (in particolare agrumi e fragole), nei pomodori, nel prezzemolo, nella lattuga, nel radicchio, nei broccoli e nei cavoli». Per quanto riguarda i sali minerali, invece, sono importanti zinco, selenio, rame, ferro, calcio e silicio. «Il ferro è presente in particolare nella carne, nelle frattaglie, nel fegato, nel tuorlo d’uovo. Lo zinco si trova nel fegato, nella carne e nei molluschi (ostriche specialmente). Il rame è contenuto nelle noci […]. Il calcio è presente […] nella frutta secca, nei broccoli e nei cavolfiori. Il silicio si trova […] negli ortaggi» conclude la nutrizionista.
Tra gli altri micronutrienti ricchi di minerali e vitamine anche i semi di lino. Fonte per eccellenza di ferro, fosforo, selenio, zinco e vitamina E contribuisco al benessere delle nostre unghie. A tal proposito, e ancor più per evitare di incorrere in queste carenze, sarebbe buona abitudine giocare d’anticipo, bilanciando la dieta con determinati nutrienti e con i preziosi integratori alimentari al fine di fornire alle nostre unghie e anche al nostro corpo, lo scudo necessario. Ovviamente, «non esiste una regola per l’assunzione, l’integratore va usato finché ce n’è bisogno (ovvero, laddove necessario, anche per sempre). Normalmente si assumo con dei cicli, [...] ma bisogna essere consapevoli che i benefici non durano per sempre, ma solo durante l’integrazione» spiega a Vanity Fair, Filippo Ongaro, ex medico degli astronauti ed esperto in nutrizione ed integratori. Tuttavia, non esistono integratori alimentari specifici per colmare particolari carenze oltre, ovviamente, ai segnali che emette il nostro corpo in risposta alle diverse condizioni esterne come, nel caso specifico, l’indebolimento delle nostre unghie. Difatti, questi integratori ci aiutano ad avere valori sempre ottimali, e quindi, l’organismo ben protetto e, il valore ottimale di alcuni nutrienti nell'organismo è fondamentale per avere un sistema immunitario capace di proteggerci anche da virus e influenze stagionali.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE,preziosa per il benessere psicofisico
Tra i rimedi home made anche un trucco alla portata tutti con due ingredienti sempre presenti nelle nostre cucine: olio di oliva extravergine e limone per rinforzare. Infatti, l’olio di oliva è il curativo naturale più conosciuto e utilizzato per rinforzare le unghie e proprio per le sue notevoli proprietà, viene inserito nella formulazione di tante creme cosmetiche specifiche per mani e unghie. Il consiglio è quello di adottare questo metodo quotidianamente. Per trarre i maggiori benefici dall’olio extravergine per le unghie fragili, intingere la punta delle dita in una ciotola con l’olio e lasciate in ammollo per circa dieci minuti. Per un’azione più efficace possiamo unire il limone, utile anche a smacchiare unghie ingiallite o rovinate dall'utilizzo di prodotti troppo aggressivi. Uniamo a due cucchiai di olio extravergine di oliva un cucchiaio di succo di limone, cospargiamo sulle mani con un massaggio delicato su unghie e cuticole, infiliamo guanti di cotone o seta e lasciamo agire l’impacco per una mezzora. Inoltre, per potenziare l'azione nutritiva ed emolliente, si presentano come ottimi alleati del benessere anche uova e miele. Un uovo e un cucchiaio di miele in aggiunta al composto precedentemente preparato per un concentrato ancora più nutriente. In ultimo, ma non per importanza, un potente detossinante. L’aloe vera ha dimostrato di possedere interessanti proprietà. Per unghie (e mani) perfette basta versare un cucchiaio di gel di aloe vera e diluirlo con qualche goccia di olio EVO. Il composto ottenuto si trasformerà in un impacco "miracoloso" dall’effetto rigenerante.
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La vitamina della bellezza: tanti benefici per una pelle sana e radiosa
Non solo colpa del “periodo delle castagne”. Sempre più diffuso soprattutto durante la stagione autunnale. La fastidiosa caduta dei capelli non risparmia proprio nessuno. Infatti, secondo l’Italy Report Beauty Track, è tra le principali preoccupazioni delle millennials: l’80% delle donne tra i 25 e 34 anni dichiara di perdere i capelli. Le cause? Dallo stress all’alimentazione disordinata, dall’inquinamento all’uso eccessivo di piastre e phon. Questi, tra i principali fattori che contribuiscono a indebolire il bulbo pilifero e a danneggiare, di conseguenza, la fibra capillare provocandone la rottura o la caduta. Tuttavia, sono soprattutto, fattori biologici come lo stress emotivo, i cambiamenti ormonali, abitudini alimentari e la routine ad influenzare il ciclo di vita dei nostri capelli agendo alla sua radice che, si indebolisce sempre più fino a lasciarlo cadere. I fattori esterni o di stress quotidiani, invece, come ad esempio lo styling termico, potrebbero causare l'indebolimento della fibra stessa. I capelli continueranno a crescere, nonostante la rottura della fibra causata dalle aggressioni cosicché questi finiranno per spezzarsi e diventare sempre più fragili.
Dalla caduta dei capelli alla CALVIZIE, cause e rimedi naturali
«Ci sono due ragioni per cui si ha una caduta temporanea di capelli: da un lato si tratta di una reazione allo stress, dall’altro è un processo progressivo legato ad un indebolimento del bulbo alla radice», spiega in un’intervista a D Repubblica l’hairstylist David Lucas. «Noi perdiamo tra i 40 ai 100 capelli al giorno quindi non c’è nulla da temere. I capelli si rinnovano costantemente. D’altro canto, se i capelli sono fragili, l’uso frequente di spazzola o phon o anche l'attrito con un asciugamano può sensibilizzarli ancora di più. Anche gli elastici possono danneggiarli!». Un consiglio? «Oltre a utilizzare i prodotti per il giusto trattamento è necessario massaggiare regolarmente il cuoio capelluto in modo da stimolare la microcircolazione» conclude. Non dimentichiamo comunque che il capello ha un ciclo vitale che si sviluppa in tre fasi prima di essere sostituito da un nuovo capello: nascita e sviluppo (fase anagen), crescita (catagen) e caduta (telogen). Quindi anche i capelli hanno un proprio ciclo vitale che va dai 2 ai 7 anni e che si ripete circa 20 volte. Perdere fino a 100 capelli al giorno, per le chiome folte, è da considerarsi naturale ricambio fisiologico.
«È fisiologico che le persone perdano da 50 a 200 capelli al giorno. Poiché ciascun capello ha uno suo ciclo di vita, è normale che i capelli cadano in modo casuale nelle diverse zone della testa», spiega a D Repubblica la dermatologa, Laura Scott. «Se i capelli cadono più della normale quantità giornaliera, oppure la caduta è concentrata in un’area specifica della testa, allora siamo di fronte ad un’anomalia e bisogna intervenire. Inoltre, la caduta temporanea dei capelli prima dei 35 anni è molto diffusa, sia per cause legate alla salute del bulbo, sia per la sensibilizzazione del fusto. Non c'è motivo per cui i capelli cadano di più con l'invecchiamento, ma la caduta può derivare da effetti collaterali dei farmaci, malnutrizione, depressione e malattie, che sono più comuni in quelli in età avanzata». L’esperta poi, si legge nell’intervista, spiega la relazione con un fattore cruciale come lo stress. «Non ci sono studi che colleghino in maniera diretta la qualità del sonno con la perdita dei capelli ma esiste sicuramente un legame tra la qualità del sonno e i livelli di ormoni dello stress i quali, a loro volta, influenzano il follicolo pilifero e possono portare alla caduta occasionale dei capelli».
Insomma, stress, sonno e alimentazione. La caduta dei capelli potrebbe dipendere da una serie di fattori non trascurabili. Nel caso della perdita di capelli durante il cambio di stagione le cause sono da ricondursi a fenomeni fisiologici. Spesso l'alimentazione è tra i primi fattori da considerare. Difatti, la carenza di alcuni elementi nutritivi potrebbe rendere il capello più debole e provocarne la caduta. Viste le principali cause scopriamo ora come prevenirla! Innanzitutto cominciamo con la giusta alimentazione e la corretta integrazione. Particolare attenzione alla dieta! Nel contrasto alla caduta dei capelli è fondamentale uno stile alimentare sano ed equilibrato, ricco di vitamine e minerali. l cibi, infatti, sono fondamentali per la salute della nostra chioma. Non dimentichiamo poi che le proteine aumentano la crescita. La vitamina B12, inoltre, contenuta in uova, carne e pollame, è fondamentale sia per la crescita che per il benessere, mentre i cibi ricchi di ferro come i broccoli o il lievito di birra ne combattono la perdita. La biotina poi, presente nel fegato e nel tuorlo d'uovo, è essenziale per la naturale crescita dei capelli, ma anche la caffeina che favorisce e stimola la crescita. Per aumentare i sali minerali nell'organismo è importante mangiare frutta e verdura di stagione, meglio se cruda. E ancora il miglio, che fortifica la chioma. Gli alimenti ricchi di betacarotene, trasformato in vitamina A, sono indispensabili. Preziosi per il benessere della nostra chioma anche la vitamina C che promuove la produzione di collagene e che troviamo negli agrumi, nell'insalata, nelle patate, nei pomodori, oltre che nei mirtilli, nelle more e nelle fragole.
CALVIZIE: dalla caduta dei capelli all'alimentazione
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Il vino e le notevoli proprietà benefiche: tutto merito del resveratrolo
Il segreto per una chioma splendente è nascosto nell’alimentazione. Dal cambio di stagione allo stress quotidiano, la caduta dei capelli riguarda proprio tutti. Il normale ricambio giornaliero prevede una caduta tra i 50 e i 100 al giorno. Le cause di questo fenomeno? Sono molteplici. Le più comuni riguardano lo stress (fisico o mentale che sia), disturbi psicologi, problemi di salute, il consumo di farmaci, interventi chirurgici e soprattutto una dieta sregolata. Ma a tutto c’è rimedio. Infatti, anche i capelli hanno bisogno di un continuo apporto di aminoacidi e altri nutrienti assunti principalmente con l’alimentazione o con l’integrazione. È per questo motivo che un’alimentazione non bilanciata potrebbe avere effetti negativi sulla salute della nostra capigliatura. Tuttavia, in alcuni casi, il problema potrebbe non essere dovuto direttamente allo stile alimentare, ma legato ai processi digestivi. Infatti, anche seguendo una dieta sana alcuni nutrienti potrebbero non essere assorbiti correttamente assorbiti a livello intestinale. E in assenza di particolari allergie o intolleranze alimentari, questo fenomeno è riconducibile, con tutta probabilità, a una disbiosi intestinale, ovvero all’alterazione del microbiota, l’insieme dei batteri che normalmente popolano quest’organo.
Preziosi per la salute dei nostri capelli anche gli antiossidanti. Tra i più importanti ricordiamo i sulforafani (di cui sono fonte le crucifere), il resveratrolo (presente nel vino rosso), gli isoflavoni (contenuti nei frutti di bosco) e la superossido dismutasi (presente nella frutta di stagione). «Un mix equilibrato di questi cibi, nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata, che prevede un largo uso di olio d’oliva, ricco di antiossidanti, comporta benefici per tutto l’organismo, compresi capelli e pelle» spiega al Giornale Elisabetta Sorbellini, specialista in dermatologia. L’esperta suggerisce di ricorrere anche agli integratori di queste sostanze per incrementarne l’apporto. «Per riportare in equilibrio il microbiota intestinale – precisa l’esperta - può essere d’aiuto l’uso di integratori con aminoacidi quali arginina, lisina, metionina, creatinina, triptofano, cisteina, ornitina e taurina. In particolare, questi ultimi due sono molto importanti, perché giocano un ruolo centrale nell’innesco della crescita dei nuovi follicoli piliferi».
Capelli sani e forti? E poiché l’elisir del benessere comincia dalla tavola, all’origine della caduta, oltre che della fragilità, c’è sempre una dieta non equilibrata. Tutti questi aminoacidi segnalati dalla dermatologa sono costituenti della cheratina dura, sostanza fondamentale per i capelli e per le unghie. Da qui l’importanza di assumere integratori che contribuiscono allo stato di benessere dei capelli. Favoriscono il miglioramento della chioma anche sali minerali e vitamine con effetto antiossidante. Tra questi, i più importanti sono zinco, magnesio, rame e vitamine A, B, C, D ed E. Altro alleato di una chioma folta e sana anche la frutta secca, ma solo quando consumata regolarmente. «In particolare, la vitamina D non è importante solo per le ossa, ma anche per numerosi processi metabolici. Svolge infatti un’azione antinfiammatoria sulla pelle ed è fondamentale per una crescita sana della chioma e nel contrastare alcune malattie, come la dermatite seborroica, che possono favorire la caduta dei capelli» la dermatologa al Giornale. Quindi, per contrastare la caduta, e mantenerli al massimo del loro splendore, al via con il pieno di vitamina D.
Non dimentichiamo poi che la produzione di cheratina è favorita dagli aminoacidi. La cheratina è una proteina costituita da lunghe catene di aminoacidi, dove sono interposte vitamine e oligoelementi. Diffusa anche nel regno animale, nell'uomo la cheratina rappresenta il principale costituente di peli, capelli e unghie. Mentre gli antiossidanti contrastano la caduta e l’invecchiamento dei capelli, i minerali nutrono in profondità e ne favoriscono la crescita, le verdure contribuisco alla loro idratazione. Innanzitutto, è fondamentale un carico di proteine, per ristorare la cheratina, sostanza principale di cui sono composti i nostri capelli. «Pendere supplementi è chiave per rafforzare i capelli dall’interno» sottolinea Christel Lundqvist, direttrice creativa del salone STIL. «Usare supplementi – aggiunge - in combinazione con prodotti che contengono proteine rafforzanti, è un ottimo modo di rimediare ai capelli deboli».
Come già detto finora, se i capelli risultano particolarmente sottili, indeboliti e cadono frequentemente, ci potrebbero essere delle carenze alimentari o comunque, potrebbero essere la conseguenza di cambiamenti in quello che si mangia. L’alimentazione corretta per i capelli fini deve contenere la giusta quantità di vitamine, in particolare biotina e proteine minerali, tra cui ferro, rame e zinco. Altrettanto utile è l’acido folico, supporta la moltiplicazione delle cellule. Per i capelli secchi, invece, è indicato l’acido linoleico che li rende più luminosi e nutriti. Altro rimedio naturale è l’olio di argan: contiene omega3 e agisce come barriera protettiva sul capello e, al tempo stesso, combatte l’azione degli agenti esterni, come i raggi del sole e lo smog, ma anche di phon e piastra. Inoltre, l’olio di argan ha molte altre proprietà per idratare i capelli secchi e danneggiati, illuminare e districare.
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