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Martedì, 02 Giugno 2020 08:00

Polpette di zucchine e ricotta di bufala

Portiamo a tavola un gustoso secondo piatto e facilissimo da realizzare. Leggere e saporite, nel morbido cuore di ricotta si amalgama tutta la freschezza e genuinità delle zucchine. Un piatto alternativo e versatile che si presta anche come sfizioso finger food per stuzzicare il palato durante l'aperitivo.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  Un uovo Life 120
  Uno spicchio di aglio
  200 g di zucchine (circa 3 zucchine)   Olio EVO Life 120 q.b.
  100 g di ricotta di bufala campana DOP   Frio Oil
  3 cucchiaini di Trentin Grana grattuggiato   Pepe q.b.
  Pangrattato q.b.   Sale rosa dell'Himalaya 
 TEMPO  ESECUZIONE
45 MINUTI FACILE

Preparazione

Pulire le zucchine e tagliarle a pezzetti. Nel frattempo scaldare l’olio extravergine di oliva in una padella grande e soffriggervi l’aglio schiacciato. Una volta dorato toglierlo dalla padella e aggiungere le zucchine e farle cuocere a fuoco basso. Prendete la ciotola del frullatore e metteteci le zucchine cotte, il pangrattato, l’uovo e la ricotta di bufala e frullate fino ad avere una crema e versatela in una terrina. Unite il Trentin Grana grattugiato. Aggiungeteci un pizzico di sale e un po’ di pepe. Mescolate fino ad avere un impasto omogeneo, abbastanza consistente. Formate delle palline con l’impasto e poi passatele nel pangrattato. Fatele riposare una ventina di minuti nel frigo e poi friggetele nell’olio ben caldo. Se volete potete cuocerle in forno a 200°C per 15/20 minuti.

Riproduzione riservata © Copyright Life 120

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Puoi trovare tutti gli ingredienti Life 120 sul nostro sito o cliccando qui

Un tempo apprezzato e consumato soprattutto dalle popolazioni del Nord Italia, il burro è uno di quegli alimenti tradizionali criminalizzati e penalizzati ingiustamente da oltre 50 anni di propaganda grassofobica. Oggi il panettiere, il pasticcere e le aziende alimentari al posto del burro mettono oli per lo più raffinati, margarine e altri sostituti tutt'altro che salubri. Quando compriamo un grissino e vediamo scritto “grasso o olio vegetale” tiriamo un sospiro di sollievo perché reputiamo questo ingrediente più sano, più “dietetico” del burro e dello strutto, ma sbagliamo di grosso. Andando in giro per il nostro Paese è assurdo vedere biscotti, torte e altri prodotti da forno tradizionali, che vantano magari centinaia di anni di storia, preparati con la margarina e schifosi oliacci raffinati e idrogenati. Si spaccia per tradizionale ed artigianale quello che di fatto non è. 

Tutti i motivi per mangiare burro 

1. Il burro è la fonte di vitamina A meglio assorbita dal nostro organismo, vitamina che sostiene le funzioni della tiroide, delle ghiandole surrenali e quindi del sistema cardiovascolare.
2. Il burro non fa ingrassare dato che contiene acidi grassi a catena corta e media, che non vengono immagazzinati, ma bruciati subito dal nostro organismo per ottenere energia di pronto uso. Inoltre il burro sazia velocemente, non dà dipendenza e non crea iperfagia come invece fanno i carboidrati e i cibi zuccherini in generale. E' certo, che chi si nutre principalmente di proteine e grassi (è ovviamente frutta e verdura) mangia globalmente meno, non rischia di ingrassare o avere il diabete.
3. E' ricco di antiossidanti, tra cui Vitamina A ed E, così come il selenio, tutti fattori fondamentali per prevenire le patologie cardiovascolari e tumorali.
4. E' una buona fonte di colesterolo che ha, incredibile ma vero, proprietà antiossidanti: ripara i danni da radicali liberi, causati anche dagli oli vegetali polinsaturi, idrogenati e dai grassi rancidi.
5. I grassi saturi sono formati da acidi grassi a catena media e corta che possiedono proprietà antitumorali e rafforzano le difese immunitarie.
6. Contiene l'Acido Linoleico Coniugato, che ha proprietà antitumorali e aiuta a perdere peso.
7. Quando non pastorizzato, contiene il Fattore di Wulzen (stimasterolo) ho meglio chiamato fattore di rigidità, la cui proprietà è quella di proteggere le articolazioni e le arterie dall'irrigidimento. Possiede anche un'azione preventiva della cataratta
8. E' anche una buona fonte di iodio, in una forma altamente assorbibile. (il contenuto di iodio dipende però largamente dal terreno su cui le vacche pascolano o se c'è una integrazione con sale marino).
9. Il burro è molto importante per la salute dell'intestino e riduce l'incidenza di gastroenteriti nei bambini. Soprattutto quello di capra, contiene butirrato, un acido grasso saturo a catena corta di cui sono ghiotte le cellule del colon. Il burro è la principale fonte alimentare di butirrato, ne può contenere fino al 4%. Questo acido grasso ha le seguenti documentate funzioni: soppressione dei processi infiammatori dell'intestino, antistress, riduce la permeabilità intestinale e migliora la sensibilità insulinica. L'acido butirrico è anche prodotto dalla flora intestinale dalla fermentazione di fibre vegetali. Tuttavia, la flora intestinale non è sempre in equilibrio nell'uomo moderno e intanto che si ristabilisce con dieta e cure appropriate, il consumo di un buon burro fornisce dell'acido butirrico immediatamente utilizzato dalle cellule del colon. 

10. E' una buona fonte di Vitamina K2, importante per la salute dei denti e delle ossa. E' chiaro, che non stiamo parlando dell'anemico burro bianco, che più bianco non si può, di tipo commerciale ed industriale, ricavato da animali tenuti nei capannoni e sfruttati in modo vergognoso, ma di burro, ricavato dalla panna, di origine biologica o proveniente da animali tenuti per lo più al pascolo e non trattati con i farmaci.

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Nell’antica Roma miscelando acqua e aceto si otteneva una bevanda detta Posca, diffusa presso il popolo ed i legionari, ritenuta dissetante e dalle proprietà disinfettanti. L’aceto è un antinfiammatorio naturale che usato frizionato sulla pelle combatte: decalcificazioni, osteoporosi, reumatismi, sciatalgia, artriti, artrosi, crampi, gotta, lombaggini. Non solo:

Aumenta l’assorbimento di calcio
L’aceto contiene acido acetico che è in grado di aumentare l’assorbimento dei minerali nel corpo.
Controlla i livelli di zucchero nel sangue
Per quelli di voi che soffrono di diabete di tipo 2, l’aceto è in grado di controllare i livelli di zucchero nel sangue e farli rimanere in un range normale. Gli zuccheri a livelli normali impediscono complicanze del diabete come l’impotenza e intorpidimento.
Elimina le tossine
Lavare la frutta e la verdura con aceto eliminerà la maggior parte dei pesticidi e altre sostanze chimiche contenute in frutta e verdura.
Aiuta a ridurre il peso
Aggiungere l’aceto nella vostra dieta può aiutare a ridurre il peso. Una tazza di aceto contiene solo 25 calorie.
Elimina le piaghe della pelle
Troppo a lungo crogiolarsi al sole rende la pelle irritata. L’aceto sulla parte irritata aiuta a guarire le piaghe.
Abbassa il colesterolo
L’aceto e in particolare quello di mele contiene un sacco di fibra e aiuta ad abbassare i livelli di colesterolo nel vostro corpo.

Fonte: ECplanet

Secondo gli esperti, un terzo delle morti per cancro è legato al cibo. Quello che mangiamo può farci ammalare oppure mantenerci in salute e addirittura guarirci. Condire i nostri piatti con spezie ed erbe aromatiche può essere un modo intelligente, oltre che gustoso, per aumentare le qualità anticancro delle nostre pietanze. Le spezie, infatti, sono zeppe di sostanze antiossidanti e antinfiammatorie capaci di neutralizzare i danni cellulari dovuti all’azione dei radicali liberi, così come stanno confermando numerosi studi scientifici. Per altro, queste erbe sarebbero in grado di proteggerci anche da tumori non necessariamente legati all’alimentazione (inquinanti ambientali). Curcuma – sulle sue potenzialità anticancro ho già scritto un articolo. Zenzero – è ricchissimo di antiossidanti. Fino ad ora ne sono stati identificati una cinquantina. In diversi studi di laboratorio, lo zenzero ha dimostrato proprietà anticancerogene. In particolare, il gingerolo, che è la sostanza che dà il caratteristico sapore a questo rizoma, si è recentemente dimostrato in grado inibire la crescita del tumore del seno e del colon, rispettivamente in un esperimento in provetta e uno su animali da laboratorio.  Fieno greco – contiene la diosgenina che ha mostrato proprietà antitumorali in studi di laboratorio.  Zafferano – tradizionalmente utilizzato per almeno 90 malattie. Molto ricercato e altrettanto costoso. In cucina è utilizzato soprattutto per il classico risotto giallo. Nei topi da laboratorio ha mostrato proprietà antitumorali, rallentando o bloccando lo sviluppo dei tumori del colon, pelle e altri tumori dei tessuti molli.  Peperoncino – contiene la capsaicina in grado di inibire in modo molto efficace il tumore del pancreas nei topi di laboratorio. In un altro studio, condotto su animali e su cellule, lo stesso componente è stato in grado di inibire il tumore della prostata e ridurre il PSA. Questa sostanza agisce inducendo l’apoptosi, cioè l’autodistruzione cellulare.  Pepe lungo - in alcuni studi sui topi, ha mostrato attività antitumorale (cancro della bocca) e anti-angiogenetica. Potenzia l’azione di altre spezie, perché ne facilita l’assorbimento. Pepe nero – in laboratorio, ha mostrato una certa attività antitumorale, un’azione immunomodulante e una notevole azione antiossidante. In particolare un suo componente, la piperazina, inibisce l’azione delle citochine pro-infiammatorie prodotte dalle cellule tumorali. In questo modo interferisce sui meccanismi di comunicazione tra queste cellule, riducendo la progressione del tumore. Il pepe nero potenzia l’azione di altre spezie, perché ne facilita l’assorbimento e la disponibilità. Lavora in particolare sinergia con la curcuma.  Noce moscata – contiene i lignani che, in laboratorio, hanno mostrato azione antiossidante, radioprotettiva e immunomodulante. 

Cannella - in laboratorio, ha mostrato notevoli effetti antiproliferativi su cellule umane di linfoma e di leucemia.  Aglio e altre agliacee – l’aglio è certamente una delle piante più studiate. Tra le sue molteplici virtù terapeutiche si annovera anche quella antitumorale. Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che là dove si fa uso di aglio l’incidenza del tumore del colon, stomaco, mammella e utero è minore. L’azione antitumorale è attribuita soprattutto ai composti solforati, che danno il caratteristico aroma all’aglio e ad altre specie simili come cipolle e porro Questi composti distruggono le cellule cancerose, sopprimono la crescita tumorale e impediscono alle cellule cancerogene di raggiungere il loro target. Consumati in modo regolare, l’aglio e la cipolla riducono il rischio di tumore allo stomaco e al colon del 50-60%.  Uno recente studio ha mostrato che il rischio di tumore alla prostata era inferiore del 44% tra coloro che consumavano aglio almeno una volta a settimana. In uno studio cinese si è visto che tra le persone che consumano più aglio, cipolle e porri, l’incidenza del tumore allo stomaco è del 40% in meno rispetto a quelle che ne consumano di meno. Uno studio americano ha mostrato che tra coloro che consumano molto aglio il rischio del cancro al colon si riduce del 32%.  Labiate – le più famose ed utilizzate soprattutto nella cucina dei popoli mediterranei sono la menta, il timo, la maggiorana il basilico e il rosmarino. Sono tutte ricche di oli essenziali e specialmente di terpeni, molecole aromatiche che sono responsabili del forte profumo che emanano. Ma i terpeni non sono solo aromatici. Infatti, hanno anche la capacità di interferire sullo sviluppo del cancro, ostacolando l’azione di molte sostanze coinvolte nella crescita delle cellule tumorali. Per esempio, alcuni terpeni come il carvacrolo e il timolo sono in grado di ostacolare la crescita delle cellule tumorali e provocarne addirittura la morte. Le piante di questa famiglia, contengono anche acido ursolico, molecola multifunzionale in grado di attaccare direttamente le cellule maligne, prevenire l’angiogenesi e contrastare l’infiammazione. Inoltre, contengono la luteolina, un polifenolo particolarmente abbondante nel timo e nella menta e in grado di esercitare varie azioni antitumorali. In particolare, il rosmarino aumenta l’attività degli enzimi disintossicanti presenti nel nostro corpo. Un componente del rosmarino, il carnosolo, è stato in grado di inibire lo sviluppo di tumori della pelle e della mammella negli animali da laboratorio. Nel caso del tumore della mammella, la riduzione è stata del 78%.

Apiacee – o altrimenti chiamate “ombrellifere”, sono una famiglia piuttosto diversificata, cui appartengono molte erbe di uso culinario, come il prezzemolo, il coriandolo, il finocchio, il cumino e il sedano. Hanno un alto contenuto di apigenina, un polifenolo che possiede notevoli proprietà antitumorali. Questa sostanza è contenuta soprattutto nel prezzemolo e nel sedano è ha dimostrato, in laboratorio, di inibire la proliferazione soprattutto di quei tumori prevalenti nelle società industrializzate, come quello del seno, del colon, del polmone e della prostata. L’apigenina ha un’azione diretta sulle cellule tumorali e sull’angiogenesi. Indirettamente, inoltre, previene trasformazioni maligne attraverso la sua azione antinfiammatoria.  Rispetto alle erbe aromatiche (labiate) e alle ombrellifere, le spezie vere e proprie (come il pepe nero e lungo e il peperoncino) hanno una natura più forte e calda. In quantità eccessive e ripetute e in soggetti sensibili, potrebbero risultare irritanti e favorire processi infiammatori e ulcerativi. Per questo motivo, prima di farne un uso regolare, sarebbe prefreribile valutare il proprio stato di salute e la propria costituzione.

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Il seguente articolo è tratto dal mio recente libro "MANGIA GRASSO e VIVI BENE" e si riferisce al Dr Price, straordinario personaggio vissuto agli inizi del secolo scorso e praticamente sconosciuto in Italia. Il Dr Price aveva scoperto che i vari popoli del mondo rimanevano in salute fin tanto che seguivano la loro dieta tradizionale, ricca di alimenti freschi, naturali e poco manipolati. Soprattutto, il Dr Price insisteva sull'importanza del grasso, come elemento fondamentale per assimilare al meglio i diversi nutrienti e i fattori protettivi (vitamine, antiossidanti) per la salute. Il Dr. Price era un dentista americano, ma originario dell’Ontario. Ha pubblicato numerosi lavori scientifici e libri, che divennero opere di riferimento per gli altri colleghi e furono anche utilizzate come testi per gli studi universitari. Nel praticare la sua professione di odontoiatra, si accorse che nelle nuove generazioni le affezioni dentali erano più frequenti di quelle che lui aveva riscontrato nella generazione precedente e che addirittura alcuni disturbi erano del tutto nuovi. Oltre ad avere più carie, molti bambini avevano arcate piccole e conseguentemente denti storti. Ragionando sulle possibili cause, il sospetto cadde sull’alimentazione. Egli notò che le condizioni dei denti riflettevano la salute generale del soggetto. Si fece strada nella sua mente che forse la moderna alimentazione era povera di qualche fattore. Ai suoi tempi, esistevano già eccellenti testimonianze di antropologi sulle perfette dentature della gente appartenente a culture non ancora “intaccate” dalla civiltà. Fu allora, che decise di partire alla ricerca delle ultime popolazioni “primitive” del Pianeta o di quelle comunità che ancora si attenevano ad un’alimentazione tradizionale. Egli voleva trovare gruppi di uomini che ancora vivevano del cibo con cui si erano evoluti i loro antenati e valutarne lo stato di salute, soprattutto da un punto di vista odontoiatrico. È così che, spesso assieme alla moglie, fece più volte il giro del mondo, visitando gli angoli più remoti del pianeta. I suoi viaggi lo portarono in sperduti villaggi delle Alpi svizzere, nelle isole a nord della Scozia, perennemente sferzate dal vento, nelle più idilliache isole del Pacifico, nella gelida Alaska, nella misteriosa Africa e tra gli ultimi “paleolitici” dell’Australia. Poté constatare e riccamente documentare con eloquenti fotografie che là, dove questi popoli erano rimasti fedeli alla loro dieta tradizionale, le carie e i denti storti erano praticamente inesistenti. Studiando invece gli indigeni che avevano iniziato a consumare gli alimenti raffinati, devitalizzati e ricchi di zuccheri dei coloni occidentali, egli accertò un notevole aumento del decadimento dentale. Soprattutto nelle seconde generazioni, si potevano notare vistosi cambiamenti nella struttura facciale. Oltre ad un aumento delle carie, i giovani avevano, con sorprendente frequenza, un viso che tendeva ad essere triangolare (con angolo più acuto verso il basso) e questo comportava arcate dentali più strette, poco spazio per i denti che quindi crescevano storti. Questo aspetto del viso strideva, se paragonato ai visi più ovali e alle mandibole più possenti e squadrate degli indigeni che seguivano ancora la dieta tradizionale. Inoltre, gli indigeni che avevano abbandonato i loro alimenti nativi, erano molto meno resistenti alla malattie.

Indigeni nati da genitori che seguivano ancora la dieta  tradizionale. Si notino la mandibola larga e la dentatura perfetta. Indigeni nati da genitori che avevano abbandonato la dieta tradizionale e consumavano invece gli alimenti raffinati e processati dei coloni occidentali. Si notino i visi  "triangolari" e i denti storti. Price si convinse che la dieta era fondamentale per la salute ed il benessere dei denti. Studiò così diverse diete. Alcune si basavano esclusivamente sul pesce, altre su prodotti animali e nessun tipo di vegetale o frutta, altre ancora comprendevano più cereali integrali e ortaggi. Alcune prevedevano frequentemente il ricorso alla cottura, altre meno. Tuttavia, una delle caratteristiche comuni di tutte le diete primitive era l’assoluta mancanza di cibi manipolati, conservati, pastorizzati, dolcificati, raffinati o in qualche modo privati delle loro caratteristiche di naturalità. Tutte contenevano prodotti animali e relativi grassi, a volte anche in quantità importanti. Le analisi sui campioni di cibo effettuate dallo Stesso rivelano che le diete primitive contenevano almeno quattro volte la quantità di minerali e di vitamine idrosolubili rispetto alla dieta occidentale. Il fatto più sorprendente è che queste diete contenevano almeno 10 volte più vitamine liposolubili, come la A, E, D, K derivate dai grassi animali, compreso il burro. Secondo il Dr. Price, erano proprio le vitamine liposolubili, gli elementi nutritivi più preziosi delle diete degli indigeni. Li chiamò “attivatori”, perché erano fondamentali per assimilare tutti gli altri fattori presenti nei cibi, come proteine e minerali. “È possibile soffrire di gravi carenze di minerali anche se questi sono abbondantemente presenti negli alimenti, perché senza i fattori di attivazione liposolubili non possono essere utilizzati”. I cibi che fornivano all’uomo questi preziosi “attivatori liposolubili” si trovano nel burro, nelle uova, nella carne, nel pesce e nei grassi animali, compreso il lardo. Come si vede, per la gran parte, si tratta di cibi che in questi decenni sono stati, a torto, demonizzati per il loro contenuto di colesterolo e di grassi saturi. 

Oltre alle già note vitamine liposolubili, nella dieta primitiva il Dr. Price aveva anche individuato un altro principio salutare, che chiamò “Fattore X”. Un fattore/attivatore estremamente potente nel catalizzare l’assorbimento intestinale dei minerali. Si trovava in alcuni cibi che i “primitivi” consideravano sacri, come diversi organi animali, soprattutto il fegato, l’olio e le uova dei pesci, il burro prodotto con latte di mucche che avevano pascolato in primavera e autunno mangiando esclusivamente erba a rapida crescita. Questo salutare fattore, sarebbe praticamente scomparso dai cibi moderni. D’altronde anche il grande Galeno (129 – 201 d.C.) ebbe ha dire: “Ogni animale che si nutre di erba, di foglie e germogli quando questi sono più rigogliosi, cresce più sano, s’ingrassa più facilmente ed è migliore per l’uomo da un punto di vista nutritivo” .

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Siamo ciò che mangiamo. Mai verità fu più assodata. L’alimentazione influisce non solo sul nostro benessere psicofisico generale, ma a volte può essere un valido alleato per prevenire o alleviare i sintomi di numerose patologie. Chi consuma cibi sani, genuini, e ancor più chi segue la dieta mediterranea, ha meno probabilità di ammalarsi. Questo è quanto afferma da anni la ricerca che studia la relazione tra alimentazione e salute. Oggi parliamo dei cetrioli e del loro apporto contro due patologie. Nel tentativo di usare la nostra dieta per contribuire ad alleviare i sintomi della fibromialgia e la sindrome da stanchezza cronica, stando a quanto affermano i nutrizionisti, non dobbiamo trascurare il consumo di cetrioli. Il cetriolo contiene infatti silicio, che è un elemento strutturale del tessuto connettivo. Contiene inoltre alti livelli di acqua, e molte altre sostanze nutritive importanti per il benessere del nostro organismo: fibre, vitamina C, potassio e magnesio.

La fibra è importante per la salute del cuore e per garantire una corretta funzione intestinale, e aiuta il nostro corpo a mantenere più basso il tasso di glucosio (zucchero nel sangue) e, se si mangia anche la buccia, ha una funzione regolatrice anche sui livelli di colesterolo. La vitamina C (acido ascorbico) è essenziale per garantire il mantenimento di tessuti sani e ossa forti. E’ anche un valido antiossidante, il che significa che protegge il corpo dalle tossine. I cetrioli, inoltre, sembra svolgano un ruolo fondamentale nella prevenzione della ritenzione idrica, che tanto affligge noi donne, soprattutto durante i giorni del ciclo mestruale. Ecco perchè, consumarne in quei giorni del mese può essere un ottimo rimedio alla sensazione di gonfiore. Se cercate qualche ricetta a base di cetriolo, vi suggerisco la zuppa di pollo e cetriolo di Gingerandtomato. Ogni giorno sentiamo parlare bene di questo o di quel frutto, di questo o di quello ortaggio, e delle verdure. Una regola che sembra valere per tutto è che consumando tanta frutta e tanta verdura, al di là dell’aiuto specifico per alcune sindromi particolari, non si sbaglia mai e ci si mantiene in salute. Voi cosa mangiate per mantenervi in forma?

Fonte: Medicina Live

Il Dr. Nortin Hadler (1) è un medico che si rifiuta di farsi misurare il colesterolo. Ciclista appassionato, fa una dieta sana, non fuma e non ha malattie cardiovascolari, Hadler è professore di medicina presso l’Università del North Carolina.Consapevole che se gli trovano il colesterolo oltre i 220 rischia di essere “perseguitato” dal suo internista per convincerlo a prendere le statine, egli è anche a conoscenza di oltre una dozzina di studi dove si dimostra che in una persona sana, senza sintomi e senza una storia personale di attacchi cardiaci, le statine forniscono ZERO benefici.

Le statine presenti sul mercato e i loro equivalenti generici non aumentano la longevità nei pazienti sani di cuore e nemmeno impediscono un’attacco cardiaco o un ictus.(2)

D’altra parte, l’obbiettivo dei ricercatori che hanno presentato i loro studi sulle statine, era di abbassare il colesterolo non di impedire ictus e infarti. Questo lo si capisce bene nell’analisi dei dati relativi al numero dei decessi non pubblicati riguardanti le ricerche condotte per testare il funzionamento delle statine.
Quindi, non aspettarti di vivere di più o di essere più sano se decidi di mettere la tua salute nelle mani dell’illustre cardiologo che ti prescrive le statine.
Secondo il dr Hadler il rischio connesso ai possibili effetti collaterali, che vanno da dolori muscolari a stanchezza generale, danni al fegato, aumento del rischio di diabete e perdita di memoria, supera di gran lunga il beneficio. Senza contare tutti gli effetti collaterali nel lungo termine, quindi successivi alla messa in commercio del farmaco, che nessuna autorità è obbligata a pubblicare.
Ma c’è di più. Negli studi sui farmaci, le aziende farmaceutiche spesso dividono gli effetti avversi simili in sei o sette categorie diverse per mantenere bassa la percentuale (non il numero) degli effetti collaterali.
Le statine offrono un beneficio che è solo sulla carta, basandosi su una teoria ancora tutta da dimostrare: il rapporto colesterolo elevato – infarto/ictus.
Di fatto il colesterolo basso causa comunque aterosclerosi. Senza contare tutti i malesseri a cui si va incontro abbassando il colesterolo.

Il Cardiologo Eric Topol (3) è altrettanto caustico sulle statine. Il dr Topol dirige un centro benessere senza scopo di lucro con sede a San Diego, e pensa che la medicina deve essere personalizzata su misura in base al DNA e ad altre caratteristiche del paziente.
Per Topol le statine sono il farmaco che favorisce la prescrizione di altri farmaci.
Nel suo nuovo libro, The Creative Destruction of Medicine (4), Topol sottolinea che solo uno o due pazienti su 100 “senza malattia cardiaca, ma a rischio di sviluppare una tale condizione, potrà effettivamente trarre un qualche beneficio” dalle statine. E gli altri 98 ?”
La disinformazione di massa
Le statine sono associate ad uno dei più grandi trionfi di salute pubblica degli ultimi 30 anni:
in apparenza, negli Stati Uniti sembra che abbiano dimezzato il tasso di mortalità per malattia coronarica.
Mentre nel 1980 morivano per malattie cardiache circa 543 uomini ogni 100.000, nel 2000 il tasso di mortalità è sceso a 267 decessi per 100.000 (aggiustati per l’invecchiamento della popolazione). Nelle donne invece si è passati da 263 morti per 100.000 nel 1980, a 134 per 100.000 nel 2000: dati del US Centers for Disease Control and Prevention (5).
Possibile che tutto il merito sia delle statine? Mmh, c’è qualcosa che non torna nell’informazione.
I dati appena elencati non ci dicono quante persone hanno smesso di fumare, quanti hanno abbandonato il cibo spazzatura, quanti hanno iniziato a fare più movimento o ad assumere vitamine, quanti sono dimagriti e quanti sono morti invece per altre cause. C’è da dire inoltre che dal 1980 ad oggi sono migliorate molto le prestazioni in caso di emergenza.
Express_StatineUn’altro esempio (6) di mala-informazione a danno dei consumatori è un articolo apparso sul principale quotidiano nazionale del Regno Unito il 27 dicembre 2012, scritto da Giles Sheldrick.
L’articolo si basa sui dati pubblicati da un rapporto della British Heart Foundation (BHF) e sostiene che la diminuzione delle morti per attacco cardiaco è dovuta principalmente alle statine che abbassano il colesterolo.
La pubblicazione BHF non mostra da nessuna parte che le statine abbiano svolto un ruolo significativo. La pubblicazione del BHF fa riferimento ad un solo studio, del 2004, alle pagine 14 e 15 della pubblicazione.
Questo studio è disponibile qui, dove si può leggere chiaramente che la stragrande maggioranza della riduzione dei decessi per malattie cardiache era dovuta alla riduzione del numero dei fumatori, ai miglioramenti nei trattamenti di emergenza.
Le malattie cardiovascolari restano tra le prime cause di morte al mondo.(7)
Costi e benefici delle statine
Le statine offrono un vantaggio minimo in confronto agli effetti collaterali, nella prevenzione-riduzione degli attacchi cerebro-vascolari nei pazienti senza malattia cardiaca nota.
Il dr Topol (4) osserva che “un’analisi del 2011 ha esaminato 14 studi randomizzati e oltre 34.000 pazienti mettendo a confronto il piccolo beneficio offerto dalle statine con i reali rischi di diabete, perdita di memoria, dolore o debolezza muscolare, stanchezza, concludendo che le statine non rappresentano alcun beneficio complessivo per i pazienti senza malattia cardiaca preesistente”.
Introdotte nel 1987, le statine sono sostanze chimiche prodotte con l’intenzione di modificare l’attività chimica del nostro corpo, per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue in modo artificiale, ad esempio influenzando l’attività del fegato oppure l’assorbimento nell’intestino.
Nonostante la mole di effetti nocivi che provocano questi farmaci, il marketing, la comunicazione di massa, la complicità degli organi di controllo, i medici compiacenti l’industria farmaceutica, hanno spinto la vendita di statine nel 2009, negli USA, oltre i 14,3 miliardi di fatturato in dollari. Un quarto degli americani dai 45 anni in su assume statine secondo il National Center for Health Statistics.
Studio dopo studio, dagli anni 80' ad oggi, si è dunque giunti alla conclusione che le statine riducono il rischio di malattie cardiache, attacchi cardiaci e ictus; ma di quanto e a che prezzo? E qui viene il bello.

La verità
I livelli di colesterolo da soli non predicono infarti e ictus perciò oltre alla beffa, le statine aggiungono anche il danno.
“Le statine diminuiscono di una su 100? le possibilità di avere un attacco di cuore o un ictus, afferma il dr Farhi di Buffalo (8). Ma l’importanza reale della diminuzione dipende da quanto è alto il rischio. Se il rischio a 10 anni è estremamente lieve, allora “l’utilità delle statine è davvero minima”, dice Farhi. “Si potrebbero trattare migliaia di persone senza impedire un singolo ictus o infarto.”
Quante persone possono assumere statine pur avendo solo una piccola possibilità di trarne un effettivo vantaggio? Gli esperti possono dare stime approssimative, riferite a milioni di persone. Parlane con il tuo medico se vuoi interrompere il farmaco, ma ” il trattamento con le statine non ha senso per le moltissime persone a basso rischio”, dice Farhi. “L’effetto è solo ‘estetico,’ cioè si abbassano i numeri del colesterolo, senza produrre alcuna differenza misurabile nel risultato clinico.”

FONTE: Comemigliorare.com

Originaria delle americhe tropicali, l'ananas è stata usata dalla medicina indigena per numerose affezioni. Questi impieghi medicinali sono stati etichettati come superstiziosi dai primi antropologi e quindi non presi in minima considerazione in Occidente. Tuttavia, la scienza si è dovuta ricredere perché numerosi studi hanno messo in evidenza le notevoli qualità salutistiche di questo frutto. Per esempio, la bromelina, un enzima proteolitico presente in tutte e parti della pianta, ma concentrato soprattutto nel gambo, è stata studiata con promettenti risultati nei seguenti ambiti patologici:

Asma e rinite allergica
Tumore mammario
Problemi di allattamento: scarsa produzione/qualità di latte
Infiammazioni intestinal
Cancro del colon
Stipsi post operazionee
Problemi digestivi
Edema
Glioma
Basse difese immunitarie
Infiammazione
Colon irritabile
Influenza
Epatoprotezione
Tumore polmonare
Melanoma
Infarto
Gonartrosi
Sinusite
Tendinite
Tromboflebite
Trombosi

Gli estratti di bromelina sono di fatto sono una miscela di vari componenti, tra cui perossidasi, fosfatasi acida, calcio e inibitori delle proteasi. E' bene sapere che l'attività terapeutica della bromelina può variare a seconda di come si assume. Ingerita a stomaco vuoto, entrerà nel sangue e sarà in grado di esercitare un'azione sistemica. Se invece viene ingerita a stomaco pieno, la sua attività si esaurirà nella digestione delle proteine alimentari. Ma la pianta dell'ananas ha anche altre sorprese: l'ananas è una delle fonti più ricche di melatonina, più dell'arancia e della banana. Mangiare questo frutto aumenta sensibilmente la concentrazione ematica di melatonina (picco massimo dopo due ore dal pasto); le foglie di ananas hanno proprietà antidiabetica: aumento della sensibilità insulinica; sempre le foglie, hanno mostrato una capacità di abbassare i livelli di colesterolo del sangue simile a quella delle statine, ma senza gli oltre 300 effetti collaterali che questi farmaci hanno. Il pH e altro ingredienti del succo di ananas sono in grado di disattivare rotavirus.

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Esistono due principali tipi di prezzemolo, quello a foglia liscia e quello a foglia riccia. Quello “liscio” ha un aroma più intenso, ma meno pungente rispetto a quello “riccio”. Tuttavia, quello “riccio” viene preferito per il suo aspetto decorativo. Di questo ortaggio apprezziamo volentieri il sapore, l'aroma che imprime alle nostre pietanze, ma poche volte prendiamo in considerazione anche le sue notevoli virtù salutistiche.
Infatti, il prezzemolo è un piccolo forziere pieno di vitamine (A, B, C e K), minerali, tra cui ferro e potassio, oli essenziali (tra cui miristicina, limonene, eugenolo e alfa-tujene) e flavonoidi (tra cui apiina, apigenina, crisoeriolo e luteina).

Vediamo in sintesi cosa contiene e le sue proprietà:
- ha un'ottima azione diuretica. Aiuta a perdere qualche chilo di troppo, causato soprattutto alla ritenzione idrica;
- regola gli zuccheri del sangue e previene gli effetti degenerativi del diabete sul fegato;
- contiene alte concentrazioni di un flavonoide chiamato apigenina, che non solo possiede proprietà antitumorali, ma è anche un ottimo antinfiammatorio e antiossidante;
- contiene degli oli essenziali che hanno un'azione immunomodulante e sono quindi in grado di regolare la risposta immunitaria nelle allergie e nelle patologie autoimmuni;
- contiene eugenolo, un olio essenziale che ha mostrato significative proprietà antiartritiche e che è in grado di ridurre l'edema articolare;
- è ricco di vitamina C, vitamina dalle importanti funzioni antiossidanti, antitumorali e antinfettive. Per questo motivo, si crede che il regolare consumo di prezzemolo possa prevenire numerose affezioni, tra cui l'aterosclerosi, il diabete, il cancro del colon e l'asma;
- contiene beta-carotene un importante antiossidante liposolubile. Diete ricche di questa vitamina sono associate ad un minor sviluppo e progressione di diverse patologie degenerative. Come la vitamina C, può aiutare a ridurre la gravità dell'asma, dell'artrosi e delle artriti. Nel corpo viene convertita in vitamina A, utile per mantenere la salute di denti, ossa, cute, mucose e occhi;
- protegge le pareti dei vasi. Infatti il prezzemolo è ricco di acido folico che aiuta a ridurre l'omocisteina (se in eccesso si crede possa aumentare il rischio di infarto e ictus). Contiene anche diverse altre vitamine del gruppo B (acido pantotenico, riboflavina, piridossina, tiamina e niacina);
- negli studi su animali, gli oli essenziali di prezzemolo hanno mostrato di essere in grado di impedire lo sviluppo di diversi tumori, soprattutto quelli polmonari. In particolare, la miristicina attiva la glutatione-S-transferasi, un enzima che permette al glutatione di attaccare le molecole che hanno subito un processo di ossidazione (il glutatione ha la capacità di rigenerare queste molecole). Quindi, gli oli essenziali del prezzemolo hanno la capacità di neutralizzare eventuali sostanze ossidate e carcinogene presenti nei cibi. Un altro componente è la luteina, un flavonoide dalle interessantissime proprietà antiossidanti. Si lega con molecole che trasportano radicali liberi, neutralizzandoli ed impedendo così il danno cellulare. Sempre negli animali, gli estratti di prezzemolo hanno dimostrato di potenziare le capacità antiossidanti del sangue;
- oltre alla luteina, è presente la zeaxantina ed insieme sono utilissime per la salute della vista ed in particolare aiutano a prevenire la degenerazione maculare.

Altri dati:
- 100 g di prezzemolo a foglia liscia forniscono 36 calorie
- % di RDA (dose raccomandata giornaliera) per 100g di prezzemolo:
38% di folati
220% di vitamina C
1366% di vitamina K
14% di calcio
77,5% di ferro
5561 mcg di zeaxantina
5054 mcg di beta-carotene

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Io lo dico da oltre 20 anni e qualche anno fa ho anche pubblicato un libro "Mangia Grasso e Vivi Bene". Adesso testate considerate autorevoli dalla medicina accademica affermano la stessa cosa. Io ribadisco: basta con il mito dei grassi saturi/colesterolo che fanno venire le malattie cardiovascolari! Basta intossiscare la gente con le statine!! Basta con i cibi "light", "scremati", "sgrassati" e pieni di oli idrogenati e raffinati! Basta con le margarine!! Basta con il demenziale "burro senza colesterolo"!!! Tornate alle vostre sane e tradizionali abitudini italiche: olio extravergine, burro, strutto, lardo, ma che siano "puliti", ovvero di origine biologica o da allevamenti bradi e semibradi in cui non si fa uso di farmaci! Ma perché ancora una foltissima schiera di dietisti, dietologi e medici allineati ad una certa dietologia politicamente corretta insiste nel propinare ai propri pazienti farmaci e diete zeppe di oliacci schifosi o di cibi insapori ?

"Grassi saturi? Niente paura. Il burro, il formaggio e, perché no, anche la carne rossa non sono poi così dannosi per il cuore. Però serve da subito un distinguo: i grassi saturi non sono i grassi trans, quelli che si ottengono aggiungendo idrogeno all’olio vegetale per non farlo irrancidire, prolungando la durata dei prodotti. I grassi trans, quelli dei fast food, della margarina, di patatine, crackers e biscotti, non solo hanno effetto ossidante alimentando i processi infiammatori e degenerativi, ma accrescono il rischio di malattie cardiache aumentando il colesterolo cattivo (Ldl) e riducendo quello buono (Hdl). «Ma i grassi saturi sono un’altra storia» spiega dalle pagine del British Medical Journal Aseem Malhotra, cardiologo del Croydon University Hospital di Londra. «Il mantra che debbano essere rimossi dalla dieta per ridurre le malattie cardiovascolari ha dominato consigli dietetici e linee guida per quattro decenni. Ma l'ossessione del colesterolo, che ha portato a prescrivere statine a milioni di persone, ha distolto l’attenzione dai veri responsabili della dislipidemia aterogenica» continua il ricercatore britannico, spiegando che la demonizzazione dei grassi saturi risale al 1970, con la pubblicazione dello studio Seven Countries di Ancel Keys, dell’Università del Minnesota.

In quello studio, Keys esaminò per cinque anni la dieta di 12.000 residenti in Finlandia, Grecia, Italia, Giappone, Jugoslavia, Olanda e Stati Uniti, concludendo che l’olio di oliva, povero di grassi saturi, riduceva il colesterolo. «Gli acidi grassi saturi, sono loro che lo aumentano» scriveva Keys. «Ma un legame tra due fatti non è causalità, anche se da allora si consiglia di abbassare i grassi al 30% dell’energia totale e quelli saturi al 10» obietta il cardiologo. Peccato che ridurre i grassi saturi sembra tagliare solo la frazione A del colesterolo Ldl, fatta di particelle grandi, mentre la responsabile dell’aterosclerosi accelerata sembra la quota Ldl-B: particelle piccole, dense e sensibili ai carboidrati. «Negli ultimi 30 anni negli Stati Uniti la quota di energia da grassi consumati è scesa dal 40 al 30%, ma l'obesità è aumentata» puntualizza Malhotra. La spiegazione secondo l’autore è che senza grassi il sapore del cibo peggiora, e l'industria alimentare lo “aggiusta” con lo zucchero, che predispone alla sindrome metabolica, un mix di ipertensione, disglicemia, aumento dei trigliceridi, bassi livelli di colesterolo Hdl e incremento del girovita. E nel 75% dei casi il colesterolo totale è normale. Ma se i grassi saturi non sono poi così dannosi, cosa c’è dietro ai 4 milioni di europei morti ogni anno per malattie cardiache? Per esempio, il rischio di malattia coronarica cala di pari passo all’assunzione di frutta e verdura, eppure solo pochi la consumano almeno tre o più volte al giorno. Il pesce abbassa il rischio di malattia coronarica, eppure il consumo di pesce è lontano dalle dosi settimanali raccomandate.

Le fibre alimentari riducono la mortalità coronarica, eppure la dose media di fibre alimentari consumate non supera i 13-14 grammi giornalieri, neppure vicino all’obiettivo minimo di 18. Il rischio di malattia cardiaca cala mangiando noci una volta a settimana, eppure pochi lo fanno. E i cereali integrali? Spesso non si arriva a 16 grammi al giorno, mentre due porzioni giornaliere riducono del 26% il rischio coronarico. E ultimo, ma non certo per importanza, l’esercizio: nonostante i suoi ben noti benefici solo 2 persone su 10 lo praticano tre volte a settimana, il minimo consigliato. «È tempo di sfatare il mito dei grassi saturi nella malattia cardiaca, lottando contro i veri responsabili» conclude il cardiologo."

Fonte: Dr. Francesco Pierluigi Billi

 

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