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Il tè verde aiuterebbe ad abbassare il colesterolo cattivo, lasciando inalterato quello buono. A sostenerlo, è una ricerca condotta dall’Union Medical College di Beijing, pubblicata sulla rivista American “Journal of Clinical Nutrition”.

Le virtù benefiche del tè verde sono oramai notorie, ma sembra che l’elenco sia destinato a crescere. Questa bevanda millenaria, infatti, ricca di preziosi principi attivi, è conosciuta soprattutto per le sue proprietà anti-invecchiamento e antitumorale. Ma sembra che sia efficace anche contro il colesterolo. La sperimentazione, effettuata durante 14 trial clinici, ha coinvolto un gruppo di volontari, divisi in 2 gruppi. Il primo gruppo, ha consumato tè verde o un estratto analogo al tè verde, per un arco di tempo compreso fra 3 settimane e 3 mesi. Il gruppo di controllo, invece, ha assunto un preparato inattivo.
Dai test, è emerso come le persone che abitualmente consumavano tè verde, avessero valori più bassi di colesterolo totale di 7.2 punti in più rispetto al secondo gruppo. Inoltre, il colesterolo cattivo (LDL) era diminuito del 2%, mentre il colesterolo buono (HDL) era rimasto inalterato.
L’effetto benefico del tè verde sui livelli di colesterolo, potrebbe dipendere dall’elevata presenza di catechine, un gruppo di sostanze antiossidanti appartenenti alla categoria dei flavonoidi, a cui è associata un’incidenza minore di malattie cardiovascolari e una diminuzione dell’assorbimento del colesterolo da parte dello stomaco. Tuttavia, come affermano gli stessi ricercatori, la riduzione del colesterolo cattivo è comunque lieve e non bisogna considerare il tè verde come un sostituto di un farmaco anticolesterolo convenzionale.
Come spiega Nathan Wong della University of California di Irvine:
bere troppo tè verde può portare danni al fegato e potrebbe anche interferire con alcuni medicinali, riducendo la loro efficacia.
Gli stessi polifenoli che prevengono l’insorgere di tumori e le malattie cardiovascolari, in grandi quantità diventano tossici per il fegato e per i reni. Fino a 10 piccole tazze al giorno, non si corre alcun rischio.

FONTE: Medicina Live

Nel novembre 2004 l’American Journal of Clinical Nutrition ha pubblicato un’interessante scoperta di alcuni ricercatori svedesi.
Presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, è stato promosso uno studio sui latticini partendo dall’ipotesi che un elevato consumo di prodotti lattiero-caseari e di lattosio (lo zucchero presente nel latte) possa aumentare il rischio di cancro alle ovaie.

Come vedremo tra poco non è l’unico studio che evidenzia un’associazione positiva tra cancro ovarico e assunzione di latticini. La medicina tradizionale naturalmente va con i piedi di piombo sull’argomento: è vero che altri studi devono confermare l’ipotesi dei ricercatori svedesi, ma non si può negare l’esistenza di un’enorme mole di interessi commerciali intorno ai latticini.
I prodotti caseari sono la principale fonte di galattosio, uno zucchero componente del lattosio che può aumentare il rischio di cancro alle ovaie da tossicità diretta a ovociti o elevando le concentrazioni di gonadotropina, stimolando in tal modo la proliferazione di epitelio ovarico (1).
Una correlazione positiva tra l’assunzione di lattosio e il rischio di cancro ovarico è stata già osservata in studio sulla salute femminile dell’Iowa (2) e nello studio Nurses’ Health (3).
Nello studio sulla salute delle donne dell’Iowa, è stato riscontrato un rischio più elevato di cancro ovarico nelle donne che consumano un elevato consumo di prodotti lattiero-caseari totali, latte scremato, e formaggio rispetto a coloro che consumano questi prodotti solo raramente (2).
Nello Studio Nurses’ Health è stata riscontrata un’associazione positiva tra consumo di latte scremato o latte parzialmente scremato e yogurt e il rischio di cancro ovarico. I risultati hanno suggerito che l’associazione possa essere limitata al cancro ovarico sieroso (3).
I dati raccolti dai ricercatori svedesi in quest’ultimo studio (4) confermano che un elevato consumo di prodotti lattiero-caseari e di lattosio, in particolare del latte, sono associati ad un aumentato rischio di cancro ovarico sieroso.
In particolare lo studio ha messo in evidenza un raddoppio del rischio di tumore ovarico sieroso nelle donne che hanno consumato = 4 porzioni di prodotti lattiero-caseari totali rispetto a coloro che hanno consumato meno di 2 porzioni.

FONTE: Comemigliorare.com

Continuiamo a parlare di infiammazione legata al cibo e di come passo dopo passo la scienza si accorga della stretta connessione tra cefalea e ipersensibilità alimentari.
Per anni si è detto che l'unico rapporto tra cibo e mal di testa dipendeva dall'effetto scatenante provocato da cibi come cioccolato, vino o formaggio; solo pochi ricercatori parlavano della connessione tra l'infiammazione provocata dalle reazioni infiammatorie agli alimenti e l'emicrania.

Oggi invece si sa con certezza che può esistere una infiammazione dei tessuti nervosi causata dal cibo quotidiano.
Cefalea, emicrania e comunque il mal di testa in genere possono essere quindi provocati dalla assunzione ripetuta di alcuni tipi di cibo verso cui esista una specifica reattività alimentare.
La notizia è stata pubblicata sulla rivista Neurology già dal 2001 (Hadjivassiliou M et al, Neurology 2001 Feb 13;56(3):385-388); i ricercatori britannici, del Dipartimento di Neurologia dell'ospedale di Sheffield hanno studiato un gruppo di persone celiache (cioè con ipersensibilità nei confronti del glutine, proteina presente nella farina di frumento e in altri cereali) che soffrivano anche di mal di testa.
Si è potuto verificare che il loro mal di testa era legato ad una lieve, ma persistente condizione di infiammazione dei tessuti nervosi (verificata con Risonanza Magnetica) e dipendeva strettamente dalla introduzione di sostanze alimentari contenenti glutine.
In nove su dieci persone controllate si è potuto verificare che il mal di testa scompariva completamente mantenendo una dieta priva di glutine, e ricompariva reintroducendolo nell'alimentazione. La decima persona, non valutabile, si è semplicemente rifiutata di mettersi a dieta!
Il lavoro, pubblicato nel 2001 e già rivoluzionario di per sé non tiene in considerazione le recentissime scoperte relative alla gluten sensitivity che sono state presentate solo alcuni anno dopo la pubblicazione su Neurology con i tanti lavori già discussi su Eurosalus.
In uno studio pubblicato su Medical Hypotheses nel 2009 (Med Hypotheses. 2009 Sep;73(3):438-40) si ipotizza l'esistenza di uno stretto rapporto tra glutine e sintomi neurologici come il mal di testa, tanto da spingere l'autore del lavoro a teorizzare una sindrome da glutine ("The Gluten Syndrome").

Infatti da anni seguiamo in SMA persone con tematiche di cefalea e/o emicrania attraverso percorsi terapeutici specifici che partono dallo studio del profilo personale individuale e dal controllo dell'infiammazione da cibo.
Si tratta di notizie che riaprono una serie di considerazioni sulle cause e sulla possibilità di affrontare in modo non solo farmacologico il mal di testa:
Il mal di testa può dipendere da un fenomeno infiammatorio persistente, anche se lieve.
Questa infiammazione può dipendere da una ipersensibilità verso uno o più alimenti.
Una dieta corretta può ristabilire l'equilibrio e favorire la guarigione senza usare farmaci.
Sono tre considerazioni e possibilità che aprono per milioni di persone delle prospettive nuove, grazie alle quali si può valorizzare la personale capacità di risposta, e non solo la utilizzazione di sostanze farmacologiche.

FONTE: Eurosalus

Gli effetti positivi della vitamina D3, stimolata dalla esposizione alla luce del sole, sono superiori a quelli legati all'invecchiamento e alla ossidazione che per anni sono stati segnalati come unici effetti della esposizione solare.

Significa che esporsi al sole, nei mesi estivi, può fare anche del bene.
Dobbiamo anche ammettere che quando alcune ricerche scientifiche confermano la correttezza del modo di pensare l'uomo che sostiene Eurosalus è sempre un piacere segnalarle.
Lo studio pubblicato dal King's College di Londra sull'American Journal of Clinical Nutrition riguarda la questione che da un decennio a questa parte fa sentire in colpa chi si espone ai raggi solari.

Per una volta, però, la conclusione è differente: «Probabilmente, lo stesso sole che per anni abbiamo visto solo come fattore di rischio per il cancro della pelle, ha un effetto salutare sui processi di invecchiamento delle cellule e dei tessuti».
Lo studio compiuto su 2.160 donne tra i 18 e i 79 anni, ha infatti registrato i livelli di vitamina D3 contenuti nel sangue mettendoli in relazione con la lunghezza dei telomeri (estremità del DNA che si accorciano ogni volta che la cellula si riproduce) dei globuli bianchi (particolarmente portati a rinnovarsi quando è in corso un'infiammazione e, quindi, a ridursi velocemente).
Il risultato, in proporzione all'età del soggetto, ha evidenziato che la maggioranza delle donne con il livello più elevato di vitamina D3 nel sangue avevano i telomeri dei globuli bianchi più lunghi, e quindi un minore indice di replicazione cellulare.
«La scoperta» spiega il prof. Brent Richards a capo del gruppo di ricercatori «è fondamentale perché dimostra per la prima volta come chi ha un livello più alto di vitamina D invecchia più lentamente. Questo aiuterebbe a spiegare gli effetti protettivi della vitamina D sulle malattie legate all'invecchiamento come quelle cardiache o i tumori».
Naturalmente gli scettici non mancano. Uno studioso dell'Università di Newcastle, per esempio, ha già dichiarato che in ogni caso i telomeri non possono essere considerati un marker biologico sufficientemente preciso.
Inoltre ricerche più recenti stanno spiegando il ruolo di mediazione tra allergia, obesità, infiammazione e prevenzione antitumorale in modo molto più preciso.

Prodotti che contengano vitamina D3 (come Natural Vita D3, utile per l'osteoporosi, Zerotox Memo D3 per la memoria, IgComplex per la riduzione dell'infiammazione intestinale) diventano quindi il fulcro di una azione che al di là dell'azione sintomatica sostengono l'intero organismo in un percorso di salute e benessere.
Chi ha ragione? Il nostro pensiero sull'esposizione ai raggi solari lo abbiamo più volte dichiarato su Eurosalus: telomeri o no, con una buona protezione e l'immancabile buon senso, il sole resta un valido supporto al nostro fisico e alla nostra psiche.

FONTE: Eurosalus

Un test su uomini e topi ha dimostrato che innalza il livello di globuli bianchi nel sangue, contribuendo a restringere le arterie e aumentando il rischio di ictus e infarto. Le placche che restringono le arterie limitando il flusso del sangue. Attenzione allo stress cronico: è sospettato di avere un ruolo importante nel favorire l’insorgere di problemi cardiaci e circolatori che nei casi più gravi possono sfociare anche in infarti ed ictus. Lo affermano ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston, che sostengono anche di aver individuato il meccanismo fisiologico che lega patologie cardiovascolari e stress: un’eccessiva produzione di leucociti (i globuli bianchi) che contribuisce ad intasare i vasi sanguigni. Non stiamo però parlando di stress transitorio, tipo frustrazione dopo una inattesa sconfitta calcistica, bensì di una condizione prolungata nel tempo. Come accade a chi è da troppo in cerca di lavoro, a chi l’ha perso o si trova in condizioni finanziarie precarie. Situazioni non rare di questi tempi. Ma anche a chi sperimenta relazioni sentimentali complicate, matrimoni in crisi, mobbing: insomma, tutte quelle vicissitudini spiacevoli che fanno sentire costantemente sotto pressione e di pessimo umore.

Secondo gli scienziati guidati da Matthias Nahrendorf, vivere condizioni di stress psicosociale aumenta la concentrazione nel sangue di globuli bianchi, le cellule immunitarie preposte a difendere l’organismo da infezioni, malattie e ferite. Ma che in questo caso sortiscono un effetto tutt’altro che benefico. I leucociti prodotti in eccesso vanno infatti ad attaccarrsi alle placche formate dall'accumulo di grassi e colesterolo all’interno delle arterie con l’effetto di limitare la circolazione e favorire la formazione di coaguli che, quando si staccano, possono andare a otturare altri vasi sanguigni e provocare il blocco del flusso del sangue (risultato: ictus o infarto). Che le malattie cardiovascolari dipendessero anche dallo stress, oltre che dal fumo, predisposizione genetica, ipertensione e diabete, era già noto. Per provare anche la relazione con l'incremento di leucociti, gli scienziati americani, come riportano nell’ultimo numero di Nature Medicine, hanno condotto un test su ventinove medici di terapia intensiva, professionisti a rischio di stress cronico proprio per la tipologia del loro lavoro: la conta dei leucociti in ogni soggetto, effettuata con esami del sangue periodici, si è rivelata maggiore durante i periodi stress più intenso (rilevato tramite questionari compilati dai medici stessi). Hanno poi riprodotto il test su topi sottoposti a stress cronico per sei settimane (indotto per esempio ribaltandogli le gabbie) ottenendo lo stesso risultato: aumento dei globuli bianchi. “Già sapevamo che lo stress incrementa la produzione della noradrenalina” spiega Nahrendorf “in più, abbiamo scoperto che questo ormone si lega con un recettore delle cellule staminali del midollo osseo, chiamata proteina Beta 3, inducendo una maggiore produzione di globuli bianchi”. Successivamente “abbiamo verificato che bloccando Beta 3 nei topi non solo diminuivano i leucociti, ma anche le pericolose placche all’interno delle arterie”.

Ma niente allarmismi: le conclusioni dello studio, secondo gli autori, aiuteranno a sviluppare nuove tipologie di farmaci in grado di agire sui recettori Beta 3 e ridurre così i danni da stress. E anche per un nuova metodologia finalizzata a misurare obiettivamente il livello di stress a cui si è sottoposti, non sempre ben quantificabile perché ciascuno riferisce le proprie sensazioni soggettive: basterà un semplice esame del sangue che determini la concentrazione di globuli bianchi.

Fonte: Panorama

Venerdì, 04 Settembre 2020 08:00

Panna cotta bianca con frutta fresca

Un piacere morbido e delizioso tra i dolci al cucchiaio più golosi e versatili. L'alternativa al tradizionale budino servita con frutta fresca a piacere. Una ricetta che non passa mai di moda, l'evergreen dei dessert al cucchiaio. Sbizzarritevi nella scelta dello stampo per dare a questa panna cotta la forma che preferite.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 6 PERSONE
  200 ml di Milk Life   500 ml panna
  140 g di Sugar Life   12 g di fogli di gelatina
  Una bustina di vanillina   Frutta fresca a piacere
 TEMPO  ESECUZIONE
15 MINUTI FACILE


Preparazione

Metti i fogli di gelatina ad ammorbidire in acqua fredda per 10 minuti. Fai scaldare il latte in un pentolino a fuoco basso senza farlo bollire, togli il Milk Life dal fuoco, immergi i fogli di gelatina strizzati e mescola per farli sciogliere bene, versa la panna in un pentolino con lo Sugar Life e la vanillina e, a fiamma moderata, mescola fino ad ebollizione. Togli il pentolino dal fuoco e unisci il latte con la gelatina amalgamando bene gli ingredienti. Versa il composto in 6 stampini bagnati e sgocciolati, fai raffreddare a temperatura ambiente e mettili in frigo per almeno due ore. Prima di servire adagia sopra la panna cotta una volta girato lo stampino nel piatto la frutta a piacere.

Riproduzione riservata © Copyright Life 120

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Milk LifeSugar Life

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Sabato, 17 Luglio 2021 08:00

Involtini di sogliola profumati

Un tipico piatto italiano arriva a tavola nella sua versione di "mare". Ancora più gustoso e leggero. Una ricetta facile e veloce per preparare un secondo profumato. Aromatizzato e fresco, al via con questa ricetta estiva.

Ingredienti

INGREDIENTI PER 6 PERSONE
  500 g di filetti di sogliola   50 g di Trentin Grana grattuggiato
 Olio extravergine di oliva   Sale rosa himalayano fino e pepe q.b.
  Pangrattato q.b.   Un ciuffo abbondante di prezzemolo
  Capperi   Uno o due spicchi di aglio
  Origano   Il succo di un limone
 TEMPO  ESECUZIONE
20 MINUTI FACILE

 
Preparazione

Preparare la salsina in anticipo: questo è uno dei segreti per la sua riuscita. Infatti gli ingredienti devono avere il tempo di amalgamarsi tra di loro e di aromatizzare l'emulsione. Tritare finemente l'aglio e il prezzemolo, unire il sale, il pepe, l'origano, il succo di limone e l'olio EVO. Con una forchetta emulsionare vigorosamente, in modo che l'olio e il limone si fondano in un unico liquido, e lasciar riposare fuori dal frigo. Frullare insieme nel mixer il pangrattato, prezzemolo, l’aglio, i capperi. Unire il Trentin Grana, il sale rosa himalayano, il pepe e qualche cucchiaio di olio e mescolare bene con le mani: deve risultare un composto appiccicoso, se è asciutto aggiungere un cucchiaio di acqua. Battere i filetti di sogliola tra due fogli di pellicola da cucina affinché si assottiglino. Preparare quindi gli involtini, mettendo un cucchiaio di composto al centro della fetta e schiacciando bene con la mano per farlo aderire meglio, quindi arrotolare su se stesso e fermare con uno stecchino. All’esterno di ogni involtino far aderire ancora un po' di pangrattato che conferirà in cottura la croccantezza. Cuocere su una piastra o su una padella rovente, coperta da un foglio di carta forno. Impiattare i nostri involtini, condendoli con un paio di cucchiai di salsina precedentemente preparata e servire subito.

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Olio Evo BioSale Rosa DellHimalayaPangrattato LifeTrentin Grana

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Mercoledì, 14 Ottobre 2020 08:00

Peperoni olive e capperi

A tavola un piatto sfizioso che racchiude sapori e aromi mediterranei. Al via con un piatto tipico della tradizione partenopea. Un contorno veloce, gustoso e colorato. Conosciuti anche  come “puparuoli cu’ aulive e chiappariell'" si abbinano facilmente a secondi a base di carne o di pesce.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 6 PERSONE
  4 peperoni (2 gialli e 2 rossi)
  Una manciata di olive
  Una manciata di capperi   Uno spicchio d’aglio
  Olio extravergine di oliva   
 TEMPO  ESECUZIONE
15 MINUTI MEDIA

Preparazione


Lavare e mondare i peperoni, ridurli a listarelle. In una capiente padella mettere l’aglio a soffriggere nell’olio, quando è dorato unire i peperoni, e lasciarli appassire. Nel frattempo sciacquate le olive e i capperi, unirli ai peperoni e lasciar cuocere lentamente coperti, fino a che i peperoni appariranno ammorbiditi. Aggiustare di sale se necessario e lasciar insaporire ulteriormente. Servire.

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Olio Evo Bio

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Martedì, 28 Luglio 2020 08:00

Torta di carote e mandorle

Soffice profumata. Un dolce che rispetta fedelmente la ricetta di una volta. Il gusto dolce e delicato conquisterà grandi e piccini. Ideale per chiudere in bellezza il pranzo della domenica, irresistibile a colazione. Un dessert ricco di vitamine grazie ai sui preziosi ingredienti.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER UNO STAMPO DA 22/24 CM
    3 uova   300 g di carote
    180 g di mandorle pelate
  120 g di Sugar Life
    100 g di burro chiarificato   Una bustina di lievito per dolci
    Buccia di limone q.b.    
 TEMPO  ESECUZIONE
60 MINUTI MEDIA

Preparazione

Mondate le carote, eliminate loro la buccia e grattugiatele quindi mettetele in una ciotola con la buccia grattugiata di mezzo limone. Tritate le mandorle assieme allo Sugar Life e versare in una ciotola. Aggiungere carote e limone e il burro chiarificato fuso e mescolate. Aggiungere ora le uova una per volta avendo cura di far incorporare ogni uovo prima di aggiungere il successivo. Aggiungere infine il lievito per dolci e mescolate fino ad ottenere un impasto omogeneo. Versare l’impasto in uno stampo imburrato ed infarinato e cuocete in forno già caldo a 180°C per 25 minuti, facendo dopo il tempo trascorso la prova stecchino. Lasciate intiepidire la torta di carote e mandorle quindi toglierla dallo stampo.

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Uova LifeBurro ChiarificatoSugar Life

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Giovedì, 03 Settembre 2020 08:00

Tazzine di mousse al limone

Soffice e profumata. Un dessert al cucchiaio gustoso e delicato che si adatta alle calde giornate estive. Ideale per rinfrescare il palato a fine pasto o per chiudere con gusto una cena con gli amici. Semplice e raffinata. Questa mousse al limone farà leccare i baffi a grandi e piccini.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 6 PERSONE
   3 uova   3 limoni grandi
   80g di Sugar Life   6 g di gelatina
   200 ml di panna da montare   
 TEMPO  ESECUZIONE
20 MINUTI FACILE

Procedimento

In una terrina separate gli albumi (tenendoli da parte) dai tuorli; montate quest’ultimi con lo Sugar Life fino ad ottenere un composto bianco e spumoso. Spremete e filtrate il succo di 2 limoni e mezzo e versatelo in un pentolino; aggiungete quindi i fogli di gelatina e lasciate riposare per 5 minuti. Mettete il pentolino sul fuoco e, a fuoco basso, fate sciogliere mescolando bene e senza farla bollire. Togliete il pentolino dal fuoco e lasciate intiepidire leggermente, quindi aggiungete al composto di uova e amalgamate bene. In due ciotole separate montate la panna e gli albumi a neve ferma. Delicatamente, amalgamando dal basso verso l’alto, incorporate sia la panna che gli albumi al composto di uova. Sporzionate la mousse in 6 tazzine grandi da dessert, quindi passate in frigorifero per 4 ore prima di servire. Servite decorando le coppette con una fettina di limone.

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