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Attenzione

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Il recente scandalo della carne di cavallo ha avuto un certo impatto sulla nostra passione per i prodotti a base di carni conservate. Per chi era già nauseato dali'idea di mangiare carne, queste disgustose rivelazioni sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “È sufficiente per farti diventare vegetariano," dicono. Quello che è accaduto è andato a vantaggio delle vendite di cibi vegetariani in generale e dei prodotti sostitutivi della carne. Infatti, sul mercato esiste un’ampia gamma di sostituti della carne; dal "salame piccante" all’ "‘arrosto tipo agnello", al "tacchino senza carne", alle "filetto di pesce", al "paté d’anatra", alla "carne trita vegetariana", quasi tutto fatto con la soia. La scorsa settimana il capo della catena alimentare Asda, Andy Clarke, ha affermato che un maggior numero di acquirenti sta comprando pasti vegetariani a seguito dello scandalo della carne di cavallo. Anche nella catena di cibo macrobiotico Holland & Barrett le vendite degli hamburger vegetariani sono salite del 17%, mentre quelle dell’ “arrosto di manzo’” vegetariano sono salite del 50%. Il principale ingrediente dei prodotti di finta carne è un moderno tipo di soia, prodotto per la prima volta per uso alimentare nel 1959. Etichettata come proteina vegetale, proteina vegetale ristrutturata, è ricavata da alcuni tipi di farina di soia altamente processati, chiamata ‘isolati’ o ‘concentrati’.

L’uso di questi ingredienti di soia non è ristretto ai sostituti della carne. Anche se non evitate la carne, quasi sicuramente mangiate la soia in una certa quantità di prodotti, dalla crema di formaggio alla panna vegetale, dalle barrette proteiche al gelato. Analizzate l’etichetta di un hamburger di manzo industriale, per esempio, e spesso scoprirete che contiene isolato di proteine della soia — un additivo economico per addensare la carne.
I semi di soia sono coltivati in tutto il mondo e le più grandi forniture provengono dagli U.S.A. e dal Brasile. Una volta estratto l’olio, la parte solida che rimane viene lavorata per ottenere proteina pura. Fino agli anni ottanta le proteine della soia erano considerate semplicemente un sottoprodotto dell’industria dell’olio di soia, ma in seguito le aziende statunitensi del settore cercarono di farne un prodotto redditizio promuovendolo come cibo macrobiotico salutistico. Sostenevano che il consumo di soia poteva rafforzare le ossa, controllare i sintomi della menopausa (vampate di calore e sudori notturni) e ridurre la probabilità di sviluppare tumori al seno, al colon e alla prostata. Queste affermazioni erano fondamentalmente basate su ricerche sponsorizzate dalle compagnie produttrici di soia e su studi epidemiologici che mostravano associazioni tra la soia e la prevenzione di alcune patologie. Per esempio, siccome il tasso di cardiopatie è più basso nella maggior parte dei Paesi asiatici rispetto ai Paesi occidentali, le compagnie produttrici di soia sostenevano che ciò era dovuto al fatto che gli asiatici consumavano più soia. Pertanto, la soia fu lanciata sul mercato come il cibo delle meraviglie, il rimedio dell’Oriente ai problemi di salute dell’Occidente. Tuttavia, le virtù salutari attribuite alla soia furono presto messe in dubbio dai ricercatori. Nel 2006, per esempio, una pubblicazione dell’American Heart Association relativa a uno studio decennale sui supposti benefici della soia metteva in dubbio il preteso ‘effetto salutare sul cuore’ e concludeva che la soia non riduce le vampate di calore nelle donne né aiuta a prevenire il cancro.

Uno studio del 2008 effettuato dalla clinica per l’infertilità del Massachusetts General Hospital in cui agli uomini veniva chiesto di consumare vari prodotti a base di soia, inclusi il tofu, gli hamburger vegetali, il latte di soia e le bevande di proteine, scoprì che “la maggiore assunzione di cibi a base di soia è associata ad una minore concentrazione dello sperma”. L’impatto a lungo termine del consumo di soia è ancora tutto da valutare, ma ci sono motivi per stare in guardia. I semi di soia contengono tossine presenti in natura. Fra queste sono inclusi l’acido fitico, che riduce la nostra capacità di assorbire i minerali essenziali, come il ferro e lo zinco, e potrebbe causare quindi deficit di minerali, e gli inibitori della tripsina, che compromettono la capacità del corpo di digerire le proteine. Queste tossine si trovano anche in altri alimenti, come i ceci e il grano, ma in quantità minori. La lavorazione della soia è finalizzata sostanzialmente alla riduzione o all’eliminazione di tali tossine, ma possono rimanerne delle tracce. La soia contiene inoltre isoflavoni — potenti composti delle piante che imitano l’ormone femminile, l’estrogeno. Nel 2011 il comitato scientifico della European Food Safety Authority ha respinto le affermazioni fatte dall’industria della soia secondo le quali gli isoflavoni favoriscono la crescita dei capelli, attenuano i sintomi della menopausa, mantengono in salute il cuore e proteggono le cellule dai danni dell’ossidazione. Si è giunti così alla conclusione che “non è dimostrata” la relazione causa-effetto fra il consumo di prodotti di soia e i benefici per la salute. Nel frattempo sono state avanzate ipotesi secondo le quali, lungi dall’essere protettivo, il consumo di troppe proteine della soia può essere dannoso a causa del suo effetto ormonale. Nel 2003 la commissione del governo inglese per la tossicità ha identificato tre gruppi per i quali varie evidenze suggeriscono l’esistenza di un potenziale rischio derivante dal consumo di grandi quantità di soia: neonati nutriti con latte di soia, persone con tiroide poco funzionante (ipotiroidismo) e donne con diagnosi di cancro al seno. 

Ma anche il carattere industriale della produzione delle proteine di soia fa sorgere preoccupazioni. Mentre alcuni cibi a base di soia, come il tofu, il miso, il latte di soia e lo yogurt sono poco trattati, le proteine pure della soia — quelle che si possono trovare nelle salsicce vegetariane, nel formaggio vegano e nella “carne” vegetariana — normalmente vengono estratte lavando la farina di soia nell’acido in cisterne di alluminio. Ciò aumenta la possibilità che l’alluminio, che è nocivo per il cervello e il sistema nervoso, possa filtrare nel prodotto. Un altro rischio potenziale è dato dall’esano, un solvente chimico - componente della colla e del cemento — che è usato per estrarre l’olio dai semi di soia. È conosciuto come veleno del sistema nervoso umano. A seguito di ripetute esposizioni, le persone possono sviluppare problemi neurologici simili a quelli che insorgono in chi abusa dei solventi. L’industria della soia afferma che solo tracce residue di esano passano nel prodotto finito. La lavorazione libera dalla soia anche acido glutammico, una sostanza che può scatenare reazioni allergiche. La soia è uno degli otto più comuni allergeni del cibo secondo la U.S. Food and Drug Administration. Un ulteriore problema di molti prodotti a base di soia non è la soia in sé, quanto ciò che viene aggiunto ad essa. Dato che le proteine della soia sono di colore chiaro, prive di odore e quasi senza gusto, molti fabbricanti si affidano a dolcificanti, aromi artificiali, sale e coloranti per rendere i loro prodotti più attraenti.

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Si stima che almeno il 30% della popolazione mondiale soffra d’ipertensione arteriosa. Ufficialmente nel nostro Paese gli ipertesi sarebbero tra i 15 e i 20 milioni, ma solo il 50-60 % sa di esserlo. Però ci sono anche parecchie persone che per errori diagnostici o per eccesso di medicalizzazione assumono farmaci inutilmente. Una delle più temibili e devastanti conseguenze dell’ipertensione è certamente l’ictus: 200.000 casi l’anno, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% sono recidive. L’ictus causa il 10-12% di tutti i decessi per anno (rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie) ed è la principale causa d'invalidità, con costi per il Sistema Sanitario Nazionale che variano da 6.2 a 14.4 miliardi di euro l'anno. Sempre in Italia, sono circa 900.000 il numero di soggetti che sono sopravvissuti ad un ictus, con esiti più o meno invalidanti. La tendenza ad avere la pressione alta è legata anche all’età, per cui con l’aumento della vita media anche l’incidenza di questa malattia è aumentata. Si stima che entro il 2025 aumenterà del 60%. Per evitare tutte le conseguenze dovute all’ipertensione, il controllo dei valori pressori è fondamentale. Le nuove direttive europee per il controllo della pressione arteriosa confermano l’importanza di mantenere nella popolazione sana valori al di sotto di 140/90 mm Hg, mentre per quanto riguarda le persone affette da patologie a rischio cardiovascolare, come il diabete, consigliano valori ancora più bassi 130/80 mm Hg. Tuttavia, secondo alcuni bisognerebbe individualizzare maggiormente la terapia ed essere meno rigidi nel caso degli anziani, in cui sembra che entro certi limiti il rialzo pressorio serva a irrorare meglio il cervello.

Quali sono i sintomi ed i campanelli di allarme? Nella stragrande maggioranza dei casi l'Ipertensione Arteriosa non ha sintomi, il che la rende ancora più subdola. Cefalea, palpitazioni, vertigini, ronzii auricolari, disturbi del visus, astenia, impotenza possono essere i sintomi che consentono di svelare la malattia ipertensiva a chi non controlla la propria pressione. I campanelli d'allarme più drammatici sono le aritmie cardiache, gli attacchi transitori di ischemiacerebrale (TIA), epistassi, emorragia sottocongiuntivale. Secondo gli esperti, chi non è iperteso, dovrebbe controllarsi la pressione ogni sei mesi, ma se c’è familiarità (padre, madre, fratelli) allora i controlli devono essere tanto più frequenti quanto più aumenta l’età. In oltre il 90% dei pazienti ipertesi la vera causa rimane sconosciuta. Probabilmente non esiste una causa univoca. I fattori che possono influire possono essere diversi e spesso agiscono in sinergia: età, razza, familiarità, massa corporea, alcool, sedentarietà, fumo, caffè, diabete, dieta, stress, ecc. Sicuramente lo stress, lo stile di vita influiscono non poco, altrimenti non si spiega come mai Milano è considerata la capitale italiana dell’ipertensione e nell’industriosa e frenetica Lombardia il 33% dei cittadini è ipertesa, quando la media nazionale è del 25%.  Anche il consumo abituale di alcuni farmaci può essere dannoso per la salute, come è stato dimostrato per gli antinfiammatori non steroidei (FANS) (WDDTY - Vol: 5 Issue: 8 - UPDATES - JAMA September 1994).

Le terapie ufficiali

L’approccio terapeutico della medicina allopatica è tutt’altro che olistico. Una volta escluse cause organiche e fatta diagnosi di ipertensione primitiva l’unica preoccupazione è quella di tenere i valori pressori costantemente bassi. Un intervento largamente sintomatico. I farmaci impiegati sono diversi (ace-inibitori. beta-bloccanti, calcio-antagonisti, diuretici e inibitori dei recettori dell’angiotensina) e la terapia deve essere assunta per tutta la vita. Spesso può capitare che ad un primo farmaco, con il tempo, se ne aggiunga un altro e poi ancora un altro. La terapia farmacologica è il più delle volte indubbiamente efficace ad abbassare i valori della pressione, ma non sempre nel ridurre la mortalità da rischio cardiovascolare, come è stato dimostrato nel caso dell’impiego di calcio-antagonisti nelle donne in menopausa affette da ipertensione: l’assunzione del farmaco aumentava il rischio del 55%! (Journal of American Med Association, 2004, 15;292:2849-2859). Infine, la mancanza di una visione “totale” del paziente fa spesso commettere alla medicina accademica l’errore di medicalizzare eccessivamente i pazienti, di impostare terapie intempestive in soggetti giovani e di non prendere in sufficiente considerazione altri aspetti della vita del paziente (alimentazione, stress, ecc.).

Oltre ai farmaci di sintesi

Premetto che quello che dirò non costituisce in nessun modo una prescrizione. L’ipertensione è una malattia seria e un’eventuale cura alternativa deve essere prescritta da un medico esperto, che sia in grado poi di valutarne gli effetti nel tempo. Spesso nelle persone giovani o di mezza età che hanno un’ipertensione agli esordi si ottengono straordinari risultati e il ricorso ai farmaci di sintesi è superfluo o può essere rimandato di diversi anni e addirittura evitato. Anche nei soggetti ipertesi che assumono farmaci da pochi anni è possibile ottenere ottimi risultati. Nei casi più refrattari, le cure naturali possono essere integrate con quelle chimiche, con il beneficio di ridurre nel tempo il carico di queste ultime. E’ importante sottolineare il diverso approccio tra allopatia e la medicina naturale. L’allopatia, il più delle volte, oltre alla pratica pastiglia da assumere una volta al giorno non richiede troppi sacrifici e impegni da parte del paziente. Intendo dire che assumere l’antipertensivo è tutto quello che si deve fare. Sì, qualche vago consiglio sull’alimentazione, la raccomandazione di perdere peso ed evitare la vita sedentaria, ma nulla di più. L’approccio olistico invece pone il paziente di fronte a tutti quegli aspetti della propria vita che possono in qualche modo aggravare la sua condizione morbosa e lo sprona ad operare effettivi mutamenti, siano essi sul piano pratico e materiale (alimentazione, lavoro, attività fisica, ritmi sonno/veglia, ecc.) sia su quello più interiore e umano (meditazione, yoga, arte, lettura, spiritualità, rapporti sociali, ecc.). Quindi, l’approccio naturale all’ipertensione è necessariamente “integrato” e non si affida al solo farmaco.

La fitoterapia

Offre una serie di piante estremamente efficaci e tra le terapie naturali è forse quella che dà maggiori risultati nella cura dell’ipertensione. Purtroppo, in tempi recenti molte di queste piante sono state letteralmente fatte scomparire dal mercato, seguendo una logica secondo la quale le piante che funzionano vanno eliminate per non turbare il mercato del farmaco allopatico multimiliardario. Per quanto riguarda la loro presunta tossicità, oltremodo esagerata, è decisamente, e di molte misure, inferiore ai comuni farmaci con cui abitualmente molti di noi volentieri si imbottiscono. Per altro, non si capisce come mai queste stesse piante sono state usate vantaggiosamente dall’uomo per migliaia di anni. Non c’è dubbio che in questi ultimi anni l’industria del farmaco chimico stia sferrando un poderoso attacco alle medicine naturali cercando di influenzare sia in America sia in Europa gli organismi preposti a regolamentare il mercato degli integratori e delle piante medicinali (Back-door laws against natural health. WDDTY, July 2007). Vediamo adesso un elenco delle principali piante che abbassano la pressione. Attenzione, spesso vengono associate in formulazioni complesse, tra loro e con altre piante, per potenziare il loro effetto o per mitigare eventuali effetti indesiderati.

Rauwfolfia, Rauwolfia serpentina – la medicina Ayurvedica la utilizza da oltre 1500 anni, ma da tempo fa anche della fitoterapia occidentale. E’ una delle piante più attive per l’ipertensione. Si utilizza la radice. Ha un’azione ipotensiva e sedativa. Purtroppo non è più disponibile, neanche su ricetta medica (cosa a dir poco vergognosa), nel nostro Paese. Tuttavia, nella vicina Svizzera, dove non mi pare siano meno sensibili di noi per quanto riguarda la salute dei cittadini, è tranquillamente reperibile in farmacia.
Coleus, Coleus forskohlii – altra pianta della tradizione ayurvedica. Ha proprietà antipertensive, antiaggreganti piastriniche e vasodilatatrici. E’ divenuta famosa in Occidente dopo che un suo principio attivo, il forskohlin, è stato isolato per la prima volta nel 1970. A questo sono stati dedicati decine di lavori. Ha dimostrato di essere efficace in numerose condizioni patologiche, come l’infarto, il glaucoma e l’asma bronchiale. Il valore del Coleus per l’ipertensione sta anche nel fatto che possiede una certa azione antipiastrinica e quindi fluidifica il sangue e previene la trombosi. Anche questa meravigliosa pianta è stata tolta dal mercato.
Arjuna, Terminalia arjuna, - fa parte anch'essa della tradizione erboristica ayurvedica. Ha proprietà antianginose, cardiotoniche, antiaritmiche e sedative. Mantiene il sangue fluido. Dilata le coronarie, potenzia la circolazione, mantiene il tono e il benessere del muscolo cardiaco. Indicata per la prevenzione dell’infarto, ma è utilissima anche nel post-infarto. Si usa la corteccia che, per altro, è ricca di coenzima Q-10 (vedi oltre).
Cimicifuga, Actea racemosa – ha un’azione sedativa, antispasmodica e diuretica. Migliora la circolazione e riduce la pressione arteriosa. E' spesso impiegata con altre erbe.
Kudzu, Pueraria lobata – la radice di Kudzu è utilizzata in formulazioni erboristiche cinesi per l’ipertensione. Aumenta il flusso sanguigno coronarico e cerebrale, dilata i vasi periferici e inibisce l’aggregazione delle piastrine.
Pervinca, Vinca minor – Ha un’azione ipotensiva, spasmolitica, sedativa e attivatrice del microcircolo cerebrale. L’effetto ipotensivo dipende dalla diminuzione della resistenza vascolare periferica. Più spesso usata in fomule complesse.
Cardiaca, Leonurus cardiaca – Ha un’azione ipotensiva non marcata e per questo spesso è associata ad altre piante. Possiede anche un’azione sedativa cardiaca e antiaritmica. Si utilizza soprattutto nei disturbi cardiaci associati ad ipertiroidismo.
Biancospino, Crataegus oxyacantha e monogyna - Ha un’azione antiaritmica, cardiotonica, coronarodilatatrice, sedativa e ipotensiva. Le procianidine oligomeriche (OPC) hanno un’azione antiossidante a livello delle pareti vasali. C’è chi preferisce i fiori, ritenendoli più efficaci, altri invece usano le bacche. L'impiego costante di una tintura a base di bacche è considerto ottimo nei soggetti che hanno familiarità all'ipertensione. Previene anche l'aterosclerosi.
Vischio, Viscum album - Si associa vantaggiosamente con il precedente. Ha un’azione vasodilatatrice, antispastica, ipotensiva e diuretica. Si usano le foglie.
Celidonia, Chelidonium majus - Questa papaveracea ha un’azione spasmolitica, sedativa e rilassante la mucolatura liscia. Nella cura dell’ipertensione è usata in combinazione con altre piante.
Aglio, Allium sativum - Numerosi studi clinici hanno dimostrato la sua positiva azione nella prevenzione del rischio cardiovascolare. Regolarizza la pressione arteriosa, previene la trombosi e la formazione delle placche aterosclerotiche. Il modo migliore è fare uso di aglio fresco, assumendo 2-4 spicchi al giorno, ma non tutti se la sentono. Comunque, in commercio esistono estratti secchi titolati che non danno problemi di alito.
Olivo, Olea europea – Di questa nota pianta si usano le foglie. Ha un’azione ipotensiva, per dilatazione periferica, antiaritimica e diuretica. L’effetto antipertensivo si ottiene in genere a dosaggi alti e comunque è meno marcato rispetto alle altre piante. Il più delle volte è impiegata in associazione con altre erbe.
Perla polvere ((Mukta Pishti) - non è un fitoterapico, ma viene inserito nelle preparazioni erboristiche ayurvediche. La polvere di perla è uno speciale preparato per la cura dell'ipertensione. Stabilizza le emozioni, calma la paura, riduce il senso di frustrazione, la collera ed è considerata un rigenerante tissutale.
Alle piante più spiccatamente antipertensive, se ne possono associare altre con azione complementare:
1. anticoagulanti o fluidificanti del sangue - Zenzero, ginkgo biloba, angelica cinese, meliloto, ecc.
2. adattogene (contro lo stress, ansia, eccitazione, ecc.) - Ashwagandha, luppolo, jatamansi, asparago racemoso, passiflora, valeriana, avena, bacopa, centella, melissa, ecc.
3. diuretiche - Pilosella, tè di Giava, betulla, levistico, parietaria, prezzemolo, tarassaco, tribulus, ecc.

Gli integratori

Magnesio – E’ un “calcio-antagonista” naturale ed è di fondamentale importanza per mantenere i giusti equilibri minerali a livello delle cellule delle pareti vasali. Ottimo come cura e come prevenzione nei soggetti a rischio. Da assumere quasi sistematicamente. Il suo effetto sulla pressione si manifesta pienamente dopo qualche settimana.
Coenzima Q-10 - Gioca un ruolo fondamentale nella trasformazione dei nutrienti in energia. Ogni singola cellula nel corpo necessita di questo fattore, ma le cellule dei tessuti a maggiore consumo enrgetico ne hanno più bisogno, come quelle del fegato, dei reni, del pancreas e del cuore. E’ un potente antiossidante e ha dimostrato di essere efficace nel normalizzare la pressione sanguigna. Gli organi d’animali, come il fegato, il rene e il cuore, sono una fonte naturale eccellente di Q-10, ma si trova anche nei pesci e in alcuni vegetali. Ricordo che questo fattore è liposolubile e quindi necessita di un’alimentazione in cui siano presenti buone quantità di grassi, per essere assorbito a livello intestinale. E’ anche sintetizzato dal nostro organismo, ma viene facilmente distrutto da un consumo eccessivo di zuccheri e sostanze stimolanti. I pazienti cardiovascolari necessitano di maggiori quantità di Q-10 (Proc Natl Acad Sci, 1985; 82: 901-4; Drugs Exp Clin Res, 1984; 10: 487-502). I suoi benefici nel caso di angina, ipertensione, insufficienza cardiaca, aritimie e disturbi valvolari sono stati dimostrati a partire dagli anni ’70 (J Molec Med, 1977; 2: 431-60) e poi continuamente confermati da successivi studi. Le statine (farmaci che abbassano il colesterolo) riducono del 40% la sintesi di Q-10 nel corpo.
Vitamina C - Aumenta la produzione di prostacicline, una piccola molecola che non solo rilassa i vasi sanguigni, ma favorisce una corretta fluidità del sangue. La vitamina C è fondamentale per la salute cardiovascolare. In alcuni studi, la somministrazione regolare di vitamina C ha dimostrato di abbassare significativamente la pressione arteriosa (Lancet, 354: 1999: 2048-9).
Lisina e prolina – Sono due amminoacidi che proteggono le pareti arteriose e prevengono al formazione delle placche aterosclerotiche. La sclerosi delle pareti è spesso intimamente correlata con l’ipertensione. Sono importanti componenti del collagene e di altre molecole che danno stabilità alle pareti dei vasi. L’assunzione insieme alla vitamina C è quanto mai vantaggiosa. Con altri elementi, fanno parte della terapia cellulare del Dr Rath (M. Rath MD.Why animals don’t get heart attacks…but people do.)
Arginina – E’ un amminoacido che facilita l’azione di una piccola molecola chiamata ossido d’azoto, capace di aumentare l’elasticità delle pareti arteriose e aiutare a normalizzare la pressione.
Licopene – Un antiossidante che si trova soprattutto nei pomodori e nell’anguria. Somministrato come integratore, si è dimostrato efficiace in un campione di pazienti ipertesi di età compresa tra i 30 e i 70 anni (American Heart Journal, January 2006). Anche questo è un fattore liposolubile e quindi senza grassi nell’alimentazione viene poco o nulla assorbito.
Fermenti lattici - Diverse preparazioni hanno mostrato effetti positivi sulla pressione e sulla prevenzione cardiovascolare. Più in generale, il consumo regolare d’alimenti fermentati è di grande aiuto nella cura e nella prevenzione dell’ipertensione.
Omega-3 – Indubbiamente gli “oli di pesce” hanno dimostrato di essere efficaci nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e, in particolare, di essere in grado di contribuire all’abbassamento dei valori pressori – circa 3.0/1.5 mm Hg - (Circulation, 1993 August, 88: 523-33). Tuttavia, l’assunzione eccessiva e prolungata di questi oli potrebbe avere degli effetti collaterali. Il mio consiglio è di non farsi prendere dalle mode del momento e di assumere dosaggi terapeutici di omega-3 (nel caso dell’ipertensione si aggirano sui 5 g al giorno) solo sotto controllo medico.
Meditazione Trascendentale Maharishi
Diversi studi hanno messo in evidenza l’utilità della Meditazione Trascendentale (MT) di Maharishi nel trattamento dell’ipertensione arteriosa border line e di grado lieve (Hypertension 1995; 26:820-827; Archives of Internal Medicine, Jun 2006; 166: 1218 - 1224). La MT è in grado di abbassare di almeno 10 mm Hg la pressione massima e di 5 mm Hg la minima e si è rivelata notevolmente superiore ad altre medotiche di meditazione e di rilassamento, al biofeedback e a diverse altre tecniche simili (American Journal of Health promotion 1998; 12(5):297-298).
Panchakarma
Importante e fondamentale programma di purificazione della Medicina Ayurvedica. In collaborazione con una società di assicurazione olandese è stata condotta una ricerca su 126 persone sofferenti di malattie croniche. La durata media della loro malattia era di 20 anni e dopo solo 3 mesi di trattamento con le tecniche di Panchakarma dell’Ayurveda Maharishi si sono notati notevoli miglioramente. Nel caso dell’ipertensione si sono avuti successi nel 56% dei casi.

L'alimentazione e il problema del sale alimentare

I vegetariani affermano che la loro dieta aiuta a curare e prevenire l’ipertensione, così come effettivamente proverebbero alcuni studi. Tuttavia, c’è il sospetto che non sia tanto l’esclusione della carne e dare risultati positivi, ma piuttosto lo stile di vita complessivamente più salutistico (health conscious) che molti vegetariani seguono: consumo di alimenti bio, molta frutta e verdura, cure naturali, ricerca di armonia e ambienti meno inquinati, tecniche di rilassamento, meditazione, ricerca e pratiche spirituale, ecc. Non si tratta quindi di confrontare un qualsiasi campione di popolazione che mangia carne con uno che non la mangia, ma di prendere in considerazione un gruppo molto selezionato dai consumi e stile di vita consapevoli che di fatto enficia totalmente i risultati di questi studi. Quello che conta, quindi, non è escludere o meno la carne, ma piuttosto curare lo stile di vita nella sua globalità. Per altro, diversi studi dimostrano che il fattore decisivo per la prevenezione del rischio cardiovascolare è l’aumento del consumo di verdura e frutta fresca, ricche di antiossidanti e potassio, piuttosto che l’esclusione della carne e dei famigerati grassi animali (BMJ, 1996; 312: 1479; BMJ, 1996; 312: 478-81; JAMA, 1995; 274: 1197; Lancet, 2002; 359: 1969-74). Per quanto riguarda il consumo di proteine poi, il mito per cui un loro eccesso sia la causa dell’ipertensione è del tutto privo di fondamento, così come dimostrato da alcuni studi (Circulation, 1996;94(7):1629-34; Circulation, 1996, 94(10):2417-23).
Una cosa è certa, l’ipertensione si associa molto spesso al sovrappeso e quindi una dieta s’impone quasi sempre. Si calcola che ogni kg perso abbassi la pressione di 1 mm Hg. Personalmente, nella mia pratica clinica, ho notevoli risultati con una dieta piuttosto “primitiva”, che è allo stesso tempo disintossicante e dimagrante: proteine, grassi, cibi fermentati, verdure, frutta. Pochi cereali, legumi e zuccheri. Avendo cura di scegliere il più possibile alimenti freschi, interi e di origine biologica. Oggi giorno, il vero pericolo si nasconde in una alimentazione troppo ricca di carboidrati e non di grassi e proteine. Il consumo eccessivo di carboidrati mantiene alti i livelli di insulina nel sangue e danneggia i vasi.

Certamente l’uomo moderno consuma molto più sale del passato. Ad essere in eccesso non è tanto quello che si aggiunge all' insalata e alle normali pietanze, ma quello “occulto” che si nasconde nei cibi conservati o confezionati. Addirittura anche le merendine, i cereali del mattino e altri cibi dolci di tipo commerciale contengono spesso notevoli quantità di sale. Ufficialmente si consiglia un consumo giornaliero di non oltre 5-6 g di sale, corrispondente ad un cucchiaino, mentre molti di noi viaggiano tranquillamente sugli 8 -10 grammi. Non tutti sono d’accordo che il sale sia la causa dell’ipertensione. Piuttosto credono che il problema riguardi alcuni soggetti sensibili e non tutta la popolazione (per esempio, più gli uomini che le donne). Inoltre, c’è chi mette in guardia dai pericoli di una dieta troppo povera di sale. Anche i sostituti del sale, ricchi di potassio, possono rappresentare un pericolo, se consumati in eccesso, così come hanno dimostrato dei ricercatori olandesi (BMJ, 2003; 326: 35-6).

Yoga e attività fisica

E’ importante, anche se negli ultimi anni sempre più viene dimostrato che non è necessario diventare dei fanatici del movimento per rimanere in forma e prevenire le malattie. L’esercizio isometrico, come il sollevamento dei pesi, andrebbe evitato, perché aumenta la pressione sanguigna, soprattutto se si trattiene il respiro quando si fa lo sforzo. Camminare, fare escursioni, nuotare, andare in bicletta e altri sport all’aperto sono ottimi, ma se fatti con regolarità...una volta ogni tanto serve a poco. Fare attività fisica regolare tra i 18 e i 30 anni riduce la possibilità di sviluppare l’ipertensione nei successivi 15 anni (CARDIA study. Am J Public Health 97(4), 2007).

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Non esistono prove scientifiche inequivocabili e definitive che il consumo di carne rossa faccia aumentare il rischio di tumore al colon, anzi alcuni recenti studi hanno messo in evidenza esattamente il contrario, cioè che il rischio è maggiore proprio in chi la carne non la mangia, come nel caso dei vegetariani e dei vegani. Per quanto riguarda il China Study si leggano bene anche le critiche. Intanto che la cosa venga chiarita una volta per tutte, in modo obiettivo, e così si smetta di terrorizzare la gente inutilmente, un recente studio ha messo in evidenza che zuccheri e alimenti ricchi di carboidrati aumentano le recidive del tumore del colon e aumentano la progressione di questo tumore in atto. Infatti, una dieta ricca di alimenti ad alto indice glicemico aumenta dell'80% il rischio di recidiva e di morte per tumore al colon, soprattutto nei pazienti già sovrappeso e obesi.

Secondo i ricercatori, un'alimentazione ricca di carboidrati aumenta la produzione di insulina e questo porta da una parte alla proliferazione delle cellule tumorali e dall'altra alla inibizione del fenomeno della apoptosi (morte cellulare) delle cellule metastatiche.Tanto per citare altri studi simili, qualche anno fa i ricercatori avevano anche notato che una dieta ricca di carboidrati e ricca di grassi accelerava la crescita del tumore della prostata nei topi da laboratorio, cosa che non succedeva con una dieta povera di carboidrati e ricca di grassi. Un altro dei diversi studi che scagionano i grassi dal causare ogni possibile malattia, come un certo tipo di dietologia ci vuole far credere. Anche in questo studio la causa del peggioramento del tumore è stata imputata all'aumento dell'insulinemia. Nell'uomo diversi studi hanno messo in correlazione l'iperinsulinemia e forme di tumore alla prostata più aggressive (5) e correlazioni esistono a che tra una dieta ad alto indice glicemico e rischio del tumore mammario.

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Secondo un nuovo studio i loro polifenoli hanno un effetto allo stesso tempo preventivo e terapeutico. I polifenoli dei mirtilli neri proteggono l'organismo dalla sindrome metabolica e posso addirittura aiutare a ridurne i sintomi. A dimostrarlo è uno studio pubblicato da un gruppo di ricercatori dell'Università del Maine (Usa) coordinato da Dorothy Klimis-Zacas, esperta del Dipartimento di Scienze degli Alimenti e di Nutrizione Umana, sulla rivista Applied Physiology, Nutrition, and Metabolism. Gli scienziati hanno infatti scoperto che nutrire ratti obesi con quantità di mirtilli corrispondenti al consumo quotidiano di due tazze di questi frutti di bosco permette di migliorare le capacità di contrazione e rilassamento dei vasi sanguigni, compromesse dall'obesità. Questo effetto, riscontrabile dopo 8 settimane di consumo regolare di mirtilli, contribuisce a migliorare il flusso sanguigno e a ridurre la pressione sanguigna.

Ciò significa che i mirtilli possono aiutare a limitare i danni alle pareti dei vasi sanguigni e a contrastare l'intolleranza al glucosio che può portare al diabete. Klimis-Zacas ha spiegato che molte sostanze presenti nel cibo possono aiutare a prevenire la sindrome metabolica, condizione in cui sono presenti contemporaneamente diabete, pressione alta e obesità. Nel caso specifico dei mirtilli i loro polifenoli contribuiscono a normalizzare i livelli di infiammazione e a migliorare la funzionalità dei vasi sanguigni. Attenzione, però: la cottura può ridurre significativamente le quantità di queste molecole. Il consiglio degli esperti è quindi di mangiarli crudi, prestando però attenzione alla loro provenienza.

Fonte: Il Sole 24Ore

Mercoledì, 22 Luglio 2020 08:00

Asparagi bianchi croccanti

Croccanti fuori, morbidi e gustosi dentro. Una ricetta veloce e versatile per portare a tavola tutto il gusto della buona cucina senza rinunciare alla leggerezza degli ingredienti. Un contorno facile e squisito per accompagnare un secondo a base di pesce o di carne.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 4/6 PERSONE
   500 di asparagi bianchi puliti    Un ciuffo di prezzemolo tritato
   50 g di pangrattato    Una grattugiata di noce moscata
    2 albumi    30 g di mandorle tritate
   30 g di burro   Sale rosa himalayano e pepe q.b.
 TEMPO  ESECUZIONE
20 MINUTI FACILE


Preparazione

Lessate gli asparagi bianchi in acqua bollente. Prendete un piatto e mettete il pangrattato, il prezzemolo, le mandorle, sale, pepe e una grattata di noce moscata e mescolate. Tagliate gli asparagi in senso longitudinale e poi passateli negli albumi sbattuti con la forchetta, poi panateli nel composto di pangrattato. Sciogliete il burro in una padella antiaderente e cuocete gli asparagi pochi per volta. Servire caldi.

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Pangrattato LifeUova LifeBurro LifeSale Rosa DellHimalaya

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Giovedì, 08 Luglio 2021 08:00

Tavolozza di formaggi e marmellate

Un antipasto colorato e gustoso. Un mix di sapori e profumi che si miscela sapientemente tra il gusto ricco e sapido a quello delicato e soffice. Il connubio perfetto tra formaggi e confetture che dona a questo antipasto le note agrodolci della frutta fresca.


Ingredienti

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  50 g di Pecorico   50 g di Trentin Grana
  50 g di ricotta di bufala campana
  Marmellata di arance
  Confettura di albicocche
  Confettura di more
  Confettura di fragole fresche   Verdura di stagione per decorare
 TEMPO  ESECUZIONE
15 MINUTI FACILE

 
Preparazione

Disponete a raggiera le fettine di formaggio, partendo dal più dolce fino ad arrivare al più saporito e accostando le relative marmellate, adagiate al centro del piatto alcune scaglie di Trentin Grana e guarnite con verdura di stagione.

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Mercoledì, 12 Agosto 2020 08:00

Mousse golosa alla pesca

Rinfrescante e goloso. Un dolce freddo ideale per concludere un pasto nelle calde giornate estive. Facile e veloce da preparare, si adatta anche alle grandi occasioni. Lasciatevi conquistare dalla cremosità di questa mousse soffice e delicata. Il dessert ideale per rinfrescare il palato a fine pasto.

Ingredienti

 INGREDIENTI PER 4/6 PERSONE
  300 g pesche   3 dl panna da montare
  150 g di Sugar Life   4 fogli di colla di pesce
 TEMPO  ESECUZIONE
20 MINUTI FACILE

Preparazione

Ammollare in acqua fredda la colla di pesce, frullare le pesche e riscaldarle a bagnomaria, unirvi la colla di pesce strizzata, togliere dal fuoco e aggiungere lo Sugar Life. Montare la panna e incorporarla delicatamente al composto, versare il tutto in stampini e lasciare freddare per 4-5 ore. Tirare fuori gli stampini una mezz’ora prima di servire e decorare con fettine di pesche.

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Sugar Life

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Lunedì, 26 Ottobre 2020 08:00

Torta al pistacchio glassata

Un piacere per occhi e palato. Un dolce dall'aspetto incantevole e al gusto intenso e inconfondibile di pistacchio. Dai compleanni agli anniversari. Una torta originale e versatile da portare a tavola per celebrare ogni ricorrenza e deliziare gli ospiti con il dessert perfetto.


Ingredienti

INGREDIENTI 
  100 g di farina di pistacchio 
  40 g di farina di mandorle
  200 g di burro (50 g per la glassa)   6 uova medie (6 tuorli e 4 albumi)
  140 g di Sugar Life (100 per i tuorli    e 40 per gli albumi)   La buccia grattugiata di ½ limone
  Una bustina di lievito per dolci   Un pizzico di sale rosa himalayano
  ½ cucchiaino di cannella in polvere   Un bicchiere di succo di arancia
  200 g di Chocolife Dark   
 TEMPO  ESECUZIONE
45 MINUTI MEDIA

 

Preparazione


Separate i tuorli dagli albumi, tenendo 4 di questi ultimi da parte. Mettete in una ciotola capiente e lavorate con delle fruste elettriche, o all’interno della planetaria, il burro ammorbidito e i 120g di Sugar Life e lavoratelo sino che non diventi una crema morbida. Aggiungete quindi, frullando a media velocità, i 6 tuorli, uno alla volta, avendo cura di amalgamare bene ogni tuorlo prima di aggiungerne un altro; procedete così fino ad ottenere un composto chiaro, cremoso e senza grumi, in ultimo aggiungete la buccia grattugiata di 1/2 limone. In un altro recipiente dai bordi alti, mettete i 4 albumi con un pizzico di sale rosa e montateli a neve con le fruste di uno sbattitore elettrico, quando inizia a montarsi, sempre sbattendo, aggiungete il rimanente Sugar Life, montate sino a neve ferma. Mischiate e setacciate le farine e poi aggiungetele poco alla volta al composto di burro e uova. Solo in ultimo aggiungete la bustina di lievito (se l'impasto vi risulti troppo denso ammorbidirlo con un goccio di Milk Life o succo di arancia). Quando il composto è ben amalgamato incorporatevi molto delicatamente gli albumi mescolando con un cucchiaio di legno dal basso verso l’alto per incamerare aria, e stando attenti a non fare afflosciare gli albumi. Imburrate ed infarinate la tortiera, o mettete la carta forno sulla base e sul lato, e versate al suo interno il composto. Infornare in forno preriscaldato a 180° per 35 minuti circa (il tempo dipende dal proprio forno) non aprire mai prima di 30 minuti e fate la prova stecchino solamente negli ultimi 2/3 minuti. Mentre il pan di spagna al pistacchio si cuoce, preparate la bagna unite al succo d’arancia la cannella e mescolate bene. Appena il pan di spagna si è freddato un’ora in frigo, con un pennello spalmate bene la bagna. Preparare la glassa al Chocolife Dark a bagnomaria aggiungendo un po’ alla volta il burro ed appena ritenete che sia densa al punto giusto versarla (quasi fredda) sulla torta (sopra una gratella e cominciate a far colare la glassa iniziando dal bordo verso il centro in modo che cada anche nel laterale) sistemate gli eventuali vuoti con una spatolina. Fare riposare in frigo per almeno 6 ore prima di servire.

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Farina Di PistacchioFarina Di MandorleBurro LifeUova LifeSugar LifeChocolife DarkSale Rosa DellHimalaya

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Sabato, 24 Luglio 2021 08:00

Bocconcini di pollo alle verdure

Sfiziosi e gustosi. Al via con i bocconcini di pollo che arrivano a tavola nella versione estiva e colorata. Irresistibili e veloci da realizzare si prestano anche per essere preparate in anticipo e consumate al mare o durante una scampagnata.

Ingredienti 

INGREDIENTI PER 2 PERSONE
  300 grammi di petto di pollo   Un peperone rosso
  Olio extravergine di oliva   Sale rosa himalayano fino e pepe q.b.
  Una zucchina   Mezzo bicchiere di vino bianco
  Una cipolla   
 TEMPO  ESECUZIONE
20 MINUTI FACILE

 
Preparazione

Pulire il peperone dai semi interni, e la zucchina e quindi tagliarli a strisce, tritare la cipolla. Tagliare il petto di pollo a pezzettini. In una padella antiaderente oliata rosolare i pezzettini di petto di pollo per una paio di minuti. Levare i pezzi di pollo e metterli in un piatto coperti con della stagnola, nella stessa padella far andare la cipolla tritata, quando prende colore aggiungere il peperone e la zucchina, bagnare con un po' di vino bianco e coprire, far cuocere a fiamma media per 10/15 minuti. Levare il coperchio, aggiungere il pollo, salare e pepare e cuocere ancora per qualche minuto. Servire caldo.

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Olio Evo BioSale Rosa DellHimalayaVino Falanghina

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Domenica, 14 Giugno 2020 08:00

Sformato di fiori di zucca e ricotta

La ricetta ideale per la bella stagione. Squisito e versatile. L'antipasto gustoso e leggero da portare a tavola per deliziare il palato dei vostri ospiti. Ingredienti semplici per un'idea sfiziosa e originale. Un piatto che si presta ad essere preparato anche in anticipo e consumato freddo all'occorrenza.

Ingredienti 

 INGREDIENTI 
   8 zucchine piccole con il fiore   Olio extravergine di oliva
   200 g di ricotta di bufala campana DOP
  Trentin Grana grattuggiato
   Pangrattato q.b.   4 acciughe
   Sale rosa himalayano e pepe q.b.  
 TEMPO  ESECUZIONE
60 MINUTI FACILE

Preparazione

Foderate uno stampo leggermente unto con i fiori di zucchina aperti creando un rivestimento. Tritate a julienne le zucchine in una terrina, aggiungete la ricotta, il Trentin Grana grattugiato, le acciughe sminuzzate grossolanamente, il sale e una manciata di pangrattato; date una bella mescolata e riempite lo stampo dove già messo i fiori. Se vi va ricoprite anche la superficie con i fiori, aggiungete un filo di olio EVO e mettete in forno a 180°C per circa 40 minuti. Servire caldo.

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