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Sabato, 13 Giugno 2020 08:00

Uova sode ripiene

Una ricette nutriente e sostanziosa che si presta per ogni occasione. Antipasto sfizioso, semplice e veloce. Perfette per il pranzo della domenica e gustose da portare a tavola all'aperitivo con gli amici abbinate a un calice di Falanghina. Le uova ripiene,soffici e invitanti, sono facilissime da preparare. Anche in occasione delle ricorrenze.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
   Maionese Life    Un cucchiaio di capperi
   8 uova
   4 acciughe salate
  16 olive nere    Vino bianco Falanghina
 TEMPO  ESECUZIONE
20 MINUTI FACILE

Preparazione

Cuocere per 10 minuti le uova, metterle nell’acqua fredda, sgusciarle e tagliarle a metà per il verso lungo. Togliere il tuorlo dalla metà delle uova, metterlo in una tazza con la maionese, le acciughe tritate finemente (naturalmente dopo averle lavate e private della lisca), i capperi. Mischiare il tutto e sistemarlo con un cucchiaino dentro la metà delle uova. Mettere in bella mostra un’oliva su ogni mezzo uovo (o a piacere un cappero). Tenere in frigorifero per circa un’ora e servire con vino bianco Falanghina fresco.

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MaioneseUova LifeVino Falanghina

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Giovedì, 15 Ottobre 2020 08:00

Mousse con farina di pistacchio

Leggero e consistente. Un dolce al cucchiaio che si presta perfettamente per esser gustato a fine pasto o utilizzato come farcitura per una torta. Veloce e versatile. Il dessert dell'ultimo minuti che farà leccare i baffi ai vostri ospiti.

Ingredienti 

 INGREDIENTI 
  100 g di farina di pistacchio
  150 ml panna da montare
  4 tuorli d'uovo   100 g di Sugar Life
  250 ml di Milk Life   Una manciata di pistacchi tritati
  4-6 foglietti oro alimentare  
 TEMPO  ESECUZIONE
180 MINUTI MEDIA

Preparazione


In una ciotola lavorare la farina con 4 cucchiai di panna. Mescolare i tuorli, lo Sugar Life ed il Milk Life in una scodella e lavorare tale miscela a bagnomaria fino a ricavarne una crema soffice e un po’ spumosa (non deve assolutamente bollire). Mettere la scodella in acqua ghiacciata e far raffreddare la crema continuando a mescolare. A questo punto incorporare il composto di panna e farina, e la panna rimanente che avrete montato in precedenza. Foderare i fondi degli stampini con l’oro alimentare, e riempirli con la crema. Cospargere le superfici con i pistacchi tritati (conservarne un po’ anche per la guarnizione). Mettere il tutto nel congelatore per almeno 3 ore. Dieci minuti prima di servire immergere gli stampini per qualche secondo in acqua caldissima, quindi far scivolare il gelato sui piatti, guarnire con il pistacchio e servire subito.

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Sugar LifeFarina Di PistacchioUova LifeMilk Life

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Lunedì, 10 Agosto 2020 08:00

Flan di carote e grana

Semplice, veloce e originale. Una ricetta estiva e leggera. la versione alternativa e salutare al tradizionale purè di patate. Dal sapore delicato un piatto apprezzato sia d'estate che d'inverno. Servito come contorno si presta per accompagnare secondo a base di carne e di pesce.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
   600 g carote    80 g burro
   3 uova    30 g di Mix Flour 
   Trentin Grana grattugiato a piacere    1/2 dado vegetale
  1/2 litro di Milk Life    Noce moscata
  Sale rosa himalayano q.b.    
 TEMPO  ESECUZIONE
40 MINUTI FACILE

Preparazione

Lavare le carote, pulirle, tagliarle a pezzetti e farle cuocere in abbondante acqua salata, finchè non saranno belle morbide. A questo punto, scolarle e ridurle in polpa con un passaverdure. Mettere la polpa di carote in una ciotola e farle raffreddare. Nel frattempo preparare la besciamella: in un pentolino fare sciogliere il burro, aggiungere a poco a poco la Mix Flour e mescolare bene con un po' di Milk Life, in modo che non si formino dei grumi; aggiungere il Milk Life restante, la noce moscata e il mezzo dado e fare cuocere a fuoco lento, mescolando continuamente, fino a formare una crema densa. Riprendere la ciotola con le carote, aggiungere le uova, il Trentin Grana grattugiato, un pizzico di sale e la besciamella. Mescolare il tutto con un cucchiaio di legno, fino a formare un composto omogeneo e distribuirlo in quattro stampini da budino (io ho usato quelli in silicone precedentemente imburrati). Mettere in forno a 180°C per circa 30 minuti o fino a quando la superficie sarà bella gonfia e colorita. Una volta pronti lasciate intiepidire e metteteli sopra un piatto da portata e servite.

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Uova LifeTrentin GranaMilk LifeBurro LifeMix Flour LifeSale Rosa DellHimalaya

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Caldi, croccanti e aromatizzati da spezie. Una ricetta sfiziosa e saporita da gustare a cena o per arricchire un aperitivo con gli amici. Ingredienti semplici per una ricetta gustosa e originale. Un piatto veloce che sarà apprezzato da grandi e piccini.

Ingredienti

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  300 g di petto di pollo   Un pizzico di sale rosa himalayano
   50 g Trentingrana grattuggiato
  Il succo di ½ limone
   Paprika   Pangrattato q.b.
   Peperoncino
  Granella di noci
   Prezzemolo   
 TEMPO  ESECUZIONE
40 MINUTI MEDIA

Preparazione


Tagliate a listarelle non troppo sottili il petto di pollo. In una terrina preparate il succo di mezzo limone e mescolateci le listarelle di pollo. In un’altra ciotola mescolate un pò di pangrattato, Trentingrana grattugiato, paprika, peperoncino, granella di noci e prezzemolo tritato e passateci le listarelle di pollo. Adagiate i bastoncini con questa panatura sulla carta forno e rispolverate di sesamo e con un filino d’olio. Infine infornate per mezzora a 180°C statico rigirandoli a metà cottura. Una volta cotti adagiarli sopra un letto di lattuga e servire.

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Pangrattato LifeTrentin GranaSale Rosa DellHimalaya

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Martedì, 09 Marzo 2021 08:00

Cosce di pollo alla birra e pepe rosa

La versione sfiziosa e versatile di un grande classico della nostra cucina. Buone, gustose e irresistibili in questa ricetta al profumo della birra. Un piatto semplice arricchito dalle note di un ingrediente speciale che regalerà a questa pietanza un sapore inconfondibile.

Ingredienti 

 INGREDIENTI PER 4 PERSONE
  8 cosce di pollo   Un gambo di sedano
  Olio extravergine di oliva   Sale rosa himalayano q.b.
  Una cipolla piccola   Pepe rosa q.b.
  Foglie di alloro   Un rametto di rosmarino
  Birra q.b.  
 TEMPO  ESECUZIONE
40 MINUTI MEDIA


Preparazione


Tritate finemente sedano ne cipolla e lasciateli imbiondire in una casseruola con dell’olio Extravergine. Aggiungete le cosce di pollo salate, pepate con il pepe rosa a granuli interi e lasciatele rosolare, aggiungete le foglie di alloro e il rosmarino e, quando il pollo si sarà dorato in tutti i lati, versate un bicchiere di birra. Mettete il coperchio e lasciate cuocere a fuoco medio - basso per 30 minuti, rigirando di tanto in tanto e aggiungendo un po’ di birra alla volta per evitare che la carne si asciughi troppo. Servite le cosce di pollo alla birra ben calde.

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Olio Evo BioSale Rosa DellHimalayabirra

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Fino al IX secolo, il grasso alimentare era relativamente costoso e il burro era un lusso. La povera gente si alimentava principalmente di patate e pane, che erano economici, e li associava, quando possibile, con qualsiasi alimento proteico o grasso che potevano permettersi. Non sorprende che la mortalità fosse così alta tra le classi meno abbienti. Per sopperire a questa situazione, verso la fine dell’Era Vittoriana, iniziarono ad essere prodotti sostituti poco costosi del burro. Fatti con grassi più economici e colorati di giallo per imitare almeno il colore del burro, furono chiamati “margarina”. Questo diede inizio ad un lento ma radicale cambiamento nel tipo di grassi che noi oggi mangiamo. Inizialmente per produrre le margarine si utilizzò strutto, latte e acqua. Successivamente la ricetta fu cambiata e fu incluso lardo, olio di balena, olio di oliva, noce di cocco, noccioline americane e semi di cotone. A metà del XX secolo una emulsione di soia e acqua sostituì il latte, così che le margarine potevano essere prodotte totalmente con oli poco costosi di origine vegetale. Alla fine, la margarina aveva ben poco del burro. 

Negli anni 20 una nuova patologia improvvisamente prese piede nel mondo industrializzato. Nel 1940 divenne la causa principale di morte prematura e nessuno sapeva il perché. Nel 1950, uno scienziato americano ipotizzò che il colesterolo potesse esserne la causa. Nel 1953, un altro americano, Ancel Keys, paragonò i tassi di incidenza di questa malattia con il livello di consumo di grassi di sette Paesi. Nacque così l’ipotesi del rapporto “dieta-cuore”, perché la nuova patologia era la patologia coronarica.  Per ridurre il rischio di attacchi cardiaci, Ancel Keys raccomandò di consumare meno oli vegetali e margarine. Tuttavia, si scoprì che gli oli vegetali, che sono per lo più composti di grassi insaturi, contribuiscono ad abbassare i livelli del colesterolo ematico, mentre i grassi saturi tendono ad aumentarlo. A quel punto, si decise, con unanime consenso, che l’incremento del colesterolo aumentava anche l’infarto. Con l’avvento della 'Prudent Diet' (la dieta prudente) nel 1982 negli USA e il programma di 'healthy eating' (mangiare salutare) in Inghilterra, la presenza dei grassi nella nostra dieta è cambiata ancora più drammaticamente: ci hanno detto di abbandonare i grassi animali come il burro e il lardo, che hanno un contenuto notevole di grassi saturi, a favore delle margarine e degli oli vegetali ricchi in polinsaturi. A quel punto, le margarine potevano diventavano costose come il burro. Recentemente, inoltre, sono state sviluppate delle margarine con il preciso intento di abbassare il colesterolo del sangue e i prezzi sono aumentati ancora.

La margarina è un alimento naturale?

I grassi polinsaturi impiegati per produrre la margarina sono normalmente di origine vegetale: semi di girasole, semi di cotone e soia. Così potrebbe sembrare veramente un prodotto naturale. Tuttavia, quando la margarina giunge sulla tavola del consumatore è ormai un prodotto altamente manipolato dall’industria alimentare e di naturale non ha più nulla.  Nel 1989, il benzene, solvente derivato dal petrolio e considerato cancerogeno, fu trovato nell’acqua minerale Perrier in una concentrazione media di 14 parti per miliardo. Questo è stato sufficiente perché l’acqua Perrier fosse immediatamente ritirata dai negozi. Il primo processo per la produzione della margarina è l’estrazione degli oli dai semi e questo è normalmente fatto impiegando solventi simili a quelli derivati dal petrolio. Nonostante vengano fatti poi evaporare, a questo stadio del procedimento nella margarina ci sono ancora circa 10 parti per milione del solvente usato, che vuol dire 700 volte la quantità trovata nell’acqua di Perrier.  Gli oli successivamente sono sottoposti ad almeno altri 10 processi: idrogenazione, sbiancamento, neutralizzazione, frazionamento, deodorizzazione, emulsificazione, esterificazione….incluso un trattamento a 140-160°C con la soda caustica. Si utilizza anche il nickel (cancerogeno) come catalizzatore. Alla fine, di questo metallo ne rimarranno circa 50 parti per milione. Al prodotto finale, si aggiunge l’antiossidante idrossianisolo butilato (E320), anch’esso ricavato dal petrolio e anch’esso sospetto di cancerogenesi.

Il processo di idrogenazione che solidifica gli oli così da renderli spalmabili, produce degli acidi grassi di tipo trans-, che raramente si ritrovano in natura. Il solo trattamento di calore a cui sono sottoposti gli oli sarebbero sufficienti per rendere la margarina un alimento inadeguato da un punto di vista nutrizionale. Quando poi si aggiungono i procedimenti chimici, si ottiene un prodotto che difficilmente può essere definito naturale e salutare.
Potreste essere interessati ad una tabella di raffronto tra gli ingredienti del burro e quelli della margarina: Burro - grasso del latte (panna)un po’ di sale -, e margarina - oli commestibili, grassi commestibili, sale o cloruro di potassio, palmitato di ascorbile, idrossianisolo butilato, fosfolipidi, ter-butildrochinone, mono- e di-gliceridi degli acidi grassi grasso produttori, disodio guanilato, esteri del glicerolo, propil, octil o dodecil gallato, tocoferoli, mono- e di-esteri del propilene, esteri saccaridici degli acidi grassi, curcumina, estratti dell’annatto, acido tartarico, 3,5,trimethylhexanal, acido metilico o esteretilico ß-apo-carotenoico, polvere di latte magro, xantofilline, vitamine A e D.

Il grasso nell’alimentazione

Il grasso totale presente nella nostra alimentazione, secondo le stime di un organismo inglese (riferite quindi al Regno Unito, N.d.T.) è lo stesso dell’inizio del 1900. Quello che è cambiato, in una certa misura, è il tipo di grasso che mangiamo. A cavallo tra l’800 e il 900, mangiavamo soprattutto grassi animali, che sono prevalentemente saturi e monoinsaturi. Attualmente, la tendenza è quella di assumere più polinsaturi — che è quello che ci viene consigliato. Nel 1991, due studi, uno statunitense e uno canadese, hanno mostrato che acido linoleico, che è il principale grasso polinsaturo presente nell’olio vegetale, aumentava il tumore al seno. Questo sembra, fosse il motivo di un aumento del tumore riscontrato negli studi precedenti. Esperimenti con una serie di grassi, mostrò che i grassi saturi non causavano tumore, ma quando una piccola quantità di oli vegetali polinsaturi o l’acido linoleico stesso veniva aggiunto, si notava un notevole aumento nella comparsa dei tumori. Le membrane cellulari sono costituite di colesterolo, proteine e grassi. Il grafico che segue mostra che il grasso umano è prevalentemente costituito da grassi saturi e monoinsaturi. Nel nostro corpo abbiamo davvero pochissimi polinsaturi. Le membrane cellulari devono far passare dal sangue i vari nutrienti di cui le cellule hanno bisogno, ma devono bloccare i microrganismi patogeni. Pertanto, devono essere stabili. Un assunzione di grandi quantità di acidi grassi polinsaturi cambia la consistenza del colesterolo e del grasso corporeo. Le membrane cellulari diventano allora sempre più instabili.

Rapporto tra grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi nel corpo umano. E’ evidente come i grassi polinsaturi  siano poco rappresentati rispetto agli altri.  I grassi polinsaturi deprimono il sistema immunitario I grassi polinsaturi (Polyunsaturated fats = PUFs) sono altamente immunosoppressivi e tutto quello che deprime il sistema immunitario facilmente fa venire il cancro. La prima persona che ha suggerito una correlazione polinsaturi-cancro è stato il Dr R A Newsholme della Oxford University in Inghilterra. In sintesi, il Dr Newsholme affermava che i PUFs sono immunosoppressivi e riducono le capacità dell’organismo di difendersi contro virus e batteri. Propose l’olio di semi di girasole come trattamento utile nel caso di patologie autoimmunitarie, come la sclerosi multipla e i polinsaturi per prevenire il rigetto nei trapiantati renali. Erano i tempi dei primi trapianti e i medici si trovavano a fronteggiare il problema del rigetto. Se si voleva che il trapianto avesse successo, si doveva trovare un modo per sopprimere il sistema immunitario. Newsholme disse che non c’era modo migliore per immunodeprimere un paziente trapiantato se non con l’impiego dell’olio di semi di girasole. Così, i medici somministrarono ai pazienti acido linoleico. Ma presto, i medici rimasero stupiti da come i pazienti facilmente svilupparono qualche forma di tumore: certi tumori furono 20 volte più frequenti di quello che ci si aspettava. Questo era in linea con gli studi sulle malattie cardiovascolari, condotti nel 1971, in cui venivano utilizzati i PUFs, che mostravano un inusuale incremento delle morti per cancro.

All’inizio del 1980, medici e nutrizionisti invitavano la popolazione ad assumere più PUFs nell’alimentazione, affermando che “fanno bene”. Nel gennaio dello stesso anno, sulla rivista di medicina oncologica “Oncology Times” compariva uno studio condotto dall’Università della California che mostrava come i topi nutriti con PUFs manifestassero una maggiore incidenza al melanoma (tumore maligno della pelle). Nel maggio successivo, sulla stessa rivista veniva pubblicato un lavoro simile condotto dall’Università dell’Oregon: topi nutriti con PUFs sviluppavano più tumori.  Nel 1989 vi fu pubblicato uno studio decennale condotto al Veteran’s Administration Hospital di Los Angeles. In questo studio, metà dei pazienti fu nutrito con PUFs in quantità doppia rispetto ai grassi saturi. Tra questi pazienti vi fu un incremento nella mortalità per tumore del 15%, rispetto al gruppo che assumeva grassi saturi. Gli autori dello studio affermarono che i PUFs erano i responsabili della maggiore incidenza tumorale.  Nell’ottobre del 1973, un editoriale comparso sull’autorevole rivista medica British Medical Journal poneva il problema dell’eventuale cancerogenicità dei PUFs. Alla fine, si concluse che i PUFs sono cancerogeni.  Wayne Martin ama raccontare una storia che mostra come i PUFs siano causa di tumori. Nel 1930 negli Usa, l’8% degli uomini fumavano e il contenuto di catrame delle sigarette era decisamente più alto di oggi. A quel tempo l’incidenza del tumore polmonare era più basso dell’attuale. Nel 1955 i medici decisero che i PUFs facevano bene al cuore. Nel 1980, nonostante il numero dei fumatori americani si era ridotto a solo il 30% rispetto al numero del 1930, i tumori polmonari aumentarono di sessanta volte. Nel frattempo, il consumo grassi polinsaturi era aumentato di 3 volte.

Nel 1990, Martin chiamò Newsholme all’Università di Oxford, che però era già andato in pensione. Parlò allora con il suo successore e scoprì che il dipartimento universitario si occupava ancora del trattamento delle patologie autimmunitarie con i PUFs. Adesso usavano l’olio di pesce. Il ricercatore dell’Università gli spiegò che il livello di immunodepressione dell’olio aumentava con il grado di insaturazione e gli oli di pesce sono molto più insaturi dell’olio di girasole. Allora, Martin chiese al ricercatore come mai non parlavano della correlazione PUFs e tumori. Egli rispose che se avesse fatto una cosa del genere sarebbe stato cacciato dall’Università. Carcinogeni, radiazione di fondo, radiazione ultravioletta del sole, inquinamento aereo e il cibo che mangiamo continuamente ci aggrediscono. Normalmente, il sistema immunitario distrugge tutte le cellule che diventano cancerogene e tutto finisce lì. Ma l’acido linoleico sopprime il sistema immunitario. Con la continua assunzione di margarina, quindi, un tumore può crescere troppo rapidamente e superare le capacità di difesa del sistema immunitario.

I grassi polinsaturi causano il tumore

Dal 1974, il consumo di grassi polinsaturi è stato messo sotto accusa quale causa dell’aumento del melanoma in Australia. Ci avevano detto che la causa era il sole. Gli australiani si espongono di più al sole rispetto a 50 fa? Sicuramente, stanno consumando più oli polinsaturi: in quel paese nel 1995 ho visto che anche la panna veniva rimossa dal latte e sostituita con olio vegetale. I pazienti affetti dal tumore maligno avevano grassi polinsaturi nelle loro cellule cutanee. I polinsaturi sono immediatamente ossidati dalle radiazioni ultraviolette del sole e formano pericolosi radicali liberi. Si sa che i radicali liberi danneggiano il DNA delle cellule e che questo porta alla degenerazione tumorale. I grassi saturi sono stabili. Non si ossidano e non formano radicali liberi. Si dice che il melanoma maligno sia in aumento anche nel Regno Unito. E’ colpa del sole? Il numero dei colpiti è così basso che è quasi insignificante. E’ difficile che si possa chiamare in causa il sole, considerato che si tratta soprattutto di pazienti che hanno superato i 75 anni e a questa età non ci si espone gran ché al sole. Che il sole non sia la causa è confermato da altre considerazioni: il melanoma è 10 volte più frequente nelle isole Orkney e nelle Shetland rispetto alle isole del Mediterraneo; compare più frequentemente nelle parti del corpo meno esposte al sole; in Scozia, per esempio, il melanoma colpisce 10 volte più i piedi che le mani; e nel Giappone, il 40% dei melanomi del piede sono nelle piante.

I grassi polinsaturi favoriscono il tumore

Molti laboratori hanno dimostrato che una dieta ricca di grassi polinsaturi favorisce il tumore. Favorire il cancro non è come causarlo. L’argomento è molto complesso. E’ sufficiente dire che le sostanze che favoriscono il cancro hanno la capacità di aumentare la velocità di sviluppo di cellule tumorali già esistenti. E’ noto fin dagli anni 70 che l’acido linoleico è il maggior responsabile. Il Professor Raymond Kearney dell’Università di Sydney lo sottolineò nel 1987: “molti laboratori hanno dimostrato che le diete ricche di polinsaturi sono in grado di favorire la crescita di tumori mammari sperimentali in misura maggiore rispetto alle diete con grassi saturi. In tutti gli studi, l’omega-6 acido linoleico è sembrato l’elemento cruciale (…..)’ e poi ‘Gli oli vegetali ricchi in acido linoleico sono potenti promotori della crescita tumorale. Grassi polinsaturi e tumore mammario: Uno studio su 61,471 donne di età compresa tra i 40 e i 75 anni, condotto in Svezia, ha indagato i rapporti tra i vari tipi di grassi e il tumore alla mammella. I risultati sono stati pubblicati nel gennaio del 1998. Lo studio metteva evidenziava una relazione inversa tra tumore e i grassi monoinsaturi e una relazione diretta con i polinsaturi. In altre parole, i grassi monoinsaturi proteggono contro il tumore alla mammella e i polinsaturi ne aumentavano il rischio. I grassi saturi erano neutri. La margarina Flora, marca leader, è composta dal 39% di acido linoleico. Tra gli oli da cottura, l’olio di girasole contiene il 50% di acido linoleico e l’olio di colza ne ha il 72%. Il burro, da canto suo, ne ha solo il 2% e il lardo il 9%. L’acido linoleico è uno degli acidi grassi essenziali. Dobbiamo consumarne un po’ per vivere, ma non ne abbiamo bisogno di molto. La quantità presente nei grassi animali è più che sufficiente. Considerato il pericolo dei grassi trans-, nel 1994 i produttori di margarina Flora li hanno tolti e da allora altri produttori hanno fatto la stessa cosa. Ma l’acido linoleico rimane sempre. Il grasso anti-cancro: L’acido linoleico è uno dei grassi essenziali che non riusciamo a sintetizzare nel nostro corpo. Dobbiamo mangiarlo per vivere. Fortunatamente, c’è una forma di acido linoleico che è benefico. L’acido linoleico coniugato (CLA) si differenzia dall’acido linoleico per due legami atomici. Ma questa piccola differenza gli dà un notevole potere antitumorale. Gli scienziati del Dipartimento di Oncologia Chirurgica del Roswell Park Cancer Institute di New York e del Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare dell’Università del New Jersey hanno dimostrato che anche a concentrazioni minori dell’1% il CLA nella dieta protegge da diversi tumori, tra cui quello della mammella, del colon e della pelle (melanoma). L’acido linoleico coniugato ha un’altra particolarità, non si trova nei vegetali ma nel grasso di animali ruminanti. La fonte migliore sono i latticini e carni rosse, soprattutto di manzo. E’ stato segnalato che il consumo di carni rosse sia associato ad un maggiore rischio di sviluppare il tumore del colon, ma in Gran Bretagna non c’è nessuna evidenza che questo sia vero. E’ sorprendente che tutti gli studi che supportano questa tesi provengano dagli USA, dove tolgono il grasso dalla carne.

I grassi saturi e i grassi animali sono di solito accusati di provocare ogni sorta di malattia nella società occidentale. Ma guardiamo ai fatti: nel XIX secolo in cui erano disponibili solo i grassi animali il cancro era raro (così come le patologie cardiovascolari); i grassi e gli oli polinsaturi sono impiegati per sopprimere il sistema immunitario e questa immunodepressione porta al cancro; nell’ultimo secolo c’è stato un cambiamento a favore dei grassi ed oli polinsaturi e i tumori sono aumentati. Sfortunatamente, siccome i grassi polinsaturi sono essenziali per l’organismo dobbiamo assumerne un po’ e nel giusto rapporto. Che il drammatico incremento dei tumori dell’ultimo secolo è il risultato di aumento altrettanto drammatico nel consumo di oli polinsaturi non è certo, ma i dati a nostra disposizione grandemente supportano questa relazione. Allo stato attuale, appare prudente assumere la quantità di acido linoleico di cui abbiamo bisogno dai fonti animali o ridurre il consumo di oli polinsaturi in modo che l’acido linoleico non costituisca più del 3% dell’introito totale di grassi.

Fonte: Dr. Francesco Perugini Billi

Alla trasmissione Elisir in onda su Rai 3 domenica 11 novembre si parla di ricerca sul cancro e prevenzione. Tra le risposte date per la prevenzione contro il cancro, il medico in studio suggerisce l’aspirina. Rabbrividisco!
Ebbene, in primo luogo vorrei sottolineare che l’aspirina non è un integratore. Mentre l’acido salicilico è un composto naturale, presente in piante come i salicilati (ad es. il salice bianco), l’acido acetilsalicilico è un prodotto di sintesi che non esiste in natura. Ne possiede il brevetto la Bayer…Ti chiederai cosa c’entra chi possiede il brevetto dell’aspirina: tra breve tutto ti sarà chiaro. Dunque, l’aspirina è un farmaco e i rischi connessi alla sua assunzione sono molto pericolosi e troppo spesso sottovalutati. Cari dottoroni che andate a fare bella mostra a “Elisir”, non sarebbe meglio ricordare i rischi e gli effetti collaterali connessi all’assunzione anche di minime quantità di aspirina? Sono ben 50 gli effetti indesiderati dell’aspirina, anche a bassi dosaggi, spesso irreversibili. Si va dalla distruzione di alcuni neuroni, per cui si verifica la perdita dell’udito / acufene, all’ulcera gastrica; e poi ancora:

- sindrome di Reye (danno encefalico da acetilsalicilico),
- emorragie intestinali,
- danni gastroinestinali,
- infiammazione delle mucose;
- si aggravano i disturbi per gli asmatici;
- ictus, attacco cardiaco,
- emorragia cerebrale,
- emorragie,
- mortalità per influenza,
- Morbo di Crohn,
- Helicobacter Pylori,
- Linfoma di Hodgkin’s, solo per citare i principali effetti collaterali.

Adesso rispondo alla domanda: cosa c’entra la Bayer? Lo studio secondo il quale l’aspirina avrebbe effetti protettivi contro il cancro è stato condotto dal professor Peter Rothwell presso l’Unità di ricerca sulla prevenzione dell’ictus dell’Università di Oxford. Secondo lo studio, prendendo un’aspirina al giorno si può ridurre il rischio di cancro entro tre anni dall’inizio della terapia. Solo due anni prima, lo stesso professor Rothwell ha pubblicato uno studio in cui suggeriva che i risultati si sarebbero visti a distanza di 10 anni. Veri e propri miracoli anticipati di 7 anni! Eppure nel 2007 lo stesso professor Rothwell ha pubblicato uno studio in cui l’aspirina è stata una delle principali cause di ictus negli anziani. Il professor Rothwell, insieme ad alcuni suoi colleghi, il Dr. Chan e il Dr. Moyer, responsabili della diffusione di notizie e studi taroccati circa l’aspirina, sono nel libro paga di alcune aziende farmaceutiche che hanno interesse a vendere agenti antipiastrinici: AstraZeneca, Bayer, Boehringer Ingelheim, Sanofi-BMS e Servier. Questo conferma ancora una volta che il cancro è un business e le case farmaceutiche fanno di tutto e di più per guadagnarci! Nel frattempo noi cosumatori paghiamo 2 volte: di tasca e di salute. 

Detto questo, l’aspirina può prevenire i tumori? NO! Questo è un consiglio orribile! Per questo la Bayer & company e i medici-ricercatori compiacenti meriterebbero una mega denuncia! Nel 2004 il Journal of National Cancer Institute ha pubblicato un’approfondita indagine sugli effetti a lungo termine dell’aspirina, condotta presso l’ospedale di Boston. Ebbene, allora si è scoperto che l’uso prolungato può innescare lo sviluppo del cancro. Sulla base dei dati raccolti dai reparti infermieristici, a partire dal 1980, il gruppo di studio di Boston ha scoperto che gli utenti regolari di aspirina da due o più compresse a settimana avevano il 58 per cento di probabilità di sviluppare il cancro al pancreas. Coloro che assumevano più di 14 aspirine a settimana avevano l’86 per cento di probabilità di sviluppare il cancro al pancreas. “I nostri risultati non supportano un effetto protettivo degli analgesici (aspirina) per il rischio di cancro al pancreas”, ha scritto il dottor Schernhammer. “Piuttosto, l’aspirina sembra aumentare il rischio di cancro al pancreas, dopo lunghi periodi di utilizzo.” Sulla base delle prove raccolte dall’ospedale di Boston, l’aspirina sembra essere un promotore del cancro. Esistono delle alternative? Un’alternativa efficace è oggi rappresentata da alcuni bioflavonidi in grado di mantere la fluidità del sangue e ridurre le infiammazioni senza i rischi connessi all’aspirina: le OPC. Ti invito a leggere gli effetti dell’aspirina naturale da corteccia di pino e semi d’uva.

Fonte: ComeMigliorare.com

Molti studi in passato sono stati dedicati alla prevenzione delle fratture da osteoporosi nelle donne dopo la menopausa, una categoria in cresciuta che certamente interessa il mercato e la ricerca di nuovi farmaci dal costo sempre più elevato. Nonostante la crescita sistematica della spesa sanitaria, invece, pochi si sono concentrati sulla ricerca di approcci preventivi a basso costo per gli anziani in generale. Per fortuna le alternative esistono. Un gruppo di studiosi britannici (Trivedi DP et al, BMJ 2003 Mar 1; 326:469-72), intravvedendo buone possibilità nella vitamina D per via orale, ha condotto un test randomizzato in doppio cieco sulla popolazione di un ricovero per anziani (circa 3.000 persone), che ne prevedeva integrazioni regolari per un periodo di cinque anni. Confrontato con la somministrazione di placebo, il risultato indotto dalla vitamina D non solo è stato decisamente più elevato nel determinare un recupero dell'integrità ossea (con una sostanziale riduzione del rischio fatture rispetto al gruppo di controllo), ma soprattutto ha portato a una modesta, e tuttavia evidente, riduzione del rischio di mortalità per qualsiasi tipo di patologia. 

È questo un dato che fa riflettere sul ruolo di protezione generale giocato dall'integrazione vitaminica e minerale a tutti i livelli. Ed è un dato con un valore aggiunto, se pensiamo che i comuni farmaci, accanto alla frequente presenza di effetti collaterali indesiderati, comportano un significativo esborso di denaro. Se facciamo un paragone tra i prezzi, per esempio, scopriamo che una compressa di Adronat (acido alendronico), ovvero uno dei farmaci antiosteoporotici più utilizzati, costa circa 11 euro (per una spesa complessiva che si aggira tra i 40 e i 50 euro per un mese di terapia), mentre un mese di terapia con Didrogyl (vitamina D) in gocce, con un dosaggio di 6 gocce al giorno, viene a costare solo 6,77 euro. A questo si aggiunga che, normalmente, il medico suggerisce di associare comunque l'assunzione di vitamina D all'Adronat. E meno male, visto che funziona. Abbiamo già trattato più volte sul nostro sito il tema dell'osteoporosi.

In base a numerose ricerche ci sentiamo di affermare che questa patologia, e la sua prevenzione si affrontano soprattutto con una sana nutrizione e con il movimento, molto meglio che con i farmaci. E tuttavia, con il sostegno di pratiche tecnologiche non tarate sulla realtà effettiva della popolazione ma che spingono a ingaggiare una lotta senza quartiere nei confronti di questa patologia, assistiamo al tentativo di massa di considerare gratuiti e dovuti alcuni farmaci antiosteoporotici ad altissimo costo quando il dovere dei medici (di fronte ai numerosi studi che lo sostengono) sarebbe quello di aiutare i cittadini che ne soffrono a modificare comportamenti e stili di vita. Un atteggiamento che non può non destare sospetto e sgomento nella popolazione e nella classe medica di fronte alla ricerca continua di nuovi farmaci a costo sempre più elevato (quali quelli che abbiamo già segnalato altrove nel nostro sito) e al lievitare della spesa sanitaria a un punto tale da spingere perfino il governo, proprio in questi giorni, a mettere in campo qualche contromisura.

Fonte: Eurosalus

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Migliorare naturalmene le proprie prestazioni fisiche nello sport è possibile? Certamente grazie alla barbabietola o rapa rossa, e in particolar modo al suo succo, un concentrato di nitrati estremamente preziosi per il nostro organismo e fondamentali per combattere la fatica, ma non solo perché essa possiede proprietà fondamentali anche contro l'anemia e durante la gravidanza anche per il suo apporto di acido folico. Le proprietà del succo di barbabietola, un alleato indispensabile di ogni atleta e sportivo Da molti anni oggetto di molte indagini e ricerche grazie al suo alto contenuto di vitamine, sali minerali, nitrati e antiossidanti, il succo di barbabietola è stato testato sul campo molte volte e non hai mai deluso gli sportivi che l'hanno assunto a livello agonistico prima di una gara.

Un esempio lampante è la ricerca della University of Exetere (UK) che dopo aver somministrato a diversi ciclisti professionisti mezzo litro di questo famoso succo prima di percorrere varie distanze hanno osservato un netto miglioramento nei tempi e un totale distacco rispetto di quasi 11 secondi nella breve distanza e di quasi 45 secondi su quelle più lunghe, rispetto a coloro che avevano assunto il succo “deprivato” di nitrati. Succo-barbabietola-biologicoGli effetti benefici sul cuore di questo succo: adatto a atleti e non solo Note anche come “Beta Vulgaris” le barbabietole portano benefici specialmente al sistema circolatorio e a quello cardiaco, riducendo la pressione sanguigna e permettendo un maggiore afflusso di sangue nel resto del corpo, permettendo così l'espansione dei vasi sanguigni e diminuendo l'ossigeno consumato dal nostro corpo e di conseguenza anche lo stress subito dalle arterie. Di conseguenza chiunque anche chi non pratica sport o solo in forma saltuaria può beneficiare enormemente di questo energy drink completamente naturale.

Il succo di barbabietola: il top per i corridori

Un'altra importante ricerca deve essere citata quando parliamo del succo di barbabietola, ovvero quella dell'istituto di St. Louis, che pubblicò sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, i risultati del consumo di barbabietola su diversi atleti, corridori che percorsero ben 5 km paragonando il consumo di mirtilli e di barbabietole (in diversi soggetti) ottenendo risultati sorprendenti infatti non solo i precedenti dati emersi da simili studi vennero confermati ma anche le prestazioni migliori: maggiore velocità sostenuta dall'intero campionamento di atleti e media migliore sulla distanza percorsa dal singolo, furono ottenuti entrambi dagli atleti che consumarono barbabietole, perchè più ricco di nitrati rispetto al mirtillo.

I nitrati e lo sport: assumerli sempre naturalmente

Dopo simili risultati è palese l'attribuzione dei meriti sportivi ai nitrati, di cui la barbabietola rossa è molto ricca, non sono da sottovalutare i vantaggi per la nostra salute di questo alimento ricco di vitamine A e B (tra cui l'acido folico importantissimo in gravidanza per evitare malformazioni nel feto), flavonoidi, potassio, ferro e magnesio. Sono molte le ragioni per assumere questi nitrati naturalmente e non attraverso altre poco raccomandabili fonti, soprattutto per chi fa sport il succo di barbabietola rossa può essere una vera e propria panacea se assunto sempre con moderazione.

Fonte: ECplanet

La medicina ufficiale riconosce l’importanza delle vitamine nella ricerca di cure contro l’epidemia dell’HIV e dell’AIDS. In tutto il mondo, sempre più gruppi di ricerca stanno seguendo la ricerca scientifica e naturopatica che è al centro del lavoro di formazione dell’Alleanza dr Rath per la Salute. Il numero di pubblicazioni scientifiche sull’importanza dei micronutrienti nella lotta contro le malattie comuni più diffuse è in rapida crescita. Nel novembre del 2013, la rivista medica americana Journal of the American Medical Association (JAMA) ha pubblicato uno studio che prova come nei soggetti sieropositivi, i micronutrienti inibiscono la progressione dell’infezione e riducono il rischio di decesso per AIDS. La rivista ” Journal of the American Medical Association” non è una rivista qualunque. Si colloca bensì tra gli organi più rinomati ed importanti del mondo medico. Uno studio pubblicato su "Journal of the American Medical Association ” forma l’opinione in tutto il mondo. I medici e gli scienziati responsabili di questo studio – compresi centri rinomati come l’Università di Harvard, l’Università di Miami e l’Università di Johns Hopkins – non sono sospettati di corteggiare la ricerca naturopatica. Il riconoscimento dell’importanza dei micronutrienti nel rafforzamento del sistema immunitario e nella lotta contro la sindrome da immunodeficienza AIDS, non è una coincidenza. Indica invece che questi risultati scientifici non possono più essere ignorati. Mentre la lobby farmaceutica continua a combattere le vitamine attraverso la medicina, i media e la politica a causa della concorrenza al business farmaceutico multimiliardario, i più saggi della classe medica stanno già prendendo le distanze da queste posizioni insostenibili.

Il dr Rath è stato un pioniere. La pubblicazione sulla rivista Journal of the American Medical Association  è particolarmente esplosiva anche per il fatto che tali risultati non sono affatto nuovi. Il ruolo dei micronutrienti nella lotta contro l’epidemia dell’AIDS è stato per anni al centro della ricerca della Fondazione per la Salute Dr.Rath in Sud Africa. I risultati degli studi condotti su quasi un migliaio di persone infette da AIDS erano stati molto incoraggianti. I micronutrienti erano in grado di migliorare notevolmente tutti i sintomi tipici dell’infezione AIDS. Questi risultati straordinari sono già stati riportati su Rath International. Data l’importanza globale di questi risultati, si è voluto pubblicarli il 6 maggio 2005 sul quotidiano più influente, il New York Times. Essendo New York la sede dell’ONU, c’era l’intenzione di fare in modo che i governi di tutto il mondo venissero a conoscenza di questa svolta medica. Successivamente sono stati documentati i risultati sul Commonwealth Health Ministers Yearbook 2007?, l’annuario dei ministri della sanità del Commonwealth britannico che è stato inoltrato a più di cento governi. L’importanza di questi risultati era naturalmente evidente anche alle corporazioni farmaceutiche che avevano individuato nell’epidemia dell’AIDS uno dei mercati più redditizi. Esse hanno commercializzato i loro preparati chemio altamente tossici a milioni di persone affette da sindrome di immunodeficienza, pur sapendo che il sistema immunitario stesso sarebbe stato il primo ad essere distrutto. Per mascherare la frode, hanno distribuito queste sostanze tossiche “chemio” sotto forma di compresse colorate e hanno dato loro il promettente nome di farmaci “Antiretrovirali (ARVs)”. Il business delle sostanze altamente tossiche ARVs è stato fino ad oggi un business multimiliardario. Lo status quo vuole invertire la marcia del tempo Non c’è da stupirsi che i lobbisti dell’industria farmaceutica siano ricorsi ai media e a internet per impedire la svolta della ricerca sui micronutrienti nella lotta contro la sindrome da immunodeficienza AIDS. Vi invito a leggere ancora la pagina Wikipedia sul Dr.Rath e a riconoscere con quale impudenza i fatti sono stati capovolti. E se siete dell’opinione che Wikipedia sia dopo tutto un’enciclopedia online indipendente e “democratica”, allora dovreste riflettere leggendo il sito.

Anche riviste specializzate come Der Spiegel si sono lasciate usare da una copertura unilaterale: sotto il titolo “Tragedia a Città del Capo”, la lotta naturale contro l’epidemia dell’AIDS è stata vilipesa da slogan come “con pillole e opuscoli contro il cancro e i virus”. La risposta del dr Rath all’allora editore del Der Spiegel, Stefan Aust, è documentata qui. Dopo questa campagna diffamatoria contro il lavoro del dr Rath e del suo gruppo di ricerca, ai pionieri della strategia priva di effetti collaterali, efficace e a basso costo contro l’AIDS, risulterà chiara l’importanza della pubblicazione sul quotidiano medico americano del novembre 2013. Significa semplicemente che avevano ragione! Tutte le volte! Milioni di vite avrebbero potuto essere salvate, se le scoperte non fossero state combattute dai media e dai politici, ma fossero state sostenute. L’unico “rimprovero” che puo’ essere fatto è che l’approccio all’AIDS con i micronutrienti avveniva troppo anni prima del tempo.

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Fonte: ComeMigliorare.com

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