Demonizzati da decenni, i grassi, soprattutto quelli “saturi” (i grassi cattivi), sono considerati erroneamente come i principali responsabili di tante patologie e causa del colesterolo. Tuttavia, è arrivato il momento di sfatare questo luogo comune perché i grassi non fanno male, anzi sono utili soprattutto agli sportivi. «I grassi non fanno male», chiarisce in un'intervista a Gazzetta Active la dottoressa Claudia Delpiano, dietista e biologa nutrizionista presso l’IRCCS Policlinico San Donato e il Policlinico San Pietro. Al via quindi con gli effetti benefici dei lipidi, in particolare per chi pratica sport di resistenza. In particolare l’olio extravergine di oliva (fonte di acidi grassi monoinsaturi, è uno dei condimenti più indicati per chi soffre di colesterolo alto), il pesce azzurro (come l'alice, l'aringa, la ricciola, la sardina e lo sgombro, ricco di grassi buoni, ovvero gli omega3, contiene anche selenio, calcio, iodio, fosforo, potassio, selenio, fluoro, zinco e vitamine A e B), le noci, le nocciole, le mandorle (povere di carboidrati e ricche di proteine, fibre e, appunto, grassi buoni, sono potenti antiossidanti), i semi di lino (fonte preziosa di energia per l’organismo nei periodi di stress) e il cioccolato fondente (fonte di ferro, magnesio, rame e manganese, aiuta a mantenere la mente attiva e migliora le abilità cognitive ed è utile per contrastare il colesterolo cattivo e scacciare stress e cattivo umore) sono ottime fonti di grassi monoinsaturi e polinsaturi, i cosiddetti “grassi buoni”. Questi poi rappresentano anche un fattore protettivo rispetto all’ipercolesterolemia.
Fonte di energia per l’organismo, migliorano l’assorbimento delle sostanze nutritive. Conosciuti anche come lipidi, forniscono al nostro organismo l’energia necessaria per il suo sostentamento e un quantitativo di gran lunga maggiore rispetto a quella prodotta dai carboidrati e dalle proteine. Utilizzati, dunque, per lo svolgimento di funzioni organiche essenziali per il nostro benessere. «Per comprendere l’importanza dei grassi per l’organismo è fondamentale capire l’uso che ne fa il nostro corpo – precisa Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti -. Per molti di noi il grasso è visto come un substrato energetico (utilizzato per creare energia) e niente più, invece le sue funzioni sono essenziali anche per altri motivi. Distinguiamo intanto i tre differenti tipi di grassi che il nostro corpo assimila con l’alimentazione o produce in base alle proprie esigenze: trigliceridi, fosfolipidi e colesterolo». Tra i grassi più importanti indubbiamente omega 3 e 6. «Questi acidi grassi – spiega la nutrizionista - sono molto importanti perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli endogenicamente e quindi li deve assumere attraverso la dieta». Difatti, questi grassi, sono un concentrato di benefici anche per gli sportivi. «I grassi sono una fonte di energia nelle prestazioni di resistenza, che si tratti di corsa, ciclismo o triathlon. Per lo sportivo l’apporto di grassi dovrebbe essere intorno al 30% dell’apporto energetico totale. La restrizione di grassi va limitata al pre-gara, in cui troppi lipidi potrebbero rallentare la digestione».
Non solo non fanno male, ma sono deputati al benessere dell’organismo e allo svolgimento di numerose funzioni essenziali.
Proprio ultimamente c’è stata, da parte della comunità scientifica, una rivalutazione degli acidi grassi polinsaturi, i cosiddetti grassi buoni. Ma non bisogna abolire nemmeno i grassi saturi, quelli considerati cattivi. È vero, sono legati allo sviluppo di patologie cardiache e diabete, ma svolgono anche diverse funzioni utili per l’organismo. Prendiamo il burro: l’acido butirrico in esso contenuto è necessario per la salute metabolica della mucosa del colon perché va a nutrire i colonociti. Una noce di burro al giorno, meglio se crudo chiarificato, fa solo bene, soprattutto se si ha una vita attiva. Svolgono il ruolo di deposito energetico e hanno una funzione strutturale, perché vanno a costruire la membrana delle cellule, che è fatta proprio di lipidi e proteine. Vanno a costituire i nervi, il cuore, il fegato e i reni, e sono quindi fondamentali anche per lo sviluppo del sistema nervoso. Per questo motivo, per esempio, ai bambini bisognerebbe dare sempre latte intero, e non scremato. Lo stesso latte materno è molto lipidico. Trasportano anche le vitamine liposolubili come la A, la D, la E e la K, e ne permettono l’assorbimento. E la vitamina D, per esempio, è molto importante per gli sportivi, in particolare per runner e maratoneti, perché fondamentale per il metabolismo dell’osso. Nella corsa lo scheletro subisce molte sollecitazioni e microtraumi, da qui l’importanza della vitamina D.
OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute
Su questi costituenti essenziali, Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti fornisce un quadro dettagliato e completo per conoscere e comprendere il modus operandi di questi preziosi elementi e gli effetti positivi sulla nostra salute:
I grassi si distinguono in: saturi monoinsaturi e polinsaturi. Sono composti da una catena di atomi di carbonio (da 4 a 24) ed idrogeno, che in base alla lunghezza, al numero dei legami ed al posizionamento degli stessi, assumono strutture e caratteristiche differenti. Gli acidi grassi saturi hanno una consistenza solida anche a temperatura ambiente e si trovano principalmente negli animali (strutto), nei vegetali (palma e cacao) e nel latte. Gli acidi grassi monoinsaturi hanno un aspetto liquido e sono presenti nei vegetali come pistacchi, noci, mandorle ed avocado, ma vengono anche estratti dai semi come olive, arachidi, colza. Difatti li assumiamo sotto forma di oli. Gli acidi polinsaturi si dividono in due categorie, gli omega 3 e gli omega 6. Tali grassi sono anche definiti essenziali, in quanto il nostro corpo non è in grado di costruirli (a differenza degli altri grassi) e quindi vanno assunti con la dieta. Inoltre questi ultimi sono molto importanti perché il nostro corpo li utilizza solo a fini plastici (e non energetici). Gli acidi grassi saturi non hanno interruzioni, disponendosi longitudinalmente, dalla testa alla coda, dove si legano gli atomi di ossigeno (il gruppo ossidrile). Tale struttura permette l’allinearsi delle catene, conferendo al grasso, a temperatura ambiente, un aspetto solido. Inoltre più è lunga la catena e maggiore è la resistenza al calore (punto di fusione). Fanno parte di questa tipologia: i grassi caproico (6 atomi) e caprilico (8 atomi) presenti nel latte; il grasso miristico (14 atomi) presente negli oli, nei grassi vegetali, nel latte (11%), nel cocco e nella noce moscata; il grasso palmitico (16 atomi) che si trova nei grassi animali (strutto) e vegetali (palma 35-50% e cacao 25%); il grasso stearico (18 atomi) che si trova nello strutto al 10%, nel cacao al 35%, negli oli vegetali all’1,5%; i grassi arachico e beenico (22 atomi); il grasso lignocerico (24 atomi). Questi ultimi si trovano in piccole quantità nei grassi animali e vegetali. Gli acidi grassi monoinsaturi sono molecole che non hanno un aspetto lineare, bensì ricurvo, dovuto ad un doppio legame, ca pace di creare uno squilibrio elettrostatico. Ciò impedisce l’allineamento delle catene, rendendo il grasso liquido (solidifica solo con l’abbassamento della temperatura). Fanno parte di questa tipologia l’olio di oliva (che solidifica in frigorifero), l’olio d’arachide, l’olio di colza. È presente nei frutti come l’avocado, le mandorle, le noci, i pistacchi, gli anacardi ed in animali come le anatre e le oche. Esistono poi grassi polinsaturi che non hanno una catena lineare (fenomeno registrato anche in alcuni grassi monoinsaturi), bensì due doppi legami. Si dividono in due categorie, gli omega 3 e gli omega 6. Tale distinzione in omega, partendo dal fondo della catena, indica la posizione del primo doppio legame (omega 3 ad esempio indica la terza posizione; omega 6 la sesta posizione). Questi grassi polinsaturi sono anche definiti essenziali, in quanto il nostro corpo non è in grado di produrli (a differenza degli altri grassi) e quindi vanno assunti con la dieta. Inoltre questi ultimi sono utilizzati solo a fini plastici (e non energetici). Di conseguenza la loro carenza crea molti problemi (lo approfondiremo più avanti). Infine, esistono i grassi trans, una tipologia di grassi omega 6 o monoinsaturi, modificati da procedimenti chimici (con l’inserimento di atomi d’idrogeno) al fine di raggiugere la consistenza dei grassi saturi (la margarina ne è un esempio). Parleremo più avanti di quanto tali grassi, possano dimostrarsi dannosi per la nostra salute.
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Per approfondimenti:
Il giornale "Grassi buoni, quali sono e in quali alimenti trovarli"
Marie Claire "I cibi grassi da evitare vs i grassi buoni, buonissimi, da riscoprire"
Science Direct "Peroxidation of n-3 and n-6 polyunsaturated fatty acids in the acidic tumor environment leads to ferroptosis-mediated anticancer effects"
UCLouvain "An Omega-3 that’s poison for tumours"
News Medical Life Science "Lo studio delucida come gli acidi grassi Omega-3 avvelenano le celle del tumore"
Medi Magazine "Un Omega-3 che è veleno per il cancro"
Il Giornale "I grassi buoni: acidi grassi Omega-3"
GEN "Mechanism Identified by Which Omega-3 Fatty Acid Is “Poison” to Tumors"
Medical Xpress "An omega-3 that's poison for tumors"
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Contro i segni del tempo un corretto regime alimentare e creme funzionali. Perché laddove l’alimentazione non basta, ci pensa la cosmesi! Con il passare degli anni, nella pelle si manifesta una riduzione dei meccanismi di riparazione del DNA e un progressivo accumulo di proteine e di lipidi ossidati. In particolare la cute risente come non mai l’avanzata dei radicali liberi, causa peraltro del cosiddetto stress ossidativo, tra i principali responsabili della formazione di rughe e segni d’espressione. I radicali liberi agiscono negativamente contro le cellule, intaccando la loro membrana plasmatica e portando al loro rapido deterioramento e ad altre problematiche dell’epidermide. Un processo che si origina dalla conseguenza diretta, oltre al fattore temporale, di scelte e di abitudini sbagliate. Solchi, macchie e altre imperfezioni sono tra i principali segni evidenti di una pelle che sta perdendo, giorno dopo giorno, elasticità e tonicità. Tra gli elementi del benessere della pelle: trealosio, argento colloidale, collagene, vitamine e antiossidanti.
Le rughe non sono altro che pieghe superficiali e segno evidente della scarsa elasticità e tonicità della pelle. Tuttavia, oltre all’invecchiamento, questi segni sono anche la conseguenza di fattori esterni e ambientali. La principale causa della loro insorgenza è la perdita della struttura della cute. Le cellule, in un primo momento, diventano meno attive, poi si assiste a una riduzione della sintesi di fibroblasti, fibre elastiche, fibre di collagene e glicosamminoglicani. Anche la minore produzione di sebo, genera l'assottigliamento del film idrolipidico e la disidratazione cutanea, responsabile della formazione delle rughe è anche il foto-invecchiamento provocato dall'eccessiva esposizione alle radiazioni UV, naturali o artificiali che siano. Tra le insidie per la pelle indubbiamente il glucosio, lo zucchero indispensabile per la vita delle cellule. Monosaccaride contenuto soprattutto nei farinacei e se presente in dosi elevate, potrebbe rivelarsi nocivo in quanto, legandosi alle proteine del collagene, causerebbe una perdita di elasticità e di compattezza cutanea, prodromi questi della comparsa delle rughe. Andrebbe dunque limitato l'apporto di cibi ricchi di amidi come pasta, pane, riso, patate e dolci.
Da quelle della fronte, al contorno occhi e labbra. Le rughe sono il più comune segno di invecchiamento dove fibre elastiche e collagene presenti nel derma perdono la capacità di contrastare la forza di gravità. Alterazioni cutanee, ovvero inestetismi, causati da un danno strutturale alle fibre di collagene ed elastiche. Disidratazione e pelle secca poi ne accelerano la comparsa. Di conseguenza, laddove l’idratazione scarseggia si manifesta la secchezza cutanea e più la pelle è secca, maggiormente questa sarà predisposta alla formazione delle rughe. Per mantenere la pelle giovane e bella è importante contrastare, sia dall’interno che dall’esterno, questo processo di impoverimento cutaneo che comincia intorno ai 30 anni. Tra le buone abitudini per ritardare, o addirittura prevenire la formazione precoce delle rughe, sicuramente quello di mantenere la pelle, soprattutto quella del viso, costantemente idratata e nutrita, scegliendo cosmetici mirati e detergenti adatti al proprio tipo di pelle. Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come intervenire e riequilibrare l'idratazione in tutti gli strati della pelle e con quali rimedi prevenire i postumi di secchezza e disidratazione e ripristinare quindi una corretta idratazione cutanea nonostante l’avanzare dell’età.
In che modo la scarsità di collagene influisce sulla comparsa delle rughe?
I fibroblasti sono deputati alla produzione di collagene, ma non solo, anche di elastina, e glicosaminoglicani, cioè gli zuccheri della pelle, precursori dell’acido ialuronico. Insieme formano la struttura che determina l’impalcatura di sostegno del derma, quella che prende il nome di Matrice del Derma, che da l’effetto della pelle rigida e piena. Numericamente i fibroblasti diminuiscono con l’avanzare dell’età, e questo rallenta anche la loro capacità di riprodursi. Il tessuto di sostegno (matrice), si depaupera e tende a cedere: compaiono sull’epidermide segni e solchi di profondità variabile perché il derma tende a collassare ed i risultati si vedranno sul volume e sul contorno del viso.
Frontale, periorbitali e perilabiali. Intorno a quale fascia di età fanno la comparsa i primi segni di espressione?
Il rilassamento della pelle inizia intorno ai 30 anni e diventa un processo inesorabile con l’avanzare dell’età. Possono apparire in un viso anche più giovane ma queste, appartengono prevalentemente a gesti ripetuti come la contrazione della bocca quando si fuma portando alla formazione di rughe verticali sul labbro superiore, dette codice a barre; o il fatto di corrugare le sopracciglia, o nelle persone emotive etc… La conseguenza di questi gesti ripetuti porta al formarsi delle cosiddette rughe di espressione anche sulla fronte ed introno agli occhi.
Quali fattori causano l’insorgenza delle rughe? Tra questi anche quelli provocati dall’esposizione solare e quelli cellulari prodotti dai radicali liberi?
La ruga prende vita nella parte più profonda della pelle, chiamata derma, in seguito all’azione di fattori sia interni che esterni. Vediamo insieme quelli fra i più importanti. Fra quelli interni individuiamo il microcircolo, radicali liberi, ormoni. Fra quelli esterni invece, fumo, alcool, photoaging e rilassamento cutaneo per dimagrimento. Il microcircolo: con il passare degli anni si verificano dei cambiamenti, le reti dei piccoli vasi perde elasticità perché tendono a dilatarsi, diminuendo quindi la portata nel sangue di ossigeno e sostanze nutritive alle cellule. Diminuisce anche il livello energetico che le cellule hanno a disposizione che non saranno più in grado di produrre la stessa quantità di collagene ed elastina. I radicali liberi: anch’essi svolgono un ruolo significativo nella formazione delle rughe. I radicali liberi, come noto, sono prodotti di scarto cellulare. Ora in condizioni fisiologiche c’è un equilibrio fra la loro generazione e la loro neutralizzazione grazie ai meccanismi di difesa antiossidativi di cui l’organismo naturalmente dispone. Quando però lo stesso organismo non si trova in equilibrio i radicali liberi tenderanno a prevalere determinando un danno chiamato stress ossidativo, che a lungo andare si ripercuote anche sul lavoro dei fibroblasti. Questo processo è particolarmente spiccato nell’anziano perché sono minori le difese antiossidanti e la capacità di riparazione cellulare, compreso il DNA. Gli ormoni: svolgono un ruolo fondamentale nei processi di invecchiamento. Quando in menopausa si ha un calo di questi la pelle e le mucose diventano inesorabilmente più secche. Diminuisce infatti la capacità delle ghiandole sebacee a produrre sebo esponendo la pelle a maggiori danni anche da parte dei raggi UV e non solo nella formazione delle rughe ma anche in quella delle macchie cutanee. Il photoaging: anche di inverno non si può sottovalutare l’azione dei raggi solari. Chiaramente faccio riferimento anche alla lampade abbronzanti. Gli UV ci colpiscono anche in presenza di nuvole ed in presenza di basse temperature. Anche di inverno è importante schermare la pelle per esercitare una fotoprotezione e proteggerci dal fotoinvecchiamento, una delle misure queste per prevenire le modificazioni delle strutture profonde di sostegno della pelle: i fibroblasti. Il fumo: è causa di una significativa riduzione dei livelli di ossigenazione del sangue proprio per le sostanze chimiche che aspiriamo. Inoltre è interessante sapere che uno studio condotto presso l’University of California School of Medicine di San Francisco e pubblicato recentemente sulla rivista Cosmetic & Toiletries Science Applied ha dimostrato che se il vizio del fumo è abbinato ad una esposizione solare smodata, il processo di invecchiamento accelera di 11,4 volte in più rispetto a chi non fuma e si abbronza poco. Il rilassamento cutaneo legato al dimagrimento: le modalità di un processo di dimagrimento debbono essere sempre sotto il monitoraggio, l’osservazione, di un tecnico del mestiere. Infatti se brusco ed eccessivo la pelle non avrà il tempo di adattarsi alla nuova condizione e si rischia di andare incontro ad un cedimento della stessa. Sapere cosa mangiare durante una dieta è fondamentale per tutelare la massa magra e scheletrica che rappresentano la struttura in cemento armato del nostro corpo e che vanno sempre tutelate. È bene comunque evitare oscillazioni frequenti di peso. Inoltre l’attività fisica anche il semplice camminare o nuotare, rende la pelle più tonica.
È possibile prevenirle con prodotti mirati a base di acido ialuronico?
Prendersi cura della pelle con rughe del viso e del corpo rappresenta un grande gesto d’amore del proprio vissuto della propria storia ed il via libera ai prodotti è per trasformare i segni del tempo in caratteri di cui andare fieri. La beauty routine (latte detergente e tonico), insieme a creme sieri ed oli è la soluzione per avere un aspetto sano senza perdere la propria identità. Effettuare anche degli scrub sulla pelle del volto e del corpo può essere molto utile. Fra e numerose sostanze ad azione idratante ed antirughe ricche di utili vitamine che l’enorme mercato dei cosmetici propone, concentrerei l’attenzione sulla punta di diamante dell’idratazione: l’acido ialuronico. Ripristinando il giusto equilibrio di idratazione, stimola i fibroblasti ad aumentare la produzione di collagene che insieme all’elastina, come abbiamo già visto, contribuiscono a contrastare in prevenzione o a migliorare, se già presenti, le rughe. Immaginatelo come una spugna in grado di assorbire e trattenere umidità. Attualmente viene ottenuto in laboratorio in maniera naturale attraverso la fermentazione batterica di alcuni lieviti. In passato si è presentato il problema di come far veicolare l’acido ialuronico a livello transdermico a causa del suo alto peso molecolare. I cosmetologi nel corso degli anni, hanno lavorato per formulare e creare molecole di questo acido sempre più microscopiche, rendendo così possibile la penetrazione in profondità nei tessuti e permettendo così una azione idratante più profonda.
Esiste un trattamento specifico o uno stile di vita regolato da comportamenti sani e corretti per trattare questo inestetismo cutaneo?
Quando si parla di benessere del corpo nel senso esteso del termine, è bene focalizzare che le misure atte a migliorare una condizione, qualsiasi essa sia, dovranno essere un insieme di sani comportamenti che lavorando in sinergia fra loro, saranno in grado di migliorare questa condizione. Anche nel caso delle rughe, è difficile immaginare che l’utilizzo della sola crema per il volto o per il corpo, possa essere in grado di dare gli stessi risultati che avremmo se associassimo anche uno stile di vita in cui limitiamo l’uso di alcool, quello di sigaretta, il sano regime alimentare di prodotti ad azione antiossidativa, come la verdura e la frutta, il consigliato utilizzo di integratori contro la formazione di radicali liberi e l’esposizione smodata ai raggi UV per il fotoinvecchiamento. È bene quindi tenere in mente tutta questa serie di accorgimenti per apprezzare il miglioramento sulla formazione delle rughe, in prevenzione, e su quelle già esistenti.
La Repubblica "Idratare: primo passo per una pelle sana"
Corriere Nazionale "Idratazione della pelle: perché è importante"
MSN "Disidratazione della pelle del viso: come rimediare"
Il Giornale "Pelle mista, secca, grassa o sensibile: ecco come riconoscerla"
Wikipedia "Idratazione cutanea"
Ansa "Rughe, è tutta una questione d'acqua"
JAAC "Trehalose-Induced Activation of Autophagy Improves Cardiac Remodeling After Myocardial Infarction"
Alimentazione Gazzetta "Dieta e beauty routine per una pelle luminosa e sana: alimenti, creme e trattamenti"
Alimentazione Gazzetta "Vitamine per la pelle, nella dieta e nelle creme: quali sono le più utili?"
Wikipedia "Pelle"
Starbene "Salute della pelle e alimentazione"
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Tesa, ruvida, desquamata, screpolata. La pelle secca e disidratata è tra le principali cause di problemi alla pelle e di invecchiamento precoce. Il primo campanello d’allarme, conosciuta anche come xerosi, ci segnala che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Dagli agenti atmosferici ai problemi ormonali. Troppo spesso trascurata e sottovalutata, questa manifestazione cutanea viene generalmente causata da un’infinita varietà di fattori. La pelle, oltre a riflettere il benessere dell’intero organismo, svolge un’importante azione di protezione dagli agenti esterni e proprio per questo dobbiamo prendercene cura quotidianamente. A lanciare queste richieste d’aiuto sono soprattutto il viso, i gomiti e le ginocchia. Un ottimo rimedio per contrastarne la comparsa fin dai primi segnali è sicuramente l’attenzione nella scelta di alimenti ricchi di vitamine e minerali preziosi, meglio ancora poi se supportati da prodotti e trattamenti specifici. Difatti, è fondamentale in questi casi una beauty routine studiata ad hoc che preveda innanzitutto un’adeguata detersione e idratazione. «Una pelle si definisce secca quando il contenuto di acqua e sebo, presente nello strato più superficiale dell’epidermide, è sensibilmente inferiore rispetto ai parametri fisiologici. Partendo da questa definizione, andiamo a comprendere più nel dettaglio il significato, e le misure che si possono prendere» spiega Gloria Mosconi, biologa. Quando la pelle perde idratazione ed elasticità, fino a diventare secca e screpolata la cause posso essere diverse. Tra queste le principali sono una perdita di acqua dallo strato corneo, un’accelerazione del ricambio cellulare (dovuto a stimoli irritativi o a condizioni patologiche) o ancora, a seguito di un’alterazione della produzione di lipidi, ma anche a seguito dell’utilizzo di detergenti aggressivi che eliminano il film idrolipidico, di un'esposizione inappropriata al sole o ad un clima troppo freddo o troppo caldo oppure dovuta a particolari patologie della pelle. Inoltre, se la barriera naturale presente sulla pelle viene danneggiata, la cute diventa più vulnerabile alle aggressioni esterne e maggiormente incline alle irritazioni e alle infezioni.
Secca, mista o grassa. La disidratazione è una condizione che non risparmia nessun tipo di pelle. Tuttavia, ci sono comunque, oltre ai fattori predisponenti, anche delle categorie maggiormente a rischio. Tra i più colpiti dalla disidratazione indubbiamente bambini e anziani. Una predisposizione fisiologica che nei più piccoli si manifesta con una maggiore fragilità della pelle dovuta alla ancora scarsa attività delle ghiandole sebacee. Ed è proprio in mancanza di questo grasso che l’epidermide risulta più sottile e permeabile, e quindi, più a rischio di arrossamenti e disidratazione. Mentre, in età senile, si assiste a qualcosa di molto simile, ad una graduale riduzione del lavoro delle ghiandole sebacee e di tutti i vari componenti che costituiscono il film idrolipidico, per un generale e normale invecchiamento cellulare. Oltre alla produzione del sebo, si riduce anche quella del glicerolo, sostanza fondamentale per il trasporto di acqua tra i vari strati della pelle, mentre il derma tende ad assottigliarsi. In pratica, negli anziani, la pelle resta più esposta all'azione aggressiva degli agenti esterni e maggiormente soggetta a fenomeni irritativi. Tra le altre cause anche diverse patologie sono collegate alla secchezza cutanea tra cui dermatite atopica, eczemi cronici, ittiosi, psoriasi, eritema solare, ipotiroidismo, morbo di Hashimoto, patologie a carico del connettivo (come la. sclerodermia). «Il piacere di vedere la pelle sana e radiosa, è un desiderio che appartiene a tutti, ma un fenomeno molto frequente che si presenta e ostacola questo risultato è proprio la secchezza cutanea. Un fattore questo, che interessa e affligge una grande fetta della popolazione, e la particolarità è che coinvolge tutte le fasce di età, a partire dai più piccoli fino all’età molto avanzata, indistintamente uomini e donne» conclude la biologa.
Quali possono essere le possibili soluzioni per migliore questa problematica? Cosa possiamo fare quotidianamente per controllare la secchezza cutanea ed i vari fastidi ad essa correlati? Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come si origina una scarsa regolazione di acqua in tutti gli strati della pelle e con quali rimedi combattere gli effetti della secchezza e ripristinare una corretta idratazione cutanea.
Dagli strati superficiali a quelli profondi, quali sono le cause (sia interne che esterne) di secchezza cutanea e disidratazione e come riconoscerla fin dai primi segnali?
Le cause esterne di questo disagio sono soprattutto riconducibili a una correlazione tra l’ambiente e la secchezza della pelle ed in particolare a condizioni climatiche come l’esposizione prolungata ai raggi UV, d’estate e all’aria condizionata, d’inverno. Sempre favorita, quest’ultima, nei luoghi dove l’aria è più asciutta. Mentre fra le cause interne rientrano tutti quei soggetti la cui espressione cutanea risulta essere eccessivamente reattiva nei confronti di vari stimoli. O meglio, i fattori possono essere costituzionali, alimentari e genetici. In particolare i lattanti e bambini piccoli sono esposti ad un maggior rischio a causa del loro sistema immunitario ancora debole. Quando il prurito lascia lesioni sulla pelle, il soggetto strofina continuamente la zona lesa lasciando la cute secca e arida. Diversi studi dimostrano che la disidratazione è dovuta dall’alterazione dell’attività enzimatica 6-gamma-reduttasi, categoria di acidi grassi essenziali utili anche al mantenimento del film idrolipidico, ovvero la fisiologica barriera di protezione della cute. Anche l’avanzare dell’età figura tra le altre cause riconducibili a un inevitabile assottigliamento della pelle e all’impoverimento del film idrolipidico, compromettendone l’idratazione. Tuttavia si manifesta in forme diverse a seconda della zona colpita e della severità.
È possibile prevenire e contrastare l’alterazione della barriera idrolipidica?
Tra i nostri organi più importanti, la pelle, specchio del benessere cellulare, ci protegge dall’ambiente circostante. Ciò premesso, quando ci troviamo in una condizione di secchezza cutanea, questa può risultare ruvida, tesa oppure screpolata, desquamata, tagliuzzata, infiammata, pruriginosa, meno resistente, fragile, poco elastica, e viene danneggiata la sua capacità di funzionare adeguatamente. Sul viso è particolarmente fastidiosa e compare prevalentemente sulle guance, intorno agli occhi e sulle labbra (non a caso si utilizza il burro di cacao), e può essere causa di un aspetto invecchiato. Quella del corpo, invece, si presenta prevalentemente sulle gambe e sui piedi, poiché queste zone sono più esposte all’ambiente, ma anche perché presentano quantità inferiori di ghiandole sebacee. La carenza di lipidi cutanei e di acqua nelle cellule sono il biglietto da visita di una pelle secca. È buona norma intervenire subito alla comparsa dei primi segnali per prevenire e contrastare questo segnale della pelle attraverso i consigli suggeriti di seguito.
Esistono regole da seguire o principi attivi in grado di contrastare questo fenomeno e per preservare il normale comfort della pelle?
È fondamentale ed indispensabile prendersi cura di questo tipo di pelle usando costantemente saponi delicati, ad esempio a base di tiglio e non aggressivi che faciliterebbero la disidratazione, e che rispettino quel poco film idrolipidico, lasciando le poche tracce di sebo rimaste. Inoltre la temperatura dell’acqua non dovrebbe superare i 37 gradi ovvero quella corporea. Una volta finita la doccia, tamponare la pelle e applicare sempre una buona crema idratante su tutto il corpo. Utilizzare gli spray in bomboletta di acque rinfrescanti, ancora meglio se addizionate di principi attivi idratanti. Questi piccoli prodigi della tecnologia, molto utili d’estate per la loro azione rinfrescante ma consigliati e a portata di mano per tutto l’anno, ricchi di vitamine, comodissimi da tenere in borsa e sempre pronti all’uso in ogni momento della giornata. Consigliatissimi per il corpo e il volto anche prima di un ritocco del trucco. È possibile, ai tempi di oggi, individuare diversi principi attivi ad azione idratante: dagli oli naturali ai burri come ad esempio quello di cocco utilizzato nelle creme per il viso e per il corpo, acido ialuronico, collagene, pantenolo, aloe vera, malva, tiglio, fiordaliso; così come l’urea, l’acido lattico e gli amminoacidi. Ma, degno di nota in quanto spicca ed eccelle per le sue innumerevoli proprietà idratanti, è proprio il trealosio, presente in molti organismi viventi come piante funghi batteri ed invertebrati. Un esempio naturale di trealosio, è la rosa di Gerico, originaria della Terra Santa, chiamata anche “Pianta della resurrezione”. Madre Natura permette infatti che il trealosio venga prodotto attraverso un processo noto come anidrobiosi, dove si induce uno stato di dormienza che permette alla cellula di sopravvivere in condizioni di estrema disidratazione, ma contemporaneamente agisce come regolatore della pressione osmotica, regolando così la concentrazione salina, quindi l’idratazione, nei fluidi biologici (nel sangue). Inoltre, mantiene l’equilibrio di alcuni componenti della membrana cellulare come i fosfolipidi. Un aspetto fondamentale questo per combattere la problematica della secchezza cutanea. Non a caso, le creme antietà contenenti trealosio prendono anche il nome di “creme osmotiche”.
In che modo alimentazione e cosmesi contribuisco alla riduzione di questo inestetismo cutaneo?
Ancora una dieta scorretta e una idratazione carente possono contribuire a peggiorare questa situazione. Un buon apporto di acqua ed il consumo di alimenti con la giusta quantità di grassi, vitamine, amminoacidi e proteine è indispensabile per mantenere una pelle idratata ed elastica. E per ultimo, ma non per minore importanza, l’uso dei cosmetici aggressivi con ridotta quantità di attivi ad azione idratante, e/o presenza di alcool e l’assunzione a lungo termine di farmaci come diuretici, contraccettivi ormonali possono alterare il film idrolipidico. Infatti a seguito dell’assunzione di farmaci è buona norma monitorare le condizioni di salute della pelle attraverso visite specialistiche dermatologiche o di medicina estetica. Il primo consiglio per risolvere o migliorare questa problematica, e di conseguenza riuscire a controllare la secchezza cutanea e fastidi correlati, è quello di idratare quotidianamente la pelle dall’interno bevendo molta acqua e facendo consumo quotidiano di alimenti ricchi di questo elemento che, non dimentichiamolo mai, è alla basa della salute delle nostre cellule. Frutta e verdura di stagione non possono assolutamente mancare nella dieta di chi soffre di pelle secca. Poi non dimentichiamo mai la beauty routine che quotidianamente va fatta.
Anche acceleratore dei processi di invecchiamento, tra cui proprio la comparsa di rughe?
Si certo! Con l’avanzare dell’età la capacità da parte dell’organismo di trattenere acqua si riduce e si ha anche una contemporanea riduzione nella produzione degli grassi cutanei predisponendo la pelle ad essere più sottile, fragile, e alla comparsa dei primi segni dell’invecchiamento, fra cui le rughe perché la cellula si troverà più o meno svuotata della sua linfa vitale: l’acqua!
C’è un rapporto tra questa e le infezioni batteriche o virali e le micosi?
Le infezioni della pelle possono svilupparsi anche da una malattia cutanea preesistente il cui substrato presenta una pelle secca o molto secca. Come avviene ad esempio nella dermatite atopica, dove la pelle nelle forme più avanzate, o nelle fase acuta, può presentare delle lesioni, queste possono essere veicolo per microbi di qualsiasi tipo a seconda della stagionalità e degli ambienti che si frequentano come docce delle palestre, piscine o sabbia. Comunque la disidratazione, in generale, causa tensione della pelle ed essendo anche poco elastica tende ad esfoliarsi, fessurarsi e tutto questo espone la cute al rischio di infezioni virali, batteriche o micotiche.
La disidratazione cutanea rappresenta un campanello d’allarme o un fattore predominante per l’insorgenza di altre patologie?
Ci sono diverse forme attraverso cui si manifesta, a seconda della severità e della zona colpita. La secchezza cutanea che dal greco prende il nome come Xerosi, può essere collegata ad alcune malattie come l’ittiosi, un processo di desquamazione e di sfaldamento profondo della pelle che va da una forma lieve fino ad arrivare ad una grave sindrome deturpante. Può essere il segno di una malattia sistemica, si differenzia da una semplice secchezza cutanea proprio perché diventa invalidante a seguito di diagnosi clinica. Ma ancora la dermatite atopica, la psoriasi e la cheratosi piliare, appartengono a malattie caratterizzate un unico comun denominatore, ovvero da pelle secca. Alla base di una secchezza cutanea anche malattie metaboliche come ipotiroidismo, insufficienza renale e diabete.
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Fondamentali contro gravi malattie, nel contrastare danni al DNA e preziosi per il benessere quotidiano, soprattutto per quello degli sportivi. «L’attività fisica sottopone l’organismo ad uno stress ossidativo. Quindi integrare con degli omega 3 o degli antiossidanti in generale può essere particolarmente utile[...]. Lo sportivo brucia moltissimo ossigeno, per questo è fondamentale un’alimentazione ben bilanciata con una buona quota di frutta e verdura, ma anche con spezie e aromi» spiega in un'intervista a Gazzetta Active la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Per definizione, qualunque sostanza capace di interferire con le reazioni chimiche di ossidazione che danno origine ai radicali liberi o di neutralizzare quelli già prodotti. Il processo di ossidazione, introduce danni e alterazioni strutturali in proteine, acidi grassi, colesterolo, DNA e altri composti organici che compromette irrimediabilmente il corretto funzionamento dell’organismo e facilitare lo sviluppo di malattie di vario tipo, in relazione alla funzione, al gruppo di cellule o al tessuto danneggiati dall’ossidazione. Infatti, in particolari circostanze, la produzione endogena di radicali liberi e lo stress ossidativo che ne deriva possono aumentare (come avviene ad esempio durante una malattia infettiva batterica o virale oppure durante una dieta ricca di zuccheri o a fronte di un consumo smodato di alcolici), incrementando di conseguenza anche il fabbisogno quotidiano di agenti antiossidanti in grado di contrastarli.
Scientificamente dimostrato poi che un eccesso di composti ossidanti (o “stress ossidativo”) è associato allo sviluppo e/o al peggioramento di patologie cardiovascolari (arteriosclerosi, infarto, sindromi coronariche ecc.), malattie metaboliche (diabete, sindrome metabolica e obesità), con dizioni infiammatorie, malattie degenerative neurologiche (declino cognitivo, demenza, perdita dell’udito ecc.), psicosi e altri disturbi psichiatrici. Numerose indagini scientifiche hanno fornito prove evidenti sugli effetti protettivi di specifici antiossidanti soprattutto nell’ambito della prevenzione oncologica e delle patologie cardiovascolari e metaboliche. Contro i tumori, ad esempio, gli antiossidanti si dimostrano efficaci perché favoriscono la riduzione della probabilità che i radicali liberi interagiscano con la doppia elica del DNA e, quindi, che si instaurino le alterazioni genetiche (mutazioni) alla base delle neoplasie. A livello cardiovascolare, l’effetto protettivo è legato alla capacità degli antiossidanti di combattere i radicali liberi in corrispondenza delle pareti delle arterie, dove questi composti dannosi accelerano e aggravano l’aterosclerosi favorendo lo sviluppo di patologie coronariche ed eventi acuti come l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale. E ancora, considerato che lo stress ossidativo è un risultato associato a un’accelerazione dei processi di invecchiamento dell’organismo a tutti i livelli, e quindi, non solo cutaneo, ma anche cardiovascolare e neurologico, uno stile alimentare ricco di antiossidanti potrebbe dimostrarsi un prezioso alleato per contenere il naturale declino fisico e intellettivo associato allo scorrere del tempo.
Evitano danni irreparabili al nostro organismo. Gli antiossidanti, secondo la definizione universalmente riconosciuta, sono quindi sostanze capaci, anche se presenti in piccola quantità, di ritardare o inibire i processi di ossidazione di materiali degradabili. Opponendosi all’azione dell’ossigeno, prevengono o quanto meno ritardano l’ossidazione di un’altra sostanza ossidabile. In sostanza, impediscono/inibiscono la formazione e l’azione degli agenti ossidanti e reagiscono direttamente con l’ossigeno. Esistono due categorie di antiossidanti: quelli primari o preventivi (la cui funzione è quella di impedire o ritardare l’ossidazione tramite rimozione o inibire dell’agente ossidante) mentre quelli secondari (la cui funzione è di interrompere l’ossidazione, una volta iniziata). Inoltre, molte malattie degenerative, così come l’invecchiamento, riconoscono tra i meccanismi di base un aumentato stress ossidativo. L’organismo produce naturalmente una serie di antiossidanti definiti endogeni (glutatione, il coenzima Q e gli enzimi superossido dismutasi e catalasi). Gli altri vengono quotidianamente introdotti nell'organismo attraverso il cibo. Di qui l’importanza di una dieta sana ed equilibrata poiché, il perdurare di una condizione di stress ossidativo, potrebbe essere alla base dell’insorgenza di alcune importanti patologie.
Gli antiossidanti sono delle molecole che possiamo produrre direttamente nel nostro organismo, che li ha già dentro di sé, oppure assumere attraverso l’alimentazione - spiega a Gazzetta Active la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano - Nel nostro organismo è necessario un equilibrio in termini di antiossidanti e di radicali liberi, che produciamo costantemente. Questi ultimi in sé non fanno così male come si pensa: una quota di radicali liberi può essere funzionale per il nostro organismo, ma non troppi. Se non c’è equilibrio si va incontro ad uno stress ossidativo, quindi si possono avere danni cellulari e a livello dello stesso DNA. I radicali liberi infatti accelerano l’invecchiamento, attivano dei processi infiammatori e indeboliscono il sistema immunitario. L’azione degli antiossidanti è quella di rendere stabili le cellule e contrastare la formazione di più radicali liberi.
L'importanza degli ANTIOSSIDANTI nel contrasto ai RADICALI LIBERI
Uno squilibrio da non sottovalutare.
Si produce quando c’è uno squilibrio tra antiossidanti e radicali liberi, oppure quando la produzione di prostaglandine infiammatorie (citochine infiammatorie) è elevata. E’ tutto regolato dai lipidi, dai grassi, che formano la membrana cellulare. In generale una cellula sana vede un equilibrio tra la produzione di citochine pro-infiammatorie e citochine anti-infiammatorie. Anche quelle pro-infiammatorie hanno un’azione positiva per l’organismo, perché possono bloccare un’infezione, un patogeno. Sono un sistema di difesa della cellula. Quando questo equilibrio viene meno, magari perché si segue una dieta sbilanciata, si ha un’eccessiva produzione di citochine pro-infiammatorie. A questo punto si crea questa condizione di stress ossidativa che, se non trattato, può diventare cronico. Si tratta di un’infiammazione silente, priva di sintomi, ma se diventa cronica può dare luogo a tutte quelle patologie infiammatorie come obesità, diabete, malattie cardiovascolari, cancro.
Dalle vitamine agli omega 3, l'esercito nella prevenzione della perossidazione lipidica.
Un potentissimo antiossidante è la vitamina E, che protegge la membrana cellulare, prevenendo la perossidazione lipidica. Si trova nell’olio extravergine d’oliva e nell’avocado. Poi c’è il betacarotene, che si trova nella verdura gialla e arancione e protegge la pelle. Quindi tutta la classe di flavonoidi: i polifenoli, presenti nella verdura, soprattutto nelle crucifere, nella frutta e nel tè (soprattutto verde), nell’uva e nel vino rosso (qui sotto forma di resveratrolo). Un altro tipo di flavonoidi sono le antocianine, dei frutti rossi, veri e propri super food. Anche gli acidi grassi omega 3 hanno un’ azione antiossidante e antinfiammatoria, perché danno forza alla barriera lipidica, agendo a livello anche genico. Li troviamo soprattutto nella frutta secca, [...] nel salmone e nei pesci grassi, nell’avocado. E sono ottimi anche per gli sportivi, perché vanno a nutrire il muscolo. La vitamina C è un altro antiossidante importante, che permette la sintesi del collagene e il recupero muscolare. Si trova in molti ortaggi, anche di stagione come le fragole, e poi kiwi, peperoni, agrumi. Il licopene tra tutti gli antiossidanti è quello che si attiva con la cottura. E’ presente nei pomodori, e proprio in questo caso la cottura ne libera quantità maggiori.
Gazzetta Active "Antiossidanti, perché sono fondamentali per gli sportivi? Ecco dove trovarli"
Il Giornale "Pelle over 60, niente rughe con i cibi antiossidanti"
ISS "Antiossidanti"
Fondazione Veronesi "Antiossidanti: le sentinelle della nostra salute"
Treccani "Antiossidante"
Sapere Salute "Antiossidanti"
The Journal Of Neuroscience "Oxidative damage and antioxidant response in frontal cortex of demented and non-demented individuals with Alzheimer’s neuropathology"
Hypertension "Benefits in Cognitive Function, Blood Pressure, and Insulin Resistance Through Cocoa Flavanol Consumption in Elderly Subjects With Mild Cognitive Impairment"
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Alimentazione, cosmetici e integrazione. La salute della pelle passa dall’equilibrio interno. Primo segno visibile di queste buone abitudini sicuramente una pelle sana e luminosa. Un concentrato di vitamine e altri nutrienti è il mix vincente per il nutrimento dell’epidermide sia da dentro che da fuori. Salute, benessere e bellezza della cute sono da sempre legate alle nostre scelte alimentari. Una serie di accorgimenti che passano da una dieta in senso lato ad un’attenzione all’idratazione e alla cura con prodotti mirati. Insomma, il cibo è da sempre il nostro migliore alleato, ma spesso necessita di un supporto esterno. Non solo vitamina C e D, ma anche melatonina, magnesio, potassio e altri micronutrienti fondamentali per affrontare al meglio la nostra battaglia quotidiana e anche quella notturna. Tra le cause principali dell’esaurimento delle nostre riserve e colpevoli di stress, stanchezza, sbalzi d’umore, scarsa concentrazione, insonnia e disturbi del sonno. 2 milioni e mezzo di italiani soffrono di disturbi d’ansia, una risposta a una situazione che appare minacciosa o a cui non siamo abituati, per questo l’assunzione di vitamine contro lo stress può aiutare ad alleviare alcuni dei sintomi ad essa associati. Insomma, stress e carenza vitamina è un binomio da non sottovalutare. «Lo stress incide moltissimo anche sulla nostra pelle. Quando siamo particolarmente stressati iniziamo a sviluppare ormoni come prolattina e cortisolo che bersagliano la cute, stimolando la produzione di cellule sebacee, che portano ad iperseborrea e acrne», sottolinea in un'intervista a Gazzetta Active la dottoressa Ines Mordente, dermatologa.
Salute a rischio con STRESS e CORTISOLO, come influisce lo stile di vita
Quando il sonno diventa fondamentale. Altro legame pericoloso, infatti, è proprio quello tra pelle e insonnia. Questa, ci rende nervosi e irritabili con pesanti ripercussioni sulla nostra salute e incide negativamente anche sull’epidermide. Difatti, l’insonnia è responsabile anche di borse, occhiaie, rughe e segni del tempo oltre a lasciare la nostra pelle spenta e opaca. Nello specifico l’insonnia produce il cortisolo, l’ormone dello stress che è in grado di distruggere il collagene esistente. Le notti insonni influenzeranno anche i livelli di umidità lasciando la pelle, di viso e corpo, secca e disidratata. L’effetto della pelle spenta e opaca è dovuto proprio a questa disidratazione. La pelle reagirà producendo più sebo e, come effetto a catena, i pori si ostruiranno creando punti neri, acne, infiammazioni e pori dilatati. Sull’importanza del sonno concorda anche il dottor Sorrentino, biologo e nutrizionista: «Se si dorme poco o male l’attivazione del cortisolo, l’ormone dello stress, ha tra gli altri effetti anche quello di portarci a mangiare di più. Dormire non solo un numero sufficiente di ore, ma anche un sonno di buona qualità è fondamentale per il benessere generale dell’organismo». Questo si verifica perché durante il sonno si attiva il ricambio cellulare (turnover cellulare), un processo per cui le cellule superficiali ormai morte, lasciano il posto alle nuove. Per contro, con una buona dormita la pelle produrrà elastina, collagene e acido ialuronico oltre all’ormone della crescita, quell’ormone che ci fa sembrare eternamente giovani.
«Lo stato della nostra pelle è estremamente legato allo stato del nostro intestino. Entrambi rappresentano una barriera, quindi una funzione di protezione tra l’ambiente interno e quello esterno, ma anche una connessione tra i due ambienti” - chiarisce in un’intervista a Gazzetta Active il dottor Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista. - Sono sempre più oggetto di ricerca le relazioni tra la disbiosi, ovvero l’alterazione della flora batterica intestinale, e le manifestazioni cutanee come psoriasi, rosacea, acne e dermatite atopica. Molti studi hanno evidenziato come la correzione terapeutica della disbiosi, con probiotici e probiotici, possa essere associata ad un miglioramento della qualità della pelle».
Proprio per questo, l’alimentazione e di conseguenza, l’eliminazione del consumo di alcuni cibi, ha un ruolo fondamentale non solo per la nostra salute, ma anche per quella della nostra pelle che poi riflette il nostro benessere interiore.
Uno stile di vita incentrato su una dieta sana, ricca di alimenti come frutta e verdura di stagione, prevede il giusto reintegro di antiossidanti, vitamine e sali minerali. I pesci di piccola taglia, non di allevamento, e la frutta secca aiutano il reintegro di omega 3 e omega 6, fondamentali nel contrastare l’infiammazione e lo stato di ossidazione - aging dovuto allo stress. Parlo di alimenti ricchi di grassi idrogenati o zuccheri raffinati, che possono nutrire alcuni batteri presenti nel microbiota, predisponendo così ad un peggioramento della salute della pelle. - Attenzione poi al consumo smodato di latte e latticini - Diversi studi scientifici hanno evidenziato come un eccessivo consumo di prodotti lattiero-caseari possa, in alcune persone sia di sesso maschile sia di sesso femminile, incrementare la comparsa di acne. Gli amminoacidi del latte, infatti, sembrano promuovere la secrezione di insulina e la sintesi di IGF-1, ormone che, inducendo la iperproduzione di sebo, risulta essere tra i principali conduttori di produzione dell’acne.
Quindi, non solo il cibo, ma per la salute della pelle bisognerebbe evitare anche limitare al minimo il consumo di alcune bevande:
Bere tè, caffè ed alcolici in abbondanza può peggiorare la qualità della pelle, irritandola. Al contrario il tè verde, come dimostrato in alcuni studi scientifici, migliora la carnagione e rende la pelle più sana e luminosa, aiutandola ad eliminare le tossine. Inoltre contiene numerose sostanze antiossidanti in grado di ridurre i segni dovuti all’età. - Ma soprattutto è bene ricordarsi di bere acqua - Una buona idratazione è indispensabile per mantenere sana l’epidermide, in quanto conferisce elasticità dei tessuti. Il fabbisogno di acqua di ciascun individuo cambia a seconda dello stile di vita. Ricordo sempre: il colore delle urine ci permette di verificare immediatamente il nostro stato di idratazione. Se siamo idratati, saranno di un colore chiaro, altrimenti più scuro.
Al via con la “routine” del benessere. A tavola e oltre! Dal giorno alla notte, dobbiamo prenderci cura quotidianamente della nostra pelle,
Per avere una pelle luminosa la regola numero uno è la costanza […] ricordiamo innanzitutto che la morning routine è diversa dalla night routine: di giorno si va incontro a fattori esterni, come il sole e altri agenti atmosferici. La night routine, invece, prevede l’utilizzo di creme con azione più rigenerante ed esfoliante, sfruttando il fatto di avere tutta la notte per favorire l’esfoliazione naturale notturna. Al mattino la prima cosa da fare è utilizzare l’acqua micellare per eliminare le cellule morte dopo l’esfoliazione notturna. Se però abbiamo una pelle secca è meglio il latte detergente o una mousse struccante delicata. Quindi si passa al sapone: dopo aver eliminato le cellule morte e dilatato i pori si passa al lavaggio. Consiglio il sapone liquido perché secca meno della saponetta. Il terzo step prevede l’applicazione di una crema da giorno, meglio se con un fattore di protezione. Il sole è una delle cause più importanti di invecchiamento cutaneo, quindi anche in età molto giovane è importante applicarla. Oggi esistono creme con fattori di protezione specifici non solo per fototipo, ma anche per il tipo di pelle, se più o meno grassa, se con macchie cutanee, rosacea, cuperose o altro. Alcuni prodotti hanno anche all’interno già il trucco. Il quarto ed ultimo step consiste nell’applicazione di acqua termale, che ha una duplice funzione: fissa il trucco e svolge una azione lenitiva. – Senza dimenticare di struccarsi. - Anche la sera il primo passaggio prevede l’utilizzo di acqua micellare, quindi sapone e poi crema, oppure siero, o ancora maschera. Si conclude anche in questo caso con l’acqua termale. A differenza del mattino, però, un paio di volte alla settimana si può utilizzare un sapone con effetto scrub o peeling, per aumentare il ricambio cellulare. Sempre un paio di notti a settimana sarebbe buona cosa utilizzare una maschera, con principi attivi mirati in base al nostro tipo di pelle, da lasciar agire tutta la notte.
Gazzetta Active "Dieta e beauty routine per una pelle luminosa e sana: alimenti, creme e trattamenti"
Il Sole 24Ore "Una pelle nuova con la vitamina C"
Donna Moderna "Vitamina C, l’antiossidante naturale che fa bene alla pelle"
Fanpage "Vitamina C per la pelle: perché fa bene e come usarla"
GQ Italia "La vitamina C è l'ingrediente che rende più bella la pelle questa estate"
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Tumori che si disintegrano in pochi giorni grazie all'azione dell’omega 3. È questa l'eccezionale scoperta dei ricercatori dell'Università di Lovanio (UCLouvain), pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Cell Metabolism. Non si tratta di prevenzione, ma di un vero e proprio di arresto della crescita del tumore. Alcuni acidi grassi, secondo lo studio condotto in Belgio, che va avanti da alcuni anni, gli omega 3 ucciderebbero le cellule tumorali. Fondamentali per la salute umana, in particolare l’acido docosaesaenoico (DHA), ritenuto fondamentale per la funzione celebrale, la vista e i fenomeni infiammatori. Ora quaesta nuova ricerca, gli attribuisce un ruolo fondamentale nella lotta ad alcuni tipi di tumore, tra cui quello al seno e al colon, due dei tumori più letali che affliggono i nostri tempi. I cosiddetti “grassi buoni” allentano la progressione di alcuni tumori maligni confermando, di conseguenza, alcuni precedenti studi sul cancro. Questo fenomeno si verifica perché il DHA li avvelena letteralmente. In pratica, il veleno, agisce sulle cellule tumorali attraverso un fenomeno chiamato ferroptosi, un tipo di morte cellulare legata alla perossidazione di alcuni acidi grassi. Maggiore è la quantità di acidi grassi insaturi nella cellula, maggiore è il rischio della loro ossidazione. Di solito, nel compartimento acido all’interno dei tumori, le cellule immagazzinano questi acidi grassi in goccioline lipidiche, una sorta di protezione dall’ossidazione. Ma, in presenza di una grande quantità di DHA, la cellula tumorale è sopraffatta e non può immagazzinare il DHA, che si ossida e arriva alla morte. Utilizzando un inibitore del metabolismo lipidico che previene la formazione di goccioline lipidiche, i ricercatori hanno osservato che questo fenomeno è ulteriormente amplificato, ulteriore conferma al meccanismo identificato. Gli studiosi hanno dunque dimostrato che, in presenza di DHA, gli sferoidi prima crescevano e poi implodevano, verificando che lo sviluppo del tumore risultava significativamente rallentato.
Tumori che si disintegrano in pochi giorni grazie all’azione di un noto Omega-3 (DHA, che si trova principalmente nei pesci): questa è l’eccezionale scoperta dell’Università di Lovanio. Affamate di acidi grassi, le cellule tumorali in acidosi si rimpinzano di DHA ma non sono in grado di immagazzinarlo correttamente e si avvelenano letteralmente. Il risultato? Loro muoiono.
Un veleno per il cancro. Affamate di acidi grassi, le cellule tumorali in acidosi si rimpinzano di DHA ma non sono in grado di immagazzinarlo correttamente e si auto-avvelenano. «Abbiamo presto scoperto che alcuni acidi grassi stimolavano le cellule tumorali mentre altri le uccidevano» spiegano gli autori dello studio. Insomma, un’indagine che conferma la teoria delle ricerche precedenti. Nel 2016, il team di Leuven guidato da Olivier Feron, specializzato in oncologia, aveva scoperto che le cellule in un microambiente acido (acidosi) all’interno dei tumori sostituiscono il glucosio con i lipidi come fonte di energia per moltiplicarsi. In collaborazione con Cyril Corbet della UCLouvain, il Prof. Feron ha dimostrato nel 2020 che queste stesse cellule sono le più aggressive e acquisiscono la capacità di lasciare il tumore originale per generare metastasi. Nel frattempo, Yvan Larondelle, un professore della Facoltà di Bioingegneria dell’UCLouvain, il cui team sta sviluppando fonti di lipidi alimentari migliorate, ha proposto al Prof. Feron di unire le proprie competenze in un progetto di ricerca, guidato dalla dottoranda Emeline Dierge, per valutare il comportamento cellule tumorali in presenza di diversi acidi grassi. Così gli esperti hanno rapidamente identificato che le cellule tumorali acidotiche rispondevano in modi diametralmente opposti a seconda dell’acido grasso che stavano assorbendo e, nel giro di poche settimane, i risultati sono stati impressionanti e sorprendenti. L' acidosi tumorale promuove la progressione della malattia attraverso una stimolazione del metabolismo degli acidi grassi (FA) nelle cellule tumorali. Invece di bloccare l'uso di AF da parte delle cellule cancerose acide, abbiamo esaminato se l'eccessiva captazione di specifici AF potrebbe portare a effetti antitumorali. È stato concluso che n-3 ma anche notevolmente n-6 FA polinsaturi (PUFA) inducono selettivamente ferroptosi nelle cellule tumorali sotto acidosi ambientale. Al superamento della capacità tampone dello stoccaggio dei trigliceridi nelle goccioline lipidiche, la perossidazione dei PUFA n-3 e n-6 ha portato a effetti citotossici in proporzione al numero di doppi legami e ancora di più in presenza di diacilglicerolo aciltransferasi inibitori (DGATi). Quindi, una dieta ricca di PUFA a catena lunga n-3 ha ritardato significativamente la crescita del tumore del topo rispetto a una dieta ricca di FA monoinsaturi, un effetto ulteriormente accentuato dalla somministrazione di DGATI o induttori della ferroptosi. Questi dati indicano i PUFA dietetici come una modalità antitumorale adiuvante selettiva che può integrare efficacemente altri approcci farmacologici.
• I PUFA n-3 e n-6 si accumulano preferenzialmente nelle goccioline lipidiche delle cellule cancerose acide• I LC-PUFA in eccesso subiscono perossidazione e inducono ferroptosi nelle cellule cancerose acide• Gli inibitori DGAT prevengono la formazione di goccioline lipidiche e promuovono la ferroptosi• DGATi migliora gli effetti inibitori della crescita tumorale degli n-3 LC-PUFA dietetici nei topi
Gli acidi grassi essenziali, chiamati così perché l’organismo non è in grado di produrli e devono quindi essere introdotti dall’esterno, con l’alimentazione oppute con il supporto degli integratori. Delegati allo svolgimento di diverse funzioni, l’acido alfa linolenico (ALA) contribuisce a mantenere livelli normali di colesterolo del sangue, l’acido eicosapentaenoico (EPA) è importante per il buon funzionamento del cuore e l’acido docosaesaenoico (DHA) aiuta a mantenere la normale funzione cerebrale. Inoltre, gli effetti positivi sul cervello degli omega sono stati dimostrati da decine di studi internazionali. Questo è possibile perchè gli acidi grassi entrano a far parte delle membrane cellulari, che si mantengono elastiche, e combattono l’invecchiamento mentale, infatti, gli omega 3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione dei dati, migliorando sia le performance scolastiche sia quelle lavorative. Hanno poi un’azione antitrombotica, e migliorano il ritmo cardiaco, evitando l’insorgenza di aritmie. L'EPA e il DHA hanno effetti benefici sulla pelle perché costituiscono le membrane cellulari. Conservano l’elasticità cutanea, rendendo la pelle compatta e meno segnata dalle rughe del tempo. In pratica, riparando le membrane cellulari, ne ritardano la comparsa e rimediano ai danni già fatti nel corso degli anni. Inoltre, questi grassi hanno la capacità di diminuire i livelli di colesterolo cattivo (LDL) e di trigliceridi nel sangue, altro fattore di rischio per la salute del cuore, e al tempo stesso aumentano i valori di quello buono (HDL). Importanti per la loro azione antinfiammatoria, contribuiscono a potenziare il sistema immunitario. Fondamentali anche per i bambini. Grazie al Dha favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso centrale nei primi anni di vita. Preziosi negli adulti, invece, hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose, stimolano memoria e concentrazione.
Buoni e salutari per l’organismo. Il consumo degli acidi grassi riduce anche il rischio di patologie cardiovascolari. Come dimostra un recente studio dell’Universitat Rovira i Virgili (URV) e della Harvard Medical School sui notevoli benefici degli omega 3 per il nostro organismo. Secondo questi ricercatori, il consumo di omega 3, principalmente attraverso il pesce, ma anche negli integratori contenenti questi acidi grassi, contrasta le malattie grazie all’azione che consente di modulare le lipoproteine, le particelle che spostano i lipidi attraverso il sangue. Riducono poi, tra i tanti benefici, i livelli ematici di una proteina, la beta-amiloide, strettamente associata allo sviluppo della malattia di Alzheimer. In sostanza, per quanto riguarda le funzioni biologiche, nell’organismo umano, tra gli effetti protettivi e più rilevanti degli omega 3 ricordiamo sicuramente l’azione antiaggregante piastrinica, o effetto antitrombotico, il controllo del livello plasmatico dei lipidi, soprattutto dei trigliceridi, la riduzione del rischio di problemi cardiovascolare, il controllo della pressione arteriosa mantenendo fluide le membrane delle cellule, e dando elasticità alle pareti arteriose. Per supportare e favorire l’introduzione degli omega 3 sarebbe opportuno consumare dalle 2 alle 3 porzioni settimanali di pesce, in particolare sgombro, merluzzo, pesce spada, tonno, trota, sardina e aringa. Oppure in alternativa di avvalersi del supporto di integratori alimentari. Altra importante fonte di omega 3 sono i semi di lino, valido supporto per sopperire alla carenza di questi preziosi acidi.
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Columbia University: ecco il perché gli omega 3 proteggono dall'Alzheimer
Killer del benessere psicofisico e colpevoli dell’accelerata dei processi degenerativi. L’avanzare degli anni scorre inesorabile e con esso l’invecchiamento cutaneo, quel processo cronico e fisiologico che interessa ciascuna cellula dell'organismo e che a livello della pelle si manifesta con la comparsa di rughe, macchie, scarsa idratazione, perdita di tonicità ed elasticità. Individuati chimicamente nel 1956 dallo studioso Denham Harman, il quale giunse alla conclusione che i radicali liberi erano i principali artefici dell’invecchiamento delle cellule e ne sottolineò l’aspetto altamente nocivo. Un processo naturale che porta alla progressiva diminuzione del collagene e dell'elastina prodotti dal derma, con conseguente cedimento dell'epidermide. Tra le prime cause dell’invecchiamento precoce e quindi, dell'assottigliamento e della perdita di elasticità della pelle. I danni ossidativi intrinsechi, ovvero gli effetti negativi dovuti ad una produzione interna di radicali liberi, hanno conseguenze rilevanti sulla nostra pelle tra cui proprio la comparsa di rughe evidenti seguite da una perdita di elasticità più profonda. Insomma, contro l’avanzata dei radicali liberi, gli antiossidanti, un must per difendere la pelle dal processo di invecchiamento. Dalla pelle arrossata a quella infiammata, da quella irritata a quella disidratata. Uno squilibro devastante che potrebbe creare danni irreparabili se non contrastato in tempo e con i giusti mezzi. Inoltre, i radicali liberi privano la pelle della sua capacità naturale di trattenere l’acqua e difendersi dall’inquinamento e dalle impurità. Difatti, il compito dei trattamenti antiossidanti è proprio quello di proteggere l'epidermide dai danni causati dai radicali liberi e quindi dall’inquinamento in superficie contrastando anche la perdita di idratazione. I radicali liberi sono poi responsabili di numerose malattie cardiovascolari e degenerative oltre a invecchiamento e calvizie. Tra gli altri fattori di rischio insonnia e disturbi del sonno. Si teorizza infatti che durante il sonno ci sia anche un aumento nell’attività degli antiossidanti prodotti dal nostro corpo e che la privazione del sonno causi un accumulo di radicali liberi.
Nemici della giovinezza, queste sostanze di scarto si formano come conseguenza del metabolismo cellulare e come tali sono eliminate da ogni singola cellula attraverso meccanismi specifici. I radicali liberi sono molecole che in quantità eccessive danno origine a reazioni chimiche dannose. Particelle instabili e prive di una componente essenziale: questa carenza conduce gli elettroni che le compongono verso una naturale predisposizione ad unirsi agli atomi di idrogeno. Generati, mediante un evento fisiologico, dall’ossigeno tra i fattori responsabili di un aumento figurano l’eccessiva attività sportiva, l’inquinamento ambientale, l’esposizione a radiazioni solari o ionizzate, abuso di alcol e fumo, diete non equilibrate, l’assunzione di farmacia e le patologie pregresse (ipercolestemia, diabete, patologie autoimmuni e situazioni di stress). In sostanza, i radicali liberi intervengono in particolari tipi di processi estremamente negativi per l'organismo, quali invecchiamento, malattie tumorali, numerose patologie degenerative ed altre malattie di ogni genere come ad esempio la calvizie androgenetica. Antagonisti quindi dell’organismo, della pelle e… degli antiossidanti, sostanze che l’organismo produce per bloccare il processo di ossidazione e l’azione dei radicali liberi. Pertanto, prevenire l’insorgenza dei radicali liberi nel nostro corpo è un’arma importante contro l’effetto dannoso che possono provocare. Quando il nostro corpo non è più in grado di neutralizzare questi nemici della salute è necessario aiutarlo con una sana alimentazione, le giuste creme e la corretta integrazione. In pratica, il contrasto a questa azione nociva dipende dalla combinazione di alimentazione (dieta ricca di antiossidanti) e prodotti cosmetici che assumono un ruolo chiave nel trattamento e nella cura quotidiana della pelle, perché gli attivi presenti all’interno sono studiati specificatamente per trattare e proteggere la cute, con un’azione diretta sulla pelle e sui difetti da correggere.
Diversi studi evidenziano che nonostante la durata media della vita di un uomo sia propbabilmente inferiore (intorno ai 75 anni), questa, potrebbe essere sensibilmente aumentata passando addirittura ai 120 anni se solo sul nostro organismo non influisse l’azione dannosa dei radicali liberi. Difatti, essi producono un deterioramento non indifferente a livello cellulare. Danneggiando mitocondri e membrane cellulari rendono vani i processi riparatori degli antiossidanti. Questo meccanismo che porta alla morte delle cellule, crea i primi fenomeni fastidiosi a livello estetico per poi sfociare in una serie di malattie molto più gravi: malattie degenerative (sclerosi multipla, Alzheimer e morbo di Parkinson), patologie cardiovascolari (ictus, infarto e ischemie), patologie infiammatorie (enfisema polmonare, bronchite cronica, artrite reumatoide, asma, dermatite e cancro), invecchiamento di cellule e tessuti (lo stress ossidativo altera il meccanismo di rigenerazione cellulare provocando invecchiamento precoce), comparsa prematura di rughe e macchie (danneggiano i mitocondri delle cellule responsabili della struttura del tessuto epidermico) oltre a calvizie e perdita di capelli. Insomma, gli effetti nocivi di questo prodotto di scarto sono molteplici come spiega Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista in un’intervista esclusiva a Life 120:
Cosa sono i radicali liberi e come esercitano la loro azione sull’epidermide?
I radicali liberi sono molecole aventi la caratteristica di contenere un elettrone spaiato nell’orbitale più esterno, rendendole così instabili. Per comprendere meglio questo meccanismo, va premesso che una molecola per considerarsi stabile, deve contenere non elettroni singoli, ma accoppiati due a due. Infatti, quando la molecola perde il suo elettrone, per cause che andremo a vedere, nel tentare di recuperare la sua stabilità cercherà in tutti i modi, di rubare, di strappare, un elettrone all’atomo vicino per pareggiare la sua carica elettromagnetica. Quando questo accade però, lei tornerà ad essere stabile, ma causerà l’instabilità all’atomo a cui ha strappato l’elettrone, che cercherà a sua volta di recuperare la sua stabilità strappando l’elettrone alla molecola vicina. Chiaramente è facile ed intuitivo capire che questo scatenerà un meccanismo a catena in cui gli atomi o molecole assumeranno lo stesso comportamento.
L’eccessiva produzione di radicali liberi che si accumulano nel nostro organismo sono una delle principali cause dell'assottigliamento e della perdita di elasticità della pelle?
L’organismo ha pensato ad un sistema di difesa rispetto all’attacco dei radicali. Ma quando la produzione di questi supera le capacità innate del nostro corpo, le conseguenze si riflettono sulle pelle in misura marcata ed evidente perché e l’organo in prima linea, quello sotto ai riflettori. La perdita di elasticità è uno dei primi segni di invecchiamento, ne consegue la perdita di tono e di turgore. L’importante è osservare e mettere in pratica i vari consigli, ma la cosa migliore da fare è sempre quella di prevenire ed accompagnare l’evoluzione della nostra pelle nel modo più sano e fisiologico possibile.
E’ possibile contrastare lo stress ossidativo e rallentare il processo di invecchiamento cutaneo?
Cerchiamo innanzitutto di comprendere nel modo più semplice possibile, l’origine ed il significato di Stress Ossidativo: La produzione di radicali liberi è un evento assolutamente fisiologico che fa parte delle numerose reazioni biochimiche cellulari soprattutto in quelle che coinvolgono l’ossigeno (ma possono derivare anche dall’azoto), per produrre energia. Infatti i radicali più conosciuti sono proprio quelli provenienti dalle reazione con l’ossigeno, chiamati ROS, come l’anione superossido e il perossido di idrogeno i quali a loro volta in presenza di metalli come ferro e rame danno origine al radicale ossidrile particolarmente tossico e responsabile della perossidazione lipidica. La loro formazione porta ad una conseguenza importante e assolutamente non trascurabile che prende il nome di Stress Ossidativo che sono proprio tutte quelle alterazioni che si producono nei tessuti, nelle cellule e nelle macromolecole biologiche, creando danno e a volte, quando la presenza dei radicali risulta essere in eccesso rispetto ai meccanismi di difesa dell’organismo, anche a morte cellulare. Come abbiamo già detto, la produzione di radicali liberi è un evento fisiologico e l’organismo ha di per sé, messo a punto un sistema di difesa in grado di neutralizzare buona parte degli effetti negativi associati appunto alla produzione di questi. Ad esempio la superossidodismutasi interviene per convertire l’anione superossido (un radicale), in perossido di idrogeno (acqua ossigenata) azione questa finalizzata a contrastare la presenza del radicale e a contrastare quindi lo stress ossidativo.
Quali sono le conseguenze dell’attacco alle molecole di collagene?
In questo caso i radicali liberi provocano più danni del previsto in quanto possono degradare e danneggiare prematuramente le nostre cellule di collagene che diventano più rigide facendoci apparire più vecchi. Infatti il collagene ma anche l’elastina e i lipidi che formano la membrana cellulare e il Dna, si possono deteriorare provocando, a lungo andare, un invecchiamento precoce ben visibile delle pelle. E’ necessario quindi che ci si protegga per tempo…. Ma bersaglio dell’azione ossidativa può avvenire anche a carico di fosfolipidi, proteine, acidi nucleici etc… , e le relative conseguenze su vari organi, compresa la pelle, sono causa di invecchiamento cutaneo con comparsa di rughe, macchie, e perdita di idratazione, tonicità ed elasticità.
Come proteggere la pelle dai questi irreparabili danni e interrompere le reazioni di ossidazione e di degenerazione?
Se è vero che in molti casi i radicali liberi sono i nemici della pelle (oltre che dell’organismo), è altrettanto vero che i migliori alleati per contrastare e mantenere la pelle in salute sono gli Antiossidanti, sostanze che l’organismo produce per bloccare l’azione di questi. Gli Antiossidanti infatti sono già presenti all’interno del corpo, e buona parte di essi viene assunta attraverso l’alimentazione. Tuttavia questo non è sufficiente perché una parte di essi si disperde nell’intestino, e anche perché gli alimenti sono sempre più depauperati, e gli effetti benefici possono non arrivare direttamente alla pelle. Bisognerebbe inoltre fare attenzione a ciò che si mangia e si beve . Seguire uno stile di vita orientato il più possibile nell’ evitare sostanze inquinanti , stress, diabete, alcool, al fumo di sigaretta, al freddo, alla protezione dai raggi UV del sole applicando, non solo d’estate, creme e cosmetici con filtri solari, tutti fattori questi, scatenanti la formazione di molecole reattive.
Parliamo di "RADICALI LIBERI, AMMINE e NITRITI" nella 19a puntata de "Il Cerca Salute"
Qual è il ruolo degli antiossidanti e perché è importante inserirli nella beauty routine?
Fra le varie misure consigliate per contrastare l’azione della presenza dei radicali liberi, le sostanze antiossidante assumono un ruolo chiave nel contrastare il meccanismo molecolare favorendo la rigenerazione delle cellule danneggiate. Ora queste speciali sostanze si distinguono in sostanze antiossiodative di origine endogena (perché sintetizzate autonomamente dall’organismo) come la superossidodismutasi, la catalasi e il glutatione ridotto, oppure di origine esogena cioè apportate dagli alimenti o dagli integratori, senza dimenticare l’apporto importantissimo, e che metterei al primo posto, e che quotidianamente si può avere con cosmetici selezionati e di qualità , di cui la pelle si può nutrire per trarne molti benefici. Infatti le sostanze antiossidanti nei trattamenti cosmetici, sono quelle molecole in grado di interrompere le reazioni di ossidazione e di degenerazione prevenendone le conseguenze. Il futuro è lo studio di sostanze ad azione antiossidativa che siano anche stabili all’interno di una formulazione cosmetica. Si, perché molte di queste, come ad esempio la vitamina C, utilizzata spesso in polvere proprio per preservarne la massima efficacia, ha un periodo consigliato molto ristretto entro il quale il prodotto dovrà essere utilizzato, proprio a causa della sua poca stabilità. Stesso discorso vale per la vitamina E. Oltre alla Vitamina C ed E, esistono oggi creme per il volto e per il corpo ma anche shampoo detergenti etc… in cui si impiegano le proprietà di un metallo prezioso, cioè l’Argento in forma Organica Colloidale in concentrazioni idonee a sfruttare di esso solo i meravigliosi benefici. La forma organica colloidale favorisce la sua biodisponibilità valorizzando così i suoi principi dermopurificanti in virtù delle sue proprietà antiossidative, ed in sinergia all’acido ialuronico e alla Vitamina C, aiuta la pelle a contrastare i radicali liberi rigenerandola e rivitalizzandola, schiarendola, ristrutturandola e rendendola, in particolare quella matura, più elastica, più liscia e compatta. Ma anche a lenire gli effetti degli agenti esterni. Indicata per tutte le età, sia come prevenzione sia come ristrutturante dopo i 50 anni, l’argento colloidale accelera le reazioni biochimiche che rivitalizzano il derma fino in profondità. Migliora il microcircolo e l’ossigenazione cutanea, rallenta i processi di perdita di collagene (causati anche dalla presenza di radicali liberi), ed elastina, ripara le cellule tissutali, stimola la produzione di fibre elastiche e spiana i solchi già formati, rivelandosi un amico fedele nel contrastare i processi di invecchiamento le perdite di tono e trofismo per presenza di radicali liberi e che si manifestano ancor di più, nelle pelli stressate stanche o mature.
Gli effetti negativi sono accentuati anche dalla carenza vitaminica?
Poiché molte vitamine hanno proprietà antiossidanti vien da sé comprendere facilmente che laddove ci sia una carenza delle stesse, ci sarà anche una debole azione antiradicalica. Ci sono sostanze vitaminiche in grado di disattivare l’azione dei radicali cedendo loro stesse un atomo di idrogeno riducendo al minimo il loro effetto dannoso. Inoltre le vitamine liposolubili ad esempio, vengono incorporate nelle membrane cellulari proteggendole dal danno ossidativo.
Alimentazione, integratori e cosmesi hanno un ruolo chiave in questa lotta quotidiana?
È importante sottolineare, che è sempre meglio prevenire la presenza di un stress ossidativo assoluto mettendo in pratica una serie di misure fra cui l’alimentazione variata di frutta e verdura per l’apporto di vitamine e sali minerali la cui concentrazione nel sangue dovrà essere sostenuta con l’aiuto di integratori per via orale contenenti sostanze ad azione antiossidante come Vitamina C, Vitamina E, Coenzima Q10, magnesio, rame, zinco, selenio, omega3, polifenoli, flavonoidi etc…. Ma un ruolo chiave, a cui spesso si da erroneamente un peso relativo, è proprio la beauty routine, un MUST, per difendere la pelle dai processi di invecchiamento. In grado di interrompere le reazioni di ossidazione, donano al viso un incarnato chiaro , luminoso e puro, né opaco né lucido per esaltare la luminosità innata della pelle. Una pelle che abbandona il suo grigiore e torna ad essere chiara e naturale. Un effetto distensivo sulle rughe e di turgore della pelle emergeranno nella beauty routine. E’ fondamentale sapere cosa si stende sul proprio viso e corpo, anche attraverso l’analisi dell’INCI, scegliere prodotti delicati, e di altissima qualità, senza componenti aggressivi per la cute, sempre nel rispetto di questo grande e meraviglioso organo.
Il Corriere della Sera "Dai peperoni rossi alle uova, ecco i cibi che aiutano a fare il pieno di collagene"
AGI "Pelle: contro l'invecchiamento, glicani stimolano collagene"
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Wikipedia "Collagene"
DiLei "Collagene: cos’è, a cosa serve, cosa mangiare e integratori"
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L'insonnia è al centro delle nuove scoperte sull'Alzheimer. Le ricerche degli ultimi anni hanno dimostrato che rischia di più l'Alzheimer chi presenta disturbi del sonno e del ritmo sonno-veglia. Ora un'indagine pubblicata sulla rivista Sleep medicine, condotta da ricercatori italiani, prova come le OSA, le apnee ostruttive notturne, contribuiscano al declino cognitivo in tutte le demenze e in particolare all’Alzheimer. Colpiscono dal 25 al 40% dei pazienti negli stadi da lievi a moderati della malattia, i disturbi del sonno sempre più una costante nelle persone affette da Alzheimer (AD). La devastante malattia neurodegenerativa è tra le forme più comuni di demenza, definita dall'accumulo anomalo ed eccessivo di diversi peptidi tossici tra cui placche amiloidi (Aβ) e grovigli neurofibrillari (NFT). La demenza di Alzheimer comporta cambiamenti atrofici nel cervello con conseguente perdita di memoria, disfunzione cognitiva e danni alle sinapsi. In molti, insonnia e disturbi del sonno possono rappresentare una causa di neurodegenerazione. Infatti, un pregresso di interruzione del sonno precedente all'insorgenza dei sintomi cognitivi potrebbe rappresentare un potenziale fattore di rischio per l'Alzheimer. Sebbene i meccanismi attraverso i quali un sonno scarso possa contribuire alla genesi dell'Alzheimer non siano completamente compresi, numerose evidenze scientifiche collegano i disturbi del ciclo sonno-veglia con la deposizione di beta-amiloidi ovvero sulla relazione tra insonnia e il conseguente sviluppo dell'Alzheimer. Il carico di amiloidi sembra essere potenziato dalle interruzioni del ciclo sonno-veglia e si sospetta sia un importante meccanismo attraverso il quale le interruzioni del sonno contribuiscono allo sviluppo dell'Alzheimer. Altri meccanismi poi innescati dall'interruzione del sonno possono anche essere coinvolti nello sviluppo dell'Alzheimer, come l'ipossia cerebrale, lo stress ossidativo, i disturbi dei ritmi di attività circadiani, la sovraespressione di orexine e la compromissione della barriera emato-encefalica. In pratica, l’interruzione del ritmo circadiano negli anziani potrebbe rappresentare, in particolare tra quelli con malattie neurodegenerative, un'importante caratteristica prodromica per lo sviluppo dell'Alzheimer. O meglio, la ridotta ritmicità circadiana è stata associata ad un aumento del rischio di questa malattia. Le alterazioni del ritmo circadiano sono esse stesse responsabili dello sviluppo della malattia: potenzialmente, la disregolazione dell’orologio biologico potrebbe danneggiare il sistema immunitario o provocare stress ossidativo, contribuendo alla genesi di questo disturbo. Biancamaria Guarnieri, neurologa e tra gli autori del report spiega in un'intervista a Donna Moderna il rapporto tra insonnia e demenza:
È un rapporto che va oltre quello che si credeva fino a pochi anni fa, quando i disturbi del sonno erano un triste accompagnamento della malattia che, nella fase avanzata, portava all’ospedalizzazione e comprometteva la serenità dei caregivers. Si è visto che le proteine dannose dell’Alzheimer, Beta Amiloide e Tau, si accumulano all’interno del sistema nervoso centrale soprattutto durante le ore di veglia e vengono poi eliminate dormendo bene. Perciò un sonno cattivo può interferire con questo meccanismo. Inoltre, uno studio americano ha mostrato un rallentamento dell’Alzheimer in pazienti curati per le apnee. In età avanzata ci possono essere insonnia, parasonnie, disturbo del comportamento in sonno Rem, sindrome delle gambe senza riposo, eccessiva sonnolenza diurna, che non sempre è il corrispettivo di una notte in cui si dorme male. Poi ci sono le OSA, le apnee ostruttive notturne, che rappresentano un fattore di rischio e favoriscono una più veloce progressione della malattia. Si manifestano soprattutto tra gli adulti, più nei maschi, e in oltre il 40-50 per cento dei casi di Alzheimer. Gli uomini che ne soffrono in genere se ne accorgono prima e si rivolgono ai medici. I sintomi infatti sono evidenti, russano, fanno svegliare le loro compagne e di giorno resta loro una eccessiva sonnolenza. Nelle donne invece i sintomi sono meno facili da riconoscere: confusione, insonnia, difficoltà di concentrazione, mal di testa. Le donne hanno una prevalenza di apnee in alcune fasi del sonno (sonno Rem). Perciò nel loro caso le OSA sono ignorate dalle stesse pazienti, sotto-diagnosticate o diagnosticate in ritardo.
Pericolo ALZHEIMER? Quando la prevenzione comincia a tavola
Secondo quanto riporta il Rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità in collaborazione con l’Alzheimer’s Disease International, la demenza, in costante aumento nella popolazione è “una priorità mondiale di salute pubblica”. I dati poi non sono certo incoraggianti: 35,6 milioni di persone nel mondo sono affette da demenza, ogni anno si registrano 7,7 milioni di nuovi casi, un nuovo caso ogni 4 secondi. Uno scudo a questo fenomeno in costante aumento sembrerebbe arrivare proprio dalla melotonina che oltre ad essere un valido alleato per contrastare l'insonnia si è dimostrato anche un regolatore endogeno latente della neurogenesi per mitigare la neuropatologia di Alzheimer. La melatonina, un neuro-ormone sintetizzato dalla ghiandola pineale, è noto come agente pleiotropico multifunzionale che ha un'ampia gamma di ruoli neuroprotettivi in molteplici disturbi neurodegenerativi legati all'etàe in particolare, alla malattie di Alzheimer (AD). Difatti, la secrezione di melatonina diminuisce con maggiore frequenza proprio nelle persone affette dalla demenza dell'Alzheimer, tale riduzione si pensa possa essere responsabile della disorganizzazione dei ritmi circadiani, dei problemi legati al sonno e della compromissione delle funzioni cognitive osservati in questi pazienti. Inoltre, tra le peculiarità riscontrate proprio nei pazienti affetti da Alzheimer anche la cosiddetta “sindrome del tramonto” che si manifesta con agitazione e confusione durante le ore serali. Da qui l'assunto che l'integrazione di melatonina sembrerebbe avere effetti positivi su questa sindrome come su altri disturbi del sonno. Senza considerare poi la lunga serie di benefici per l'organismo e per il rinforzo delle difese immunitarie dovuti anch'essi al corretto riposo. Ad oggi, non esiste un trattamento curativo contro la progressione dell'Alzheimer ma esistono una serie di buoni abitudi per limitare al minimo i rischi di questa invalidante patologia. A questo proposito, la melatonina svolge un ruolo cruciale per l'inibizione dell'interruzione circadiana controllando i geni dell'orologio e attenua anche l'accumulo di amiloidi e l'iperfosforilazione della tau regolando la via di segnalazione della glicogeno sintasi chinasi-3 (GSK3) e della chinasi 5 (CDK5) dipendente dalla ciclina. Un aiuto importante per contrastare lo stress ossidativo e la morte neuronale durante la progressione dell'Alzheimer.
Insomma, una malattia neurodegenerativa cronica con meccanismi fisiopatologici ben definiti, che colpisce principalmente il lobo temporale mediale e le strutture neocorticali associative. Le placche neuritiche e i grovigli neurofibrillari rappresentano i segni patologici dell'Alzheimer e sono rispettivamente correlati all'accumulo del peptide beta-amiloide (Aβ) nei tessuti cerebrali e ai cambiamenti del citoscheletro che derivano dall'iperfosforilazione della proteina associata ai microtubuli nei neuroni. Secondo l'ipotesi amiloide dell'Alzheimer, la sovrapproduzione di beta-amiloide è una conseguenza dell'interruzione dei processi omeostatici che regolano la scissione proteolitica della proteina precursore dell'amiloide. Genetica, fattori legati all'età e ambientali contribuiscono ulteriormente a uno spostamento metabolico favorendo l'elaborazione amiloidogenica a scapito della via fisiologica secretoria. I peptidi beta-amiloide, invece, sono generati dalla successiva scissione da parte della beta-secretasi (BACE-1) e della gamma-secretasi che è stata recentemente caratterizzata come parte del complesso della presenilina. Tra le diverse isoforme beta-amiloidi che presentano sottili differenze a seconda del numero di amminoacidi C-terminali, l'amiloide svolge un ruolo fondamentale nella patogenesi dell'Alzheimer. Il potenziale neurotossico del peptide beta-amiloide deriva dalle sue proprietà biochimiche che favoriscono l'aggregazione in oligomeri e protofibrille insolubili. Questi inoltre originano specie beta-amiloidi fibrillari che si accumulano in placche senili e neuritiche. Questi processi, insieme a una riduzione della capacità di smaltimento di beta-amiloide dal cervello, porta all'accumulo extracellulare di beta-amiloide e alla successiva attivazione di cascate neurotossiche che alla fine portano a cambiamenti del citoscheletro, disfunzione neuronale e morte cellulare. L'amiloidosi intracerebrale si sviluppa nei pazienti con la demenza di Alzheimer in modo età-dipendente, ma recenti evidenze scientifiche indicano che può essere osservata in alcuni soggetti già nella terza o quarta decade. Secondo recenti studi è possibile suddividere l’Alzheimer in tre fasi cliniche:
Lo stress aumenta il rischio di ammalarsi del morbo di Alzheimer
Come già anticipato, insieme al deterioramento cognitivo progressivo, anche la disfunzione dei ritmi circadiani gioca un ruolo fondamentale nella progressione della patologia stessa. Insomma, una relazione di influenza reciproca quella tra ritmi circadiani, sonno e Alzheimer. L'eziopatogenesi dei disturbi del sistema circadiano e l' Alzheimer condividono alcune caratteristiche generali che sbloccano anche la prospettiva di osservarli come un percorso reciprocamente dipendente. Per contro, l'invecchiamento, può alterare sia i tempi che la qualità del sonno che può essere fortemente disturbato nei casi di Alzheimer. Tuttavia, quando il ciclo sonno-veglia viene interrotto (e quindi caratterizzato da un aumento dei livelli cerebrali del neuropeptide che promuove la veglia orexina e da una maggiore attività neurale), la capacità di smaltimento del sistema nervoso centrale (SNC) dei metaboliti extracellulari diminuisce. Difatti, questi risultati suggeriscono l'esistenza di un'interazione meccanicistica tra la patogenesi dell'Alzheimer e l'interruzione dei cicli sonno-veglia, che è in grado di accelerare lo sviluppo e la progressione di questa grave malattia. Per sommi capi, l’ottimizzazione del ritmo sonno-veglia potrebbe diventare un ulteriore obiettivo terapeutico nella prevenzione e gestione della malattia di Alzheimer. Proprio per questo, per contrastare insonnia e disturbi del sonno è fondamentale un buon alleato: scegliere la corretta integrazione per regolarizzare e facilitare la fasi del sonno. Ancora meglio poi se con un rimedio naturale come la melatonina. Una molecola naturale antichissima con la principale funzione di regolare il ritmo circadiano, in particolare dove, come in questo caso, l’alternarsi del giorno e della notte inducono variazioni dei parametri vitali.
PubMed "Circadian and sleep dysfunction in Alzheimer's disease"
PubMed "Alzheimer's disease"
PubMed "Candidate mechanisms underlying the association between sleep-wake disruptions and Alzheimer's disease"
Le Scienze "Alzheimer: scoperti i meccanismi delle difese antiossidanti contro la neurodegenerazione"
PubMed "Melatonin in Alzheimer's Disease: A Latent Endogenous Regulator of Neurogenesis to Mitigate Alzheimer's Neuropathology"
La Stampa "Il cacao previene e inibisce l’Alzheimer"
Corriere della Sera "Mangiare cacao contro l'Alzheimer"
PubMed "Is Sleep Disruption a Risk Factor for Alzheimer's Disease?"
Medi Magazine "Estratto di cacao per la cura e prevenzione dell’Alzheimer"
Eurosalus "Il cacao che cura l'Alzheimer"
Today "Alimentazione e Alzheimer, cosa dice la scienza? Gli studi che fanno chiarezza"
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Secchezza cutanea, arrossamento, prurito, macchie e bolle. Questi tra i sintomi cutanei più diffusi con cui si manifestano le allergie. Caratterizzate prevalentemente da meccanismi generati dal contatto con allergeni o agenti irritanti diversi o meglio, reazioni innescate dall’organismo nei confronti di determinate sostanze presenti nell’ambiente che ci circonda. Gli allergeni che normalmente sono sostanze innocue, possono, in alcuni soggetti, attivare in maniera eccessiva il sistema immunitario. Le allergie cutanee, anche conosciute con il nome di dermatiti, sono delle reazioni nei confronti di allergeni che entrano in contatto direttamente con la cute e o con le mucose. Questo contatto stimola l’attivazione del sistema immunitario, in particolare dei linfociti T e delle cellule dendritiche, e questo porta ai comuni sintomi, quali lesioni vascolari accompagnate da eritema con prurito intenso. Tra le differenti sostanze in grado di causare questo tipo di allergie sicuramente alimenti, metalli, gomma, farmaci, resine, profumi e cosmetici. Insomma, numerosi i principi capaci di provocare queste reazioni di ipersensibilità. Le allergie cutanee, inoltre, vedono soprattutto l’attivazione dei linfociti T, in particolare dei linfociti Tαβ. Affinché questi si attivino è indispensabile il legame tra linfocita T e cellula di Langerhans e/o cellule dendritiche cutanee. Questo legame è mediato dal riconoscimento tra TCR (Recettore della Cellula T) e MHC (Complesso Maggiore di Istocompatibilità) di classe I o II (vedi figura).
Tra le forme più frequenti di queste eruzioni cutanee: orticaria, angioedema, dermatite da contatto e dermatite atopica. La manifestazione più comune dell’orticaria consiste nella comparsa di aree arrossate (eritema) e rilevate, rispetto alla pelle circostante, dove si avverte un intenso prurito. Mentre l’angioedema è un’alterazione che colpisce strati più profondi della pelle e, per questo motivo, si associa a sensazioni di bruciore e formicolio. L’orticaria è un’infiammazione della cute, quella su base immunologica dovuta a reazioni immunitarie che si associano all’assunzione di cibi o di farmaci oppure alle punture di insetti, quelle su base non immunologica definite anche “fisiche” in quanto provocate da un contatto e da una pressione esercitati sulla pelle (come il dermografismo). Rientrano nelle altre forme di orticaria non immunologica anche quelle provocate dall’esposizione alla luce solare, dal caldo e dal freddo. La dermatite da contatto si può manifestare con una grande varietà di lesioni che vanno dall’eritema, a bolle, a zone con placche rilevate, a squame e vescicole. La dermatite atopica, invece, si manifesta nei bambini con eritema, prurito, formazione di squame e croste, che si localizzano abitualmente al viso e negli adulti con pelle secca e arrossamenti. Per questo è importante rinfrescare e lenire la pelle oltre a rinforzare la barriera cutanea con un idratante ipoallergenico. In modo tale da proteggerla sia da allergeni che da agenti esterni potenzialmente irritanti. Il nostro impegno quotidiano, per una pelle sana, inizia proprio dalla scelta di prodotti a elevata tollerabilità e testati su pelli sensibili.
Problemi di ALLERGIA AL NICHEL? L'importanza di quello che mangiamo
La pelle, il primo bersaglio. L’80% delle allergie mostrano manifestazioni cutanee. Un’eruzione cutanea causata da allergia può essere locale e riguardare solo una piccola parte del corpo o può coprire una vasta area. La pelle, non è altro che il rivestimento protettivo del nostro corpo, funge da “interfaccia” con il mondo esterno e in virtù di questo, è estremamente esposta agli allergeni. Inoltre, l'utilizzo di prodotti cosmetici non adatti è tra le prime cause di reazioni allergiche e intolleranze. Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 il problema di allergie e manifestazioni cutanee, come riconoscerle e correre ai ripari per evitare questi fastidi oltre che fisici, anche estetici:
Come si manifestano le reazioni allergiche?
È ormai da diverso tempo che assistiamo ad un forte aumento dei fenomeni allergici dove circa il 25% della popolazione risulta essere allergica a qualcosa. Le reazioni allergiche si possono manifestare a livello della pelle, in vario modo e le diverse forme sono caratterizzate da meccanismi di sviluppo particolari e da allergeni diversi. Inoltre in alcune situazioni si possono manifestare in modo simile, pur non essendo alla base scatenate da una causa allergica. Per questo motivo le manifestazioni allergiche localizzate sulla pelle rientrano in un’area complessa che crea anche problemi di diagnosi differenziale.
Quali sono le manifestazioni più comuni di questa infiammazione della pelle?
I sintomi più o meno visibili che possono anticipare un’allergia cutanea sono normalmente da collegare alla pelle secca arrossamenti e prurito. Quando il nostro organismo reagisce in modo anomalo ad una sostanza, allergene, riconosciuta erroneamente come dannosa, può succedere che manifesti il suo disappunto anche sulla pelle. Abbiamo quindi compreso che le sostanze che possono causare una allergia, sono chiamate allergeni. Ora i soggetti allergici producono un tipo di anticorpo , le immunoglobuline E (IgE), che interagiscono in modo specifico con l’allergene. L’interazione tra le IgE e gli allergeni, innesca la reazione allergica, con liberazione di mediatori dell’anafilassi, come l’istamina in primis, responsabili dell’insorgenza dei sintomi. L’allergia è specifica verso un tipo di allergene e un soggetto può essere allergico a uno o più allergeni. A volte è difficile individuare l’origine dell’allergia: può essere infatti una allergia da contatto, ma anche di origine alimentare, farmacologica e respiratoria etc... Comunque le allergie cutanee più frequenti che affliggono una buona percentuale della popolazione si possono sintetizzare principalmente in queste tre: dermatite allergica (detta anche Dermatite Atopica o Eczema Allergico) o da contatto, orticaria e angioedema.
Perché è importante non sottovalutare i primi segnali? Qual è il rischio che si corre?
Quando il soggetto non trascura il primo campanello d’allarme e si sottopone quindi ad un approfondimento specialistico di tipo clinico e/o diagnostico, sicuramente si troverà nelle condizioni di riconoscere l’arrivo del sintomo allergico e di mettere in atto misure preventive o di trattamento in fase acuta, tali da poter controllare l’evento. Al contrario, l’individuo non preparato, può incorrere a casi rari, seppur possibili, di sintomi di anafilassi severa fino alla perdita di coscienza o altre complicanze gravi, che possono richiedere misure d’emergenza, il ricovero ospedaliero, e l’osservazione medica del soggetto.
La DERMATITE ATOPICA e il valido aiuto dell'alimentazione
C’è un rapporto tra il rash cutaneo e l’alimentazione?
Non è sempre così, ma può capitare che sedersi a tavola diventi un incubo!! Infatti alcuni cibi possano essere responsabili di una reazione allergica, dando vita a bolle e rush cutanei di diversa tipologia ed entità. Sul banco degli imputati ci sono gli Anticorpi Reattivi. Succede che alcune sostanze contenute nei cibi, fungano da allergene e vengano percepite dall’organismo come tossiche, anche se in realtà non lo sono. Il corpo quindi per difendersi da questo presunto nemico, scatena una seria di attacchi da parte degli Anticorpi Reattivi verso cellule sane, causando prurito e sintomi correlati. Spesso queste manifestazione inizialmente cutanee, si accompagnano anche a problematiche respiratorie a causa della così chiamata Marcia Allergica, che si evidenzia soprattutto nell’infanzia, anche se, è ormai chiaro che le allergie alimentari possono manifestarsi a qualsiasi età, comparire all’improvviso e/o sparire per sempre.
Atrofia, iperpigmentazione, eritema, orticaria e geloni sono campanelli d’allarme di un’infiammazione?
Le eruzioni cutanee sono caratterizzate da arrossamenti , pomfi pruriginosi o dolorosi, e lesioni che possono essere circoscritte ad una zona o diffuse su diverse parti del corpo e si sviluppano a livello superficiale (come le infiammazione dei piccoli vasi sanguigni presenti nella pelle), è il caso questo dei geloni, ma possono essere associate anche a reazioni edematose del tessuto sottocutaneo profondo parlando quindi di angioedema, ed è il caso questo delle forme di orticaria severa. Nella patogenesi si individua la presenza massiccia di istamina (e anche di altri mediatori della flogosi), liberata attraverso i mastociti, che sono cellule che svolgono un ruolo importante nel sistema immunitario, da cui consegue una reazione infiammatoria che porta alla manifestazioni cutanee.
È possibile prevenire questi disturbi oltre che fisici, anche estetici?
Prima di parlare di prevenzione, sarebbe corretto comprendere a pieno cosa si nasconde sotto la punta dell’iceberg. Infatti le intolleranze alimentari nascono da una mucosa intestinale che per svariati motivi, ha perso la sua integrità. Se volessimo dare una definizione potrebbe essere quella che l’intolleranza alimentare è la conseguenza del passaggio attraverso la mucosa intestinale troppo permeabile, di macromolecole alimentari, non completamente digerite, che a contatto con il sistema linfatico e sanguigno, scatenano, la risposta di alcuni elementi del sistema immunitario. Vediamo quindi che tutto trae origine da ciò che ingeriamo, e la mucosa intestinale è l’ambiente discriminatorio tra ciò che è funzionale alla nutrizione dell’individuo e quanto invece è opportuno eliminare per prevenire questi disturbi fisici ed estetici. Da ciò si deduce che è possibile prevenire questi disturbi partendo innanzitutto da un sano stile di vita. L’utilizzo inoltre di creme selezionate e di qualità può dare un grande contributo dal punto di vista estetico.
DERMATITE SEBORROICA, come ci aiuta l'alimentazione
Esiste un vademecum di suggerimenti o di proprietà benefiche per scoraggiare l’insorgenza di questa fastidiosa sintomatologia?
Il consiglio appropriato è proprio quello di ridurre il più possibile il contatto con l’allergene o con gli allergeni, responsabili dei fastidi. La cosa importante è quella di osservare attentamente cosa può essere il fattore scatenante, saper interpretare la risposta che manifesta il proprio corpo a contatto con l’allergene, sia esso alimentare o di natura fisica, e cercare quindi di eliminarli, allontanarsi, o di proteggersi da essi. I consigli sono quelli di avere anche in casa degli accorgimenti come cambiare spesso le lenzuola, evitare il contatto con tappeti, moquette, tappezzerie e peluche e di lavare di frequente il pavimento. Evitare di frequentare zone dove ci sia molta presenza di pollini nell’aria, mettere sempre gli occhiali. Anche l’igiene personale e una cura del proprio corpo in modo scrupoloso, sono dettagli che non possono assolutamente sfuggire. Fare la doccia con detergenti delicati che rispettino il ph della pelle e dalle proprietà fortemente idratanti ed emollienti. Utilizzare dopo la doccia una crema idratante per il viso e per il corpo, evitando così il persistere della pelle secca, caratteristica di questo tipo di problematiche, e con proprietà riparative ed antimicrobiche , che sia in grado tenere sotto controllo l’attacco di microrganismi che potrebbero essere la conseguenza di una pelle sottoposta a stress per il continuo grattarsi.
La cute funge da indicatore di patologie internistiche sottostanti?
La pelle si può considerare una vera e propria barriera reattiva e spesso funge da indicatore di patologie internistiche sottostanti. Infatti l’aspetto e il tipo di lesione sulla cute si riferisce ad una precisa patologia o classe di patologia. L’individuazione delle lesioni cutanee si basa attraverso una approfondita osservazione. A volte, se necessario, si procede con una biopsia. Inoltre durante l’anamnesi si indaga su informazioni più importanti come la storia personale o quella familiare, il tipo di lavoro condotto, se il soggetto è stato a contatto con sostanze chimiche oppure con piante o insetti. Se ha avuto una esposizione prolungata ai raggi solari o ad altri tipi di radiazioni, che tipo di malattie ha avuto, anamnesi sessuale, se sono stati condotti viaggi in zone con rischio di contrarre infezioni. Dicevamo che l’ispezione visiva è lo strumento fondamentale. La diagnosi si fa in base all’aspetto o alla morfologia della lesione spesso utilizzando anche una lente di ingrandimento. Un esame cutaneo completo include anche l’esame del cuoio capelluto, delle unghie e delle mucose utile anche nello screening dei tumori della pelle.
Quanto è importante un trattamento cosmetico per migliorare e alleviare dolore, gonfiore, prurito, bolle, squame e macchie?
Cerchiamo innanzitutto di comprendere un concetto importantissimo, che è quello in cui gli studi recenti di dermatologia definiscono la pelle è un vero e proprio ecosistema dotato di una propria vita e che ospita sulla sua superficie un’ampia popolazione di batteri buoni che contribuiscono a mantenerla sana e la cui alterazione causano squilibri che portano varie problematiche cutanee. Tutto ciò prende un nome che risuona facilmente alle nostre orecchie che è quello di Microbiota Cutaneo che ci riporta a ricordare quello dell’intestino, che oltre a mantenere sana la pelle, svolge anche il ruolo di eliminare le cellule morte processo utile questo per riparare e cicatrizzare e proteggerla dall’attacco degli agenti esterni. Ma quando si verificano i danni della pelle??? I danni cutanei sono la conseguenza di un microbiota alterato da diversi fattori (di cui abbiamo ampiamente parlato), in cui prevale un tipo di batterio rispetto ad un altro e che ne alterano il delicato equilibrio: è il caso dell’acne, della dermatite atopica, di quella seborroica, della rosacea della forfora etc… A volte anche condizioni di secchezza cutanea, possono dipendere da un’alterazione del microbiota della pelle. Utilizzare cosmetici per il volto e per il corpo e detergenti per corpo e capelli privi di prodotti di scarto del petrolio come paraffine ed olio minerali contribuisce, insieme ad altre misure sullo stile di vita, a mantenere la pelle in buone condizioni rispettando la biodiversità di questo meraviglioso e raffinato ecosistema. Oggi realizzare un cosmetico è un atto di grande responsabilità perché deve mirare ad attaccare non solo il microorganismo responsabile ma anche a ripristinare una condizione di equilibrio di questo organo incantevole , ancora a tutt’ oggi non completamente compreso.
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Sarcopenia per gli esperti del settore, ma per tutti gli altri questa condizione è meglio nota come riduzione della massa muscolare. Un altro nome che si aggiunge alla lista di malattie, oltre a obesità e patologie cardiovascolari che ci rendono maggiormente vulnerabili al rischio Covid e alle sue capacità di generare gravi complicazioni nei pazienti ospedalizzati. Ennesima evidenza scientifica, anche questa, dimostrata da uno studio italiano coordinato dall’Istituto Galeazzi e dal Policlinico San Donato, in collaborazione con l'Università di Milano. Insomma, dati alla mano, anche una massa muscolare ridotta si è rivelata quindi un fattore prognostico negativo nei pazienti affetti da questa grave infezione, esattamente, come dimostrato, accade in altre patologie e principalmente in ambito oncologico. La ricerca ha coinvolto 552 pazienti, di cui 364 uomini (con età media di 65 anni), ricoverati durante la prima ondata della pandemia nel periodo febbraio-aprile 2020. L’analisi dei parametri si è basata su un modello statistico che ha incrociato le informazioni relative allo stato della muscolatura, ottenute grazie alla Tac toracica eseguita per verificare la presenza di polmonite, con alcuni dati fisici e clinici di ciascun paziente. Lo studio ha messo in luce un’associazione significativa tra la ridotta massa muscolare e l’insorgenza di complicanze da Covid. Teoria che si lega a quella di uno studio inglese che ha valutato l'impatto dell'inattività sulla gravità della malattia. La ricerca pubblicata sul British Journal of Sports Medicine dimostra che chi non pratica attività sportiva ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva.
Parliamo di "SARCOPENIA" nella puntata n°30 de "Il Cerca Salute"
Non sottovalutare le conseguenze dell’invecchiamento. Oltre alla perdita della massa muscolare anche la conseguente diminuzione della forza. L'avanzamento dell'età adulta è associato a profondi cambiamenti nella composizione corporea, la cui componente principale è una diminuzione della massa muscolare scheletrica. Questa perdita legata all'età nel muscolo scheletrico è stata definita sarcopenia. Questa malattia si origina prevalentemente in tre step: il muscolo viene lentamente sostituito da tessuto adiposo (grasso), le giunzioni tra fibre muscolari e nervose (giunzione neuromuscolare) tendono a degenerare e di conseguenza, aumenta lo stress ossidativo a carico delle fibre muscolari. Si tratta di un processo fisiologico che inizia sostanzialmente dopo i 30 anni di età per poi procedere più rapidamente una volta superata la soglia dei 70. A questo si aggiunge una conseguente perdita di forza pari al 20% entro i 60 anni e al 50% intorno agli 80 anni. Da qui l’importanza di rallentare l’avanzamento di questa patologia invalidante attraverso la costante attività fisica ed una corretta alimentazione in modo tale da evitare che tale condizione degeneri rapidamente in una sindrome da fragilità dell’anziano con conseguente disabilità. Tra le cause principali la scarsa attività motoria e tutte quelle patologie che causano un malassorbimento intestinale come ad esempio diverticolite, malattie infiammatorie croniche dell’intestino (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa) e disturbi intestinali. Tra i primi sintomi, invece, debolezza, stanchezza, atrofia muscolare e graduale perdita della forza.
Oltre alla funzione che svolge nei confronti del metabolismo energetico, il muscolo scheletrico e il suo declino correlato all'età possono contribuire a importanti cambiamenti associati all'avanzare degli anni come la riduzione della densità ossea, della sensibilità all'insulina e della capacità aerobica. Un processo che è possibile, come già aticipato, rallentare grazie a un approccio combinato: corretta alimentazione, attività fisica e integrazione. Alcuni studi hanno indagato l’eventuale utilità dell’integrazione alimentare (principalmente proteica e/o amminoacidica), spesso in combinazione con un’adeguata attività fisica. Altre indagini hanno invece evidenziato come per tutelare l’anziano dal rischio di sarcopenia siano necessari almeno 1,2 g di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno (mentre nel soggetto giovane sedentario sono sufficienti meno di 1.0 g per chilogrammo di peso al giorno). Alle proteine (anche e soprattutto di origine vegetale) bisogna poi affiancare altri macro e micronutrienti come fibre, acidi grassi, sali minerali, vitamine, ferro ed acido folico. «Una dieta nutriente over 65 – spiega il professor Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva - dovrebbe sempre prevedere l’apporto di [...] polifenoli, aminoacidi, acidi grassi essenziali, antiossidanti, omega-3, sali minerali e vitamine, coenzima Q10, steroli, selenio, acido folico e ferro insieme a supplementi proteici e a integratori specifici suggeriti dal medico di riferimento o dallo specialista».
Le tac toraciche eseguite sui pazienti affetti da Covid-19 ci hanno dato la possibilità di avere accesso a una fonte preziosa di informazioni relative allo stato dei muscoli paravertebrali - conferma Luca Maria Sconfienza, responsabile dell’Unità di Radiologia diagnostica e interventistica all’Istituto Galeazzi e docente all’Università Statale di Milano -Questo ci ha permesso di validare la nostra ipotesi, ovvero che la ridotta massa muscolare sia un fattore rilevante da considerare nei pazienti Covid, come già accade per altre comorbidità. Questi risultati potrebbero essere utili ai colleghi clinici impegnati nei reparti Covid. - Lo studio ha convolto quattro ospedali, il Niguarda a Milano, l'Istituto ospedaliero di Brescia, l'azienda ospedaliero-universitaria di Novara e l'Istituto ortopedico Galeazzi nel capoluogo lombardo. - La grande sfida della pandemia ci ha mostrato nuovamente quanto sia preziosa la collaborazione tra diversi ospedali - sottolinea Simone Schiaffino, del Policlinico San Donato e primo autore della ricerca - E' il modello dello studio multicentrico che integra molteplici esperienze per uno scopo comune: ricavare dalle indagini eseguite dati utili alla prognosi, mediante un dato normalmente non considerato, lo stato muscolare, che esprime in modo efficace una possibile 'fragilità' dei pazienti, concetto quanto mai attuale in questo momento di emergenza.
Il Giorno "Covid e complicanze, occhio a chi ha pochi muscoli"
La Repubblica "Covid: chi non fa attività fisica ha il 73% di probabilità di finire in terapia intensiva"
PubMed "What is sarcopenia?"
Fondazione Umberto Veronesi "Dieta proteica e attività fisica contro la sarcopenia"
Corriere Nazionale "Covid e sedentarietà: più rischi per la salute"
Gazzetta dello Sport "Aminoacidi ramificati: la corretta integrazione per gli sportivi"
Food Spring "L’effetto degli aminoacidi nello sport"
Gazzetta dello Sport "Antiossidanti, perché sono fondamentali per gli sportivi? Ecco dove trovarli"
Vanity Fair "Quattro modi facili per aggiungere antiossidanti alla tua dieta"
Sapere e Salute "Antiossidanti"
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