Buoni e salutari per l’organismo, ma oltre al gusto c’è di più. Il consumo di pesce, o meglio, degli acidi grassi, riduce il rischio di patologie cardiovascolari. Un nuovo studio della Universitat Rovira i Virgili (URV) e della Harvard Medical School dimostra i notevoli benefici degli omega 3 sul nostro organismo. Secondo questi ricercatori, il consumo di omega 3, principalmente attraverso il pesce, ma anche negli integratori contenenti questi acidi grassi, contrasta le malattie grazie all’azione che consente di modulare le lipoproteine, le particelle che spostano i lipidi attraverso il sangue. Nello studio sono stati analizzati campioni di lipoproteine di 26.034 donne per indagare sul collegamento tra il consumo di omega 3, contenuto nel pesce e la diminuzione del rischio di problemi cardiovascolari. Gli scienziati si sono concentrati soprattutto su tre tipi di acidi grassi omega-3: acido α-linoleico (ALA), acido docosaesaenoico (DHA) e acido eicosapentaenoico (EPA), che si possono trovare nel pesce e i altri alimenti, essenziali per la nostra salute e il benessere del nostro organismo.
L’importanza di questa ricerca nasce da un dato non trascurabile: una persona su tre muore per malattie cardiovascolari. Fino ad oggi era stato dimostrato che un elevato consumo di acidi grassi omega 3 era associato a livelli più bassi di trigliceridi nel sangue. Tuttavia, era stato anche correlato ad un aumento del colesterolo LDL, cioè colesterolo a bassa densità trasportato dalle lipoproteine, noto anche come colesterolo cattivo. Il colesterolo LDL aumenta il rischio di malattie cardiovascolari perché può accelerare la formazione di aterosclerosi, cioè il processo mediante il quale le arterie si induriscono e perdono la loro elasticità. Per contro, lo studio ha scoperto che un aumento del consumo di colesterolo LDL dai pesci è associato principalmente al colesterolo trasportato dalle particelle più grandi di LDL, che sono meno aterogeniche e non con un aumento del numero totale di particelle di LDL. Questa diminuzione del numero di trigliceridi trasportati da qualsiasi tipo di lipoproteina aiuta a proteggere l'individuo dalle malattie cardiache.
I 3 tipi di acidi grassi omega 3 studiati, acido α-linolenico, DHA e EPA sono presenti nei pesci e in altri alimenti e lo studio ha scoperto che differiscono nella loro associazione con il rischio di malattie cardiovascolari. L’indagine dimostra che non vi era alcun aumento delle più piccole lipoproteine LDL che trasportano il colesterolo; invece l'aumento è stato tra le maggiori lipoproteine LDL, che non sono associate al rischio di malattie cardiache. Vi è stata una diminuzione di tutte le particelle che trasportano i trigliceridi e, inoltre, è aumentata la dimensione media delle particelle di HDL e LDL, un fenomeno associato a una maggiore protezione dalle malattie cardiovascolari.
OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute
Un altro elemento importante di questa ricerca riguarda i modelli utilizzati per valutare l'associazione tra il consumo di pesce e la riduzione del rischio cardiovascolare hanno isolato altri fattori nutrizionali che influenzano il risultato, come il consumo di altri alimenti, la concentrazione di omega 3 in base all'origine del pesce e ai tradizionali fattori di rischio come lo stile di vita sedentario, l'età, la massa corporea e il fumo. Lo studio ha analizzato 26.034 donne con un'età media di 53 anni (tra i 48 e i 59 anni). Di questi due grassi essenziali (EPA e DHA) ne sono ricchi pesci come sardina, aringa, sgombro e tonno. L’ALA (acido alfa-linolenico) è presente invece negli alimenti vegetali ad esempio nella frutta a guscio, nei semi oleosi e negli oli.
Gli effetti positivi sul cervello degli omega sono stati dimostrati da decine di studi internazionali. 3 Gli acidi grassi entrano a far parte delle membrane cellulari, che si mantengono elastiche, e combattono l’invecchiamento mentale, infatti, gli omega 3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione dei dati, migliorando sia le performance scolastiche sia quelle lavorative. Hanno inoltre un’azione antitrombotica, e migliorano il ritmo cardiaco, evitando l’insorgenza di aritmie. Conservano l’elasticità cutanea, rendendo la pelle compatta e meno segnata dalle rughe del tempo. In pratica, riparando le membrane cellulari, ne ritardano la comparsa e rimediano ai danni già fatti nel corso degli anni.
Una pratica nota per gli eschimesi. I primi studi risalgono metà ‘900 quando, gli scienziati decidono di indagare le ragioni per cui anche se, gli eschimesi, per combattere il freddo si alimentassero con una dieta a base di grassi animali, ciò non incideva sull'aumento di malattie cardiovascolari. L'ipotesi iniziale dei ricercatori era quindi che gli omega 3, consumati in abbondanza dagli Inuit, potessero costituire un fattore protettivo. Infatti, questi grassi hanno la capacità di diminuire i livelli di di colesterolo cattivo (LDL) e di trigliceridi nel sangue, altro fattore di rischio per la salute del cuore, e al tempo stesso aumentano i valori di quello buono (HDL).
Importanti per la loro azione antinfiammatoria, contribuiscono a potenziare il sistema immunitario. Fondamentali per i bambini. Grazie al Dha favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso centrale nei primi anni di vita. Preziosi negli adulti, invece, hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose, stimolano memoria e concentrazione. L'EPA e il DHA fanno anche bene alla pelle perché costituiscono le membrane cellulari. Inoltre, gli acidi grassi essenziali omega 3 potrebbero rivelarsi utili anche per mantenere la linea. Alcune indagini hanno evidenziato che questi grassi potrebbero favorire l'equilibrio metabolico e rivelarsi, quindi, utili per prevenire l'aumento di peso.
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Per approfondimenti:
URV "A study identifies the mechanism by which eating fish reduces the risk of cardiovascular disease"
Notizie Scientifiche "Omega-3 del pesce riduce rischio di malattie cardiovascolari modulando lipoproteine"
Ragusa News "Omega-3: perché inserirli nella dieta"
Journal of the American Heart Association (JAHA) "Habitual Fish Consumption, n‐3 Fatty Acids, and Nuclear Magnetic Resonance Lipoprotein Subfractions in Women"
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Duemila arance al giorno tolgono il medico di torno. È quanto mostra la ricerca condotta dall'Irccs di Candiolo e pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine. Secondo quest’indagine, infatti, una mega dose di vitamina C, somministrata per via endovenosa, per almeno due settimane, potrebbe potenziare gli effetti curativi dell'immunoterapia. Quindi, una dose massiccia, l’equivalente di 2000 arance potrebbe diventare un prezioso alleato nella battaglia anti-cancro. In base a quanto dimostrato da questa ricerca, l’acido ascorbico, rafforzando il sistema immunitario, potrebbe aumentare gli effetti benefici del trattamento anti-tumorale, riducendone persino la crescita. Come si legge su La Stampa, «la “bomba” di vitamina C potenzia l’immunoterapia e la rende più tollerabile, aprendo la strada a nuove possibilità di terapie integrate che potrebbero rallentare la progressione della malattia». Tuttavia, l’uso dell’acido ascorbico in dosi massicce e per via endovenosa è una pratica terapeutica consolidata già dagli anni ’30, all’epoca principalmente come arma di contrasto a polmoniti e infezioni polmonari e, più di recente, è stato utilizzato anche nel trattamento del Covid-19. Oggi, come allora, vengono dimostrati gli effetti positivi soprattutto sul nostro sistema immunitario.
Vitamina C, un concentrato di proprietà e benefici
Lo studio, condotto su topi con melanomi o tumori della mammella, al colon-retto o al pancreas, sottoposti o meno a immunoterapia oncologica. Perché la terapia sia efficace non si parla di normali dosi di Vitamina C, ma di vere e proprie "bombe" somministrate per via endovenosa per un periodo prolungato insieme. L’alto dosaggio è necessario per sbloccare il sistema immunitario stimolando una risposta più incisiva e, al tempo stesso, per generare reazioni auotoimmuni. Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare all’istituto di Candiolo e professore ordinario del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, ha spiegato che la scelta di testare le maga dosi di ascorbico nel peritoneo di topolini affetti da diversi tumori solidi è stato per comprenderne gli effetti sia sul tumore che sulla risposta immunitaria. I risultati dimostrano innanzitutto che la vitamina C da sola innesca i linfociti T e li attiva a una risposta più efficace contro il cancro, mettendolo nella condizione di rallentare drasticamente la sua crescita. La vitamina C è un potente antiossidante in grado di contrastare anche le infezioni respiratorie di origine virale, evitando così, lo sviluppo di complicanze. Dall’alimentazione bilanciata all’integrazione corretta. Una sorta di primo scudo contro gli attacchi esterni. Questo nutriente, importante per il nostro organismo, è presente nei kiwi, nelle arance, nelle fragole, nel ribes rosso, nel peperone rosso, nel cavolo nero, nei broccoli, negli spinaci, nella lattuga e nella rucola.
Questi promettenti risultati riaccendono i riflettori sugli effetti prodigiosi di questa importante vitamina. In sostanza, la vitamina C, seppur non contrastando direttamente il cancro, mette il nostro organismo nella condizione di fornire una risposta immunitaria capace di inibire lo sviluppo dei tumori. L’idea di questo studio, spiega Alberto Bardelli, nasce dai «dati positivi sull’aumento della sopravvivenza in pazienti con tumori trattati con vitamina C raccolti negli anni ’70 ma mai adeguatamente riprodotti e comprovati, gli studi sul ruolo di questa vitamina nel cancro sono stati a lungo abbandonati». «Questo conferma che il possibile effetto anticancro della vitamina C è mediato dall’azione positiva che essa ha sul sistema immunitario abbiamo, quindi, cercato di capire se tale effetto si mantenga anche in caso di immunoterapia, co-somministrando la vitamina C assieme a due farmaci inibitori dei checkpoint, già approvati per la terapia di alcuni tumori ma gravati da frequenti effetti collaterali, come la comparsa di resistenze al trattamento o di malattie autoimmuni» osserva Federica Di Nicolantonio, professore associato all’Università di Torino e a capo del laboratorio di epigenetica del cancro presso l’Istituto di Candiolo.
Storia e segreti della VITAMINA C nella prevenzione di tante malattie
I checkpoint sono i «freni molecolari» che vigilano sul sistema immunitario bloccherebbero reazioni di difesa eccessive che danneggerebbero i tessuti o provocherebbero malattie autoimmuni. Nel caso di tumori diventerebbe fondamentale sbloccarli, attraverso gli inibitori, in modo tale da rendere la risposta immune ancora più incisiva e in grado di avere la meglio sul cancro. Tuttavia, da non sottovalutare la comparsa di reazioni autoimmuni che impongono di sospendere le cure. «La contemporanea somministrazione delle mega-dosi di vitamina C - conclude Bardelli - ha potenziato l’effetto dell’immunoterapia con gli inibitori di checkpoint, rallentando la crescita dei tumori e addirittura portando alla regressione completa in alcuni animali con tumore al seno. Si tratta di risultati pre-clinici, ma se saranno confermati da successivi studi sull’uomo la ‘triplice terapia’ con vitamina C e i due inibitori di checkpoint potrebbe aprire la strada a nuove prospettive di cura nell’ambito delle terapie oncologiche integrate, rendendo le iniezioni endovenose di vitamina C ad alte dosi una strategia da abbinare all’immunoterapia».
Vanity Fair "Mega-dosi di vitamina C contro il cancro: il nuovo studio"
La Stampa "Le “bombe” di vitamina C potenziano le difese e l’immunoterapia anti-cancro"
Giornale di Sicilia "Tumori, uno studio conferma: Mega dosi di vitamina C endovena aiutano a difendersi"
Di Lei "Uno studio dimostra che la Vitamina C è efficace contro il cancro. Ma solo ad alte dosi"
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Meglio un uovo oggi che un medico domani. Tra i pochi elementi classificabili come eccellenti poiché contengono quasi tutti gli ingredienti di cui necessita il nostro fabbisogno giornaliero. Una vera e propria miniera naturale di sostante nutritive. Ogni uovo contiene vitamine A, B, D, E, K, omega 3, folato, fosforo, selenio, calcio e zinco oltre a tanti altri nutrienti importanti per la nostra salute. Per quanto riguarda il calcio, l’uovo è tra gli elementi più ricchi. Necessario allo sviluppo e al mantenimento in salute delle ossa, contribuisce anche alla regolazione dell’eccitabilità delle cellule nervose e alla contrazione muscolare. Altra funzione importante è quella svolta dal fosforo nel metabolismo energetico delle cellule. In questo alimento troviamo anche colina in abbondanza, che aiuta il cervello durante lo sviluppo e lo protegge da perdita di efficienza di memoria, conseguenza all’età. Sono fonti naturali di luteina e zeaxantina, due agenti antiossidanti che svolgono una funzione protettiva sugli occhi. Sono un valido aiuto per rendere il corpo più tonico. Il consumo alza i livelli di colesterolo HDL (quello cosiddetto “buono”).
Salutare e poco calorico. Un complesso nutritivo adatto e necessario a tutte le età. I minerali e vitamine presenti nelle uova sono importanti anche perché proteggono l’organismo dai danni provocati dai radicali liberi. Sostenute da molti esperti in alimentazione e da numerosi studi scientifici che ne esaltano le notevoli proprietà benefiche. L’uovo è quindi una ricca fonte proteica, motivo per cui viene consigliato soprattutto a chi pratica attività sportiva. È tra i cibi più digeribili. L’uovo evita i danni di una deficienza di nutrienti dovuta ad una alimentazione irrazionale ed incompleta (come ad esempio quelle ricche di carboidrati). Inoltre, le uova, contengono colina un nutriente importante per costruire le membrane cellulari. Tanto importante che glie è stata persino dedicata una giornata. Il World Egg Day nasce con lo scopo di sensibilizzare sui tanti benefici prodotti da un alimento fondamentale come l’uovo e smentirne, una volta per tutte, le radicate convinzioni. Infatti è proprio nel tanto demonizzato tuorlo che si trovano la maggior parte delle proprietà nutritive. Inoltre, secondo uno studio americano, pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Nutrition, mangiare un uovo al giorno riduce il rischio di ictus del 12% e non comporta pericoli per quel che concerne il colesterolo.
Miniera di proteine di altissima qualità e superiore a qualsiasi altro, lo rendono l’alimento perfetto sotto ogni punto di vista. I suoi tanti benefici non erano sconosciuti neanche tra le antiche civiltà di egiziani, persiani, greci e romani, venivano consumate anche nel Medioevo per ottenere maggior vigore fisico. In esse sono presenti, tutti gli aminoacidi essenziali, quelli cioè che l’organismo non è in grado di sintetizzare e deve, quindi, assumere con il cibo. Inoltre, sono particolarmente indicate per stimolare la crescita muscolare in risposta alla sollecitazione indotta dall’esercizio. Le uova, oltre a incidere positivamente sulla struttura muscolare, sono essenziali per il corretto funzionamento del sistema immunitario, che difende il corpo dalle infezioni. Sono ideali anche per sostenere la crescita e lo sviluppo.
2 UOVA al giorno per fare il pieno di salute con vitamine e minerali
Insostituibili per l’elevata concentrazione di colina, componente essenziale nella nostra alimentazione e utile per il corretto metabolismo dei grassi. La colina, componente essenziale dell’acetilcolina, abbassa il tasso del colesterolo e ne riduce l’assorbimento, contrasta l’ipertensione, svolge una funzione protettiva nei confronti del fegato e ne impedisce l’accumulo di grasso, è una delle sostanze fondamentali per lo sviluppo del sistema immunitario e garantisce il corretto funzionamento delle cellule cerebrali. Non dimentichiamo poi, che le uova e in particolare, i tuorli, sono ricchi di lecitina, una sostanza preziosa per ogni cellula del nostro corpo. Influisce sui compiti vitali nelle membrane cellulari, soprattutto nel tessuto nervoso. E ancora, influenza in modo positivo i livelli di colesterolo e previene la formazione di calcoli biliari.
Diffamato e demonizzato ingiustamente oltre a essere oggetto, negli ultimi 50 anni, di una vera e propria persecuzione. Sull’uovo se ne sono dette tante, ma è arrivato il momento di fare chiarezza su questo importante alimento. Innanzitutto non aumenta i livelli ematici di colesterolo. Studi scientifici hanno, infatti, dimostrato, che nei soggetti esaminati, il consumo quotidiano di uova non aumenta significativamente il colesterolo ematico. Questo avviene poiché, nelle uova, sono contenuti i principi nutritivi capaci di esercitare un’azione ipocolesterolemizzante. Inoltre, nelle uova sono contenuti grassi insaturi come l’acido linolenico (omega 3), l’acido oleico e la lecitina svolgono la funzione di pulizia delle arterie dai depositi dannosi provocati proprio dalla presenza di colesterolo in eccesso. La lecitina oltre a ridurre il livello di colesterolo nel sangue ha la capacità di far diminuire l’assorbimento di colesterolo alimentare.
Mangiare uova tutti i giorni può aiutare la salute cardiaca
Non è un cibo grasso. Anche se viene spesso creduto il contrario, contiene solo l’11% di grassi e pur essendo di origine animale, è costituito per lo più da monoinsaturi e polinsaturi (quelli considerati benefici per l’organismo). Per quanto riguarda i rimanenti acidi grassi saturi, invece, sono costituiti in gran parte da acido stearico, che nel fegato viene rapidamente trasformato in acido oleico, ovvero in un acido monoinsaturo. Vale a dire, le uova contengono una scarsa quantità di grassi e questi non sono nocivi, anzi, sono quelli che fanno bene alla salute. Come è stato anche dimostrato dalla ricerca con l’innalzamento del “colesterolo buono” e dell’abbassamento di quello “cattivo.”
Non sono nocive per il fegato. Al contrario, fanno bene! Non favorisco in alcun modo lo svuotamento della colecisti e, in presenza di calcolosi biliare non si rischiano dolorose coliche. A sfatare queste leggende metropolitane due preziose sostanze presenti nell’uovo: la colina e la metionina che proteggono il fegato. Quindi, non solo non fanno male, ma chi soffre di patologie epatiche può tranquillamente mangiare uova senza correre rischi. Da non trascurare poi che sono uno tra alimenti più facilmente digeribile. L'uovo non è un nemico della linea. Un uovo contiene solo 80 Kcal ricche di proteine capaci di aumentare l’energia corporea e prolungare il nostro senso di sazietà che inibisce, di conseguenza, il desiderio di mangiare per lungo tempo. Insomma, due uova a colazione sono una vera e propria iniezione di salute.
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Nuove ricerche: il colesterolo sopra la media fa vivere più a lungo
Abuso di farmaci contro il colesterolo?
Non fa ingrassare, se assunto con moderazione. A sfatare un mito legato al consumo di vino, due recenti studi, l’uno condotto dai ricercatori del Washington State University e l’altro da scienziati della Harvard Medical School, il resveratrolo, un polifenolo presente nel vino rosso aiuterebbe a perdere peso. Il resveratrolo è un tipo di antiossidante presente nella maggior parte dei frutti. Questo polifenolo, che si trova in soprattutto nell’uva, consentirebbe di trasformare il grasso bianco, correlato al diabete e all’obesità, in grasso beige che brucia calorie invece di memorizzarle e permettere di perdere peso con maggiore facilità. Lo studio del Washington State University condotto sui topi, ha dimostrato come questi hanno registrato un miglioramento aggiungendo una modesta quantità di resveratrolo nella loro dieta, riducendo il rischio di sviluppare obesità del 40%. I ricercatori hanno scoperto che il resveratrolo ha sviluppato una quantità maggiore di grasso beige nelle cavie.
Min Du, professore di scienze animali e lo scienziato Songbo Wang i due scienziati della Washington State University hanno dimostrato che bacche, uva e altri frutti convertono il grasso bianco in eccesso in grasso beige, attivo a combustione energetica, che brucia calorie, fornendo nuove strategie per la prevenzione e il trattamento dell'obesità. Precedenti studi hanno suggerito che il resveratrolo può aiutare a prevenire l'obesità, ma non è chiaro come sia stato. Gran parte della ricerca, compresi studi altamente pubblicizzati sul vino, ha utilizzato concentrazioni molto elevate di resveratrolo - molto più di quanto un essere umano potrebbe consumare in una dieta normale. Un altro studio, è stato condotto ad Harvard su 20.000 donne. Ha dimostrato che le donne che consumavano vino avevano un probabilità ridotta del 70% di sviluppare l’obesità. Gli studiosi hanno scoperto che bere vino rallentava l’aumento di peso nelle donne. Tra le tante proprietà del resveratrolo quella rallentare l'invecchiamento e combattere il cancro, le malattie cardiache, il morbo di Alzheimer, l'obesità e il diabete.
Da anni oggetto di studio, in virtù delle notevoli proprietà benefiche per la salute oltre alla facile reperibilità in natura. Tra le principali proprietà del resveratrolo vi è la sua funzione antiossidante, ovvero protegge dai danni causati dall’ossidazione. È infatti in grado di inibire la sintesi dei radicali liberi, molecole alla base dell’invecchiamento cellulare. Da non trascurare poi, le sue proprietà anti-cancerogene. Tra le modalità di intervento, la capacità di bloccare i processi alla base della genesi dei tumori e la relativa progressione. Potente antinfiammatorio e valida alternativa all’uso dei farmaci. Protegge il sistema cardiovascolare, limitando i danni che l’invecchiamento esercita sui vasi sanguigni. Ma non è tutto. Il resveratrolo è anche un potente alleato del sistema nervoso contro i danni delle malattie neurodegenerative. Altra capacità, la sua azione immunomodulante in grado di regolare il sistema immunitario e influenzare il funzionamento dei linfociti. Da non trascurare poi, la sua funzione antimicrobica.
«Solo nel 1992 si è iniziato a parlare di resveratrolo come principio attivo di grande interesse per la salute umana, quando dei ricercatori hanno tentato di dare una risposta al paradosso francese» spiega Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. «Difatti nella comunità medica non si riusciva a comprendere come fosse compatibile una bassa mortalità da infarto coronarico in Francia (a confronto di altri paesi) valutando gli alti livelli di consumo di grassi saturi e nicotina (in linea con gli altri paesi occidentali)». Tale controtendenza, spiega Panzironi nel libro, fu attribuita al consumo di vino rosso, dimostrando che il resveratrolo protegge le persone dalle malattie cardiovascolari, nonostante un’alimentazione ricca di grassi ed un uso elevato di nicotina. Tale principio attivo si trova infatti principalmente negli acini dell’uva rossa ed è trasferito nel vino rosso grazie alla fermentazione del mosto a contatto con le bucce dell’uva (il vino bianco prodotto senza questa tecnica non contiene il resveratrolo). «Tale principio attivo - si legge nel libro - appartiene alla famiglia dei fenoli non flavonoidi e a seguito di tale ricerca sono stati realizzati altri studi in tutto il mondo, concentrati più specificatamente sulle capacità antinfiammatorie, fluidificanti, antitumorali, antitrombotiche, antiossidanti ed antidiabetiche del resveratrolo».
«È stato riscontrato - spiega ancora nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - che esercita effetti protettivi nei confronti della pelle (derma) preservandola dall’invecchiamento. Il resveratrolo inibisce l’apoptosi delle cellule migliorando la disfunzione mitocondriale e bloccando le radiazioni. Inoltre il resveratrolo stimola la produzione di collagene oltre che inibire l’espressione delle proteasi, responsabili della degradazione della matrice collagenica. Migliora il microcircolo che nutre la cute, rigenerando l’elasticità dei vasi periferici, permettendo l’aumento dell’ossigenazione. La sua molecola è utilizzata nel trattamento delle dermatiti seborroiche ed irritative dell’eczema. - È stato provato da diversi studi clinici che il resveratrolo è un potente antiossidante, superiore alla vitamina C ed al Beta-carotene (vitamina A), perché sviluppa con esse un’azione sinergica. Agisce inoltre inibendo la perossidazione delle lipoproteine (Ldl). - È considerato un ottimo rimedio anti-età per la sua capacità di rallentare gli effetti dell’invecchiamento». All’Università di Maastricht hanno condotto uno studio somministrando il resveratrolo per un solo mese a persone obese, a rischio di diabete, ictus e con malattie cardiocircolatorie. I ricertatori hanno riscontrato una riduzione della pressione arteriosa, una diminuzione degli zuccheri nel sangue ed un miglioramento del metabolismo dei grassi. «Al resveratrolo - evindenzia ancora Panzironi nel libero - è anche riconosciuta la capacità di vasodilatatore, d’inibire l’aggregazione piastrinica e come ottimo fluidificatore del sangue, capace di limitare l’insorgenza di placche trombotiche (vaso epitelio-protettivo)». Anche lo studio presentato all’Ada nel 2010 dallo scienziato Jill P. Crandall, che ha sottoposto, per settimane, i pazienti anziani a un supplemento di resveratrolo, ottenendo così una riduzione del picco glicemico post-pasto pari al 10% e dimostrando, di conseguenza, un miglioramento della sensibilità insulinica. È stato inoltre dimostrato come l’azione antiossidante del resveratrolo abbia un effetto protettivo contro le malattie neurodegenerative (Alzheimer) e ne contrasto delle infezioni virali e fungine. Per quanto riguarda i tumori, infine, il resveratrolo impedisce la trasformazione di alcune sostanze in sostanze cancerogene. Inoltre, la somministrazione di resveratrolo, inibisce lo sviluppo di varie forme tumorali.
«I polifenoli nella frutta, incluso il resveratrolo, aumentano l'espressione genica che migliora l'ossidazione dei grassi alimentari in modo che il corpo non venga sovraccaricato», spiega Du. «Trasformano il grasso bianco in grasso beige – continua l’esperto - che brucia i lipidi come calore, aiutando a mantenere il corpo in equilibrio e prevenire l'obesità e le disfunzioni metaboliche». I due ricercatori hanno anche dimostrato che questa transizione del grasso bianco in grasso beige sarebbe stimolata stato recentemente pubblicato sull'International Journal of Obesity è stato finanziato dal National Institutes of Health, dalla National Natural Science Foundation of China e da una borsa di studio interna sulla ricerca emergente del WSU College of Agriculture, Human and Resource Sciences. Uno studio recente dell’Università di Maastricht in Olanda ha indagato gli effetti positivi che deriverebbero dall’assunzione del resveratrolo. Dallo studio emergerebbe l’abbassamento dei livelli di grassi e zuccheri nel sangue e della pressione sanguigna.
Al via con l’elisir dell'eterna giovinezza. Tra i segreti di lunga vita, il classico bicchiere di vino rosso a pasto rinforza il sistema immunitario, Dai polifenoli al resveratrolo, ritardano l’invecchiamento cellulare e prevengono le malattie cardiovascolari. Già gli antichi egizi, intorno al 3150 a.C., utilizzavano le proprietà benefiche del vino, impreziosito da erbe e resine di vario genere per ottenere una miriade di effetti salutari. È quanto si legge dallo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) della Pennsylvania (Usa). Inoltre, gli effetti positivi del consumo moderato di vino sono stati confermati da numerose ricerche scientifiche.
Sul vino, e ancor più, sul resveratrolo, come importante antiossidante con effetti benefici sull'apparato cardiovascolare interviene anche la Coldiretti: «E' soprattutto questa sostanza, presente in particolare nel vino rosso, ad avere un'influenza positiva sulla salute, dimostrata dal cosiddetto paradosso francese: oltralpe, infatti, si soffre meno di disturbi cardiovascolari nonostante il consumo di cibi grassi, perché si beve molto vino rosso. «Recenti studi medici – continua la nota della Coldiretti -, hanno poi stabilito che il consumo prolungato di vino determina modificazioni strutturali a carico di componenti del sangue: i globuli rossi, le piastrine e altri fattori della coagulazione provenienti dal sangue di persone considerate 'bevitori abituali', hanno una resistenza superiore nei confronti di stimoli ossidativi rispetto alle cellule sanguigne degli astemi». «Altri filoni di ricerca sono quelli sulle proprietà anti-invecchiamento delle cellule, sulla cosmesi, sulla chirurgia plastica, sulla prevenzione dei tumori e dello stress e sugli allergeni» conclude il comunicato.
I notevoli benefici del resveratrolo nel vino sono già stati dimostrati 20 anni fa con una ricerca pubblicata sulla rivista medica The Lancet. Quindi, non solo non influisce sull’aumento di peso, ma non fa male. Bere vino rosso fa bene alla salute. Ampiamente dimostrato negli ultimi anni con una serie di ricerche che bere vino con moderazione potrebbe aiutare a ridurre i rischi di alcune patologie cardiache. Secondo una serie di studi, il vino aiuterebbe a ridurre anche il rischio di ictus e questo perché trattiene il colesterolo buono HDL nel sangue. Dimostrata anche la sua capacità di limitare il rischio di alcuni tipi di sviluppare il diabete di tipo 2, di cancro, di demenza e morbo di Alzheimer. Oltre a una diminuzione di probabilità di diventare depressi. Ancora più iportante, il contenuto polifenolico presente in tutti i frutti, anche se i più ricchi sono ricchi di mirtilli, fragole, lamponi, uva e mele.
I ricercatori hanno sempre ipotizzato che esistessero solo due tipi di grassi, ha affermato il grasso bianco, in cui i lipidi sono immagazzinati come energia e il grasso bruno che brucia i lipidi per produrre calore. Diversi anni fa, è stato scoperto il grasso beige, che si trova tra il grasso bianco e quello marrone. Il ricercatore sostiene che il grasso beige sia generato dal grasso bianco in un processo chiamato "doratura". «Il resveratrolo – evidenzia Du - può migliorare questa conversione del grasso bianco in grasso beige e, quando si hanno alti tassi di doratura, può parzialmente prevenire l'obesità». Du sostiene che il grasso bianco sia protettivo quando sano. Tuttavia, una quantità elevata comporterebbe squilibri e malattie. «La teoria attuale – continua lo studioso - è che quando mangiamo eccessivamente, i lipidi extra vengono immagazzinati nel grasso bianco. Con l'obesità, le cellule adipose si allargano a un punto in cui sono sature e non riescono ad assorbire lipidi». L’esperto spiega che man mano che le cellule adipose si sovraccaricano e muoiono, rilasciano tossine e causano infiammazioni che portano a problemi di salute come l'insulino-resistenza e il diabete. «I polifenoli come il resveratrolo sono buoni in quanto migliorano l'ossidazione del grasso in modo che non venga sovraccaricato. L'eccesso viene bruciato come calore », conclude il ricercatore. Tuttavia, ricordiamo che per chi ha problemi di obesità o è alle prese con una dieta dimagrante, sarebbe opportuno evitare il consumo di bevande alcoliche. In particolare, dovrebbero astenersi dal bere alcolici le donne in gravidanza e in allattamento, i bambini e gli adolescenti.
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Dal polline alle allergie. La primavera, oltre alle belle giornate, porta con se anche tutti i fastidi legati alla febbre da fieno. Dagli starnuti agli occhi gonfi. Le allergie da pollini colpiscono tra il 10 e il 20% delle persone. «La questione con le allergie stagionali è che colpiscono il naso e gli occhi tendono ad essere nasali e la maggior parte dei sintomi è localizzata nella testa, a meno che non si abbia uno sfogo cutaneo» spiega Greg Poland, direttore del Mayo Clinic's Vaccine Research Group. Tuttavia, pochi sanno che il miglior rimedio naturale contro le allergie è il sale rosa dell’Himalaya. Rispetto al sale industriale, il sale rosa himalayano è decisamente il più indicato contro fastidi di tipo allergico. Considerato come il più pregiato, completo e puro tra i sali, solo quello himalayano contiene ben 84 oligoelementi e minerali fondamentali per il nostro organismo come rame e ferro da cui prendono la colorazione rosa naturale tipica di un prodotto non trattato e non sbiancato chimicamente.
Grazie alle sue proprietà antibatteriche e antinfiammatorie, è in grado di sciogliere il muco e accelerare la sua espulsione, supportandone il processo di rinforzamento del sistema immunitario. Una lunga serie di benefici contro i fastidi da allergia possono essere accentuati grazie alla nebulizzazione. Una tecnica unica, meno invasiva e delicata di altri sistemi perché permette di diffondere in modo omogeneo e sicuro tutti gli oligoelementi presenti nel sale himalayano all’interno della stanza. E in attesa della riaperture delle stanze del sale, possiamo sempre scegliere un piano B per non trascurare il benessere del nostro organismo. Nel frattempo, l’alternativa utile e semplice da utilizzare, potrebbe essere quella delle inalazioni di sale rosa dell’Himalaya. Da non dimenticare che, se riscaldato, il sale rosa himalayano, enfatizza le sue proprietà disintossicanti e decongestionanti.
Il sale dell'Himalaya possiede notevoli proprietà depurative, disintossicanti e rinvigorenti che apportano numerosi benefici al nostro organismo. Tra questi, la sua capacità di equilibrare il pH a livello cellulare, favorire l'assorbimento intestinale, contribuire all'igiene orale, vigilare sul corretto funzionamento della tiroide, diminuire i disturbi articolari e muscolari, alleviare gli stati di ansia, tonificare la pelle, facilitare il sonno, aiutare la respirazione e la circolazione sanguigna, curare le infezioni delle vie respiratorie, agevolare la riduzione dei segni dell'invecchiamento, ridurre i crampi, ridurre il rischio di ipertensione e ritenzione idrica, accresce il desiderio sessuale e rinforzare la resistenza delle ossa. Oltre al noto uso alimentare in cucina, il sale rosa è quindi impiegato come soluzione idrosalina grazie alle in numerose peculiarità che lo rendono un potente coadiuvante in grado di curare diverse patologie. In primis, considerata l’emergenza stagionale, le inalazioni idrosaline, metodo utilizzato soprattutto in caso di malattie delle vie respiratorie come asma, bronchite o raffreddore. Il procedimento è molto semplice, basta riempire una pentola e portare l’acqua ad ebollizione, aggiungere poi 30 grammi di sale rosa dell'Himalaya. Appena sciolto il sale, inalare il vapore sprigionato dalla soluzione attraverso fumenti. Una volta terminato, gli organi trattati impiegheranno almeno 30 minuti per espellere le tossine. Tuttavia, queste inalazioni non rappresentano una cura contro le allergie primaverili, ma piuttosto un rimedio naturale efficace contro tutti i sintomi tipici delle manifestazioni allergiche come asma, raffreddore, congestione nasale, lacrimazione degli occhi, bronchiti e difficoltà respiratoria.
I benefici del sale sulla pelle: Sale Rosa dell'Himalaya
Tuttavia, le inalazioni non sono l’unico uso in ambito terapeutico. In caso di bronchite o secchezza cutanea è possibile utilizzare il sale rosa per un bagno nell'acqua salata, attraverso l'osmosi le tossine del corpo vengono espulse nell'acqua mentre i sali minerali della soluzione salina vengono assorbiti attraverso la pelle riequilibrando i livelli del pH. Questo trattamento viene solitamente circoscritto a una parte del corpo, come avviene nel caso del pediluvio, ma può essere adottato anche come bagno totale. Notevole in caso di malattia della pelle come ferite, herpes e punture di insetti, contusioni, rigonfiamenti e distorsioni o più semplicemente può essere utilizzato come scrub per la pelle. Questa soluzione è indicata anche per i lavaggi delle cavità nasali in caso di raffreddore e allergie per dare sollievo a dolori provocati da malattie croniche, oltre alle infiammazioni del cavo orale. Ottimo rimedio anche per alleviare il dolore in caso di mal di gola, utilizzabile per disinfettare sia attraverso sciacqui, eliminando virus e batteri, che attraverso impacchi in grado di attenuare il dolore. Utile anche per sanare i casi di otite, utilizzato attraverso sacchetti di cotone o di lino, riscaldato in forno a 50-60°C e appoggiati sull’orecchio infiammato per circa 20 minuti.
Altro effetto purificante ed equivalente di una dieta disintossicante, è quello del bagno nella soluzione idrosalina. Mediante questa pratica, dove si consiglia di utilizzare almeno 1 Kg di sale, le tossine vengono trasferite dal corpo all'acqua mentre la pelle reintegra i minerali in soluzione. Al contrario del bagno normale, che disidrata, il bagno salino fissa l'acqua depositando il sale nello strato più esterno della pelle, lo strato protettivo rimane intatto e la cute non inaridisce. Indicato particolarmente per chi ha una tipologia di pelle molto secca. E non è tutto. Ottimo rimedio per ferite, punture d'insetto, dolori articolari e muscolari e per riequilibrare il pH della pelle sono le frizioni idrosaline. Questa pratica accelera la cicatrizzazione delle ferite anche in caso di contusioni e gonfiori. Basterà sciacquare e frizionare la parte interessata più volte delicatamente e asciugate. In caso di febbre, utilizzati più frequentemente gli impacchi salini. E ancora, il cuscino di sale usato a caldo o a freddo come metodo naturale per alleviare dolori reumatici o distorsioni. In ultimo, la versione moderna del mantello spagnolo di Sebastian Kneipp, la maglietta al sale disintossica l'organismo e riattiva il metabolismo.
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Asma, difficoltà respiratoria? La scienza conferma che dipende da quello che si mangia
Una tra le informazioni inequivocabili giunte sino ad oggi, sul Covid-19, riguarda proprio le complicanze in caso di contagio e il relativo stato di infiammazione con la conseguente alterazione del sistema immunitario. La maggior parte di queste cellule, circa il 70-80% si trova nel nostro intestino, forse, non tutti sanno che, l’efficienza di questa attività dipende soprattutto dalla tipologia di alimenti e ancor più di nutrienti che introduciamo attraverso il cibo. «Un sistema immunitario efficiente — sottolinea Annamaria Colao in uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition — è importantissimo per difenderci da malattie e virus e passa anche per una nutrizione corretta». La resistenza alle infezioni può essere, quindi, migliorata e facilitata grazie agli antiossidanti, che aiutano il nostro organismo a difendersi dall’attacco dello stress ossidativo. Via libera a tavola, quindi, agli agrumi e a tutti i cibi ricchi di vitamina C, considerata da sempre l’antiraffreddore per eccellenza.
Foto: Corriere della Sera
Anche Renata Bracale, ricercatrice e docente in nutrizione umana presso l’Università degli Studi del Molise, evidenzia in un’intervista a Fanpage l'importanza, mai come ora in cui siamo impegnati in questa lotta al virus, di tutti quegli alimenti, come frutta e verdura, a cui dovremmo attingere per rafforzare il nostro sistema immunitario. Nell’articolo, l’esperta spiega l’importanza della scelta di cibi ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti: «La regola da tenere presente è che è importantissimo mangiare colorato. I colori nascondono dietro di sé dei segreti importanti: ad ognuno corrisponde una vitamina, un minerale, un antiossidante». Lei Zhang e Yunhui Liu due ricercatori dell’ospedale dell’Università Medica di Shenyang, in Cina, sostengono che i nutrienti che potrebbero svolgere un ruolo determinante nella difesa contro il COVID-19 sono le vitamine A, B2, B3, B6, C, D ed E, oltre ai micronutrienti come selenio, zinco e ferro e agli acidi grassi polinsaturi omega 3.
«Il primo scudo contro la pandemia è proprio il sistema immunitario» spiega Philippe Lagarde, oncologo di fama mondiale. Ad agire, per il medico francese, una volta assorbiti, sarebbero i micronutrienti, come appunto le vitamine, gli oligoelementi, i polifenoli, etc.... «Essi agiscono in sinergia tra loro - prosegue l’esperto -, ma anche assieme agli enzimi e ai sistemi antiossidanti della cellula per neutralizzare i radicali liberi costantemente sviluppati all’interno delle cellule». «Questa sinergia è essenziale – continua Lagarde -, eppure viene totalmente trascurata nella lotta alle infezioni, in particolare contro quelle virali». «Le vitamine C, E, A, il selenio, lo zinco, l’acido lipoico, il glutatione e suoi precursori, i carotenoidi (flavonoidi, antociani, tannini) agiscono in sinergia e sono il “nutrimento” di cui il sistema immunitario ha bisogno» conclude il noto oncologo francese. A confermare l’ipotesi anche un report dell’OMS: «L’83% della popolazione con più di 40 anni è carente di micronutrienti». Secondo i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il sistema immunitario della popolazione a livello mondiale e, ancora più, di quella del mondo occidentale, è stato pericolosamente indebolito, soprattutto quello della fascia over 65. Detto e fatto, questo crollo delle difese apre le porte ai microrganismi patogeni, virus inclusi, spianando la strada alle pandemie.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico
La difesa dell'organismo contro l'aggressione dall'esterno da parte di microrganismi patogeni (virus, batteri, protozoi, funghi) formano nel loro complesso il sistema immunitario. Costituito principalmente da globuli bianchi o leucociti. I leucociti, che derivano da cellule staminali presenti nel midollo osseo e nel tessuto linfoide, intervengono in modi differenti nella difesa dell'organismo: alcuni sono in grado di inglobare l'agente esterno e distruggerlo (fagociti), altri agiscono indirettamente liberando diverse sostanze. «Il nostro corpo è attaccato continuamente dall’esterno da virus, batteri, funghi e solo la nostra pelle riesce a difenderci efficacemente» scrive Adriano Panzironi nel libro “Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti”. «Tali microrganismi patologici – continua nel libro - cercano in ogni modo di entrare nel nostro organismo, utilizzando le ferite o le abrasioni, oppure tramite la bocca e il naso o anche l’intestino, dove colonie di batteri patogeni, presenti nel colon, si scontrano con le nostre difese immunitarie».
L’importanza di una dieta equilibrata per il corretto funzionamento della difesa immunitaria l’aveva intuita anche Ippocrate quando raccomandava: «Fa che il cibo sia la tua medicina». E se è vero che la miglior difesa comincia dalla tavola, vediamo quali sono gli alimenti fondamentali ricchi di nutrienti e micronutrienti per prevenire e contrastare le infezioni e per vivere in salute. La vitamina A è considerata un antinfettivo per eccellenza, indispensabile per l’integrità di cute e mucose, che sono la prima linea di difesa dai patogeni esterni. Ne sono ricchi gli alimenti dal colore arancione come carote, zucche, albicocche e uova. La vitamina B (B2, B3 e B6), influenza la risposta immunitaria contro virus e batteri. La vitamina C è un potente antiossidante in grado di contrastare le infezioni respiratorie di origine virale, evitando così, lo sviluppo di complicanze. Presente nei kiwi, nelle arance, nelle fragole e nel ribes rosso. E ancora nel peperone rosso, nel cavolo nero, nei broccoli, negli spinaci, nella lattuga e nella rucola. La vitamina D svolge un ruolo fondamentale nella modulazione della risposta immunitaria e una sua carenza aumenta il rischio e la gravità delle infezioni, soprattutto quelle del tratto respiratorio.
Alimentazione Life 120 verdure consigliate e le loro proprietà
Nel libro "Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti", Adriano Panzironi spiega le caratteristiche e le principali funzioni dei sali minerali sul nostro organismo: «Il magnesio svolge diverse azioni protettive nei confronti del sistema circolatorio» e una sua carenza viene associata a uno stato di infiammazione cronica. Favorisce la diminuzione della pressione sanguigna, agendo sulle cellule muscolari del cuore (facendole rilassare), prevenendo palpitazioni e battito cardiaco irregolare. È un ottimo vasodilatatore. Inibisce la coagulazione del sangue (diminuzione del rischio dell’ictus ischemico) e riduce il colesterolo. Facilmente rintracciabile in alimenti come cacao, frutta secca oleosa, frutti di mare, pesci (aringa e merluzzo), spinaci crudi, noci brasiliane, legumi, verdure a foglie verdi, cereali integrali. Il selenio influenza differenti tipi di risposta immune, ostacola la formazione dei radicali liberi, proteggendo le cellule dai danni dell’ossidazione. Lo zinco riduce la morbilità e la mortalità dovuta alle infezioni respiratorie e una sua carenza è associata a condizioni patologiche come raffreddori e polmoniti, difatti, «allo zinco - evidenzia Adriano Panzironi nel libro - si attribuisce la capacità di aiutare a prevenire i raffreddori e migliorare la risposta immunitaria». Se combinato piritione, inibisce la replicazione di diversi virus, compreso il coronavirus SARS-CoV2. Il ferro, una sua carenza, e determina un indebolimento del sistema immunitario aumenta rischio di infezioni acute del tratto respiratorio. Presente sia nei cibi animali (come alici, seppie, calamari, tacchino, uova, manzo e nell’alimento che ne contiene sicuramente la maggiore quantità, ovvero le ostriche) che vegetali (germe di grano, semi oleosi di canapa, sesamo, semi di zucca e girasole). Presente anche nei pinoli, noci, mandorle, nocciole e, tra i latticini, in maggior quantità nel parmigiano.
Altro ruolo importante è quello svolto dai beta-glucani, presenti nella parte esterna del chicco di orzo e avena, nei funghi e nelle alghe, sono capaci di stimolare l’attività dei fagociti, particolari globuli bianchi che hanno il compito di eliminare virus, parassiti e batteri. Gli omega 3, dotati di proprietà antinfiammatorie, inibiscono la replicazione del virus dell’influenza A e ne riducono la mortalità. Riconosciuto come nutriente essenziale, deve necessariamente essere introdotto nella dieta perché l’organismo non è in grado di sintetizzarlo. Presente soprattutto in alcune tipologie di frutta secca e di semi oleosi. Fondamentali per l’organismo sono anche l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesoenoico (DHA), appartengono anche essi alla classe degli omega-3 e rintracciabile soprattutto nel pesce azzurro: alici, sgombri e sarde. L’acido folico stimola la formazione di globuli bianchi, si trova negli asparagi, spinaci fagiolini, scarola, cavolfiori, cavolo e piselli. I polifenoli sono dei modulatori epigenetici del microbiota e dal potere anti-infiammatorio.
In primis, il consumo di alcol inibisce il sistema immunitario e altera il microbiota intestinale, riduce inoltre le capacità dei globuli bianchi di circondare e distruggere batteri pericolosi. L’eccesso di alcolici, interferisce anche con la produzione di citochine, rendendo più sensibili alle infezioni. Da evitare assolutamente quando è in corso un’infezione virale o batterica che sia. In ultimo, l’uso eccessivo di sale riduce le difese immunitarie, e quindi, la possibilità di contrastare le infezioni batteriche. Stesso meccanismo con l’introduzione di zuccheri in quantità elevate.
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Covid-19, dalle vitamine ai minerali: la miglior difesa comincia a tavola
Vitamine e sali minerali: i principali alleati di adulti e bambini
Stare al sole per fare il pieno di vitamina D per aumentare le nostre riserve. È la raccomandazione di uno studio scientifico preliminare. Quindi non solo per proteggere e rinforzare il sistema immunitario da 3 a 5, ma addirittura per evitare le complicanze del Covid-19. Gli innumerevoli benefici della vitamina D, per la salute in generale e per il potenziamento della risposta immunitaria non sono una novità per nessuno e anche in questa occasione si dimostra un potente alleato contro l’infezione da SARS-CoV2. La ricerca, condotta dagli esperti degli Queen Elizabeth Hospital Foundation Trust, dell’Università dell’East Anglia, in Inghilterra, ha evidenziato un collegamento tra i bassi livelli di mortalità per coronavirus e buone riserve di vitamina D. Il team di ricercatori guidati dal professor Petre Cristian Ilie hanno incrociato i dati con quelli della mortalità per Covid-19, osservando che i Paesi colpiti più duramente sono proprio quelli in cui si registra una maggiore deficienza di vitamina D. Al primo posto l'Italia, seguita da Spagna e Svizzera, dove il coronavirus ha colpito duramente e nelle cui popolazioni anziane la carenza vitaminica è una condizione particolarmente diffusa.
Tra i soggetti maggiormente a rischio: gli anziani. Sono loro la categoria con maggiore carenza di vitamina D. La correlazione tra Covid-19 e vitamina D sostenuta dal gruppo di ricercatori inglesi era già stata anticipata da due ricercatori dell’Università di Torino. I due scienziati torinesi suggerivano già un mese fa di «assicurare adeguati livelli di vitamina D nella popolazione, ma soprattutto nei soggetti già contagiati». Non solo agli anziani, il suggerimento veniva poi esteso a tutti coloro che, per vari motivi, non si esponevano adeguatamente alla luce solare. Nell’indagine, Giancarlo Isaia, docente di geriatria e presidente dell’Accademia di Medicina di Torino, e Enzo Medico, docente di istologia presso l'Università degli Studi di Torino, richiamano l’attenzione su un aspetto di prevenzione: l’ipovitaminosi D. «Sulla base di numerose evidenze scientifiche – spiegavano gli esperti - e di considerazioni epidemiologiche, sembra che il raggiungimento di adeguati livelli plasmatici di Vitamina D sia necessario anzitutto per prevenire le numerose patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita nelle persone anziane, ma anche per determinare una maggiore resistenza all’infezione COVID-19 che, sebbene con minore evidenza scientifica, può essere considerata verosimile. Tale compenso può essere raggiunto anzitutto con l’adeguata esposizione alla luce solare, poi alimentandosi con cibi ricchi in Vitamina D». I due scienziati hanno anche sottolineato l’importanza di livelli adeguati di vitamina D per offrire all’organismo una maggiore resistenza all'aggressione del patogeno.
Si aggiunge così un altro importante tassello al puzzle che lega il Covid-19 al sistema immunitario e di conseguenza alla vitamina D, ma anche alla vitamina C. lo studio infatti indaga sul legame tra bassi livelli di vitamina D e mortalità da Covid-19 in 20 Paesi europei. I risultati hanno mostrato una correlazione statistica tra le cifre, o meglio, le popolazioni con più bassi livelli di vitamina D hanno mostrato una mortalità da Coronavirus più alta. Secondo l'Università di Harvard ne soffrirebbero, a livello mondiale, circa un miliardo di persone. Conosciuta anche come ipovitaminosi D, questa carenza vitaminica è la condizione risultante dall'assenza di adeguate quantità di questo composto organico nel nostro organismo. «Riteniamo – hanno detto gli studiosi – di poter consigliare l’integrazione di vitamina D per proteggersi dall’infezione da SARS-CoV2». La vitamina D è un composto liposolubile raro negli alimenti, ma che può essere assunto anche tramite la corretta integrazione. La principale fonte naturale sono i raggi del sole. Tuttavia, tra i pochissimi alimenti ricchi di vitamina D, ricordiamo pesce azzurro, uovo, funghi, burro e olio di fegato di merluzzo.
Dott. Paolo Giordo - Le verità nascoste sulla vitamina D
Cibo, sole e corretta integrazione. Gli esperti spiegano poi le due modalità di assunzione di questa importante vitamina che può essere sintetizzata dalla cute, per effetto delle radiazioni ultraviolette emanate dalla luce solare oppure tramite gli alimenti. Nell’indagine dell’Università degli Studi di Torino, viene proposta anche una “top ten” degli alimenti ricchi di vitamina D (vedi figura). Quindi, mangiare molto pesce e prendere tanto sole. L’esposizione alla luce solare e un sano stile alimentare, ricco soprattutto di cibi che contengono vitamina D, diventano i nostri principali alleati in questa grande battaglia.
Tra le tante proprietà della vitamina "del sole" anche tante funzioni importanti. Tra le più citate rientrano la modulazione del sistema immunitario e la riduzione nel rischio di sviluppare infezioni respiratorie di origine virale. Inoltre, rinforza le ossa, favorendo la crescita nei bambini, promuove l'assorbimento del calcio nelle vie intestinali, rinforza le ossa e modula, infine, l'assorbimento intestinale di ferro, magnesio, fosfati e zinco. La principale fonte di approvvigionamento è l’esposizione alla luce solare. A tal proposito, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda l’esposizione ai raggi solari per almeno mezzora al giorno.
Prof. Luca Avoledo - Vitamina D: perché è così importante e in quali alimenti si trova?
In ultima analisi, la vitamina D fornirebbe un valido aiuto per ridurre l’incidenza di infezioni delle vie respiratorie e dei casi di influenza. Ad avvalorare la testi, le ricerche precedenti che dimostrano il ruolo attivo della Vitamina D sulla modulazione del sistema immune, la stretta correlazione dell’Ipovitaminosi D con una lunga serie di patologie croniche che possono ridurre l’aspettativa di vita, ancor più in caso di infezione; un effetto della Vitamina D nella riduzione del rischio di infezioni respiratorie di origine virale, incluse quelle da coronavirus, oltre alla sua capacità di limitare il danno polmonare da iperinfiammazione. Ecco, alcune delle motivazioni scientifiche a supporto:
1) Particolarmente attuale ed importante, “Vitamin D Supplementation Could Prevent and Treat Influenza, Coronavirus, and Pneumonia Infections” nel quale viene sottolineato un possibile ruolo della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento anche della malattia da coronavirus. Vi si legge che la Vitamina D riduce il rischio di infezioni respiratorie attraverso tre meccanismi:
➢ Mantenimento delle tight junctions, e della barriera polmonare:➢ Incremento dell’espressione di peptidi antimicrobici quali la catelicidina e beta-defensine: Da notare che questi peptidi sono dotati di attività antivirale:➢ Stimolo dell’attività immunoregolatoria, potenzialmente rilevante rispetto al rischio di tempesta citochinica e di polmonite, osservata in pazienti con COVID-19
2) Ruolo immunomodulatore della Vitamina D e anche un suo effetto antagonista sulla replicazione virale nelle vie respiratorie.
3) Nel 2014, una review “Vitamin D: a new anti-infective agent?”, esamina le interazioni fra la Vitamina D, il sistema immunitario e le patologie infettive, sottolineando l’associazione tra l’ipovitaminosi D e le infezioni respiratorie ed enteriche, l’otite media, le infezioni da Clostridium, le vaginosi, le infezioni del tratto urinario, la sepsi, l’influenza, la dengue, l’epatite da attribuire alla capacità della vitamina D di incrementare peptidi antimicrobici (catelicidina e beta-defensine) dotati di attività antivirale e immunomodulatoria.
4) Uno studio condotto in Sud Corea ha evidenziato valori ridotti di vitamina D in pazienti con polmonite acuta acquisita in comunità.
5) Una concentrazione di vitamina D si associa al dimezzamento del rischio di infezioni respiratorie acute.
6) Una metanalisi del 2017 ha considerato 25 studi randomizzati, evidenziando che la supplementazione di Vitamina D riduce di due terzi l’incidenza di infezioni respiratorie acute
7) Il calcitriolo si è dimostrato efficace nei ratti nel ridurre il danno polmonare acuto
Tra le cause dell’ipovitaminosi D rientra l’apporto alimentare insufficiente, l’inadeguata esposizione al sole, l’alterato assorbimento intestinale o un aumento del suo fabbisogno. Da non sottovalutare condizioni particolari come malattie epatiche e renali e l'assunzione di alcuni tipi di farmaci, soprattutto anticonvulsionanti, antivirali e glucocorticoidi. Esistono, poi, fattori di rischio in grado di favorire questa carenza. Tra questi obesità, fumo, alcolismo, fibrosi cistica, celiachia, pancreatite cronica e l'età. Il deficit di vitamina D, contribuisce anche alla comparsa di osteoporosi e rachitismo, di patologie come ipertensione, diabete e sindrome metabolica oltre al non trascurabile rischio cardiovascolare. Precedenti studi hanno dimostrato che, in caso di carenza, l’aumento dei livelli di vitamina D, potrebbe ridurre il rischio di altre infezioni respiratorie. Sul possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D si era già aperto uno spiraglio e stando agli studi citati, sia gli scienziati britannici che quelli italiani suggeriscono come mantenere la vitamina D a livelli ottimali con il supporto di una giusta alimentazione e della corretta integrazione possano essere d'aiuto nel contrasto alla pandemia di coronavirus.
Il Giornale "Carenza di vitamina D e Coronavirus: esiste una connessione?"
Fanpage "Carenza di vitamina D associata a maggior mortalità per coronavirus: lo suggerisce una ricerca"
Science Alert "I decessi per COVID-19 sono collegati alla carenza di vitamina D. Ecco cosa significa"
Blitz Quotidiano "Coronavirus e Vitamina D, c’è correlazione? Anziani sono carenti e sono la categoria più a rischio"
Università degli Studi di Torino "Possibile ruolo preventivo e terapeutico della vitamina D nella gestione della pandemia da COVID-19"
The Lancet "Vitamin D supplementation and musculoskeletal health"
La Stampa "Sole e pesce alleati contro il rischio contagio da coronavirus"
La Repubblica "Coronavirus, studio dell'Università di Torino: assumere più vitamina D per ridurre il rischio di contagio"
Adnkronos "Coronavirus, l'ipotesi: carenza vitamina D può aumentare rischi"
Fanpage "Coronavirus, carenza di Vitamina D possibile fattore di rischio: lo studio italiano"
Leggo "Coronavirus, carenza di vitamina D aumenta il rischio? Lo studio italiano"
Corriere della Sera "Coronavirus: perché serve la Vitamina D"
Io Donna "Coronavirus: perché serve la Vitamina D"
Panorama "Combattere il Coronavirus a tavola: ecco la giusta alimentazione"
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Colpisce maggiormente chi ha il cuore malato. Quindi non solo i polmoni a differenza di quello che ci era stato detto fino a oggi. I dati sono riportati in uno studio condotto nel bresciano. Infatti, sono sempre più frequenti, nei soggetti positivi all’infezione da Sars-CoV-2, complicanze come infarti, embolie polmonari o, più in generale, di alterazioni di tipo trombo-embolico. Ad aggravare il quadro clinico già compromesso con il conseguente interessamento cardiaco sono i meccanismi legati alla tempesta infiammatoria e al rilascio di citochine, quindi, all'aumento della richiesta o al ridotto apporto di sangue al miocardio, a una diretta invasione miocardica del virus mediata dai recettori Ace2 o dall'ipercoagulabilità. In questi casi delicati, il coronavirus rischia di complicare un equilibrio circolatorio di per se instabile oppure innescare una vera e propria tempesta coinvolgendo la risposta infiammatoria e la coagulazione.
Questo è quanto emerge dalla ricerca condotta da Marco Metra, direttore dell'Unità di Cardiologia dell'ASST-Spedali Civili dell'Università di Brescia. L’indagine descrive per la prima volta il quadro clinico e la prognosi dei pazienti cardiopatici con infezione da Covid-19 e confronta i dati con quelli di altri pazienti senza patologia cardiaca. I risultati dello studio sono in pubblicazione sulla rivista scientifica European Heart Journal, la più accreditata a livello mondiale in ambito cardiologico. Ricordiamo che per cardiopatia si intende perqualsiasi malattia che interessa il cuore, strutturale (anatomico) o funzionale. Appartengono alla categoria delle cardiopatie per esempio le patologie che interessano le valvole del cuore (stenosi o prolasso), le malformazioni congenite e tutte quelle malattie che possono alterare il funzionamento della pompa cardiaca, compresi l’infarto miocardico e l’ischemia. Le cardiopatie si dividono in congenite, se presenti dalla nascita o acquisite, quando insorgono successivamente.
Lo studia dimostra che «i soggetti con cardiopatia positivi al Covid-19 hanno una prognosi più critica di quella già grave dei non cardiopatici con polmonite da Covid-19. Tra le cause di mortalità sono state la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), eventi trombo-embolici, tra cui l'embolia polmonare, e lo shock settico» spiega Metra al Sole 24Ore. «Gli studi eseguiti su casistiche cinesi – continua l’esperto - avevano già suggerito la maggiore suscettibilità per polmonite da Covid-19 dei soggetti cardiopatici e la possibilità di un danno cardiaco in corso d'infezione». «In questo studio – evidenzia il direttore dell’Unità di Cardiologia dell’ASST -, per la prima volta, sono descritte sia le caratteristiche cliniche che i fattori di rischio per aumentata mortalità di questi pazienti: età, storia d'insufficienza cardiaca, storia d'insufficienza renale, diabete». «Viene anche confermato il significato prognostico di alcuni semplici parametri laboratoristici quali la creatininemia (parametro del sangue che indica la funzionalità renale), la troponina plasmatica (indice importante per la salute del cuore), la linfopenia (carenza di specifici globuli bianchi)» conclude il ricercatore.
Lo studio è stato condotto su 99 pazienti con polmonite da Covid-19, di cui 53 con problemi cardiaci e 46 senza patologie cardiache. Tra i pazienti cardiopatici coinvolti nell’indagine, il 40% aveva uno storico di insufficienza cardiaca, il 36%, una fibrillazione atriale e il 30% una cardiopatia ischemica. L’età media dei soggetti è 67 anni e l'81% di sesso maschile. Durante il ricovero, il tasso di mortalità è stato del 26%, mentre negli altri pazienti sono stati registrati eventi tromboembolici (il 15%), sindrome da distress respiratorio acuto (il 19%) e uno shock settico (il 6 %). Dal confronto tra pazienti cardiopatici e non è emersa la mortalità più alta dei primi, rispettivamente il 36% contro il 15%. E di conseguenza, anche un tasso di eventi tromboembolici e di shock settico più elevati: rispettivamente il 23 contro il 6% e il 11% contro lo 0%.
Un lavoro che trova riscontro anche in un altro studio. L’autore, Alberto Boretti, esamina l’alta mortalità del Covid 19, la necessità di trovare misure efficienti e a basso costo per i pazienti in terapia intensiva e tutti quei meccanismi con cui il coronavirus arreca danno. E tra questi viene messa in evidenza anche la funzione virucida della tanto discussa vitamina C e l’azione immunomodulante e del completo controllo di quella che viene definita “tempesta di citochine” e dei vari indicatori di infiammazione. L’indagine di questo ricercatore italiano, infatti, esamina gli effetti della vitamina C per via endovenosa sulla risposta del sistema immunitario, le proprietà antivirali dell'IV Vit-C e infine le proprietà antiossidanti dell’acido ascorbico per affrontare in modo specifico le caratteristiche della tempesta di citochine della Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) che si verificano nel ciclo successivo della malattia infettiva SARS-CoV2. A Shanghai, il decremento del tasso di mortalità è stato ottenuto con la somministrazione di vitamina C per via endovenosa. Molti medici cinesi hanno confermato i risultati ottenuti dall’utilizzo della vitamina C contro il Covid-19. Pertanto, lo studio suggerisce di riesaminare urgentemente gli usi della vitamina C IV, pre e post infezione. Secondo gli esperti, infatti, l’acido ascorbico per via endovenosa aiuta a sviluppare una risposta del sistema immunitario più forte aumentando le attività antivirali.
COVID-19 e VITAMINA C: La resa dei conti
Secondo quanto riportato nella review “Intravenous vitamin C for reduction of cytokines storm in acute respiratory distress sindrome” (Vitamina C endovena per la riduzione della tempesta di citochine nella sindrome da difficoltà respiratoria acuta) forse, «la riduzione della tempesta di citochine negli ultimi stadi dell'infezione da Covid-19 è l'applicazione più significativa di IV Vit-C». L’indagine evidenzia anche la complessità della polmonite da Covid-19 con il relativo tasso di morbilità e mortalità. Infatti, l’infezione provoca una grave lesione polmonare che sfocia poi nella Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), un disturbo polmonare potenzialmente letale. «Questo processo spiega Boretti nell’articolo - impedisce all'ossigeno necessario di entrare nei polmoni e alla fine provoca la morte». «I coronavirus – si legge nello studio - aumentano lo stress ossidativo che favorisce il malfunzionamento cellulare e alla fine provoca insufficienza d'organo».
Questo processo che aiuta ad aumentare in modo considerevolmente lo stress ossidativo, a causa della generazione di radicali liberi e citochine porta, infine, a gravi lesioni cellulari e, nella peggiore delle ipotesi, anche alla morte. In base ai dati emersi fino ad ora, sembra evidente che la somministrazione di agenti antiossidanti insieme a terapie di supporto convenzionali collaudate svolga un ruolo importante nel controllo di un quadro clinico complesso come quello da SARS-CoV2. In ultimo, viene ribadita l’assenza di vaccini e farmaci antivirali adeguati per la pandemia e la conseguente importanza della vitamina C e altri antiossidanti, agenti estremamente utili nel trattamento clinico dell’ARDS. Lo studio conferma, infine, la sicurezza e l’efficacia di un sovradosaggio di vitamina C: «È importante sottolineare che la dose elevata di Vit-C IV è sicura ed efficace». «Qui esaminiamo – spiegano nel report - il principale meccanismo d'azione della Vit-C IV che aiuta a rafforzare il sistema immunitario, riduce la tempesta di citochine e inibisce i processi ossidativi, quindi, le proprietà antivirali saranno riviste, con particolare attenzione alla riduzione delle vie ossidative tipiche delle Covid19 ARDS».
Il Sole 24Ore "Covid-19 e cardiopatia, uno studio italiano apre la strada alle future ricerche sull’infezione"
European Heart Journal "CAPACITY-COVID: a European registry to determine the role of cardiovascular disease in the COVID-19 pandemic"
European Heart Journal "Life-threatening cardiac tamponade complicating myo-pericarditis in COVID-19 "
Pharma Nutrition "Intravenous vitamin C for reduction of cytokines storm in acute respiratory distress syndrome"
U.S. National Library of Medicine "Use of Ascorbic Acid in Patients With COVID 19"
Treatment for severe acute respiratory distress syndrome from COVID-19
Medicine in Drug Discovery "Can early and high intravenous dose of vitamin C prevent and treat coronavirus disease 2019 (COVID-19)?"
New York Post "New York hospitals treating coronavirus patients with vitamin C"
Daily Mail "New York hospitals are treating coronavirus patients with high dosages of VITAMIN C after promising results from China"
National Cancer Institute "High-Dose Vitamin C (PDQ®)–Health Professional Version"
Gander and Niederberger "Vitamin C in the handling of pneumonia" Munch. Med. Wchnschr., 31: 2074, 1936
Othomolecular "Shanghai Government Officially Recommends Vitamin C for COVID-19"
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Dopo New York, Palermo: al via con la sperimentazione di vitamina C ad alto dosaggio
COVID-19, la verità da Oriente: Vitamine C e D nella prevenzione delle malattie polmonari
Vitamina C: rafforza il sistema immunitario e combatte virus e malanni di stagione
Arriva la conferma a tutte le teorie su Covid e vitamina C. Uno studio che porta la firma di un ricercatore italiano, Alberto Boretti. Un articolo di medicina ufficiale, con 150 fonti, già consultabile, sarà pubblicato a giugno sulla rivista Pharma Nutrition, edita da Elsevier, il più grande editore mondiale nel settore medico-scientifico. Nel report vengono esaminati tutti gli aspetti importanti: si parte dall’alta mortalità del Covid 19, viene spiegata la necessità di trovare misure efficienti e a basso costo per i pazienti in terapia intensiva e poi si passa a esaminare tutti i meccanismi con cui il coronavirus arreca danno. Nella terza parte dello studio, poi, si evidenzia l’azione virucida della vitamina C, elencando tutti gli effetti notevolmente apprezzabili nei pazienti incubati e tutto, in un arco temporale decisamente stretto: si parla di due giorni. Viene sottolineata, altresì, la scarsa presenza di effetti collaterali nel trattamento oltre al basso costo per il sistema ospedaliero. Si parla anche di attività immunomodulante e del completo controllo di quella che viene definita “tempesta di citochine” e dei vari indicatori di infiammazione di cui sentiamo parlare ogni giorno.
Tra l’assenza di un vaccino in grado di arrestare la pandemia del Covid-19 e la controversa efficacia degli antivirali, seppur sviluppati per altre patologie, scelti come terapie dall’OMS, emerge la vitamina C per via endovenosa (IV Vit-C) come alternativa nel contrasto del virus. L’indagine di questo ricercatore italiano, infatti, esamina gli effetti della vitamina C per via endovenosa sulla risposta del sistema immunitario, le proprietà antivirali dell'IV Vit-C e infine le proprietà antiossidanti dell’acido ascorbico per affrontare in modo specifico le caratteristiche della tempesta di citochine della Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) che si verificano nel ciclo successivo della malattia infettiva SARS-CoV2. A Shanghai, il decremento del tasso di mortalità è stato ottenuto con la somministrazione di vitamina C per via endovenosa. Molti medici cinesi hanno confermato i risultati ottenuti dall’utilizzo della vitamina C contro il Covid-19. Pertanto, lo studio suggerisce di riesaminare urgentemente gli usi della vitamina C IV, pre e post infezione. Secondo gli esperti, infatti, l’acido ascorbico per via endovenosa aiuterebbe a sviluppare una risposta del sistema immunitario più forte aumentando le attività antivirali.
Secondo quanto riportato nella review “Intravenous vitamin C for reduction of cytokines storm in acute respiratory distress sindrome” (Vitamina C endovena per la riduzione della tempesta di citochine nella sindrome da difficoltà respiratoria acuta) forse, «la riduzione della tempesta di citochine negli ultimi stadi dell'infezione da Covid-19 è l'applicazione più significativa di IV Vit-C». L’indagine evidenzia anche la complessità della polmonite da Covid19 con il relativo tasso di morbilità e mortalità. Infatti, l’infezione provoca una grave lesione polmonare che sfocia poi nella Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), un disturbo polmonare potenzialmente letale. «Questo processo spiega Boretti nell’articolo - impedisce all'ossigeno necessario di entrare nei polmoni e alla fine provoca la morte». «I coronavirus – si legge nello studio - aumentano lo stress ossidativo che favorisce il malfunzionamento cellulare e alla fine provoca insufficienza d'organo». In sintesi, l'insufficienza polmonare (ARDS) è considerata la principale causa dell'azione di Covid19 sull'uomo. Questo processo che aiuta ad aumentare in modo considerevolmente lo stress ossidativo, a causa della generazione di radicali liberi e citochine porta, infine, a gravi lesioni cellulari e, nella peggiore delle ipotesi, anche alla morte. In base ai dati emersi fino ad ora, sembra evidente che la somministrazione di agenti antiossidanti insieme a terapie di supporto convenzionali collaudate svolga un ruolo importante nel controllo di un quadro clinico complesso come quello da SARS-CoV2. In ultimo, viene ribadita l’assenza di vaccini e farmaci antivirali inadeguati per la pandemia e la conseguente importanza della vitamina C e altri antiossidanti, agenti estremamente utili nel trattamento clinico dell’ARDS. Lo studio conferma, infine, la sicurezza e l’efficacia di un sovradosaggio di vitamina C.
«È importante sottolineare che la dose elevata di Vit-C IV è sicura ed efficace». Le proprietà antivirali della vitamina C aiutano a ridurre i sintomi e la mortalità. L'azione antivirale dell'acido ascorbico è nota dalle prime ricerche sulla poliomielite. «I vaccini clinicamente efficaci appropriati – spiegano i ricercatori - e gli antivirali specifici possono servire se sono disponibili». «Considerando la situazione attuale – viene ribadito -, dovrebbe essere considerato anche l'uso della Vit-C come agente antivirale, in particolare, la Vit-C può essere utilizzata da sola o in combinazione con altri medicinali disponibili per esercitare effetti sinergici positivi». «Qui esaminiamo – spiegano nel report - il principale meccanismo d'azione della Vit-C IV che aiuta a rafforzare il sistema immunitario, riduce la tempesta di citochine e inibisce i processi ossidativi, quindi, le proprietà antivirali saranno riviste, con particolare attenzione alla riduzione delle vie ossidative tipiche delle Covid19 ARDS».
«La vitamina C non fa male alle persone ed è uno dei pochi, se non l'unico, agente che ha la capacità di pevenire e trattare l'infezione COVID-19» è il messaggio che mandava al resto del mondo, qualche settimana fa, Richard Z. Cheng, MD, PhD, leader internazionale del team di supporto medico epidemico della vitamina C in Cina. Ricordiamo che il dottor Cheng è stato tra i primi a incoraggiare gli ospedali cinesi a implementare la terapia con alti dosaggi di vitamina C per IV. I medici coreani dell’ospedale di Onvit confermavano la capacità di un uso estensivo di alte dosi di vitamina C di rallentare notevolmente e immediatamente il virus o fermarne la crescita. Gli specialisti sottolineavano il ruolo importante svolto nella prevenzione della crescita dei virus, stimolando le difese immunitarie dell’organismo oltre che per il suo fondamentale effetto antivirale diretto sul virus. D’accordo anche il collega Andrew W. Saul, direttore del servizio di notizie di medicina ortomolecolare: «Il COVID-19 dovrebbe essere trattato con elevate quantità di vitamina C per via endovenosa».
Dopo Shanghai è la volta di New York. Gli ospedali curano i malati di Covid-19 con alti dosaggi di vitamina C. La notizia arriva dal New York Post «nel più grande sistema ospedaliero dello stato di New York, i pazienti gravemente malati di coronavirus, ricevono dosi massicce di vitamina C». Andrew G. Weber, pneumologo e specialista in terapia intensiva del Northwell Health a Long Island, racconta nell’intervista al NYP la somministrazione di 1.500 milligrammi di vitamina C tre o quattro volte al giorno ai pazienti affetti da Covid-19 e in terapia intensiva. Il dottor Richard Cheng evidenzia l’importanza di un intervento tempestivo: «È fondamentale una dose tempestiva e sufficientemente elevata di vitamina C per via endovenosa». «La vitamina C - spiega l'esperto - non è solo un noto antiossidante, ma è anche parte attiva nel contrasto dei virus e nella prevenzione della replicazione degli stessi. L'importanza della vitamina C per via endovenosa ad alte dosi non è solo a livello antivirale». E in ultimo Palermo. Anche qui è partita la sperimentazione di alte dosi di vitamina C somministrate per endovena ai soggetti positivi al coronavirus.
COVID-19 e Vitamina C: Anche Palermo si muove
Non dimentichiamo, tuttavia che l’uso dell’acido ascorbico contro le polmoniti e le infezioni polmonari è una pratica diffusa già dagli anni '30. Nel 1936 Gander e Niederberger, due medici tedeschi scoprirono che la vitamina C aveva la capacità di abbassare la febbre e riduceva il dolore nei pazienti affetti da polmonite (Gander and Niederberger "Vitamin C in the handling of pneumonia" Munch. Med. Wchnschr., 31: 2074, 1936). Mentre, un altro esperto tedesco otteneva risultati positivi con la somministrazione di 500 milligrammi di vitamina C, ogni novanta minuti, ai pazienti affetti da polmonite (Hochwald A. Beobachtungen "Ascorbinsaurewirkung bei der krupposen Pneumonie" Wien. Arch. F. Inn. Med. , 353, 1936). Due medici americani, Slotkin & Fletcher, curarono con l’acido ascorbico un paziente che aveva sviluppato una grave infezione polmonare a seguito di un intervento (Slotkin & Fletcher, "Acido ascorbico in complicanze polmonari a seguito di chirurgia prostatica” Jour. Urol. , 52: 6 novembre 1944). Era il 1944 e due anni più tardi, la vitamina C veniva usata abitualmente dai chirurghi del Millard Fillmore Hospital, a Buffalo, come profilassi contro la polmonite. All’epoca, i medici militari curavano le polmoniti dei soldati con l’acido ascorbico iniettato per endovena.
Hochwald A. Beobachtungen "Ascorbinsaurewirkung bei der krupposen Pneumonie" Wien. Arch. F. Inn. Med. , 353, 1936
Journal of Rawalpindi Medical College "Efficacy of Vitamin C in Reducing Duration of Severe Pneumonia in Children" Khan IM et al 18 (1): 55-57
National Center for Biotechnology Information "The clinical effects of vitamin C supplementation in elderly hospitalised patients with acute respiratory infections" Int J Vitam Nutr Res 1994; 64: 212-19
Parola d’ordine: prevenzione! È l’arma più efficace per battere il cancro sul tempo. Infatti, non tutti sanno che il 40% dei casi di tumore potrebbero essere evitati grazie a uno stile di vita sano. Questo concetto di prevenzione del cancro ha assunto maggiore importanza negli ultimi decenni, in seguito all’incremento dei casi di questa malattia. Il primo elenco scientifico contenente i principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un tumore viene stilato nel 1981 da due epidemiologi, Richard Doll e Richard Peto. Tra gli elementi individuati nella ricerca compaiono il fumo di sigaretta e l’alimentazione oltre ad altre cause come virus, radiazioni e ormoni.
Alimentazione e TUMORI, ecco tutta la verità nascosta
In Italia, tre tumori su dieci sono causati dall’alimentazione scorretta. Le neoplasie più influenzate da ciò che mangiamo e dai chili di troppo sono quelle al colon-retto, seno, prostata, pancreas, fegato, ovaio, rene, esofago, cervice, utero ed endometrio. Molte di queste malattie potrebbero essere evitate grazie a una dieta sana e bilanciata. Si tratta di una vera e propria cultura alimentare nata e sviluppatasi nei secoli da popolazioni di contadini e pescatori, che si alimentavano con i prodotti dei loro campi o col pescato. Diversi studi hanno dimostrato, nel corso del tempo, un legame tra il regime alimentare e la diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari e tumori. I suoi punti forti sono l’elevata quantità di alimenti in grado di fornire vitamine e sali e minerali.
Ogni giorno, nel nostro Paese, muoiono 485 persone di cancro. Sul tema delicato, associazioni come l’AIRC e la Fondazione Umberto Veronesi lanciano un messaggio importante: il cancro si previene con una dieta alimentare equilibrata, movimento e niente fumo! Tra tutti, il più letale è quello ai polmoni, quindi quello al colon, infine pancreas e prostata. Per quanto riguarda le donne, invece, l’ago della bilancia si sposta sul tumore alla mammella che causa la morte di una persona su cinque. Per contro, lo scorso anno, è stato registrato un dato importante: un milione di italiani sono guariti dal cancro. Tuttavia, dobbiamo sottolineare che non esistono alimenti che da soli siano in grado di per prevenire la malattia, ma frutto di un insieme di fattori che, legati tra loro, aiutano e collaborano in questo importante lavoro di prevenzione. Ovviamente, gli studi dimostrano come i fumatori siano i soggetti più esposti a questo rischio rispetto a non fumatori. Così come anche un soggetto che si nutre prevalentemente con cibo spazzatura sarà più esposto rispetto a un altro che segue un regime alimentare sano ed equilibrato. Insomma, gli eccessi e le cattive abitudini, sono parte integrante di questo rischio.
Cure alternative al tumore
Quindi, in questa circostanza più che nelle altre, l’espressione “prevenire è meglio che curare”, calza a pennello. I 4 fattori da seguire nella prevenzione sono una dieta sana, attività fisica, limitare il consumo degli alcolici e smettere di fumare. Per quanto riguarda il primo, una dieta sana ed equilibrata è composta da una serie alimenti ricchi di nutrienti e micronutrienti come vitamine e sali minerali. Frutta, verdura, omega3, fibre, antiossidanti sono toccasana per il regolare funzionamento del nostro organismo. La selezione dei cibi è particolarmente importante perché quello che mangiamo determina le cause del tumore. Quello che mangiamo è strettamente correlato al cancro. Già negli anni ’80, l'American Journal of Clinical Nutrition pubblicava il lavoro di alcuni ricercatori dell’Università Usa di Stanford e Harvard che analizzarono gli effetti di una serie di pietanze con 50 ingredienti diversi. Lo studio dimostrò che l’80% degli ingredienti usati aveva un legame positivo o negativo con i tumori. Facciamo, quindi, attenzione a scongiurarne la possibilità di insorgenza.
«Adottare sane abitudini può evitare la comparsa di circa un caso di cancro su tre» si legge sul sito dell’AIRC. Un consiglio pratico vale quanto una medicina, se non di più: previene la malattia invece di curarla. Anche il noto oncologo francese Philippe Lagarde, nel suo libro sulla prevenzione parla dell’importanza dell’alimentari e dello stile di vita. Nel suo libro “Il libro d’oro della prevenzione”, il luminare francese, sottolinea che per prevenzione s’intende «agire prima della malattia». Lagarda spiega che seppur non è un modo per scongiurare il rischio è sicuramente una strategia per limitarlo ed evitarlo. Particolare attenzione, nel libro, viene riservata al consumo di alimenti sani e di qualità oltre che al rinforzo del sistema immunitario, rendendolo capace di proteggerci e contrastare la tossicità di radio e chemioterapia. Così da proteggere il paziente e potenziare l’azione della terapia. Lo dimostra anche uno studio sul mangiare male e il numero di decessi correlati, pubblicato sul Lancet. Nel 2017, 11 milioni di decessi in tutto il mondo, 1 su 5 decessi, sono attribuibili ad un cattivo regime alimentare. Il tabacco causa 8 milioni di decessi all’anno. Meno rispetto alla cattiva nutrizione.
Ecco i 6 peggiori alimenti che causano il tumore
Secondo Lagarde, la cosa da fare è garantire la qualità degli alimenti che immettiamo nel nostro organismo. Il che significa innanzitutto alimenti che siano il più possibile sani, ma insieme a questi, in funzione sinergica, con essi, bisognerebbe aggiungere integratori antiossidanti di origine naturale. Per proteggersi correttamente, è necessario renderli ancora più efficaci e farli lavorare e interagire l’uno con l’altro poiché, separati perdono gran parte delle loro qualità. Parliamo dei principali antiossidanti come le vitamine A, C, D ed E, l’acido lipoico, il glutatione, i minerali (in particolare selenio e zinco) e ancora le piante multiple, in particolare il Ginkgo Biloba, i tre Ginseng.
AIRC "Stili di vita anti-cancro"
Salute Prevenzione "Mangiare male fa più male che fumare"
Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) "Prevenzione"
Today "Philippe Lagarde, la dura lotta al cancro: "La prevenzione è l'incubo dell'industria farmaceutica" (INTERVISTA)
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