Assolto! Sul banco degli imputati un alimento da sempre bistrattato: l’uovo. Contro ogni pronostico al via la ricerca che mette in luce i notevoli benefici del consumo di uova. Nessun rischio per la salute, quindi, zero conseguenze su colesterolo e infarti, quindi, nessun effetto negativo sul benessere del cuore. Ulteriore conferma all'assenza di correlazione, dunque, con patologie cardiovascolari ed eventuali conseguenze negative. Non solo per onorare la tradizione pasquale, ma buona abitudine quotidiana per iniziare la giornata con un alimento ricco di proprietà benefiche. Tra gli elementi classificabili come eccellenti poiché fonte per antonomasia di tutti gli ingredienti necessari al fabbisogno giornaliero. Una vera e propria miniera naturale di sostante nutritive. Ogni uovo contiene vitamine A, B, D, E e K oltre a omega 3, folato, fosforo, selenio, calcio e zinco oltre a tanti altri nutrienti importanti per la nostra salute. Per quanto riguarda il calcio, l’uovo è tra gli elementi più ricchi. Salutare e poco calorico. Un complesso nutritivo adatto e prezioso a ogni età. Minerali e vitamine presenti nelle uova proteggono anche l’organismo dai danni provocati dai radicali liberi. Sostenute da molti esperti in alimentazione e da numerose evidenze scientifiche che ne esaltano le notevoli proprietà benefiche. L’uovo è quindi una ricca fonte proteica, motivo per cui viene consigliato soprattutto agli sportivi. E nonostante questo, è tra i cibi più digeribili. I suoi tanti benefici erano sconosciuti tra le antiche civiltà di egiziani, persiani, greci e romani. Venivano consumate anche nel Medioevo per ottenere maggior vigore fisico. Contengono, inoltre, tutti gli aminoacidi essenziali, quelli cioè che l’organismo non è in grado di sintetizzare e deve, necessariamente, assumere con il cibo. E ancora, sono particolarmente indicate per stimolare la crescita muscolare in risposta alla sollecitazione indotta dall’esercizio. Insostituibili per l’elevata concentrazione di colina, componente essenziale nella nostra alimentazione e utile per il corretto metabolismo dei grassi. Dulcis in fundo, oltre a incidere positivamente sulla struttura muscolare, sono fondamentali per il corretto funzionamento della risposta immunitaria che difende il corpo dalle infezioni. E sono ideali anche per sostenere la crescita e lo sviluppo.
2 UOVA al giorno per fare il pieno di salute con vitamine e minerali
Nutriente, sano e di antica origine. Tra i simboli della nostra tradizione e alleato di salute e benessere. Portiamo a tavola a cuor leggero un alimento ricco di virtù. Fonte preziosa di nutrienti, contribuisce a prolungare il senso di sazietà. Un cibo dall’elevato valore nutritivo che fornisce proteine e aminoacidi essenziali (contenute prevalentemente nell’albume). Il tuorlo contiene circa 7 g di grassi di cui solo il 30% saturi, con circa 5% di colesterolo, e il 70% di insaturi, lipidi indispensabili. Inoltre, stimola il sistema immunitario. Le uova sono ricche di selenio, tra i principali fattori che regolano i meccanismi del sistema immunitario e stimolano il corretto funzionamento della tiroide. Rinforza denti e ossa, grazie alla presenza di vitamina D3, fondamentale per l’assorbimento del calcio, indispensabile per il nostro scheletro, ma anche per il regolare funzionamento del cuore. Contribuisce all’aumento dell’energia mentale e alla riduzione dello stress. Insomma, il regolare consumo di uova garantisce la scorta di vitamine del gruppo B, soprattutto B2 (riboflavina) che contrasta stanchezza e affaticamento e vitamina B12, fondamentale per la salute cognitiva. Forniscono anche un nutriente essenziale, la colina, indispensabile per la salute delle membrane cellulari. Al contrario di tante convinzioni prive di fondamento, non aumenta il colesterolo. Difatti, la presenza delle lecitine riduce l’assorbimento del colesterolo contenuto nel tuorlo e potenziano l’attività delle HDL (colesterolo buono). Per approfondire il rapporto tra uova e colesterolo. E poi, si dimostra come un prezioso aiuto nel contrasto all’anemia. Il tuorlo, in particolare, è ricco di ferro eme (la forma più assorbibile dal nostro organismo), rame e vitamina B12: i 3 fattori fondamentali per prevenire e combattere i sintomi dell’anemia. Infine, il suo contribuito per il miglioramento, sia in fase di prevenzione sia di trattamento, della salute dei nostri occhi. L’alto contenuto di carotenoidi, soprattutto luteina e zeaxantina, aiuta a prevenire la degenerazione maculare e riduce il rischio di sviluppo di cataratta.
«Sono un’ottima fonte proteica, correlata a un abbassamento della pressione sanguigna» sottolinea Alexander Dominik, autore dello studio dell'EpidStat Institute di Ann Arbor in Michigan, pubblicato ora sulla rivista Journal of the American College of Nutrition. Un uovo al giorno toglie il medico di torno e questa volta lo dice anche la scienza. Lo studio condotto dai ricercatori di Population Health research institute della McMaster University e di Hamilton health sciences - mette in luce come mangiare un uovo al giorno, al contrario di quanto si possa pensare, non ha nessun effetto negativo per la salute. Nemmeno per chi ha mattie cardiovascolari o metaboliche. Gli scienziati - come riporta Il Fatto Alimentare - hanno esaminato i dati di 177mila persone, raccolti nell'ambito di tre studi precedenti condotti in 50 paesi di sei continenti. In tutto, le ricerche avevano coinvolto 146mila soggetti sani e 31.500 persone con patologie cardiovascolari. In tutti e tre gli studi erano presenti dati sulle abitudini alimentari dei soggetti, dunque, è stato possibile dividere i soggetti tra chi mangiava un uovo al giorno o meno, rilevando come anche chi lo mangiava non aveva alcuna conseguenza negativa sui livelli di colesterolo ematico o sull'incidenza di gravi eventi cardiovascolari, quali infarti.
Mangiare uova tutti i giorni può aiutare la salute cardiaca
Nessuna conseguenza neppure sul tasso di mortalità. Un duplice lavoro quello condotto dagli epidemiologi che in primis, hanno tenuto sotto osservazione 215mila individui di entrambi i sessi monitorandone lo stato di salute per ben 34 anni. Raggruppandoli a seconda del consumo di uova, gli esperti hanno dimostrato che mangiarne fino a uno al giorno è sicuro dal punto di vista cardiovascolare. In un secondo momento gli esperti hanno condotto una meta-analisi, ovvero hanno rianalizzato i dati di tantissimi studi pubblicati nel mondo sulle uova, coinvolgendo un totale di un milione e 700mila individui, confermando che il consumo di uova [...], non ha effetti negativi sulla salute del cuore. I ricercatori hanno riscontrato anche che per ogni uovo sostituito da una porzione di un altro alimento (industriale o non), il rischio cardiovascolare aumentava del 10-15%, così pure se l'uovo veniva sostituito, ad esempio, da latte intero si registrava un incremento dell’11%. Gli esperti notano che, anche se si tratta di uno studio di osservazione, i risultati sono validi sia per la vasta mole di dati analizzati, sia perché mediamente il consumo di uova di un individuo è certamente più basso di quello qui considerato sano per la salute del cuore.
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Per approfondimenti:
Il Messaggero "Uova, il cuore è salvo anche consumandone uno al giorno"
Libero Quotidiano "Uovo, mangiarne uno al giorno? Lo studio dal Canada: ecco le conseguenze per il tuo corpo"
Quotidiano di Ragusa "Uova, mangiarne uno al giorno fa bene al cuore? Ecco lo studio"
Salute e Benessere "I 10 benefici delle uova"
Dieta Paleo "I benefici delle uova"
Il Giornale "Mangiare uova riduce il rischio di ictus"
Donna Glamour "Quali sono i benefici delle uova e perché fanno bene all'organismo"
Salute Lab "10 motivi per cui mangiare le uova fa bene alla salute"
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Parola d'ordine: low (no) carb. I grassi non fanno male! Una premessa doverosa dopo decenni in cui hanno cercato di convincerci della nocività di questi alimenti. Nel frattempo, negli anni ‘50, cibi ricchi di zuccheri erano alla ribalta degli scaffali di ogni supermercato portando, di conseguenza, all’epidemia dell’obesità. Un’alimentazione senza carboidrati è una dieta che limita i carboidrati, presenti soprattutto in alimenti zuccherati, pasta, pane, riso, patate, legumi e pizza. Numerose evidenze scientifiche dimostrano che le diete a basso contenuto di carboidrati possono contribuire alla perdita di peso oltre a migliorare i marcatori di salute. Uno stile alimentare che, per certi versi, richiama, da lontano, la dieta chetogenica o LCHF (low carb high fat), seppur con importanti differenze. Gli studi dimostrano che, oltre agli altri benefici, una dieta a basso contenuto di carboidrati può facilitare la perdita di peso e il controllo della glicemia. Altri studi dimostrano che non c’è motivo di eliminare i grassi naturali dalla nostra alimentazione. Anzi, in uno stile alimentare privo di carboidrati (o quasi) i grassi diventano i nostri alleati. Per avvalersi questo sostegno basta ridurre al minimo l’assunzione di zuccheri e amidi e assicurarsi il giusto apporto di proteine. Con l’eliminazione (o la drastica riduzione) di queste sostanze dannose, i livelli di zucchero nel sangue tendono a stabilizzarsi e, di conseguenza, si abbassano anche i livelli degli ormoni che immagazzinano l’insulina. Questo processo facilita l’aumento della combustione dei grassi e contribuisce al senso di sazietà, riducendo così naturalmente l’assunzione di cibo e facilitando anche la perdita di peso. Inoltre, una dieta a basso contenuto di carboidrati può portare a bruciare più calorie di altre diete.
Come già detto poi, le diete senza carboidrati contribuiscono alla riduzione o alla normalizzazione dei livelli di zucchero nel sangue, e così facendo, contrastano anche il diabete di tipo 2. Quindi, ridurre o rinunciare ai carboidrati insulinici, potrebbe aiutare il controllare non solo la glicemia, ma risultare particolarmente utile per le persone con diabete. Inoltre, uno studio recente condotto per 6 mesi su 49 adulti obesi con diabete di tipo 2 ha rilevato che chi ha seguito una dieta low carb ha avuto riduzioni significativamente maggiori di emoglobina glicata, rispetto al gruppo di controllo. Infatti, come osserva l’American Diabetes Association, la riduzione dei carboidrati, a qualsiasi livello, è probabilmente un efficace strumento per il controllo dello zucchero nel sangue. In pratica, ridurre l’assunzione di carboidrati può prevenire picchi di zucchero nel sangue e quindi aiutare a prevenire le complicazioni del diabete. Tuttavia, i benefici di questo stile alimentare non finiscono qui. Infatti, diminuire l’assunzione di carboidrati può migliorare la salute del cuore. In particolare, le diete senza carboidrati hanno dimostrato di diminuire i livelli di trigliceridi nel sangue, causa principale di rischio malattie cardiache. Secondo quanto dimostra un’indagine condotta su 29 uomini in sovrappeso, la riduzione dell’assunzione di carboidrati al 10% del totale delle calorie giornaliere per 12 settimane, ha diminuito i livelli di trigliceridi del 39% rispetto ai livelli iniziali. Altri studi suggeriscono che le diete a basso contenuto di carboidrati possono anche aumentare i livelli di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono), valido supporto nella protezione contro le malattie cardiache. Dulcis in fundo, un basso livello di carboidrati si dimostra un prezioso alleato del nostro intestino. Contribuisce, infatti, a risolvere i problemi dell’intestino irritabile, spesso alleviandone i sintomi come gonfiore, crampi, dolore addominale, gas, diarrea o stipsi. Funzionale poi anche in caso di cattiva digestione, reflusso gastrico e altri fastidi digestivi. Tra i notevoli vantaggi e benefici per il benessere dell’organismo:
Grassi o Zuccheri? “Ai più importanti bivi della vita non c’è segnaletica” sosteneva Ernest Hemingway, ma con le informazioni giuste è possibile non prendere la strada sbagliata. Dalla via dei grassi a quella dei zuccheri, una spiegazione esaustiva viene fornita da Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti:
«Per comprendere l’importanza dei grassi per l’organismo è fondamentale capire l’uso che ne fa il nostro corpo. Per molti di noi il grasso è visto come un substrato energetico (utilizzato per creare energia) e niente più, invece le sue funzioni sono essenziali anche per altri motivi. Distinguiamo intanto i tre differenti tipi di grassi che il nostro corpo assimila con l’alimentazione o produce in base alle proprie esigenze: trigliceridi, fosfolipidi e colesterolo - si legge nel capito “La via dei grassi” -. Quando i carboidrati sono ingeriti, non importa che siano di natura semplice o complessa, essi saranno comunque trasformati in glucosio per poi venire assimilati dai villi intestinali e da qui, riversati nel flusso sanguigno. Il nostro sistema arterioso si occupa di trasportare il glucosio alle cellule che ne hanno bisogno. Difatti come abbiamo già detto, l’unico utilizzo del glucosio da parte del nostro corpo è di tipo energetico, ovvero esso è utilizzato dalle cellule per produrre gli Atp (con la glicolisi ed in seguito con i mitocondri). Le uniche cellule che usano esclusivamente il glucosio come carburante (le altre usano soprattutto i grassi) sono le cellule nervose del cervello (i neuroni), le cellule muscolari della fibra bianca (fibrocellule) ed i globuli rossi (che non possiedono mitocondri). Cosa succede quando il glucosio è presente in quantità eccessive nel sangue? Il nostro corpo, tramite il pancreas, produce uno speciale ormone per eliminare il glucosio in eccesso, evitando il raggiungimento del coma diabetico: l’insulina. Ma esistono alcuni carrier proteici (proteine di trasporto) che si occupano di trasportare il glucosio nelle cellule, sono i glut» conclude l’autore nel capitolo “La via degli zuccheri”.
I CARBOIDRATI FANNO BENE O MALE?
Ormai sono diversi gli studi che cominciano a suggerire che se mangiato senza carboidrati, il grasso, non contribuisce all’aumento di peso. Al contrario di quanto riscontrato invece per lo zucchero dove dozzine di indagini dimostrano che se consumato da solo induce, ugualmente e in modo significativo, a un’inevitabile sovrappeso. Sullo stesso filone la tesi presentata nel libro di Aaron Carroll, professore di pediatria alla Indiana University School of Medicine, “The Bad Food Bible: How and Why to Eat Sinfully” (La bibbia del cibo malvagio: come e perché mangiare peccaminosamente). «C’è una cosa che sappiamo a proposito dei grassi - si legge nel libro di Carroll - Il consumo di grassi non provoca aumento di peso. Al contrario, potrebbe piuttosto aiutare a perdere qualche chilo». Insomma, un chiaro appello per riportare a tavola tutti quegli alimenti banditi dalla dieta nel corso degli anni Novanta. Dal burroso avocado, all’appetitoso salmone passando per le saporite noccioline. Le motivazioni per includere nuovamente nella nostra dieta questi alimenti vengono fornite e confermate da recenti ricerche che dimostrano come le persone che hanno ridotto i grassi non solo non perdono peso, ma non riducono nemmeno il rischio di malattie. Per contro, le persone che consumano più grassi, ma diminuiscono drasticamente o eliminano completamente carboidrati e zuccheri, registrano una riduzione sia del peso corporeo sia del pericolo di patologie.
Ecco come la PASTA potrebbe influenzare la nostra salute
Secondo una review di diverse ricerche pubblicata sulla rivista The Lancet, gli scienziati hanno messo a confronto oltre 150.000 persone in 18 stati, con diversi tipi di alimentazione per indagare le associazioni del consumo di queste sostanze in relazione al rischio di insorgenza di diverse patologie. Le persone che seguivano diete a basso tenore di grassi avevano più probabilità di morire per cause diverse. Senza tralasciare poi il rischio di morire per malattie cardiovascolari, infarto, ictus e insufficienza cardiaca. Per contro, le persone con diete a basso tenore di carboidrati avevano un rischio significativamente minore di incorrere in queste conseguenze. Insomma, una maggiore assunzione di carboidrati è stata associata a un aumento del rischio di mortalità. A seguito degli importanti risultati ottenuti da queste indagini «andrebbero riconsiderate le linee guida dietetiche globali» hanno concluso gli autori dello studio. Ma cosa succede quando nella nostra dieta includiamo solo cibi a basso tenore di grassi? Molti alimenti pronti al consumo nella categoria del “low-fat” sono ricchi di zuccheri e carboidrati. Per avere una conferma di questo basterebbe prendere ad esempio i cereali comuni, quelli in barrette o lo yogurt e dare un’occhiata alla tabella nutrizionale. Compariranno tutti valori ad alto tasso di zuccheri e carboidrati, nonostante siano alimenti a basso contenuto di grassi. Quindi, mentre questi prodotti a basso contenuto di grassi sono venduti come cibi per “perdere peso”, la realtà è molto diversa da quella narrata negli spot pubblicitari. Questi prodotti difatti incidono negativamente più di altri sull’aumentare di peso. Quindi, tirando le somme, nel carrello della spesa è preferibile un prodotto ricco di grassi, ma povero in carboidrati.
The Lancet "Associations of fats and carbohydrate intake with cardiovascular disease and mortality [...]"
Medical Xpress "Ketogenic diets alter gut microbiome in humans, mice"
Il Messaggero "Dieta chetogenica, può avere effetti benefici nelle persone che soffrono di asma"
The Italian Times "Dieta chetogenica: cos'è, come funziona ..."
Di Lei "Mal di testa. La dieta chetogenica può venire in aiuto"
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“In vino… salus” o “vinum vita est”! La rivincita sugli astemi, al via con l’antiossidante del benessere. A piccole dosi, il vino rosso fa bene al cuore e contrasta diabete, calcoli renali e riduce il rischio di obesità. Dulcis in fundo, aiuta a prevenire l’Alzheimer! Insomma, le proprietà benefiche dell’uva sono molteplici e sorprendenti. Tutto merito del resveratrolo, potente antiossidante con importanti effetti neuroprotettivi. Inoltre, previene la demenza, l’osteoporosi e favorisce la digestione. Le sue origini risalgono al 3150 a.C., quando gli antichi egizi utilizzavano le proprietà benefiche del vino, impreziosito da erbe e resine di vario genere per ottenere una miriade di effetti salutari. Indagini scientifiche statunitensi hanno dimostrato che l’indice di mortalità degli uomini che bevono un calice di vino al giorno si abbassa di un 17% rispetto a chi non beve vino. Tuttavia, è importante restare all’interno della soglia del benessere poiché se si consuma una quantità superiore rispetto a quella consigliata, l’indice di mortalità aumenta proporzionalmente con gli stessi valori percentuali ma, naturalmente all’incontrario. Per sommi capi, quelli che bevono uno o due calici di vino al giorno hanno una vita più longeva rispetto agli astemi. Purtroppo questa teoria vale soprattutto per gli uomini poiché hanno un enzima che metabolizza l’alcol prima di farlo arrivare al fegato, le donne, al contrario, possono bere soltanto il 60% di quello che bevono gli uomini onde evitare danni al fegato. Vero e proprio toccasana che grazie al contenuto di polifenoli, provenienti dalla buccia e dai semi dell’uva, proteggono il cuore eliminando i radicali liberi. Seppur vietato a bambini, donne in gravidanza e persone con problemi al fegato rimane consigliato a tutti gli altri per le sue capacità di prevenire le malattie cardiovascolari. Insomma, un bicchiere di rosso al giorno toglie il medico di torno! Sempre nei limiti e senza lasciarsi andare a un consumo smodato. «Solo nel 1992 si è iniziato a parlare di resveratrolo come principio attivo di grande interesse per la salute umana, quando dei ricercatori hanno tentato di dare una risposta al paradosso francese» spiega Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. Da qui l’importanza di questo potente antiossidante a spiegare quello che viene definito come il “paradosso francesce” ovvero il fenomeno per il quale in Francia, nonostante l’alto consumo di alimenti ricchi di acidi grassi saturi, l’incidenza di mortalità per malattie cardiovascolari (ossia le malattie del cuore e dei vasi sanguigni) sia relativamente bassa.
Tra i peggiori nemici di pelle e salute, proprio loro, i radicali liberi. Questi, prendono di mira i grassi che formano le membrane cellulari (liperossidazione), zuccheri, proteine e Dna dove possono alterare il codice genetico portando persino all’insorgenza di gravi malattie. «Per arginare i radicali liberi sulla pelle possiamo farci aiutare dal resveratrolo, eletta dalla facoltà di Medicina di Harvard, miglior molecola antietà naturale», spiega a Repubblica Magda Belmontesi, dermatologa a Milano. «Oggi - aggiunge -, la strategia contro i radicali liberi diventa globale: di giorno, c'è la vitamina C, attiva , infrarossi contro i danni da raggi UV, infrarossi e smog. Di notte, quando il rinnovamento cellulare è più intenso - il picco si verifica tra l'una e le 4 del mattino - bisogna invece potenziare il sistema naturale di difesa antiossidante regolato dalla proteina NRF-2, presente nel mitocondrio. Il resveratrolo è la molecola giusta per stimolarlo. Quindi niente panico, l’arma giusta è a portata di mano». Ora però facciamo un passo indietro e scopriamo cosa sono queste preziose sostanze dagli effetti cardioprotettivi. I polifenoli sono un gruppo eterogeneo di sostanze naturali, note per le loro azioni positive sulla salute umana. In natura i polifenoli vengono prodotti dal metabolismo secondario delle piante ed hanno caratteristiche che ricoprono ruoli differenti come: la difesa degli animali erbivori impartendo dei sapori sgradevoli e dai patogeni, supporto meccanico e di barriera contro l'invasione microbica, attrazione per gli impollinatori e per dispersione del frutto. Dal punto di vista chimico, invece, i polifenoli sono molecole composte da più cicli fenolici condensati; essi possiedo uno o più gruppi ossidrilici -OH legati ad un anello aromatico. In base alla loro struttura possono essere suddivisi in tre classi: quella dei fenoli semplici, quella dei flavonoidi è quella dei tannini. Un esempio di polifenolo è il resveratrolo che inibisce l'ossidazione delle LDL la sovrapposizione delle piastrine proteggendo così l'organismo dalle malattie cardiovascolari (azione antitrombotica, antinfiammatoria, antiaterogena e vaso rilassante).
Dal rosso per il cuore alle virtù del resveratrolo.
«Questo antiossidante riduce il colesterolo “cattivo” e aiuta a prevenire le malattie cardiache e cardiovascolari» spiega in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno il professor Giuseppe Paolisso, rettore dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli ed esperto in malattie del metabolismo. E, secondo alcuni studi, aiuta anche a prevenire il cancro. Altri benefici, oltre all’effetto antinvecchiamento, sarebbero nell’azione benefica contro l’infiammazione organica e nel controllo del metabolismo. Il rettore però avverte: «Trattandosi di vino, e quindi di alcol che è tossico per il fegato, tutto dipende dalle dosi. La quantità massima è di due bicchieri al giorno, non più di tanto. Non si deve mai dimenticare che l’alcol ha di per se la capacità di distruggere le cellule, e in particolare interrompe il meccanismo che serve alla produzione di energia». «Questo antiossidante – evidenzia Paolisso - riduce il colesterolo “cattivo” e aiuta a prevenire le malattie cardiache e cardiovascolari».
E, secondo alcuni studi, contribuisce anche alla prevenzione del cancro. Altri benefici, oltre all’effetto antinvecchiamento, sarebbero nell’azione benefica contro l’infiammazione organica e nel controllo del metabolismo. Senza tralasciare poi il suo effetto protettivo contro lo stress. Indagato da un gruppo di ricercatori coordinati da Mathew Sajish dello Scripp Institute, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature. La ricerca mostra che questo composto induce, infatti, una potente risposta contro lo stress nelle cellule umane, che ha radici molto antiche dal punto di vista dell'evoluzione. Antinfiammatorie, fluidificanti, antitumorali, antitrombotiche, antiossidanti e antidiabetiche.
«È stato riscontrato - spiega ancora il giornalista nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - che esercita effetti protettivi nei confronti della pelle (derma) preservandola dall’invecchiamento. Il resveratrolo inibisce l’apoptosi delle cellule migliorando la disfunzione mitocondriale e bloccando le radiazioni. Inoltre il resveratrolo stimola la produzione di collagene oltre che inibire l’espressione delle proteasi, responsabili della degradazione della matrice collagenica. Migliora il microcircolo che nutre la cute, rigenerando l’elasticità dei vasi periferici, permettendo l’aumento dell’ossigenazione. La sua molecola è utilizzata nel trattamento delle dermatiti seborroiche ed irritative dell’eczema. - È stato provato da diversi studi clinici che il resveratrolo è un potente antiossidante, superiore alla vitamina C ed al Beta-carotene (vitamina A), perché sviluppa con esse un’azione sinergica. Agisce inoltre inibendo la perossidazione delle lipoproteine (Ldl). - È considerato un ottimo rimedio anti-età per la sua capacità di rallentare gli effetti dell’invecchiamento». All’Università di Maastricht hanno condotto uno studio somministrando il resveratrolo per un solo mese a persone obese, a rischio di diabete, ictus e con malattie cardiocircolatorie. I ricertatori hanno riscontrato una riduzione della pressione arteriosa, una diminuzione degli zuccheri nel sangue ed un miglioramento del metabolismo dei grassi. «Al resveratrolo - evindenzia Panzironi - è anche riconosciuta la capacità di vasodilatatore, d’inibire l’aggregazione piastrinica e come ottimo fluidificatore del sangue, capace di limitare l’insorgenza di placche trombotiche (vaso epitelio-protettivo)».
Anche lo studio presentato all’Ada nel 2010 dallo scienziato Jill P. Crandall, che ha sottoposto, per settimane, i pazienti anziani a un supplemento di resveratrolo, ottenendo così una riduzione del picco glicemico post pasto pari al 10% e dimostrando, di conseguenza, un miglioramento della sensibilità insulinica.
Esistono migliaia di studi sugli effetti protettivi del resveratrolo in diverse malattie, da quelle metaboliche e neurodegenerative a quelle dell'apparato cardio-vascolare e nell'invecchiamento, passando anche per la sindrome di Down. Tra le principali proprietà del resveratrolo vi è la sua funzione antiossidante, ovvero protegge dai danni causati dall’ossidazione. È infatti in grado di inibire la sintesi dei radicali liberi, molecole alla base dell’invecchiamento cellulare. Da non trascurare poi, le sue proprietà anticancerogene. Tra le modalità di intervento, la capacità di bloccare i processi alla base della genesi dei tumori e la relativa progressione. Potente antinfiammatorio e valida alternativa all’uso dei farmaci. Protegge il sistema cardiovascolare, limitando i danni che l’invecchiamento esercita sui vasi sanguigni. Ma non è tutto. Il resveratrolo è anche un potente alleato del sistema nervoso contro i danni delle malattie neurodegenerative. Altra capacità, la sua azione immunomodulante in grado di regolare il sistema immunitario e influenzare il funzionamento dei linfociti. Da non trascurare poi, la sua funzione antimicrobica. Una marcia in più per prevenire il declino della memoria causato dall’età. Efficace anche nel miglioramento delle performance del cervello. Gli studiosi hanno osservato che il resveratrolo ha effetti positivi sull'ippocampo, un'area del cervello che è fondamentale per la memoria, l'apprendimento e l'umore. L’indagine, condotta da un gruppo di ricercatori del TexasA&M Health Science Center College of Medicine è stata pubblicata su Scientific Reports. E poi è prozioso nel trattamento dell’acne. Come dimostra un esperimento fatto dai dermatologi della David Geffen School of Medicine della University of California, pubblicato su Dermatology and Therapy, dove hanno valutato hanno valutato gli effetti del resveratrolo facendo proliferare colonie di propionibacterium acnes, batteri responsabili dello sviluppo dell'acne, su cheratinociti di pelle umana.
«Questa piccola molecola si trova soprattutto in frutta e verdura dal colore violaceo e ha la funzione di proteggere i vegetali dagli stress esterni, rappresentandone di fatto una sorta di sistema immunitario. Ma la funzione protettiva vale anche per l’uomo», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Tra le sue principali funzioni benefiche: «Ha una azione antinfiammatoria – sottolinea la biologa -, di contrasto ai radicali liberi. Come tutti gli antiossidanti protegge i vasi sanguigni e stimola i processi della regolazione del ciclo cellulare, con una funzione antitumorale di contrasto all’invecchiamento cellulare». Non solo nel vino! Tra gli alimenti che lo contengono «Troviamo il resveratrolo nell’uva, nel cacao, nei frutti di bosco come more e mirtilli, nelle melanzane e in generale negli ortaggi di colore viola scuro». Quando un bicchiere di vino al giorno toglie il medico di torno. «Sì – continua la nutrizionista -, anche se va ricordato che si tratta di una bevanda alcolica e l’etanolo ha un effetto cancerogeno. Ma il vino ha anche proprietà benefiche, che si manifestano anche nel cosiddetto paradosso francese». «Si è osservato che in alcune zone della Francia in cui si consumano molti formaggi ma anche vino c’è una bassa incidenza di malattie cardiovascolari. Questo è dovuto proprio alla presenza di resveratrolo, che abbassa il rischio di patologie cardiovascolari, andando a proteggere i vasi sanguigni dai grassi saturi e dal colesterolo dei formaggi. Il trend del cosiddetto paradosso francese segue una curva a Y: i forti bevitori e gli astemi, i due estremi della curva, hanno lo stesso rischio di patologie cardiovascolari, mentre chi fa un consumo moderato di vino ha una minore incidenza» conclude l’esperta.
Gazzetta Active "Resveratrolo: ecco perché un calice di vino al giorno può far bene"
Il Giornale "Dal resveratrolo un aiuto per rallentare l'invecchiamento"
La Repubblica "Resveratrolo e vitamina E per combattere i radicali liberi"
Il Messaggero "Due bicchieri di vino rosso al giorno: ecco perché fanno bene alla salute"
Corriere del Mezzogiorno "Due bicchieri al giorno tolgono il medico di torno. Quando l’alcol fa bene"
Agi "Resveratrolo aiuta a prevenire declino memoria"
Ansa "Nell'uva i segreti per combattere l'invecchiamento"
La Stampa "Un aiuto per la memoria? Arriva dal resveratrolo"
Agi "Salute: Cnr, resveratrolo rigenera i neuroni in sindrome di Down"
Ansa "Resveratrolo dell’ uva efficace contro l’acne"
Washington State University "WSU scientists turn white fat into obesity-fighting beige fat"
MSN Lifestyle "Resveratrolo benefici: efficace contro ipertensione e obesità"
La Stampa "Svelato il segreto del perché il resveratrolo fa bene alla salute"
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University of Missouri: Il Resveratrolo ottimo nella lotta contro il cancro alla prostata
Il resvetarolo protegge anche dalla sordità
Dal Medio Oriente al Mediterraneo. Conosciuto già nell’Antico Egitto per sue notevoli peculiarità. Un concentrato di acidi grassi essenziali, omega 3 e omega 6, ma anche sali minerali, lipidi e fibre. Toccasana per la salute, l’olio di semi di lino è una vera miniera di sostanze benefiche e proprietà antiossidanti di cui già Ippocrate ne raccomandava l’uso. Quindi, già dall’antichità veniva consigliato il consumo di quest’olio ricchissimo di grassi fondamentali per preservare l’integrità delle nostre membrane cellulari. Tra le altre proprietà, ottimo rimedio naturale per la cura di bruciori e problemi allo stomaco. Ma le proprietà di questo ingrediente non finiscono qui. Difatti, la notevole presenza di omega 3, rinforza il sistema immunitario e in tal modo lo rendono più forte e in grado di contrastare il proliferare delle cellule cancerogene. Ulteriore contributo è quello della vitamina E, un potente antiossidante che interviene anche sulle malattie degenerative e, più in generale, sulla degenerazione cellulare.
Importantissimo in ambito nutrizionale. Ricavato dai semi della pianta Linum Usitatissimum, noti per l’elevata presenza di lipidi, proteine e sali minerali. L’olio di semi di lino è costituito da una grossa percentuale di acido alfa-linolenico (ALA) e da acido oleico, glicosidi e lignani. Grazie all’acido alfa-linolenico, infatti, caratterizzato dalla presenza di omega 3, gode di preziose proprietà antiossidanti e vasoprotettive che lo rendono un vero e proprio concentrato di benessere. A questo prodotto vengono associate inoltre proprietà anti-aterogene e antinfiammatorie, rendendolo un efficace rimedio utile anche alla prevenzione nella cura della stitichezza, di problemi cardiovascolari e ipertensione. Oltre alle patologie autoimmuni e ai tumori, come dimostrato nei recenti studi scientifici, grazie soprattutto alle proprietà dell’acido alfa-linolenico, conosciuto anche per le sue capacità immunoregolatorie. Senza trascurare poi la sua importante funzione anti-aging nella riduzione dell’invecchiamento di cellule. Perfetto quindi anche come antirughe! Prezioso alleato della chioma, non solo nel contrasto alla formazione delle doppie punte, ma perfetto anche per idratare i capelli.
Ricchi di minerali, proprietà emollienti e protettive questo super food è un vero e proprio elisir per l’intestino e la digestione oltre ad essere un ottimo depurativo per l’organismo. L'alto contenuto di proteine e grassi insaturi, in particolare omega 3 rendono questo alimento importante per la nostra salute. Aiutano il cuore e rinforzano il sistema immunitario. Sono, inoltre, fonte di minerali e vitamine tra cui fosforo, rame, magnesio e manganese, oltre a vitamine del gruppo B, vitamina C, E, K e vitamina F che favoriscono la formazione delle membrane cellulari, combatteno l'invecchiamento, le infezioni e aiutano ad abbassare il colesterolo cattivo nel sangue. «Dai semi di lino - particolarmente ricchi di sali minerali, proteine e soprattutto lipidi - è possibile estrarre un olio costituito per il 40-60% da acido alfa-linolenico (ALA), noto precursore degli acidi grassi essenziali della serie omega 3, per il 15% da acido oleico e in piccola parte da altre molecole biologicamente attive, come i lignani e i glicosidi» spiega Christian Orlando, nutrizionista. «All'olio di semi di lino – continua l’esperto - vengono classicamente attribuite proprietà antinfiammatorie, anti-aterogene, anti-trombotiche ed antiproliferative». «Per questi motivi, l'olio di semi lino è utilizzato nella prevenzione e nel trattamento della stitichezza, delle dislipidemie, dell'ipertensione e delle complicanze cardiovascolari» precisa il biologo.
OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salut
«Recenti studi avrebbero inoltre dimostrato l'utilità dell'olio di semi di lino nella gestione di patologie complesse, come le patologie autoimmuni e il cancro. Uno dei più importanti ambiti di applicazione dell'olio di semi di lino è quello cardiologico» evidenzia Orlando. Secondo l’esperto, la letteratura attribuirebbe sia all'ALA che ai lignani, di cui l'olio di semi di lino è particolarmente ricco, funzioni cardioprotettive e vasoprotettive. «Tali attività – sottolinea il biologo - si espleterebbero attraverso meccanismi diversi, tra i quali l’inibizione dell'aggregazione piastrinica, e minor tendenza a formare trombi; l’azione antinfiammatoria nei confronti dell'endotelio; l’azione ipocolesterolemizzante; e l’azione antipertensiva». «All'olio di semi di lino viene tradizionalmente attribuita una funzione importante anche sul mantenimento della normale funzionalità intestinale, tale attività, oltre all'effetto emolliente dell'olio sulle feci, sarebbe ancora una volta riconducibile alla presenza dei lignani, che oltre a normalizzare la peristalsi, eserciterebbero una funzione protettiva nei confronti della mucosa intestinale» conclude. I semi di lino aiutano, quindi, a proteggerci da infiammazioni interne, come la cistite, o esterne, che interessano soprattutto l’epidermide. La presenza di lecitina poi, assicura il buon funzionamento del cervello e del sistema nervoso. Inoltre, le proprietà emollienti e protettive del loro derivato vengono impiegate soprattutto in cosmesi per bellezza e salute di pelle e capelli. Ma quello che non tutti sanno è che, questi semi, facilitano la perdita di peso: aiutano a bruciare i grassi convertendoli in energia. Insomma, l’alimento ideale da inserire in una dieta poiché, contribuisce anche a prolungare il senso di sazietà.
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Arriva l'ingrediente avveniristico di cui tutti parlano, ma che in pochi conoscono. Al via con l’olio di girasole alto oleico. Sicuramente meno conosciuto di quello tradizionale, ma ricco di benefici. Cos’è l’acido oleico? Per antonomasia l’acido grasso maggiormente presente nell’olio d’oliva che appartiene ai grassi monoinsaturi (quelli con un solo doppio legame nella sua struttura chimica); a differenza del classico olio di girasole, dove l’acido grasso in maggiore quantità è quello linoleico (polinsaturo) che possiede due doppi legami. In sostanza, l’olio alto oleico, si differenzia dalla sua versione classica per la tipologia dei grassi in esso contenuti o meglio, la prevalenza di grassi insaturi, per la precisione, grassi polinsaturi; a differenza degli altri oli di semi che in genere contengono prevalentemente grassi polinsaturi, ovvero i grassi facilmente deperibili che vanno più facilmente in contro a ossidazione e irrancidimento. Altro punto a sfavore dell’olio di girasole: è altamente sconsigliato sia per le fritture che per le cotture ad alte temperature (quindi anche per le cotture in forno). Ha un punto di fumo più basso rispetto ad altri oli e, di conseguenza, a temperature più basse sviluppa sostanze cancerogene in tempi più brevi rispetto ad altri oli.
Insomma, un surrogato con tutte le carte in regola. Dunque, poiché è un acido grasso monoinsaturo, l’olio girasole ad alto oleico assomiglia più all’olio d’oliva per composizione di acidi grassi che non al tradizionale olio di girasole. Peculiarità che lo mette in una posizione di vantaggio rispetto all’altro per una serie di motivi. Prima tra tutte, la sua resistenza alle alte temperature permette una minore ossidazione e produzione di sostanze tossiche e cancerogene, oltre a una maggiore durata dell’olio durante la cottura. Proprio per questo motivo viene principalmente utilizzato per le fritture e per le cotture al forno. Altro punto a favore, le basse concentrazioni di acido linoleico (rispetto all’olio di girasole classico) conferiscono un’altra caratteristica positiva: un minore potere infiammatorio. La presenza di acido oleico rispetto a quello linoleico riduce la produzione di prostaglandine. Contribuisce quindi a limitare l’ondata infiammatoria e favorisce la prevenzione e il trattamento di alcune patologie. Un altro vantaggio è quello di regolare le lipoproteine plasmatiche. L’acido oleico, infatti, aumenta la produzione di HDL (il colesterolo buono), migliorando il profilo lipidico del sangue e la protezione cardiovascolare.
L'olio di girasole alto oleico fa la sua comparsa in Russia, nel lontano '76 dove viene realizzata la prima varietà mutante di girasole, il Pervenets, con alto contenuto di acido oleico. L'80% della produzione mondiale di semi di girasole proviene tutt'oggi dalla Russia e dell'Ucraina. «Poiché l’olio extra vergine di oliva è un prodotto delicato e instabile è stato necessario creare dei surrogati, meglio se a prezzi più competitivi, che riuscissero a riunire tutte le virtù salutistiche dell’extravergine, dando un’immagine di salubrità, al contempo facendo leva sull’utilizzo più comune dell’olio: la cucina e la frittura» spiega Christian Orlando, biologo e nutrizionista. «Le due caratteristiche salutistiche più importati per l’extravergine – prosegue l’esperto - sono l’alto contenuto di acido oleico (acido grasso monoinsaturo) e il contenuto di fenoli (antiossidanti naturali)». «L’industria alimentare ha così creato un olio di semi di girasole ad alto oleico (80% dichiarato), arricchito di vitamina E e antiossidanti naturali di rosmarino, alloro e salvia – precisa Orlando - si tratta di un simil olio extravergine di oliva perfetto ed in più viene considerato ottimo per friggere in quanto stabile fino a 230 gradi».
«L’olio di semi di girasole alto oleico ha anche un altro vantaggio, la shelf life (conservabilità) è di 24 mesi, contro i 18 medi di un extra vergine». «L'acido oleico è un grasso omega 9 ad azione antinfiammatoria e immunitaria con effetti benefici anche sul metabolismo e a differenza degli omega 3 e omega 6 che non sono sintetizzabili dal corpo umano ma devono essere introdotti mediante l’alimentazione, gli omega 9 rientrano nella categoria dei prodotti che l’organismo riesce a produrre partendo da altri tipi di grassi di cui l’acido oleico è il più importante» conclude il biologo. Ideale per le alte temperature e per la preparazione dei dolci, perfetto per i condimenti a crudo. Unica raccomandazione: come tutte le cose, si sa, va consumato senza esagerare!
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Brutte notizie per vegani e vegetariani. Anche rinunciare alla carne sembrerebbe avere i suoi effetti collaterali. Secondo uno studio pubblicato sul Bmj i vegani, ma anche i vegetariani, sono più esposti al rischio di ictus. Smentito dalla scienza il legame tra il consumo di carne e l’aumento del rischio di problemi al cuore, senza tralasciare poi le correlazioni delle carni rosse col tumore. La ricerca condotta dall'Università di Oxford, dimostra che coloro che escludono del tutto dalla dieta alimenti di origine animale, hanno il 20% di possibilità in più di essere colpiti da un ictus. In base a quanto dimostrato da questo studio, chi fa a meno di questi cibi, e quindi, dei relativi derivati, priva il proprio organismo di grassi "buoni" e vitamine protettive, in particolare la B12. Poiché, il consumo di carne avrebbe, effetti benefici sul nostro organismo. La ricerca è stata condotta su circa 48mila adulti, per 18 anni. I medici hanno osservato che sia i soggetti vegetariani che quelli vegani avevano livelli più bassi della vitamina B12, la cui carenza è associata al maggior rischio di ictus.
I partecipanti alla ricerca, si suddividevano in 24mila carnivori, 16mila vegetariani o vegani, e i restanti pescetariani. Nel periodo in esame si sono registrati 1.072 casi di ictus. I ricercatori hanno quindi confrontato i dati ottenuti con quelli relativi alle abitudini alimentari dei partecipati, tenendo ovviamente conto di fattori di rischio come il fumo e l’obesità. Lo studio dimostra che per vegetariani e vegani il rischio aumenta del 21%, mentre per i pescetariani l’aumento registrato non è risultato statisticamente rilevante. «Seguire una dieta vegetariana potrebbe non essere universalmente vantaggioso per la nostra salute» suggerisce Stephen Burgess, dell'Università di Cambridge, sulla stessa linea dell’indagine di Oxford. A seguito di questi risultati rilevanti, molti esperti hanno quindi preso di mira la dieta mediterannea, da sempre osannata come una delle più sane, colpevole, invece, di essere troppo ricca di sale, formaggi, etc… L’indagine, svolta in un arco temporale esteso e su un ampia platea di partecipanti porta alla luce un fenomeno di un notevole interesse per la salute pubblica. I risultati ottenuti potrebbe orientare consigli e linee guida per la prevenzione cardiovascolare, nei confronti di chi decide di abbandonare il consumo di carne.
Diversi studi osservazionali condotti nel corso degli anni hanno mostrato un’associazione tra minori livelli di HDL nel sangue dei vegetariani e un aumento del rischio di ictus. In particolare quello di tipo emorragico, risultato più comune anche in quest’ultima ricerca. I trial randomizzati effettuati in questo campo raccontano però una storia differente, dimostrando un collegamento tra LDL e rischio di ictus. Inoltre, vegani e vegetariani che hanno partecipato alla ricerca presentavano, in media, una serie di carenze, in particolare livelli inferiori alla norma di vitamina B, vitamina D, aminoacidi essenziali, e omega 3 a catena lunga. E alcuni di questi nutrienti potrebbero essere collegati all’aumento di ictus emorragico. Le ragioni dell’incremento del rischio nei vegetariani potrebbero, come spiega Tammy Tong, epidemiologa nutrizionale dell'Università di Oxford, essere causate da «livelli molto bassi di colesterolo o di alcuni nutrienti». Inoltre «esistono alcune prove – prosegue la ricercatrice - che suggeriscono che livelli molto bassi di colesterolo potrebbero essere associati a un rischio leggermente più elevato di ictus emorragico», sottolinea la ricercatrice.
Ecco perché mangiare carne fa bene ed è fondamentale per la nostra salute
Tra gli altri studi, i risultati di un’indagine condotta in Giappone dimostra che gli individui con un consumo molto basso di prodotti di origine animale avevano un'incidenza e un rischio di mortalità maggiore per ictus emorragico, e anche un rischio, forse, più elevato di mortalità rispetto a quello ischemico. I dati ottenuti, infatti, suggeriscono che alcuni fattori associati con il consumo di alimenti di origine animale potrebbero essere protettivi contro il pericolo di ictus. Per vegetariani e vegani hanno registrato livelli più bassi di numerosi nutrienti tra cui vitamina B 12 , vitamina D, aminoacidi essenziali e acidi grassi polinsaturi n-3 a catena lunga. E forse, sono proprio le differenze in alcuni di questi fattori nutrizionali a contribuire alle associazioni osservate. In sostanza, le diete vegetariane e vegane sono diventate sempre più popolari negli ultimi anni, ma i potenziali benefici e pericoli di queste diete non sono stati completamente compresi.
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The Bmj "Risks of ischaemic heart disease and stroke in meat eaters, fish eaters, and vegetarians [...]from the prospective EPIC-Oxford study!"
Focus "Vegetariani, pescetariani, carnivori: chi corre più rischi per la salute?"
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Un atto d’amore quotidiano. Depurativi, ricchi di minerali e omega 3, un acido grasso polinsaturo che potrebbe aiutare a combattere l'infiammazione e tenere sotto controllo i livelli di colesterolo. I semi di lino (Linum usitatissimum) sono considerati i “semi della salute” per le notevoli proprietà benefiche e protettive. Scopriamo perché sono importanti nella nostra alimentazione. «La ricerca ha anche dimostrato che gli omega 3 possono aiutare a migliorare l'umore e contribuire a migliorare i disturbi dell'umore come la depressione», precisa Brigitte Zeitlin, MPH, RD, CDN. Alleato di corpo, e in particolare intestino, aiuta a contrastare la stitichezza. I semi di lino favoriscono la motilità e la regolarità intestinale, contrastando costipazione e gonfiore. Oltre a favorire la funzione depurativa dell’intestino, infatti, antiossidante. Sono positivi anche per la salute del cuore e della circolazione. Il suggerimento è quello di mangiare i semi di lino. Non interi, poiché l’organismo, al contrario, non sarebbe in grado di assimilare le sostanze. Un’alternativa sicuramente migliore per assumere i semi di lino, è quella di assumerli crudi tritati: farina, olio o integratore. «I semi di lino – continua - sono una buona fonte di proteine che favoriscono il mantenimento in salute di muscoli e ossa e, al contempo, rafforzano la funzione cognitiva aumentando anche le capacità di concentrazione». «Usali per aumentare l'apporto proteico» suggerisce Zeitlin. Inoltre, sono considerati potenti antinfiammatori: «L'infiammazione può portare a malattie cardiache - precisa Zeitlin -, obesità e malattie croniche».
Nell’impasto o sulla crosta tostata. Ancora più buono e salutare. È il turno del pane con la farina di semi di lino. Non solo per il pane, ma anche per le classiche preparazioni lievitate, mescolata con altre farine low carb, o per i dolci come le crostate. Tra le altre proprietà di questa farina, non dimentichiamo che può essere utilizzata anche per preparare impacchi contro i reumatismi, per ridurre tosse e bronchite e per il trattamento di dermatiti, psoriasi e infezioni cutanee. Inoltre, i semi di lino sono una preziosa fonte di fibre, utili per promuovere una migliore salute intestinale. «La fibra solubile può aiutare ad abbassare i livelli di colesterolo LDL (quelli cattivi) nel sangue. Può anche ridurre la velocità di assorbimento degli alimenti, il che aiuta con la sazietà e il controllo della glicemia» evidenzia Daniela Novotny, RD. Ecco alcuni altri benefici per la salute del consumo di più fibre. Oltre alla fibra solubile, quella insolubile che «aiuta ad aggiungere volume alle feci, il che facilita il movimento all’interno del sistema gastrointestinale» spiega l’esperta. Quindi anche un valido alleato «per le persone che soffrono di costipazione». Notevole anche la sua azione anti rughe e anti acne. «I semi di lino sono ricchi di lignani – sottolinea Zeitlin -, un tipo di antiossidanti che possono aiutare a combattere le malattie croniche ed i segni prematuri dell'invecchiamento come rughe sulla pelle» e in grado di bloccare lo sviluppo delle cellule tumorali. Importanti anche nella prevenzione di malattie cardiache: «Gli acidi grassi omega 3 possono aiutare a ridurre la pressione sanguigna, nonché a migliorare i livelli di colesterolo, valido supporto nel contrasto alle malattie cardiache» spiega Novotny.
Ricchi di minerali, proprietà emollienti e protettive questo super food è un vero e proprio toccasana per l’intestino e la digestione oltre ad essere un depurativo per l’organismo. L'alto contenuto di proteine e grassi insaturi, in particolare omega 3 rendono questo alimento importante per la nostra salute. Aiutano il cuore e rinforzano il sistema immunitario. Sono, inoltre, fonte di minerali e vitamine tra cui fosforo, rame, magnesio e manganese, oltre a vitamine del gruppo B, vitamina C, E, K e vitamina F che aiuta la formazione delle membrane cellulari, combatte l'invecchiamento, le infezioni e aiuta ad abbassare il colesterolo cattivo nel sangue. I semi di lino aiutano, quindi, a proteggerci da infiammazioni interne, come la cistite, o esterne, che interessano soprattutto l’epidermide. La presenza di lecitina poi, assicura il buon funzionamento del cervello e del sistema nervoso. Inoltre, le proprietà emollienti e protettive del loro derivato vengono impiegate soprattutto in cosmesi per bellezza e salute di pelle e capelli. Ma quello che non tutti sanno è che, questi semi, facilitano la perdita di peso: aiutano a bruciare i grassi convertendoli in energia. Insomma, l’alimento ideale da inserire in una dieta poiché, contribuisce anche a prolungare il senso di sazietà.
Ecco perchè gli "Omega 6" sono un pericolo per la nostra salute
«I semi di lino contengono acidi grassi monoinsaturi come l’acido oleico, e grassi saturi come l’acido stearico e palmitico, mucillagini emollienti, proteine, sali minerali e lignani che sono un genere di polifenoli antiossidanti capaci di contrastare funghi e batteri e, secondo gli studi fitologici, di esercitare un effetto preventivo contro le patologie correlate allo stile alimentare come il diabete di tipo II» spiega il biologo Christian Orlando. «Gli acidi grassi dei semi di lino – prosegue l’esperto - hanno una potente azione antinfiammatoria e immunostimolante e intervengono nella formazione delle membrane cellulari, rinforzandole e contrastando i processi infettivi e degenerativi e l’invecchiamento dei tessuti. Per questo è consigliato spesso come coadiuvante in tutte le patologie croniche, come le artriti, l'asma e le emicranie ricorrenti». «Sono la fonte vegetale più ricca di omega 3 – evidenzia Orlando -, esercitano un benefico effetto sul sistema cardiovascolare perché promuovono l'espulsione del colesterolo LDL, favorendo la sintesi del colesterolo buono HDL, regolarizzando il battito cardiaco e prevenendo l’insorgere di malattie cardio-vascolari. Inoltre aiutano a smaltire i trigliceridi, mantenendo le arterie pulite e regolando la pressione sanguigna».
Il biologo mette poi in evidenza un altro aspetto. «L'effetto anti-degenerativo dei semi di lino si estende anche al cervello e al sistema nervoso: oltre a proteggere le arterie cerebrali dalla sclerosi, contengono vitamine del gruppo B, vitamina C ed E, sali minerali come magnesio, calcio, potassio, zinco, ferro, manganese, rame, fosforo e selenio e acidi grassi essenziali come la fosfatidilcolina - un componente delle membrane cellulari - che aiutano a proteggere le cellule cerebrali dalle malattie neurodegenerative, migliorando anche le prestazioni cognitive». E ancora, tra le altre proprietà di questi semi preziosi, sottolinea «l'azione antinfiammatoria e lenitiva dell'olio di semi di lino è un molto utile per le mucose dello stomaco, che sfiamma e protegge dal rischio di gastriti e ulcere. Inoltre contiene mucillagini dolcemente lassative che regolano le funzioni intestinali, liberando l'organismo dalle scorie e contrastando disturbi come la stipsi e il colon irritabile, con un effetto emolliente e preventivo contro le intolleranze alimentari di origine tossica o infiammatoria». «L'olio di semi di lino regola le mestruazioni e contribuisce a contrastare sia i disturbi menopausali che i sintomi della sindrome dell'ovaio policistico, come l'aumento di peso, le irregolarità mestruali, l'infertilità, l'acne e la proliferazione di peli (irsutismo)» conclude l’esperto.
OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salute
Combattono il diabete, aiutando a tenere sotto controllo anche i livelli di colesterolo e trigliceridi, e sono utili contro l'ipertensione. Contribuiscono, inoltre, a ridurre i fastidi causati dalla menopausa. E ancora le loro proprietà rimineralizzanti che lo rendono, insieme alla presenza di vitamina K, un alimento ideale per prevenire l'osteoporosi. Fonte per antonomasia di omega 3, stimolano e rinforzano il sistema immunitario, prevenendo anche le intolleranze, grazie agli acidi grassi omega 3 e omega 6. Inoltre, questi semi, prevengono la formazione di placche nelle arterie riducendo il rischio di malattie dell'apparato cardiocircolatorio e stabilizzano i battiti cardiaci limitando le probabilità di infarto. Dunque, tirando le somme, i semi di lino sono importanti contro la stipsi, per la loro azione anti rughe e anti acne, per curare tosse, bronchite e raffreddore, per alleviare dolori mestruali e sintomi della menopausa, per curare le infiammazioni dei tessuti, per combattere il diabete e l’ipertensione, per rinforzare il sistema immunitario, per abbassare il colesterolo, per favorire la digestione, per la pulizia del colon, per la salute di cuore e capelli.
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Buoni e salutari per l’organismo, ma oltre al gusto c’è di più. Il consumo di pesce, o meglio, degli acidi grassi, riduce il rischio di patologie cardiovascolari. Un nuovo studio della Universitat Rovira i Virgili (URV) e della Harvard Medical School dimostra i notevoli benefici degli omega 3 sul nostro organismo. Secondo questi ricercatori, il consumo di omega 3, principalmente attraverso il pesce, ma anche negli integratori contenenti questi acidi grassi, contrasta le malattie grazie all’azione che consente di modulare le lipoproteine, le particelle che spostano i lipidi attraverso il sangue. Nello studio sono stati analizzati campioni di lipoproteine di 26.034 donne per indagare sul collegamento tra il consumo di omega 3, contenuto nel pesce e la diminuzione del rischio di problemi cardiovascolari. Gli scienziati si sono concentrati soprattutto su tre tipi di acidi grassi omega-3: acido α-linoleico (ALA), acido docosaesaenoico (DHA) e acido eicosapentaenoico (EPA), che si possono trovare nel pesce e i altri alimenti, essenziali per la nostra salute e il benessere del nostro organismo.
L’importanza di questa ricerca nasce da un dato non trascurabile: una persona su tre muore per malattie cardiovascolari. Fino ad oggi era stato dimostrato che un elevato consumo di acidi grassi omega 3 era associato a livelli più bassi di trigliceridi nel sangue. Tuttavia, era stato anche correlato ad un aumento del colesterolo LDL, cioè colesterolo a bassa densità trasportato dalle lipoproteine, noto anche come colesterolo cattivo. Il colesterolo LDL aumenta il rischio di malattie cardiovascolari perché può accelerare la formazione di aterosclerosi, cioè il processo mediante il quale le arterie si induriscono e perdono la loro elasticità. Per contro, lo studio ha scoperto che un aumento del consumo di colesterolo LDL dai pesci è associato principalmente al colesterolo trasportato dalle particelle più grandi di LDL, che sono meno aterogeniche e non con un aumento del numero totale di particelle di LDL. Questa diminuzione del numero di trigliceridi trasportati da qualsiasi tipo di lipoproteina aiuta a proteggere l'individuo dalle malattie cardiache.
I 3 tipi di acidi grassi omega 3 studiati, acido α-linolenico, DHA e EPA sono presenti nei pesci e in altri alimenti e lo studio ha scoperto che differiscono nella loro associazione con il rischio di malattie cardiovascolari. L’indagine dimostra che non vi era alcun aumento delle più piccole lipoproteine LDL che trasportano il colesterolo; invece l'aumento è stato tra le maggiori lipoproteine LDL, che non sono associate al rischio di malattie cardiache. Vi è stata una diminuzione di tutte le particelle che trasportano i trigliceridi e, inoltre, è aumentata la dimensione media delle particelle di HDL e LDL, un fenomeno associato a una maggiore protezione dalle malattie cardiovascolari.
Un altro elemento importante di questa ricerca riguarda i modelli utilizzati per valutare l'associazione tra il consumo di pesce e la riduzione del rischio cardiovascolare hanno isolato altri fattori nutrizionali che influenzano il risultato, come il consumo di altri alimenti, la concentrazione di omega 3 in base all'origine del pesce e ai tradizionali fattori di rischio come lo stile di vita sedentario, l'età, la massa corporea e il fumo. Lo studio ha analizzato 26.034 donne con un'età media di 53 anni (tra i 48 e i 59 anni). Di questi due grassi essenziali (EPA e DHA) ne sono ricchi pesci come sardina, aringa, sgombro e tonno. L’ALA (acido alfa-linolenico) è presente invece negli alimenti vegetali ad esempio nella frutta a guscio, nei semi oleosi e negli oli.
Gli effetti positivi sul cervello degli omega sono stati dimostrati da decine di studi internazionali. 3 Gli acidi grassi entrano a far parte delle membrane cellulari, che si mantengono elastiche, e combattono l’invecchiamento mentale, infatti, gli omega 3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione dei dati, migliorando sia le performance scolastiche sia quelle lavorative. Hanno inoltre un’azione antitrombotica, e migliorano il ritmo cardiaco, evitando l’insorgenza di aritmie. Conservano l’elasticità cutanea, rendendo la pelle compatta e meno segnata dalle rughe del tempo. In pratica, riparando le membrane cellulari, ne ritardano la comparsa e rimediano ai danni già fatti nel corso degli anni.
Una pratica nota per gli eschimesi. I primi studi risalgono metà ‘900 quando, gli scienziati decidono di indagare le ragioni per cui anche se, gli eschimesi, per combattere il freddo si alimentassero con una dieta a base di grassi animali, ciò non incideva sull'aumento di malattie cardiovascolari. L'ipotesi iniziale dei ricercatori era quindi che gli omega 3, consumati in abbondanza dagli Inuit, potessero costituire un fattore protettivo. Infatti, questi grassi hanno la capacità di diminuire i livelli di di colesterolo cattivo (LDL) e di trigliceridi nel sangue, altro fattore di rischio per la salute del cuore, e al tempo stesso aumentano i valori di quello buono (HDL).
Importanti per la loro azione antinfiammatoria, contribuiscono a potenziare il sistema immunitario. Fondamentali per i bambini. Grazie al Dha favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso centrale nei primi anni di vita. Preziosi negli adulti, invece, hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose, stimolano memoria e concentrazione. L'EPA e il DHA fanno anche bene alla pelle perché costituiscono le membrane cellulari. Inoltre, gli acidi grassi essenziali omega 3 potrebbero rivelarsi utili anche per mantenere la linea. Alcune indagini hanno evidenziato che questi grassi potrebbero favorire l'equilibrio metabolico e rivelarsi, quindi, utili per prevenire l'aumento di peso.
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Meglio un uovo oggi che un medico domani. Tra i pochi elementi classificabili come eccellenti poiché contengono quasi tutti gli ingredienti di cui necessita il nostro fabbisogno giornaliero. Una vera e propria miniera naturale di sostante nutritive. Ogni uovo contiene vitamine A, B, D, E, K, omega 3, folato, fosforo, selenio, calcio e zinco oltre a tanti altri nutrienti importanti per la nostra salute. Per quanto riguarda il calcio, l’uovo è tra gli elementi più ricchi. Necessario allo sviluppo e al mantenimento in salute delle ossa, contribuisce anche alla regolazione dell’eccitabilità delle cellule nervose e alla contrazione muscolare. Altra funzione importante è quella svolta dal fosforo nel metabolismo energetico delle cellule. In questo alimento troviamo anche colina in abbondanza, che aiuta il cervello durante lo sviluppo e lo protegge da perdita di efficienza di memoria, conseguenza all’età. Sono fonti naturali di luteina e zeaxantina, due agenti antiossidanti che svolgono una funzione protettiva sugli occhi. Sono un valido aiuto per rendere il corpo più tonico. Il consumo alza i livelli di colesterolo HDL (quello cosiddetto “buono”).
Salutare e poco calorico. Un complesso nutritivo adatto e necessario a tutte le età. I minerali e vitamine presenti nelle uova sono importanti anche perché proteggono l’organismo dai danni provocati dai radicali liberi. Sostenute da molti esperti in alimentazione e da numerosi studi scientifici che ne esaltano le notevoli proprietà benefiche. L’uovo è quindi una ricca fonte proteica, motivo per cui viene consigliato soprattutto a chi pratica attività sportiva. È tra i cibi più digeribili. L’uovo evita i danni di una deficienza di nutrienti dovuta ad una alimentazione irrazionale ed incompleta (come ad esempio quelle ricche di carboidrati). Inoltre, le uova, contengono colina un nutriente importante per costruire le membrane cellulari. Tanto importante che glie è stata persino dedicata una giornata. Il World Egg Day nasce con lo scopo di sensibilizzare sui tanti benefici prodotti da un alimento fondamentale come l’uovo e smentirne, una volta per tutte, le radicate convinzioni. Infatti è proprio nel tanto demonizzato tuorlo che si trovano la maggior parte delle proprietà nutritive. Inoltre, secondo uno studio americano, pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Nutrition, mangiare un uovo al giorno riduce il rischio di ictus del 12% e non comporta pericoli per quel che concerne il colesterolo.
Miniera di proteine di altissima qualità e superiore a qualsiasi altro, lo rendono l’alimento perfetto sotto ogni punto di vista. I suoi tanti benefici non erano sconosciuti neanche tra le antiche civiltà di egiziani, persiani, greci e romani, venivano consumate anche nel Medioevo per ottenere maggior vigore fisico. In esse sono presenti, tutti gli aminoacidi essenziali, quelli cioè che l’organismo non è in grado di sintetizzare e deve, quindi, assumere con il cibo. Inoltre, sono particolarmente indicate per stimolare la crescita muscolare in risposta alla sollecitazione indotta dall’esercizio. Le uova, oltre a incidere positivamente sulla struttura muscolare, sono essenziali per il corretto funzionamento del sistema immunitario, che difende il corpo dalle infezioni. Sono ideali anche per sostenere la crescita e lo sviluppo.
Insostituibili per l’elevata concentrazione di colina, componente essenziale nella nostra alimentazione e utile per il corretto metabolismo dei grassi. La colina, componente essenziale dell’acetilcolina, abbassa il tasso del colesterolo e ne riduce l’assorbimento, contrasta l’ipertensione, svolge una funzione protettiva nei confronti del fegato e ne impedisce l’accumulo di grasso, è una delle sostanze fondamentali per lo sviluppo del sistema immunitario e garantisce il corretto funzionamento delle cellule cerebrali. Non dimentichiamo poi, che le uova e in particolare, i tuorli, sono ricchi di lecitina, una sostanza preziosa per ogni cellula del nostro corpo. Influisce sui compiti vitali nelle membrane cellulari, soprattutto nel tessuto nervoso. E ancora, influenza in modo positivo i livelli di colesterolo e previene la formazione di calcoli biliari.
Diffamato e demonizzato ingiustamente oltre a essere oggetto, negli ultimi 50 anni, di una vera e propria persecuzione. Sull’uovo se ne sono dette tante, ma è arrivato il momento di fare chiarezza su questo importante alimento. Innanzitutto non aumenta i livelli ematici di colesterolo. Studi scientifici hanno, infatti, dimostrato, che nei soggetti esaminati, il consumo quotidiano di uova non aumenta significativamente il colesterolo ematico. Questo avviene poiché, nelle uova, sono contenuti i principi nutritivi capaci di esercitare un’azione ipocolesterolemizzante. Inoltre, nelle uova sono contenuti grassi insaturi come l’acido linolenico (omega 3), l’acido oleico e la lecitina svolgono la funzione di pulizia delle arterie dai depositi dannosi provocati proprio dalla presenza di colesterolo in eccesso. La lecitina oltre a ridurre il livello di colesterolo nel sangue ha la capacità di far diminuire l’assorbimento di colesterolo alimentare.
Non è un cibo grasso. Anche se viene spesso creduto il contrario, contiene solo l’11% di grassi e pur essendo di origine animale, è costituito per lo più da monoinsaturi e polinsaturi (quelli considerati benefici per l’organismo). Per quanto riguarda i rimanenti acidi grassi saturi, invece, sono costituiti in gran parte da acido stearico, che nel fegato viene rapidamente trasformato in acido oleico, ovvero in un acido monoinsaturo. Vale a dire, le uova contengono una scarsa quantità di grassi e questi non sono nocivi, anzi, sono quelli che fanno bene alla salute. Come è stato anche dimostrato dalla ricerca con l’innalzamento del “colesterolo buono” e dell’abbassamento di quello “cattivo.”
Non sono nocive per il fegato. Al contrario, fanno bene! Non favorisco in alcun modo lo svuotamento della colecisti e, in presenza di calcolosi biliare non si rischiano dolorose coliche. A sfatare queste leggende metropolitane due preziose sostanze presenti nell’uovo: la colina e la metionina che proteggono il fegato. Quindi, non solo non fanno male, ma chi soffre di patologie epatiche può tranquillamente mangiare uova senza correre rischi. Da non trascurare poi che sono uno tra alimenti più facilmente digeribile. L'uovo non è un nemico della linea. Un uovo contiene solo 80 Kcal ricche di proteine capaci di aumentare l’energia corporea e prolungare il nostro senso di sazietà che inibisce, di conseguenza, il desiderio di mangiare per lungo tempo. Insomma, due uova a colazione sono una vera e propria iniezione di salute.
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Non fa ingrassare, se assunto con moderazione. A sfatare un mito legato al consumo di vino, due recenti studi, l’uno condotto dai ricercatori del Washington State University e l’altro da scienziati della Harvard Medical School, il resveratrolo, un polifenolo presente nel vino rosso aiuterebbe a perdere peso. Il resveratrolo è un tipo di antiossidante presente nella maggior parte dei frutti. Questo polifenolo, che si trova in soprattutto nell’uva, consentirebbe di trasformare il grasso bianco, correlato al diabete e all’obesità, in grasso beige che brucia calorie invece di memorizzarle e permettere di perdere peso con maggiore facilità. Lo studio del Washington State University condotto sui topi, ha dimostrato come questi hanno registrato un miglioramento aggiungendo una modesta quantità di resveratrolo nella loro dieta, riducendo il rischio di sviluppare obesità del 40%. I ricercatori hanno scoperto che il resveratrolo ha sviluppato una quantità maggiore di grasso beige nelle cavie.
Min Du, professore di scienze animali e lo scienziato Songbo Wang i due scienziati della Washington State University hanno dimostrato che bacche, uva e altri frutti convertono il grasso bianco in eccesso in grasso beige, attivo a combustione energetica, che brucia calorie, fornendo nuove strategie per la prevenzione e il trattamento dell'obesità. Precedenti studi hanno suggerito che il resveratrolo può aiutare a prevenire l'obesità, ma non è chiaro come sia stato. Gran parte della ricerca, compresi studi altamente pubblicizzati sul vino, ha utilizzato concentrazioni molto elevate di resveratrolo - molto più di quanto un essere umano potrebbe consumare in una dieta normale. Un altro studio, è stato condotto ad Harvard su 20.000 donne. Ha dimostrato che le donne che consumavano vino avevano un probabilità ridotta del 70% di sviluppare l’obesità. Gli studiosi hanno scoperto che bere vino rallentava l’aumento di peso nelle donne. Tra le tante proprietà del resveratrolo quella rallentare l'invecchiamento e combattere il cancro, le malattie cardiache, il morbo di Alzheimer, l'obesità e il diabete.
Da anni oggetto di studio, in virtù delle notevoli proprietà benefiche per la salute oltre alla facile reperibilità in natura. Tra le principali proprietà del resveratrolo vi è la sua funzione antiossidante, ovvero protegge dai danni causati dall’ossidazione. È infatti in grado di inibire la sintesi dei radicali liberi, molecole alla base dell’invecchiamento cellulare. Da non trascurare poi, le sue proprietà anti-cancerogene. Tra le modalità di intervento, la capacità di bloccare i processi alla base della genesi dei tumori e la relativa progressione. Potente antinfiammatorio e valida alternativa all’uso dei farmaci. Protegge il sistema cardiovascolare, limitando i danni che l’invecchiamento esercita sui vasi sanguigni. Ma non è tutto. Il resveratrolo è anche un potente alleato del sistema nervoso contro i danni delle malattie neurodegenerative. Altra capacità, la sua azione immunomodulante in grado di regolare il sistema immunitario e influenzare il funzionamento dei linfociti. Da non trascurare poi, la sua funzione antimicrobica.
«Solo nel 1992 si è iniziato a parlare di resveratrolo come principio attivo di grande interesse per la salute umana, quando dei ricercatori hanno tentato di dare una risposta al paradosso francese» spiega Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti. «Difatti nella comunità medica non si riusciva a comprendere come fosse compatibile una bassa mortalità da infarto coronarico in Francia (a confronto di altri paesi) valutando gli alti livelli di consumo di grassi saturi e nicotina (in linea con gli altri paesi occidentali)». Tale controtendenza, spiega Panzironi nel libro, fu attribuita al consumo di vino rosso, dimostrando che il resveratrolo protegge le persone dalle malattie cardiovascolari, nonostante un’alimentazione ricca di grassi ed un uso elevato di nicotina. Tale principio attivo si trova infatti principalmente negli acini dell’uva rossa ed è trasferito nel vino rosso grazie alla fermentazione del mosto a contatto con le bucce dell’uva (il vino bianco prodotto senza questa tecnica non contiene il resveratrolo). «Tale principio attivo - si legge nel libro - appartiene alla famiglia dei fenoli non flavonoidi e a seguito di tale ricerca sono stati realizzati altri studi in tutto il mondo, concentrati più specificatamente sulle capacità antinfiammatorie, fluidificanti, antitumorali, antitrombotiche, antiossidanti ed antidiabetiche del resveratrolo».
«È stato riscontrato - spiega ancora nel libro Vivere 120 anni: le verità che nessuno vuole raccontarti - che esercita effetti protettivi nei confronti della pelle (derma) preservandola dall’invecchiamento. Il resveratrolo inibisce l’apoptosi delle cellule migliorando la disfunzione mitocondriale e bloccando le radiazioni. Inoltre il resveratrolo stimola la produzione di collagene oltre che inibire l’espressione delle proteasi, responsabili della degradazione della matrice collagenica. Migliora il microcircolo che nutre la cute, rigenerando l’elasticità dei vasi periferici, permettendo l’aumento dell’ossigenazione. La sua molecola è utilizzata nel trattamento delle dermatiti seborroiche ed irritative dell’eczema. - È stato provato da diversi studi clinici che il resveratrolo è un potente antiossidante, superiore alla vitamina C ed al Beta-carotene (vitamina A), perché sviluppa con esse un’azione sinergica. Agisce inoltre inibendo la perossidazione delle lipoproteine (Ldl). - È considerato un ottimo rimedio anti-età per la sua capacità di rallentare gli effetti dell’invecchiamento». All’Università di Maastricht hanno condotto uno studio somministrando il resveratrolo per un solo mese a persone obese, a rischio di diabete, ictus e con malattie cardiocircolatorie. I ricertatori hanno riscontrato una riduzione della pressione arteriosa, una diminuzione degli zuccheri nel sangue ed un miglioramento del metabolismo dei grassi. «Al resveratrolo - evindenzia ancora Panzironi nel libero - è anche riconosciuta la capacità di vasodilatatore, d’inibire l’aggregazione piastrinica e come ottimo fluidificatore del sangue, capace di limitare l’insorgenza di placche trombotiche (vaso epitelio-protettivo)». Anche lo studio presentato all’Ada nel 2010 dallo scienziato Jill P. Crandall, che ha sottoposto, per settimane, i pazienti anziani a un supplemento di resveratrolo, ottenendo così una riduzione del picco glicemico post-pasto pari al 10% e dimostrando, di conseguenza, un miglioramento della sensibilità insulinica. È stato inoltre dimostrato come l’azione antiossidante del resveratrolo abbia un effetto protettivo contro le malattie neurodegenerative (Alzheimer) e ne contrasto delle infezioni virali e fungine. Per quanto riguarda i tumori, infine, il resveratrolo impedisce la trasformazione di alcune sostanze in sostanze cancerogene. Inoltre, la somministrazione di resveratrolo, inibisce lo sviluppo di varie forme tumorali.
«I polifenoli nella frutta, incluso il resveratrolo, aumentano l'espressione genica che migliora l'ossidazione dei grassi alimentari in modo che il corpo non venga sovraccaricato», spiega Du. «Trasformano il grasso bianco in grasso beige – continua l’esperto - che brucia i lipidi come calore, aiutando a mantenere il corpo in equilibrio e prevenire l'obesità e le disfunzioni metaboliche». I due ricercatori hanno anche dimostrato che questa transizione del grasso bianco in grasso beige sarebbe stimolata stato recentemente pubblicato sull'International Journal of Obesity è stato finanziato dal National Institutes of Health, dalla National Natural Science Foundation of China e da una borsa di studio interna sulla ricerca emergente del WSU College of Agriculture, Human and Resource Sciences. Uno studio recente dell’Università di Maastricht in Olanda ha indagato gli effetti positivi che deriverebbero dall’assunzione del resveratrolo. Dallo studio emergerebbe l’abbassamento dei livelli di grassi e zuccheri nel sangue e della pressione sanguigna.
Al via con l’elisir dell'eterna giovinezza. Tra i segreti di lunga vita, il classico bicchiere di vino rosso a pasto rinforza il sistema immunitario, Dai polifenoli al resveratrolo, ritardano l’invecchiamento cellulare e prevengono le malattie cardiovascolari. Già gli antichi egizi, intorno al 3150 a.C., utilizzavano le proprietà benefiche del vino, impreziosito da erbe e resine di vario genere per ottenere una miriade di effetti salutari. È quanto si legge dallo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) della Pennsylvania (Usa). Inoltre, gli effetti positivi del consumo moderato di vino sono stati confermati da numerose ricerche scientifiche.
Sul vino, e ancor più, sul resveratrolo, come importante antiossidante con effetti benefici sull'apparato cardiovascolare interviene anche la Coldiretti: «E' soprattutto questa sostanza, presente in particolare nel vino rosso, ad avere un'influenza positiva sulla salute, dimostrata dal cosiddetto paradosso francese: oltralpe, infatti, si soffre meno di disturbi cardiovascolari nonostante il consumo di cibi grassi, perché si beve molto vino rosso. «Recenti studi medici – continua la nota della Coldiretti -, hanno poi stabilito che il consumo prolungato di vino determina modificazioni strutturali a carico di componenti del sangue: i globuli rossi, le piastrine e altri fattori della coagulazione provenienti dal sangue di persone considerate 'bevitori abituali', hanno una resistenza superiore nei confronti di stimoli ossidativi rispetto alle cellule sanguigne degli astemi». «Altri filoni di ricerca sono quelli sulle proprietà anti-invecchiamento delle cellule, sulla cosmesi, sulla chirurgia plastica, sulla prevenzione dei tumori e dello stress e sugli allergeni» conclude il comunicato.
I notevoli benefici del resveratrolo nel vino sono già stati dimostrati 20 anni fa con una ricerca pubblicata sulla rivista medica The Lancet. Quindi, non solo non influisce sull’aumento di peso, ma non fa male. Bere vino rosso fa bene alla salute. Ampiamente dimostrato negli ultimi anni con una serie di ricerche che bere vino con moderazione potrebbe aiutare a ridurre i rischi di alcune patologie cardiache. Secondo una serie di studi, il vino aiuterebbe a ridurre anche il rischio di ictus e questo perché trattiene il colesterolo buono HDL nel sangue. Dimostrata anche la sua capacità di limitare il rischio di alcuni tipi di sviluppare il diabete di tipo 2, di cancro, di demenza e morbo di Alzheimer. Oltre a una diminuzione di probabilità di diventare depressi. Ancora più iportante, il contenuto polifenolico presente in tutti i frutti, anche se i più ricchi sono ricchi di mirtilli, fragole, lamponi, uva e mele.
I ricercatori hanno sempre ipotizzato che esistessero solo due tipi di grassi, ha affermato il grasso bianco, in cui i lipidi sono immagazzinati come energia e il grasso bruno che brucia i lipidi per produrre calore. Diversi anni fa, è stato scoperto il grasso beige, che si trova tra il grasso bianco e quello marrone. Il ricercatore sostiene che il grasso beige sia generato dal grasso bianco in un processo chiamato "doratura". «Il resveratrolo – evidenzia Du - può migliorare questa conversione del grasso bianco in grasso beige e, quando si hanno alti tassi di doratura, può parzialmente prevenire l'obesità». Du sostiene che il grasso bianco sia protettivo quando sano. Tuttavia, una quantità elevata comporterebbe squilibri e malattie. «La teoria attuale – continua lo studioso - è che quando mangiamo eccessivamente, i lipidi extra vengono immagazzinati nel grasso bianco. Con l'obesità, le cellule adipose si allargano a un punto in cui sono sature e non riescono ad assorbire lipidi». L’esperto spiega che man mano che le cellule adipose si sovraccaricano e muoiono, rilasciano tossine e causano infiammazioni che portano a problemi di salute come l'insulino-resistenza e il diabete. «I polifenoli come il resveratrolo sono buoni in quanto migliorano l'ossidazione del grasso in modo che non venga sovraccaricato. L'eccesso viene bruciato come calore », conclude il ricercatore. Tuttavia, ricordiamo che per chi ha problemi di obesità o è alle prese con una dieta dimagrante, sarebbe opportuno evitare il consumo di bevande alcoliche. In particolare, dovrebbero astenersi dal bere alcolici le donne in gravidanza e in allattamento, i bambini e gli adolescenti.
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