Del tutto insufficiente. Oggetto della contestazione: la dose giornaliera di vitamina C raccomandata dall’OMS. Infatti, la quantità consigliata come dose minima per il mantenimento di un buono stato di salute, ovvero 45 milligrammi, sembrerebbe totalmente inadeguata. Un errore per difetto dimostrato dalla clamorosa scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington che grazie a loro studio hanno fatto emergere il clamoroso errore. Secondo quanto dimostrato nell'indagine, la dose di acido ascorbico funzionale al benessere è più del doppio di quella suggerita, cioè di almeno 95 mg. Nell’indagine gli scienziati hanno rianalizzato un esperimento che dal 1944 dall’Istituto Scorby di Sheffield, nel Regno Unito, non è mai più stato messo in discussione dalle successive scoperte scientifiche. All’epoca, i ricercatori non erano affatto interessati a definire le dosi minime di nutrienti essenziali come la vitamina C, ma erano più interessati a stabilire le quantità minime di alimenti da assegnare agli equipaggi delle navi per evitare che insorgesse lo scorbuto, malattia provocata appunto da livelli carenza di acido ascorbico e di altri nutrienti. Nell’esperimento erano stati reclutati 20 volontari tra gli obiettori di coscienza assegnati allo stesso istituto e li avevano fatti salpare su una nave dove sarebbero rimasti per mesi.
Il protocollo prevedeva che il gruppo fosse suddiviso in tre sottogruppi, ciascuno sottoposto a un diverso trattamento: 0, 10 o 70 milligrammi di vitamina C al giorno, da assumere fino a quando non si fossero visti segni chiari di malattia o comunque non fosse stato possibile evidenziare i primi segni di scorbuto, ovvero il sanguinamento gengivale e la difficoltà di cicatrizzazione. Inoltre, per monitorarne i tempi e controllarne la guarigione, venivano inferte periodicamente ai partecipanti delle piccole ferite. Il cosiddetto “Esperimento del naufragio” era stato ideato con il contributo del futuro premio Nobel Hans Krebs. A distanza di nove mesi dall’inizio della sperimentazione, fu individuata la dose minima di vitamina C necessaria per evitare lo scorbuto. Nuovi calcoli poi, come riportato sull’American Journal of Clinical Nutrition, nuovi calcoli hanno dimostrato che l’assunzione di 10 mg/die, protratta per 11,5 mesi, è associata a una diminuzione della resistenza delle ferite del 42%. Condizione paragonata a quella in cui le cui cicatrici risultavano essere del 49% meno resistenti rispetto a quelle, uguali, inferte in soggetti cui era stata data sufficiente vitamina C. In sintesi, alla luce di quanto emerso sia nelle precedenti indagini che in quelle nuove, la quantità minima necessaria per mantenere un buono stato di salute dei tessuti è oltre il 100% più elevata rispetto a quella ancora oggi consigliata dall’Oms.
Inoltre, tra i risultati della rivisitazione dello studio compare anche un dato sulla difficoltà di ripristinare la normalità dopo uno stato carenziale. O meglio per recuperare appieno, non sono stati sufficienti le quantità aggiuntive somministrate per sei mesi ai partecipanti. Considerazione, tra l’altro che rende ancora più importante l’esatta conoscenza dei valori soglia ove calcolare e basare eventuali integrazioni. Difatti, l’acido ascorbico è responsabile in primis dell’integrità dei tessuti e proprio in virtù di questa funzione, una sua carenza si traduce, oltreché in un ritardo della cicatrizzazione, anche in lesioni e danni permanenti sia al tessuto connettivo che ai vasi. Questi ultimi, sono responsabili, a loro volta, anche di malattie cardiache e ictus. «L'esperimento sulla vitamina C è uno studio scioccante - sostiene Philippe Hujoel, autore principale di una nuova analisi dell'esperimento sulla vitamina C di Sorby, dentista praticante e professore di scienze della salute orale presso la UW School of Dentistry -. Hanno esaurito i livelli di vitamina C delle persone a lungo termine e hanno creato emergenze potenzialmente letali. Ora non volerebbe mai». Infatti, come già detto, l'obiettivo dei ricercatori Sorby non era quello di determinare l'assunzione di vitamina C necessaria per una salute ottimale, ma quello per l‘appunto di indagare i requisiti minimi di vitamina C per prevenire lo scorbuto. Mentre quello secondario era quello di sopperire a questa carenza.
VITAMINA C, un concentrato di proprietà e benefici
La vitamina C è un elemento essenziale nella capacità del corpo di guarire le ferite perché la creazione di tessuto cicatriziale dipende dalla proteina del collagene e la produzione di collagene dipende dalla vitamina C. Oltre a ricucire la pelle, il collagene mantiene anche l'integrità del sangue pareti dei vasi, proteggendo così da ictus e malattie cardiache. Da ricordare ancora che, la vitamina C è caratterizzata da proprietà antiossidanti: aiuta a mantenere sane le cellule proteggendole dagli effetti dei radicali liberi prodotti durante la normale attività cellulare (metabolismo). Tra le sue diverse, ma comunque importanti funzioni: aiuta a mantenere la normale funzionalità dei vasi sanguigni, consente di mantenere la salute di denti e gengive, facilita l’assorbimento del ferro di origine vegetale, partecipa alla formazione, crescita e riparazione del tessuto osseo e connettivo, aiuta a mantenere sana la pelle, aiuta la cicatrizzazione delle ferite. L’importanza di questa vitamina idrosolubile anche sotto forma di integratore viene confermata da numerose ricerche scientifiche. Per contro stanchezza, debolezza, irritabilità, perdita di peso, dolori articolari e muscolari sono tra i sintomi più comuni di una dieta povera di questo prezioso nutriente. Da questa carenza poi si origina lo scorbuto, una malattia caratterizzata da apatia, anemia e inappetenza, sanguinamento delle gengive, caduta dei denti, dolori muscolari, emorragie sottocutanee e scarsa guarigione delle ferite.
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Per approfondimenti:
The American Journal of clinical nutrition "Vitamin C and scar strength: analysis of a historical trial and implications for collagen-related pathologies"
Libero "Vitamina C, "ecco la dose giornaliera consigliata": altro disastro dell'Oms, le conseguenze"
The University Library "Sorby Research Institute Collection"
Washington Edu "New analysis of landmark scurvy study leads to update on vitamin C needs"
Cambridge University "The Sheffield Experiment on the Vitamin C Requirement of HumanAdults"
Il fatto alimentare "Vitamina C: del tutto insufficiente la dose finora raccomandata dall’Oms"
Gazzetta Active "Vitamina C, sistema immunitario e non solo: ecco a cosa serve e dove si trova"
Il Giornale "Agrumi: proprietà e benefici del frutto dell'inverno"
Frontiers in Immunology “The Long History of Vitamin C: From Prevention of the Common Cold to Potential Aid in the Treatment of COVID-19”
PubMed "Evolution and the need for ascorbic acid"
MDPI "Vitamin C and Immune Function"
Il Messaggero "Covid, influenza stagionale e coronavirus: come distinguere i sintomi in caso di febbre"
Centro meteo italiano "Coronavirus, influenza stagionale e raffreddore, come distinguerli: i sintomi e le caratteristiche"
Corriere della Sera "Coronavirus, come incide la dieta sulla forza del sistema immunitario"
Salute Prevenzione "Nella guerra contro i Virus la scienza si dimentica sempre del Sistema Immunitario"
Philippe Lagarde "Libro d'oro della prevenzione: difendere la salute con gli integratori alimentari e le vitamine"
Sapere "I sistemi di difesa dell'organismo"
Corriere del Mezzogiorno "Coronavirus, come difendersi a tavola"
Il fatto alimentare "Coronavirus: dieta e trattamenti terapeutici naturali proposti da docenti di medicina"
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Fonte di energia per l’attività fisica, contrastano anche l’insorgenza di gravi patologie come ipertensione e ipercolesterolemia. Parola d’ordine: semi di lino! Ricchi di omega 3 e omega 6 combattono la stipsi e lo stress ossidativo indotto dall’attività sportiva. Insomma, gli omega 3 sono un vero e proprio tesoro degli sportivi che non solo migliorano le performance durante gli allenamenti, ma riducono persino il rischio di infortuni. Inoltre, dopo l’attività fisica svolgono un ruolo riequilibrante, abbassando i tempi di recupero. Difatti, questi acidi grassi polinsaturi sono considerati essenziali perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli autonomamente e vanno quindi assunti attraverso l’alimentazione. Hanno poi notevoli capacità antinfiammatorie e proprio in virtù di queste peculiarità, riducono lo stress a carico di tessuti e articolazioni, migliorando di conseguenza la resistenza. «Grazie al loro effetto antinfiammatorio a livello di tessuti e articolazioni sono particolarmente utili per chi fa sport», sottolinea in un’intervista a Gazzetta Active la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Altri importantissima funzione svolta è la riduzione, ad opera degli omega 3 dei livelli di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, che viene prodotto non solo durante i periodi di particolare tensione emotiva e psichica, ma anche dopo uno sforzo fisico. Inoltre, a livello cognitivo, migliorano la concentrazione, la memoria, la qualità del sonno e riducono gli stati d’ansia.
OMEGA 3, ecco perchè è importante integrarli per la nostra salut
Tuttavia non fanno bene solo agli sportivi, questi grassi polinsaturi sono particolarmente utili per abbassare la pressione sanguigna, il livello di trigliceridi e colesterolo nel sangue e quindi il rischio cardiovascolare, oltre che per scongiurare il rischio di diabete. Arrivato dal Medio Oriente al Mediterraneo, le sue notevoli proprietà erano note anche nell’Antico Egitto: un concentrato di acidi grassi essenziali (omega 3 e omega 6), sali minerali, lipidi e fibre. Insomma, dalle proprietà antiossidanti alle altre sostanze benefiche, anche Ippocrate ne raccomandava l’uso. Un rimedio naturale ricchissimo di grassi fondamentali per preservare l’integrità delle nostre membrane cellulari e anche come trattamento naturale per la cura di bruciori e problemi allo stomaco. Inoltre, rinforza il sistema immunitario così da renderlo non solo più forte, ma anche in grado di contrastare il proliferare delle cellule cancerogene. Facilitano la protezione da infiammazioni interne, come la cistite, o esterne, che interessano soprattutto l’epidermide. La presenza di lecitina poi, assicura il buon funzionamento del cervello e del sistema nervoso. Inoltre, le loro proprietà emollienti e protettive del loro derivato vengono impiegate soprattutto in cosmesi per bellezza e salute di pelle e capelli. Ma quello che non tutti sanno è che, questi semi, facilitano la perdita di peso: aiutano a bruciare i grassi convertendoli in energia.
Un vero e proprio elisir per l’intestino e la digestione oltre a un ottimo depurativo per l’organismo. «Recenti studi avrebbero inoltre dimostrato l'utilità dell'olio di semi di lino nella gestione di patologie complesse, come le patologie autoimmuni e il cancro. Uno dei più importanti ambiti di applicazione dell'olio di semi di lino è quello cardiologico» evidenzia Christian Orlando, biologo. Secondo l’esperto, la letteratura attribuirebbe sia all'ALA che ai lignani, di cui l'olio di semi di lino è particolarmente ricco, funzioni cardioprotettive e vasoprotettive.
«Tali attività – sottolinea il biologo - si espleterebbero attraverso meccanismi diversi, tra i quali l’inibizione dell'aggregazione piastrinica, e minor tendenza a formare trombi, l’azione antinfiammatoria nei confronti dell'endotelio, l’azione ipocolesterolemizzante e l’azione antipertensiva. All'olio di semi di lino viene tradizionalmente attribuita una funzione importante anche sul mantenimento della normale funzionalità intestinale, tale attività, oltre all'effetto emolliente dell'olio sulle feci, sarebbe ancora una volta riconducibile alla presenza dei lignani, che oltre a normalizzare la peristalsi, eserciterebbero una funzione protettiva nei confronti della mucosa intestinale»
«Grazie al loro elevato apporto di acidi grassi omega 3 e omega 6 aiutano nella prevenzione cardiovascolare», spiega a Gazzetta Active la dietista Emanuela Russo. «Questi semi oleaginosi hanno una concentrazione elevatissima di acidi grassi buoni omega 3 e omega 6, che lavorano sulla prevenzione cardiovascolare e sulla riduzione di colesterolo cattivo e trigliceridi», sottolinea a Gazzetta Active la dottoressa Emanuela Russo, dietista INCO (Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità) dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano. «Gli acidi grassi omega 3 e omega 6 di cui i semi di lino sono ricchi non solo contrastano la ipercolesterolemia, riducendo quindi il rischio cardiovascolare, ma anche lo stress ossidativo, grazie alle loro proprietà antinfiammatorie. E questo si rivela utile anche per gli sportivi, dal momento che l’attività sportiva produce proprio stress ossidativo – utili poi anche per unghie e capelli - Contengono molti minerali come ferro, fosforo, selenio e zinco e vitamina E. Proprio questi micronutrienti migliorano anche la salute dei capelli e delle unghie»
Ma le sorprese non finiscono qui, i semi di lino sono poi grandi alleati anche del transito intestinale:
Grazie al loro importante apporto di fibra sono consigliati a chi soffre di stipsi: si può aggiungere un cucchiaio nello yogurt a colazione, oppure fare un decotto lasciandoli nell’acqua per una notte e poi berne il liquido una volta eliminati i semi. Ma si possono anche aggiungere alle insalate, eventualmente anche al posto dell’olio extravergine di oliva se questo non piace. Oppure si possono usare per delle panature più sane in aggiunta a farina di avena e perché no a semi di sesamo. Meglio sempre tritarli prima per rendere le loro proprietà nutrizionali più biodisponibili.
Gazzetta Active "Semi di lino: un’arma contro ipertensione e ipercolesterolemia. E una fonte di energia per chi fa sport"
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Conosciuto anche come eczema seborroico, è una forma di dermatite ad andamento cronico-recidivante che attacca le zone ricche di ghiandole sebacee. Tra le più colpite sicuramente il cuoio capelluto, il viso, il condotto uditivo, il torace e l'area ano-genitale. Una patologia che non risparmia nessuno, dalla “crosta lattea” (nei neonati) agli adolescenziale, sino alla fascia 30-60, la dermatite seborroica colpisce sicuramente i maschi più delle femmine. Un disturbo dermatologico scaturito dalla sostanza oleosa (sebo) prodotta dalle ghiandole sebacee e responsabili della lubrificazione dell’impermeabilizzazione della pelle. Queste, fanno parte del sistema tegumentario, formato da pelle, capelli e unghie e preposto alla protezione della pelle da insulti ambientali o fisici. Tra i principali tratti distintivi di questa patologia i classici sintomi come prurito, dolore, desquamazione, rossore, forfora (seborrea). L’infiammazione di queste ghiandole è un fenomeno diffuso seppur sotto-diagnosticato. La causa scatenante poi è quasi sempre una combinazione di diversi fattori come la predisposizione genetica, il clima freddo e secco, lo stress o addirittura il sintomo di un malessere fisico generale ovvero, indicatore di problemi di salute di varia natura. Come anche l’assetto e le eventuali variazioni ormonali potrebbero influenzarne la comparsa e la riacutizzazione a distanza di tempo.
Ne soffre il 5% della popolazione mondiale. Un’infezione, ma non contagiosa tantomeno sintomo di scarsa igiene personale, tuttavia potrebbe degenerare in un disturbo cronico se non trattato con la dovuta attenzione. Malattie del sistema immunitario, condizioni ormonali e carenza vitaminica sono alcune delle ipotesi più accreditate per la sua comparsa. Precursore della psoriasi, a volte si manifesta come “rosacea”. I suoi bersagli preferiti, oltre ai giovani, anche i soggetti affetti da altre patologie: patologie neurologiche, come il morbo di Parkinson, l’HIV/AIDS (ove spesso si presenta con sintomi particolarmente severi), persone con precedenti di ictus o infarto o quelli che fanno uso frequente di determinati farmaci. Influenza inoltre, in maniera negativa le nostre difese indebolendo anche il sistema immunitario causando stress, insonnia e depressione. Per non trascurare le possibili complicanze costituite in prevalenza da infezioni batteriche o fungine secondarie. Creme e lozioni ad hoc ricche di proprietà emollienti e riepitelizzanti rappresentano degli ottimi compagni di battaglia nel contrasto quotidiano a questo fastidioso disturbo. Tra gli altri rimedi l’esposizione ai raggi UVA e UVB, in grado di limitare la proliferazione dei funghi presenti sulla pelle e integratori a base di acidi grassi omega 3 (come confermato da un serie di studi in materia). Insomma, pochi pratici rimedi e uno stile di vita sano caratterizzato da una corretta alimentazione e privo di cattive abitudini.
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, in un’intervista esclusiva a Life 120 fa luce sulla natura di quest’infiammazione e spiega quali sono le misure preventive da osservare in caso di dermatite seborroica e come prevenire questo fastidio.
La dermatite seborroica è una malattia infiammatoria della cute che colpisce gli adolescenti, ma non solo…. Si tratta di una forma di infiammazione delle ghiandole sebacee delle zone in cui l’organismo ne è particolarmente ricco e accompagnata da una forma di eritema sottostante. Le zone maggiormente coinvolte in quanto definite appunto zone sebacee, sono il cuoio capelluto, il volto, i solchi del naso, il solco retroauricolare, la zona sternale, e la regione interscapolare. Spesso invalidante sotto il profilo delle relazioni sociali.
È una malattia caratterizzata dalla presenza di arrossamento, prurito e squame dall’aspetto grasso, untuoso, dal colorito prevalentemente giallastro e dalle dimensioni grandi. Possiamo distinguerla dalla forfora perché quest’ultima si presenta a squame, ma dallo spessore più sottile e di dimensioni più piccole e che in genere non si accompagnano né all’eritema sottostante né al prurito. Per quanto riguarda le fasce di età che possono essere colpite da questa condizione patologica molto fastidiosa, gli esperti la definiscono Bimodale: c’é un picco in corrispondenza dell’età neonatale per il passaggio degli ormoni dalla mamma al figlio, che corrisponde alla formazione della crosta lattea, o nella zona del pannolino, e che normalmente si risolve spontaneamente entro il primo anno di età. L’altra fascia di età colpita è quella della pubertà, per la produzione di ormoni sessuali maschili, in particolare il testosterone, avente attività stimolante sulle ghiandole sebacee a produrre sebo, e che rappresenta un terreno di coltura di un fungo, ma per essere più precisi si tratta in verità di un lievito, dal nome Malassezia, riconosciuto come agente eziologico responsabile della caratteristica desquamante della dermatite seborroica.
È necessario chiarire che in realtà nella dermatite seborroica il problema non è legato esclusivamente all’eccesso di sebo ma alla alterazione della qualità della produzione di sebo, in cui è appurato che le persone che soffrono di questa malattia, presentano una miscela di grassi diversi da come normalmente dovrebbe essere, in cui si riscontra una bassa quantità di acidi grassi liberi, di squalene e di ceramidi ed un aumento invece del colesterolo e dei suoi derivati. Questo si individua come un aspetto predisponente all’insediamento della Malassezia che prolifera nelle ghiandole sebacee e che normalmente saprofita, diventa patogeno, scatenando un processo infiammatorio, nel quale il sistema immunitario, grande difensore dell’organismo, non è in grado di controllare. Vien da sé che avere un sistema immunitario sano e controllato da un corretto stile di vita porta sempre ad avere un risultato ottimale nell’insorgenza o nel controllo di malattie su base infiammatoria.
DERMATITE SEBORROICA, come ci aiuta l'alimentazione
Anche nel cuoio capelluto la malattia si manifesta nella stessa modalità, con turnover cellulare elevato, ovvero con una veloce riproduzione cellulare, causa della formazione di squame che caratterizzano la malattia. Quella del cuoio capelluto, è una zona frequentemente colpita da questa malattia, che può esordire in una o più aree del corpo ricche di ghiandole sebacee per poi rimane circoscritta oppure estendersi anche in altre zone. È solo il fattore predisponente dell’individuo che favorisce o meno l’espansione della malattia in altre zone del corpo. Inoltre va precisato che la dermatite seborroica non è una malattia contagiosa.
I consigli per il trattamento, e quando è necessario per la terapia, dipenderanno dalla gravità, diffusione ed estensione della malattia. Può essere circoscritta e limitate a poche o piccole aree del volto, quindi saranno sufficienti trattamenti solo topici con creme e detergenti specifici aventi azione antimicotica e antinfiammatoria. Nei casi in cui è più diffusa e in cui la caratteristica desquamante (sinonimo di una forte azione di questo fungo protagonista, la Malassezia), risulti essere più evidente, allora si consiglia di interpellare lo specialista dermatologo affinché possa impostare una terapia più specifica. Fra i prodotti topici noti come vantaggiosi per il trattamento, riscontriamo l’allume di potassio, acido glicirretico estratto dalla liquirizia da utilizzare sotto forma d lozione. Fra le altre sostanze naturali ad azione antimicrobica ad ampio spettro che possiamo utilizzare sia per i capelli che per il corpo e che permettono di controllare l’infiammazione e la proliferazione del lievito evidenziamo l’Argento Colloidale, la melissa e calendula per una azione lenita e calmate del prurito e pizzicore.
Uno dei fattori fortemente correlato a questa malattia è lo stress. Tutti i fattori stressanti sono causa di una riacutizzazione della malattia o l’accensione della malattia stessa. Inoltre il clima è un aspetto da non trascurare e favorisce il miglioramento durante l’estate e il peggioramento durante l’inverno. Inoltre la dermatite seborroica può essere correlata nelle ragazze alla Sindrome dell’Ovaio Policistico che è quella condizione in cui si verificano squilibri dell’assetto ormonale che saranno causa di Iperandrogenismo vale a dire una eccessiva produzione di ormoni maschili, in particolare di testosterone, da parte delle ghiandole endocrine, surrene ed ovaie che come abbiamo detto ha una azione stimolante sulle ghiandole sebacee. Inoltre, negli anni 80, si è scoperta una ulteriore correlazione tra la HIV e la malattia in esame, che emergeva come una delle prime manifestazione cliniche non nei sieropositivi ma in presenza di malattia da HIV conclamata. La stessa cosa successa con la malattia di Parkinson e la giustificazione plausibile da parte dei medici è stata proprio la correlazione dello status del sistema immunitario in questi soggetti. Infatti laddove il sistema immunitario risulti essere deficitario, l’organismo risulterà maggiormente predisposto a sviluppare una condizione di infiammazione con una maggiore predisposizione alla proliferazione della Malassezia che come abbiamo visto, è in grado di colonizzare le aree seborroiche favorendo così la comparsa della malattia. Lo stesso discorso vale per molti di quei casi in cui si evidenzia una condizione di infiammazione importante e/o di immunosoppressione. È importante tenere sotto controllo il processo infiammatorio perché la dermatite seborroica è una malattia recedivante; gli accorgimenti, oltre ai prodotti topici e/o farmacologici nei casi in cui fosse necessario, sono anche di natura alimentare consigliando di evitare prima di tutto, cibi piccanti e bevande alcoliche che possono avere una azione di dilatazione dei pori della pelle. Gli esperti inoltre riconoscono una sostanza, la biotina nota anche come vitamina B7, molto efficace nella riduzione della malattia. E’ un coenzima coinvolto nel metabolismo dei grassi, ed ha dimostrato la sua azione anche nella seborrea del cuoi capelluto sempre lavorando in associazione quindi in sinergia con prodotti dermatologici specifici. La dermatite deborroica è una malattia cronica dove si denota un miglioramento spontaneo con l’avanzare dell’età legato al decadimento degli ormoni soprattutto nel sesso maschile, mentre nel sesso femminile, con la menopausa e il crollo degli estrogeni, si può andare incontro ad un relativo iperandrogenismo con una riacutizzazione della malattia. A volte può essere associata o preceduta da Psoriasi; altre volta invece si presenta come la Rosacea. Questo è il motivo per cui le due condizioni sono confuse o possono manifestarsi contemporaneamente.
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Humanitas "Dermatite seborroica"
Mayo Clinic "Seborrheic dermatitis"
Elle "Dermatite seborroica, 10 efficaci rimedi naturali"
Wikipedia "Dermatite seborroica"
Alimentazione Gazzetta "Vitamine per la pelle, nella dieta e nelle creme: quali sono le più utili?"
Wikipedia "Pelle"
Starbene "Salute della pelle e alimentazione"
Gazzetta Act!ve "Zuccheri, ecco perché troppi fanno male. Quali sono i benefici di una dieta che ne è priva?"
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Non sottovalutare le conseguenze delle vacanze… o meglio, della fine. Conosciuta come sindrome da rientro o post vacation blues, anche i postumi delle ferie hanno il loro lato negativo. Stress, stanchezza, irritabilità, mal di testa e difficoltà di concentrazione. Mangiare bene, dormire bene e fare attività fisica sono le regole per affrontare serenamente il rientro e ritornare senza traumi alla nostra quotidianità. Innanzitutto bisogna ritrovare le energie perdute senza appesantirsi troppo a tavola e il modo migliore è quello di puntare su elementi importanti come vitamine e sali minerali. Ad esempio la vitamina B1 o tiamina, contribuisce al processo di conversione del glucosio in energia e, una sua carenza, potrebbe diventare la causa principale di stanchezza e disturbi dell’umore fino a sfociare in depressione. Buone fonti di vitamina B1 sono soprattutto le uova e la carne (in particolare quella di maiale). Notevole importanza riveste anche la vitamina B2, o riboflavina con la caratteristica principale di rilasciare al corpo l’energia necessaria per svolgere le attività di routine. Questa vitamina si trova soprattutto nel latte, nei formaggi, nelle uova e nelle verdure a foglia verde.
Dalle vacanze al temporaneo squilibrio fisico. La sindrome da rientro (o da adattamento) è un insieme di sintomi o emozioni che compaiono dopo le vacanze o un lungo periodo senza lavorare. Classificato come via di mezzo tra un disturbo psicologico e una forma di depressione, ma comunque capace di scatenare sintomi sia fisici che psicologici. Una fase transitoria che può durare tra i 10 e i 15 giorni, ovvero il tempo necessario adattarsi nuovamente alla routine, dal punto di vista mentale, comportamentale ed emotivo. Spossatezza, stanchezza, vertigini, mancanza di concentrazione e di attenzione, ma anche insonnia, tachicardia, inappetenza, mal di testa, problemi digestivi, apatia, irritabilità, tristezza e malinconia. Tuttavia, nei casi più gravi o prolungati nel tempo si presenta un quadro caratterizzato da stress acuto, ansia generalizzata e attacchi di panico. Oltre che dall’adattamento alla quotidianità lavorativa, questo squilibrio, può essere favorito dal sovrappeso (a causa dei cibi in eccesso e della scarsa attività fisica durante le vacanze), stanchezza (il ritmo sonno-veglia, alterato durante le vacanze, e la stanchezza accumulata).
Ogni anno circa sei milioni di italiani si ritrovano ad affrontare lo stress da rientro dalle vacanze. Ma come affrontare il “down” post-vacanza? Tra i consigli per facilitare il ritorno alla “solita vita” recuperare le ore di sonno perse e riposare bene, prendersi cura del proprio corpo (mantenendosi idratati e mangiando correttamente). L’energia perduta, come le buone abitudini, si recuperano da un’alimentazione ben strutturata e uno stile di vita sano. Vitamine e antiossidanti per favorire le normali funzioni cognitive e favorire le prestazioni mentali mentre i minerali, per contrastare la perdita di liquidi e far fronte alle abbondanti sudorazioni, mantenere il normale equilibrio elettrolitico e idrosalino e a favorire il normale metabolismo energetico nella quotidianità. Dati Istat rilevano che lo stress da rientro colpisce circa il 35% della popolazione, ovvero più di un italiano su 3, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni. Questa sindrome è una condizione passeggera che regredisce spontaneamente, ma, in alcuni casi, può scatenare problemi latenti più seri e duraturi legati ad ansia e depressione. «I micronutrienti importanti da questo punto di vista sono molti: dalle vitamine del gruppo B al magnesio, dal sodio alla vitamina D, passando per gli antiossidanti e la vitamina C, ma anche il potassio. Sono molti gli alleati contro lo stress nella dieta quotidiana», spiega in un’intervista a Gazzetta Active la dottoressa Emanuela Russo, dietista INCO (Istituto Nazionale per la Cura dell’Obesità) dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano.
INTEGRAZIONE ALIMENTARE, preziosa per il benessere psicofisico
Al via, quindi, con gli alimenti ricchi di preziose sostanze benefiche capaci di prevenire l’insorgenza di questi fastidi. Questo perché uno stato prolungato di stress induce un aumento del metabolismo che può tradursi in una carenza di micronutrienti che, a loro volta, inducono una ridotta tolleranza allo stress. Insomma, un circolo vizioso che mette a rischio la nostra salute e il regolare svolgimento delle attività quotidiane. Fiori all’occhiello, sicuramente le vitamine del gruppo B, importanti per il sistema nervoso e considerate antistress per eccellenza poiché forniscono all’organismo tutte le energie necessarie per combattere il sovraffaticamento, psichico o fisico che sia. Indispensabili poi, anche per la sintesi della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere che migliora il tono dell’umore alleviando la sensazione di disturbo. La B5 (acido pantotenico) crea una sostanza chimica naturale che può portare alla produzione di neurotrasmettitori. La B6 (piridossina) è nota nella riduzione dell’ansia. Alla protezione della funzione cognitiva, invece, pensa l’acido folico (vitamina B9) che aiuta a bilanciare i neurotrasmettitori. Una carenza di vitamina B12 può portare a stati di ansia e stress. Inoltre, queste vitamine, con il supporto del magnesio riequilibrano il buon funzionamento del sistema nervoso, facilitando la trasmissione degli impulsi. Fondamentale anche il connubio zinco e vitamina C, ricche di proprietà antiossidanti, immunomodulanti e di rinforzo del sistema immunitario. Permette il corretto funzionamento delle ghiandole surrenali e delle reazioni chimiche nel cervello. Secondo alcuni studi, a dosi maggiori, la vitamina C avrebbe un effetto tranquillizzante capace di ridurre l’ansia. Inoltre, la vitamina C fa parte degli antiossidanti che mantengono il nostro sistema nervoso centrale perfettamente funzionante. E ancora, calcio (considerato un tranquillante naturale) e magnesio (aiuta ad alleviare l’ansia, la tensione e il nervosismo) che facilitano la prevenzione delle tensioni nervose.
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Stessa spiaggia, stesso mare per essere sani e abbronzati. In vacanza o in città, la parola d’ordine è benessere dentro e fuori. Dal rinforzo del sistema immunitario per fare il pieno di salute alle regole da seguire per una corretta esposizione solare. Al mare o in montagna è fondamentale preparare pelle e organismo alle vacanze. Alimentazione, integrazione, idratazione e protezione. È questa la formula magica prima di essere baciati dal sole. Una preparazione che oltre ad aiutarci nel percorso di preparazione della pelle al sole, facilita l’abbronzatura e ci protegge da fastidiose scottature. Dall’alimentazione ai cosmetici, gli amici di un colorito intenso e un incarnato luminoso che contrastano la comparsa di macchie, cheratosi e, nel peggiore dei casi, anche tumori. Con la loro preziosa azione anti-invecchiamento e di rinforzo cutaneo, proteggono dai danni dei raggi ultravioletti e si dimostrano indispensabili per un colorito più intenso e prolungato nel tempo. Al via con betacarotene e zinco, come anche le vitamine A e C. Consigliati anche tutti quei cibi che contribuiscono all’apporto di acqua e micronutrienti essenziali (come frutta e verdura), validi supporti sia per il nostro organismo che per la nostra pelle. Dunque, non solo per una tintarella senza scottature, ma anche per combattere stanchezza e affaticamento che nelle calde giornate estive la fanno da padrone è importante fare la scorta di queste sostante benefiche e seguire una dieta ricca di alimenti che li contengono. Non dimentichiamo poi che in aggiunta ad un’alimentazione bilanciata, l’integrazione fornisce l’apporto necessario e garantisce l’approvvigionamento quotidiano di questi nutrienti così da evitare fastidiose conseguenze dovute a queste carenze. In vacanza con gli amici del benessere di pelle e organismo!
Il sole svolge numerose azioni benefiche per la salute, ad esempio stimola la produzione di vitamina D, indispensabile per fissare il calcio nelle ossa e per un buon mantenimento della nostra muscolatura, ma anche di ormoni importanti per il benessere, sia fisico che psichico. Dall’altra parte però rappresenta anche uno stress per l’organismo, che si difende dai suoi raggi provocando l’abbronzatura. In effetti, per aumentare le difese nei confronti delle radiazioni, la pelle si abbronza grazie a un pigmento bruno, la melanina, prodotta dai melanociti, cellule presenti nel tessuto cutaneo - spiega Christian Orlando, biologo. - Non bisogna considerare solo il betacarotene che stimola la sintesi della vitamina A, ma soprattutto alimenti ricchi di antiossidanti, in grado di proteggere la pelle dai danni del sole. Perché un’abbronzatura luminosa passa innanzitutto da una cute sana e radiosa. Ad esempio la vitamina C che partecipa alla formazione del collagene, il tessuto di sostegno dell’epidermide, alla quale garantisce l’elasticità; ha un ruolo antiossidante combattendo la formazione di svariati tipi di radicali.
Potente antiossidante e alleato del sistema immunitario. Non dimentichiamo la vitamina C! Fondamentale anche d’estate e quindi, non solo d’inverno per tenere lontano il raffreddore. Importante alleato della pelle soprattutto nella prevenzione dell’invecchiamento, protegge l’epidermide stimolando le naturali difese della pelle. Per una cute bella, giovane e luminosa. Questa preziosa vitamina previene l’invecchiamento cellulare e le macchie cutanee (grazie alla sua notevole azione schiarente), favorisce la produzione naturale di collagene, riduce la stanchezza, protegge la pelle dai raggi UV e aumenta la melanina nella grana del derma. Insomma, rallenta i segni del tempo regalando alla pelle elasticità e tonicità. Protegge, inoltre, dai danni causati da fumo, raggi solari, inquinamento e stress ossidativo. «Si tratta di una vitamina idrosolubile, che quindi non può essere accumulata nel nostro organismo e deve essere assunta regolarmente attraverso l’alimentazione», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e RAF First Clinic di Milano. Le sue caratteristiche rendono la vitamina C utile nel contrasto ai radicali liberi in condizioni di stress ossidativo e nella lotta all’infiammazione.
Inoltre, l’acido ascorbico partecipa a moltissime reazioni metaboliche, come la sintesi di aminoacidi, degli ormoni e del collagene. Tuttavia, poiché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarlo, questo prezioso nutriente deve essere assunto attraverso l'alimentazione e l’integrazione. «È un potente antiossidante in grado di combattere l'aging cutaneo e stimolare la sintesi del collagene», spiega a II Sole 24Ore Mariuccia Bucci, dermatologa a Sesto San Giovanni (Mi). «Non solo – aggiunge la biologa -, se la nostra pelle appare spenta, affaticata, macchiata, un'applicazione topica di vitamina C aiuta a ridurre tutti questi inestetismi». Perché questo nutriente è così importante per il nostro corpo? «La vitamina della bellezza rappresenta la principale difesa […]» spiega a Il Sole 24Ore Nicola Sorrentino, nutrizionista a Milano. «L'acido ascorbico – continua la dermatologa – è utile nel miglioramento della struttura della pelle assicurando un miglioramento delle concentrazioni di collagene ed elastina, pilastri del derma». «È anche utilizzato come schiarente, un suo derivato è efficace contro l'iperpigmentazione e nel ridurre le infiammazioni post trattamenti laser» conclude Mariuccia Bucci.
Storia e segreti della VITAMINA C nella prevenzione di tante malattie
Il pieno in vacanza, la riserva per l’inverno. Con moderazione e fattore protettivo sono le uniche regole da rispettare. Difatti, la tintarella è il primo segnale da parte del nostro corpo della produzione di melanina e vitamina D. Premesso che le fonti naturali di approvvigionamento di vitamina D sono due, la luce del sole e gli alimenti. Il cibo è la seconda fonte di vitamina D: in cui, la quantità di questo nutriente è così scarsa che bisognerebbe mangiare questi alimenti in quantità troppo elevata. «La sintesi di essa da parte dell’organismo, attivata dall’esposizione alla luce solare, contribuisce all'80-90% dell'apporto di vitamina D. La sua assunzione con gli alimenti copre il 10–20 % del fabbisogno. Ne consegue che l’assunzione con la sola dieta non è generalmente sufficiente e che una moderata esposizione solare rimane sempre il metodo migliore per mantenere un giusto apporto di vitamina D» spiega Renato Masala, endocrinologo della piattaforma di esperti di Top Doctors. Inoltre, i bagni di sole fanno bene a tutti, ancora di più agli anziani e a chi soffre di problemi alle ossa.
L'importanza della Vitamina D - intervista ad Adriano Panzironi
Tra i principali segnali di una sua carenza eccessiva sudorazione, stanchezza, debolezza o depressione, problemi intestinali, pelle scura, età avanzata e sovrappeso. Fondamentale poi per il nostro sistema immunitario perché coordina l’attività di tutte le sue cellule: sia quelle coinvolte nell’immunità innata che quelle dell’immunità adattativa. Come già detto, a differenza di altre vitamine, la sua fonte principale non è il cibo, ma la luce solare. Nessun segnale evidente in caso di carenza. Tuttavia, considerato che la sua azione principale è l’assorbimento del calcio, in caso di carenze gravi si possono avere i sintomi tipici di una ipocalcemia, come formicolii e parestesie alle mani e ai piedi. Anche una propensione alle fratture può essere un segnale in questo senso, come pure l’astenia, la debolezza muscolare e la conseguente facilità alle cadute, poiché la vitamina D ha funzioni extrascheletriche, sul muscolo. Ricordiamo che (essendo la fonte principale di approvvigionamento), la scarsa esposizione solare comporta l’aumento del rischio di un deficit di questa vitamina, per questo è essenziale farne il pieno d’estate per avere le giuste scorte per affrontare in salute anche l’inverno.
Un must contro i killer del benessere psicofisico, colpevoli dell’accelerata dei processi degenerativi. Altro supporto necessario è quello contro lo stress ossidativo, i danni del tempo e l’invecchiamento. Dalle vitamine agli omega 3. Gli antiossidanti sono necessari perchè evitano danni irreparabili al nostro organismo. Gli antiossidanti sono quindi sostanze capaci, anche se presenti in piccola quantità, di ritardare o inibire i processi di ossidazione di materiali degradabili. Opponendosi all’azione dell’ossigeno, prevengono o quanto meno ritardano l’ossidazione di un’altra sostanza ossidabile. In sostanza, impediscono/inibiscono la formazione e l’azione degli agenti ossidanti e reagiscono direttamente con l’ossigeno.
L'importanza degli ANTIOSSIDANTI nel contrasto ai RADICALI LIBERI
Un potentissimo antiossidante è la vitamina E, che protegge la membrana cellulare, prevenendo la perossidazione lipidica, poi c’è il betacarotene, che protegge la pelle, quindi tutta la classe di flavonoidi, anche gli acidi grassi omega 3 hanno un’azione antiossidante e antinfiammatoria, nel rinforzo della barriera lipidica. Un altro antiossidante importante, la vitamina C che permette la sintesi del collagene e il recupero muscolare. Un processo naturale che porta alla progressiva diminuzione del collagene e dell'elastina prodotti dal derma, con conseguente cedimento dell'epidermide. Tra le prime cause dell’invecchiamento precoce e quindi, dell'assottigliamento e della perdita di elasticità della pelle. Gli effetti negativi dovuti ad una produzione interna di radicali liberi, hanno conseguenze rilevanti sulla nostra pelle tra cui proprio la comparsa di rughe evidenti seguite da una perdita di elasticità più profonda. Dalla pelle arrossata a quella infiammata, da quella irritata a quella disidratata. Uno squilibro devastante che potrebbe creare danni irreparabili se non contrastato in tempo e con i giusti mezzi.
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Pelle rialzata, desquamata o infiammata, macchie, escoriazioni, lesioni, bruciore e prurito. Questi i principali segnali della presenza di una micosi cutanea. Tra le più comuni patologie estive e segnale evidente che virus, batteri e parassiti non vanno mai in ferie. Nello specifico, la micosi è un’infezione fungina causata da due agenti del genere Trichophyton: T. rubrum e T. interdigitalis, favorita dal contatto diretto e dalla frequentazione di luoghi pubblici oltre all’assenza di adeguate norme igieniche. Immediatamente riconoscibili dalle chiazze eritemato-squamose localizzate in molte zone del corpo, le aree più colpite sono sicuramente la pelle, i peli, il cuoio capelluto, la pianta dei piedi o palmo delle mani, le unghie o le mucose, in particolare quelle della bocca e della vagina. Superficiali, sottocutanee, sistemiche e opportunistiche. Quattro categorie di micosi che si distinguono a seconda dell’entità del danno causato, anche se le prime due sono indubbiamente quelle più diffuse. Attenzione poi ai fattori di rischio che favorisco l’infezione: elevata umidità sulla pelle, diabete, obesità, scarsa igiene personale, uso eccessivo di detergenti, gravidanza e abuso di antibiotici o cortisonici.
Nel panorama delle numerose infezioni della pelle, troviamo anche le micosi causate da agenti patogeni che tutti riconosciamo con il nome di funghi o miceti e che possono proliferare sia sulla cute che sulle mucose, in un ambiente caldo umido. Sono molto frequenti, ma fortunatamente non sono pericolose per la vita. L’unico grande aspetto spiacevole, è la costanza nella cura perché essa richiede settimane o mesi, oltre al rispetto di alcune misure cautelative che andremo ad analizzare approfonditamente. Oltre al tempo dedicato per riuscire a debellarle, il rischio poi delle recidive, se non bene curate, è sempre molto alto. Anche il tipo di alimentazione può giocare un ruolo preventivo contro le infezioni fungine, infatti, promuove l’equilibrio della flora microbica intestinale e, quindi, il benessere generale dell’organismo, aiuta anche a mantenere una risposta immunitaria efficiente. Bandito a tavola soprattutto l’apporto di cibi ricchi di zuccheri e di prodotti lievitati che contribuisco all’aumento della glicemia e favoriscono la proliferazione aggressiva della candida albicans.
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 come prevenire e trattare le micosi così da evitare l’insorgenza di queste fastidiose a antiestetiche malattie della pelle.
Quali sono le cause ed i principali sintomi di una infezione fungina?
Contrariamente a quanto si crede, la nostra pelle è un ricettacolo di funghi che convivono insieme ai batteri in un microfilm cioè in un habitat ideale per la sopravvivenza senza recare alcun disturbo all’uomo, si dice quindi che sono saprofiti, ossia funghi che si nutrono di materia prima organica (il cibo) e che facilitano i processi digestivi. Si trovano quindi in un microsistema equilibrato, e non sono lì a caso, perché la natura ha previsto un ruolo anche per loro. Infatti svolgono un ruolo di protezione per l’uomo, contribuiscono allo smaltimento di cellule morte e ci proteggono dall’aggressione di microrganismi più pericolosi. Nel momento in cui questo microsistema, per svariati motivi si interrompe, questi ospiti saprofiti si trasformano in parassiti, diventando aggressivi. Fra le numerose cause scatenanti la micosi, si annoverano la scarsa igiene, frequentazione di ambienti pubblici come bagni, alberghi, palestre con annessi spogliatoi e piscine. Ma altri fattori possono essere legati anche alla presenza di patologie come il diabete, l’obesità, Aids, oppure l’uso prolungato di farmaci come antibiotici, cortisone, o immunosoppressori, pazienti trattati con chemioterapici, indebolimento del sistema immunitario e l’utilizzo eccessivo di detergenti o di quelli non appropriati. I sintomi ricorrenti della micosi sulla pelle in generale riguardano prurito sull’area di interesse, rossore o cambiamento di colore, desquamazione, macerazione, essudazione e secchezza nella zona di interesse. Perdita di capelli nel caso in cui la zona coinvolta riguarda il cuoio capelluto. Nel caso di un’onicomicosi (fungo dell’unghia), si manifestano con il sollevamento dell’unghia e in alcuni casi anche la perdita, l’irregolarità e la fragilità al punto di spezzarsi, variazione della forma con strie bianche giallastre, ed opacità del colore. Le zone in cui si ha un maggiore rischio di insorgenza di queste infezioni, sono anche le zone della pelle che presentano pieghe cutanee, ad esempio la piega dell’avambraccio, oppure dietro il ginocchio o sotto il collo, questo perché possono rimanere appunto umide di acqua dopo la doccia o di sudore, oltre al fatto che rimangono zone con scarsa possibilità di aerazione, ambiente ideale per l’insorgenza dell’infezione da funghi.
Quali sono le micosi cutanee più frequenti?
Questi minuscoli microorganismi si possono distinguere in gruppi, quelli che causano: 1) Micosi superficiali causate da lieviti, dermatofiti e muffe.Queste sulla pelle possono causare diversi tipi di micosi cutanee come la pitiriasi versicolor, micosi di mare, che si manifestano con macchioline rossastre che tendono a desquamarsi e a diventare biancastre, il piede d’atleta, causato dai dermatofiti, si manifesta con rossore e desquamazione fra gli spazi delle dita dei piedi, che colpisce i soggetti che indossano prevalentemente scarpe con suola di gomma, e l’onicomicosi che colpisce prevalentemente le unghie dei piedi che diventano fragili e assumono una diversa colorazione. 2) Micosi profonde sono molto rare e si manifestano con lesioni nodulari. 3) Micosi sistemiche provocate da veri e propri patogeni o da funghi opportunistici come i criptococcosi, aspergillosi e candidosi. Al primo gruppo si associano le manifestazioni cutanee più frequenti.
Micosi
Zone colpite
Caratteristiche delle lesioni
Sintomi
Tinea corporis
Viso, collo, tronco, braccia e gambe, nelle zone prive di peli
Chiazze circolari, con bordo in rilievo, arrossato e desquamante, a volte con vescicole, e parte centrale più chiara e liscia, che si allargano progressivamente
In genere asintomatica; talvolta lieve bruciore o prurito
Tinea cruris
Pieghe cutanee, soprattutto pieghe inguinali
Ampie chiazze anulari, con bordo in rilievo, arrossato e desquamante, che si allargano progressivamente
Spesso associata a prurito; a volte lieve bruciore
Tinea pedis
Spazio tra le dita dei piedi, in particolare tra il 4°-5° dito
Zona di cute molle, bianco-giallognola, macerata, leggermente desquamante e con lieve arrossamento. Se severa e con infezione, sono presenti arrossamento più intenso, gonfiore, ragadi ed erosioni essudanti
Quasi sempre associata a prurito; spesso bruciore e fastidio
Onicomicosi
Unghie dei piedi e delle mani
Alterazioni di diverse parti dell'unghia, che diventa biancastro-giallognola, molle, fragile, con tendenza a sbriciolarsi e/o a sollevarsi dal letto ungueale
In genere asintomatica; talvolta lieve bruciore o dolore se i tessuti di sostegno dell'unghia si infiammano
Candidosi cutanea
Pieghe cutanee di varie parti del corpo (sottomammarie, inguinali, addominali in persone obese) e spazi tra le dita
Chiazze rosso vivo, a volta erose e lucide ricoperte da una patina polverosa biancastra o con orletto biancastro macerato ai bordi. Possono essere presenti anche vescicole o pustole in prossimità della chiazza principale. Tendenzialmente desquamanti
Sempre associata a prurito; spesso lieve gonfiore, bruciore o dolore
Pitiriasi versicolor
Spalle, collo, parte alta delle braccia, schiena, addome
Chiazze circolari-ovoidali di colore contrastante con quello della cute sana (rosa sulla pelle abbronzata; caffè-latte sulla pelle chiara) con la tendenza a confluire, formando chiazze più ampie asimmetriche a "carta geografica"
In genere asintomatica; talvolta prurito di intensità variabile
Dove si manifesta principalmente la candidosi?
La candidosi è una infezione dovuta alla candida albicans un fungo che vive normalmente indisturbato nel nostro intestino, nel cavo orale e nella vagina un fungo che fa parte della microflora cutanea e che diventa patogeno solo quando si rompe l’equilibrio tra l’aggressività del fungo ed i meccanismi di difesa dell’organismo. Nel cavo orale si manifesta abitualmente con una patina bianca con difficoltà nella deglutizione. A livello vaginale causa bruciori, perdite, prurito, arrossamento dei genitali interni ed esterni. Normalmente queste sono candidosi non complicate scatenate dalla presenza della candida albicans come agente patogeno e che distinguiamo dalle candide del tipo complicate in cui il sopravvento di questo fungo è legato ad una riduzione delle difese immunitarie, dovuto alla presenza di cofattori patologici come ad esempio il diabete. Altri fattori possono essere ricollegati all’uso di contraccettivi, iperglicemia, fumo e stress, l’eccesso o la carenza di igiene personale. Nella candidosi non dobbiamo dimenticare il corretto equilibrio del microbiota vaginale e di correggere le alterate abitudini di vita che possono influire nella ricorrenza della patologia; fra queste ricordiamo lo scorretto utilizzo dei detergenti intimi con un ph non adeguato, l’utilizzo molto frequente di salva-slip sconsigliando di utilizzare i sintetici (si consigliano quelli in puro cotone), e l’utilizzo di indumenti stretti che non permettono la traspirazione.
Si tratta di una patologia trasmissibile?
C’è ad oggi una costellazione di malattie da contatto e la candida fa parte delle malattie di una di queste in quanto non possiamo pensare che queste malattie siano lontane da noi, ma sono piuttosto molto frequenti, soprattutto perché si può trasmettere dalla donna all’uomo e viceversa. È corretto parlare di trasmissione della candida quando questa sfocia in una condizione patologica. Infatti, come già detto, questo fungo vive indisturbato finché vive in condizioni di equilibrio fisiologico come saprofita dell’ambiente, con gli altri numerosissimi batteri e in diversi habitat del corpo: pelle, intestino, tratto gastroenterico, mucose, bocca, vagina. Per questo non si può considerare una malattia sessualmente trasmissibile. Solo quando perde il suo equilibrio, per cause di cui abbiamo già parlato, allora diventa patologico e potenzialmente trasmissibile attraverso rapporti sessuali o rapporti promiscui. L’uomo infettato dalla candida presenta una compromissione a livello del glande. I sintomi dipendono dalla sede dell’infezione che può verificarsi anche a livello delle mucose della bocca con lesioni mucocutanee. In questi casi è chiaro che è consigliato rivolgersi al medico.
Quali sono i principali fattori di rischio ed i rimedi per il trattamento di una micosi della pelle?
La prima misura precauzionale per prevenire le micosi è l’accurata igiene personale scelta prima della frequentazione di ambienti a rischio. Questo normalmente non succede quasi mai e le suddette misure sono quelle che si intraprendono dopo aver contratto l’infezione. Ed è quindi troppo tardi….. Oltre al detergente specifico è bene prestare attenzione nell’asciugare tutte le zone del corpo soprattutto per non lasciare tracce di acqua e di umido . L’umidità è l’ambiente ideale per la proliferazione dei funghi. Dopo il bagno in piscina, cambiare il costume bagnato, evitare di camminare a piedi nudi, anche per raggiungere docce e spogliatoi, deve diventare un processo obbligatorio. Inoltre, un altro veicolo che può rappresentare un fattore di rischio, sono coloro che indossano scarpe chiuse per molte ore. Si consiglia di scegliere quelle traspiranti, ma laddove non fosse possibile, come ad esempio le persone che calzano scarpe antinfortunistiche, è importante indossare calzini non sintetici e lavarli con un disinfettante ad ampio spettro, tipo amuchina, aprire all’aria e disinfettare ogni tanto la scarpa con polvere antimicotica che si può acquistare in farmacia. Questo risulta un ottimo suggerimento per prevenire o trattare forme di micosi del piede. Inoltre a casa avere l’accorgimento di utilizzare asciugamani ed accappatoi personali, non comuni, ed evitare di grattarsi per controllare la diffusione dell’infezione in altre zone attraverso le mani. L’abbigliamento comunque rappresenta un fattore di rischio; L’uso di capi (compreso le scarpe con suola di gomma) poco traspiranti, non in grado di assorbire l’umidità; i tessuti sintetici, tessuti stretch, tessuti in microfibra, ed abbigliamenti elasticizzati in un microclima caldo umido sono l’ideale per la proliferazione di questi microorganismi . Di contro l’utilizzo invece di capi in fibroina di seta microbiologicamente protetti, traspiranti e con la capacità di assorbire l’umidità, potrebbero rappresentare un ottimo coadiuvante nella gestione o prevenzione di queste problematiche permettendo di controllare la crescita di funghi e lieviti patogeni.
Esistono ingredienti specifici (alimentari o cosmetici) che ostacolano l’insorgenza di questi disturbi dermatologici?
Ridurre l’utilizzo di lieviti, zuccheri farine, lattosio (latte e yogurt), frutta fresca ma anche quella contenuta nei succhi di frutta, alimenti affumicati, bevande alcoliche, è senza dubbio la prima misura da mettere in pratica per prevenire e contrastare questa fastidiosa patologia. Si è vista la stretta correlazione tra l’infiammazione da cibo e l’insorgenza della sintomatologia da candidosi.Tutto parte dall’intestino. Quando sottoponiamo questo organo prezioso a uno o più traumi che possiamo individuare anche con l’utilizzo di farmaci come antibiotici, o di estrogeni oppure lo sottoponiamo a lunghi periodi di stress o all’abbondante assunzione di additivi alimentari, stimoliamo alla formazione di un ambiente intestinale che favorisce il sopravvento di questo fungo ed un terreno favorevole per la sua proliferazione. Da qui nasce l’importanza di un approccio alimentare ben preciso che potrà anche avere la necessità di essere accostato a terapie farmacologiche mirate soprattutto con lo scopo di eradicare completamente l’agente patogeno per non incorrere al rischio di recidive. Di contro, tutti gli alimenti con presenza di fibre solubili ad azione prebiotica, concorrono al ripristino della flora batterica intestinale: semi di psillio, l’inulina, i semi di lino, cosi come spezie digestive e antiinfiammatorie come curcuma, aglio, origano, menta, timo, cannella, cumino, finocchio, zenzero. Fra gli ingredienti cosmetici il mercato offre formulazione in crema, detergenti intimi a ph basico o neutro, detergenti e creme per il corpo, ma anche prodotti come lavande interne, che attraverso la loro azione calmante, nonché antifunginea e disinfettante, lenitive e calmante, contribuiscono, insieme alle altre numerose misure di cui abbiamo ampiamente parlato, a contrastare gli effetti della candida, sulla pelle e sulle mucose. Possiamo individuare inoltre l’utilizzo della propoli, il tea tree oil, la camomilla, la malva, la lavanda, l’aloe e la vitamina C e l’argento colloidale, una sostanza naturale, che nella forma farmaceutica ideale e nei dosaggi idonei, risulterà priva di controindicazione e le cui particelle grazie alle proprietà antimicrobiche ad ampio spettro, sono in grado di combattere e contrastare questa fastidiosa problematica. Uno studio condotto dall’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia 4a dell’Università degli Studi di Bari, riporta che l’acido ascorbico (Vitamina C), ha un’ottima azione acidificante e potenzia l’immunità cellulo-mediata, che insieme all’attività antibatterica e antifungina dell’argento colloidale, costituisce una buona soluzione, non farmacologica, nella prevenzione delle ricorrenze della vaginosi batterica.
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Sbalzi d’umore e irritabilità, spossatezza e dolori muscolari, disturbi del sonno e sudorazione eccessiva. La risposta agli effetti negati dell’estate per affrontare le vacanze pieni di energia e vitalità. Magnesio, potassio, melatonina e antiossidanti. L’estate, oltre al mare e alle ferie porta se anche gli aspetti negativi come le conseguenze di caldo e afa che si ripercuotono inevitabilmente sulla nostra quotidianità, sulle nostre abitudini e, sulla nostra salute. Colpevoli in primis di stanchezza, affaticamento, crampi, sudorazione, ma anche delle lunghe notti insonni a rigirarsi nel letto e lo stress ossidativo. Al via la combinazione vincente contro i nemici dell’estate. Quando le temperature aumentano è necessario un livello di energie maggiori per mantenere costante la temperatura corporea poiché, nel lungo periodo, questo maggior dispendio energetico si farà sentire, rischiando di far andare in riserva anche le vitamine coinvolte proprio nella produzione di energia. Ancora più indispensabili per chi pratica sport. Difatti, l’attività fisica se praticata con le alte temperature tipicamente estive porta, in primis, a una considerevole perdita di liquidi. Il rischio è proprio quello di andare incontro a una carenza vitaminica e a una demineralizzazione che indeboliscono le strutture dell’organismo. La risposta giusta contro la lunga serie di disturbi tipici dell’estate si trova a tavola. È importante ridurre lo stress ossidativo attraverso l’assunzione, nella dieta, di tutte quei nutrienti che hanno una sorta di funzione di reintegro. Minerali come il potassio, il sodio e il magnesio, ma anche vitamine coma la C, potente antiossidante, oltre a quelle del gruppo B, sono in grado di ridurre il senso di stanchezza e migliorare la condizione stressogena generale a livello fisico e mentale. Queste sostanze stimolano la contrazione e il rilassamento muscolare, agendo proprio come miorilassante e migliorando oltre alla qualità del sonno anche le nostre vacanze!
Causa delle carenze nutrizionali e di un più diffuso senso di malessere, sicuramente un’alimentazione poco equilibrata. Infatti, per combattere la stanchezza non basta solo il riposo, ma è bene selezionare con attenzione quello che si decide di portare a tavola. Insomma, la combinazione giusta di micro e macro elementi per il supporto delle regolari attività quotidiane. Tuttavia, un’alimentazione corretta, spiega Christian Orlando, biologo, potrebbe non essere sufficiente, per cui, soprattutto d’estate, alle prese con caldo torrido e vacanze, sarebbe meglio giocare d’anticipo bilanciando la propria dieta tra cibo sano ed integratori alimentari così da fornire al nostro corpo la benzina necessaria:
Come tutti sappiamo durante l’estate, il nostro corpo si disidrata e disperde molto più facilmente i liquidi e i sali minerali. Uno dei sintomi della disidratazione sono i crampi muscolari e la debolezza generale e si dà il caso che il magnesio ed il potassio siano importantissimi per i nostri muscoli perché permette di aiutarli nel loro lavoro e quindi è molto utile anche per le persone che passano molto tempo all’aria aperta e che amano fare sport sulla spiaggia. Il magnesio supporta diverse reazioni biochimiche coinvolte nella trasformazione delle sostanze nutrienti assunte con il cibo in energia e, insieme al potassio, interviene nei processi di contrazione muscolare e di trasmissione degli impulsi nervosi. Utilizzare integratori di magnesio e potassio danno una nuova carica di energia per affrontare le afose giornate estive.
Miorilassante per eccellenza e minerale del buonumore. Nervi tesi, cattivo umore e irritabilità. Il magnesio favorisce il rilassamento delle tensioni nervose e mentali, contribuendo a distendere l’umore e facilitando anche in caso di disturbi legati al sonno, riduce gli stati di irritabilità, evitando sbalzi d’umore improvvisi. Difatti, una carenza di magnesio e potassio, intacca anche il nostro sistema nervoso, che può essere riequilibrato tramite l’assunzione di questi minerali, che contribuiscono a ridurre l’aggressività. Insomma, contro lo stress fisico e psichico poiché agisce anche a livello del sistema nervoso, favorendo la distensione e avendo come effetto anche un miglioramento della qualità del sonno. Un minerale per la produzione di energia e alleato del nostro sistema muscolare. Valido supporto nell’attività sportiva, migliora i processi di recupero perché aiuta nella conduzione neuromuscolare. Inoltre, il suo effetto miorilassante (ovvero di rilassamento della muscolatura), si rivela utile contro i crampi, anche quelli mestruali. Inoltre, contribuisce all’aumento dei livelli di serotonina e normalizza l’attività dell’ipotalamo, che influisce poi sulla secrezione dell’adrenalina. Una carenza di questo minerale può portare, oltre alla sindrome delle “gambe senza riposo”, ad un abbassamento del tono dell’umore e della depressione (conseguenza evidenziata in diverse evidenze scientifiche).
Salute a rischio con STRESS e CORTISOLO, come influisce lo stile di vita
Il magnesio si rivela anche un potente alleato nel contrasto di stress e insonnia, fondamentali per contrastare episodi di eccessiva sudorazione. Altro problema dell’estate quei fastidiosi, improvvisi e dolorosi crampi. Considerato un macroelemento, cioè uno di quei minerali che devono essere assunti ogni giorno in quantità piuttosto alta, si dimostra da sempre indispensabile per la salute delle ossa e dei denti, per il funzionamento del cuore e del sistema nervoso, nella prevenzione dell’osteoporosi e contro la cosiddetta sindrome pre-mestruale. Contribuisce ancora a regolare l'insulina e svolge un’azione antidepressiva e distensiva, contrastando gli stati di ansia e la sensazione di stanchezza. Rinforza muscoli, tessuti mobili e non fa ingrassare. Il magnesio è un nutriente cruciale in numerose reazioni che vedono coinvolte le cellule dell’organismo, tra cui la sintesi delle proteine, così come il controllo della glicemia e della pressione arteriosa, i processi di produzione dell’energia, così come la sintesi del glutatione, tripeptide naturale con efficacia antiossidante. Non solo questo minerale è un toccasana per la salute, la sua presenza nella dieta, come dimostrato in diverse evidenze scientifiche, aiuta anche a proteggersi dal rischio di depressione. Inoltre, è coinvolto in oltre 300 diversi processi metabolici risultando fondamentale per l’assimilazione del fosforo, del calcio e del potassio.
Contro spossatezza, affaticamento, stress, stanchezza, cali di pressione e ipotensione cronica. Dai giramenti di testa ai crampi, i diversi segnali dell’ipopotassiemia (o ipokaliemia) non vanno mai sottovalutati. Tra gli ingredienti del benessere. Essenziale per l’organismo, soprattutto d’estate quando le alte temperature ne aumentano il fabbisogno. Controlla il ritmo del cuore, l'eccitabilità neuromuscolare, la ritenzione idrica, l'equilibrio acido-base e la pressione osmotica. Coinvolto in diversi processi e funzioni importanti regola il battito cardiaco, assicura il corretto funzionamento di muscoli e nervi ed è fondamentale alla sintesi delle proteine e alla metabolizzazione dei carboidrati. Un macroelemento estremamente importante, nella contrazione dei muscoli, compreso quello cardiaco. Insomma, contrasta caldo, afa e grande dispendio energetico nelle calde giornate estive.
Prezioso per il nostro organismo, il potassio è tra i sali minerali fondamentali più importanti poiché serve al corpo per ridurre la ritenzione idrica, coordinare la trasmissione nervosa e regolare la contrattilità muscolare. Conosciuta come ipokaliemia, la carenza di potassio, è una condizione caratterizzata da sintomi come stanchezza, debolezza o crampi muscolari, nausea, sonnolenza, palpitazioni, aritmie o costipazione. «Proprio per questo gli alimenti ricchi di potassio aiutano chi fa sport a reintegrare i sali minerali persi con la sudorazione a contrastare i crampi muscolari», spiega a Gazzetta Active la dottoressa Chiara Saccomani, nutrizionista presso il Palazzo della Salute di Milano. Dai giramenti di testa ai crampi, i diversi segnali dell’ipopotassiemia non vanno mai sottovalutati. Il primo indicatore è proprio la stanchezza poiché il 98% circa del potassio presente nel nostro corpo è contenuto all'interno delle cellule, in particolare nel tessuto muscolare. Essendo poi anche un è un ottimo vasodilatatore, un'eventuale carenza provoca un innalzamento della pressione sanguigna. Utile anche contro gonfiori, crampi addominali e stitichezza. Insieme al potassio, contribuisce al corretto funzionamento dei polmoni e al contrasto della fibrillazione atriale.
Afa e buon riposo sono da sempre nemici giurati. L’estate e alte temperature incidono negativamente sul nostro riposo rendendo l’addormentamento più lento e complesso. Un sonno regolare è il requisito fondamentale per una vita sana. Una correlazione, quella tra il buon riposo e il benessere che è stata confermata da una lunga serie di indagini scientifiche. Rituale fondamentale alla base dello sviluppo fisico e cognitivo di tutti gli individui. L’importanza di dormire bene per evitare l’impatto negativo che, proprio la carenza e i disturbi del sonno producono a livello psico-fisico. Dai cali di attenzione alla scarsa concentrazione, dagli stati di irritabilità agli sbalzi d’umore. Già prima della pandemia, il 45% delle persone soffriva di insonnia, durante e dopo il lockdown la situazione è peggiorata vertiginosamente con conseguenze negative sia nel privato che nel sociale. «Viviamo una silente epidemia di stanchezza» spiega a Gazzeta Active il dottor Luca Mazzucchelli, psicologo e direttore scientifico di MindCenter, autore di best seller e public speaker: «Il covid ci ha tolto il sonno e ha fatto emergere disturbi latenti tra cui ansia, insonnia, incremento di stress». Aumentare non solo la qualità, ma anche la quantità del sonno è l’obiettivo dell’estate. Soprattutto per chi pratica sport poiché il sonno, quello ristoratore e ancora meglio se continuativo e quindi, non frammentato, assume le sembianze di un vero e proprio allenamento passivo. E poi, dormire bene è importante perché nel sonno avvengono i processi fisiologici come il ripristino delle energie spese durante la giornata. Poiché il sonno, insieme con l’alimentazione e un regolare esercizio fisico, è uno dei tre pilastri fondamentali di uno stile di vita sano. Per contro, insonnia, latenza e disturbi del sonno possono portare, alla lunga, a gravi disturbi da stress, basso rendimento e irritabilità, oltre a una serie di patologie.
INSONNIA? Come DORMIRE bene e svegliarsi riposati
A peggiorare uno scenario già critico anche l’afa il caldo estivo che rendono le notti tormentate e inibiscono il meccanismo della melatonina (l’ormone che favorisce l’addormentamento). Prodotta proprio nel momento in cui la temperatura del corpo si abbassa di circa un grado durante le ore notturne, e quando questo non avviene a causa dell’alta temperatura esterna si interrompe un meccanismo essenziale. Inoltre, il sonno ci protegge dalle infezioni. Quindi, dormire è fondamentale a livello di difese immunitarie perché facilita la liberazione delle citochine. Inoltre, scongiura il rischio di sviluppare patologie come ipertensione, diabete e malattie cardiache. Senza contare poi l’aumento sulla produzione di cortisolo e adrenalina. Un riposo destrutturato agisce negativamente sui cosiddetti clock-gene, i “geni-orologio” preposti all’alternanza sonno-veglia che, in caso di attivazione scorretta, agiscono negativamente sul nostro metabolismo. Tra i rimedi naturali per il corretto riposo, questa molecola naturale antichissima (la sua evoluzione risale a 3 miliardi di anni fa), prodotta dalla ghiandola pineale (epifisi), allocata nell’encefalo, a forma di pigna e presente in qualsiasi organismo animale o vegetale. La sua principale funzione è quella di regolare il ritmo circadiano, laddove l’alternarsi del giorno e della notte inducono variazioni dei parametri vitali. Deleterie, inoltre, per il nostro benessere psicofisico anche ansia e stress poiché influenzano negativamente l’energia mentale di ogni individuo oltre alla salute del corpo stesso. È altresì un potente antiossidante con azione di pulizia nei confronti dei radicali liberi, (per certi versi anche più efficace delle vitamine C, E e del beta-carotene). Rafforza il sistema immunitario, innescando un processo inibitorio del cortisolo. Insomma, un concentrato di benefici dal russamento al contrasto di gravi patologie.
In vacanza senza ansia né stress. Dannose per il benessere psicofisico. Tra le mille cose da fare, le ultime faccende da sbrigare e gli oggetti da non dimenticare, i giorni che precedono la partenza per le vacanze estive si trasformano in un vero e proprio incubo e fonte principale di stress. Un circolo vizioso che ci lascia alla mercè dei virus. Difatti, poiché lo stress abbassa le nostre difese immunitarie, oltre a renderci particolarmente irritabili e ansiosi ci espone maggiormente al rischio di tante patologie. Lo stress, non è altro che una reazione che si manifesta quando una persona percepisce uno squilibrio tra le sollecitazioni ricevute e le risorse a disposizione. Si tratta, precisamente, di una sindrome generale di adattamento (SGA) atta a ristabilire un nuovo equilibrio interno (omeostasi) in seguito a fattori di stress (stressors). Uno stato che peggiora facilitando persino la produzione di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress e le alterazioni dell'equilibrio interno possono avvenire a livello endocrino, umorale, organico, biologico.
Lo STRESS e i tanti rischi per la nostra salute
Il termine viene introdotto per la prima volta in biologia da Walter Cannon nel 1935, mentre la sindrome viene definita da Hans Selye nel 1936. Sugli eventi cosiddetti 'stressori' apre una parentesi anche Adriano Panzironi nel libro Vivere 120 anni - Le verità che nessuno vuole raccontarti: «Siamo bombardati da eventi stressori che attivano, pur non volendo, il medesimo meccanismo. Se, infatti, nel passato, l’ambiente circostante attivava la nostra reazione definita “combatti o scappa” una volta al giorno, oggi esistono centinaia di stimoli quotidiani che attivano tale meccanismo, facendoci vivere una vita stressata e sempre sul chi va là». Inoltre, in situazioni come quella che precede la partenza, in cui siamo alle prese con fattori di stress 'straordinari' oltre a quelli ordinari, che dobbiamo migliorare l'efficienza dell'organismo, contro gli effetti dannosi dello stress. E il modo migliore rinforzare il nostro corpo è seguire uno stile di vita equilibrato, una sana alimentazione e una corretta integrazione. Senza dimenticare poi che elevati livelli di cortisolo potrebbero aumentare il rischio di una serie di patologie come ipertensione, diabete e altre malattie metaboliche.
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Donna Moderna "Cortisolo: cos’è e come abbassarlo"
National Library of Medicine "Oral magnesium supplementation [...]"
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EFSA "Scientific Opinion on Dietary Reference Values for magnesium"
PubMed "Magnesium intake and depression in adults"
MSN Lifestyle "Dieta del magnesio: la migliore per l’estate"
Grazia "La dieta del magnesio fa dimagrire e rinforza le ossa: ecco come seguirla"
Vanity Fair "Dormire quando fa caldo da morire? Ecco come fare"
Corriere della Sera "Estate, come dormire bene quando fa caldo e stare freschi"
La Repubblica "Insonnia d'estate, come recuperare sonno e benessere"
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Arriva la dieta antistress. Alla riconquista delle energie perdute con vitamine e minerali
Vesciche, prurito, placche, arrossamento, gonfiore, bolle e alterazione della pigmentazione. Tratto distintivo dell’esposizione scorretta e “non protetta”. L’eritema solare, tipico dell’estate è il prodotto della diretta o indiretta esposizione ai raggi solari. Tra le parti più colpite il viso, le superfici estensorie degli arti, il dorso delle mani e dei piedi. Per evitare questi fastidiosi inestetismi cutanei è bene non dimenticare mai una crema con filtro solare a coefficiente di protezione elevato prima di qualsiasi esposizione e, a prescindere dal fototipo, da applicare costantemente, soprattutto dopo il bagno. Non solo al mare, ma anche nelle lunghe passeggiate in città o in montagna, il filtro solare non va mai dimenticato. Senza dimenticare poi che una corretta esposizione comincia dalla conoscenza del proprio fototipo (ovvero, la quantità di melanina presente nella pelle) e dall’utilizzo, quindi, di solari idonei. Dal fototipo 1 (pelle molto chiama), in cui il rischio di danni permanenti e di scottature gravi è elevato, al 4 (pelle olivastra) dove la probabilità è sicuramente più ridotta, ma non esclusa. La pelle è dotata di una propria soglia di resistenza ai raggi e meno resiste più corre il rischio di ritrovarsi alle prese con dolorose scottature. Sconsigliata a priori la tintarella nelle ore centrali della giornata, cioè tra le 11 e le 16. Inoltre, evidenze scientifiche dimostrano che l'accumulo dei radicali liberi indotti dall'esposizione solare comporta l'invecchiamento precoce della cute, quindi sono molto utili gli integratori alimentari a base di sostanze antiossidanti come vitamina C, vitamina E, zinco, selenio e beta-carotene) da assumere prima dell'esposizione solare.
Dalle scottature all’abbronzatura a “macchie di leopardo”. Colpevoli le ustioni solari più gravi, che danno origine ad eritema, sono causate da un’eccessiva e prolungata esposizione ai raggi ultravioletti in mancanza di un’adeguata protezione sulla pelle. Ecco come intervenire in modo preventivo per proteggere la pelle anche sotto il sole. Come già detto, oltre che dai fototipi, la scelta del fattore di protezione dei solari dipende innanzitutto dall'intensità e dalla tipologia dei raggi UV ai quali si è esposti, dall'età (se bambini o adulti) e dalle aree cutanee interessate (zone estremamente delicate, aree critiche). I solari ad hoc, oltre quindi a proteggerci da sole, svolgono anche una funzione idratante e di contrasto ai radicali liberi e, di conseguenza, con un importante effetto antirughe. Quindi per avere un’abbronzatura omogenea bisogna contrastarne gli eventuali danni come scottature, segni, rughe, macchie e melanomi. Secondo la definizione universalmente riconosciuta l’eritema è una lesione della pelle, dovuta a un processo infiammatorio, che rientra nelle forme di allergia cutanea, che si manifesta con arrossamenti o pruriti generati dall'esposizione al sole (scottature solari). «L'infiammazione – precisa l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) -, tipica dell'eritema, è causata dalla vasodilatazione dei capillari sottocutanei. I margini dell'eritema possono essere netti o sfumati, con chiazze più o meno estese sulla superficie del corpo. Una volta riassorbito, può causare desquamazione o discromia (diversa colorazione della pelle). L'eritema può essere il segnale di varie malattie della pelle. Una delle forme più diffuse di eritema è una allergia alla luce solare, denominata dermatite polimorfa solare, che rientra nella categoria delle fotodermatosi dovute a una particolare sensibilità della pelle al sole».
Gloria Mosconi, biologa e nutrizionista, spiega in un’intervista esclusiva a Life 120 quali sono le misure preventive da osservare in caso di eritemi da fotosensibilità al sole e come prevenire questo fenomeno e affrontare le vacanze in salute dentro e fuori.
Quali sono i sintomi, le cause e i rimedi di una risposta infiammatoria acuta della pelle?
Con l’avvento della bella stagione, ogni occasione è buona per fare passeggiate, vacanze, gite in barca ed andare in spiaggia, vivere quindi numerosi momenti in luoghi assolati senza prendere le dovute precauzione o con protezioni solari insufficienti. L’occasione per far insorgere scottature sono quindi numerose, e l’esposizione prolungata ai raggi UVA e UVB sia derivante dai raggi solari, ma anche dalle lampade abbronzanti, può scatenare delle ustioni di diversa entità che prendono il nome di Eritema. Qui assistiamo ad un processo di modifica del DNA cellulare in cui il sistema immunitario riconosce la malattia ed interviene per ripararla causando però l’arrossamento con aumento della temperatura delle zone interessate. Quello che le persone chiamano eritema solare, dal loro punto di vista, è una scottatura solare, ma, dal punto di vista dermatologico prende il nome eruzione solare polimorfa ed è una vera e propria allergia al sole legata ad un difetto di adeguamento della pelle all’esposizione ai raggi solari, infatti non tutti vanno incontro a questo problema ma solo una parte della popolazione che soffre di un meccanismo cutaneo che non funziona alla perfezione. È una vera e propria ustione di primo o secondo grado i cui sintomi compaiono entro le 6/12 ore dall’esposizione. Nei casi più gravi può scatenare la formazione di vescicole, con prurito accompagnato anche da febbre, mal di testa, vertigini, dolore, fino ad arrivare ad una situazione più severa e complessa come la sincope. Insomma, tutto dipende dal grado di infiammazione che si raggiunge. È chiaro che in questi casi dobbiamo rivolgerci immediatamente al medico. Si riconosce attraverso la digitopressione in cui il rossore scompare per poi riapparire al cessare di questa. Può interessare un’area circoscritta così come più aree del corpo. Le cause scatenanti dell’eritema, come citato all’inizio, possono essere legate all’esposizione ai raggi UV, quindi di natura termica, ma possono essere avere anche un’origine diversa, come meccanica, fisica, infettiva come la quinta malattia, emotiva, allergia ad alimenti oppure a detergenti per la casa o per il corpo senza dimenticare anche l’allergia ai farmaci. Quali sono i rimedi da mettere in pratica nel caso di eritema solare?? Il consiglio è di utilizzare impacchi freddi con acqua ed amido di riso per la sua azione lenitiva sulla pelle, oppure le tanto conosciute acque termali in bomboletta spray, provenienti appunto da stazioni termali, ricche di oligoelementi ad azione lenitiva e contro il forte bruciore della pelle rinforzando la pelle danneggiata. Gel o pomate di acido ialuronico ad azione rigenerante e idratante ed infine creme a base di biolipidi e/o gel di aloe, sempre per la loro azione ristrutturante della pelle.
È possibile prevenire la scorretta ed eccessiva esposizione ai raggi UVB e UVA?
All’eritema solare sono a rischio tutti, ma in particolare una certa categoria di persone che vengono identificate attraverso il fototipo di appartenenza, e che scelgono una protezione non adeguata al proprio fototipo, oppure per non averla rinnovata durante i lunghi bagni di sole, o dopo i bagni in acqua, ma ancora per non aver preso la sana abitudine di utilizzarla in città, anche in presenza di nuvole. Inoltre è necessario acquisire la consapevolezza che la la scorretta ed eccessiva esposizione ai raggi solari per i soggetti a rischio, è una scelta che va abbandonata. La corretta modalità di esposizione è determinate per prevenire queste forme di infiammazione della pelle attraverso una esposizione graduale che va dai 10 ai 15 minuti la mattina in un orario compreso tra le 9 e le 10 da ripetere i pomeriggio dalle 16 in poi. Nel tempo, quando la pelle avrà preso colorito, si può scalare il fattore protettivo che dovrà necessariamente partire con un SPF 50+ , ed aumentare gradualmente l’esposizione, ma sempre in maniera molto moderata e mai nelle ore più calde. L’utilizzo di un bel cappello di paglia è sempre gradito alla nostra pelle. Inoltre un mix di antiossidanti come licopene, beta carotene con vitamina A C ed E è ciò che si può assumere per aumentare il contributo alla prevenzione di eritemi e scottature solari, sempre da utilizzare in associazione alla crema. Il consiglio è di cominciare la loro assunzione un mese prima dell’esposizione e di continuarli durante tutto il periodo temporale in cui ci esponiamo. Quindi, senza alcun problema, anche per l’intera stagione compreso il mese di settembre . E’ indicato in maniera particolare per i fototipi chiari ma anche per tutti coloro che desiderano una abbronzatura più uniforme e persistente.
L’eritema può essere il campanello d’allarme di varie malattie della pelle?
L’eritema può essere presente in molte affezioni della pelle. E’ una condizione che può manifestarsi con l’esposizione ai raggi UV e rimanere fine a sé stessa, parliamo quindi di eritema solare legato alla scottatura da sole, ma molto frequentemente può essere anche correlata ad un sintomo iniziale unico o prevalente di un’altra patologia della pelle. Alcuni esempi sono la dermatite atopica, la dermatite seborroica, follicolite, geloni, Pitiriasi rosea, la rosacea, allergie da contatto, blefarite, cirrosi epatica, ustioni, ma ce ne sono molte altre. E’ chiaro che in situazione come queste la risoluzione o il miglioramento delle forme di eritema è legato a monte alla cura che il soggetto con lo specialista rivolge alla malattia iniziale. Individuare la patologia che è alla base delle forme di eritema, e che può esserci a prescindere dall’esposizione ai raggi UV , ma che in alcuni casi emerge anche con l’esposizione ai raggi solari, è alla base della risoluzione e/o del miglioramento dei sintomi.
Quali sono le differenze tra eritema, dermatite e orticaria?
Le dermatiti si distinguono in dermatiti irritative e dermatiti allergiche. Vediamo la differenza: le dermatite irritative da contatto che rappresentano l’80% delle dermatiti, sono quelle in cui si viene a contatto con un prodotto che scatena un fenomeno allergico solo nel punto del corpo in cui c’è stato il contatto. Non presentano quindi diffusione sul resto del corpo. Se si riapplica il prodotto in quel punto, torna la dermatite. Ad esempio, la sabbia , il bagno al mare senza risciacquarsi dopo , l’elastico del costume sintetico con presenza di colorante può essere irritante, possono essere fattori scatenanti una dermatite di natura irritativa. Ci sono poi le dermatiti allergiche da contatto che si scatenano in seguito al contatto con un allergene solo nella zona interessata, e che, con i successivi contatti tendono ad estendersi su altre zone del corpo diverse dal contatto. In questo caso esistono dei test che ci dicono qual è l’allergene imputato. Questi test non esistono per le dermatiti irritative da contatto quindi non è possibile risalire alla sostanza irritante. La dermatite allergica tende ad andare meglio non solo con l’esposizione ai raggi solari e all’acqua di mare, ma anche grazie a dei meccanismi immunologici che nel tempo vengono sviluppati e che recano al paziente una maggiore difesa. Quando parliamo di dermatite in realtà entriamo in un argomento molto vasto dunque ci concentreremo su in articolare, cioè la Dermatite Atopica o Eczematosa, molto frequente nell’età pediatrica. Come l’eritema, anche la dermatite è un processo infiammatorio, e pur essendo questa una definizione molto generica, è un disturbo diffuso la cui origine può avere un legame con cause diverse. La dermatite atopica, diversamente da altri tipi di dermatite che interessano aree specifiche del corpo (come ad esempio la dermatite allergica da contatto), si può manifestare su tutto il corpo ed è sempre una forma reattiva della cute in risposta ad una condizione fisiopatologica in cui i fattori genetici contribuiscono alla sviluppo della malattia. I geni implicati sono quelli che codificano per le proteine dell’epidermide ed immunologiche, in cui il gene che codifica per una proteina, che fa parte delle cellule cornee derivante dalla differenziazione cheranocitica, subisce una mutazione. Oltre ai fattori genetici, contribuiscono allo sviluppo della dermatite atopica anche fattori immunologici, fattori disfunzionali della barriera cutanea, e cause ambientali (alimenti, allergeni presenti nell’aria, utilizzo di prodotti per la cura della pelle o profumi, tessuti, sudorazione etc...) Si distinguono due fasi: una Acuta ed una Cronica: in quest’ultima dove prevalgono citochine T Th1 (interferone gamma IL-12) predomina una condizione di secchezza grave, in cui grattamento e sfregamento può causare un indurimento, un ispessimento cutaneo (lichenificazione). Nella fase acuta riscontriamo edema, presenza di vescicole, desquamazione, forte prurito e dolore con formazione di fissurazione. Qui troviamo prevalentemente cellule del tipo T Th2 e diversi tipi di interleuchine IL-4, IL-5, IL-13. Ce ne sono poi tante altre... L’esordio è nei bambini molto piccoli, con un miglioramento entro i primi cinque anni di vita. Non sempre è così però. In alcuni casi nelle forme gravi, la malattia tende a procastinarsi per poi mutare spesso in problematiche di natura respiratoria come riniti allergica oppure asma diventando così una patologia a lunga durata. L’orticaria è una reazione del sistema immunitario da non confondere con l’eritema . Si manifesta come una eruzione cutanea di ponfi rosacei o bianchi creando rilievo sulla pelle, che si diffondono in diverse zone del corpo ma possono raggiungere una distribuzione corporea pari o superiore al 20% della superficie. In tal caso, soprattutto quando associata a dolore e febbre è bene rivolgersi al medico . Caratterizzata da dolore e forte prurito, e frequentemente angioedema (un rigonfiamento del tessuto sottocutaneo), i ponfi solitamente non durano più di 24 ore, ma si può verificare che spariscano per poi ricomparire e la malattia può avere quindi un decorso molto più lungo. Nell’orticaria la presenza di globuli bianchi presente nel derma, nello specifico di mastociti, sono la causa della liberazione di istamina. Lo stimolo alla liberazione di questa può essere di tipo immunologico, non immunologico, fisico (calore, freddo, raggi UV etc... ) e chimico. Inoltre alcuni farmaci come gli ACE inibitori possono causare dei sintomi da orticaria, come angioedema, attraverso un meccanismo non allergico che non dipende quindi dalla liberazione di istamina. Individuare i fattori scatenanti, attraverso un diario che si può richiedere al paziente in cui raccoglie informazioni, permette all’esperto di catalogare il tipo di orticaria e provvedere alla cura o alle misure preventive da attuare.
I bambini a causa della loro pelle sensibile sono maggiormente esposti al rischio di scottature?
L’importanza di esporsi al sole in età pediatrica è importante per una serie di motivi fra cui per il metabolismo delle ossa grazie all’attivazione della vitamina D attraverso i raggi solari. Di contro studi in essere, sembra dimostrino che il fotoinvecchiamento e i tumori della pelle, siano correlati ad una icongrua esposizione che parte proprio dall’età infantile. L’esposizione al sole dovrebbe essere graduale e il fatto che quando si è piccoli si giochi molto all’aperto, favorisce questa condizione. Quest’anno con la pandemia questo aspetto è venuto meno quindi a maggior ragione è importante esporsi nelle ore in cui i raggi solari non sono perpendicolari alla terra. Scegliere un SPF 50+ non giustifica la possibilità di lasciarli al sole nelle ore più calde e per un tempo prolungato. Scegliere inoltre creme con filtri fisici , vale a dire prodotti che abbiano all’interno la minore quantità di sostanze chimiche dannose, quindi più ricche di ossido di zinco, biossido di titanio, sostanze meno aggressive queste, in grado di filtrare i raggi ma anche di penetrare meno nella pelle dei bambini . Lo spessore della pelle in questa età è molto sottile, non a caso il mercato propone prodotti distinti per fasce di età. Nel primo anno di età i bambini pur con la protezione solare vanno tenuti sempre e comunque all’ombra. Inoltre coloro che appartengono ad un fototipo 1 quindi molto chiari con capelli biondi o rossi, con carnagione lattea, presentano melanine molto differenti, quindi per natura avranno, una difesa ai raggi molto molto bassa. In questo caso oltre ad aiutarli con una fotoprotezione ancora più accurata, andranno anche supportati con vestiti e cappellini che filtrino i raggi solari. Il tempo in cui dura il reale valore filtrante del sole di una crema è di due ore; riapplicare il solare dopo questo tempo ma anche dopo il bagno al mare è importantissimo nei più piccoli. In caso di eritema leggero, applicare una crema lenitiva, ed evitare assolutamente la fostoesposizione nei giorni successivi.
Seppur limitata agli strati cutanei superficiali, potrebbe avere conseguenze rilevanti?
Molti sono i danni più o meno gravi che appartengono ad una fotoesposizione scorretta: dalle lesioni melanocitiche comuni come efelidi nell’età più giovane fino ad arrivare negli adulti dove il danno diventa cronico, evidenziandosi a distanza di molti anni come conseguenza di una incongrua fotoesposizione, con veri e propri processi di fotoinvecchiamento della pelle, con assottigliamento, discromie cutanee, e pelle solcata da rughe, secca e poco elastica, da cui è quasi impossibile tornare indietro, nonché tumori epiteliali che comprendono il carcinoma basocellulare o squamocellulare con gravità relativa, ma anche il melanoma, tumore ben più grave.
Istituto Superiore di Sanità "Eritema solare"
Pagine Mediche "Eritema solare: come riconoscerlo e come prevenirlo"
Treccani "Eritema
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Pronti a dire addio al mal di testa? Una dieta ricca di pesce grasso può ridurre l'intensità e la frequenza dell'emicrania. È la scoperta dei ricercatori del National Institute on Aging (NIA), del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) e dell'Università della Carolina del Nord (UNC). Lo studio, pubblicato su "The BMJ", è stato condotto su 182 partecipanti predisposti al mal di testa, ha ampliato il precedente lavoro del team sull'impatto dell'acido linoleico (un acido grasso polinsaturo) sull'algia cronica. Indagini precedenti avevano valutato il possibile ruolo dell'acido linoleico nell'infiammazione dei tessuti e delle vie di elaborazione del dolore correlato all'emicrania del nervo trigemino ed erano giunti alla conclusione che una dieta povera di acido linoleico e ricca di acidi grassi omega 3 potrebbe lenire questa flogosi. Per 16 settimane i partecipanti all’indagine sono stati assegnati casualmente a uno dei tre piani di dieta. Tutti hanno ricevuto un pasto che includeva pesce, verdure, insalate e prodotti per la colazione. Al primo gruppo sono stati assegnati cibi con ampie porzioni di pesce grasso, mentre l'acido linoleico era ridotto. Il secondo gruppo ha avuto alimenti con abbondanti porzioni sia di pesce grasso che di acido linoleico. Al terzo gruppo, infine, sono toccati pasti con quantitativi abbondanti di acido linoleico e porzioni ridotte di pesce grasso. Durante la sperimentazione i ricercatori hanno monitorato il numero di giorni, la durata e l'intensità dell'emicrania oltre all'eventuale incidenza del mal di testa sulle capacità lavorative e sociali e alla necessità di assumere antidolorifici.
Oltre 4 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di emicrania. Tra le cause più frequenti di dolore cronico, i suoi effetti si ripercuotono negativamente sul lavoro e sulla vita quotidiana. Le donne di età compresa tra 18 e 44 anni sono maggiormente inclini a questa patologia e si stima che il 18% di tutte le donne americane ne sia colpita. L'emicrania è una malattia neurologica, tra le cause più comuni di dolore cronico, perdita di tempo lavorativo e qualità della vita ridotta. Lo studio ha mostra che i soggetti avevano una media di più di 16 giorni di cefalea al mese, oltre cinque ore di emicrania al giorno e punteggi di base che mostravano un grave impatto sulla qualità della vita e 122 partecipanti (67%) avevano emicrania cronica e 102 (56%) soddisfacevano i criteri per l'abuso acuto di farmaci. La dieta a basso contenuto di olio vegetale e con maggiori quantità di pesce grasso ha ridotto del 30-40% le ore di mal di testa totale al giorno e di giorni complessivi di cefalea al mese rispetto al gruppo di controllo. «Questa ricerca - ha affermato Luigi Ferrucci, direttore scientifico della NIA - ha fornito prove intriganti del fatto che i cambiamenti nella dieta hanno il potenziale di migliorare una condizione di dolore cronico molto debilitante come l'emicrania senza i relativi aspetti negativi dei farmaci». Ha aggiunto Chris Ramsden coordinatore dello studio: «Ecco un'ulteriore prova che i cibi che mangiamo possono influenzare i percorsi del dolore». Gli scienziati sperano di continuare a espandere questo lavoro per studiare gli effetti del regime alimentare su altre condizioni di algia cronica. Il team NIH è stato guidato da Chris Ramsden, un ricercatore nei programmi di ricerca intramurale NIA e NIAAA e membro della facoltà dell'UNC. Ramsden e il suo team sono specializzati nello studio dei lipidi, composti di acidi grassi presenti in molti oli naturali, e del loro ruolo nell'invecchiamento, in particolare nel dolore cronico e nelle condizioni neurodegenerative. Il team UNC è stato guidato da Doug Mann, MD, del Dipartimento di Neurologia, e Kim Faurot, Ph.D., del Program on Integrative Medicine.
Questo studio su 182 adulti con frequenti emicranie ha ampliato il lavoro precedente del team sull'impatto dell'acido linoleico e del dolore cronico. L'acido linoleico è un acido grasso polinsaturo comunemente derivato nella dieta americana da mais, soia e altri oli simili, nonché da alcune noci e semi. I precedenti studi più piccoli del team hanno esplorato se l'acido linoleico infiammasse i tessuti e le vie di elaborazione del dolore correlato all'emicrania nel nervo trigemino, il più grande e complesso dei 12 nervi cranici del corpo. Hanno scoperto che una dieta più povera di acido linoleico e più alta nei livelli di acidi grassi omega 3 (come quelli che si trovano nel pesce e nei crostacei) potrebbe ridurre il rischio di insorgenza di fastidiosi mal di testa. I ricercatori hanno notato che questi risultati servono come convalida del fatto che gli interventi basati sulla dieta che aumentano i grassi omega 3 riducendo le fonti di acido linoleico mostrano una migliore promessa per aiutare le persone con emicrania a ridurre il numero e l'impatto dei giorni di cefalea, riducendo al contempo il bisogno di farmaci per il dolore.
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Gli acidi grassi n-3 e n-6 sono i principali componenti dei tessuti implicati nella patogenesi dell'emicrania dove fungono da precursori per diverse famiglie di mediatori lipidici bioattivi che regolano il dolore (come ad esempio prostaglandine, leucotrieni, resolvine, maresine). Questi mediatori lipidici sono noti collettivamente come ossilipine. Poiché gli esseri umani non possono sintetizzare gli acidi grassi n-3 e n-6, i livelli di questi acidi grassi e dei loro derivati dell'ossilipina possono essere alterati dalla dieta. Dallo studio emerge che diverse famiglie di recettori dell'ossilipina sono arricchite nelle terminazioni nervose trigeminali e nelle vie centrali di elaborazione del dolore, dove regolano la sensibilizzazione e il rilascio del neuropeptide correlato al gene della calcitonina correlato alla cefalea; ciò implica un legame diretto tra acidi grassi n-3 e n-6 e patogenesi della cefalea. Diverse ossilipine derivate da acidi grassi n-6 hanno proprietà pronocicettive (promotori del dolore). In pratica, l'infusione di prostaglandine derivate dall'acido arachidonico n-6 suscitano nelle persone attacchi di tipo emicranico. I derivati dell'ossilipina dell'acido linoleico n-6 sensibilizzano le terminazioni del nervo trigemino ed evocano risposte al dolore comportamentale in modelli preclinici. Al contrario, diverse ossilipine derivate dall'acido eicosapentaenoico n-3 (EPA) e dall'acido docosaesaenoico (DHA) hanno potenti proprietà antinocicettive (riducenti il dolore). In particolare, l'acido 17-idrossidocosaesaeonico (17-HDHA) è il precursore della via per diverse famiglie di ossilipine segnalate per avere potenti effetti antinocicettivi in modelli sperimentali ed è stato collegato a punteggi del dolore più bassi nei pazienti con artrite.
Il Giornale "Così il pesce grasso nella dieta aiuta l'emicrania"
NHI "Consuming a diet with more fish fats, less vegetable oils can reduce migraine headaches"
The BMJ "Dietary alteration of n-3 and n-6 fatty acids for headache reduction in adults with migraine: randomized controlled trial"
AGI "Pesce azzurro in tavola due volte a settimana riduce i rischi cardiaci"
Ansa "Meno rischio cardiaco con 2 porzioni di pesce a settimana"
Corriere Nazionale "Chi mangia regolarmente pesce azzurro ha un rischio significativamente inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi prende integratori"
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Nella dieta e nelle creme, le regole fondamentali per una pelle sana e luminosa. Il segreto è nascosto all’interno e la giusta preparazione inizia con un’alimentazione sana ed equilibrata e una routine ad hoc con trattamenti mirati a seconda delle esigenze della pelle. A, ed E sono tra vitamine fondamentali per la salute. Anche se la vera regina dell’estate è senza dubbio la vitamina C. Alleata di benessere e giovinezza, previene l’invecchiamento cutaneo e mantiene la pelle fresca, riposata, uniforme e luminosa. Insomma, dall'azione antiossidante, alla protezione dai radicali liberi i tanti benefici dell’acido ascorbico sono apprezzati in tutto il mondo e diffuse soprattutto tra le celebrities. Inoltre, favorisce la produzione naturale di collagene, riduce la stanchezza, protegge la pelle dai raggi UV e aumenta la melanina nella grana del derma. Infatti, la vitamina c si dimostra da sempre un valido aiuto nella prevenzione delle macchie cutanee. «È un potente antiossidante in grado di combattere l'aging cutaneo e stimolare la sintesi del collagene», spiega a Il Sole 24Ore Mariuccia Bucci, dermatologa a Sesto San Giovanni (Mi). «Non solo – aggiunge la biologa -, se la nostra pelle appare spenta, affaticata, macchiata, un'applicazione topica di vitamina C aiuta a ridurre tutti questi inestetismi». Anche utilizzata in sinergia con altre due vitamine, la A e la E, per contrastare l’invecchiamento. La sua funzione esfoliante, poiché è pur sempre un acido, e come il glicolico, esercita un’azione schiarente sulle macchie. O ascorbilfosfato di magnesio come agente depigmentante contro le discromie cutanee. Contribuisce alla produzione di collagene, principale sostegno di pelle e tessuti. Inoltre, la vitamina C è un prezioso alleato della pelle nella protezione dei capillari. Rinforza le pareti venose, rendendole più resistenti ed elastiche.
Protegge la cute dai raggi ultravioletti, causa di invecchiamento precoce. Aiuta a prevenire la couperose ed accelera la guarigione dei capillari già danneggiati. Inoltre, l’acido ascorbico vanta anche di un’azione antinfiammatoria. Pelle e vitamina C sono un vero e proprio binomio vincente, non solo per la pelle, ma anche contro la secchezza oculare e l’affaticamento visivo. Anche se tutte le vitamine che intervengono nel metabolismo cellulare hanno effetti benefici sulla vista, alcune sono in grado, più di altre, di intervenire nel contrasto ai processi ossidativi. Amica degli occhi la vitamina A (o retinolo, precursore dei carotenoidi, va a far parte della composizione della rodopsina, molecola sensibile alla luce presente sulla retina, che ha la capacità di migliorare la vista). Preziosa poi la vitamina C, come la vitamina E che contribuisce al mantenimento cellulare contrastando la fotosensibilità, il fastidio alla luce e proteggendo la parete esterna dell’occhio. La B2 o riboflavina interviene sul sistema n ervoso, anche a livello di nervo ottico. E ancora la vitamina D che promuove la secrezione lacrimale, rivelandosi utile in caso di secchezza dell’occhio, evitando così le infezioni. Anche gli acidi grassi omega 3 influenzano positivamente la nostra vista agendo come antinfiammatori per le ghiandole lacrimali, stabilizzando il film lacrimale e di fatto migliorando anche la visione. Non solo per l’organismo e la pelle, questi nutrienti sono fondamentali anche contro la perdita di acutezza visiva, il deterioramento della retina, la cataratta o il glaucoma. In altri termini, secondo Clinica Baviera, una delle più importanti aziende oftalmologiche in Europa, una dieta ricca di nutrienti e vitamine si dimostra un valido supporto nel rinforzo della vista e nella prevenzione o nel ritardo di malattie agli occhi.
Per avere una pelle luminosa e sana è importantissimo l’apporto quotidiano e costante di alimenti vegetali: frutta e verdura di stagione non possono mancare nella nostra alimentazione. Micronutrienti come vitamine, sali minerali e antiossidanti migliorano l’efficienza delle funzioni biologiche delle nostre cellule, agendo da veri e propri sistemi di difesa e di supporto -spiega a Gazzetta Active il dottor Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista - . A livello di dieta – continua l’esperto - le più importanti sono la vitamina A (o retinolo), la vitamina C (o acido ascorbico), la vitamina D, la vitamina E (o tocoferolo). - Non dimentichiamo poi che oltre che per la pelle c’è una vitamina-ormone essenziale per il nostro sistema immunitario: - Questa vitamina liposolubile ha un ruolo essenziale di barriera cutanea, di strumento di difesa della nostra pelle, oltre che di fattore di crescita delle cellule cutanee. Va ricordato come bassi livelli di vitamina D sono associati ad eczema e psoriasi. Soprattutto nei mesi invernali è bene controllare i propri livelli di vitamina D e assumere supplementazioni in caso di carenza.
Pelle e alimentazione procedono di pari passo, tanto è vero che molte patologie cutanee si acuiscono a causa di una cattiva alimentazione - conferma in un'intervista a Gazzetta Active la dottoressa Ines Mordente, dermatologa. - Nei programmi terapeutici dei pazienti che cercano di migliorare la propria pelle è fondamentale inserire l’apporto vitaminico attraverso iniezioni oppure attraverso creme che contengono al proprio interno questi principi vitaminici. La vitamina A favorisce il rinnovamento cellulare, migliorando l’idratazione della pelle e rendendola più elastica [...]. La vitamina C è contenuta in particolare nei frutti rossi (come lamponi, ribes, mirtilli, fragole), nei peperoni, nei kiwi e nei pomodori ed è un altro micronutriente fondamentale per la pelle perché coinvolta nella regolazione della produzione di collagene. Poi c’è la vitamina E è fondamentale per combattere l’invecchiamento cutaneo, con una azione di contrasto ai radicali liberi. Tra le fonti migliori troviamo l’olio extravergine di oliva, i semi oleaginosi, la frutta secca e gli ortaggi a foglia verde. - Tuttavia, le vitamine, oltre che nel cibo sono essenziali anche addizionate nelle creme. - Le stesse vitamine sono utili alla nostra pelle anche addizionate alle creme. Più nello specifico, la vitamina A o retinolo è spesso presente nelle creme con azione seboregolatrice, anche per ridurre le rughe e i segni di invecchiamento cutaneo, e, a livello topico, stimola la produzione di glicosaminoglicani e acido ialuronico, con una azione esfoliante. - Molto utile nelle creme, sottoline l'esperta, anche la vitamina E: - Ha infatti una potente azione idratante, oltre ad essere un ottimo riparatore cutaneo. Spesso le creme addizionate con vitamina E vengono utilizzate dopo gli interventi chirurgici, per cancellare le cicatrici, o dopo il parto, anche per eliminare le smagliature. L’acido ascorbico poi, meglio nota come vitamina C, oltre ad essere un potente antiossidante è preziosa nel contrasto alle macchie cutanee - ricorda la dottoressa -, ha un grandissimo potere antiossidante anche sulla pelle, con azione antiage e schiarente, poiché si lega ai melanociti presenti sulla cute e fa in modo che non si crei quella reazione chimica per cui la macchia diventa con il tempo più scura. La vitamina C, infatti, penetra nel metabolismo delle cellule melanocitarie, ovvero quelle cellule che regolano le macchie cutanee, contrastando le macchie scure. E’ consigliata soprattutto in età matura.
Gazzetta Active "Vitamine per la pelle, nella dieta e nelle creme: quali sono le più utili?"
Gazzetta Active "Occhi secchi, le vitamine e i micronutrienti amici della vista"
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